Ennesima figura di m… della Morani: attacca il M5S sul Decreto Dignità “ci fa perdere 1690 posti di lavoro al giorno” …Ma i dati risalgono a Giugno, prima del decreto, e quindi relativi agli effetti del governo Pd…!

 

Morani

 

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Ennesima figura di m… della Morani: attacca il M5S sul Decreto Dignità “ci fa perdere 1690 posti di lavoro al giorno” …Ma i dati risalgono a Giugno, prima del decreto, e quindi relativi agli effetti del governo Pd…!

 

Decreto Dignità, Morani (Pd): ‘Il governo perde 1690 posti di lavoro al giorno’. M5S: ‘Fake news Pd!’

“Vorrei un commento del ministro per la disoccupazione Luigi Di Maio sul disastro che sta avvenendo grazie al suo decreto dignità”.

Lo ha scritto su Twitter la deputata del Pd Alessia Morani, secondo la quale in Italia il governo del Cambiamento “sta perdendo 1690 posti di lavoro al giorno,” mentre “i governi del Pd ne creavano 739 al giorno”. E ha concluso: “Dov’è la dignità Di Maio?”.

La replica dei 5Stelle è arrivata per bocca del deputato Gianluca Castaldi, che su Facebook ha condiviso lo screenshot del tweet di Morani e commentato:

“FAKE NEWS PD!
Il Pd usa dati di giugno 2018 – governo Conte appena insediato – per fare propaganda contro il decreto Dignità (datato 12 luglio, convertito in legge il 9 agosto). Lo stesso partito che poi dice di aver perso le elezioni per colpa delle fake news. Senza parole”.

Non pochi utenti sui social hanno fatto notare alla deputata del Pd l’errore. Ecco alcuni commenti al suo tweet:

“6/2018 non era ancora approvato il decreto dignità 

Perché attaccano il Decreto dignità? Avete fatto caso che sono gli stessi che sostenevano Monti e osannavano il Jobs Act? La verità è che qualcuno ci preferisce precari a vita!

 

Decreto dignità

 

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Perché attaccano il Decreto dignità? Avete fatto caso che sono gli stessi che sostenevano Monti e osannavano il Jobs Act? La verità è che qualcuno ci preferisce precari a vita!

 

Perché l’establishment attacca il Decreto dignità: qualcuno ci preferisce precari a vita

di Giuseppe PALMA e Paolo BECCHI

Del lavoro e dei lavoratori, Da Monti a Renzi, è stata fatta carne di porco. Già, proprio così. Prima la riforma Fornero ha limitato i casi in cui il lavoratore poteva chiedere il reintegro, poi il Jobs Act ha dato il colpo di grazia rendendo la “tutela reale” un’ipotesi meramente residuale. Ma non solo. La riforma renziana ha ridotto anche la forbice della “tutela obbligatoria”, cioè quella economica, che passava dalle 12-24 mensilità di risarcimento previste dalla Fornero alle 4-24 mensilità previste dal Jobs Act.
Il tutto tra gli applausi di Confindustria e il silenzio collaborazionista dei sindacati.

Il Decreto dignità del governo del cambiamento, voluto in primis da Luigi Di Maio, finalmente inverte la tendenza rispetto agli ultimi sei anni. Beninteso, nulla cambia rispetto al Jobs Act in merito alle ipotesi in cui il lavoratore illegittimamente licenziato può chiedere al giudice di essere reintegrato, ma viene messo un freno al precariato. Ci spieghiamo meglio. I contratti a tempo determinato non potranno superare la durata dei 24 mesi, infatti per disincentivare i contratti a termine vengono reintrodotte le clausole necessarie al rinnovo, cioè l’obbligo per il datore di lavoro di motivare le ragioni del rinnovo di un contratto a tempo determinato. In tal caso ogni contratto a termine successivo al primo (nel limite dei due anni) costerà alle imprese lo 0,5% in più in termini contributivi. Ma v’è di più. Il Decreto dignità, rispetto alla riforma Fornero e al Jobs Act, migliora la “tutela obbligatoria” per il lavoratore illegittimamente licenziato, il quale potrà vedersi riconosciuto un risarcimento che va da un minimo di 6 ad un massimo di 36 mensilità.
Apriti cielo!

Partito democratico e Confindustriasono partiti all’attacco perché in questo modo il lavoratore precario, non vedendosi rinnovare il contratto dopo i due anni (stiamo parlando sempre di rinnovi a termine), tornerà ad essere disoccupato: preferiscono infatti i precari ai disoccupati, così è più facile ricattare i lavoratori ed abbassare i salari. Un povero padre di famiglia, spinto dallo stato di bisogno, col Jobs Act era costretto ad accettare condizioni sempre più a ribasso pur di conservare il “privilegio” del rinnovo all’infinito, salvo poi essere cacciato – in ogni caso – qualche mese più avanti. Col Decreto dignità il datore di lavoro ha invece un margine di “ricatto” più ridotto.
Pd e Confindustria starnazzano che il Decreto voluto dal Ministro del Lavoro penalizza le imprese, ma la verità è un’altra. Meno precariato mette in difficoltà la tenuta dell’attuale governance economica europea (cioè Commissione europea e Bce), quella che Salvini e Di Maio vorrebbero cambiare ma che è ben protetta in casa nostra proprio da Pd e Confindustria. 

A questo punto crediamo che il governo abbia fatto bene ad adottare il Decreto dignità per creare una diga contro i contratti a termine, ma non può fermarsi qui. La lotta al precariato deve essere accompagnata da una riforma ben più ampia che includa anche il reddito di cittadinanza, o qualcosa di simile. Sei anni di Pd hanno devastato il Paese, ora bisogna porvi rimedio con misure complessive e a più ampio respiro.

Al Nazareno si definiscono europeisti, ma dimenticano che è stata proprio una risoluzione del Parlamento europeo(organo sganciato dalla governance economica europea che invece predilige il precariato), ad invitare “la Commissione e gli Stati membri a combattere il lavoro precario“. E allora perché il Pd attacca il Decreto dignità? Forse perché conviene invocare l’ “europeismo” solo quando fa comodo alle banche e alle multinazionali?

 

fonte: http://www.politicamentescorretto.info/2018/07/22/perche-lestablishment-attacca-il-decreto-dignita-qualcuno-ci-preferisce-precari-a-vita/

“Di Maio non ha mai lavorato, norme vetero-comuniste” – Berlusconi contro Di Maio ed il suo Decreto Dignità – Sì, avete capito bene. Berlusconi, uno che a 81 anni suonati ancora non sa cos’è la dignità, si scaglia contro il Decreto Dignità… Troppo divertente, se non fosse vero!

 

Berlusconi

 

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“Di Maio non ha mai lavorato, norme vetero-comuniste” – Berlusconi contro Di Maio ed il suo Decreto Dignità – Sì, avete capito bene. Berlusconi, uno che a 81 anni suonati ancora non sa cos’è la dignità, si scaglia contro il Decreto Dignità… Troppo divertente, se non fosse vero!

 

Decreto Dignità, Berlusconi contro Di Maio: “Non ha mai lavorato, norme vetero-comuniste”

Botta e risposta a distanza fra il leader di Forza Italia e quello del Movimento 5 Stelle sul decreto dignità, considerato da Berlusconi un provvedimento che danneggerà le aziende. Immediata la replica del vicepresidente del Consiglio: “Abbiamo tutelato gli interessi delle fasce più deboli e non quelli delle lobby del gioco d’azzardo tanto care alle sue TV”.

Come noto, la posizione di Forza Italia nei confronti del decreto Dignità, il primo atto di Luigi Di Maio da ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, è stata fin da subito fortemente critica. Ora però in campo scende direttamente Silvio Berlusconi, con una lettera indirizzata al Corriere della Sera con la quale spiega la sua posizione di contrarietà rispetto a una norma che definisce “preoccupante”. Il Cavaliere spiega: “Con il Decreto Dignità il governo Conte-Di Maio-Salvini ha mostrato il suo vero volto. Questo forse è un bene, perché apre gli occhi a quanti fino ad oggi si erano illusi, anche fra gli elettori di centro-destra”. Nella sua lettura si tratta di un decreto che “è certamente un male per le imprese, per i lavoratori, per l’occupazione, per i veri e propri drammi sociali che l’Italia deve affrontare”, soprattutto perché si tratta di una risposta che “non solo non risolve nulla, ma al contrario aggrava le difficoltà di famiglie e imprese”. Per Berlusconi, infatti, “in questo modo non si riduce la flessibilità, si riducono i posti di lavoro, e si scoraggiano i contratti regolari a vantaggio del lavoro nero. Chi ha scritto il decreto certo non conosce l’economia reale come chi lavora e chi fa impresa. Un milione di contratti che stanno per essere rinnovati ora sono a rischio e per quasi la metà si tratta di giovani”.

Poi l’affondo nei confronti del leader del Movimento 5 Stelle:

Quelle che il governo ha varato, sono norme che scontentano tutte le categorie produttive, chi lavora e chi crea lavoro. Questo decreto sembra fatto contro di loro. Di Maio vuole regolare per decreto una cosa che non ha mai conosciuto, il mondo del lavoro. Non avendo idee originali, rispolvera ricette vecchie che sono fallite in tutto il mondo: sembra incredibile ma il ministro del Lavoro ripropone nel 2018 soluzioni vetero-comuniste già sconfitte nel ‘900 e alle quali non credono più nemmeno i sindacati seri

Immediata la replica di Luigi Di Maio, affidata al suo profilo Twitter:

Berlusconi preoccupato per Dl Dignità? Forse perché abbiamo tutelato gli interessi delle fasce più deboli e non quelli delle lobby del gioco d’azzardo tanto care alle sue TV. Se ne faccia una ragione, noi continueremo a lavorare nell’esclusivo interesse delle famiglie!

fontedi-maio-non-ha-mai-lavorato-norme-vetero-comuniste/
http://www.fanpage.it/

Stop alla pubblicità del gioco d’azzardo e multe per chi delocalizza – Ecco il “decreto dignità”

 

decreto dignità

 

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Stop alla pubblicità del gioco d’azzardo e multe per chi delocalizza – Ecco il “decreto dignità”

 

Dal gioco d’azzardo ai contratti a termine, passando per delocalizzazioni e redditometro. Sono questi i temi toccati dal governo nel suo primo appuntamento importante con le questioni economico-sociali, inserite all’interno del ribattezzato “Decreto Dignità” che sarà esaminato dal consiglio dei ministri previsto nei prossimi giorni.

Frutto del lavoro di Luigi Di Maio, titolare dei dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo economico, il decreto tocca tutta una serie di questioni care ai cinque stelle. A partire dal gioco d’azzardo, per il quale è prevista una stretta sulla pubblicità: dal 2019 vi sarà una blocco totale a “tutte le forme di comunicazione”, con multe salate (non meno di 50mila euro) per chi sgarrerà.

Pugno duro anche per quanto riguarda le delocalizzazioni, specialmente nei confronti di chi sposta la produzione all’estero dopo aver ricevuto aiuti di Stato. Il Decreto Dignità prevede anche qui sanzioni due, da 2 a 4 volte (più gli interessi) l’ammontare dei contributi erogati. Analogo discorso, con obbligo di restituire gli aiuti, alle imprese beneficiare che abbiano però ridotto “i livelli occupazionali degli addetti all’unità produttiva o all’attività interessata dall’aiuto nei dieci anni successivi alla data di conclusione dell’iniziativa”.

Restando sul lato del lavoro, il decreto opera un giro di vite sui contratti a termine, per i quali viene lasciato il tetto a 36 mesi ma bisognerà sempre indicare la causale e ad ogni rinnovo (che passano da un massimo di 5 a 4) il costo per l’azienda crescerà di 0,5 punti percentuali. Novità anche per i contratti di somministrazione, che non potranno superare il 20% della forza-lavoro. Non entrano invece del decreto, almeno per il momento, le misure annunciate da Di Maio a tutela dei “rider” della cosiddetta gig economy.

Il Decreto Dignità affronta in ultimo le questioni fiscali. Aveva fatto discutere, nei giorni scorsi, l’obbligo di fatturazione elettronica imposto ai distributori di carburanti: sarà rinviato al 2019. Verrà invece abolito, stante un uso “davvero limitato” dello strumento, il redditometro.

Filippo Burla

L’articolo Stop pubblicità gioco d’azzardo e multe per chi delocalizza: ecco il “Decreto Dignità” proviene da Il Primato Nazionale.