Le scomode verità di Enrico Zucca

 

Enrico Zucca

 

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Le scomode verità di Enrico Zucca

Parafrasando un aforisma del compianto Roberto Freak Antoni potremmo dire, pensando alla bufera mediatica esplosa attorno a Enrico Zucca, che non c’è gusto in Italia a dire la verità. Invece d’essere ascoltato e ringraziato, il magistrato è stato additato come una minaccia da buona parte della nomenclatura istituzionale, con il chiaro obiettivo di non discutere le questioni da lui sollevate.

Enrico Zucca, che fu pm nel processo Diaz (il cui esito non è mai stato digerito ai vari piani del Palazzo), durante un convegno a Genova ha messo in fila alcune evidenze processuali degli ultimi anni.

Ha detto che la tutela dei diritti fondamentali è diventata più difficile dopo l’11 settembre e l’avvio della cosiddetta guerra al terrorismo, tanto che la ragion di stato, in più casi, ha prevalso sulle regole scritte nelle Convenzioni sui diritti umani.

Ha detto che l’Italia ha violato più volte queste convenzioni, ad esempio nel caso Abu Omar (l’imam rapito a Milano dalla Cia e consegnato all’Egitto dove è stato torturato), subendo così una condanna davanti alla Corte europea per i diritti umani, e anche nelle vicende riguardanti il G8 di Genova, quando il nostro paese ha disatteso l’impegno a sospendere e rimuovere i funzionari condannati per le torture alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

Ha aggiunto che simili condotte, con l’implicita indifferenza verso gli impegni dettati da Carte così solenni, mina la statura morale del nostro paese quando si trova a chiedere ad altri paesi, com’è il caso dell’Egitto per l’omicidio di Giulio Regeni, di punire e consegnare i responsabili di abusi e torture.

Enrico Zucca ha quindi offerto una dettagliata e articolata ricostruzione di vicende giudiziarie ben conosciute, arrivando a conclusioni assai fondate: è noto, addirittura stranoto, che i funzionari processati e poi condannati per le torture alla Diaz e a Bolzaneto sono stati nel tempo protetti, promossi (almeno quelli di grado gerarchico più alto) e infine reintegrati in servizio, anche in ruoli di vertice, alla scadenza dei cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.

È bene  ricordare un passaggio contenuto nella dirompente sentenza della Corte di Strasburgo sul caso Diaz (Cestaro vs Italia, del 7 aprile 2015), una sentenza che non suscitò alcuna seria reazione da parte di chi oggi grida allo scandalo per l’intervento di Enrico Zucca. È il paragrafo 216: “(…) l’assenza di identificazione degli autori  materiali dei maltrattamenti in causa deriva dalla difficoltà oggettiva della procura di procedere a identificazioni certe e dalla mancata collaborazione della polizia nel corso delle indagini preliminari. La Corte si rammarica che la polizia italiana si sia potuta rifiutare impunemente di fornire alle autorità competenti la collaborazione necessaria all’identificazione degli agenti che potevano essere coinvolti negli atti di tortura”.

Quel “rifiutarsi impunemente” è un macigno che pesa sulla credibilità della nostra polizia quanto la mancata sospensione dei funzionari durante indagini e processi e la loro mancata rimozione dopo le condanne definitive (paragrafo 210).

Il quadro d’insieme è tanto limpido quanto desolante: nei nostri recenti casi di tortura, la protezione istituzionale verso indagati, imputati e condannati è stata la rotta seguita dai vertici amministrativi e politici dello stato.

Per questi motivi l’ondata di indignazione e sdegno per l’intervento di Enrico Zucca avviata dal capo della polizia Franco Gabrielli e molti altri, tutti attenti a non entrare nel merito delle constatazioni e delle valutazioni espresse dal magistrato, appare come una montagna di panna montata sotto la quale si conta di occultare alcune scomode verità.

Né Gabrielli né altri hanno spiegato perché la polizia di stato abbia coperto, promosso, reintegrato i responsabili della cosiddetta perquisizione alla scuola Diaz, qualificata come un caso di tortura dalla Corte di Strasburgo, ed è proprio questo il punto dell’intera vicenda.

Per la reputazione della polizia di stato non sono oltraggiose le parole di Enrico Zucca, bensì le condotte tenute nel corso del tempo, dal 2001 in poi, da numerosi funzionari, dirigenti e responsabili politici. Condotte delle quali non si vuole parlare.

Si tace sulla sostanza e si urla su immaginari oltraggi. Fra tante grida scomposte, le parole più serie e sincere le dobbiamo ai genitori di Giulio Regeni, che hanno espresso “stima e gratitudine al dottor Zucca per il suo intervento preciso ed equilibrato”.

di Lorenzo Guadagnucci*

* Giornalista e scrittore, fa parte del Comitato Verità e Giustizia per Genova. Trai suoi ultimi libri Era un giorno qualsiasi. Sant’Anna di Stazzema, la strage del ’44 e la ricerca della verità. Una storia lunga tre generazioni  (Editore Terre di Mezzo). Ha aderito alla campagna “Un mondo nuovo comincia da qui“. Questo il suo blog.

tratto da: https://comune-info.net/2018/03/le-scomode-verita-enrico-zucca/

Roberto Fico, il presidente della Camera che prende i mezzi pubblici per andare al lavoro

 

Roberto Fico

 

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Roberto Fico, il presidente della Camera che prende i mezzi pubblici per andare al lavoro.

Roberto Fico, neoeletto presidente della Camera, ha scelto di viaggiare con i mezzi pubblici per spostarsi da Napoli a Roma e iniziare così il suo lavoro a Montecitorio. Fico prima prende il treno e poi il bus. E la gente che lo incontra apprezza: “È giusto che i politici prendano i trasporti pubblici”.

Un inizio “low profile” per il neo presidente della Camera, Roberto Fico. I mezzi pubblici, come un cittadino qualunque, sono il modo prescelto per viaggiare da Napoli a Roma. Fico nel capoluogo campano si era recato ieri pomeriggio per salutare amici e famiglia, e ha scelto di non modificare le proprie abitudini confermando il suo percorso classico: metro fino alla stazione centrale (3 fermate), poi Freccia rossa per arrivare alla stazione di Roma alle 9.40.

A chi gli ha chiesto che cosa provasse a cominciare la settimana da presidente ha ammesso di provare una “grande emozione” per l’inizio del nuovo incarico. E ha scherzato sul primo passo da compiere: “Per prima cosa, prendo il taxi e vado in ufficio”. Ma una volta uscito dalla stazione ha puntato dritto verso i capolinea degli autobus salendo sull’85. Seduto nella parte posteriore, gli altri passeggeri non si sono mostrati sorpresi: “È giusto che i politici prendano i trasporti pubblici”, ha commentato infatti una signora. “Dovrebbero andare anche in metropolitana”, ha aggiunto un’altra. Arrivato in via del Corso, è sceso e ha proseguito a piedi fino alla Camera. In piazza Montecitorio alcune persone gli hanno stretto la mano augurandogli buon lavoro. All’entrata della Camera ha preferito non rispondere alle domande sulla presidente del Senato né sulle priorità stabilite. “Ci mettiamo subito al lavoro”, ha ribadito.

E intanto in un post sul blog delle Stelle si parla di Fico come colui che è stato in grado di dare un’anima al Movimento, realizzando quella che era stata la visione di Beppe Grillo, quando i grillini entrarono per la prima volta in Parlamento: “Con Roberto Fico Presidente della Camera questa carica istituzionale assume sembianze umane, esce dal cono di freddezza e altezzosità lontana dal popolo, ed entra nel cerchio delle emozioni, del rispetto, dei sentimenti: un’anima a 5 stelle sempre più visibile a tutti, fatta di etica, di sensazioni e di piccoli gesti. Il pensiero rivolto agli ultimi, ai più sfortunati, ai dimenticati, ai tanti Tom Joad in giro per l’Italia che soffrono ma trasformano il “furore” in poesia e in resistenza”.

fonte: https://www.fanpage.it/roberto-fico-il-presidente-della-camera-che-prende-i-mezzi-pubblici-per-andare-al-lavoro/

Vergogna, succede solo in Italia – Oggi è giorno di lutto per la Giustizia: dopo tre gradi di giudizio riesce a farla franca il delinquente leccese che 9 anni fa rubò una melanzana da 20 centesimi, assolto dalla Cassazione. Messaggi di sdegno da parte di Berlusconi, Verdini e Formigoni…!

 

Giustizia

 

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Vergogna, succede solo in Italia – Oggi è giorno di lutto per la Giustizia: dopo tre gradi di giudizio riesce a farla franca il delinquente leccese che 9 anni fa rubò una melanzana da 20 centesimi, assolto dalla Cassazione. Messaggi di sdegno da parte di Berlusconi, Verdini e Formigoni…!

 

Leggiamo dai giornali:

Lecce, tentò di rubare una melanzana: assolto dopo 9 anni e tre gradi di giudizio

“Particolare tenuità del fatto” per i giudici della Cassazione, che bacchettano i colleghi. L’uomo era privo di mezzi di sostentamento, ma aveva un precedente per furto.

E veniamo assaliti dallo sdegno: come? La fa franca? Senza neanche l’immunità parlamentare? Senza uno straccio di legge ad personam?

E’ vergognoso, dove andremo a finire? Una volta per fare i porci comodi tuoi ti dovevi almeno far eleggere. Poi sì che ti potevi fottere i soldi dello stato, evadere il fisco, salvare la banca del papino…

Ma ora?

E non è retorica… Quei 20 centesimi della melenzana li pagheremo noi…

Per approfondire, da La Repubblica:

Assolto dopo nove anni dall’accusa di tentato furto di una melanzana del valore di circa 20 centesimi. I giudici della Corte di cassazione hanno messo la parola fine a un procedimento a carico di un uomo di 49 anni di Carmiano, in provincia di Lecce, che nel 2009 era stato sorpreso dai carabinieri in un campo di melanzane dopo averne raccolta una.

La notizia è riportata dal Nuovo Quotidiano di Lecce. L’uomo aveva lasciato la sua auto sul ciglio della strada con lo sportello del portabagagli aperto, e secondo la ricostruzione degli investigatori avrebbe voluto prelevare un carico di ortaggi. Nella bacinella che aveva con sé però ce n’era soltanto una: un tentato furto di pochi centesimi.

A questo sono seguiti un’inchiesta e poi i tre gradi di giudizio, sempre con il gratuito patrocinio perché il 49enne è risultato privo di mezzi per poter pagare un avvocato. L’indigenza però non è bastata a giustificare il tentato furto con lo stato di necessità: per i giudici l’uomo aveva già agito in modo simile in passato, come dimostra una condanna nel 2000.

Tuttavia, scrivono i giudici nella loro sentenza, l’uomo “aveva certamente agito per soddisfare un bisogno alimentare della propria famiglia. Contrariamente a quanto rilevato dai giudici di merito, secondo cui il ricorrente non aveva dimostrato di versare in stato di indigenza, i presupposti della causa di giustificazione emergevano, avendo l’imputato cercato di rubare un solo ortaggio e non altra parte del potenziale raccolto”.

Così la Cassazione ha assolto l’uomo e bacchettato i giudici leccesi, data la “particolare tenuità” del fatto. Una circostanza prevista dal codice penale e tuttavia non applicata dalla Corte d’appello di Lecce. Che, sul punto, almeno secondo i colleghi della Suprema corte, sarebbe “incorsa in un’evidente svista”. Perché ne aveva escluso l’applicabilità per un errore sul calcolo della pena.

E neppure la condanna riportata nel 2000 sarebbe stata un ostacolo. La legge, ricordano i giudici della Cassazione, esclude l’applicabilità della “particolare tenuità del fatto” per chi è considerato “delinquente abituale”. Non per la recidiva, come nel caso concreto.

Rifletteteci. Al Pd di Renzi non è bastato distruggere il Paese. Hanno sparso sale come gli Unni di Attila, facendo passare, con ben otto voti di fiducia, l’attuale legge elettorale affinchè dopo il loro schifo, l’Italia rimanesse ingovernabile. Rendetevi conto, sono solo degli sporchi criminali.

 

Renzi

 

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Rifletteteci. Al Pd di Renzi non è bastato distruggere il Paese. Hanno sparso sale come gli Unni di Attila, facendo passare, con ben otto voti di fiducia, l’attuale legge elettorale affinchè dopo il loro schifo, l’Italia rimanesse ingovernabile. Rendetevi conto, sono solo degli sporchi criminali.

Non una riforma, non un’azione politica, non una legge, non un provvedimento, non una sola idea che non si sia poi rilevata un disastro.

Dove si è potuto, in qualche modo si è cercati di arginarli (vedi il Referendum del 4 dicembre 2016, quando gli Italiani si sono mobilitati in massa per urlare in faccia a questi delinquenti quanto la loro riforma della Costituzione facesse cagare).

In altri casi il disastro è stato epocale (vedi il jobs Act e le conseguenze che stiamo pagando, soprattutto con i nostri giovani).

L’ultima che in ordine cronologico è venuta fuori è il disastro del trattato di Trattato di Caen a firma di Gentiloni. Uno sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – con cui il Governo Renzi regalava alla Francia porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro.

La Farnesina si è affrettata a precisare: “nessuna cessione di acque territoriali ai Francesi. Il trattato non è stato ratificato, dunque non ha alcun effetto giuridico”

Ok, non ha effetto perchè non è stato ratificato, ma perchè Gentiloni, quale Ministro degli Affari Esteri del Governo Renzi, LO HA SOTTOSCRITTO?

E dopo tutto questo? Quando hanno capito che la gente non li avrebbe mai votati cosa hanno fatto? L’atto più spregevole che potessero compiere.

Come gli Unni di Attila spargevano il sale sui territori che devastavano perché “non crescesse più l’erba”, così si sono inventati una legge elettorale fatta apposta per non far vincere il M5s, ma soprattutto per rendere il Paese ingovernabile…

Per farla passare sono stati necessari ben otto voti di fiducia, ed i risultati li vediamo tutti…

Ci hanno messo nella merda e con quest’ultima porcata hanno fatto in modo che anche dopo di loro non ne potessimo più uscire.

Sono dei criminali che scientemente hanno messo in ginocchio l’Italia.

Dei criminali nei nostri confronti e nei confronti dei nostri figli…

Vi prego di ricordarlo e soprattutto di ricordare, uno per uno, i loro nomi…!

 

by Eles

I primi “effetti Lega” – Vietato curarsi negli ospedali migliori – Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il “turismo sanitario”: nella tua Regione non ci sono strutture idonee? Puoi anche crepare…

 

ospedali

 

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I primi “effetti Lega” – Vietato curarsi negli ospedali migliori – Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il “turismo sanitario”: nella tua Regione non ci sono strutture idonee? Puoi anche crepare…

Vietato curarsi negli ospedali migliori

Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il «turismo sanitario»: ci rimettono i pazienti.

Una bozza di poche pagine ma dai contenuti dirompenti. Un testo che, se approvato, assesterebbe un colpo gravissimo al diritto alla salute di migliaia di italiani e toglierebbe a uomini e donne del Centrosud la possibilità di curarsi nei più importanti ospedali del Nord.

Una rivoluzione silenziosa, che avanza inesorabile come una talpa sottoterra e che ora è arrivata al tavolo decisivo: quello della strategica ma defilata Conferenza Stato-Regioni. Qui, alla chetichella, si è arrivati, per strappi successivi, fino all’ordine del giorno della seduta di ieri: la mobilità sanitaria da una regione all’altra. Un servizio che vale circa 4,6 miliardi di euro e che coinvolge quasi 800mila italiani, pronti a partire in treno o in aereo da Napoli o da Reggio Calabria per farsi operare nei poli d’eccellenza in cui si ha la garanzia di standard più elevati e si corrono meno rischi. Le statistiche parlano chiaro: Lombardia ed Emilia Romagna attraggono malati come calamite, 14 regioni sono invece in rosso. I numeri, impietosi, registrano la migrazione, e in qualche caso la fuga, verso le cliniche all’avanguardia sull’asse Milano-Bologna.

Ora, nel silenzio generale, si corre ai ripari con una logica da ragionieri e con una soluzione all’italiana: le regioni più arretrate invece di alzare l’asticella della qualità si sono coalizzate per chiudere le porte. I pendolari di oggi dovrebbero rassegnarsi, usiamo il condizionale, a rimanere a casa. E adattarsi ai reparti di Napoli, Bari, Foggia.

Sembra impossibile, ma l’Italia che si apre all’Europa sta ripristinando una sorta di linea gotica per arginare i viaggi dei pazienti che non si accontentano. Il tutto in una camera di compensazione, la Conferenza Stato-Regioni, che in questo momento è politicamente scaduta come una confezione di yogurt rimasta troppi giorni sugli scaffali.

Il governo Gentiloni è all’epilogo, due pesi massimi come Lombardia e Lazio sono in una delicata fase di transizione. Eppure il meccanismo non si è fermato: il primo passo è stato il taglio del 50 per cento sull’incremento di attività sui fuori regione successivo al 2014. Una formula burocratica e anodina che nasconde la volontà di ridurre trasferte e debiti delle regioni più deboli. Penalizzando cosi i sistemi più avanzati e aumentando il disagio di chi già soffre e alimenta i flussi inarrestabili del turismo sanitario: la Lombardia, in testa al ranking dei virtuosi, importa 161.000 pazienti l’anno e vanta un credito di 808,6 milioni di euro; all’opposto la Calabria è in rosso per 319 milioni. A seguire, in questa black list, la Campania che deve saldare prestazioni, tecnicamente Drg, per 302 milioni fuori dai propri confini, e il Lazio che la tallona a quota 289 milioni.

«Stiamo scivolando verso una situazione inaccettabile – lancia l’allarme Gabriele Pelissero, presidente dell’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata che mette insieme cinquecento esperienze -. Invece di migliorare il livello medio nelle regioni che più zoppicano, si vogliono introdurre filtri e blocchi contro le realtà all’avanguardia. E in questo modo, senza che l’opinione pubblica sia stata informata, si toglierà a migliaia di pazienti il potere di scegliere i centri più evoluti. Penso alle migliaia di persone che oggi puntano a Nord per farsi impiantare una protesi all’anca o al ginocchio».

L’ortopedia, da sola, vale il 28 per cento di questo pendolarismo e la stretta ai rubinetti porterebbe al ridimensionamento o addirittura, in prospettiva, al crollo di questo fenomeno. Insomma, l’Italia che dice di andare avanti farebbe invece un salto all’indietro di vent’anni. Per di più a fari spenti. Lontano dai riflettori dei media. Trascinando nel baratro anche l’indotto sorto a ridosso delle cittadelle della salute: alberghi, negozi, appartamenti. Il copione oggi in discussione è già disegnato: i tagli costringerebbero le regioni a non pagare più gli ospedali che a loro volta finirebbero per non accogliere più i malati, divenuti un costo insostenibile. Uno scenario da incubo. Preparato da mesi, anzi da anni. Ora però la Conferenza Stato-Regioni vuole fare sul serio, impugnando la scure al posto del bisturi. Ai supplementari di questa legislatura.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/vietato-curarsi-negli-ospedali-migliori-1507844.html

 

La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Taser

 

 

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La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Ci mancava il Taser: un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha fatto 1000 morti

Mentre nei paesi in cui è in adozione si moltiplicano da anni le critiche per l’utilizzo della pistola Taser da parte delle forze dell’ordine, in Italia comincia ora una sperimentazione in sei città. Preoccupazione da parte di Amnesty International.

È notizia di questi giorni che la polizia italiana avrà in dotazione la pistola Taser, ovvero pistole che trasmettono una scarica elettrica neutralizzando il soggetto colpito. Le pistole elettriche saranno fornite in dotazione per una prima sperimentazione in sei città: Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia e Milano. Ma questa non è secondo molti una buona notizia: è da diversi anni che si discute di sé e come dotare le forze dell’ordine di taser nel nostro paese. Un ostacolo è stato rappresentato a lungo dai sindacati di polizia, ma è lo stesso utilizzo di quest’arma, classificata come “non letale”, ad essere oggetto di aspri dibattiti nei paesi in cui è in uso. Nel 2007, a seguito di tre casi controversi in cui l’utilizzo di una pistola elettrica avrebbe provocato dei decessi in Canada, è stata classificata come arma di tortura. A predisporre la possibilità di utilizzare la Taser era stato nel 2014 il ministro dell’Interno, con un emendamento alle nuove norme sulla sicurezza e l’ordine pubblico, ma le linee guida e il protocollo di sperimentazione è stato siglato con una circolare solo lo scorso 20 marzo.

Inventata dal fisico nucleare Jack Cover, la pistola Taser è stata pensata alla fine degli anni ’60, quando i dirottamenti aerei erano all’ordine del giorno e si voleva mettere a disposizione del personale di bordo un’arma efficace ma che non mettesse in pericolo la sicurezza del volo. Negli anni il suo utilizzo è stato sempre più esteso ed è stata perfezionata, diffondendosi come arma di difesa per i privati cittadini, ma massicciamente utilizzata anche per la sicurezza e l’ordine pubblico, in particolare negli Stati Uniti.

Molto critica sulla notizia che arriva dal ministero dell’Interno è l’associazione per i diritti umani Amnesty International, che sottolinea come dal 2001 ad oggi le morti collegate all’utilizzo del Taser da parte delle forze dell’ordine negli Usa e in Canada sono state circa mille. “Apparentemente – spiega Riccardo Noury di Amnesy Italia – queste pistole sembrano avere tutti i vantaggi: facili da usare, efficaci e risolutive in situazioni complicate, tanto nei confronti di persone recalcitranti all’arresto quanto di prigionieri in rivolta o di folle aggressive. In più, portano con sé quella definizione rassicurante di ‘armi meno che letali’ o ‘non letali’”.

Ma la realtà è più complessa: “Nel Nordamerica (Usa e Canada), dal 2001, il numero delle morti direttamente o indirettamente correlate alle Taser è superiore al migliaio. Nel 90 per cento dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti dalla Taser, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Altro fattore di preoccupazione è la facilità con cui la Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio”.

Le pistole elettriche sarebbero si armi di per sé non letali, ma è molto facile che lo diventino, soprattutto perché non è possibile quando le si utilizza conoscere le condizioni di salute dei soggetti presi come bersaglio, né se si trovino in una situazione di stress fisico significativo. In Olanda dal 2017 è in uso lo stesso modello di taser che sarà fornito agli agenti italiani, l’X2, e secondo Amnesty International i risultati sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo il rapporto dell’associazione, intitolato significativamente “un esperimento fallite”, le pistole elettriche già nella prima fase di adozione venivano utilizzate in modo improprio. Lo studio documenta episodi di utilizzo contro soggetti già ammanettati, di doppie scariche (potenzialmente mortali) e dentro istituti psichiatrici.

Mentre tutti i paesi in cui la Taser è utilizzata si interrogano sull’efficacia e la pericolosità di quest’arma, in Italia viene adottata quando già si conoscono i suoi potenziali rischi. L’obiettivo dichiarato è quello di diminuire i casi in cui gli agenti sono impegnati in un corpo a corpo con fermati o sospettati, fornendo un’arma diversa da quella da fuoco per colpire a distanza. Ma prendere a modello i metodi della polizia americana, travolta regolarmente da accuse di brutalità e violenza, non sembra proprio un’idea all’avanguardia. Per monitorare con precisione il suo utilizzo, la circolare che regolamenta la sperimentazione, chiarisce come una volta disinserita la sicura dell’arma, si accenderà automaticamente una camera dotata anche di visore notturno per verificarne e documentarne l’utilizzo.

fonte: https://www.fanpage.it/ci-mancava-il-taser-un-arma-pericolosa-e-dannosa-che-in-nord-america-ha-fatto-1000-morti/

Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

 

Silvestro Montanaro

 

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Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

Qualche giorno fa, un tribunale francese ha assolto dei soldati francesi accusati di aver abusato sessualmente di alcuni bimbi della repubblica centrafricana. I racconti dettagliati dei minori abusati per qualche spicciolo o per un tozzo di pane non sono stati ritenuti prove sufficienti.
L’ennesimo segno di cosa sia la presenza francese in Africa, il loro ” aiutiamoli a casa loro”. Arroganza, diritto all’impunità.
La Francia mantiene di fatto colonie in Africa. Controlla finanziariamente le sue ex colonie imponendo loro una moneta di rapina. Ne controlla le economie, grazie ad un odioso codicillo preteso nelle costituzioni delle indipendenze per il quale tutte le materie prime delle “ex” colonie vanno commercializzate in prima istanza con la Francia. I porti ed il traffico merci sono nelle mani del finanziere francese Bollorè. I settori economici più importanti nelle mani di imprenditori francesi. E’ impedita ogni trasformazione di queste materie prime in loco e, quindi, ogni possibilità di sviluppo. Chiunque abbia provato a ribellarsi a questo dominio assurdo è stato ucciso.
La grandeur francese, il suo essere potenza nucleare ed il suo ridicolo sedere in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si fondano sul controllo ferreo di tanti paesi africani e delle loro economie. Innanzitutto quella del Niger, primo produttore mondiale di uranio, interamente controllato dalla Francia che lo paga una miseria e lascia quel paese alla fame.
Allo stesso tempo la Francia è capofila delle nazioni europee che di fronte alla fuga di massa da questo dominio folle e sanguinario hanno scelto di blindare le loro frontiere e hanno spedito loro soldati per costringere popoli disperati a restare nei loro stati prigione.
Anche noi italiani partecipiamo a questo schifo, in cambio di chissà quali briciole. Partecipiamo di un’ingiustizia che la storia giudicherà come atrocità e dispotismo.
I nostri politici affrontano la campagna elettorale vantando queste misure inumane e facendo a gara a proporne di ulteriori. Nessuno di loro ha il coraggio di dire che l’unico modo di bloccare i flussi migratori dall’Africa è rendere finalmente giustizia all’Africa. Impedire alla Francia, e ad altri paesi, la rapina ed il saccheggio di quel continente.
Spero e prego che siano gli africani a rendersi protagonisti di questa inrinviabile operazione di giustizia e verità.
Cacciate i francesi dalle vostre terre!
Punite severamente i burattini servi che francesi ed altri, multinazionali e poteri finanziari, hanno messo al potere a casa vostra a difesa dei loro interessi.
Io, noi, saremo con voi.

FONTE

Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Sgarbi

 

 

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Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Di seguito il post di Valentina Zafarana, Portavoce del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana:

“Sgarbi mi ha definito ‘capra e ignorante’.

Per carità, è la stessa definizione che dà a qualsiasi cosa gli si dipani davanti (presumo derivi dall’abitudine di specchiarsi), e non merita alcun risentimento.

Se non fosse che Sgarbi è assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, nominato da Musumeci e voluto da nessuno.

Sì perché uno che definisce il sud ‘la parte improduttiva’ dell’Italia dubito venga accolto a braccia aperte in Sicilia.
Come assessore d’altronde non esiste.

Fisicamente e politicamente.

Non è mai in aula e in tre mesi ha prodotto ZERO DELIBERE. Solo una sequela infinita di insulti. Poi il nulla.

Per questo abbiamo presentato una mozione di censura per rimuoverlo. Lui nel frattempo annuncia le dimissioni, poi ci ripensa, poi rincara e infine rimane.

Tutto questo tra una foto in bagno e il bonifico da assessore che incassa ogni mese. 11 mila euro (al mese) per insultare i siciliani.
Musumeci assiste a tutto in silenzio.

Sussurra qualcosa ma non prende decisioni.

Rimane inerte anche davanti alla minaccia di Sgarbi di fare saltare una presunta trattativa milionaria a Selinunte da parte di investitori.
Un po’ come il ricatto di un ragazzino che, messo fuori dalla partita perché più volte ammonito, vuol portare via il pallone.

Ci vediamo in aula assessore, sempre che lei decida di affrontarci…”

Sgarbi dovrà decidere se fare il parlamentare o l’assessore perché i due incarichi sono incompatibili. Nel frattempo il critico d’arte ha fatto sapere:

“Me ne andrò quando lo consente il regolamento del Parlamento. La giunta per le elezioni dovrebbe essere convocata per la fine di marzo, a quel punto io avrò un mese per decidere se restare come assessore o andare in Parlamento e più o meno saremo al giorno del mio compleanno, l’8 maggio, che tra l’altro è il giorno in cui mi cacciò la Moratti. Sia chiaro, non rimango perché ho bisogno di questo c… di poltrona, dove non mi sono mai seduto, ma perché mi pare bello che quello che ho iniziato si porti a compimento”

Noi non sappiamo niente perchè abbiamo dei media tipo regime da terzo mondo, ma il Governo Gentiloni, ormai morto, sta raschiando il fondo del barile, approvando illegittimamente, in fretta e furia, norme e accordi a favore delle industrie amiche e a scapito nostro e dell’ambiente!

 

Governo Gentiloni

 

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Noi non sappiamo niente perchè abbiamo dei media tipo regime da terzo mondo, ma il Governo Gentiloni, ormai morto, sta raschiando il fondo del barile, approvando illegittimamente, in fretta e furia, norme e accordi a favore delle industrie amiche e a scapito nostro e dell’ambiente!

Governo: Illegittime operazioni a firma Gentiloni. Danni all’ambiente da accordi con industrie energetiche.

Gentiloni e i grandi industriali dell’energia: accordi contro l’ambiente, l’aria e la salute dei cittadini come se il mandato alla presidenza del consiglio, fosse ancora valido.

Ancora una volta in “assordante silenzio” mediatico si sta consumando l’ennesimo delitto a scapito della salute e dell’ambiente, anzi, forse proprio perché ormai sonoramente bocciato dagli elettori con le elezioni del 4 marzo,  il governo a guida Gentiloni  va “all’assalto della diligenza” e “raschia il fondo del barile”, continuando in modo del tutto illegittimo a legiferare e a fare ulteriori gravissimi danni al paese e ai suoi abitanti.

Questa volta le mani vengono messe sul nostro patrimonio boschivo e forestale che, con l’approvazione  il 16 marzo scorso, del D.Lgs riguardante le “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali “ in attuazione dell’art. 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154, noto anche come  “Testo Unico Forestale (TUF)”, viene visto solo nel suo aspetto economico di “valorizzazione energetica” per alimentare centrali a biomasse, trascurando totalmente il suo ruolo fondamentale ed insostituibile come fornitore (gratuito!) di servizi ecosistemici: purificazione dell’aria e delle acque  mantenimento dell’assetto idrogeologico e della biodiversità, contrasto ai cambiamenti climatici, solo per ricordarne i principali.

La questione è complessa e deve essere ben compresa in tuttala sua gravità, ma in poche parole  il TUF, che pure si richiama a principi di sostenibilità, si basa su presupposti incredibilmente antiscientifici come quello secondo cui i boschi morirebbero senza l’intervento costante dell’uomo e che “l’abbandono” sarebbe responsabile del loro degrado e addirittura degli incendi.

L’impostazione è pressoché esclusivamente produttivistica, utile solo al profitto immediato delle industrie del pellet e delle grandi centrali elettriche a biomasse, peraltro assai inquinanti, che oggi proliferano solo grazie agli incentivi statali senza i quali non hanno competitività di mercato e talune delle quali travolte da inchieste giudiziarie denominate “silvomafie”.

Guarda caso ai tavoli di lavoro per la stesura  del TUF di fatto si è registrata la partecipazione ampia di rappresentanti del mondo dell’industria ( specie delle filiere del legno e dell’energia “green”),  di pochissimi rappresentanti di docenti di materie forestali e completamente assente è risultata la presenza del mondo accademico esperto in ambienti naturali (botanici, zoologi, ecologi, patologi, geologi, ecc.).

Quando questo scenario ha cominciato a delinearsi in tutta la sua gravità si sono  levate vivissime  proteste che – come era logico  aspettarsi – non hanno mai raggiunto i grandi canali di comunicazione. Fra le prime voci che si sono levate va ricordata il 14 gennaio 2018 quella del Prof. Paolo Maddalena che in suo articolato documento lo ha definito. “ un decreto contro la Vita”, sottolineandone anche  i gravissimi aspetti di incostituzionalità.

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente ISDE Italia e la Rete degli Scienziati di Energia per l’Italia  con un comunicato congiunto  hanno ricordato  come nel 3° millennio l’energia deve essere innanzi tutto risparmiata ma poi  attinta dall’unica energia veramente pulita e sostenibile, il sole e che incrementare la combustione di biomasse legnose  non potrà che peggiorare la qualità dell’aria, pessima in tante aree del paese.

Già oggi in Italia la qualità dell’aria è infatti particolarmente scadente e per questo siamo sotto procedura di infrazione da parte dell’UE.

Le biomasse solide contribuiscono (dati ISPRA) per circa il 68% al PM2.5 primario, cui va attribuito una consistente quota dei 60.000 decessi prematuri che si registrano ogni anno in Italia.

Ma alla cattiva qualità dell’aria vanno ascritte, oltre alle morti premature per eventi cardiovascolari, numerose altre patologie quali alterazioni della fertilità, della gravidanza, e del periodo perinatale,  nonché numerose patologie croniche cardio-respiratorie, metaboliche e neurologiche, compreso l’Alzheimer, cancro a polmone e vescica e ricoveri per patologie acute (soprattutto negli esposti più suscettibili come bambini e anziani)

Ma poi anche  264 Accademici si sono rivolti  direttamente al Presidente Mattarella e a Gentiloni,  e così pure 224 esperti di diverse discipline ( medici, giuristi, forestali, ingegneri , urbanisti etc), ed  un centinaio associazioni, fra cui anche i Comuni Virtuosi ed il cui elenco si aggiorna di ora in ora.

Ben 23.957 cittadini nel momento in cui scrivo hanno sottoscritto e stanno continuando a farlo una petizione .

Moltissimi cittadini poi continuano a rivolgersi direttamente a Mattarella andando sul sito ufficiale del Quirinale e scongiurando il Presidente di non firmare il decreto e risparmiare una ennesima sciagura all’Italia.

Ma anche European Consumers , ITALIA NOSTRA LIPUWWFGreenpeace  hanno sollevato dissenso e  pesanti critiche.

Questi diversi soggetti hanno evidenziato,  con diverse sfumature, sulla base delle diverse competenze e sensibilità, come il decreto sia un vero e proprio attentato  alla salute e al patrimonio boschivo, ambientale e paesaggistico italiano, già messo a dura prova dai recenti atti vandalici e criminali e verosimilmente favorito dallo smantellamento del Corpo Forestale.

L’unica associazione ambientalista che si è espressa a favore del Dlgs è Legambiente, il cui presidente onorario Ermete Realacci è stato fra i suoi più accesi fautori.

Ma ben tre dei 4 onorevoli che hanno voluto il DLgs (on. Olivero, sottosegretario all’Agricoltura, on. Realacci presidente della Commissione Ambiente, on. Sani presidente della Commissione agricoltura) non sono stati rieletti alle ultime consultazioni elettorali! Come si può continuare come se dopo il 4 marzo nulla fosse successo?

E’  davvero paradossale pensare che  tutti noi paghiamo di più l’energia elettrica (l’ultimo aumento a gennaio) perché incentivi destinati a fonti rinnovabili  finiscono per incentivare fonti energetiche che di rinnovabile hanno solo il suffisso “bio” e che non solo attentano all’ambiente, calpestano la Costituzione, ma  ci  rovinano anche la salute.

Una importante occasione per mettere a fuoco i tanti aspetti  che il TUF coinvolge sarà il convegno del 6 aprile dal titolo “ Biomasse forestali ad uso energetico, aspetti ambientali, forestali, energetici, giuridici, economici, sanitari”.

Un  convegno dal taglio rigorosamente scientifico,  in cui saranno affrontati ed approfondati tutti  i risvolti che  tale pratica comporta cui auspichiamo la massima partecipazione perché ormai non sono frequenti nel nostro paese  le occasioni il cui le voci  di esperti “indipendenti”, senza alcun conflitto di interesse, possono farsi sentire.

fonte: https://www.themisemetis.com/politica/governo-illegittime-operazioni-firma-gentiloni-danni-allambiente-accordi-industrie-energetiche/1552/

Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

 

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Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

Casellati – Chi è il nuovo Presidente del Senato? Berlusconiana della prima ora, fece assumere la figlia al Ministero, ideatrice e difensore delle leggi ad personam di Silvio, andava dicendo che Berlusconi era assolto, mentre era prescritto o si era abrogato i reati, contraria a unioni civili e stepchild adoption… Il peggio del peggio, insomma!

Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna a salire sullo scranno più alto di Palazzo Madama, la seconda carica dello Stato. Avvocato matrimonialista, di Rovigo, classe 1946, sposata con un collega, due figli, nonna appassionata.

Fedelissima di Berlusconi, a cui deve il suo ingresso in politica fin dalla fondazione di Forza Italia nel 1994, dove ha ricoperto vari incarichi: componente del Collegio dei probiviri, dirigente del dipartimento Sanità e vice dirigente dei Dipartimenti di Fi. Dal 2001 per un anno è vice capogruppo a Palazzo Madama e dal 2002 al 2005 vice capogruppo vicario. Tra il 2006 e il 2008 nuovamente vice presidente degli azzurri al Senato con Renato Schifani presidente.

La Casellati può vantare nel suo curriculum anche di aver fatto parte del Csm per due anni come membro laico in quota Forza Italia. «Un’esperienza che ha rappresentato un arricchimento autentico e di straordinario valore», ha detto al momento delle dimissioni giovedì scorso. Molto vicina al Cavaliere, dunque. È scesa in campo più volte a sua difesa nelle vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, anche per il caso Ruby («un’ingiustizia ad personam»). Laureata in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, la Casellati è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova.

Nel governo ha ricoperto i ruoli di sottosegretario alla Salute e alla Giustizia in tre legislature. Eletta in Veneto, molto attiva sul territorio, ha creato, quando era sottosegretario alla Salute, un suo angolo nel mercato di Padova, con tanto di banchetto per un rapporto diretto con i cittadini. E il suo impegno si è profuso anche a varie riprese nella difesa dei diritti delle donne, dalle quote rosa alla legge sullo stalking. È favorevole alla riapertura delle case chiuse, convinta del fallimento della legge Merlin.

Tra i suoi assistiti ci sono il calciatore Stefano Bettarini, ex marito di Simona Ventura, e il registra Gabriele Muccino. La prima figlia, Ludovica, lavora nella galassia delle aziende di Berlusconi, mentre il fratello Alvise ha seguito le orme dei genitori, laureandosi in legge. Ha esercitato la professione a New York, ma poi ha deciso di seguire la sua grande passione: ora è un apprezzato direttore d’orchestra. Curata nell’aspetto, ma senza esagerare. Avrebbe detto che non potrebbe mai uscire senza eyeliner, di detestare le unghie lunghe e le bocche colorate. ‘Ma gli occhi devono essere sempre truccati’.

Qualche spunto:

Corriere della Sera – 31.07.2004: Il sottosegretario assume la figlia al ministero

Notizie Vip 12.04.2011: Travaglio la Casellati la figlia al Ministero e la Gruber, video.