Il senatore Leghista Pillon batte ogno record: 3 Fake News in un solo post! …ma attenzione, il coglione non è lui, non possiamo dare del coglione ad uno che con 4 balle si porta a casa uno stipendio da senatore da 10.000 Euro al mese! Il coglione è chi lo vota!

 

Pillon

 

 

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Il senatore Leghista Pillon batte ogno record: 3 Fake News in un solo post! …ma attenzione, il coglione non è lui, non possiamo dare del coglione ad uno che con 4 balle si porta a casa uno stipendio da senatore da 10.000 Euro al mese! Il coglione è chi lo vota!

Tre è il numero perfetto. Se poi si aggiunge anche un’immagine fuori contesto si riescono a raggiungere altissime vette. Il tutto condito da un racconto «di un mio amico medico che mi ha detto…», senza conferme ufficiali. Il tutto accade sulla pagina Facebook del senatore della Lega Simone Pillon, in un unico post. Tre bufale sulla Cina: la prima sugli anziani che non vengono curati e rimandati a casa (parlando di «eutanasia di Stato); la seconda sul fatto che ci sia (ancora) la legge sul figlio unico per ogni famiglia cinese; la terza sull’aborto selettivo sulle bambine. Insomma, un pot-pourri di cose non reali e non attuali.

Partiamo dal suo racconto che, poi, sconfina in altri ambiti. Simone Pillon racconta di aver saputo da un fidato medico bresciano una notizia sconvolgente: «A quanto riferivano, in Cina chi ha meno di 70 anni non viene neppure ricoverato. Le guardie armate di mitra che custodiscono le porte degli ospedali hanno l’ordine di ‘convincere’ gli anziani a tornarsene a casa».

Un medico bresciano di cui ho grande fiducia mi raccontava della meraviglia espressa dai medici cinesi davanti al fatto che qui da noi si curassero gli anziani colpiti dal Covid.
A quanto riferivano, in Cina chi ha meno di 70 anni non viene neppure ricoverato. Le guardie armate di mitra che custodiscono le porte degli ospedali hanno l’ordine di “convincere” gli anziani a tornarsene a casa.
Figlio unico di Stato.
Aborto selettivo sulle bambine.
Eutanasia per decreto e stop delle cure agli over 70
Ecco le meraviglie della sinistra al potere…

Una cosa gravissima e che non può che provocare indignazione. Ma è vera? Come spiega Butac, innanzitutto, la foto utilizzata dal senatore leghista è fuori contesto: i militari non sono fuori dagli ospedali per fare ‘selezione all’ingresso’, ma fuori da una stazione ferroviaria di Wuhan per controllare che le persone contagiate non lasciassero la città (al tempo del primo focolaio cinese). Inoltre non c’è alcun riscontro sul fatto che gli anziani (gli over 70) vengano respinti all’ingresso degli Ospedali (e un senatore della Repubblica non può diffondere messaggi che esordiscono dicendo «mi hanno detto»).

Simone Pillon e le tre bufale in un solo post Facebook

Il post social di Simone Pillon trascende, poi, su altri temi che, come quello sopracitato, servono solamente ad acuire l’indignazione contro la Cina. Si parla di «figlio unico di Stato». Ma di cosa parla il senatore leghista? Si fa riferimento a una legge del governo cinese per evitare il sovrappopolamento, consentendo alle famiglie di fare un solo figlio. Peccato che Pillon non dica che quella legge fu abolita nel 2015, cinque anni fa.

Le fake news su eutanasia di Stato e aborto selettivo femminile

Passiamo all’ultimo aspetto, sui cui Simone Pillon sembra avere ragione, ma non nei modi e nella spiegazione. Il senatore del Carroccio parla di «aborto selettivo femminile». Ma le leggi, in questo caso, non c’entrano nulla. Il governo cinese non è mai intervenuto su questo ambito e si tratta di una scelta – probabilmente sbagliata – di alcune famiglie che decidono autonomamente di mettere al mondo solo figli maschi.

 

 

fonte: https://www.giornalettismo.com/simone-pillon-bufale-cina/

Chiudiamo la pietosa polemica sui “nomi e cognomi” di Conte: è vero quello che ha detto Conte? SI – Salvini e Meloni hanno detto menzogne? SI – E allora basta con i piagnistei, la Gente ormai avrà capito chi (bene o male) lavora per il Paese e chi (ignobilmente) rema contro!

 

Conte

 

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Chiudiamo la pietosa polemica sui “nomi e cognomi” di Conte: è vero quello che ha detto Conte? SI – Salvini e Meloni hanno detto menzogne? SI – E allora basta con i piagnistei, la Gente ormai avrà capito chi (bene o male) lavora per il Paese e chi (ignobilmente) rema contro!

Questa polemica sta assumendo risvolti grotteschi.

C’è chi in un momento così difficile per il Paese rema contro, dice menzogne, dissemina fake news e poi ha la faccia tosta di attaccare chi li sbugiarda

Poverini, il mite Conte gli ha spuntato l’unica risorsa che avevano: quella della menzogna. E questi, che credevano che la bugia sistematica fosse un loro diritto acquisito, l’anno presa a male.

Dopo l’evidente totale fallimento del sistema sanitario del centrodestra la menzogna era la loro unica arma per restare a galla. Ma in momenti difficili chi lavora (ripeto, bene o meno bene) si distingue da chi sa solo distruiggere.

In definitiva: quello che ha detto Conte è vero?

Senza dubbio SI.

E allora fine del discorso.

Fine del discorso, senza scomodare il Presidente della Repubblica, i giornalisti più o meno compiacenti e piccole, innocenti bambine che, nella fantasia di qualche pirla, invece di guardare i cartoni animati e giocare con le bambole, dedica il suo tempo a seguire i dibattiti politici in Tv

Pietoso, pietoso, pietoso…

Ah dimenticavamo, Conte si è visto costretto ad asfaltare di nuovo Salvini e Meloni anche senza fare nomi e cognomi, smentendo un’altra delle loro bugie…

Con un comunicato Palazzo Chigi ha precisato, contrariamente a quanto asserito dai soliti noti cazzari, che non c’è stata alcuna conferenza stampa a reti unificate. Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate; e infatti è stata trasmessa solo da alcuni canali tv e solo per una parte e non interamente.

Ecco il comunicato:

13 aprile 2020

“Non c’è stata alcuna conferenza stampa a reti unificate. Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate; e infatti è stata trasmessa solo da alcuni canali tv e solo per una parte e non interamente”. Cosi’ l’ufficio stampa di palazzo Chigi.

Le immagini sono per tutti

“Tutti gli interventi del presidente del Consiglio si sono sempre svolti secondo le consuete modalità e, in particolare, nella forma di conferenze stampa, salvo qualche rara eccezione – si precisa -. Sin dall’inizio del primo mandato del presidente del Consiglio Conte, dal giugno 2018, Palazzo Chigi trasmette il segnale audio video in Hd mettendolo a disposizione di tutti e di tutte le reti televisive, le quali liberamente decidono se e cosa mandare in onda sui propri canali. Lo stesso è avvenuto in occasione delle dichiarazioni alla stampa di sabato 21 marzo (per le quali alcuni hanno parlato, del tutto impropriamente, di ‘diretta facebook’) e della conferenza stampa di venerdì 10 aprile (per la quale alcuni, anche qui del tutto impropriamente, hanno parlato di ‘discorso alla nazione a reti unificate’).

Smentite le fake news

“In particolare – continua la nota dell’ufficio stampa di palazzo Chigi – il 10 aprile il presidente del Consiglio ha tenuto una conferenza stampa, come tante altre volte avvenuto in queste settimane. E come ogni volta ha illustrato i provvedimenti adottati, ha spiegato e chiarito i fatti più rilevanti e ha risposto a tutte le domande dei giornalisti, tanto sull’emergenza coronavirus quanto sul Mes. Nell’occasione ha smentito vere e proprie fake news che rischiavano di alimentare divisioni nel Paese e di danneggiarlo, compromettendo il ‘senso di comunità’, fondamentale soprattutto in questa fase di emergenza. In conclusione, anche questa volta non c’è stata richiesta, da parte della Presidenza del Consiglio, di trasmettere un discorso alla nazione a reti unificate”.

Le testate decidono se trasmettere o no

“La decisione di trasmettere o meno le conferenze stampa del Presidente del Consiglio spetterà – come è sempre stato – sempre e solo ai responsabili delle singole testate giornalistiche. Questi ultimi – si sottolinea – sono anche liberi di sostenere la singolare opinione secondo cui il presidente del Consiglio non dovrebbe smentire fake news e calunnie nel corso di una conferenza stampa rivolta al Paese, né dovrebbe parlare di un tema rilevante e di interesse generale come il Mes”. “Facciamo notare, infine, che Conte non avrebbe potuto evitare di affrontare il tema del Mes e chiarire le relative fakenews veicolate dell’opposizione, visto che questo tema è poi stato oggetto delle domande poste dai giornalisti. A conferma del fatto che si tratta di argomento di interesse generale”, conclude la nota.

 

Solo ieri Salvini si lamentava delle accuse di Conte, ma già riparte con una nuova BUFALA: pronte fantomatiche patrimoniali e prelievi forzosi… E in tutto questo squallore, Mentana che dice?

 

BUFALA

 

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Solo ieri Salvini si lamentava delle accuse di Conte, ma già riparte con una nuova BUFALA: pronte fantomatiche patrimoniali e prelievi forzosi…  E in tutto questo squallore, Mentana che dice?

Da Fanpage:

La bufala di Salvini sul prelievo ai conti correnti degli italiani

Matteo Salvini, in un servizio del Tg2, parla di un’ipotetica proposta del governo, che in realtà non è stata mai avanzata, e cioè il prelievo forzoso sui conti correnti, come fece Giuliano Amato nel 1992: “Chiediamo al governo di smetterla di aspettare quello che non arriva dall’Europa e di chiedere agli italiani di dare una mano. Senza follie, come stiamo leggendo che arriva da sinistra, patrimoniale, tassa sulla casa, prelievo dai conti correnti”.

Il leader della Lega Matteo Salvini, insieme alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha attaccato venerdì il presidente del Consiglio Conte, perché in diretta tv, durante la conferenza stampa in cui il governo ha annunciato la proroga del lockdown fino al 3 maggio, ha accusato pubblicamente i due esponenti di centrodestra per aver diffuso “fake news” sul Mes. Salvini ieri ha anche telefonato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La chiamo anche a nome degli altri colleghi leader dei partiti di centrodestra: quel che ha fatto il premier ieri sera non è degno di un paese democratico, presidente, siamo molto risentiti e riteniamo gravissimo quanto accaduto”, ha detto durante colloquio.

Secondo i due leader di centrodestra la scelta del presidente del Consiglio di criticare così duramente le opposizioni, in diretta sulle principali reti nazionali, nell’ora dei tg serali, è stata “Una roba  da stato totalitari”. Eppure Salvini non si è astenuto dal mettere in giro una bufala, durante un servizio del Tg2 di ieri sera. A proposito della proposta dal Partito Democratico, che vorrebbe chiedere un contributo di solidarietà a chi guadagna più di 3.000 euro netti al mese, il segretario del Carroccio ha commentato: “Chiediamo al governo di smetterla di aspettare quello che non arriva dall’Europa e di chiedere agli italiani di dare una mano. Senza follie, come stiamo leggendo che arriva da sinistra, patrimoniale, tassa sulla casa, prelievo dai conti correnti… ecco: dimentichiamoci di nuove tasse”.

In pratica Salvini ha lasciato intendere che il governo starebbe valutando addirittura un prelievo dai conti correnti degli italiani, per far fronte all’emergenza coronavirus, ipotesi che non è stata mai sul tavolo fino ad ora. Ma la dichiarazione di Salvini non è stata corretta durante la messa in onda del servizio giornalistico.

Salvini ha lanciato lo stesso allarme su Twitter: “Non solo la patrimoniale del Pd: mettiamoci anche un bel prelievo forzoso sui conti correnti…A sinistra sono sempre geniali, anziché togliere tasse agli italiani in un momento così difficile pensano a come metterne di nuove”, ha scritto, allegando  una ‘card’ in cui si vede il patron di Eataly, Oscar Farinetti, l’unico in realtà ad aver suggerito il prelievo dai conti correnti: “Serve il prelievo forzoso, come Amato nel 1992”.

fonte: https://www.fanpage.it/politica/la-bufala-di-salvini-sul-prelievo-ai-conti-correnti-degli-italiani/
https://www.fanpage.it/

Ottobre 2019 – Report: “I follower della Meloni sono anomali e spammano fake news” – Sigfrido Ranucci poi sfida la Meloni: se abbiamo detto il falso ci quereli – Per la cronaca: stiamo ancora aspettando la querela …Forse Report ha detto il vero?

 

Report

 

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Ottobre 2019 – Report: “I follower della Meloni sono anomali e spammano fake news” – Sigfrido Ranucci poi sfida la Meloni: se abbiamo detto il falso ci quereli – Per la cronaca: stiamo ancora aspettando la querela …Forse Report ha detto il vero?

Nella puntata del 28 ottobre Report aveva dedicato un servizio all’uso dei social fatto dai politici.

Nel caso di Fratelli d’Italia, emergevano oltre 237 mila account che seguono la leader romana, gli stessi che seguivano l’account di Trash italiano (blog che crea e condivide gif e meme dedicati al mondo dello spettacolo). Molti di questi seguivano la musicista Francesca Michelin che, a sua volta, aveva il 34% degli utenti in comune con la Meloni. La maggior parte di questi account, secondo gli autori del servizio, erano da considerare come “anomali”, se si prende per buona la definizione della comunità degli analisti per profili senza foto e con meno di 10 follower su Twitter.

E ancora, la maggior parte follower della Meloni usa applicazioni come Twitter per Android o per web, ma molti usano programmi tipici dei Bot.

Si evidenziava inoltre come molti account che seguono la leader politica sarebbero soliti condividere informazioni da siti famosi per la loro predisposizione verso le fake news.

Giorgia Meloni non l’ha presa bene e si è scagliata ferocemente contro il programma, definendolo senza troppi giri di parole “non degno del servizio pubblico”.

Sigfrido Ranucci non si è scoraggiato ed  ha invitato la Meloni a denunciare in tribunale quello che lei ritiene essere falso in modo da fare chiarezza sulla vicenda.

“Se Meloni continua a pensare che abbiamo detto il falso ci denunci in un tribunale”, scrive in un tweet l’account Report verso la fine del servizio, concludendo così: “Perché un’inchiesta giornalistica deve essere valutata per la verità, non se è ruvida al potere politico”.

La Meloni, in verità, ha tentato di driblare la sfida di Ranuccci con un Twitter memorabile:

Caro Ranucci, se denuncio e Report perde, i danni li pagate tu e Report, o li paga mamma RAI coi soldi dei contribuenti? Raccontalo agli italiani.

Incassando così l’ennesima figura di merda, come sottolineato dalla risposta su Twitter di Report:

Gentile on. Meloni, la Rai copre le spese legali del dipendente querelato, ma in caso di sentenza di condanna definitiva con risarcimento danni ha l’obbligo di rivalersi sul dipendente. Inoltre c’è la responsabilità penale che è individuale.

Quindi, ricapitoliamo: doppia figura di merda con implicita ammissione (per la mancata querela) che i propri follower sono anomali e spammano fake news…

E vai…

By Eles

Repubblica e la nuova Fake News su M5s: spese folli di Paola Raverna & C. …Ma i dati non sono dell’ultimo anno ma di 5 anni! Scoperta la menzogna, Repubblica costretta a rettificare, ma in gran silenzio… E questa è la stampa Italiana…!

 

Fake News

 

 

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Repubblica e la nuova Fake News su M5s: spese folli di Paola Raverna & C. …Ma i dati non sono dell’ultimo anno ma di 5 anni! Scoperta la menzogna, Repubblica costretta a rettificare, ma in gran silenzio… E questa è la stampa Italiana…!

 

M5s, Repubblica sbaglia i dati: “Spese folli, per la Taverna 17mila euro l’anno di telefono”. Ma le cifre sono su 57 mesi

Il sito del quotidiano riporta i rendiconti della scorsa legislatura pubblicati su maquantospendi.it. Ma sostiene che si tratta di costi sostenuti in in un solo anno. Alla ministra Lezzi sono attribuite oltre 27mila euro di spese di carburante “in un anno, pari a quasi 2.300 euro di benzina al mese”: in realtà la media mensile è 579 euro. Idem per i “quasi 10.000 euro al mese solo di alloggio”, che in realtà sono 2.200. Nel pomeriggio il pezzo è stato modificato correggendo il periodo di riferimento e cancellando alcune frasi. Blog delle Stelle: “Ci aspettiamo scuse”

“Deve essere davvero difficile spendere 17.751 euro per telefono e internet in un anno senza neanche comprare un cellulare di ultimissima generazione. Eppure Paola Taverna, vicepresidente del Senato del M5S c’è riuscita. Fanno quasi 1.500 euro al mese, una cifra che nessun piano telefonico di nessun gestore riuscirebbe a mettere insieme”. È (o meglio era) l’attacco di un articolo pubblicato sul sito di Repubblica con il titolo “Le spese folli dei parlamentari M5s”, che cita tra gli altri anche Barbara Lezziattribuendole oltre 27mila euro di spese di carburante “rendicontate in un anno, pari a quasi 2.300 euro di benzina al mese“.

Ma i dati riportati nel pezzo, presi dal sito www.maquantospendi.it, non si riferiscono a un solo anno bensì, come risulta evidente dai grafici che sul portale accompagnano tutte le voci, al periodo che va da aprile 2013 al dicembre 2017quasi tutta la XVII legislatura: quattro anni e 9 mesi per un totale di 57 mesi. Nel pomeriggio l’articolo è stato modificatosenza spiegare l’errore, ma solo correggendo il periodo di riferimento e cancellando alcune frasi in cui le medie erano calcolate come se le cifre fossero riferite a un solo anno (sotto il nostro articolo pubblichiamo il confronto tra le due versioni). Un’ora dopo è stata aggiunta, in coda, una nota che spiega: “Nella prima versione di questo articolo, le somme dichiarate erano state indicate come riferite ad un anno, quello della legislatura in corso. L’errore nasce dal fatto che sul sito maquantospendi.it si parla di “analisi grafica dei rendiconti del parlamentari del Movimento 5 stelle dall’inizio della legislatura”. Il riferimento alla passata legislatura emerge dai grafici di riferimento”.

Va sottolineato che le medie mensili corrette sono indicate chiaramente sul sito, sotto il totale: per esempio, sotto i 17.751 euro che l’articolo indicava come spese telefoniche di Paola Taverna in un solo anno c’è scritto: “ogni mese (media): 306,05 euro“. Comunque tanto, ma non è chiaro se la cifra comprenda anche le spese sostenute dai collaboratori, i cui compensi sono rendicontati in una voce ad hoc. Quanto ai 27.258 euro di benzina spesi dalla Lezzi, spalmandoli sui mesi rendicontati ne esce una media di 579,9 euro.

L’articolo prende spunto da un tweet in cui Marco Furfaro di Sel ironizzava sulle spese della Taverna scrivendo “Non so se telefona ai marziani o se si fa predire il futuro da cartomanti a 20 euro al minuto, ma io ne spendo 120 all’anno, minuti e giga illimitati. Se vuole posso darle una mano a cambiare piano”. E, prima delle modifiche, proseguiva dando conto delle spese sostenute nel corso dei 57 mesi come se si trattasse di uscite sostenute in un solo anno.

Così, secondo la prima versione del pezzo di Repubblica, la Taverna avrebbe speso in carburante “dall’inizio della legislatura”, cioè dal marzo 2018, “ben 20.501 euro, quanti ne servono ad acquistare quasi 12.000 litri di benzina”, con cui, veniva calcolato, potrebbe aver percorso “una media di 480 chilometri al giorno“. E ancora: “Spostamenti convulsi ai quali si aggiungono anche quelli in taxi: 14.381 euro portati a rendiconto in un anno, quasi 1200 euro al mese”. Ma, appunto, tutte le cifre sono riferite al totale speso tra primavera 2013 e dicembre 2017. Dunque per i taxi la Taverna ha speso in media 261 euro al mese, non 1.200.

Alla ministra per il Sud Lezzi viene attribuita – in una frase cancellata nella seconda versione del pezzo – anche una spesa di “quasi 10.000 euro al mese solo di alloggio“, con il commento che “a lei, che è di Lecce, vivere a Roma costa caro”: in realtà la spesa complessiva sostenuta è di 119.520 euro dal giugno 2013 a fine 2017, per una media mensile di 2.200. Idem per le spese alimentari: non sono 27.569 euro in un anno, ma da gennaio 2014 a fine 2017.

Tra i responsabili delle presunte spese pazze viene citata anche la deputata Marta Grande, sostenendo che “ha speso ben 131.000 di alloggio dall’inizio della legislatura svettando in cima alla classifica”. Ma il costo va spalmato su 57 mesi e la media fa 2.300 euro. “Anche lei telefona molto, non ai livelli della Taverna ma 14.692 euro di spese telefoniche in un anno fanno oltre 1200 euro al mese“, era il commento. La media mensile è poi stata cancellata visto che era sbagliata: anche in questo caso la spesa è quella complessiva sostenuta dal 2013 e la media è di 257 euro al mese.

Infine quelli che vengono definiti “gli aficionados dei taxi”: il senatore Lello Ciampolillo, “quasi 28.000 euro, 2.300 euro al mese”, e la sottosegretaria al Mef Laura Castelli che “non scherza con i suoi 26.825 da inizio legislatura ad oggi”. In realtà Ciampolillo per i taxi ha speso la (comunque ingente) cifra di 517,9 euro medi al mese, la Castelli 487,7 euro mensili perché la spesa non è calcolata dall’inizio di questa legislatura ma quasi sull’intera durata di quella finita a marzo 2018.

“La fretta, si sa, non è una buona consigliera, ma quando alla fretta si aggiunge la menzogna il risultato è l’articolo che Repubblica ha pubblicato oggi dando letteralmente i numeri”, è il commento del M5s affidato a un post del Blog delle Stelle, in cui si denunciano “numeri vergognosi, riportati in modo totalmente sbagliato solo per nuocere al Movimento 5 Stelle: e oltre al danno, anche la beffa di far finta di niente“. “Questo è un giornalismo imbarazzante, un giornalismo che non riconosce i propri errori e che, anzi, li cavalca ben felice di poter fare sensazionalismo becero”, continua il post. “Tutto pur di aumentare le condivisioni. Peccato che si tratti di una bufala, peccato che si tratti di una fake news, peccato che questo modo di fare giornalismo sia veramente imbarazzante. Ecco il rispetto che hanno per i cittadini, ecco il rispetto che hanno per la verità. Ci aspettiamo delle scuse“.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/03/m5s-repubblica-sbaglia-i-dati-spese-folli-per-la-taverna-17mila-euro-lanno-di-telefono-ma-le-cifre-sono-su-57-mesi/5010634/

Giornalisti italiani pagati per creare fake news? Tra i nomi anche Beppe Severgnini (Corriere della Sera) e Jacopo Iacoboni (La Stampa) – Vogliamo la verità, l’ordine dei giornalisti faccia chiarezza!

 

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Giornalisti italiani pagati per creare fake news?  Tra i nomi anche Beppe Severgnini (Corriere della Sera) e Jacopo Iacoboni (La Stampa) – Vogliamo la verità, l’ordine dei giornalisti faccia chiarezza!

Giornalisti italiani pagati per creare fake news? Ordine dei giornalisti indaghi

Vogliamo la verità. Alcuni documenti riservati pubblicati da Anonymus rivelano i dettagli di una operazione – denominata “Integrity Initiative” – che minaccia la libertà del giornalismo e della rete. Il governo e i servizi di sicurezza inglesi avrebbero ingaggiato giornalisti e uomini insospettabili con l’obiettivo di screditare la Russia ed influenzare l’opinione pubblica. Secondo questa fonte nella lista ci sarebbero anche il giornalista del Corriere della Sera Beppe Severgnini e quello de La Stampa Jacopo Iacoboni. Nel 2018 questa operazione è costata ai contribuenti inglesi 1.9 milioni di sterline (circa 2,2 milioni di euro).

Analoga operazione è stata messa in campo dalla Commissione europea che, lo scorso dicembre, ha stanziato 5 milioni di euro in vista della prossima campagna elettorale. Con la scusa di contrastare i cosiddetti troll russi, l’Unione europea organizza la sua (contro?)propaganda: altro che “quarto potere”, etica del giornalismo e indipendenza della stampa. Per fare chiarezza e restituire un po’ di credibilità alla professione, l’Ordine dei giornalisti dovrebbe aprire una inchiesta indipendente per accertare i fatti.

L’Ordine dei Giornalisti si unisca alla nostra richiesta di trasparenza sull’uso di questi fondi. Come vengono spesi? Quanti giornali ne usufruiscono? In cambio di che cosa? Ci sono giornalisti che vengono pagati per influenzare e orientare l’informazione che invece dovrebbe essere libera? Se c’è qualche mela marcia che infanga la professione giornalistica si deve intervenire immediatamente prendendo i provvedimenti disciplinari previsti dalla legge n.69/1963.

Al Parlamento europeo il Movimento 5 Stelle aveva già denunciato questa minaccia nel 2016, in occasione del voto sul rapporto“comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi”. Nel testo si fa riferimento alla cosiddetta propaganda russa che avrebbe l’obiettivo “di seminare il dubbio, paralizzare il processo decisionale, screditare le istituzioni dell’UE agli occhi e nelle menti dei propri cittadini ed erodere i valori occidentali e i legami transatlantici”. Si arriva così ad allestire una “task force di comunicazione strategica dell’UE trasformandola in una unità a pieno titolo”. Evidentemente i burocrati europei iniziano a sentire il fiato sul collo dei cittadini e sperano di condizionarli con la loro propaganda spacciata da legittima difesa.

La Russia, quindi, diventa il pretesto per influenzare i cittadini europei che nutrono tanti dubbi su questa Europa e sui suoi attuali dirigenti. La Russia diventa la scusa per “fornire sostegno diretto agli organi di stampa indipendenti”, che quindi cesseranno di essere tali. Diciamolo chiaramente: quello che si chiama “sostegno alla stampa indipendente” è in realtà una ingerenza per censurare le notizie scomode. Il prossimo passo quale sarà?

 

tratto da: http://www.efdd-m5seuropa.com/2019/01/giornalisti-italiani.html

Fake news di Stato – Ci hanno raccontato di 38 furti subiti, prima di reagire e sparare… Ma non è vero niente! Chi ha interesse ad alimentare il clima da Far West e perché?

Fake news

 

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Fake news di Stato – Ci hanno raccontato di 38 furti subiti, prima di reagire e sparare… Ma non è vero niente! Chi ha interesse ad alimentare il clima da Far West e perché?

Ci hanno raccontato di 38 furti subiti, ma non è vero niente

La storia di Fredy Pacini non è come ve l’hanno raccontata. I 38 furti subiti in realtà sono stati due, e quattro tentativi di furto denunciati. Anche sommando i tentativi denunciati, il totale è sei e non 38. Così ci ha confermato anche il Capitano dei Carabinieri di zona. Chi ha interesse, dunque, ad alimentare il clima da Far West? A chi giova gridare all’insicurezza e demandare la difesa pubblica a un esercizio da pistoleri privati?

Trentotto furti subiti, oppure quattro, o sei, non sono la stessa cosa. Come non è la stessa cosa sparare cinque colpi oppure nessuno. Non è la stessa cosa sparare in aria o a qualcuno che scappa nel cortile della tua azienda oppure ti affronta con una bomba a mano stretta nel pugno in camera da letto. Difendere le proprie idee a scapito della verità è da cretini. La gente per bene non distorce i racconti, e non lascia punti oscuri nella narrazione delle notizie. Dobbiamo imparare a odiare chi esaspera le notizie, e chi usa quell’esasperazione per abbreviare i tempi di approvazione di una legge.

Sulla legittima difesa vi ci siete buttati come cani, difendendola a prescindere dalla vita. Avete usato l’ennesimo uomo armato, ieri a Monte San Savino, un uomo che ha sparato e ucciso un altro uomo, probabilmente ladro, sicuramente disarmato. I cani che ho avuto io erano tutte personcine per bene. Mentre qui la difesa del gesto del proprietario d’azienda, dai social al Ministro degli Interni Matteo Salvini, è stata meno Zanna Bianca e più Cerbero, il cane a tre teste della mitologia greca.

Fredy Pacini, ieri notte, dall’interno della sua azienda nella quale dormiva, ha sparato a due presunti ladri in fuga, nel piazzale della sua ditta. Ha sparato più colpi, cinque, due sono arrivati a segno, uno ha reciso l’arteria, l’uomo ha fatto pochi passi, si è accasciato al suolo ed è morto. L’uomo ha un nome e un cognome: Vitalie Tonjoc, e aveva 29 anni ed era incensurato.

Il Ministro degli Interni avvia immediatamente la sua macchina comunicativa: social, dichiarazioni tv, comunicati stampa. “Faremo una legge per la difesa sempre legittima”, tuona. Neanche la sua legge, però, salverebbe Fredy Pacini secondo la ricostruzione di spari a uomini disarmati e in fuga.

Fredy Pacini, alcune ore dopo, dichiara di aver subito già 38 furti. Trentotto furti, converrete, sono davvero tanti, soprattutto in un arco temporale così ristretto. Nel frattempo, la polemica politica divampa, la legge sulla difesa sempre legittima sembra già di vederla, scritta pronta e mangiata.
Faccio qualche domanda a giro e scopro che non è vero che Fredy Pacini abbia subito 38 forti, o almeno è vero il fatto che Fredy Pacini tutti quei tentativi di furto non li ha mai denunciati. Telefono al capitano dei carabinieri Monica Dallari e conferma: “No, non risultano neanche a noi”.
Riassumendo: dal 2014 a oggi risultano soltanto sei denunce fatte da Fredy Pacini, e di queste solo due per furto. Le altre quattro sono invece tentativi di furto. In totale, comunque, non trentotto denunce ma solo sei. Il capitano dei carabinieri dice: “Si è un po’ gonfiato il numero”. E sì, si è un po’ gonfiato. Chissà a favore di chi.
Non solo: in tutta la zona di Monte San Savino, nell’ultimo anno, risultano secondo il capitano dei carabinieri, soltanto sei furti. Cioè “in tutti i capannoni della zona industriale dove lavora Fredy Pacini, solo sei furti nell’ultimo anno. Sei furti in totale, sommati fra tutte le aziende. Questo non è il Far West come qualcuno ha provato a raccontare”.

La mia idea è che si voglia cavalcare ancora una volta l’onda della paura – non giustificata dai numeri – per alzare il livello di scontro nel Paese. Un gioco macabro, che ci fa precipitare – questa volta sì – davvero, nell’insicurezza, alimentando la paura non giustificata. La mia idea è che si accarezzino gli atavici timori per un tornaconto in termini di Governo. Perché sempre, quando si usa un fatto di cronaca per comprimere i tempi di approvazione di una legge, si è sempre sul filo del burrone.

A questo punto è necessario fare un passo indietro e ripercorrere la storia dall’inizio, perché qualcosa non quadra, e lo zampino della politica – che si è gettata su questa storia, azzannandola quando già perdeva sangue – non aiuta a dipanare la matassa.

Ora dovrà indagare la magistratura e capire fino a che punto una questione umana, il terrore dei furti, abbia effettivamente inciso sul gesto, e quanto il gesto avesse una reale motivazione di legittima difesa. Stando ai numeri sembra ne avesse poca, anche se certa politica ha gridato “hai fatto bene a sparare”. Tutto questo, però, lo dovrà decidere un processo.
Ieri invece il Ministro degli Interni Matteo Salvini, con un cadavere in terra ancora caldo e le indagini in corso, ha dichiarato “le istituzioni sono con te”, così ci ha riferito Alessandra Chelli, che con il Ministro ha parlato al telefono. E io penso che sostituirsi alle indagini, parlare a nome delle Istituzioni del Paese rispetto a un’azione su cui la magistratura ha appena iniziato a indagare, sia grave come sparare.

E alla fine di tutto, ma anche al principio di questa storia, rimane inevasa la più importante delle domande: quanti pneumatici, secondo voi, vale la vita di un uomo? In altre parole: dopo quante gomme da strada rubate si può uccidere una persona? Una o cento? Secondo me neanche tutti i pneumatici del mondo moltiplicati per tre valgono la vita di un Uomo.

 

fonte: https://www.fanpage.it/ci-hanno-raccontato-di-38-furti-subiti-ma-non-e-vero-niente/

Meridionali in coda per il reddito di cittadinanza: COME SI INVENTA UNA FAKE-NEWS? Basta avere un partito retto da miserabili ciarlatani che lo hanno portato dal 40% al 18%, qualche giornale che obbedisce agli ordini e un po’ di coglioni che ci credono!

 

FAKE-NEWS

 

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Meridionali in coda per il reddito di cittadinanza: COME SI INVENTA UNA FAKE-NEWS? Basta avere un partito retto da miserabili ciarlatani che lo hanno portato dal 40% al 18%, qualche giornale che obbedisce agli ordini e un po’ di coglioni che ci credono!

Come si costruisce una fakenews, ovvero una falsa notizia? Oggi il quotidiano Il Mattino ha pubblicato un pezzo che va davvero oltre! Lo potremo definire un vero e proprio manuale delle bufale…esaminiamolo assieme e vediamo quali caratteristiche essenziali occorrono per diffondere una bufala, una balla gigantesca.

1) Fai un titolo che includa la categoria che vuoi colpire, possibilmente cerca di usare il termine più dispregiativo che puoi “i grillini” in questo caso va bene

2) Dai il senso che ci sia un problema nel paese. In questo caso il problema è che “hanno vinto”, ora sottolinea un disagio che deriva da questo evento “in fila nei CAF” “casi in Puglia e in Sicilia”

3) Fai in modo che la protesta sia evidente crea passaggi con citazioni : «Ma come», questa la protesta: «È ancora tutto in alto mare?». Ma certo. Il governo ancora non c’è, ammesso che ci sarà mai.

4) Usa un’immagine evocativa di ciò che vuoi rappresentare, una bella fila è quello che ci vuole in questo caso, metti in modo chiaro la descrizione di ciò che sta avvenendo : “Le code Uno dei Caf presi d’assalto per ottenere il reddito di cittadinanza”

Usa anche un’immagine falsa come questahttp://bit.ly/2FoJcQT basta che poi la ritagli un po, in modo che non si veda che si tratti di un ufficio postale anziché di un Caf.

5) Concludi lasciando un senso di sconforto, fai sembrare che tutto vada male e che tutti siano contro il M5S, quindi usa il nome delle altre forze politiche, fa che siano ben visibili e che siano tutti contro di loro, butta in mezzo i migranti e Napoli che fanno sempre colpo.

Non ce la fanno ragazzi, hanno accusato un duro colpo e ancora oggi non hanno capito che gli italiani sono stufi di essere presi in giro e di essere trattati come stupidi.
Era proprio vero che loro non si arrenderanno mai, ma noi neppure ✌️

Guarda anche il video :
TG3, Smentita la bufala del CAF preso d’assalto per il Reddito di Cittadinanza, solo normali richieste di informazioni.
https://www.facebook.com/vilmamoronese.it/videos/1915033561901601/

Leggi anche :
Meridionali in coda per il reddito di cittadinanza: come il Pd inventa una fake-news
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/09/meridionali-in-coda-per-il-reddito-di-cittadinanza-come-il-pd-inventa-una-fake-news/4214199/

 

di: Vilma Moronese Cittadina Senatrice M5S

SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

Fedeli

 

 

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SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

VALERIA FEDELI MENTE ANCORA!

 

Da Il Giornale:

“Fake news”, “Non si è ritirata?”: scontro Fedeli-Telese

Il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese. Ecco cosa aveva detto prima del referendum

Il ministro dell’IstruzioneValeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese.

Al centro delle scintille quella promessa della Fedeli di ritirarsi dalla politica in caso di vittoria del “No” al referendum del 4 dicembre 2016. Telese incalza subito il ministro: “Ma lei non aveva detto che avrebbe smesso con la politica, se avesse perso il Sì al referendum costituzionale? C’ero anche io nella stessa trasmissione”.

La Fedeli ribatte e prova a rimangiarsi quanto detto: “Non ho detto questo. Ho detto un’altra cosa, e cioè che, dal mio punto di vista, dopo la sconfitta del 4 dicembre, si sarebbe dovuti andare al voto” “Non è vero” – replica Telese – “Lei da ministro non può dire questo, quando gira un video, in cui lei dice che non bastava dimettersi, ma era necessario ritirarsi dalla politica”. Poi la chiusura del ministro: “No, mi dispiace, caro Luca. È una fake news”. Ma un video ancora presente sul web mostra esattamente il contrario di quanto sostenuto dalla Fedeli. Ecco le sue parole prima del referendum: “Se vince il No, il giorno dopo bisogna prenderne atto, non possiamo andare avanti perché non avremmo più l’autorevolezza. Sarebbe giusto rimettere il mandato da parte del premier ma anche da parte dei parlamentari: tolgo l’alibi a chi pensa ‘tanto stiamo lì fino al 2018’, perché pensano alla propria sedia. Io non penso alla ‘propria’ sedia”.

QUI il nostro articolo con il video della promessa della Fedeli

QUI il video tratto dalla trasmissione

Miracolo a Roma – La Capitale ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi della trasmissione di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi!

Santoro

 

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Miracolo a Roma – La Capitale ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi della trasmissione  di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi!

Roma ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi andati in onda nella trasmissione M di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” del M5s e della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi: è una coincidenza…?

E non è il primo caso di bufale (o fake news come ora amano chiamarle) del suddito del regime Santoro…

Ricordate?

L’ospite del pubblico che da Santoro gettava fango sulla Raggi? Sgamato dalla rete! Fake News e figura di merda madornale