Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga – Insomma, un altro grande successo del Governo Renzi, l’ennessimo…

 

Insegnanti

 

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Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga – Insomma, un altro grande successo del Governo Renzi, l’ennessimo…

 

Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga

«A poche settimane dal voto voglio ringraziare pubblicamente Renzi e il Pd per la valorizzazione del merito per gli insegnanti. Grazie, perché nel 2017, oltre agli 80€ mensili, ho arrotondato lo stipendio grazie a diverse attività extra (funzione strumentale, commissioni varie, attività extracurricolari valorizzate solo grazie al bonus di merito). Ora finalmente vedo l’impegno ripagato con uno stipendio di febbraio (e temo anche marzo, aprile, maggio e giugno) molto basso: iniziano a togliermi gli 80€. In pratica, ho lavorato di più ma gratis…».  È il testo ironico, ma amarissimo, di una lettera aperta del professor Fabio Macchi pubblicata sul sito Orizzonte scuola, lettera che si conclude così: «Oggi che è il mio compleanno e ho ricevuto questo bel regalo, ringrazio Renzi, ringrazio il PD e ringrazio la Buona Scuola o come la chiamammo a suo tempo, e nome mai fu più azzeccato, la #BonaSola…».

Migliaia di insegnanti, in queste ore, sono alle prese con la propria “voragine” in busta paga, quasi per tutti intorno ai 300 euro. A partire dal 1° gennaio 2018l Legge di Bilancio 2018 ha rideterminato i limiti di reddito che danno diritto al bonus Renzi 2018. Il limite inferiore passa a 24.600 euro lordi, quello superiore a 26.600. Di conseguenza, chi lavora tutti i mesi dell’anno e percepisce un reddito che va da 8.174 euro a 24.600 euro, riceverà il bonus nella misura piena (960 euro), calcolati su base annuale. Altri, molti altri, devono restituirlo.

Un superamento che arriva, quasi per tutti, a causa del rinnovo contrattuale del contratto degli insegnanti, attesissimo da mesi, atto dovuto, ma “concesso” dal ministro Marianna Madiaproprio alla vigilia delle elezioni, con quella promessa: «Con l’aumento contrattuale chi ha avuto gli 80 euro di bonus non li perderà, non è mai stato messo in dubbio». Ma per tanti insegnanti il boomerang è scattato lo stesso…

 

fonte: http://www.secoloditalia.it/2018/02/insegnanti-beffati-devono-restituire-gli-80-euro-di-renzi-voragine-in-busta-paga/

I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

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Renzi

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I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

 

Stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance

Il sistema – I tagli del triennio renziano costringono le Regioni a sforbiciare i fondi sociali. Gli 80 euro pagati dai meno abbienti.

Con una mano dare, con l’altra togliere, e quando scoppia il casino fare finta di indignarsi. Sono giorni in cui il governo dà il meglio di sé su una delle tante eredità lasciate da Matteo Renzi: l’enorme mole di tagli imposti alle Regioni per finanziare le diverse misure varate nei tre anni di governo del fiorentino, che ora presentano il conto. Questa storia è incredibile per l’irresponsabilità mostrata dai suoi protagonisti.

Nei giorni scorsi si è scoperto che per effetto di un’intesa nella Conferenza Stato-Regioni è stato deciso un maxi-taglio ai fondi sociali che vengono trasferiti dal primo alle seconde. Tra questi: 50 milioni al fondo per la non autosufficienza (disabili, malati gravi e familiari che li assistono), che torna ai 450 stanziati a ottobre e 211 milioni a quello per le politiche speciali, che passa così da 311 a 99 milioni (-67%). Soldi che servono a finanziare, fra le altre cose, asili nido, misure di sostegno alle famiglie più povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza. Diverse associazioni si sono infuriate. Appresa la notizia – fornitagli da un’interrogazione della deputata Pd Donata Lenzi – il sottosegretario alle Politiche sociali Luigi Bobba (Pd) è cascato dal pero: “Il fatto è di una gravità inaudita. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non ha partecipato al confronto e questa assenza costituisce un’aggravante perché conferma come le scelte per la salute siano totalmente subordinate a fattori economici”. I fattori economici sono i tagli imposti dal governo di cui Bobba ha fatto parte, e distribuiti in accordo con quello in cui siede attualmente.

Nei suoi tre anni l’esecutivo Renzi ha imposto tagli sanguinosi alle Regioni per finanziare le diverse manovre e contenere il deficit. Un esempio su tutti: la misura più sbandierata, il “bonus Irpef”, i famosi 80 euro in busta paga è arrivata ad aprile 2014 con un decreto che per coprire i costi (10 miliardi l’anno) ha imposto un taglio alle Regioni di circa 12 miliardi nel 2014-2020. Parliamo della “più grande opera di redistribuzione salariale mai fatta in Italia” (Renzi). Funziona così: il governo vara la misura, la copre in parte con i tagli a Comuni e Regioni e, per queste ultime, gli lascia la scelta formale di dove tagliare.

Il 9 febbraio la Conferenza Stato-Regioni si è trovata così a dover ripartire i tagli del 2017 non ancora coperti: 2,7 miliardi. La proposta la fa il governo e poi parte la trattativa con le Regioni: se salta tutto, vengono tagliati tutti insieme. Il 23 febbraio si arriva all’accordo. Il Documento finale – firmato dal ministro agli Affari regionali Enrico Costa – elenca la provenienza dei tagli: ben 2,2 miliardi vengono proprio dal decreto sul Bonus Irpef del 2014. La stangata è pesante: 1,7 miliardi vengono sottratti al fondo enti territoriali dove le Regioni hanno versato i risparmi di spesa; altri 100 ai contributi per gli investimenti. Poi c’è la scure sul sociale: -485 milioni. Il fondo per l’erogazione gratuita dei libri scolastici alle famiglie bisognose perde 70 milioni (su 103), quello inquilini morosi incolpevoli altri 50, stessa cifra per i contributi all’edilizia scolastica mentre quella sanitaria perde 100 milioni (-50%). “Che esponenti del governo si meraviglino è allucinante – spiega Massimo Garavaglia, assessore in Lombardia e coordinatore per gli affari finanziari della Conferenza delle Regioni – Il documento è frutto di un lavoro fatto prima con il sottosegretario a Palazzo Chigi, Claudio De Vincenti poi con il suo successore, Maria Elena Boschi e infine siglato con il ministro Costa: la proposta è del governo, noi abbiamo solo limitato i danni”. I tagli, infatti, sono superiori ai trasferimenti e i governatori si sono dovuti impegnare a versare allo Stato gli avanzi di bilancio. Senza intesa, si perdevano tutti i fondi. “Solo le manovre 2014, 2015, 2016 hanno tagliato alle Regioni ordinarie 8,1 miliardi nel 2017 – continua Garavaglia –. Nel quadriennio 2016-2019 si arriva a 50”. Tra questi, quelli alla Sanità: 2 miliardi nel 2016, altri 1,5 nel 2017, a cui si sono aggiunti i 422 milioni che le Regioni speciali si sono rifiutate di subire. Quando a novembre 2015 i governatori si ribellarono all’ennesimo taglio, Renzi li convocò spiegando ironico: “Adesso ci divertiamo”. Passata la buriana, queste scelte presentano il conto, come i 3 miliardi tolti alle Province. Con l’intesa del governo, i fondi sociali che lo Stato gira alle Regioni vengono così tagliati del 40%. Tagli che colpiscono le fasce più deboli, le stesse che non hanno beneficiato degli 80 euro (non vanno agli incapienti), dell’abolizione dell’Imu prima casa o del taglio dell’Ires.

Il governo è tardivamente corso ai ripari. Oggi sarà approvata in Senato la legge delega per il contrasto alla povertà, che contiene il “Reddito di inclusione”: 400 euro mensili alle famiglie in estrema difficoltà con almeno un minore a carico.

Da Il Fatto Quotidiano del 09/03/2017.