Casamonica – La prima ordinanza di sgombero risale al ’97: perché prima della Raggi i sindaci di Roma si sono ben guardati di abbattere le ville abusive?

 

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Casamonica – La prima ordinanza di sgombero risale al ’97: perché prima della Raggi i sindaci di Roma si sono ben guardati di abbattere le ville abusive?

 

Casamonica, M5S: ‘Prima ordinanza di sgombero nel ’97, perché i sindaci di Roma prima di Raggi non hanno abbattuto le ville?’

“Dov’erano i sindaci di Roma prima di Virginia Raggi quando i Casamonica costruivano ville abusive all’interno di siti archeologici?”.

Lo scrive su Facebook Paolo Ferrara, Presidente del Gruppo Capitolino M5S in Campidoglio.

“La prima ordinanza di sgombero e demolizione risale al 1997. Sono passati 21 anni,” fa notare Ferrara.

L’esponente pentastellato martedì scorso ha commentato l’operazione di sgombero nelle ville dei Casamonica così:

“Casamonica: 600 uomini della Polizia Locale al lavoro da stanotte per abbattere 8 ville abusive
È così che non si abbassa lo sguardo. Otto ville abusive dei Casamonica che erano in piedi indisturbate da trent’anni buttate giù.
L’illegalità e la mafia si combattono con i fatti e non con gli slogan e noi lo stiamo dimostrando con azioni di contrasto che partono da tutti i livelli istituzionali.
Gli sgomberi e gli abbattimenti di stanotte mandano un segnale forte ai clan,” .

“È l’operazione più imponente contro la criminalità mai realizzata dai caschi bianchi di Roma” ha spiegato “L’ha voluta una donna, la sindaca Virginia Raggi, che ha partecipato personalmente alle operazioni”.

E ancora: “Non era facile, lo si può intuire dal numero dei soggetti coinvolti: il VII Municipio, i tecnici del Comune, gli agenti della Polizia Locale, il personale della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Soprintendenza di Stato, i fabbri,gli operai, Atac, i tecnici di Acea, Enel e Italgas, la Sala Operativa Sociale di Roma Capitale, la Protezione Civile capitolina, e le ditte che si occupano delle demolizioni”.

“Ci vuole organizzazione, ci vuole capacità, soprattutto ci vuole coraggio. Ancora una volta hanno vinto i cittadini onesti. Ha vinto Roma,” ha concluso.

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/11/24/casamonica-m5s-prima-ordinanza-di-sgombero-nel-97-perche-i-sindaci-di-roma-prima-di-non-hanno-abbattuto-le-ville/

 

 

Marco Travaglio: Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli ha abbattuto i villini? Prima che la sindaca facessero ciò che nessuno ha fatto in 21 anni, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo…!

Marco Travaglio

 

 

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Marco Travaglio: Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli ha abbattuto i villini? Prima che la sindaca facessero ciò che nessuno ha fatto in 21 anni, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo…!

“Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli fa svuotare e abbattere i villini?”.

Così Marco Travaglio nel suo straordinario editoriale.

Il giornalista osserva che mentre nel 2015 sembravano “la più pericolosa organizzazione criminale del mondo”, dopo il blitz effettuato dalla Raggi con 600 agenti della Polizia Locale di Roma capitale, i giornaloni “la menano sulla ‘passerella’, lo ‘spot’, il ‘défilé’ di Raggi, Conte e Salvini, come se non fosse una buona notizia che le massime autorità della capitale e del Paese mettano la faccia sulla restituzione di un pezzo di territorio nazionale ai cittadini onesti”.

Travaglio fa anche notare che i giornaloni applicano due pesi e due misure sulla legalità, considerato da questi “un principio intermittente, da applicare ai nemici e ignorare per gli amici”. E cita due casi: quello noto del sindaco di Riace Mimmo Lucano e il più recente della nave Aquarius, che è stata sequestrata per aver scaricato nei porti italiani decine di tonnellate di rifiuti pericolosi.

Garantismi e gargarismi

Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli fa svuotare e abbattere i villini? Qualche estate fa, dopo il vistoso e fastoso funerale in stile Padrino per il loro patriarca, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo. Ora che la sindaca e i vigili di Roma fanno ciò che avrebbero dovuto fare da 21 anni i loro tremebondi predecessori, i giornaloni la menano sulla “passerella”, lo “spot”, il “défilé” di Raggi, Conte e Salvini, come se non fosse una buona notizia che le massime autorità della capitale e del Paese mettano la faccia sulla restituzione di un pezzo di territorio nazionale ai cittadini onesti. La legalità non è più un valore in sé, ma un principio intermittente, da applicare ai nemici e ignorare per gli amici. Se Mimmo Lucano, sindaco di Riace, usa i pubblici poteri per violare la legge, e i giudici lo bloccano, è un martire e un eroe, perché certe leggi non vanno rispettate. Quali, lo decidono lui e i suoi amici. Se la benemerita Ong (francese) Medici senza frontiere scarica nei porti (italiani) 24 tonnellate di rifiuti tossici, infettati da vari virus e dunque pericolosi per la salute pubblica, come fossero bucce di banana, e i giudici la bloccano, l’indagine diventa “accanimento” e la legge “cavillo” (Repubblica) anche per chi vorrebbe imporre l’obbligo vaccinale pure contro le unghie incarnite.

L’altra sera abbiamo appreso dall’autorevole Bruno Vespa che le manette sono una brutta cosa, soprattutto in mano a un giudice tipo Davigo, così come il bisturi in mano al chirurgo e il volante all’autista (a proposito: indovinate che mestiere fa la moglie di Vespa). Arrestare chi commette reati, o auspicare che ciò avvenga, non significa schierarsi dalla parte della legge: ma essere “giustizialisti” e dunque poco “garantisti”. Infatti il Foglio spiega che l’emendamento infilato nell’Anticorruzione (ribattezzata per l’occasione Procorruzione) da Lega, Pd e FI per depenalizzare il peculato nei processi di Rimborsopoli, è “benedetto” perché “ci salva da una legge manettara” e “giustizialista”: cioè dal Codice penale che incredibilmente, dopo tanto “garantismo”, punisce ancora il peculato e l’abuso d’ufficio, cioè chi deruba lo Stato o usa i pubblici poteri per farsi i cazzi propri. Intanto non gli avvocati (ce ne sono di serissimi), ma le loro lobby delle Camere penali e di altre sigle sindacali, scioperano per difendere la prescrizione, definita nientepopodimenoché “diritto costituzionale” e “conquista di civiltà” in nome della “ragionevole durata dei processi” (che in Italia è irragionevole anche grazie alla prescrizione).

Siamo così abituati a sentire spacciare l’impunitarismo per “garantismo” da aver dimenticato il significato del termine. Cesare Beccaria teorizzava un insieme di regole per tutelare il diritto dell’imputato a difendersi nel processo per essere giudicato equamente, non dal processo per farla franca. Le garanzie devono valere per tutti, ma andrebbero modellate su misura degli innocenti, non dei colpevoli. L’innocente vorrebbe uscire al più presto dal processo: invece i processi sono eterni. L’innocente indagato ingiustamente vorrebbe spiegare subito al pm le proprie ragioni: invece il pm non è obbligato a sentirlo durante l’indagine e può chiederne il giudizio senza averlo mai visto. L’innocente, se viene archiviato o assolto, vorrebbe almeno che l’avvocato glielo pagasse lo Stato o chi l’ha denunciato ingiustamente: invece le spese legali deve pagarsele lui. Se i “garantisti” lo fossero davvero, invocherebbero queste norme di ordinaria civiltà. Invece difendono la prescrizione, riservata ai colpevoli: per gl’innocenti c’è l’assoluzione (in caso di prescrizione, l’innocente può rinunciarvi per farsi assolvere nel merito oltre i termini: il che è consigliabile a tutti per i reati infamanti).

Ho appena messo le mani sulla seconda sentenza del Tribunale civile di Firenze che mi ha visto soccombente contro Tiziano Renzi per una banale frase del tutto veritiera sul caso Consip. Il giudice l’ha ritenuta diffamatoria perché ha dato ragione all’unica parte presente al processo: l’“attore” Renzi sr., mentre io, il “convenuto”, ero contumace. Il postino, non trovandomi in casa, mi aveva lasciato nella buca delle lettere un avviso di giacenza (dell’atto di citazione) che, evidentemente, s’è perso. Così non l’ho ritirato e il processo è partito senza di me. Nel civile pare che sia normale: non ti avvisano neppure una seconda volta, come per le multe per divieto di sosta prima che scatti la maggiorazione. E, se sei contumace, non c’è né un pm che indaghi anche per te né un avvocato d’ufficio che ti difenda.
Conta solo la parola dell’“attore”, che ovviamente sa del processo. Così, ignaro di tutto, non ho potuto mandare il mio avvocato con le carte che dimostrano la veridicità della mia frase. Perciò sono stato condannato a 50 mila euro. Lo scrive il giudice: “È financo intuitivo che, a fronte dell’allegazione di… affermazioni astrattamente diffamatorie, compete al convenuto invocare l’esimente del diritto di cronaca o critica e provare, tra l’altro, la veridicità del fatto narrato… Il convenuto non si è costituito, così rinunciando a spiegare le proprie difese e, quindi, a far valere una eventuale causa di giustificazione ed a provare che i fatti riferiti nella trasmissione televisiva fossero veri… A fronte della contumacia del giornalista, questo giudice non deve né può chiedersi… se operi o meno la scriminante del diritto di cronaca o di critica”. Avete mai visto un “garantista” battersi contro questo abominio, cioè chiedere una prima notifica brevi manu e le successive allo studio del difensore (per evitare le fughe di chi non si fa più trovare)? Questi “garantisti” all’italiana parlano di Cesare Beccaria e pensano a Cesare Previti.

Garantismi e gargarismi, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 23 novembre 2018

Caso Casamonica: …e poi ci sono gli opportunisti che si lanciano come avvoltoi a sfruttare la notizia – La Meloni solidarizza con la disabile italiana, ma ignora il barista rumeno che l’ha difesa!

 

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Caso Casamonica: …e poi ci sono gli opportunisti che si lanciano come avvoltoi a sfruttare la notizia – La Meloni solidarizza con la disabile italiana, ma ignora il barista rumeno che l’ha difesa!

Casamonica: la Meloni solidarizza con la disabile italiana e ignora il barista rumeno

Sia la donne che l’uomo sono stati picchiati. Tutti e due hanno denunciato sfidando i clan. Come mai questoi ‘doppiopesismo’?

Lei Simona, disabile è stata aggredita e picchiata. Ma anche lui, Roman, il rumeno proprietario del bar, è stato picchiato. E gli energumeni gli hanno anche devastato il locale, provocando ingenti danni.
Secondo voi è giusto solidarizzare con tutti e due? O vale il motto: prima gli italiani?
Chiediamolo a Giorgia Meloni, che non perde occasione per dimostrare quella che è, ossia una post-fascista che raccatta voti cavalcando l’intolleranza e l’insofferenza contro gli stranieri.
La capa di Fratelli d’Italia così ha scritto:
Arrestati i responsabili della vergognosa aggressione ai danni della ragazza disabile nel bar alla Romanina. Di questo non possiamo che ringraziare i nostri uomini in divisa che ancora una volta hanno dato il segnale della presenza dello Stato. TOLLERANZA ZERO verso i criminali!
E il barista rumeno? Ignorato. Poi magari darà la colpa a twitter che obbliga alla sintesi.
Eppure Roman aveva detto: “Ora ho paura, sia per me che per i miei bambini, temo che si possano vendicare. Loro quel giorno non volevano aspettare la fila e la signora Simona mi ha difeso, nessun altro si è messo in mezzo. Li conoscevo ma all’inizio pensavo che la signora stesse assieme a loro, solo dopo ho capito che stavano litigando e che lei mi stava difendendo”.
Solidarietà a Simona e a Roman. Due coraggiosi che si sono ribellati. Lasciamo agli altri guardare il passaporto …
Ps: la sindaca di Roma, Virginia Raggi ha citato tutti e due. Ossia, quando c’è la volontà anche pochi caratteri bastano: “Grazie alle forze dell’ordine per i 4 arresti dopo l’aggressione da parte dei Casamonica ad una donna e a un barista alla Romanina. #LeIstituzioniNonAbbassanoLoSguardo”. Lo scrive su twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

fonte: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/08/casamonica-la-meloni-solidarizza-con-la-disabile-italiana-e-ignora-il-barista-rumeno-2023911.html

I Casamonica in un bar romano: volevano essere serviti per primi, ma una disabile si ribella. Risultato? La disabile frustata con una cinghia, il barista picchiato a sangue ed il locale distrutto – Capite ora cosa voleva dire Peppino Impastato quando parlava di MONTAGNA DI MERDA???

 

Casamonica

 

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I Casamonica in un bar romano: volevano essere serviti per primi, ma una disabile si ribella. Risultato? La disabile frustata con una cinghia, il barista picchiato a sangue ed il locale distrutto – Capite ora cosa voleva dire Peppino Impastato quando parlava di MONTAGNA DI MERDA???

Raid dei Casamonica in un bar romano: disabile frustata per essersi ribellata

Violenza efferata perché due esponenti del clan non sono stati serviti per primi. “Ora devi chiudere o sei morto”, è la minaccia al barista (anche lui picchiato a sangue) che però ha scelto di denunciare

C’è un video. Un video che racconta l’accaduto. Racconta la prepotenza e l’impunità dei Casamonica, holding del crimine. Racconta il terribile raid compiuto da membri del clan lo scorso primo aprile, il giorno di Pasqua, in un bar di Roma. I boss erano entrati nel locale pretendendo di essere serviti per primi, saltando la fila. Una giovane donna disabile, che ha osato parlare, è stata frustata con la cinghia e presa a calci e pugni. Il barista è stato pestato a sangue e il locale è stato distrutto.

Come ricostruisce La Repubblica, Antonio Casamonica era entrato nel bar di via Salvatore Barzilai con il cugino Alfredo Di Silvio. Dietro il bancone c’era un ragazzo romeno. “Questi romeni di merda non li sopporto proprio”, hanno urlato perché non sono stati serviti immediatamente. All’interno del locale c’era anche una giovane disabile che si è ribellata: “Se il bar non vi piace andate altrove”. La reazione è stata brutale.
Casamonica le ha strappato con una mano gli occhiali e li ha lanciati dietro al bancone, poi si è sfilato la cintura dai pantaloni e la ha passata a Di Silvio. Hanno preso la giovane alle spalle, l’hanno frustata e poi presa a calci, pugni fino a quando è crollata a terra massacrata. “Se chiami la polizia ti ammazziamo”, è stata la minaccia finale.
Ma non è finita qui. Poco dopo Di Silvio è tornato nel bar con il fratello Vittorio. I due hanno fatto irruzione spaccando la vetrina, poi hanno rovesciato tavoli e sedie. “Qui comandiamo noi, non te lo scordare: questa è zona nostra. Ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto”, hanno intimato al barista dopo averlo massacrato di botte. Nel locale questa volta erano presenti cinque clienti ma nessuno di loro ha reagito, nessuno ha avuto il coraggio di dire o fare nulla. Non così il barista che, nonostante le minacce, ha scelto di ribellarsi al potere criminale e ha denunciato. Un affronto senza precedenti per i Casamonica.
Quando il clan è venuto a sapere della denuncia, si è mosso Enrico, il nonno dei fratelli Di Silvio. Si è presentato al bancone, ha ordinato un caffè e ha detto: “Ritira immediatamente tutte le accuse o morirai”. Il barista, terrorizzato, ha tenuto chiuso il locale per due giorni. La moglie però non ci sta, non vuole buttare al vento tutti i sacrifici fatti per aprire quel bar. E così la coppia ha scelto di riaprire, a rischio della vita.

Il coraggio della proprietaria. “Dopo quello che è successo loro continuano comunque a passare qui davanti tutti i giorni, non prendono più il caffè ma ci fanno vedere la loro presenza”. La moglie del titolare del Roxy Bar di via Salvatore Barzilai, in zona Romanina, periferia Est di Roma, non nasconde la sua preoccupazione dopo quanto avvenuto il giorno di Pasqua. Oggi è lei, Rossana, a servire i clienti dietro al bancone, e sembra abbia chiesto al marito di tenere aperto il locale anche dopo le ulteriori minacce che il titolare del bar avrebbe ricevuto per indurlo a ritirare la denuncia per le percosse subite dei Casamonica. “Quando sono tornati il giorno di Pasqua sono entrati dietro al bancone – aggiunge la donna – hanno preso uno dei manici di metallo della macchina del caffè e lo hanno tirato contro il barista. Non lo hanno preso ma hanno rotto un vetro, poi lo hanno colpito con delle bottiglie”. Il bar è aperto ma presidiato da una volante della Polizia e due vetture con agenti in borghese. La Polizia sta indagando sull’accaduto: al vaglio i filmati della telecamera posizionata sulla cassa del bar, che inquadra l’intero locale.

Il video: l’invalida massacrata dentro il bar nell’indifferenza degli avventori

Solo il barista l’aiuta. Le strappano gli occhiali, la picchiano con una cinta anche a freddo. E nessuno alza gli occhi dal tavolino

C’è quindi un video che racconta l’accaduto. Racconta la prepotenza e l’arragonza dei Casamonica, padroni della Romanina, di un intero pezzo di città. Un video ora al vaglio degli inquirenti.  Nel frame ripreso dalle telecamere a circuito chiuso si vede chiaramente la donna, una invalida civile, aggredita a più riprese e anche a freddo nell’indifferenza del resto degli avventori del locale. La donna è in fila alla cassa e indossa un paio di occhiali neri quando arrivano i due che tentano di passarle avanti. Alle sue rimostranze uno le strappa gli occhiali e poi quando vede che uno dei due si sfila la cinta cerca di prendergliela ma l’altro minacciandola la spinge contro il muro picchiandola con la cinta. La signora tenta di ribellarsi e a quel punto interviene il barista ma l’aggressione nei confronti della donna riprende con più violenza. Quando poi gli animi sembrano placati e la signora sta bevendo un cappuccino al banco viene nuovamente aggredita alle spalle, spintonata e picchiata. Dietro ad assistere nella totale indifferenza un gruppo di cinque-sei persone. Il barista interviene nuovamente e cerca di allontanare i due. A questo punto scatta la “punizione” nei confronti del barista: i due fanno il giro del bancone e lo prendono a pugni.

fonti:

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/raid-dei-casamonica-in-un-bar-romano-disabile-frustata-per-essersi-ribellata-2023832.html

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/07/il-video-l-invalida-massacrata-dentro-il-bar-nell-indifferenza-degli-avventori-2023885.html