Certe porcherie non vanno dimenticate – Ecco chi è Costantino della Gherardesca: “Sono disposto a ingrassare un chilo per ogni Parlamentare Grillino morto”…! …E quando questo va a fare il pagliaccio in Tv lo paghiamo noi!

 

Costantino della Gherardesca

 

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Certe porcherie non vanno dimenticate – Ecco chi è Costantino della Gherardesca: “Sono disposto a ingrassare un chilo per ogni Parlamentare Grillino morto”…! …E quando questo va a fare il pagliaccio in Tv lo paghiamo noi!

Forse ve lo siete dimenticato. E certe porcherie non vanno dimenticate…

Non ricordate l’ignobile dichiarazione dello pseudo- presentatore tv Costantino della Gherardesca?

All’indomani della bocciatura del Ddl Cirinnà al Senato e ha reagito con uno squallido, spregevole, meschino attacco contro i senatori del Movimento Cinquestelle.

Su Twitter ha scritto, per poi cancellare, un messaggio al vetriolo: “SONO DISPOSTO A INGRASSARE UN CHILO PER OGNI PARLAMENTARE GRILLINO MORTO”.

Non contento ha rincarato la dose su Facebook: “IMPONETE AI GRILLINI DI METTERE UNA SPILLA CON UN QUARTO CITRINO SUL BAVERO. VOGLIO POTERLI RICONOSCERE PER STRADA E PRENDERLI A CALCI”.

Ovviamente, come spesso capita ai viscidi che pubblicano cose del genere, il sig. Costantino della Gherardesca è anche un vigliacco, per cui subito dopo ha ben pensato di cancellare i post… Ma non prima che qualcuno li immortalasse per l’eternità sul web,

Come possiamo permettere che una persona tanto miserabile da augurare la morte al prossimo, possa comparire in Tv?

Non dimenticate, gente, non dimenticate… Soprattutto quando avete il telecomando in mano!

By Eles

Linciati per una capra, storia di cinque italiani vittime del razzismo negli Stati Uniti …ma non rompete i coglioni, noi Italiani oggi non siamo meglio di quegli assassini…!

 

razzismo

 

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Linciati per una capra, storia di cinque italiani vittime del razzismo negli Stati Uniti …ma non rompete i coglioni, noi Italiani oggi non siamo meglio di quegli assassini…!

LINCIATI PER UNA CAPRA, STORIA DI CINQUE ITALIANI VITTIME DEL RAZZISMO NEGLI STATI UNITI

Il 20 luglio 1899 la capra di Francesco Difatta entrava nel giardino del sig. Hodges, medico e coroner della contea di Tallulah, in Louisiana, suo confinante.
Non era la prima volta che accadeva ma sarebbe stata l’ultima che quell’animale veniva a brucare nel suo terreno, pensò il rispettabile dottore. Così si recò dal proprietario della bestiola per attaccare bottone e dargli la lezione che si meritava.
Ne scaturì una lite furibonda durante la quale Hodges tirò fuori la pistola. Allora Giuseppe Difatta, accorso in difesa del fratello, sparò al coroner ferendolo. Il colpo fece arrivare sul luogo decine di residenti che preso atto della situazione decisero di farla pagare agli italiani. Francesco, Giuseppe e Carlo, il terzo fratello, insieme a Rosario Fiducia e Giovanni Cerami, con cui lavoravano nel commercio di frutta e verdura, dovettero barricarsi dentro la propria abitazione e far vedere alla folla inferocita che erano bene armati.
Quando sopraggiunse lo sceriffo della cittadina però non opposero resistenza. Tre di loro furono arrestati mentre Giuseppe con il fratello Carlo si diede alla macchia.
Avevano paura. Sapevano bene come andavano a finire certe situazioni in Louisiana. Di solito quando i sospettati erano neri, cinesi e anche italiani, prima si impiccava e poi si valutava se fossero o meno colpevoli dei reati che gli erano imputati.
E anche quella notte, a Tallulah, andò in questo modo.
300 persone armate entrarono nella prigione locale presero i detenuti e li impiccarono nel cortile del carcere senza che potessero nemmeno dire una parola per difendersi. La folla inferocita si disperse poi alla ricerca dei due fuggiaschi, che furono trovati e appesi per il collo vicino al macello.
Cinque siciliani, di cui tre già cittadini americani, erano morti così.
Dalle ricostruzioni di alcuni giornali italiani negli USA e delle autorità consolari emerse che le istituzioni locali, come sempre accadeva, avevano permesso i linciaggi. Gli assassinii erano figli del clima d’odio e di invidia che in città si era diffuso nei confronti dei siciliani. I cinque con il duro lavoro si erano guadagnati una certa posizione economica a scapito dei tradizionali commercianti locali e potevano perfino esercitare il diritto di voto locale.
L’incidente con il dott. Hodges era stata l’occasione per dare sfogo ad un rancore covato nel profondo.
La stampa del Sud difese a spada tratta gli autori del linciaggio, celebrandoli come giustizieri popolari, mentre le ricerche del Segretario dell’Ambasciata italiana Marquis Romano dimostravano che Giuseppe aveva sparato per legittima difesa.
La vicenda finì con un’inchiesta farsa da parte delle autorità federali e con un’indennità di 2000 dollari per i familiari di ogni vittima. Nessuno ovviamente venne processato ne tanto meno condannato per i cinque omicidi.

tratto da:
Cannibali e Re
Cronache Ribelli

 

Perché l’austerità non serve a far diminuire il debito pubblico? La spiegazione in un efficace video del Labour Party.

 

austerità

 

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Perché l’austerità non serve a far diminuire il debito pubblico? La spiegazione in un efficace video del Labour Party.

Un efficace video pubblicato in Gran Bretagna dal Labour Party mostra in modo semplice e chiaro perché l’austerità non funziona: dato che, come Keynes a suo tempo ha ampiamente spiegato, la spesa di ciascuno di noi costituisce il reddito di qualcun altro, i tagli attraverso cui ci si illude (o si millanta) di voler ridurre il debito pubblico non servono ad altro che a creare una spirale di impoverimento, che risulta alla fine in un ulteriore peggioramento dell’economia e dei conti pubblici. Non un’astratta teoria, ma la dolorosa realtà, che abbiamo visto dispiegarsi in Grecia, in Italia e in tutta Europa, con le misure punitive e in ultima istanza inutili applicate da autorità accecate dall’ideologia o dall’interesse.  

Per vedere i sottotitoli in italiano, clicca sul bottone apposito nella fascia sotto il video (in basso a destra)

 

POVERI LADRI – Il grande editoriale di Marco Travaglio

 

Marco Travaglio

 

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POVERI LADRI – Il grande editoriale di Marco Travaglio

 

Come si combatte la corruzione lo sanno tutti, almeno quelli che hanno studiato anche superficialmente la materia, oltre naturalmente a quelli che se ne occupano per professione (di scoprire e punire le mazzette, o di pagarle e intascarle). Avendo seguito, da giornalista, la più grande inchiesta sulla corruzione della storia occidentale, cioè Mani Pulite, ho scritto centinaia di articoli sulle poche norme di comune buon senso che servono. A partire da una vecchia battuta del professor Flick: “I protagonisti della corruzione sono due: Gustavo Dandolo e Godevo Prendendolo”. Anzitutto bisogna farla emergere, visto che è il delitto più occulto e clandestino che si possa immaginare. I furti d’auto e le rapine in banca, in casa e in gioielleria vengono tutti denunciati, sennò niente assicurazione, mentre le tangenti no: chi paga e chi intasca sono legati da un vincolo indissolubile di omertà, perché conviene a entrambi smazzettare in silenzio. Che fare?

1) Aumentare il rischio per chi tace (pene severe e certe, cioè galera sicura; multe salatissime; radiazione dagli appalti pubblici per tutti i condannati; e prescrizione bloccata al rinvio a giudizio) e azzerarlo per chi parla (impunità a chi dice tutto e subito, rivelando agli inquirenti ciò che essi non sanno e, se poi si scopre che ha taciuto qualcosa, stangandolo duramente): così si innesca una gara a chi collabora per primo. Se Gustavo Dandolo canta e si salva, Godevo Prendendolo non ha alternative alla galera: anche se denuncia il complice, arriva in ritardo, raccontando agl’inquirenti ciò che già sanno da quell’altro. E viceversa.

2) Se nessuno dei due parla, si può sperare nelle intercettazioni, ma è raro che scoprano qualcosa, perché il giudice può autorizzarle solo se ha già una notizia di reato, che sulla corruzione arriva di rado (salvo il caso di intercettazioni disposte per altri delitti che, strada facendo, smascherano anche un caso di tangenti). Ancor più raro il caso di testimoni (per esempio, Stefania Ariosto sui giudici corrotti da Previti con soldi e per conto di B.): di solito le mazzette non si scambiano davanti a terze persone. L’unico rimedio è infiltrare un agente che si finge corruttore per acchiappare pubblici ufficiali permeabili a certe proposte indecenti, o si finge corrotto e si mette all’asta aspettando chi offre di più (questi reati sono seriali: non si commettono una volta e basta, ma sempre, perché nell’ambiente si sparge la voce e nessuno può smettere, neppure volendo). È il famoso “test di integrità” che in America mette alla prova politici, pubblici ufficiali e amministratori.

Così si ripulisce lo Stato dal cancro della corruzione e si risparmiano miliardi. Ovviamente queste banalità sono stranote agli addetti ai lavori, soprattutto nel Paese dell’eterna Tangentopoli. Ma, in 26 anni, nessun governo di destra o di sinistra, politico o tecnico, di larghe o di strette intese, ha mai neppure pensato di adottare queste misure. Anzi, tutti i governi non han fatto altro che leggi “Salva-ladri” per disarmare l’anticorruzione e riarmare la corruzione. Che oggi ci costa il decuplo che nel ’92. Perciò, una volta tanto, ha ragione Di Maio: non quando spiega l’esigenza della gestione pubblica dell’acqua col fatto che il corpo umano è fatto al 90% di acqua; ma quando definisce “rivoluzionario” il disegno di legge “Spazza-ladri” presentato dal ministro della Giustizia Bonafede: uno dei due o tre Guardasigilli in 30 anni che non è stato scelto da B., non è amico di B. e non lavora per B.&C. Ci sono il Daspo perpetuo per i condannati; la confisca dei beni anche per prescritti e amnistiati; l’agente sotto copertura; e la non punibilità per chi confessa tutto e denuncia tutti per primo. Per carità, si può sempre fare di più, come suggerisce il giudice Esposito ma, rispetto al passato, è manna dal cielo.
Basta vedere chi è contro. Non solo FI&Pd che, quando c’è da dare una mano ai ladri, non si tirano mai indietro. Ma anche la Lega, che dalla maxi-tangente Enimont ai 49 milioni rubati, non scherza. E poi i giornaloni e giornalini di ogni colore, schierati ciascuno a protezione degli affari e malaffari del proprio editore. Il Messaggero (Caltagirone) titola “Le garanzie travolte da una stretta inefficace”, temendo che la stretta sia fin troppo efficace. Libero (Angelucci) strilla allo “Stato di polizia”, terrorizzato dalla pulizia. Il Foglio (Mainetti) spiega che “la corruzione non si combatte così” ed “è illiberale” escludere i corruttori dagli appalti pubblici e “mettere in campo gli agenti provocatori che indicano a commettere reati” (il rag. Cerasa non ha ancora capito la differenza fra agente provocatore e infiltrato, che non induce nessuno a commettere reati, ma smaschera chi li sta commettendo, come del resto già si fa da anni per lo spaccio e il traffico di droga e molti altri delitti). Poi c’è Repubblica (Elkann-De Benedetti) che, nell’ansia di dimostrare che il governo giallo-verde sbaglia sempre e comunque per definizione, rinnega un quarto di secolo di battaglie. Infatti sostiene che “Il Daspo aiuta il patto dei corrotti” perché, “con la certezza di venire sanzionati a vita, per chi ha stretto un accordo corruttivo la spinta a tacere sarà più forte”. E intervista Bruti Liberati che chiede di “premiare i pentiti”. Ora, a parte l’assurdità di contestare le pene eccessive a corrotti e corruttori perché così non parlano più (nelle nostre galere, diversamente dal resto d’Europa, non c’è nemmeno un colletto bianco: quindi le pene oggi fanno ridere, ma nessuno parla lo stesso), a Repubblica e a Bruti sfugge un piccolo particolare: il ddl Bonafede, per la prima volta, premia proprio i pentiti della corruzione. Ma è tanto difficile ammettere che il governo ne fa una giusta?

Da Il Fatto Quotidiano

Leggi razziali 80 anni dopo: l’Italia è ancora piena di fascisti e antisemiti

 

Leggi razziali

 

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Leggi razziali 80 anni dopo: l’Italia è ancora piena di fascisti e antisemiti

Il 5 settembre 1938 Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini firmarono i “decreti della vergogna”: cominciò la persecuzione degli ebrei italiani

Siamo in un paese che col suo passato non ha mai fatto i conti. Ci culliamo forse nel senso della distanza, quando solo 80 anni fa, poche generazioni prima di noi, nel settembre del 1938, il re Vittorio Emanuele III firmava, dietro pressioni di Mussolini, le famigerate leggi razziali. I decreti della vergogna iniziarono così ufficialmente a repressione del popolo ebraico.

Ottant’anni sono passati e nonostante tutto in Italia siamo ancora pieni di razzisti che sparano agli immigrati e ai bambini rom, di fascisti che vogliono dedicare strade a Giorgio Almirante (che del Manifesto della razza, corollario “intellettuale” delle leggi, fu firmatario e promulgatore), di violenti che organizzano ronde nelle strade, nelle spiagge e nelle piazze italiane “infestate” a loro dire dagli immigrati. Ottant’anni e pochi, se non nessun insegnamento.

E allora è bene rivederle, queste leggi. È bene sapere che, dopo il 5 settembre 1938, gli italiani e gli ebrei non potevano più sposarsi o intessere qualsiasi forma di relazione. È bene sapere che agli ebrei venne interdetto l’ingresso nei negozi, negli uffici pubblici, nelle scuole, nelle università. È bene ricordare che i libri scritti da autori ebrei vennero messi al bando, che agli ebrei fu vietato, da un giorno all’altro, di esercitare la funzione di notaio, avvocato, giornalista, professore, militare. 

È bene saperlo perché sulla base di un odio inspiegabile i fascismi d’Europa misero il mondo a ferro e fuoco. E tutto partì da lì, da quel 5 settembre di 80 anni fa che troppo in fretta abbiamo dimenticato. 

 

tratto da: https://www.globalist.it/culture/2018/09/04/leggi-razziali-80-anni-dopo-l-italia-e-ancora-piena-di-fascisti-e-antisemiti-2030284.html

La guerra Italiana nell’Europarlamento: il M5s cerca di introdurre emendamenti a favore del Made in Italy, ma il Pd li affossa…!

 

Made in Italy

 

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La guerra Italiana nell’Europarlamento: il M5s cerca di introdurre emendamenti a favore del Made in Italy, ma il Pd li affossa…!

 

M5S: ‘Il Pd ha contribuito ad affossare gli emendamenti per il Made in Italy’

“Il Pd in Commissione ha fatto orecchie da mercante e ha contribuito ad affossare gli emendamenti per il Made in Italy“.

Lo scrive l’eurodeputato del M5S Marco Zullo in un post pubblicato sul Blog delle Stelle.

“In Europa – spiega Zullo – ci battiamo per introdurre l’obbligo d’indicazione geografica tipica delle eccellenze del nostro Paese: calzaturiero, tessile, ceramiche, legno, arredi e gioielli. Vogliamo il Made in Italy! Perché un’etichetta è in grado di rimettere ordine nel complicato mondo della globalizzazione”.

“Il made in Italy – prosegue – è una garanzia sul mondo in cui un prodotto è costruito e tutelerebbe imprese, occupazione e consumatori. Il Made In deve essere una priorità per l’Europa ed è una priorità per il gruppo Efdd – Movimento 5 Stelle che ha presentato emendamenti importanti qui al Parlamento europeo”.

“Purtroppo – fa sapere Zullo – con una decisione assurda la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento europeo ha censurato i nostri emendamenti sul Made in, sul Paese d’origine e i requisiti della tracciabilità dei prodotti”.

“C’è tanta amarezza – continua – per l’ennesimo autogol della maggioranza del Parlamento europeo formata da PPE e S&D che ha negato persino il voto su provvedimenti utili al settore produttivo e ai consumatori”.

E aggiunge: “Difendere il Made in Italy significa valorizzare eccellenze e tutelare la sicurezza dei cittadini. Aspetti che in questa Europa vengono messe continuamente a rischio. Il Pd in Commissione ha fatto orecchie da mercante e ha contribuito ad affossare gli emendamenti per il Made in Italy. Adesso tutti sanno chi difende davvero e non solo a parole le eccellenze del nostro Paese”.

“Il Made in Italy è una misura a costo zero e serve a sostenere la nostra economia. È arrivato il momento di fare sul serio. Noi non ci arrendiamo,” assicura Zullo.

QUI il video

 

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/09/05/m5s-il-pd-ha-contribuito-ad-affossare-gli-emendamenti-per-il-made-in-italy/

“Mobbing di Stato” – Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Riina, ora è solo, senza scorta… Forse costava troppo e per questa specie di Stato è più importante difendere Alfano, Verdini, Sallusti, Belpietro e roba del genere!

 

Capitano Ultimo

 

 

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“Mobbing di Stato” – Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Riina, ora è solo, senza scorta… Forse costava troppo e per questa specie di Stato è più importante difendere Alfano, Verdini, Sallusti, Belpietro e roba del genere!

 

Leggi anche:

Un’altra vergogna Italiana – Revocata la scorta a Capitano Ultimo, il Carabiniere condannato a morte da Cosa Nostra perché arrestò Totò Riina – Non si toccano, però, le scorte di Alfano, Verdini, Sallusti, Belpietro e compagnia bella!

Capitano Ultimo ora è solo, senza scorta l’uomo che arrestò Riina: “Mobbing di Stato”

L’amarezza di Rita Dalla Chiesa: “Non sono andata a Palermo per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a lui. Nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre”

 

Sergio De Caprio, noto all’opinione pubblica come Capitano Ultimo, è l’uomo che nel 1993 arrestò il boss Totò Riina. In seguito ad una decisione dell’Ucis (Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale), da ieri non ha più diritto all’auto blindata di cui si è servito nel corso di questi ultimi anni. Era stato lo stesso Ultimo, alla vigilia della perdita della tutela, a sfogarsi con una serie di tweet corredati dall’hashtag “#no mobbing di Stato”. “La mafia di Bagarella e di Riina non sono più un pericolo. Cara mamma, c’era una volta la sicurezza dei cittadini”, ha scritto il Capitano Ultimo protestando contro la revoca della sua scorta effettiva a partire da oggi.

La prima a sollevare la questione, con tanto di appello via social rivolto al ministro dell’Interno, era stata la presentatrice tv Rita Dalla Chiesa. “Dal 3 settembre verrà tolta la scorta al Capitano Ultimo. A colui che arrestò Totò Riina. Il 3 settembre venne anche ucciso mio padre. Ministro Matteo Salvini, lei sa di questa aberrante decisione? La scorta a Saviano sì, e a Capitano Ultimo no?”, aveva scritto su Facebook la figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982. “E’ una decisione incredibile quella della revoca della scorta, incredibile che non si siano alzate più voci. Sono indignata, dispiaciuta e amareggiata, non riesco a capirne fino in fondo i motivi”, ribadisce adesso – intervistata da TPI – sulla decisione di revocare la scorta a Sergio De Caprio. E’ uno Stato che continua a commettere gli stessi errori? “Sembra di sì, eppure le persone sono cambiate, ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso. Non sono andata a Palermo per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a Ultimo. Nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre. Ma la solitudine cui è lasciato un uomo che ha fatto tanto per noi, per i cittadini, per questo stesso Stato, non può essere dimenticata o minimizzata”, ha aggiunto.

A commentare la notizia, sempre via social, è il diretto interessato. “I peggiori sono sempre quelli che rimangono alla finestra a guardare come andrà a finire. Sempre tutti uniti contro la mafia di Riina e Bagarella. No omertà No mobbing di Stato”, “La sicurezza dei cittadini non è una passerella, non è una macchina del voto. Bagarella e la mafia sono un pericolo, chi dice il contrario deve dimostrarlo oppure deve occuparsi di altro”, sostiene Ultimo in alcuni tweet. E ancora, a corredo del video di un’intervista al generale Dalla Chiesa, Ultimo protesta contro “l’ingiustizia che sostiene la mafia di Riina e Bagarella e fa uccidere i combattenti del Popolo” mentre, dopo aver condiviso la petizione per il “reintegro immediato” della sua scorta, ringrazia i suoi sostenitori “per il coraggio, per l’esempio di fratellanza che ancora una volta gli stanno dando”.

 Intanto la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha annunciato che presenterà un’interrogazione al ministro dell’Interno Salvini in quanto “gli eroi che hanno combattuto e che combattono la mafia – ha spiegato su Facebook – devono essere sostenuti e difesi dallo Stato”. “Ci sono delle circostanze che vengono valutate a livello centrale e a livello locale. Lo Stato non abbandona nessuno”, ha invece sottolineato oggi il sottosegretario all’Interno Stefano Candiani.
TRATTO DA: https://www.palermotoday.it/cronaca/capitano-ultimo-senza-scorta-rita-dalla-chiesa.html

 

L’analisi impietosa del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung: i giovani Italiani guadagnano meno dei coetanei Polacchi. Al Sud 1 su 2 è senza lavoro.

 

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L’analisi impietosa del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung: i giovani Italiani guadagnano meno dei coetanei Polacchi. Al Sud 1 su 2 è senza lavoro.

 

GIORNALI TEDESCHI: ”NEL SUD ITALIA DISOCCUPAZIONE AL 46,6%. I GIOVANI ITALIANI GUADAGNANO MENO DEI COETANEI POLACCHI”

“Nel Sud Italia la disoccupazione giovanile e’ del 46,6 per cento, il doppio rispetto al resto del paese. Con i loro mini-lavori precari – scrive oggi in prima pagina il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung – i giovani italiani guadagnano meno dei coetanei polacchi”.

L’articolo prosegue così: “Dei 716.000 italiani meridionali che si sono trasferiti al Nord negli ultimi 15 anni, oltre il 70 per cento aveva meno di 34 anni. Luca di Montezemolo, ex capo della Ferrari, avverte: “Il Sud e’ oggi il problema numero uno in Italia”. Il trionfo populista alle elezioni del 4 marzo e’ stato uno shock. Nel ricco Nord, coloro che si sentono esclusi dal processo della globalizzazione hanno scelto la Lega, che promette tariffe punitive e la drastica riduzione delle tasse al 15 per cento”.

“Il Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio – prosegue il Sueddeutsche Zeitung  – ha invece trionfato al Sud con lo slogan “piu’ Stato”. Cio’ dimostra che il divario tra le due parti del paese e’ aumentato drasticamente durante la crisi economica. Il nuovo parlamento riflette questa divisione. Tuttavia il risultato delle elezioni sembra non essere stato un shock per il produttore di freni Brembo che il giorno dopo ha registrato un aumento azionario alla Borsa di Milano. Ad aiutare la buona situazione e’ anche la Bce che sta ancora utilizzando il suo programma di acquisto per aiutare gli italiani troppo indebitati. Un altro fattore stabilizzante e’ che la quota di creditori stranieri e’ diminuita drasticamente dopo la quasi bancarotta nel 2011″.

“Ma soprattutto – aggiunge il giornale – la ripresa ha cambiato l’Italia. Il deficit di bilancio nel 2017 e’ stato inferiore dell’1,9 per cento rispetto a quanto pianificato. Entro il 2018, il disavanzo e’ destinato a ridursi all’1,6 per cento. Il rapporto debito – Pil e’ sceso leggermente per la prima volta in dieci anni, al 131,5 per cento. “Lasciamo un budget ordinato”, ha twittato il ministro delle Finanze uscente, Pier Carlo Padoan. Ottimista anche il capo di Uni Credit Jean Pierre Mustier: “Riteniamo che la crescita continuera’ in Italia e il paese sara’ tra i vincitori in Europa”, ha affermato il francese”.

“Mario Draghi – scrive ancora il Sueddeutsche Zeitung – ha parlato piu’ cautamente da Francoforte. “Un’instabilita’ politica duratura puo’ minare la fiducia”, ha avvertito il capo della Bce, senza menzionare l’Italia. Allo stato attuale, il clima di fiducia nell’economia italiana e’ migliore di quanto lo sia stato dalla crisi del 2008. Il surplus commerciale dell’industria metalmeccanica ha raggiunto i 52 miliardi di euro. L’ex primo ministro Mario Monti confida nell’Unione europea e nelle sue regole, che limita il margine di manovra dei governi. Gli ottimisti, conclude pero’ la “Sueddeutsche Zeitung”, ignorano quanto l’Italia stia andando alla deriva. Nel Nord-Est la produzione industriale e’ in crescita, ma la Sicilia ha perso in termini di competitivita’. Tra il 2001 e il 2016, l’economia italiana del Sud si e’ ridotta del 7,2 per cento”.  E’ un’Italia divisa politicamente in due parti che puntano in direzioni opposte.

 

tratto da: http://www.ilnord.it/c-5498_GIORNALI_TEDESCHI_NEL_SUD_ITALIA_DISOCCUPAZIONE_AL_466_I_GIOVANI_ITALIANI_GUADAGNANO_MENO_DEI_COETANEI_POLACCHI

 

Ennesima figura di m… della Morani: attacca il M5S sul Decreto Dignità “ci fa perdere 1690 posti di lavoro al giorno” …Ma i dati risalgono a Giugno, prima del decreto, e quindi relativi agli effetti del governo Pd…!

 

Morani

 

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Ennesima figura di m… della Morani: attacca il M5S sul Decreto Dignità “ci fa perdere 1690 posti di lavoro al giorno” …Ma i dati risalgono a Giugno, prima del decreto, e quindi relativi agli effetti del governo Pd…!

 

Decreto Dignità, Morani (Pd): ‘Il governo perde 1690 posti di lavoro al giorno’. M5S: ‘Fake news Pd!’

“Vorrei un commento del ministro per la disoccupazione Luigi Di Maio sul disastro che sta avvenendo grazie al suo decreto dignità”.

Lo ha scritto su Twitter la deputata del Pd Alessia Morani, secondo la quale in Italia il governo del Cambiamento “sta perdendo 1690 posti di lavoro al giorno,” mentre “i governi del Pd ne creavano 739 al giorno”. E ha concluso: “Dov’è la dignità Di Maio?”.

La replica dei 5Stelle è arrivata per bocca del deputato Gianluca Castaldi, che su Facebook ha condiviso lo screenshot del tweet di Morani e commentato:

“FAKE NEWS PD!
Il Pd usa dati di giugno 2018 – governo Conte appena insediato – per fare propaganda contro il decreto Dignità (datato 12 luglio, convertito in legge il 9 agosto). Lo stesso partito che poi dice di aver perso le elezioni per colpa delle fake news. Senza parole”.

Non pochi utenti sui social hanno fatto notare alla deputata del Pd l’errore. Ecco alcuni commenti al suo tweet:

“6/2018 non era ancora approvato il decreto dignità 

Dal M5S durissimo attacco ad Autostrade ed ai Benetton: “Hanno superato il limite della vergogna”

M5S

 

 

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Dal M5S durissimo attacco ad Autostrade ed ai Benetton: “Hanno superato il limite della vergogna”

Duro attacco da parte del M5S alla società Autostrade di proprietà della famiglia Benetton.

Sul proprio blog ufficiale i pentastellati scrivono:

“Un ponte crolla e fa 43 vittime. Intere famiglie distrutte, vite spezzate e sogni infranti. Tanti genovesi che non hanno più una casa. Centinaia di imprese in ginocchio. Un dolore enorme che ha unito un’intera nazione nel cordoglio per una tragedia che non doveva capitare”.

E aggiungono: “Oggi (ieri, ndr) il cda di Autostrade per l’Italia, a poche settimane da quel giorno, si è riunito per un aggiornamento sul crollo del Ponte Morandi e ha ‘confermato di aver adempiuto in modo puntuale agli obblighi concessori’”.

I vertici di Autostrade – continuano i 5Stelle – “hanno superato il limite della vergogna”.

E spiegano che “l’articolo 3 della Convenzione con Aspi vincola il Concessionario a provvedere alla gestione tecnica delle infrastrutture, al mantenimento della funzionalità attraverso la manutenzione e la riparazione TEMPESTIVA delle stesse”.

Sulla tragedia di Genova invece – aggiungono – “di tempestivo abbiamo visto soltanto Pd, Forza Italia e gran parte della stampa italiana correre in soccorso dei Benetton per provare a salvare loro la faccia”.

Il M5S ricorda quindi che Atlantia, la società di proprietà dei Benetton che controlla Autostra, “ha fatto introiti miliardari grazie al sostegno politico dei Governi di centrodestra e centrosinistra mentre gli italiani, che pagano pedaggi carissimi, sono costretti ad avere paura ogniqualvolta attraversano un ponte sulla rete autostradale costruita dai nostri padri e dai nostri nonni con i soldi pubblici”.

Poi l’affondo:

“Accordi surreali, desecretati solo grazie a questo Governo dopo 10 anni di silenzio, la manutenzione delle nostre strade ridotta all’osso e questi signori si permettono di affermare che hanno adempiuto ai loro obblighi? Nemmeno davanti a 43 MORTI mostrano un minimo di rispetto”.

“La loro indecenza non sorprende: sono anni che combattiamo questo sistema e rimetteremo le cose a posto. Cambieremo tutto: non lasceremo che le vittime del Ponte Morandi muoiano due volte,” conclude la nota dei 5Stelle.

 

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/09/01/il-m5s-contro-autostrade-e-i-benetton-hanno-superato-il-limite-della-vergogna/