M5s attacca la Casellati che ha insabbiato l’istruttoria per l’abolizione dei vitalizi al Senato… È scandaloso! …Scusate, ma cosa vi aspettavate dalla pupilla di Berlusconi…?

Casellati

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

M5s attacca la Casellati che ha insabbiato l’istruttoria per l’abolizione dei vitalizi al Senato… È scandaloso! …Scusate, ma cosa vi aspettavate dalla pupilla di Berlusconi…?

 

M5s chiede abolizione dei vitalizi a Casellati: “Al Senato istruttoria ferma, è scandaloso”

Danilo Toninelli, capogruppo M5s al Senato, ha inviato una lettera alla presidente di Palazzo Madama Maria Elisabetta Casellati per chiederle che fine abbia fatto l’istruttoria per abolire i vitalizi. E poi attacca: “Sembra che l’istruttoria dei questori stia concludendosi in maniera scandalosa”.

Il MoVimento 5 Stelle torna a parlare dell’abolizione dei vitalizi e, dopo aver annunciato l’istruttoria presentata alla Camera dei deputati per dare il via all’iter, si rivolge alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il capogruppo pentastellato a Palazzo Madama, Danilo Toninelli, ha inviato una lettera alla presidente del Senato per sollecitarla a dare vita all’istruttoria anche a Palazzo Madama. E poco dopo Toninelli attacca esplicitamente gli uffici di presidenza del Senato, dove l’istruttoria sarebbe ferma: “Sembra che l’istruttoria dei questori stia concludendosi in maniera scandalosa, sembra che ci siano profili di incostituzionalità sull’abolizione dei vitalizi. In Parlamento vige l’autodichia e loro stanno dicendo che è costituzionale un privilegio e incostituzionale abolirlo”.

“Le scrivo per chiederle lumi sull’istruttoria che il gruppo del M5s vorrebbe vedere il prima possibile all’esame del consiglio di presidenza”, scrive Toninelli nella lettera facendo esplicito riferimento a quello che definisce il “solerte lavoro compiuto” dai questori della Camera dei deputati. I questori di Montecitorio hanno “completato l’istruttoria per la revisione dei vitalizi, compresi i trattati di reversibilità”, ricorda Toninelli nella missiva inviata a Casellati, nella quella parla anche del “suo dichiarato impegno a favorire un percorso parallelo e coordinato tra i due rami del Parlamento” in tema di abolizione dei vitalizi.

Nella lettera inviata dal rappresentante M5s a Casellati si ribadisce che l’auspicio è quello che “si possa lavorare a partire dai criteri metodologici assunti dall’Ufficio di Presidenza di Montecitorio, vista anche la proficua collaborazione avviata tra il presidente Roberto Fico e il presidente dell’Inps Tito Boeri, in modo da recuperare il tanto invocato allineamento tra le due Camere e dare una pronta risposta ai cittadini su un tema molto sentito dall’opinione pubblica”.

Negli scorsi giorni era stato Riccardo Fraccaro, questore anziano di Montecitorio, a far sapere che era stata presentata l’istruttoria sui vitalizi, considerata come “il primo passo per la loro cancellazione”. Il M5s aveva promesso di dare il via all’iter per l’abolizione dei vitalizi entro 15 giorni seguendo un percorso che avrebbe portato all’approvazione di questa misura nell’Ufficio di presidenza della Camera. In attesa di novità da Montecitorio, dove per ora non si hanno notizie certe sulle tempistiche per l’abolizione dei vitalizi, il M5s chiede quindi che si proceda sin da subito con la stessa misura anche al Senato.

Alla richiesta di Toninelli ha risposto in serata Antonio De Poli, questore anziano di Palazzo Madama: “L’impegno del Senato ad un percorso con la Camera sul tema dei vitalizi non può essere messo in discussione. Gli uffici legislativi e amministrativi dei due rami del Parlamento si sono incontrati ieri per valutare in maniera coordinata gli aspetti di diritto e di metodo. Una riunione che fa seguito a quella che come questori del Senato abbiamo avuto una settimana fa con i colleghi della Camera. Vanno valutati rapidamente ma con attenzione tutti gli aspetti che attengono al piano costituzionale, tecnico e fiscale. Per evitare di fare un lavoro che rischierebbe di essere inutile e demagogico, in contrasto con quelli che sono i reali interessi dei cittadini”.

 

fonte: https://www.fanpage.it/m5s-chiede-abolizione-dei-vitalizi-a-casellati-al-senato-istruttoria-ferma-e-scandaloso/

40 anni senza Peppino Impastato: ucciso dalla mafia, vivo per sempre nei nostri cuori

 

Peppino Impastato

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

40 anni senza Peppino Impastato: ucciso dalla mafia, vivo per sempre nei nostri cuori

 

Peppino Impastato: ucciso dalla mafia, vivo per sempre nei nostri cuori

Quarant’anni fa l’omicidio. Fu il boss Tano Badalamenti e i suoi picciotti a chiudergli la bocca con una carica di tritolo. Ma la lezione civile di quel ribelle comunista non scolora. E resiste

Quarant’anni sono passati. Era il 9 maggio del 1978, lo stesso giorno in cui le Brigate Rosse facevano ritrovare a Roma il corpo di Aldo Moro, quando Peppino Impastato fu ucciso a Cinisi (Palermo) dalla mafia. Uccisero quel ragazzo giovane, sfrontato e coraggioso, militante dell’estrema sinistra con una carica di tritolo posizionata sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani. Una vera e propria bomba piazzarono per chiudergli la bocca e per accreditare l’idea di un terrorista dilaniato mentre cercava di compiere un attentato. A Peppino Impastato sono state dedicate canzoni e un film bellissimo, I Cento Passi di Marco Tullio Giordana. Questa era la distanza tra la casa del giovane comunista siciliano e quella del boss Gaetano Badalamenti, che Peppino irrideva e attaccava dai microfoni di Radio Aut. “Don Tano” come lo chiamavano i picciotti di mafia, nell’inchiesta del giudice Rocco Chinnici fu indicato come il mandante dell’omicidio, insieme con il suo braccio destro Vito Palazzolo. Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo li condannò all’ergastolo. Entrambi sono morti in carcere.

A Casa Memoria, dove Peppino visse con l’amatissima mamma Felicia e il fratello Giovanni, arrivano persone, soprtattutto ragazzi, da tutto il mondo, 700 visitatori in un solo giorno, più di cinquantamila in un anno Oggi è un luogo simbolico dice Giovanni Impastato, uno spazio per un ideale “passaggio di testimone”.

E questo è anche il senso del messaggio che i familiari e gli amici di Peppino hanno affidato alle iniziative promosse per i 40 anni dal delitto. Incontri, dibattiti, momenti musicali si concluderanno il 9 maggio con una riflessione su mafia e antimafia dagli anni Settanta a oggi e un intervento sul lavoro e i diritti con l’intervento di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil. Sempre il 9 maggio gli studenti che hanno partecipato a un progetto antimafia si ritroveranno davanti al casolare dove venne trovato il corpo di Impastato. “In questi anni – dice il fratello Giovanni – abbiamo coinvolto tante scuole e tanti ragazzi perché a loro vogliamo consegnare una grande storia nella quale si ritrovano i valori della legalità e la difesa dei diritti civili”. “Contro le sopraffazioni bisogna tenere la schiena dritta”, ammoniva mamma Felicia sfidando le convenzioni dell’ambiente e i legami di famiglia con la mafia. Per Giovanni Impastato il “passaggio di testimone” dovrà avere anche un significato educativo. “In questi 40 anni – dice – non ci siamo mai persi dietro pratiche retoriche e messaggi rituali. Abbiamo cercato di affermare invece il grande valore della disobbedienza alle ingiustizie e alle sopraffazioni. E in questo modo abbiamo sottratto spazio e consensi alla cultura mafiosa. Era quello che Peppino faceva. Era così che metteva in movimento tanti ragazzi e ragazze della sua generazione. Adesso toccherà a una nuova generazione far sentire la sua voce e la voce di chi si impegna per la giustizia e la libertà”.
Lo ricordiamo come esempio di libertà e giustizia, Peppino. Lo ricordiamo con una delle sue bellissime poesie:
“I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi
fissi nell’abisso”.

 

 

tratto da: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/peppino-impastato-ucciso-dalla-mafia-vivo-per-sempre-nei-nostri-cuori-2023877.html

Mentre proseguono le consultazioni al Quirinale, agli Italiani forse sfugge che i parlamentari da due mesi percepiscono uno stipendio senza fare una beata minchia! La proposta del Codacons: fermare questo spreco inaccettabile di fondi pubblici dimezzando gli stipendi dei parlamentari!

 

consultazioni

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Mentre proseguono le consultazioni al Quirinale, agli Italiani forse sfugge che i parlamentari da due mesi percepiscono uno stipendio senza fare una beata minchia! La proposta del Codacons: fermare questo spreco inaccettabile di fondi pubblici dimezzando gli stipendi dei parlamentari!

 

GOVERNO: CODACONS CHIEDE A CAMERA E SENATO DI DIMEZZARE SUBITO I COMPENSI DEI PARLAMENTARI

BLOCCO LAVORI CAMERE IN ATTESA DI TROVARE MAGGIORANZA DI GOVERNO DETERMINA SPRECHI PER MILIONI DI EURO A DANNO DELLA COLLETTIVITA’ E RISCHIA DI DETERMINARE PECULATO

L’ART. 1460 DEL CODICE CIVILE VIETA DI PAGARE CHI NON ADEMPIE LA PROPRIA OBBLIGAZIONE

Con una istanza inviata ai Presidenti di Camera e Senato e ai Capigruppo dei vari partiti presenti in Parlamento, il Codacons chiede oggi di dimezzare i compensi percepiti da Deputati e Senatori eletti a seguito delle ultime votazioni del 4 marzo. Alla base della richiesta dell’associazione, il blocco dei lavori parlamentari, con le Commissioni inattive in attesa della formazione del nuovo Governo.
Scrive il Codacons nell’atto:
“Si assiste in maniera surreale e apparentemente illegittima ad una clamorosa “impasse parlamentare” con le Camere ferme da due mesi e l’impossibilità di procedere alla formazione delle Commissioni e alla formazione di un Governo che possa garantire stabilità al paese, con evidente e conseguente danno non solo per la collettività ma per l’economia del paese. Una situazione che deve necessariamente essere accertata poiché in caso di responsabilità degli attuali parlamentari in carica e dei membri del governo in carica potrebbero sorgere fattispecie penalmente rilevanti quali il reato di Malversazione a danno dello Stato e Omissione di atti d’ufficio, oltre che possibili illeciti fonte di danno erariale”. Considerata inoltre la natura di pubblici ufficiali dei parlamentari, il rischio è anche il realizzarsi del reato di “peculato” in relazione all’appropriazione indebita di soldi pubblici.
“In sostanza i parlamentari italiani percepiscono da due mesi uno stipendio senza lavorare – spiega il presidente Carlo Rienzi – Uno spreco inaccettabile di soldi pubblici e una violazione delle norme vigenti. L’art. 1460 del codice civile stabilisce infatti che si possa rifiutare di adempiere ad una obbligazione se la controparte non adempie la propria; una fattispecie che trova riscontro nella situazione odierna del Parlamento, con gli italiani che pagano i compensi di Deputati e Senatori (e quindi adempiono la propria obbligazione) senza ottenere tuttavia la controprestazione dei lavori parlamentari”.
Per tale motivo il Codacons ha chiesto oggi a Camera e Senato e ai partiti politici di ridurre del 50% gli emolumenti spettanti a Deputati e Senatori, almeno fino al momento in cui il Parlamento non tornerà ad operare in modo regolare attraverso le sue Commissioni.

fonte: https://codacons.it/governo-codacons-chiede-a-camera-e-senato-di-dimezzare-subito-i-compensi-dei-parlamentari/

Può succedere solo in un Tribunale Italiano e quando c’è Berlusconi di mezzo – La Difesa senza vergogna: Minetti favorì solo la libertà come Cappato con Dj Fabo…!

 

Minetti

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Può succedere solo in un Tribunale Italiano e quando c’è Berlusconi di mezzo – La Difesa senza vergogna: Minetti favorì solo la libertà come Cappato con Dj Fabo…!

Minetti: porta prostitute possibilmente minorenni per soldi = Ceppato: rischia in proprio per dare una morte dignitosa a Dj Fabo – Per questi sciacalli senza vergogna sono la stessa cosa!

Difesa senza vergogna: Minetti favorì solo la libertà come Cappato con Dj Fabo

L’incredibile arringa al processo Ruby, Berlusconi e Olgettine. “Come è stato aiutato Fabo a esercitare il diritto a essere libero di morire, così Nicole ha agevolato il diritto sessuale delle ragazze”

Una arringa che definire spericolata è poco. Leggete. Nel chiedere l’assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’, uno dei legali di Nicole Minetti, l’avvocato Pasquale Pantano, ha espresso un “parallelismo” tra il leader radicale Marco Cappato e la sua assistita. “Come Cappato ha aiutato Dj Fabo a esercitare il suo diritto a essere libero di morire, così Minetti ha agevolato il diritto delle ragazze all’esercizio della liberta’ sessuale”.
Un “parallelismo” oltre ogni regola di buon senso ma che va inquadrato anche nella richiesta da parte della difesa dell’ex consigliera regionale lombarda e di Emilio Fede di sollevare una questione di legittimità costituzionale (se non dovesse esserci l’assoluzione) relativa al reato di favoreggiamento, che limiterebbe la libertà di autodeterminazione nella sfera sessuale. Pantano, come il collega Salvatore Pino nella sua arringa per Emilio Fede, ha anche sottolineato che “giustamente” non è stato indagato il ragionier Giuseppe Spinelli “da cui tutto passava, anche i pagamenti”. L’avvocato Pino ha chiesto l’assoluzione di Fede ‘perche’ il fatto non sussiste’ sia per il reato di tentata induzione alla prostituzione di Ambra Battilana, Imane Fadil e Chiara Danese (tutte parti civili) che per quello di favoreggiamento alla prostituzione di Roberta Bonasia e Ruby. E relativamente a quest’ultima, la “famosa nipote di Mubarak”, c’è un “rapporto di predilezione con Berlusconi. Non risulta che Fede l’abbia favorita in alcun modo, dopo averla accompagnata ad Arcore per il primo incontro, il 14 febbraio 2010, circostanza che non reato come ha detto anche il pg”.

Nonostante questo l’ex direttore del Tg 4 è stato condannato a 4 anni e 7 mesi e l’ex consigliera regionale della Lombardia a 2 anni e 10 mesi. Il Pg Daniela Meliota aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado che aveva comminato pene rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e 3 anni.

 

tratto da: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/difesa-senza-vergogna-minetti-favori-solo-la-liberta-come-cappato-con-dj-fabo-2023872.html

I Casamonica in un bar romano: volevano essere serviti per primi, ma una disabile si ribella. Risultato? La disabile frustata con una cinghia, il barista picchiato a sangue ed il locale distrutto – Capite ora cosa voleva dire Peppino Impastato quando parlava di MONTAGNA DI MERDA???

 

Casamonica

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

I Casamonica in un bar romano: volevano essere serviti per primi, ma una disabile si ribella. Risultato? La disabile frustata con una cinghia, il barista picchiato a sangue ed il locale distrutto – Capite ora cosa voleva dire Peppino Impastato quando parlava di MONTAGNA DI MERDA???

Raid dei Casamonica in un bar romano: disabile frustata per essersi ribellata

Violenza efferata perché due esponenti del clan non sono stati serviti per primi. “Ora devi chiudere o sei morto”, è la minaccia al barista (anche lui picchiato a sangue) che però ha scelto di denunciare

C’è un video. Un video che racconta l’accaduto. Racconta la prepotenza e l’impunità dei Casamonica, holding del crimine. Racconta il terribile raid compiuto da membri del clan lo scorso primo aprile, il giorno di Pasqua, in un bar di Roma. I boss erano entrati nel locale pretendendo di essere serviti per primi, saltando la fila. Una giovane donna disabile, che ha osato parlare, è stata frustata con la cinghia e presa a calci e pugni. Il barista è stato pestato a sangue e il locale è stato distrutto.

Come ricostruisce La Repubblica, Antonio Casamonica era entrato nel bar di via Salvatore Barzilai con il cugino Alfredo Di Silvio. Dietro il bancone c’era un ragazzo romeno. “Questi romeni di merda non li sopporto proprio”, hanno urlato perché non sono stati serviti immediatamente. All’interno del locale c’era anche una giovane disabile che si è ribellata: “Se il bar non vi piace andate altrove”. La reazione è stata brutale.
Casamonica le ha strappato con una mano gli occhiali e li ha lanciati dietro al bancone, poi si è sfilato la cintura dai pantaloni e la ha passata a Di Silvio. Hanno preso la giovane alle spalle, l’hanno frustata e poi presa a calci, pugni fino a quando è crollata a terra massacrata. “Se chiami la polizia ti ammazziamo”, è stata la minaccia finale.
Ma non è finita qui. Poco dopo Di Silvio è tornato nel bar con il fratello Vittorio. I due hanno fatto irruzione spaccando la vetrina, poi hanno rovesciato tavoli e sedie. “Qui comandiamo noi, non te lo scordare: questa è zona nostra. Ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto”, hanno intimato al barista dopo averlo massacrato di botte. Nel locale questa volta erano presenti cinque clienti ma nessuno di loro ha reagito, nessuno ha avuto il coraggio di dire o fare nulla. Non così il barista che, nonostante le minacce, ha scelto di ribellarsi al potere criminale e ha denunciato. Un affronto senza precedenti per i Casamonica.
Quando il clan è venuto a sapere della denuncia, si è mosso Enrico, il nonno dei fratelli Di Silvio. Si è presentato al bancone, ha ordinato un caffè e ha detto: “Ritira immediatamente tutte le accuse o morirai”. Il barista, terrorizzato, ha tenuto chiuso il locale per due giorni. La moglie però non ci sta, non vuole buttare al vento tutti i sacrifici fatti per aprire quel bar. E così la coppia ha scelto di riaprire, a rischio della vita.

Il coraggio della proprietaria. “Dopo quello che è successo loro continuano comunque a passare qui davanti tutti i giorni, non prendono più il caffè ma ci fanno vedere la loro presenza”. La moglie del titolare del Roxy Bar di via Salvatore Barzilai, in zona Romanina, periferia Est di Roma, non nasconde la sua preoccupazione dopo quanto avvenuto il giorno di Pasqua. Oggi è lei, Rossana, a servire i clienti dietro al bancone, e sembra abbia chiesto al marito di tenere aperto il locale anche dopo le ulteriori minacce che il titolare del bar avrebbe ricevuto per indurlo a ritirare la denuncia per le percosse subite dei Casamonica. “Quando sono tornati il giorno di Pasqua sono entrati dietro al bancone – aggiunge la donna – hanno preso uno dei manici di metallo della macchina del caffè e lo hanno tirato contro il barista. Non lo hanno preso ma hanno rotto un vetro, poi lo hanno colpito con delle bottiglie”. Il bar è aperto ma presidiato da una volante della Polizia e due vetture con agenti in borghese. La Polizia sta indagando sull’accaduto: al vaglio i filmati della telecamera posizionata sulla cassa del bar, che inquadra l’intero locale.

Il video: l’invalida massacrata dentro il bar nell’indifferenza degli avventori

Solo il barista l’aiuta. Le strappano gli occhiali, la picchiano con una cinta anche a freddo. E nessuno alza gli occhi dal tavolino

C’è quindi un video che racconta l’accaduto. Racconta la prepotenza e l’arragonza dei Casamonica, padroni della Romanina, di un intero pezzo di città. Un video ora al vaglio degli inquirenti.  Nel frame ripreso dalle telecamere a circuito chiuso si vede chiaramente la donna, una invalida civile, aggredita a più riprese e anche a freddo nell’indifferenza del resto degli avventori del locale. La donna è in fila alla cassa e indossa un paio di occhiali neri quando arrivano i due che tentano di passarle avanti. Alle sue rimostranze uno le strappa gli occhiali e poi quando vede che uno dei due si sfila la cinta cerca di prendergliela ma l’altro minacciandola la spinge contro il muro picchiandola con la cinta. La signora tenta di ribellarsi e a quel punto interviene il barista ma l’aggressione nei confronti della donna riprende con più violenza. Quando poi gli animi sembrano placati e la signora sta bevendo un cappuccino al banco viene nuovamente aggredita alle spalle, spintonata e picchiata. Dietro ad assistere nella totale indifferenza un gruppo di cinque-sei persone. Il barista interviene nuovamente e cerca di allontanare i due. A questo punto scatta la “punizione” nei confronti del barista: i due fanno il giro del bancone e lo prendono a pugni.

fonti:

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/raid-dei-casamonica-in-un-bar-romano-disabile-frustata-per-essersi-ribellata-2023832.html

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/il-video-l-invalida-massacrata-dentro-il-bar-nell-indifferenza-degli-avventori-2023885.html

Rapimento Moro: 40 anni di verità mancate

 

Moro

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Rapimento Moro: 40 anni di verità mancate

 

Il 16 marzo 1978. In via Mario Fani a Roma si scrive una delle pagine piu’ buie della nostra storia. In un agguato le Brigate Rosse sequestrano Aldo Moro annientando i 5 uomini della sua scorta. Un rapimento che si concluderà drammaticamente dopo 55 giorni di prigionia con l’uccisione dell’allora presidente della Democrazia Cristiana.

Cinque processi, diverse Commissioni parlamentari d’inchiesta, tra cui due specifiche a indagare, e tante inchieste giudiziarie collaterali a cercare di aprire un varco nel buio dei fatti accatastati da 40 anni, nonostante la consegna della verità – cosiddetta ufficiale – sia avvenuta ormai nel lontano 1986 quando Valerio Morucci e Adriana Faranda, i due ‘fuoriusciti’ dal nucleo romano nato nel 1975 dopo i primi arresti, redigono il memoriale che secondo loro avrebbe dovuto chiarire tutto.

Due i latitanti che ancora non hanno scontato la pena, per Alvaro Lojacono tuttora in svizzera e Alessio Casimirri ormai cittadino del Nicaragua. Nessuna richiesta di estradizione è stata accolta. Mentre Rita Algranati, la 10 brigatista presente sulla scena del crimine viene individuata solo nel 2004 dalle forze di polizia.

L’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta dedicata al sequestro e all’assassinio dello statista, istituita nel 2014 e i cui lavori sono terminati a fine legislatura nei primi mesi del 2018, ha fatto emergere molte novità ma ancora la prola fine, ai fatti i cui contesti internazionali sono tuttora un buco nero da riempire, non è stata scritta. Due i filoni d’indagine aperti presso la Procura di Roma a tutt’oggi e uno in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria.

Il 40ennale andrà avanti fino al maggio del 2018 in cui si ricorderanno le note finali dell’ultimo giorno di Moro, il 9 maggio 1978.

 

tratto da: http://it.euronews.com/2018/03/15/rapimento-moro-40-anni-di-verita-mancate

La Turchia che non si arrende – scende in piazza e sfida Erdogan cantando Bella Ciao

Turchia

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La Turchia che non si arrende – scende in piazza e sfida Erdogan cantando Bella Ciao

Il regime ha arrestato 60 persone colpevoli di non aver rispettato i divieti. Ma quelli che non si sono ancora arresi al Sultano sono tantissimi

Bella Ciao, contro la dittatura, contro la repressione e contro il bavaglio. Sono oltre 60 i manifestanti arrestati Istanbul nel corso delle manifestazioni organizzate in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori.

Secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza citate dal quotidiano “Hurriyet”, quattro persone sono state arrestate nel tentativo di accedere a piazza Taksim, nonostante il divieto imposto dalle autorità, mentre oltre 50 manifestanti sono stati fermati nel quartiere di Besiktas.

Migliaia di persone sono scese in piazza ad Istanbul in diverse manifestazioni organizzate in occasione delle celebrazioni del primo maggio. La manifestazione più grande è stata organizzata dalla principale forza di opposizione, il Partito popolare repubblicano (Chp), nel distretto di Maltepe.

Il Primo Maggio è stato anche l’occasione per mostrare il volto della Turchia che non si arrende al Sultano. Molti nella piazza hanno intonato Bella Ciao, sempre più canto di chi lotta per la libertà, i diritti e resiste alla dittatura e alla repressione.

QUI la fonte con il video

Una storica intervista del 1981 ad un grande Berlinguer, che già aveva capito tutto “I PARTITI SONO DIVENTATI MACCHINE DI POTERE”

 

Berlinguer

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Una storica intervista del 1981 ad un grande Berlinguer, che già aveva capito tutto “I PARTITI SONO DIVENTATI MACCHINE DI POTERE”

 

Così parlò Enrico Berlinguer nell’intervista del 1981 a Eugenio Scalfari. Non fu ascoltato dai partiti di governo che erano bersaglio della sua accusa, ma purtroppo l’allarme fu accantonato anche dal suo partito. Oggi gli eredi del Pci dovrebbero fare propria la condanna e l’analisi di Berlinguer. Se il tempo non è già scaduto.

«I partiti sono diventati macchine di potere»

«I partiti non fanno più politica», dice Enrico Berlinguer.
«I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia».

Eugenio Scalfari
* * *

La passione è finita?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora…

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.

Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.

Veniamo all’altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l’andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito “diverso” dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.

Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d’infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C’è da averne paura?
Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all’equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?

Veniamo alla seconda diversità.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.

Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant’anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.

Non voi soltanto.
È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell’economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l’iniziativa individuale sia insostituibile, che l’impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell’attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?

Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un’offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s’intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l’occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.

Dunque, siete un partito socialista serio…
…nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo…

Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?
No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c’è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.

Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c’è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c’è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.

Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. […] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d’accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l’inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell’obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L’inflazione è -se vogliamo- l’altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l’una e contro l’altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l’inflazione si debba pagare il prezzo d’una recessione massiccia e d’una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.

Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell’ “austerità”. Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito…
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati -di fronte all’aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all’avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la “civiltà dei consumi”, con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell’austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell’economia, ma che l’insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l’avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell’austerità e della contemporanea lotta all’inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati.

E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
Il costo del lavoro va anch’esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell’aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.
«La Repubblica», 28 luglio 1981

Tutto come previsto: mentre alla Camera si accelera per l’abolizione dei vitalizi, al Senato, dove regna la nuova “Regina della Casta”, la “fedelissima” Casellati, non se ne parla proprio!!

 

Casellati

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Tutto come previsto: mentre alla Camera si accelera per l’abolizione dei vitalizi, al Senato, dove regna la nuova “Regina della Casta”, la “fedelissima” Casellati, non se ne parla proprio!!

 

‘Dov’è l’istruttoria sui vitalizi?’ Toninelli scrive a Casellati

L’istruttoria sui vitalizi prosegue, anzi l’iter accelera, alla Camera ma rimane al palo al Senato.

Perciò il capogruppo del M5S Danilo Toninelli ha scritto alla presidente del Senato Elisabetta Casellati “per chiederle lumi sull’istruttoria che il gruppo del Movimento 5 Stelle vorrebbe vedere il prima possibile all’esame del Consiglio di Presidenza”.

“Il Collegio dei Questori della Camera dei deputati – si legge nella lettera di Toninelli – ha completato l’istruttoria per la revisione dei vitalizi, compresi i trattamenti di reversibilità”. E ora i 5 Stelle vorrebbero che, in relazione al “dichiarato impegno” di Casellati “in favore di un percorso parallelo e coordinato tra i due rami del Parlamento”, si faccia partire l’iter anche al Senato.

Toninelli ha proseguito chiedendo che l’operazine Taglia-Privilegi iniziata alla Camera possa iniziare anche al Senato, “vista anche la proficua collaborazione avviata tra il Presidente Roberto Fico e il Presidente dell’Inps Tito Boeri”.

Fico ha incontrato Boeri lo scorso 18 aprile. In quell’occasione il presidente della Camera aveva fatto sapere su Instagram che era stato un colloquio “cordiale e costruttivo” e che nel mentre proseguiva l’istruttoria sul tema dei vitalizi, per cui aveva dato mandato al collegio dei questori.

I due si sono incontrati nuovamente e hanno parlato per 40 minuti della questione della delibera sull’abolizione dei vitalizi.

Nel frattempo Di Maio ha detto ai suoi che intende “portare a casa” il risultato dell’abolizione del privilegio degli ex parlamentari prima che si torni al voto.

Parlando a Rete 4, il leader 5 Stelle ha dichiarato: “Noi ce la stiamo mettendo tutta per tagliare i vitalizi prima che si vada a votare. Cerchiamo di tagliarne più possibile, poi vediamo cosa diranno i calcoli”.

E in una lettera inviata ai parlamentari 5 Stelle ha scritto di prepararsi alla battaglia sui vitalizi.

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/05/05/dove-l-istruttoria-sui-vitalizi-toninelli-scrive-a-casellati/

L’amore è cieco… Ma il vitalizio è reversibile…

 

vitalizio

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

L’amore è cieco… Ma il vitalizio è reversibile…

La stampa si indigna per questo Simone Coccia che non ha mai vinto un concorso di bellezza: «Si appropriò della fascia di un altro concorrente»…

E il Grande Fratello. E Barbara D’Urso…

E la sorridente fidanzata Stefania Pezzopane, senatrice del Pd…

Signore e Signori, questa è la nostra povera Italia. Questi sono i nostri politici. Questo è il futuro che lasciamo ai nostri figli… Non ci facciamo un po’ schifo da soli?

 

L’amore è cieco… Ma il vitalizio è reversibile…