Marco Travaglio: Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli ha abbattuto i villini? Prima che la sindaca facessero ciò che nessuno ha fatto in 21 anni, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo…!

Marco Travaglio

 

 

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Marco Travaglio: Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli ha abbattuto i villini? Prima che la sindaca facessero ciò che nessuno ha fatto in 21 anni, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo…!

“Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli fa svuotare e abbattere i villini?”.

Così Marco Travaglio nel suo straordinario editoriale.

Il giornalista osserva che mentre nel 2015 sembravano “la più pericolosa organizzazione criminale del mondo”, dopo il blitz effettuato dalla Raggi con 600 agenti della Polizia Locale di Roma capitale, i giornaloni “la menano sulla ‘passerella’, lo ‘spot’, il ‘défilé’ di Raggi, Conte e Salvini, come se non fosse una buona notizia che le massime autorità della capitale e del Paese mettano la faccia sulla restituzione di un pezzo di territorio nazionale ai cittadini onesti”.

Travaglio fa anche notare che i giornaloni applicano due pesi e due misure sulla legalità, considerato da questi “un principio intermittente, da applicare ai nemici e ignorare per gli amici”. E cita due casi: quello noto del sindaco di Riace Mimmo Lucano e il più recente della nave Aquarius, che è stata sequestrata per aver scaricato nei porti italiani decine di tonnellate di rifiuti pericolosi.

Garantismi e gargarismi

Avete notato quanto sono diventati simpatici i Casamonica, ora che la Raggi gli fa svuotare e abbattere i villini? Qualche estate fa, dopo il vistoso e fastoso funerale in stile Padrino per il loro patriarca, parevano la più pericolosa organizzazione criminale del mondo. Ora che la sindaca e i vigili di Roma fanno ciò che avrebbero dovuto fare da 21 anni i loro tremebondi predecessori, i giornaloni la menano sulla “passerella”, lo “spot”, il “défilé” di Raggi, Conte e Salvini, come se non fosse una buona notizia che le massime autorità della capitale e del Paese mettano la faccia sulla restituzione di un pezzo di territorio nazionale ai cittadini onesti. La legalità non è più un valore in sé, ma un principio intermittente, da applicare ai nemici e ignorare per gli amici. Se Mimmo Lucano, sindaco di Riace, usa i pubblici poteri per violare la legge, e i giudici lo bloccano, è un martire e un eroe, perché certe leggi non vanno rispettate. Quali, lo decidono lui e i suoi amici. Se la benemerita Ong (francese) Medici senza frontiere scarica nei porti (italiani) 24 tonnellate di rifiuti tossici, infettati da vari virus e dunque pericolosi per la salute pubblica, come fossero bucce di banana, e i giudici la bloccano, l’indagine diventa “accanimento” e la legge “cavillo” (Repubblica) anche per chi vorrebbe imporre l’obbligo vaccinale pure contro le unghie incarnite.

L’altra sera abbiamo appreso dall’autorevole Bruno Vespa che le manette sono una brutta cosa, soprattutto in mano a un giudice tipo Davigo, così come il bisturi in mano al chirurgo e il volante all’autista (a proposito: indovinate che mestiere fa la moglie di Vespa). Arrestare chi commette reati, o auspicare che ciò avvenga, non significa schierarsi dalla parte della legge: ma essere “giustizialisti” e dunque poco “garantisti”. Infatti il Foglio spiega che l’emendamento infilato nell’Anticorruzione (ribattezzata per l’occasione Procorruzione) da Lega, Pd e FI per depenalizzare il peculato nei processi di Rimborsopoli, è “benedetto” perché “ci salva da una legge manettara” e “giustizialista”: cioè dal Codice penale che incredibilmente, dopo tanto “garantismo”, punisce ancora il peculato e l’abuso d’ufficio, cioè chi deruba lo Stato o usa i pubblici poteri per farsi i cazzi propri. Intanto non gli avvocati (ce ne sono di serissimi), ma le loro lobby delle Camere penali e di altre sigle sindacali, scioperano per difendere la prescrizione, definita nientepopodimenoché “diritto costituzionale” e “conquista di civiltà” in nome della “ragionevole durata dei processi” (che in Italia è irragionevole anche grazie alla prescrizione).

Siamo così abituati a sentire spacciare l’impunitarismo per “garantismo” da aver dimenticato il significato del termine. Cesare Beccaria teorizzava un insieme di regole per tutelare il diritto dell’imputato a difendersi nel processo per essere giudicato equamente, non dal processo per farla franca. Le garanzie devono valere per tutti, ma andrebbero modellate su misura degli innocenti, non dei colpevoli. L’innocente vorrebbe uscire al più presto dal processo: invece i processi sono eterni. L’innocente indagato ingiustamente vorrebbe spiegare subito al pm le proprie ragioni: invece il pm non è obbligato a sentirlo durante l’indagine e può chiederne il giudizio senza averlo mai visto. L’innocente, se viene archiviato o assolto, vorrebbe almeno che l’avvocato glielo pagasse lo Stato o chi l’ha denunciato ingiustamente: invece le spese legali deve pagarsele lui. Se i “garantisti” lo fossero davvero, invocherebbero queste norme di ordinaria civiltà. Invece difendono la prescrizione, riservata ai colpevoli: per gl’innocenti c’è l’assoluzione (in caso di prescrizione, l’innocente può rinunciarvi per farsi assolvere nel merito oltre i termini: il che è consigliabile a tutti per i reati infamanti).

Ho appena messo le mani sulla seconda sentenza del Tribunale civile di Firenze che mi ha visto soccombente contro Tiziano Renzi per una banale frase del tutto veritiera sul caso Consip. Il giudice l’ha ritenuta diffamatoria perché ha dato ragione all’unica parte presente al processo: l’“attore” Renzi sr., mentre io, il “convenuto”, ero contumace. Il postino, non trovandomi in casa, mi aveva lasciato nella buca delle lettere un avviso di giacenza (dell’atto di citazione) che, evidentemente, s’è perso. Così non l’ho ritirato e il processo è partito senza di me. Nel civile pare che sia normale: non ti avvisano neppure una seconda volta, come per le multe per divieto di sosta prima che scatti la maggiorazione. E, se sei contumace, non c’è né un pm che indaghi anche per te né un avvocato d’ufficio che ti difenda.
Conta solo la parola dell’“attore”, che ovviamente sa del processo. Così, ignaro di tutto, non ho potuto mandare il mio avvocato con le carte che dimostrano la veridicità della mia frase. Perciò sono stato condannato a 50 mila euro. Lo scrive il giudice: “È financo intuitivo che, a fronte dell’allegazione di… affermazioni astrattamente diffamatorie, compete al convenuto invocare l’esimente del diritto di cronaca o critica e provare, tra l’altro, la veridicità del fatto narrato… Il convenuto non si è costituito, così rinunciando a spiegare le proprie difese e, quindi, a far valere una eventuale causa di giustificazione ed a provare che i fatti riferiti nella trasmissione televisiva fossero veri… A fronte della contumacia del giornalista, questo giudice non deve né può chiedersi… se operi o meno la scriminante del diritto di cronaca o di critica”. Avete mai visto un “garantista” battersi contro questo abominio, cioè chiedere una prima notifica brevi manu e le successive allo studio del difensore (per evitare le fughe di chi non si fa più trovare)? Questi “garantisti” all’italiana parlano di Cesare Beccaria e pensano a Cesare Previti.

Garantismi e gargarismi, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 23 novembre 2018

Virginia Raggi assolta: “Il fatto non costituisce reato”. Lei: “Spazzati via due anni di fango”

 

Virginia Raggi

 

 

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Virginia Raggi assolta: “Il fatto non costituisce reato”. Lei: “Spazzati via due anni di fango”

L’accusa, sostenuta dai pm Francesco Dall’Olio e dall’aggiunto Paolo Ielo, aveva chiesto 10 mesi di reclusione per il falso. I tre difensori della prima cittadina, questa mattina, hanno chiesto l’assoluzione perché fu lei a valutare le nomine a decidere. 

Poco meno di un’ora per il giudice monocratico di Roma, Roberto Ranalli, per decidere sul caso delle nomine del Comune di RomaVirginia Raggi è stata assolta: “Il fatto non costituisce reato”. L’accusa, sostenuta dai pm Francesco Dall’Olio e dall’aggiunto Paolo Ielo, avevano chiesto 10 mesi di reclusione per il falso. I tre difensori della prima cittadina, questa mattina, hanno chiesto l’assoluzione perché fu lei a valutare le nomine a decidere. Dopo la lettura della sentenza l’esponente del M5s ha pianto e abbracciato gli avvocati e le persone che erano in aula per lei.

Questa sentenza spazza via due anni di fango: andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città e per tutti i cittadini” il commento della Raggi dopo il verdetto del Tribunale. Dopo l’emozione la sindaca ha stretto la mano al giudice e al pubblico ministero. Su Facebook è stato poi pubblicato un post in cui tra le altri pensieri scrive: “Assolta. Con questa parola il Tribunale di Roma, che ringrazio e rispetto per il lavoro svolto, ha messo fine a due anni in cui sono stata mediaticamente e politicamente colpita con una violenza inaudita e con una ferocia ingiustificata”. Per poi aggiungere: “In questo momento ho mille pensieri ed idee che vorrei condividere. Umanamente è stata una prova durissima ma non ho mai mollato”.

L’imputata è stata assolta con la formula prevista dall’articolo 530 comma 1: “Se il fatto non sussiste  se l’imputato non lo ha commesso, se il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato ovvero se il reato è stato commesso da persona non imputabile o non punibile per un’altra ragione, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione indicandone la causa nel dispositivo”.

 

tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/10/processo-nomine-virginia-raggi-assolta-il-fatto-non-costituisce-reato/4755615/

Roma – La foto che dimostra il fallimento dei 5stelle: Spelacchio, l’albero di natale costato ben 30.000 Euro… Ah no, scusate, è la Vela di Calatrava del Pd da 700.000.000 Euro, rimasta incompiuta… E allora non ne parliamo più…!

 

Vela di Calatrava

 

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Roma – La foto che dimostra il fallimento dei 5stelle: Spelacchio, l’albero di natale costato ben 30.000 Euro… Ah no, scusate, è la Vela di Calatrava del Pd da 700.000.000 Euro, rimasta incompiuta… E allora non ne parliamo più…!

Non lo critica nessuno?
Il progetto venne avviato nel 2005 dall’amministrazione dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni, il fondatore del PD.

Ci pensate se uno scempio del genere fosse stato fatto dalla Raggi?

Ma “loro”sono competenti e quelli del M5s sono incompetenti…

Rinfrescatevi la memoria:

Si tratta di un progetto risalente al 2005 e che avrebbe dovuto portare ad uno degli impianti da utilizzare per i Mondiali di nuoto del 2009. Annunciata dall’allora sindaco Veltroni, l’opera aveva un costo iniziale di 60 milioni di euro e sarebbe dovuta essere completata nel 2008. Ma già nel 2006, ad una presentazione del progetto da parte dell’autore, l’architetto spagnolo Santiago Calatrava, l’importo dei lavori risulta raddoppiato, per poi arrivare alla cifra monstre di 260 milioni a fine 2006.

Da notare che la gestione dei fondi del progetto viene delegata alla Protezione Civile guidata al tempo da Guido Bertolaso, che che a sua volta affida l’amministrazione dei capitali ad Angelo Balducci (il funzionario pubblico al centro di diverse vicende giudiziarie per il reato di corruzione nella gestione di alcune grandi opere).

Tornando all’importo complessivo dell’opera, nel 2009 si arriverà all’astronomica cifra di oltre 607 milioni di euro, comprensivo di tutto, ma di cui mancherà in gran parte la copertura.

Intanto nel 2009 si svolgono i Mondiali di nuoto a Roma e chiaramente l’impianto non poté essere utilizzato; lo stesso anno si fermano i lavori del cantiere, essendo finiti i soldi e non avendo idea nessuno di dove trovare le ingenti somme ulteriori necessarie. Nel 2011 il cantiere viene riaperto, con la prospettiva di utilizzare l’opera per le Olimpiadi del 2020 (a cui Roma si era in un primo momento candidata), ma poi definitivamente chiuso a giugno dello stesso anno, con il preventivo totale arrivato a circa 660 milioni!?!

Per trovare notizie dell’impianto bisognerà aspettare il 2014, quando l’assessore Caudostudia insieme all’università di Tor Vergata ed al progettista Calatrava la possibilità di suddividere il progetto in fasi. Stante infatti l’impossibilità pratica di trovare i circa 400 milioni necessari per terminare l’opera, l’idea è di completare la prima vela, a cui manca essenzialmente solo la copertura a vetri, e di utilizzarla per aule e laboratori universitari. Per fare ciò servirebbero 50-60 milioni che potrebbero provenire dai fondi per l’università. Caduta però la giunta Marino anche questa strada sembra essersi interrotta.

L’ultima notizia sull’opera risale ad un convegno tenutosi proprio all’interno del cantiere della “vela” nel gennaio 2015, intitolato “Opere incompiute: quale futuro? Esigenze ed opportunità per il Paese”. In quell’ambito non è stato individuato un futuro per l’opera ma l’arch. Calatrava, presente al convegno, ha affermato di essere sicuro che essa verrà prima o poi completata.

 

fonti varie dal Web

By Eles

Roma: Ecco come la Raggi risparmia 2mln rispetto il 2015 e 10mln rispetto al 2012: è bastato tagliare gli incarichi esterni! Che ci voleva? Perchè nessuno lo ha fatto prima? …E poi, se si è potuti tagliarli, servivano veramente?

 

Raggi

 

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Roma: Ecco come la Raggi risparmia 2mln rispetto il 2015 e 10mln rispetto al 2012: è bastato tagliare gli incarichi esterni! Che ci voleva? Perchè nessuno lo ha fatto prima? …E poi, se si è potuti tagliarli, servivano veramente?

 

TAGLIATI GLI INCARICHI ESTERNI PER DIRE ADDIO AI VERGOGNOSI SPRECHI DEL PASSATO

È giusto fare chiarezza e dare una corretta informazione sugli incarichi esterni a tempo determinato conferiti dal Campidoglio. °°E va quindi accolta come una buona notizia, da chi come noi considera la trasparenza un valore fondamentale, l’attenzione crescente della stampa e dei partiti su questo tema, come mai accaduto fino all’insediamento della nostra amministrazione.

Per capire la portata del fenomeno e il cambiamento che si è prodotto con il nostro arrivo bisogna dare quindi un po’ di dati.
Il primo: il numero degli incarichi conferiti dalla attuale amministrazione capitolina ex art. 110 del Tuel, che disciplina i contratti a tempo determinato per i dirigenti, al momento è pari a ‘zero’. Si tratta dei contratti solitamente più onerosi.
Secondo dato: finora sono 33 i contratti stipulati ex art. 90 del Tuel, relativi all’attività di staff di sindaco e assessori, per una spesa totale di poco più di 1 milione e 800mila euro.

Vale la pena fare un confronto con il passato: solo dal 2012 al 2015 le precedenti amministrazioni comunali hanno stipulato 124 contratti ex art. 110 e 187 ex art. 90 per una spesa complessiva di 29.606.617,45, pari a oltre 7 milioni e 400mila euro l’anno.

ARRESTI AL COMUNE DI MILANO dell’amico di Renzi SALA – Arrestati due funzionari e un dirigente per corruzione e concussione. Giornali e Tg MUTI – Pensate un po’ se fosse successo a Roma…!!

 

ARRESTI

 

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ARRESTI AL COMUNE DI MILANO dell’amico di Renzi SALA – Arrestati due funzionari e un dirigente per corruzione e concussione. Giornali e Tg MUTI – Pensate un po’ se fosse successo a Roma…!!

 

Corruzione al Comune di Milano, tre arresti per tangenti.

La Guardia di finanza di Milano ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due dirigenti e un funzionario del Comune di Milano, accusati di corruzione e tangenti su alcune gare d’appalto bandite da Palazzo Marino – scrive la Procura della Repubblica in una nota – “a favore del Consorzio Milanese scarl e delle imprese sue associate”. Gli arrestati sono i dirigenti Armando Lotumolo e Virgilio Innocenti, e il funzionario di posizione organizzativa Massimiliano Ascione. Le ordinanze, disposte dal Gip Alfonsa Maria Ferraro, sono collegate all’inchiesta che già nel 2015 aveva messo in imbarazzo il Comune di Milano guidato dal sindaco Pisapia. Sia Lotumolo sia Innocenzi erano già stati coinvolti nelle indagini negli anni passati, riferite a fatti avvenuti tra il 2005 e il 2012.

C’e’ anche il bando per l’ottenimento dei certificati, che attestano le condizioni di sicurezza degli edifici scolastici milanesi, al centro dell’inchiesta, che ha portato all’arresto di 2 dirigenti e un funzionario del Comune di Milano. “Il bando ‘Interventi per l’ottenimento del certificato di idoneità statica presso gli edifici scolastici del Comune di Milano – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dei dirigenti Stanislao Virginio Innocenti e Armando Lotumolo – e’ stato oggetto di una vera e propria pianificazione a tavolino tra gli imprenditori interessati e i dirigenti comunali”. Una pianificazione che emergerebbe da una conversazione telefonica del 23 febbraio 2012 (all’epoca il sindaco era Giuliano Pisapia) riportata dal gio Maria Alfonsa Ferraro.
“Guarda, a me interessa…sono 5 lotti, a me interessa prendere il mio, tu prendi il tuo – dice uno degli imprenditori interessati – Fenini prende il suo e gli altri poi vediamo”. “Eh vabbe’, vediamo un attimo – ribatte un altro – Vediamo, se son rose fioriranno…”

 

“L’Uragano Raggi” travolge anche l’Acea. Rottamata tutta la vecchia amministrazione…

Raggi

 

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“L’Uragano Raggi” travolge anche l’Acea. Rottamata tutta la vecchia amministrazione…

Acea, Raggi prepara il ribaltone
Via l’ad Irace, in pole Donnarumma

La sindaca nell’assemblea di aprile intende azzerare l’attuale vertice aziendale. In uscita anche la presidente Tomasetti. Per la carica di amministratore delegato il candidato favorito è l’attuale direttore Reti della milanese A2A

L’onda pentastellata arriva anche in Acea. Virginia Raggi, che in campagna elettorale aveva annunciato l’azzeramento dei vertici, ha aspettato la scadenza dei mandati. La fretta di Ignazio Marino, che diede il benservito ai manager nominati senza molta eleganza da Gianni Alemanno subito prima del voto, è costata cara alla municipalizzata, condannata dal Tribunale a versare 840 mila euro all’ex presidente Giancarlo Cremonesi, spedito a casa prima del tempo. L’attuale board però è in scadenza e il 27 aprile, all’assemblea degli azionisti, secondo quanto trapela dal Campidoglio la sindaca darà il via al turn over: non sarà confermato l’amministratore delegato Alberto Irace, renziano Doc e ex sindaco del Pd a Castellammare (al quale è stato riconosciuto da più parti un ottimo lavoro): per prendere il suo posto in pole position c’è Stefano Donnarumma, già presidente di Acea Distribuzione e oggi direttore Reti della milanese A2a. La scelta ancora non è definitiva. Dopo i tutti i pasticci nelle nomine dei mesi scorsi, Virginia Raggi non vuole commettere altri passi falsi e sta valutando con grande attenzione tutti gli aspetti. Ancora in alto mare invece la selezione per la presidenza. In un primo momento era stata anche ventilata la conferma di Catia Tomasetti, ma ormai il divorzio sembra inevitabile, dopo l’incidente dei giorni scorsi, quando l’assessore alle Politiche Andrea Mazzillo si è presentato chiedendo di partecipare, ma è stato messo alla porta. La supervisione del dossier nomine Acea, riferiscono in Campidoglio, è stata affidata a Massimo Colomban, assessore alle Partecipate che gode di piena fiducia dalla Casaleggio. E intanto proprio la settimana scorsa – come risulta dai report sull’Internal Dealing (cioè sulle operazioni sui titoli da parte degli amministratori) – Catia Tomasetti ha ceduto le 19.500 azioni Acea che deteneva (incassando 228.500 euro).

La strategia grillina

La partita sui vertici di piazzale Ostiense è particolarmente delicata. Da un lato l’azienda, controllata al 50,1 per cento dal Comune, è una piccola cassaforte che genera utili importanti per le disastrate casse capitoline. Al tempo stesso però opera in settori sensibili per i romani (elettricità e acqua oltre a gas e parzialmente rifiuti), e scelte sbagliate rischiano di avere ripercussioni molto negative dal punto di vista politico. Per la Raggi in realtà l’occasione per cambiare è quanto mai favorevole: i precedenti sindaci hanno dovuto fronteggiare negli ultimi anni la presenza ingombrante come primo socio privato di Francesco Gaetano Caltagirone. L’imprenditore e editore però da pochi mesi è sceso dal 15,8 al 5%, avendo ceduto un parte della propria quota al colosso francese Engie-Suez (che è invece salito dal 12,5 al 23%), in cambio del 3,6% del gruppo transalpino. Una scelta che focalizza gli interessi di Caltagirone su una dimensione finanziaria sempre più internazionale. In questo quadro, il Campidoglio – pur dovendo garantire la redditività degli investimenti ai francesi (ma anche a Caltagirone e a tutti gli altri azionisti) – può rivedere alcune scelte strategiche, a cominciare dall’impegno nel settore dei rifiuti, adesso marginale: il know how e i mezzi finanziari di Acea potrebbero infatti tornare utili per studiare nuove sinergie per fronteggiare l’eterna emergenza della Capitale in questo settore. Inoltre, il Campidoglio potrà ampliare la funzione «sociale» nella gestione dei sistemi idrici (che riguarda 8,5 milioni di persone in tutto il centro Italia), con un’attenzione maggiore alla qualità del servizio. La giunta grillina, secondo quanto trapela, punta a dimostrare ai romani che l’azienda, pur quotata in Borsa, può essere amministrata nell’interesse prima dei cittadini, rispetto a quello degli azionisti.