La petizione lanciata da Sandro Ruotolo: radiazione di Vittorio Feltri dall’Ordine dei Giornalisti – Già raggiunte quasi 90.000 firme. Manca la TUA, cosa aspetti?

 

 

Vittorio Feltri

 

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La petizione lanciata da Sandro Ruotolo: radiazione di Vittorio Feltri dall’Ordine dei Giornalisti – Già raggiunte quasi 90.000 firme. Manca la TUA, cosa aspetti?

La raccolta firme online per chiedere la radiazione di Vittorio Feltri dall’Ordine dei giornalisti ha raccolto in quattro giorni quasi 90mila firme. A lanciare l’iniziativa sulla piattaforma Change.org sono stati i giornalisti Sandro Rutolo e Paolo Borrometi, che non hanno gradito le parole di Feltri su Andrea Camilleri e che si sono a loro volta autosospesi dall’albo.

Tra i firmatari dell’appello ci sono Susanna Camusso, ex segretaria della Cgil, Salvatore Borsellino, fratello del pm ucciso da Cosa Nostra nel 1992, e il vignettista Vauro Senesi.

Ecco la lettera di proteste di Ruotolo e Borrometi rivolta al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti. In fondo, il link per la TUA firma.

Caro Presidente Verna,
abbiamo deciso di autosospenderci dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l’iscrizione all’albo professionale di Vittorio Feltri. Proprio noi, che più di altri, ci battiamo per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione, riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista.

Le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel “terrone che ci ha rotto i coglioni” per noi figli del Sud è inaccettabile.

Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia.

Dopo la miseria portano le malattie” (rivolto ovviamente ai migranti), l’ormai tristemente celebre “Bastardi islamici” o, uscendo dal seminato delle migrazioni, robaccia come “Più patate, meno mimose” in occasione dell’8 marzo (e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il “patata bollente”) o “Renzi e Boschi non scopano”. Poi gli insulti a noi del sud con il celebre “Comandano i terroni” e infine il penultimo, di qualche mese fa, “vieni avanti Gretina” (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg).

L’idea che Vittorio Feltri offre è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico. E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Noi siamo convinti che resti intatta la bellissima frase che recita “Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle”. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio. Ne va della nostra credibilità.

Le chiediamo per questo di attivarsi per radiare Vittorio Feltri dall’Ordine dei Giornalisti.

Sandro Ruotolo
Paolo Borrometi

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SCONCERANTE – Giornalista di Fanpage.it – Nicola Fratoianni – CONDANNATO per aver raccontato una protesta dei No Tav – È la fine della libertà di stampa?

 

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SCONCERANTE – Giornalista di Fanpage.it – Nicola Fratoianni – CONDANNATO per aver raccontato una protesta dei No Tav – È la fine della libertà di stampa?

Condannato giornalista di Fanpage.it, Fratoianni: “Sconcertante, pessimo segnale per democrazia”

Il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, definisce “sconcertante” la sentenza della Corte d’Appello di Torino che condanna a 4 mesi Davide Falcioni, giornalista di Fanpage.it, per aver documentato una protesta dei No Tav: “Un pessimo segnale per la nostra democrazia. Un altro ennesimo episodio di limite al diritto di cronaca”, commenta.

Il giornalista di Fanpage.it, Davide Falcioni, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Torino a quattro mesi di reclusione per aver raccontato la protesta dei No Tav, nonostante la richiesta di assoluzione arrivata anche da parte dell’accusa. Una sentenza definita “sconcertante” da Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana. “Davvero sconcertante ciò che è accaduto oggi al tribunale di Torino: un giornalista di Fanpage condannato a 4 mesi in appello per concorso in violazione di domicilio. La sua colpa aver documentato nel 2012 l’occupazione da parte di un gruppo No Tav di una sede di costruttori. E la condanna è arrivata nonostante la pubblica accusa avesse chiesto l’assoluzione. Un altro ennesimo episodio di limite al diritto di cronaca”.

Una nota dell’ufficio stampa di Sinistra italiana Leu riporta la posizione di Nicola Fratoianni: “Un pessimo segnale per la nostra democrazia – prosegue il leader di Si –. Mi auguro che venga resa giustizia prima o poi, e che le associazioni dei giornalisti italiani ed europei continuino ad impegnarsi a partire da questo caso a difesa della libertà di informazione. Di questi tempi non bastavano le minacce, troppe minacce, ai giornalisti. Di questi tempi non bastavano le intimidazioni verso i giornalisti con la schiena diritta da parte del mondo della politica, del governo e del potere. Ora anche queste incredibili sentenze”.

Fa eco a Fratoianni anche Beatrice Brignone di Possibile, che su Twitter scrive: “La mia vicinanza al giornalista di Fanpage Davide Falcioni. La sua condanna rischia di avere conseguenze sul lavoro dei giornalisti e sul racconto dei fatti più controversi”.

Fonte: https://www.fanpage.it/condannato-giornalista-di-fanpage-it-fratoianni-sconcertante-pessimo-segnale-per-democrazia/

La libertà di stampa è un diritto solo se non disturba il Potere: il giornalista di Fanpage.it, Davide Falcioni, condannato a 4 mesi di detenzione per aver cercato di fare il proprio lavoro!

 

libertà di stampa

 

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La libertà di stampa è un diritto solo se non disturba il Potere: il giornalista di Fanpage.it, Davide Falcioni, condannato a 4 mesi di detenzione per aver cercato di fare il proprio lavoro!

 

La libertà di stampa è un diritto solo se non disturba il Potere

Il collega di Fanpage.it, Davide Falcioni, è stato condannato a 4 mesi di detenzione per aver cercato di fare il proprio lavoro, quello del cronista che documenta una notizia e non si limita a raccontare unicamente la versione dei fatti ufficiale fornita dalle Forze dell’Ordine.

Il tribunale di Torino ha messo sotto processo la libertà di stampa e il diritto di cronaca e questa mattina ha condannato il collega Davide Falcioni a 4 mesi di detenzione per violazione di domicilio. Davide, secondo l’accusa e il giudice torinese, nell’esercizio delle sue funzioni di cronista, si sarebbe macchiato di un reato gravissimo: nell’agosto del 2012 entrò insieme ad alcuni attivisti del movimento No Tav nella sede della Geovalsusa s.r.l, che partecipava al consorzio dei costruttori della tratta ad alta velocità Torino-Lione, per documentare dal vivo le proteste e raccontare ai lettori che cosa stava accadendo. Per essere entrato abusivamente in un edificio privato per fare il proprio lavoro, Davide, da testimone dei fatti in sede giudiziaria è passato improvvisamente dall’altra parte della barricata ed è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso in violazione di domicilio. Questa mattina, a quasi 6 anni di distanza dal fatto, è stato condannato in primo grado a 4 mesi di reclusione.

In quel periodo, Davide seguiva spesso i No Tav in giro per il Piemonte e aveva più volte documentato le proteste e raccontato l’altra faccia della medaglia. Pochi giorni dopo l’occupazione degli uffici della Geovalsusa, Davide raccontò con un articolo quello che aveva visto e di fatto cercò di spiegare per quale motivo le accuse mosse agli attivisti fossero illegittime e in seguito si presentò anche in tribunale come testimone della difesa degli imputati. Proprio nell’ambito del processo, venne chiesta l’iscrizione nel registro degli indagati del giornalista-testimone con le stesse accuse.

Nel corso del processo, il pubblico ministero ha chiesto al giudice la condanna dell’imputato facendo leva su una serie di motivazioni alquanto risibili: “Falcioni, perché è entrato? Non poteva farsi raccontare quello che era successo dalle Forze dell’Ordine?”, ha chiesto il pubblico ministero durante il dibattimento. “Scusi, ma lei è marchigiano, cose le interessava della Tav?”. E poi, ancora, il rilievo peggiore: “Se lei, giudice, assolve Falcioni oggi, dichiara che i diritti costituzionali sono inferiori al giornalismo”.

Insomma, secondo il pm e il giudice del Tribunale di Torino, il diritto di cronaca è un diritto ma è un diritto che andrebbe esercitato da lontano, senza disturbare il manovratore. Il giornalista, anziché documentare ciò che vede con i suoi occhi ed entrare dunque in contatto direttamente con gli attivisti protagonisti delle proteste, avrebbe dovuto affidarsi alla mera ricostruzione dei fatti delle forze dell’ordine, senza possibilità di contraddittorio o di verifica dei fatti.

Eloquente la risposta che Davide Falcioni ha dato, replicando ai rilievi del pm: “La requisitoria del pubblico ministero ha affermato nuovamente come io avrei dovuto chiedere informazioni alla polizia rispetto a quello che era accaduto all’interno dell’edificio, anche se la polizia, tra l’altro, non era presente.  Mi chiedo: se ci fossimo basati sulle dichiarazioni della polizia dopo il G8 di Genova, oggi avremmo la verità storica e processuale che abbiamo? La verità giornalistica è tale se si affida alle veline delle questure o è tale perché è autonoma e indipendente da tutto il resto?”.

All’epoca dei fatti, Davide non era ancora iscritto all’Odg, sarebbe diventato giornalista pochi anni dopo, e lavorava per Agoravox. Come prevede il percorso per l’accesso all’elenco dei pubblicisti, Davide stava esercitando la professione e accumulando il numero minimo di articoli necessario a presentare l’istanza di iscrizione. Chi si avvia alla professione, nell’attesa di ottenere l’agognato tesserino, di fatto rimane sprovvisto di tutele e non può, secondo la legge, addurre a difese in quanto non formalmente giornalista, nonostante questo tipo di percorso sia assolutamente legale, legittimo e riconosciuto dalle istituzioni. Davide Falcioni in sostanza, come tutti, era una sorta di cronista di Schroedinger: poteva esercitare la professione facendo reportage e scrivendo articoli da presentare poi all’Ordine dei Giornalisti di competenza per richiedere l’iscrizione, ma al tempo stesso non essendo iscritto avrebbe dovuto assumersi tutti i rischi annessi e connessi, senza tutele e protezioni di rango costituzionale, come fosse di fatto un abusivo.

In sostanza, secondo l’accusa, il giornalista non giornalista avrebbe potuto esercitare il diritto di cronaca ma solo affidandosi alle forze dell’ordine, rinunciando a documentare i fatti da testimone diretto? Ebbene, stando alla condanna in primo grado la risposta per la giustizia italiana è sì: avrebbe esattamente dovuto rinunciare a fare il giornalista e limitarsi a ribattere le veline della procura di Torino, una condanna che ha quasi il sapore della ritorsione giudiziaria nei confronti di un cronista considerato indesiderato in quanto testimone scomodo e non disposto a raccontare un’unica versione dei fatti.

Si parla sempre troppo poco in Italia di libertà di stampa e di diritto di cronaca negato, ma nel Belpaese le intimidazioni e le ritorsioni nei confronti dei giornalisti considerati scomodi sono all’ordine del giorno. Ogni giorno in Italia a tantissimi cronisti viene impedito l’esercizio della professione nei modi più astrusi possibili e la vicenda che ha toccato Davide è, purtroppo, solo la punta dell’iceberg. Soprattutto per chi non è un cronista famoso e strapagato, esercitare la professione di giornalista è, oggi, praticamente impossibile. Tra stipendi bassissimi e nessuna tutela legale, ogni cronista che voglia documentare di persona determinati eventi è costretto ad assumersi rischi economici e legali enormi, con la conseguenza che spesso il cronista tende ad autocensurarsi per non incorrere in guai seri.

Nel corso degli ultimi giorni si è molto parlato di diritto di cronaca e libertà di stampa in relazione all’esclusione del giornalista de La Stampa Jacopo Iacoboni dal convegno Sum #02 organizzato dall’Associazione Gianroberto Casaleggio, legata al Movimento 5 Stelle. Al cronista sarebbe stato rifiutato l’accredito per “motivi personali” in quanto considerato persona non gradita ai vertici del movimento. In difesa di Iacoboni si sono levate moltissime voci autorevoli, tra cui quella di Mentana e del neo-parlamentare pentastellato ed ex direttore di Skytg24 Emilio Carelli. Moltissimi colleghi hanno criticato l’operato del Movimento 5 Stelle parlando di attacco alla libertà di stampa e, nei fatti, la vicenda accaduta a Iacoboni è un attacco alla stampa e al diritto di cronaca.

Ciò che è capitato a Iacoboni, però, ha avuto risalto perché è un nome noto del giornalismo italiano, ma certo non è la prima volta che accade. Come dimostra la vicenda di Davide Falcioni, ogni giorno a colleghi meno conosciuti e altrettanto indesiderati viene negato il diritto di cronaca adducendo alle scuse più assurde e strampalate, ma pochi sono interessati a parlarne e a prenderne le difese pubblicamente. Difendere il diritto dell’indesiderato Iacoboni a presenziare a un evento pentastellato equivale a difendere il diritto di migliaia di cronisti sconosciuti che ogni giorno si trovano a operare in condizioni allucinanti, senza tutele e senza risorse legali ed economiche, condizione di cui invece si parla sempre troppo poco e che pare non interessare affatto quando a farne le spese sono cronisti non famosi. Se la libertà di stampa è un valore, allora bisognerebbe seriamente tornare a parlare pubblicamente di tutti quegli atti antidemocratici che ogni giorno vengono messi in atto allo scopo di imbavagliare i giornalisti e renderli inoffensivi e innocui. E non si parla solo di mancati accrediti, si parla di querele temerarie, di telefonate di ripicca ai direttori, di richieste di licenziamento, di minacce, di iscrizioni nel registro degli indagati pretestuose e di processi alla libertà di stampa.

fonte: https://www.fanpage.it/la-liberta-di-stampa-e-un-diritto-solo-se-non-disturba-il-potere/

Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

 

Silvestro Montanaro

 

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Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

Qualche giorno fa, un tribunale francese ha assolto dei soldati francesi accusati di aver abusato sessualmente di alcuni bimbi della repubblica centrafricana. I racconti dettagliati dei minori abusati per qualche spicciolo o per un tozzo di pane non sono stati ritenuti prove sufficienti.
L’ennesimo segno di cosa sia la presenza francese in Africa, il loro ” aiutiamoli a casa loro”. Arroganza, diritto all’impunità.
La Francia mantiene di fatto colonie in Africa. Controlla finanziariamente le sue ex colonie imponendo loro una moneta di rapina. Ne controlla le economie, grazie ad un odioso codicillo preteso nelle costituzioni delle indipendenze per il quale tutte le materie prime delle “ex” colonie vanno commercializzate in prima istanza con la Francia. I porti ed il traffico merci sono nelle mani del finanziere francese Bollorè. I settori economici più importanti nelle mani di imprenditori francesi. E’ impedita ogni trasformazione di queste materie prime in loco e, quindi, ogni possibilità di sviluppo. Chiunque abbia provato a ribellarsi a questo dominio assurdo è stato ucciso.
La grandeur francese, il suo essere potenza nucleare ed il suo ridicolo sedere in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si fondano sul controllo ferreo di tanti paesi africani e delle loro economie. Innanzitutto quella del Niger, primo produttore mondiale di uranio, interamente controllato dalla Francia che lo paga una miseria e lascia quel paese alla fame.
Allo stesso tempo la Francia è capofila delle nazioni europee che di fronte alla fuga di massa da questo dominio folle e sanguinario hanno scelto di blindare le loro frontiere e hanno spedito loro soldati per costringere popoli disperati a restare nei loro stati prigione.
Anche noi italiani partecipiamo a questo schifo, in cambio di chissà quali briciole. Partecipiamo di un’ingiustizia che la storia giudicherà come atrocità e dispotismo.
I nostri politici affrontano la campagna elettorale vantando queste misure inumane e facendo a gara a proporne di ulteriori. Nessuno di loro ha il coraggio di dire che l’unico modo di bloccare i flussi migratori dall’Africa è rendere finalmente giustizia all’Africa. Impedire alla Francia, e ad altri paesi, la rapina ed il saccheggio di quel continente.
Spero e prego che siano gli africani a rendersi protagonisti di questa inrinviabile operazione di giustizia e verità.
Cacciate i francesi dalle vostre terre!
Punite severamente i burattini servi che francesi ed altri, multinazionali e poteri finanziari, hanno messo al potere a casa vostra a difesa dei loro interessi.
Io, noi, saremo con voi.

FONTE