Migranti in Italia? Non Vi fate prendere per il fondelli dalla propaganda – Sono appena il 7% su 60milioni, però contribuiscono al 9% del Pil

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Migranti in Italia? Non Vi fate prendere per il fondelli dalla propaganda – Sono appena il 7% su 60milioni, però contribuiscono al 9% del Pil

 

Migranti in Italia? Sono appena il 7% su 60milioni ma contribuiscono al 9% del Pil

Sfatiamo la propaganda dei razzisti, anche quelli che abbiamo al governo. Questi sono i dati: nero su bianco. Se tutti costoro tornassero a casa avremmo una voragine nei conti dello Stato

Si chiama propaganda. E questi sono i suoi effetti. D’altraparte anche Hitler diceva che bisogna “bombardare psicologicamente le masse” per ottenere buoni risultati. Mentre la percezione nell’opinione pubblica italiana è che, su 60 milioni di abitanti, un terzo sia oramai costituito da stranieri, la realtà è che sono invece il 7% sul totale della popolazione.

Lo ha detto il portavoce per l’area Mediterraneo dell’Oim, l’Organizzazione internazionale dell’Onu per le migrazioni, Flavio Di Giacomo, intervenendo a un convegno a Roma. La maggior parte dei migranti che vivono in Italia con un regolare permesso di soggiorno non è arrivata via mare.

In Italia ci sono 5 milioni di stranieri regolari che contribuiscono al 9% del Pil nazionale: “Se si cacciassero via tutti, il Pil italiano subirebbe un regresso pari a quello conosciuto al termine dell’ultima guerra mondiale”, ha chiosato Di Giacomo.

Si tratta, ha detto, di cinque milioni di persone che pagano i contributi previdenziali e non hanno ancora raggiunto l’età della pensione e che pagano molte più tasse – quantificabili nel bilancio dello stato in circa un miliardi di euro – rispetto ai servizi che ricevono. Si tratta – ha concluso l’esponente dell’Oim – di una risorsa per un Paese che invecchia e che, si stima, fra 30 anni avrà un 23% di popolazione in età lavorativa in meno.

fonte: https://www.globalist.it/news/2018/07/02/migranti-in-italia-sono-appena-il-7-su-60milioni-ma-contribuiscono-al-9-del-pil-2027219.html

In 1000 hanno evaso 2,3 miliardi di Euro. Dico 2 MILIARDI DI EURO! Ma per quel gran genio di Salvini, il nostro problema sono i negri che vendono accendini sulla spiaggia!

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In 1000 hanno evaso 2,3 miliardi di Euro. Dico 2 MILIARDI DI EURO! Ma per quel gran genio di Salvini, il nostro problema sono i negri che vendono accendini sulla spiaggia!

 

Fisco, scoperti 1000 grandi evasori: sottratti 2,3 miliardi allo Stato. Irregolare il 40 per cento degli appalti

I dati riguardano il periodo compreso tra il primo gennaio 2017 e il 31 maggio 2018. Scoperti anche 12.824 evasori totali che hanno evaso 5,8 miliardi di Iva e contestati quasi 23mila reati fiscali – il 67% dei quali riguardano emissione di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento di documenti contabile – 30.818 sono invece i lavoratori in nero impiegati da 6.361 datori di lavoro.

Mille grandi evasori che hanno sottratto al fisco 2,3 miliardi, più di due milioni a testa e appalti irregolari per 2,9 miliardi, danni all’erario per 5 miliardi. Sono i dati principali di 17 mesi di attività della Guardia di Finanza – dal 1 gennaio 2017 al 31 maggio 2018 – resi noti in occasione della festa del Corpo e rilanciati dall’agenzia Ansa.

1.000 GRANDI EVASORI – Due miliardi e 300 milioni, più di due milioni a testa: è quanto hanno sottratto al fisco i mille grandi evasori, soggetti che si avvalgono di una rete di connivenze e della consulenza di studi tributari, non certo piccoli commercianti, artigiani o imprenditori. Più della metà di questi soldi – 1,3 miliardi – sono però già stati confiscati e acquisiti in via definitiva al patrimonio dello Stato. Scoperti anche 12.824 evasori totali che hanno evaso 5,8 miliardi di Iva e contestati quasi 23mila reati fiscali – il 67% dei quali riguardano emissione di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento di documenti contabile – 30.818 sono invece i lavoratori in nero impiegati da 6.361 datori di lavoro.

APPALTI IRREGOLARI PER 2,9 MILIARDI, 40% GARE –Nel settore appalti la Guardia di finanza ha scoperto irregolarità sull’aggiudicazione del 40% delle gare esaminate. Oltre 6mila i denunciati per reati in quest’ambito e delitti contro la Pubblica amministrazione, 644 dei quali arrestati; 600 milioni di euro sequestrati. Su un totale di gare sottoposte a controllo per 7,3 miliardi, il valore degli appalti in cui sono state riscontrate irregolarità è di 2,9 miliardi.

DANNI ERARIO PER 5 MILIARDI – Sono 8.400 le persone responsabili di un danno erariale individuate, per un ammontare di 5 miliardi. Il dato si focalizza su un insieme di inefficienze e sprechi di risorse di cui si rendono colpevoli persone che operano nel settore pubblico procurando danni all’erario.

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Salvini: multe fino a 7mila euro in spiaggia a chi compra dagli ambulanti

Dopo i migranti, i vaccini e le scorte agli scrittori minacciati dalla camorra, Matteo Salvini mette nel mirino i venditori ambulanti e annuncia una direttiva che prevede multe per chi acquista in spiaggia occhiali da sole, abiti e borse false. Tra le regole del provvedimento ministeriale “Spiagge sicure” – che secondo quanto riportato da La Stampa sarà pronto a fine giugno, in tempo per l’avvio dell’alta stagione balneare – ci sono anche quelle sui tatuaggi e i massaggi: vietati in spiaggia, multe per chi paga per ottenerli.

La direttiva Salvini punta non solo a presidiare i litorali dall’assalto dei venditori ambulanti abusivi, ma anche a monitorare chi affitta loro alloggi e magazzini per la merce.

Il provvedimento del Viminale sarà inviato a tutte le prefetture e prevede il rafforzamento della collaborazione tra forze dell’ordine e la polizia municipale delle zone balneari. Per attuare i controlli sulle spiagge senza pesare sui sindaci, il ministro Salvini pensa di ricorrere ai fondi europei della legalità.

Secondo l’articolo del quotidiano torinese, però, questa sarebbe «una possibilità per la verità tutta da verificare visto che nessun paese Ue attinge a quei fondi per pagare gli straordinari alle forze dell’ordine».

Quello dei venditori ambulanti sulle spiagge è un fenomeno estivo che si ripete ogni anno: secondo Confesercenti il giro d’affari nell’abusivismo dei settori del commercio e del turismo vale 22 miliardi di euro.

Le sanzioni per chi acquista prodotti falsi sono state previste dalla legge 23 luglio 2009 , n. 99, che ha introdotto multe «da 100 euro fino a 7.000 euro l’acquirente finale che acquista a qualsiasi titolo cose che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti ed in materia di proprietà industriale».

E chi vende? Per lui la multa è ancora più alta: per l’esercizio del commercio sulle aree pubbliche senza l’autorizzazione e fuori dal territorio previsto dalla autorizzazione stessa, il Dlgs n. 114/1998 ha introdotto una sanzione che va da 2.582 a 15.493 euro, più la confisca delle attrezzature e della merce.

 

fonte: Il Sole 24 Ore

Francia e Italia litigano sui migranti, ma di nascosto ne approfittano per negoziare sugli armamenti

 

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Francia e Italia litigano sui migranti, ma di nascosto ne approfittano per negoziare sugli armamenti

 

Francia e Italia litigano sui migranti e negoziano sugli armamenti

L’emergenza migranti e il caso della nave Aquarius respinta dall’Italia sono un’occasione per l’Europa per stanziare più fondi e per rilanciare l’industria degli armamenti

Di Roberto Ferrigno

L’episodio della nave Aquarius non poteva provocare una vera crisi tra Italia e Francia. Troppi, e troppo importanti, i temi del tavolo negoziale tra Roma e Parigi. Il vertice Macron-Conte dei giorni scorsi ha, infatti, restituito l’immagine di due governi allineati sull’argomento più mediatico ed utile alle necessità di politica interna di entrambi i leader: elaborare una nuova strategia UE di gestione dei migranti.

Non a caso, in coincidenza col vertice franco-italiano, la Commissione ha rilanciato la proposta di stanziare, per il periodo 2021-2027, 4,8 miliardi di euro per la sicurezza interna e 34,9 miliardi per la sicurezza dei confini esterni e la gestione dei migranti: il triplo dei fondi disponibili nel precedente settennato.

Inoltre, Frontex, l’Agenzia Europea per la Guardia Costiera e di Frontiera, dovrebbe ricevere 12 miliardi per arrivare a costituire, tra l’altro, una forza di 10mila uomini da dislocare lungo i confini marittimi e terrestri dell’UE. Rimane da vedere se questo aumento spettacolare dei fondi proposto per il prossimo budget UE servirà a sbloccare la paralisi sulla questione migranti che sta minando anche gli equilibri politici interni della Germania.

Un assist per l’industria bellica

La scelta italiana di respingere la nave Aquarius ha reso evidente quanto ipocrisia, sotterfugi e passività abbiano minato la solidità e credibilità dell’UE. Ma la risposta sarà un giro di vite securitario e repressivo a cui si accompagna il rilancio dell’industria degli armamenti. Infatti, insieme al pacchetto su sicurezza e migranti, la Commissione ha ufficializzato il lancio dello European Defense Fund (EDF), con un finanziamento di 13 miliardi – che arriverebbe a 40 miliardi con le contribuzioni nazionali – teso a favorire lo sviluppo di tecnologie e sistemi di punta nel campo della difesa, quali droni e strumenti di cyberwarfare.

Il fondo finanzierà esclusivamente “progetti collaborativi” presentati da almeno tre Stati membri. La Commissione ha anche lanciato l’iniziativa “European Peace Facility” con l’obbiettivo di organizzare e coordinare missioni militari all’estero e, soprattutto, di costituire il punto di vendita a Paesi extra-UE per i sistemi di armamento e tecnologie militari sviluppati dall’EDF.

Ue: nuovo polo di vendita armamenti

La Commissione punta a fare dell’UE un polo di sviluppo e vendita di armamenti che, pur coordinato con la NATO, sia in grado di rivaleggiare con USA, Russia e Cina. Francia, Germania e Italia sono già a ridosso dei tre maggiori produttori mondiali degli armamenti. L’EDF rappresenta, dunque, un’ottima opportunità per Parigi e Roma di porsi come leader europei.

Con l’attenzione dei media rivolta al caso Aquarius, le delicate trattative per un apparentamento dell’industria degli armamenti franco-italiana nell’ambito della svolta securitario-militare dell’UE, possono procedere indisturbate.

Una tappa importante è rappresentata dalla partnership franco-italiana nel campo delle costruzioni navali. Fincantieri, dopo un lungo e tortuoso negoziato, si è già assicurata la proprietà del 50% dei cantieri STX di Saint-Nazaire, specializzati nella costruzione di grandi unità militari. Le parti ora stanno discutendo un’accresciuta integrazione delle capacità militari marittime che si dovrebbe realizzare attraverso un percorso di partecipazioni incrociate tra Fincantieri ed un’altra azienda, Naval Group, il cui 62,9% è detenuto dallo Stato, che dovrebbero aumentare in base all’elaborazione di programmi comuni.

La collaborazione tra questi due gruppi si è recentemente concretizzata in un ricco contratto comune per la marina militare del Canada, la quale per 47 miliardi comprerà fino a 15 fregate, le cui dotazioni di sistemi elettronici verranno fornite dal tandem Thales-Leonardo. Thales è proprietaria del 35% di Naval Group ed ha la quota maggioritaria nel gruppo Thales Alenia Space, con Leonardo in possesso del 33%.

La progressiva integrazione di Fincantieri, di cui lo Stato italiano possiede il 71,64%, con il settore navale francese potrebbe preludere ad un ulteriore “avvicinamento” tra Leonardo e Thales, due tra le maggiori aziende europee di armamenti e sistemi di difesa.

Il mercato degli armamenti dell’UE vale, per ora, circa 100 miliardi. Ma quello mondiale supera il 1.700 miliardi.

Il negoziato franco-italiano sulla creazione di un possibile polo tricolore degli armamenti, gestito direttamente dai massimi vertici governativi, prosegue dunque in grande discrezione, con la prospettiva di poter arrivare a qualche annuncio importante entro il 2018.

In una situazione dove l’enfasi della difesa degli interessi e delle frontiere nazionali domina il dibattito politico in seno all’UE, sembra proprio che le migliori prospettive di integrazione e solidarietà europea siano quelle dell’industria degli armamenti.

fonte: https://valori.it/francia-e-italia-litigano-sui-migranti-e-negoziano-sugli-armamenti/

 

 

Ecco come vengono torturati i migranti in Libia: i referti shock sulla “pacchia” di questi poveri cristi – E TU che ti volti dall’altra parte, SEI COMPLICE!

 

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Ecco come vengono torturati i migranti in Libia: i referti shock sulla “pacchia” di questi poveri cristi – E TU che ti volti dall’altra parte, SEI COMPLICE!

 

Ecco come vengono torturati i migranti in Libia: i referti shock della “pacchia”

Profughi in catene, ustionati e denutriti, aggrediti con acido, picchiati con martelli e tubi. Siamo in grado di farvi leggere i documenti medici sulle ferite delle persone che fuggono dall’Africa e la prova delle violenze nei luoghi di detenzione

DI FABRIZIO GATTI
Da medici hanno semplicemente fatto il loro lavoro. Ma oggi, davanti al sonno della ragione verso cui si sta incamminando ancora una volta l’Europa, i loro referti sono la testimonianza più forte: la prova della tortura sistematica degli stranieri in Libia. Queste anamnesi e queste diagnosi sono state compilate dai dottori italiani a bordo delle navi delle Ong, le organizzazioni non governative che hanno colmato l’assenza degli Stati nel Mediterraneo.

Nei dodici mesi del 2017, giorno dopo giorno durante la navigazione verso i porti indicati dalla centrale operativa di Roma della Guardia costiera, hanno visitato circa diecimila persone soccorse al largo. Da gennaio a dicembre: praticamente dall’intesa con Tripoli dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, fino alla vigilia dell’ascesa del suo successore Matteo Salvini. Due governi, una linea di continuità: vista dalla parte delle vittime, c’è poca differenza tra il patto del Viminale con i trafficanti, che in cambio di denaro hanno ridotto le partenze dei gommoni, e il respingimento collettivo dei profughi in acque internazionali, come è avvenuto con la nave Aquarius.

I governi europei, a cominciare da quello italiano prima guidato da Paolo Gentiloni e oggi da Giuseppe Conte, non si sono mai posti troppe domande su cosa accada a uomini, donne e bambini rimasti bloccati al di là del mare. Ora esistono risposte cliniche che confermano le violenze. Aggressioni con catene, tubi di gomma, ferri roventi, scariche elettriche, acido sulla pelle sono la quotidianità. Spesso per estorcere altro denaro o solo per imporre la legge del più forte nei campi di detenzione. È tutto scritto nella carne dei richiedenti asilo visitati.

Sono cittadini di Nigeria, Palestina, Eritrea, Mali, Togo, Ghana, Senegal, Guinea Conakry, Marocco, Sierra Leone. In quattro casi le vittime hanno dichiarato di essere state torturate già nelle loro città di provenienza in Senegal, Nigeria e Palestina. I medici, che chiedono l’anonimato perché dalle loro diagnosi nessuno possa risalire ai pazienti, hanno tradotto nel linguaggio scientifico quello che vedevano: cicatrici, ustioni, esiti di fratture.

«I nostri referti», racconta un chirurgo, «sono la minima punta dell’iceberg per svariate ragioni: a volte, per i tempi stretti della navigazione o per le condizioni a bordo non sufficienti a garantire la privacy. Riuscivamo a visitare il trenta per cento delle persone. I certificati di vittime di tortura li abbiamo compilati soltanto per coloro che hanno avuto la forza e l’urgenza di raccontare il perché di certe ferite fin dalle prime ore dopo il soccorso».

I certificati, conformi al protocollo di Istanbul per l’accertamento delle torture, sono stati poi consegnati agli interessati perché possano così documentare la loro domanda di protezione umanitaria. E, se richiesti allo sbarco, sono stati depositati agli Uffici di sanità marittima del ministero della Salute. Il governo italiano è quindi informato. Ecco alcuni dei casi, così come sono stati descritti dai medici nei loro referti.

Ragazzo, 18 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa due mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, martello, attrezzi per saldatura), in cui ha riportato lesioni contusive e ustioni. All’esame obiettivo il paziente si presenta lucido e coerente nel suo racconto. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Torace: a livello pettorale e dorsale diverse cicatrici compatibili con esiti di ustione. Arti: ad entrambi gli arti superiori e inferiori diverse lesioni cicatriziali, alcune ad evoluzione cheloidea (crescita anormale di tessuto, ndr), compatibili con esiti di ustione.

Ragazzo, 21 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante il viaggio in Libia. Riferisce in particolare di essere stato colpito con scariche elettriche multiple a livello del torace, circa tre settimane fa. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Torace: a livello emitoracico destro si rileva cicatrice cutanea compatibile con ferita da elettrocuzione (scarica elettrica nel corpo umano, ndr).

Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi durante la prigionia in Libia circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato torturato con pratica di contusioni multiple e ripetute sulle piante dei piedi con tubo di gomma. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti inferiori: deficit funzionale di entrambi i piedi associato a sindrome dolorosa cronica e deficit contrattile, postumo di lesioni contusive a carico della pianta di entrambi i piedi, compatibili con il racconto del paziente (pratica della falanga). Si indica valutazione ortopedica ed eventuale studio elettromiografico per inquadramento diagnostico del deficit degli arti inferiori e approccio terapeutico mirato. Necessita altresì di supporto nutrizionale per severo stadio carenziale da malnutrizione cronica.

Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa dodici mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, ferro), in cui ha riportato lesioni contusive agli arti e al dorso. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: ad entrambi gli arti superiori (in particolare braccio e gomito sinistri) diverse lesioni cicatriziali, lineari, compatibili con esiti di contusione; inoltre tumefazione dorsale senza segni di sicure fratture della mano sinistra da recente lesione contusiva (due giorni fa), compatibile con il racconto del paziente; deficit funzionale dell’arto inferiore sinistro per dolore riferito subcronico postumo a lesioni contusive a carico del dorso e dell’arto stesso.

Ragazza, 23 anni. La paziente riferisce di essere stata vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa tre settimane fa. Riferisce di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma), in cui ha riportato lesioni contusive al volto e agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: cicatrice ipertrofica frontale, compatibile con lesione da punta. Arti: a livello del braccio sinistro, cicatrice lineare compatibile con lesione da lama; al braccio destro lesioni lineari cicatriziali-ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma.

Ragazzo, 24 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese dalla fine del 2014, ragione per cui ha affrontato il viaggio in Libia e in mare. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a sospensione per incatenamento degli arti inferiori e a pratica ripetuta di contusione dei piedi (falanga). Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti inferiori: a livello sovramalleolare di entrambi i piedi si riscontrano esiti cicatriziali di lesioni ulcerative. Riferisce dolore cronico a carattere neuropatico a livello plantare di entrambi i piedi, compatibile con lesioni croniche indotte da pratiche riferite dal racconto del paziente.

Ragazzo, 25 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello dell’orecchio sinistro e di aver riportato ustioni da contatto con ferro incandescente a livello della caviglia destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Orecchio sinistro: a livello del margine superiore del padiglione auricolare sinistro si apprezza cicatrice compatibile con ferita da taglio. Arto inferiore destro: a livello di caviglia destra, apprezzabile cicatrice circolare compatibile con pregressa ustione da oggetto incandescente.

Ragazzo, 27 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di torture/maltrattamenti, occorsi in Libia negli ultimi due mesi, in seguito ai quali ha riportato contusioni multiple e in particolare al ginocchio sinistro; ferita d’arma da fuoco al polso sinistro e perdita ungueale da estrazione cruenta al terzo dito della mano destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: all’arto superiore sinistro presenza di cicatrice lineare al polso compatibile con esito di ferita da arma da fuoco; al terzo dito della mano destra, assenza di unghia compatibile con quanto riferito dal paziente; ginocchio sinistro normoatteggiato, tumefatto al comparto mediale e dolente alla flessione e al carico, compatibile con esiti di trauma contusivo.

Ragazzo, 29 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi nel proprio paese d’origine circa un mese fa, ragione per cui ha affrontato il viaggio. Riferisce in particolare di aver riportato ustioni a livello di entrambi i piedi da contatto con liquido bollente. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Piedi: a livello dorsale di entrambi i piedi si confermano esiti di lesioni compatibili con ustioni, in attuale evoluzione di guarigione. Arto inferiore destro: ginocchio destro tumefatto e dolente, non deformità articolari, carico mantenuto; verosimile contusione compatibile con trauma distorsivo da caduta (riferito da altezza del muro di cinta).

Uomo, 30 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa dieci anni fa, motivo per cui è partito. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello del viso e dell’arto superiore destro, inoltre riferisce percosse con corpo contundente a livello della volta cranica. Viene riferito inoltre trauma da caduta da altezza circa un anno fa durante imprigionamento in centro libico in cui ha riportato trauma agli arti inferiori. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: a livello della volta cranica parietale sinistra, cicatrice compatibile con ferita da corpo contundente; a livello del mento inoltre cicatrice lineare compatibile con ferita da lama. Arti inferiori: caviglia sinistra dolente al carico (riferito dolore cronico conseguente alla caduta); gamba destra in asse, dolente dopo deambulazione prolungata. Sintomi compatibili con esiti di fratture misconosciute conseguenti al trauma riferito dal paziente. Regione lombare: dolore cronico riferito conseguente alla caduta da altezza, compatibile con lesione vertebrale misconosciuta.

Uomo, 32 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in almeno due episodi, uno nel novembre 2016 e uno circa tre settimane fa. Riferisce diversi episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma, sospensione, falanga, strozzamento con corda) in cui ha riportato lesioni contusive agli arti, al dorso e al collo. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: dolore alla pressione in regione periauricolare in sede di contusione. Collo: dolore sottomandibolare e anteriore dove si apprezzano esiti ecchimotici in evoluzione lineare; ipofonia marcata e dolore alla deglutizione concomitanti, compatibili con le lesioni subite. Dorso: multiple lesioni lineari ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma. Arti: a livello di spalla sinistra cicatrice lineare compatibile con lesione da tubo di gomma; terzo dito mano destra: escara (necrosi del tessuto, ndr) ungueale e deficit funzionale tendineo compatibile con lesione secondaria a percosse riferite; braccio destro: esito cicatriziale cheloide compatibile con lesione da punta. Ginocchio sinistro: al cavo popliteo, esiti cicatriziali da ferita lacera compatibile con lesione da punta. Piedi: multiple lesioni ecchimotiche a entrambi i piedi, dolore cronico al carico del piede sinistro.

Uomo, 33 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa due mesi fa. Riferisce in particolare aggressione con acido in cui ha riportato ustioni chimiche agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: a livello del gomito sinistro, estesa area cicatriziale ad evoluzione retraente-cheloidea; a livello della gamba sinistra cicatrice lineare compatibile con quanto riferito dal paziente.

Uomo, 35 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa una settimana prima del viaggio in mare, in seguito ai quali ha riportato ferite multiple da contusione, elettrocuzione, incatenamento, contatto con sostante corrosive. Nel corso dell’esame fisico si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: dolore emicranico sinistro esacerbato dalla digitopressione compatibile con trauma contusivo riferito (percosse); cicatrice frontale destra compatibile con lesione ulcerativa da contatto con sostanza corrosiva; cicatrice labbro superiore esito di ferita lacero-contusa compatibile con percosse riferite. Collo: a livello cervicale, lesione ulcerata infetta compatibile con lesione da contatto con sostanza corrosiva. Torace: a livello dorsale destro, esiti ecchimotici lineari compatibili con percosse. Arti: a livello di avambraccio sinistro, multiple lesioni ulcerative compatibili con contatto con sostanza corrosiva; piede destro: a livello perimalleolare mediale, ferite ulcerate infette compatibili con contatto con sostanza corrosiva; a livello di entrambi i piedi, esiti ecchimotici da sfregamento (catene). Riferita immersione in acqua ed elettrocuzione.

Uomo, 37 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante la detenzione in Libia. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a diverse pratiche di violenza tra cui sospensione per stiramento degli arti superiori, lesioni multiple e ripetute da taglienti, contusione da punta agli arti e al volto e a livello dorso-lombare, bruciature da sigarette. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Volto e collo: cicatrici lineari multiple compatibili con lesioni da tagliente; lesioni contusive orali con perdita di alcuni elementi dentari. Torace: a livello dell’emitorace anteriore sinistro, cicatrici da ustione compatibili con lesioni da bruciatura di sigaretta. Addome: lesione lineare circonferenziale, compatibile con lesione da tagliente. Arti superiori: multiple lesioni lineari al braccio e avambraccio destro compatibili con lesioni da arma da taglio. Arti inferiori: a livello delle cosce, cicatrici compatibili con lesione da tagliente; a livello della gamba sinistra, in regione pretibiale, cicatrice compatibile con ferita lacero-contusa da punta, come riferito dal paziente.

Stupro e malnutrizione. I casi di stupro sono stati trattati una volta a terra: «Pressoché la totalità delle donne africane, anche se sposate o madri», raccontano i medici. Alle torture si aggiunge la “malnutrizione severa critica in adolescenti e adulti”: «Rappresenta un indice di mancato accesso al cibo ed è necessario il ricovero urgente», spiega un’operatrice della missione umanitaria: «Ricordo sette somali adulti con grave disabilità associata: anchilosi degli arti inferiori da postura fetale obbligata, prolungata per mesi, per lo spazio limitatissimo nella prigione libica. In altre parole, non era più loro possibile distendere le gambe. Ce ne siamo accorti quando li abbiamo visti strisciare sui gomiti con gli arti inferiori fissi in quella posizione. Per il resto del viaggio sono stati portati in braccio dall’equipaggio. Allo sbarco in Italia ci aspettava il medico dell’Ufficio sanità marittima. Quel giorno l’ho visto piangere».

fonte: http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/2018/06/27/news/ecco-come-vengono-torturati-i-migranti-in-libia-i-referti-shock-della-pacchia-1.324217?ref=HEF_RULLO

Quando Rodotà cercava di spiegarci: “la solidarietà è un’utopia necessaria”

 

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Quando Rodotà cercava di spiegarci: “la solidarietà è un’utopia necessaria”

 

Quando Rodotà spiegava: la solidarietà è un’utopia necessaria

In una intervista in occasione dell’uscita del suo libro il professore spiegava: nella solidarietà ci sono i fondamenti dell’ordine giuridico.

Il 5 dicembre del 2014 Stefano Rodotà rilasciò un’intervista a Roberto Ciccarelli de Il Manifesto affrontando un argomento al quale il professore aveva sempre  sfrozato di messere in cime ai suoi ragionamenti

La solidarietà è un’utopia necessaria. Stefano Rodotà aveva scritto un libro (Laterza, pp. 141, 14 euro) con la storia di Sandra, l’operaia interpretata da Marion Cotillard nel film Due giorni e una notte dei fratelli Dardenne. «Nel film c’è la scomparsa della solidarià tra persone che lavorano nella stessa fabbrica e l’impossibilità di riaffermarla – racconta Rodotà – Sandra dice di non volere “fare la mendicante” quando chiede ai suoi compagni di lavoro di rinunciare al bonus di mille euro per impedire il suo licenziamento. C’è un referendum che ha un esito negativo. Sandra però riacquista la sua dignità perché respinge la proposta di essere riassunta a tempo pieno al posto di un giovane collega africano precario con un contratto a termine. La solidarietà verso questo giovane, che ha votato per lei pur sapendo che l’avrebbe danneggiato, restituisce la dignità dell’essere. Sandra scopre che attraverso la lotta può riaffermare la solidarietà. Nel film c’è un compendio di quello che stiamo vivendo».

Perché si torna a parlare di solidarietà?

La crisi economica ha fatto crescere le diseguaglianze e ha diffuso le povertà. Affidarsi alle forze del mercato è un’opzione debole ben al di sotto della necessità di trovare nuovi principi di riferimento. La solidarietà riemerge nei modi più diversi e supera le distanze esistenti. Ad esempio nel discorso sulle pensioni quando si pone il problema della solidarietà tra le generazioni. Nella salute dove non è possibile limitarsi all’oggi per garantire le condizioni minime di vita. Non è un processo facile. Nelle situazioni di difficoltà le distanze possono crescere insieme all’impossibilità di essere solidali.

Si può essere solidali nelle periferie di Roma o Milano tra crisi, sentimenti xenofobi e sgomberi delle case occupate?

A me sembra che questi conflitti siano indotti anche da chi vuole sfruttare le tensioni esistenti. Ma c’è un’altra ragione: finché le persone erano in condizione di pagare una casa non ritenevano intollerabile il fatto che ci fosse qualcuno in difficoltà che occupava un alloggio o non pagava l’affitto di una casa popolare. Con la crisi ci si è ritrovati in una situazione conflittuale. Pagare un affitto è intollerabile, mentre altri non lo pagano. Le condizioni materiali della solidarietà sembrano distrutte, mentre registriamo un rovesciamento del principio: si costruiscono solidarietà di prossimità o vicinanza e si diventa solidali con chi rifiuta la solidarietà agli altri, ai più lontani, agli stranieri o ai rom.

Qual è la sua definizione di solidarietà?

Mi sembra che il commento di Luigi Zoja sulla parabola del buon samaritano sia calzante. Qui Cristo mostra il contenuto rivoluzionario del suo messaggio: bisogna amare lo straniero, non il prossimo. Amare lo straniero è il punto chiave della solidarietà. La solidarietà per vicinanza, per appartenenza, sono facili. La solidarietà dev’essere praticata in tempi difficili che spingono anche a rotture. Se viene abbandonata, vengono meno le condizioni minime della democrazia, cioè il riconoscimento reciproco e la pace sociale. Con Jürgen Habermas dico che la solidarietà è un principio che può eliminare l’odio tra gli stati ricchi e quelli poveri. La solidarietà serve infatti a individuare i fondamenti di un ordine giuridico mancando il quale tutte le nostre difficoltà si esasperano sul terreno personale e su quello sociale. La solidarietà è, infine, una pratica che mette al centro i diritti sociali. Questo è un altro punto del libro: i diritti sociali non possono essere separati dagli altri.

Qual è stato il contributo del movimento operaio alla storia della solidarietà?

L’Internazionale ha mostrato che la solidarietà non è un sentimento generico di compassione nei confronti dell’altro, né un elemento storicamente indeterminato. La solidarietà dei moderni è una costruzione che ha avuto sempre bisogno di un soggetto storico. Quello per eccellenza è stato il movimento operaio. C’è un canto rivoluzionario che dice: «Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, per amor dei nostri figli, in lega ci mettiamo». Qui c’è la consapevolezza orgogliosa della dignità delle donne che diventa principio di azione collettiva. Su questi principi gli esclusi si sono autorganizzati, le loro leghe hanno permesso ai socialisti e ai cristiani di trovare punti di convergenza non compromissoria. Nell’Internazionale si voleva costruire un’umanità che non era la somma di persone, ma la congiunzione di una serie di soggetti che agiscono collettivamente in vista di un interesse comune. Questo ha portato al riconoscimento dell’esistenza libera e dignitosa di cui parla la nostra Costituzione.

Lo Stato sociale ha modificato questa idea del movimento operaio. La sua crisi permetterà alla solidarietà di sopravvivere?

Ragionare sulla solidarietà come principio significa riconoscerne la storicità. La solidarietà c’era prima dello stato sociale e ci sarà anche dopo. Per questo oggi si può dire che è il principio di riferimento per la ricostruzione del tessuto politico istituzionale e sociale. La solidarietà va ripensata oltre lo stato sociale. Per questo è essenziale fondare un nuovo spazio costituzionale europeo ispirato a questo principio.

In che modo si può costruire uno spazio simile?

Il riferimento è alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la Carta di Nizza alla cui scrittura ho partecipato. Quella carta nacque nel 1999, in una temperie politica e culturale diversa da quella attuale. Allora si voleva andare oltre lo stato sociale nazionale e si fece una diagnosi più radicale di quella che generalmente si fa oggi sull’Europa. L’Unione europea non ha solo un deficit di democrazia, ma un deficit di legittimità. Questo deficit può essere recuperato attraverso i diritti fondamentali, ispirati alla dignità e alla solidarietà, e non al mercato. Ricordo che i laburisti di Tony Blair fecero molta resistenza e si opposero persino al diritto di sciopero. A tanto era arrivata la loro rottura con la tradizione operaia. So bene che sulla Carta di Nizza ci sono state polemiche. Oggi dovrebbe però far pensare il fatto che è stata messa da parte quando all’Europa è stata imposta un’altra costituzione basata sulle politiche dell’austerità.

Esiste un soggetto capace di riportare la solidarietà al centro dell’attenzione?

Siamo legati ad una modernità che ha riconosciuto il creatore di diritti in un soggetto sociale: la borghesia fece nascere i diritti civili, gli operai quelli sociali. Poi c’è stata una scomposizione dei soggetti, si è parlato di una classe precaria, di quella degli hacker. Ci sono altre definizioni che dimostrano l’esistenza di condizioni umane che superano il fatto personale e sono fatti politici. Ma da sole non bastano. Per questo la solidarietà è importante. Questa è la dimensione utopica: è la condizione che ci permette di non rassegnarci alla frammentazione sociale e ai meccanismi di esclusione.

Il reddito universale può essere considerato uno strumento per affermare la solidarietà a livello europeo?

Ne sono convinto. Molti sostengono che entra in contraddizione con l’articolo 1 della nostra costituzione. C’è un’altra obiezione: il riconoscimento del reddito affievolisce la lotta per il lavoro. In queste prospettive vedo un errore. Si considera che la disoccupazione sia sempre una fase transitoria e la piena occupazione resta un obiettivo a portata di mano. Ma questi discorsi oggi sono lontanissimi. Del reddito universale è possibile fornire varie gradazioni: da quello minimo a quello di base. Tutte possono essere usata per liberare i singoli dal ricatto del lavoro precario o non pagato; a condurre un’esistenza libera e dignitosa; a eliminare la competizione tra i poveri. Montesquieu diceva che abbiamo bisogno di istituzioni, non di promesse né di carità. Il reddito universale dimostra che la solidarietà è un’utopia profondamente piantata nella realtà.

tratto da: https://www.globalist.it/politics/2017/06/23/quando-rodota-spiegava-la-solidarieta-e-un-utopia-necessaria-2000958.html

La faccia di bronzo di Macron: “La Francia non deve prendere lezioni da nessuno” – “cooperazione significa responsabilità di ciascuno a partecipare e a condividere il carico”. Ma al fondo Ue per l’Africa la Francia versa 9 milioni, noi 102…!

 

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La faccia di bronzo di Macron:  “La Francia non deve prendere lezioni da nessuno” – “cooperazione significa responsabilità di ciascuno a partecipare e a condividere il carico”. Ma al fondo Ue per l’Africa la Francia versa 9 milioni, noi 102…!

 

La solidarietà di Macron: al fondo Ue per l’Africa versa 9 milioni (noi 102)

Lezione di umanità: «Non scordiamo chi siamo» Ma dalla Francia contributo minimo all’Unione

«La Francia non deve prendere lezioni da nessuno». Il presidente francese ieri è salito di nuovo in cattedra, spiegando che «cooperazione significa responsabilità di ciascuno a partecipare e a condividere il carico».

Le cose sono due: o Macron non conosce i numeri oppure sta ciurlando nel manico a spese non solo dell’Italia, ma di tutta Europa. Perché, come sottolineava sei mesi fa il sito Open Migration la Francia ha scelto di versare solo la cifra minima per finanziare i programmi legati al controllo delle frontiere e alla gestione delle migrazioni. All’opposto di Italia e Germania, primo e secondo contribuente.

Si tratta del cosiddetto Trust Fund per l’Africa presentato al vertice sulle migrazioni della Valletta nel novembre 2015 dai capi di Stato e di governo dell’Ue con i principali Paesi africani coinvolti nei flussi. Nato per contrastare «le cause profonde dell’immigrazione irregolare e dello sfollamento di persone in Africa, promuovendo opportunità economiche e rafforzando la sicurezza», il Fondo è diventato in due anni e mezzo uno strumento chiave, almeno potenzialmente, della politica europea in Africa. I 24 Paesi africani beneficiari sono: 13 nel Sahel (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria e Senegal), 9 nel Corno d’Africa (Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania e Uganda), e 5 in Nordafrica (Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia).

L’Italia, con 102 milioni di euro, è il primo contribuente a livello europeo, ricorda Open Migration, seguita da Germania (54 milioni) e Olanda (26 milioni). Slovenia, Bulgaria, Lettonia e Lituania avrebbero versato poco più di 50 mila euro, mentre «la maggior parte dei governi, come quello francese, ha scelto di corrispondere 3 milioni di euro, la cifra minima per sedere nel Trust Fund Board che definisce le linee generali per l’assegnazione dei contributi» Idem Spagna e Svezia.

«Dobbiamo proteggere le frontiere lavorando sulla procedura di asilo e fare accordi per rendere più efficace il sistema», ripete Macron. Ma a due anni e mezzo dal lancio del Fondo fiduciario per l’Africa, c’è chi ha fatto la sua parte e chi invece fa finta che questo strumento quasi non esista. Al presidente francese farebbe bene esserne informato. Almeno al pari dei sondaggi che lo vedono in piena crisi di popolarità in Francia, costringendo l’Eliseo ad alzare i toni contro l’Italia giallo-verde per recuperare consensi in patria.

Nella rilevazione mensile Ifop-JDD, Macron è sceso di un ulteriore punto: dal 41% dei «soddisfatti» di maggio al 40% di giugno, toccando il suo minimo storico. Anche il premier Edouard Philippe (che nei giorni scorsi ha dato manforte alle dichiarazioni di Macron contro l’Italia) è calato dal 45% al 42%. Entrambi perdono le simpatie della sinistra che aveva sostenuto il movimento En Marche!.

L’ultimo comunicato europeo del 29 maggio spiega invece che la cifra investita dal Trust Fund per il Nordafrica è salita a 335 milioni. Ma non per merito della Francia. Oltre il 95% delle risorse provengono infatti dal Fondo Europeo per lo sviluppo (80%) e da altre voci del bilancio comunitario, tra cui Cooperazione (Devco), politiche di vicinato (DG Near) e affari interni (DG Home). Ciò ha permesso l’evacuazione di 1.287 rifugiati dalla Libia in Niger e «l’aiuto a 22 mila migranti bloccati lungo le rotte a tornare nel proprio Paese, dove riceveranno un sostegno al reinserimento». Anziché dar lezioni, i francesi potrebbero far la loro parte.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/solidariet-macron-fondo-ue-lafrica-versa-9-milioni-noi-102-1544606.html

Macché migranti, ecco il vero piano di Macron: via l’Italia dalla Libia. Ed è sempre una questione di petrolio!

 

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Macché migranti, ecco il vero piano di Macron: via l’Italia dalla Libia. Ed è sempre una questione di petrolio!

Macché migranti: via l’Italia dalla Libia, il vero piano Macron

Altro che migranti. Dietro lo scontro Francia-Italia c’è il piano di Macron per mettere l’Italia fuori dalla Libia, a partire dal summit di Vienna di fine giugno. Lo sostiene un analista geopolitico come Giulio Sapelli, sul “Sussidiario”, all’indomani dello scontro fra Roma e Parigi sulla nave Aquarius carica di migranti, da cui l’aggettivo “vomitevole” utilizzato sal partito di Macron per definire la nuova politica italiana incarnata da Matteo Salvini. «La politica estera è un gioco di specchi», premette Sapelli: è fatta di miraggi, «dove ciò che appare non è ciò che è», tanto più «laddove lo spazio di potenza è stretto, ossia non si svolge tra cieli e terre immense, l’uno dall’altra lontano». Questo, sostiene Sapelli, «spiega la differenza tra la politica estera e la relazione di potenza tra gli Usa e la Russia, o tra gli Usa e la Cina: si solcano oceani, si parla attraverso cavi sottomarini e satelliti, senza vedersi l’un l’altro se non con le tecnologie». Tutto è diverso, invece, quando lo spazio della politica di potenza è stretto, ossia tra nazioni confinanti, tra mari condivisi, dove ci si può vedere e parlare a viva voce, o con un viaggio che dura una manciata di ore. Faccia a faccia, come sono Italia e Francia, «tutti i fondamenti della potenza si presentano insieme: dal potere politico al potere economico, in un intreccio fortissimo ma che spesso non appare così evidente».

A rompere l’equilibrio è bastata una nuova, drammatica vicenda migratoria, con il ministro degli interni italiano che ha tenuto il punto sulla necessità di far condividere gli arrivi dei migranti in una sorta di “misericordia transfrontaliera”. La Spagna, cheli ha improvvisamente accolti? Il nuovo governo di Madrid «vuole scrollarsi di dosso l’ipoteca tedesca che il partito popolare di Rajoy gli ha imposto e riallacciare un rapporto con gli Stati Uniti, indispensabile dopo la crisi catalana». Tanto è bastato, comunque, «perché il sistema di potereoggi dominante in Francia cominciasse il suo gioco di specchi». Un insulto gratuito da parte di un dirigente di “En Marche” ed ecco le pietre che rotolano, scrive Sapelli, con le richieste di scuse della nostra Farnesina e del muso duro di Macron, «che si rifà il trucco con una sceneggiata nazionalistica, per fronteggiare le critiche da sinistra del suo mentore Pisany, che guida un gruppone di economisti francesi preoccupati dello smantellamento dello stato sociale e della burocrazia weberiana che Macron ha sin da subito iniziato a evocare».

La politica migratoria è importantissima, ma attenti agli specchietti per le allodole, avverte Sapelli: «In quel lago atlantico che è il Mediterraneo, in cui tutto è maledettamente stretto, il problema vero oggi è quello della Libia, e del silenzio che avvolge i preparativi della conferenza viennese del 28-29 giugno, organizzata dalla Noc, ossia dalla compagnia di Stato libica, o di ciò che ne rimane». Attenzione: a rimettere insieme la società petrolifera della Libia sono stati in larga misura dagli italiani, cje però oggi sono estranei alla preparazione di quel congresso, «che oltre alla compagnia energetica austriaca vedrà la partecipazione, udite!udite!, della spagnola Repsol e di una delle più grandi compagnie mondiali di servizi gasiferi e petroliferi, ossia l’immensa Schumberger, certo public company quotata a New York, ma dalle profonde radici francesi, come francese è il suo fondatore». Capito? Una conferenza, quella di Vienna, «che scaturisce dall’incontro parigino tra Haftar e Serraj, chiusosi solo apparentemente con un nulla di fatto, ma in realtà con l’instaurazione di rapporti franco-russi-egiziani che dovrebbero essere decisivi, dopo le prossime elezioni libiche, per cacciare definitivamente gli italiani dalla Libia».

Il tutto – continua Sapelli – incardinato, di silenzio in silenzio, «nei lavori avvolti di mistero del cosiddetto Trattato del Quirinale, ossia del trattato italo-francese che il governo Gentiloni aveva cominciato a scrivere in una quanto mai sbilanciata architettura di potenza: da un lato un fuoriclasse come il ministro Le Maire, per la gloriosa Francia, e dall’altro lato due professionisti stimatissimi ma pur sempre privati cittadini, come l’avvocato Severino e il prof. onorevole Bassanini, in rappresentanza dell’Italia». Una sconcertante «asimmetria dei poteri, sottratta a ogni controllo o iniziativa parlamentare». Sapelli pensa a come si è scritto il più recente trattato franco-tedesco: trasparenza e procedure parlamentari concordate. Basta questo, «per capire che quello che sta avvenendo non è che la parte di un gioco di specchi su cui sarebbe opportuno gettare il fascio di luce dell’argomentazione pubblica: ecco un grande banco di prova per il nuovo governo del cambiamento».

via Libreidee

Tutta la verità sulla nave Aquarius e sul gioco sporco delle Ong e di chi lucra sulla pelle dei migranti.

 

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Tutta la verità sulla nave Aquarius e sul gioco sporco delle Ong e di chi lucra sulla pelle dei migranti.

 

 

Dopo una sosta strategica e non programmata a Catania per decidere sul da farsi, venerdì 8 giugno l’Aquarius di Sos Mediterranee fa rotta – annunciandolo sui social network come routine per informare forse gli interessati – verso le coste della Libia.

Nella notte tra sabato e domenica Sos Mediterranee, con personale medico di Medici Senza Frontiere nel team, imbarca 629 migranti, andando curiosamente proprio sul luogo dove sono presenti i “gommoni della morte” ancora non soccorsi dalle altre navi militari presenti.

Una breve osservazione: dalla nomina del nuovo governo di Giuseppe Conte, dalle coste libiche sono partiti quantitativi di gommoni di migranti come non succedeva dal 2017, ovvero prima dell’accordo Italia-Libia e dell’introduzione del Codice di condotta delle Ong di Minniti. Quest’ultimo ha voluto il ritiro di tre Ong (Moas, Save The Children e Medici Senza Frontiere) dalle missioni nel Mediterraneo. L’aumento delle partenze potrebbe essere stato determinato da due ragioni: sicuramente dalle carenze dei fondi, promessi dal governo Gentiloni ma inviati in quantità decisamente ridotte, per la Guardia costiera libica(mancanza di carburante e pezzi di ricambio delle motovedette), che hanno causato una limitata attività di pattugliamento delle acque di loro competenza, e forse da un tacito e purtroppo non provabile accordo tra i trafficanti e le Ong allo scopo di sfidare il nuovo esecutivo e il Viminale in primis.

Torniamo alla Aquarius: dopo aver imbarcato i 629 migranti in acque internazionali, domenica mattina la nave della Ong punta la prua verso nord senza aver precedentemente richiesto l’autorizzazione allo sbarco in Italia all’Mrcc di Roma (centro coordinamento soccorsi marittimi della Guardia costiera in capo al ministero dei Trasporti), dando per scontata la risposta affermativa. Nel pomeriggio arriva il comunicato del ministro Matteo Salvini: “I porti italiani sono chiusi per le Ong”, e chiede a Malta, per una volta, di farsi carico dei migranti a bordo della Aquarius. La risposta di Joseph Muscat, premier maltese, è quasi immediata: “Malta non ha nessun tipo di competenza e responsabilità sulla nave Aquarius”.

Nel frattempo, iniziano le pressioni sul nostro governo: la prima è Unhcr Italia (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha regalato all’Italia Laura Boldrini).

È tarda sera, quando l’Mrcc di Roma ordina alla Aquarius, ormai al largo di Malta, di fermarsi immediatamente e di aspettare istruzioni. La decisione è stata presa di concerto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e da quello dei Trasporti, Danilo Toninelli. Due motovedette della Guardia costiera italiana vengono inviate alla Aquarius con personale medico per offrire un primo soccorso, anche se a bordo non ci sono casi di emergenza.

Quasi contemporaneamente, il premier maltese Joseph Muscat pubblica un post su Twitter di condanna all’Italia: “Siamo preoccupati per le indicazioni delle autorità italiane date alla Aquarius in mare. Manifestamente vanno contro le regole internazionali, e rischiano di creare una situazione pericolosa per tutti coloro che sono coinvolti”.

Paradossale per chi come Malta, dalla comparsa delle Ong, si è completamente disinteressata delle vicende del flusso migratorio dalla Libia e dalla Tunisia, negando qualsiasi tipo di supporto umanitario. Non sembra infatti una coincidenza che la prima Ong che iniziò a traghettare i migranti in Italia nel 2014 fosse propria il Moas, Ong con sede a La Valletta e barca finanziata dall’organizzazione Avaaz fondata da George Soros[1].

L’Aquarius passa la domenica notte al largo delle acque territoriali maltesi, raggiunta dalle motovedette della nostra Guardia costiera con personale medico e generi di prima necessità. La battaglia tra i sostenitori del business dell’immigrazione irregolare, che imbracciano come armi i migranti a bordo dell’Aquarius, e il nuovo governo italiano ormai è scoppiata. Danilo Toninelli, ministro dei Trasporti, rispondendo alle accuse di chi sostiene che il governo “vuole far affogare i bambini” e al maltese Muscat, su Twitter dichiara: “È necessario, stavolta, che tutti comprendano che il diritto internazionale non può prevedere un’Italia abbandonata a se stessa. Noi salveremo sempre le vite umane, ma Malta è la spia di un’Europa che deve cambiare”.

Non poteva mancare il commento sui social network del Cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura: “Ero straniero e non mi avete accolto (Mt 25,43) #Aquarius”, che forse consapevolmente cita il passo del Vangelo che dà il nome alla campagna per favorire l’immigrazione lanciata dai Radicali di Emma Bonino[2], da diverse associazioni finanziate da George Soros e, ovviamente, dalla Fondazione Migrantes[3]della Cei (Conferenza Episcopale Italiana).

Arrivano le prime dichiarazioni dall’Europa: Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Europea per la Migrazione afferma che “la situazione della nave Aquarius è regolata dal diritto internazionale e non è competenza della Commissione interpretare la legge. Ma la situazione è tutto tranne che chiara. Secondo il diritto internazionale, la decisione sul luogo in cui una nave dovrebbe sbarcare spetta al Paese che coordina l’operazione di salvataggio, ma non precisa se deve essere nello stesso Paese“. Alle due di lunedì pomeriggio, Pedro Sanchez, neo primo ministro spagnolo, annuncia che il suo Paese autorizzerà lo sbarco a Valencia dei 629 migranti a bordo della Aquarius. Nel frattempo, il ministro Salvini propone a Sos Mediterranee di trasbordare su navi italiane le donne e i bambini che si trovano sulla Aquarius. La Ong sembra prendere tempo, non rispondendo né all’offerta di Madrid né a quella del Viminale. Medici Senza Frontiere, a bordo della Aquarius, alle 20 circa risponde tergiversando: “Conferma che le autorità italiane hanno offerto di evacuare le donne incinta e hanno chiesto informazioni sui minori a bordo. MSF ha risposto fornendo dettagli sui casi vulnerabili e sta comunicando con le autorità italiane per individuare la migliore soluzione per queste persone”. Al termine del vertice organizzato a palazzo Chigi, Matteo Salvini risponde alle domande dei cronisti e dichiara che ha organizzato una missione in Libia per consolidare l’accordo con le autorità di Tripoli entro la fine del mese, e che la chiusura dei porti italiani varrà per tutte le navi delle organizzazioni private. Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere continuano a tergiversare sulla pelle delle 629 persone a bordo e ad accampare una serie di improbabili giustificazioni riguardo alla proposta di Sanchez sullo sbarco a Valencia.

Situazione paradossale che potrebbe far pensare ad una sorta di premio che la Ong riceve da qualcuno interessato al business dell’accoglienza per traghettare i migranti in Italia.

Martedì mattina all’alba arriva la decisione congiunta dei ministri Salvini e Toninelli: l’Italia fornirà una scorta alla Aquarius (la nave Diciotti della Guardia costiera italiana e la nave Orione della Marina Militare) e il connesso trasferimento di una parte dei migranti. Le tre navi, concluse le operazioni preliminari, faranno poi rotta su Valencia. La scelta di imporre una scorta, se ci pensate bene, non è casuale. I migranti morti sono sempre stati materiale di propaganda per le Ong. Nonostante gli ordini ufficiali impartiti dall’Mrcc di Roma, Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere continuano a manifestare la propria ritrosia, insistendo sullo sbarco dei migranti in un porto vicino, ovviamente italiano.

Il governo italiano è inamovibile: la navi italiane, Diciotti e Orione, arrivano al largo di Malta e procedono al trasbordo di 524 migranti, lasciandone 105 sulla Aquarius. Alle 20 circa di martedì, le tre navi fanno rotta sul porto di Valencia.

Ma le polemiche a livello istituzionale non terminano con la partenza della Aquarius. Il portavoce del partito En Marche del presidente francese Emmanuel Macron, Gabriel Attal, definisce la posizione del Governo italiano sul caso Aquarius “vomitevole”. Questa uscita a dir poco infelice, fatta da chi ha blindato per anni i propri confini marittimi e terrestri, ha dunque spinto il premier Giuseppe Conte ad annullare la visita a Parigi e ha suscitato una dura replica via social network del ministro Toninelli. Forse Monsieur le Président Macron non era stato messo al corrente che in Italia era stato nominato un nuovo governo?

Una chiamata di Macron a Conte di giovedì mattina sembra aver fatto rientrare la crisi diplomatica. Con una nota dell’Eliseo, il presidente francese dichiara: “Mai fatto dichiarazioni con l’obiettivo di offendere il popolo italiano” e il premier italiano a distanza risponde: “Il caso è chiuso, ora bisogna cambiare il trattato di Dublino. La soluzione della questione immigrazione non può essere demandata solo all’Italia. Ne parleremo nell’incontro di domani”. Dopo Unhcr Italia, interviene nel dibattito anche Iom (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) tramite il suo portavoce italiano, Flavio Di Giacomo, che sentenzia in un tweet: “L’instancabile lavoro di salvataggio delle ONG in mare dovrebbe continuare senza ostacoli in conformità con la legge internazionale e marittima. E la nobile assistenza umanitaria che stanno fornendo non dovrebbe essere confusa con il contrabbando e la tratta” e che in Italia non esiste “nessuna invasione” di immigrati. Possiamo ipotizzare che il signor Di Giacomo non risieda in Italia, dove ricordiamo sono presenti 600mila immigrati clandestini (stima ottimistica).

Il caso Aquarius è emblematico e rappresenta una positiva svolta per il nostro Paese: dopo 7 anni di “maggiordomismo servizievole e masochistico” nei confronti dell’Europa, di altri Stati, di agenzie della Nazioni Unite e, perfino, di organizzazioni private, l’Italia ha finalmente alzato la testa. Questo è un primo passetto verso la riconquista della nostra sovranità.

Francesca Totolo

[1] Avaaz, l’Ong fondata da Soros che finanzia immigrazione e propaganda anti Assad (Parte 2): https://www.ilprimatonazionale.it/politica/avaaz-long-fondata-da-soros-che-finanzia-immigrazione-propaganda-anti-assad-parte-2-81589/

[2] Ero Straniero – L’umanità che fa bene: https://www.radicali.it/campagne/immigrazione/

[3] Così le associazioni cattoliche e la sinistra si spartiscono il business dell’immigrazione (prima parte): https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/cosi-le-associazioni-cattoliche-e-la-sinistra-si-spartiscono-il-business-dellimmigrazione-prima-parte-84581/

L’articolo Così l’Aquarius ha svelato il gioco sporco delle Ong proviene da Il Primato Nazionale.

Macron: “Vomitevole e immonda la linea del governo italiano sui migranti”… Tutta l’ironia e la rabbia del Web

 

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Macron: “Vomitevole e immonda la linea del governo italiano sui migranti”… Tutta l’ironia e la rabbia del Web

Macron credo sia la testimonianza vivente di come l’assenza di igiene intima possa portare gravi danni al cervello…

Macron prima bombarda la Siria, poi chiude le frontiere e alla fine vuole insegnare agli italiani la cultura dell’accoglienza. “Macrò fatte accattà a chi nun t’sap'” si dice dalle mie parti.

Ma voi ce lo mettereste il culo su un barcone? Sfidereste un mucchio di pericoli per cercare un posto migliore dove vivere? Ve lo dico io: no. E lo sapete perché? Perché il vostro (il nostro) culo, è al caldo.

Caro Macron EnMarche l’unica cosa vomitevole è non usare il bidè.

Oggi lezioni di accoglienza da Macron. Domani lezioni di chitarra da Ligabue.

Macron ha un cassonetto al posto del cervello

Macron son 3 giorni che facciamo il culo a salvini arrivi tu e mandi tutto a puttane…….

Per Macron ci vorrebbe…

Amico francese in Italia avevamo uno come Macron, si chiamava Renzi. Avete la mia comprensione.

Direi che dopo la morale dai francesi potremmo farci insegnare la cucina dagli inglesi e la simpatia dagli svizzeri.

Fioccano i complimenti per Salvini. Per dire quanto ci stanno sul cazzo i francesi.

Anche Berlusconi ha voluto garbatamente rispondere alle critiche di Macron:”Non parlo con chi si tromba le vecchie”.

Dopo il caso Aquarius, Macron si lamenta della politica italiana. In effetti, se i migranti vanno in Spagna, come fanno a menarli al confine con Ventimiglia?

Dunque, secondo En Marche di Macron, quando l’Italia chiude i porti è vomitevole. Trascinare fuori da un treno una donna incinta, bloccare i migranti a Ventimiglia in mezzo alla neve o fare irruzione a Bardonecchia, invece, sono tutti esempi di civiltà

Comunicato per Macron: “Mentre sta sparando cazzate sull’Italia, sono stati recuperati 12 morti e 41 migranti ancora in vita al largo della Libia. Dato che lei ha parecchi mezzi da guerra da quelle parti, non potrebbe dargli un passaggio più sicuro per arrivare in continente?”

Consideriamo che quando il portavoce di Macron ha definito l’Italia “vomitevole“ aveva la baguette sotto l’ascella.

Macron sei un gran coglion

Sono un francese semplice: destabilizzo il medio oriente, chiudo i porti, lascio morire una donna sul mio confine, rompo il cazzo agli italiani…. e non bastasse, ho la guerra civile in casa

 

Macron: “Vomitevole e immonda la linea del governo italiano”… Lo capite perché i francesi mi stanno proprio sulle palle?

 

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Macron: “Vomitevole e immonda la linea del governo italiano”… Lo capite perché i francesi mi stanno proprio sulle palle?

 

Migranti, il partito di Macron: “Vomitevole e immonda la linea del governo italiano”

Durissimo giudizio del partito di Macron sul governo italiano in merito alla vicenda Aquarius. “Considero vomitevole la linea del governo italiano – ha detto Gabriel Attal, portavoce di ‘En Marche’ – è inammissibile giocare alla politica con delle vite umane, lo trovo immondo”. Intervistato dall’emittente Public Senat, Attal ha aggiunto: “Un pensiero va prima di tutto alle 629 persone che sono sulla nave Aquarius”. Sabato scorso l’imbarcazione dell’Ong francese SOS aveva salvato i migranti al largo delle coste della Libia e da allora è in mare dopo che l’Italia ha negato i porti, chiedendo a Malta di accoglierli. A sbloccare la situazione è stato ieri il governo spagnolo del socialista Pedro Sanchez che ha aperto il porto di Valencia alla Aquarius.

Lo capite perché i francesi mi stanno proprio sulle palle

Ricapitoliamo: secondo Macron trascinare fuori da un treno una donna incinta, bloccare i migranti a Ventimiglia in mezzo alla neve o fare irruzione a Bardonecchia sono esempi di civiltà, ma se l’Italia chiude i porti è “immonda e vomitevole”

Leggete un po’ questi articoli e rinfrescatevi la memoria…

Migranti, Macron chiude i porti francesi
Migranti: stop di Francia e Spagna a sbarchi nei loro porti. Austria manderà l’esercito al confine italiano
Intesa migranti ko, Francia e Spagna chiudono i “porti in faccia” all’Italia