Siamo il Paese in cui il Presidente del Consiglio si deve pubblicamente scusare per aver salvato 10 naufraghi… Ma non vi vergognate neanche un po’ nel sentirvi chiamare “Italiani”…?

Presidente del Consiglio

 

 

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Siamo il Paese in cui il Presidente del Consiglio si deve pubblicamente scusare per aver salvato 10 naufraghi… Ma non vi vergognate neanche un po’ nel sentirvi chiamare “Italiani”…?

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Presidente del Consiglio

 

Il Paese in cui il Presidente del Consiglio si deve scusare per aver salvato 10 naufraghi

L’assurdo video con il quale il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è praticamente scusato di aver accettato di trasferire in Italia circa 10 migranti salvati dalle navi Sea Watch 3 e Sea Eye è il simbolo del momento che stiamo vivendo, in cui la politica continua a legittimare l’idea che dimostrarsi umani e solidali sia una vergogna.

“Come sapete, la Chiesa valdese ha dato la disponibilità ad accogliere bambini e nuclei familiari [dei migranti a bordo di Sea Watch 3 e Sea Eye, ndr]. Poco più di dieci persone che verranno ospitati a loro cura, senza oneri a carico dello Stato italiano”. Comincia così l’incredibile video di poco più di 100 secondi con il quale il Presidente del Consiglio si rivolge ai cittadini italiani per rassicurare sul fatto che “la linea del governo italiano sull’immigrazione non è assolutamente cambiata” e che “occorre una linea di rigore e contrastare il traffico internazionale di migranti” e “perseverare negli orientamenti fin qui assunti”. È un video che è passato piuttosto sotto silenzio, con meno di 400mila views su Facebook e qualche centinaio di commenti critici nei confronti del “cedimento buonista” del Presidente del Consiglio, ma che invece avrebbe meritato maggiore considerazione. Perché mostra in maniera lampante il momento che stiamo vivendo e come la narrazione tossica sull’immigrazione si sia completamente sovrapposta alla realtà dei fatti.

Siamo arrivati al punto in cui il Presidente del Consiglio viene praticamente costretto da una delle forze che lo sostengono in Parlamento a fare un videomessaggio per scusarsi di aver salvato la vita di dieci naufraghi, per garantire che i cittadini italiani non sganceranno un euro per la vita di 10 persone e per ribadire che comunque la cosa non si ripeterà mai più, considerando che questo è stato “un caso eccezionale che ha richiesto una soluzione eccezionale”.

Siamo arrivati al punto in cui il Presidente del Consiglio rivendica come un successo la gestione del caso Diciotti. Ricordate? Quando, senza che vi fosse alcun provvedimento formale, abbiamo impedito per giorni e giorni lo sbarco di 177 migranti che erano a bordo di una nave militare italiana (non una ONG o una carretta del mare, ma una nave della Guardia Costiera; ripetiamo, una nave della Guardia Costiera Italiana; no, sul serio, abbiamo bloccato per giorni e giorni una nave della Guardia Costiera italiana in un porto italiano).

Siamo arrivati al punto in cui il Presidente del Consiglio parla di “coerenza” del Governo italiano, omettendo di dire che il ministro dell’Interno continua a utilizzare lo slogan #portichiusi, senza che vi sia un solo provvedimento, ufficiale o informale, di chiusura dei porti. Ma non solo, perché Conte rivendica il contrasto al traffico di esseri umani mentre, contemporaneamente, la capacità operativa di Lampedusa viene più che dimezzata, con tutto ciò che comporta in termini di minore controllo delle frontiere esterne. Che a Conte piaccia o meno, l’Italia non ha più una linea chiara e coerente nella gestione degli arrivi, si limita a delegare alle pseudo-autorità libiche la SAR e a fregarsene di cosa accade nel Mediterraneo, con un misto di cinismo e inadeguatezza. Che Conte lo ammetta o meno, finora in Europa non ha raccolto che generici impegni e rassicurazioni. Che a Conte faccia piacere o meno, al prossimo caso Sea Watch 3 ci ritroveremo di nuovo nella stessa posizione di stallo.

Ma soprattutto siamo arrivati al punto in cui mostrare umanità e solidarietà è diventata roba da buonisti, da collusi con la criminalità che organizza il traffico di uomini, da idioti e nemici degli italiani. Una vergogna da nascondere.

 

fonti:

https://www.facebook.com/127257700631971/videos/1222000497964454/

https://www.fanpage.it/il-paese-in-cui-il-presidente-del-consiglio-si-deve-scusare-per-aver-salvato-10-naufraghi/

Facciamo due conti: 20 miliardi per le banche, 1 miliardo per i poveri… Ecco a Voi il Governo Renzi-Gentiloni…!

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banche

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Facciamo due conti: 20 miliardi per le banche, 1 miliardo per i poveri… Ecco a Voi il Governo Renzi-Gentiloni…!

Il ddl povertà approvato in Senato dalla maggioranza è una presa in giro colossale, che non a caso arriva alla fine della legislatura. Il Governo Gentiloni tenta di salvare la faccia con un bluff, inseguendo il reddito di cittadinanza del M5S.
Il risultato è un obbrobrio: una rivisitazione della social card di Berlusconi e niente più!

Gentiloni copia la Social Card di Berlusconi

Il ddl povertà approvato ieri in Senato dalla maggioranza è una presa in giro colossale, che non a caso arriva alla fine della legislatura. Il Governo Gentiloni tenta di salvare la faccia con un bluff, inseguendo il reddito di cittadinanza del M5S. Il risultato è un obbrobrio: una rivisitazione della social card di Berlusconi e niente più.

Vengono stanziate risorse insufficienti fregandosene di milioni di italiani in difficoltà. La povertà non si combatte con l’elemosina, ma con un piano che al sostegno al reddito affianchi il reinserimento lavorativo. Il nostro reddito di cittadinanza prevede 15 miliardi di euro per aiutare i nuclei famigliari in difficoltà e 2 miliardi per rilanciare i centri per l’impiego. Reddito e lavoro.

C’è anche la truffa. Il ddl povertà è una legge delega: quindi in realtà nonostante i titoli dei giornali nulla è stato fatto! Ci saranno effetti reali solo con i successivi decreti legislativi se ci saranno. Ad oggi è un annuncio, un provvedimento in bianco che non dice nulla. Sappiamo solo una cosa: le risorse stanziate non bastano. Eppure i soldi ci sono. Gentiloni come primo atto ha creato 20 miliardi di nuovo debito a favore delle banche (compresa quella del Pd). E ora ne mette uno per i poveri perchè non ci sono i soldi? A chi vuol darla a bere?

Secondo le prime indiscrezioni, a beneficiare del miliardo stanziato dal Governo sarebbero soltanto alcune famiglie con figli minori o quelle con un membro under 55, escludendo così i pensionati e i giovani. Eppure più di 1 milione e mezzo di pensionati percepiscono una pensione inferiore a 500 euro al mese, negli ultimi anni 400 mila pensionati hanno abbandonano il nostro Paese per andare all’estero a cercare una vita dignitosa, la disoccupazione giovanile è intorno al 40% (in alcune regioni del Sud addirittura si avvicina al 60%), oltre 100 mila persone, soprattutto giovani, abbandonano ogni anno il nostro Paese.

Se oggi si parla di contrasto alla povertà è solo grazie alla battaglia portata avanti dal MoVimento 5 Stelle che ha sempre detto che NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO. La soluzione però non è quella dell’elemosina a fini elettorali e propagandistici. La soluzione è il reddito di cittadinanza, primo e principale pilastro del nostro programma di governo. Un reddito che al sostegno affiancherà risorse per riavviare al lavoro i disoccupati, nell’ottica di un grande piano di rilancio economico e industriale. Tutto il resto sono elemosine elettorali.

20 miliardi per le banche, 1 per i poveri #GentiloniNonMiFreghi

di MoVimento 5 Stelle

Il ddl povertà approvato ieri in Senato dalla maggioranza è una presa in giro colossale, che non a caso arriva alla fine della legislatura. Il Governo Gentiloni tenta di salvare la faccia con un bluff, inseguendo il reddito di cittadinanza del M5S. Il risultato è un obbrobrio: una rivisitazione della social card di Berlusconi e niente più. Vengono stanziate risorse insufficienti fregandosene di milioni di italiani in difficoltà. La povertà non si combatte con l’elemosina, ma con un piano che al sostegno al reddito affianchi il reinserimento lavorativo. Il nostro reddito di cittadinanza prevede 15 miliardi di euro per aiutare i nuclei famigliari in difficoltà e 2 miliardi per rilanciare i centri per l’impiego. Reddito e lavoro.

C’è anche la truffa. Il ddl povertà è una legge delega: quindi in realtà nonostante i titoli dei giornali nulla è stato fatto! Ci saranno effetti reali solo con i successivi decreti legislativi se ci saranno. Ad oggi è un annuncio, un provvedimento in bianco che non dice nulla. Sappiamo solo una cosa: le risorse stanziate non bastano. Eppure i soldi ci sono. Gentiloni come primo atto ha creato 20 miliardi di nuovo debito a favore delle banche (compresa quella del Pd). E ora ne mette uno per i poveri perchè non ci sono i soldi? A chi vuol darla a bere?

Secondo le prime indiscrezioni, a beneficiare del miliardo stanziato dal Governo sarebbero soltanto alcune famiglie con figli minori o quelle con un membro under 55, escludendo così i pensionati e i giovani. Eppure più di 1 milione e mezzo di pensionati percepiscono una pensione inferiore a 500 euro al mese, negli ultimi anni 400 mila pensionati hanno abbandonano il nostro Paese per andare all’estero a cercare una vita dignitosa, la disoccupazione giovanile è intorno al 40% (in alcune regioni del Sud addirittura si avvicina al 60%), oltre 100 mila persone, soprattutto giovani, abbandonano ogni anno il nostro Paese.

Se oggi si parla di contrasto alla povertà è solo grazie alla battaglia portata avanti dal MoVimento 5 Stelle che ha sempre detto che NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO. La soluzione però non è quella dell’elemosina a fini elettorali e propagandistici. La soluzione è il reddito di cittadinanza, primo e principale pilastro del nostro programma di governo. Un reddito che al sostegno affiancherà risorse per riavviare al lavoro i disoccupati, nell’ottica di un grande piano di rilancio economico e industriale. Tutto il resto sono elemosine elettorali. #GentiloniNonMiFreghi

 

 

fonti:

htps://giornalecchismo.com/2017/03/10/gentiloni-copia-la-social-card-di-berlusconi/

https://www.facebook.com/INDIGNADOS-ITALIA-150928878308556/

http://www.beppegrillo.it/2017/03/20_miliardi_per_le_banche_1_per_i_poveri_gentiloninonmifreghi.html

 

I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

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I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

 

Stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance

Il sistema – I tagli del triennio renziano costringono le Regioni a sforbiciare i fondi sociali. Gli 80 euro pagati dai meno abbienti.

Con una mano dare, con l’altra togliere, e quando scoppia il casino fare finta di indignarsi. Sono giorni in cui il governo dà il meglio di sé su una delle tante eredità lasciate da Matteo Renzi: l’enorme mole di tagli imposti alle Regioni per finanziare le diverse misure varate nei tre anni di governo del fiorentino, che ora presentano il conto. Questa storia è incredibile per l’irresponsabilità mostrata dai suoi protagonisti.

Nei giorni scorsi si è scoperto che per effetto di un’intesa nella Conferenza Stato-Regioni è stato deciso un maxi-taglio ai fondi sociali che vengono trasferiti dal primo alle seconde. Tra questi: 50 milioni al fondo per la non autosufficienza (disabili, malati gravi e familiari che li assistono), che torna ai 450 stanziati a ottobre e 211 milioni a quello per le politiche speciali, che passa così da 311 a 99 milioni (-67%). Soldi che servono a finanziare, fra le altre cose, asili nido, misure di sostegno alle famiglie più povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza. Diverse associazioni si sono infuriate. Appresa la notizia – fornitagli da un’interrogazione della deputata Pd Donata Lenzi – il sottosegretario alle Politiche sociali Luigi Bobba (Pd) è cascato dal pero: “Il fatto è di una gravità inaudita. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non ha partecipato al confronto e questa assenza costituisce un’aggravante perché conferma come le scelte per la salute siano totalmente subordinate a fattori economici”. I fattori economici sono i tagli imposti dal governo di cui Bobba ha fatto parte, e distribuiti in accordo con quello in cui siede attualmente.

Nei suoi tre anni l’esecutivo Renzi ha imposto tagli sanguinosi alle Regioni per finanziare le diverse manovre e contenere il deficit. Un esempio su tutti: la misura più sbandierata, il “bonus Irpef”, i famosi 80 euro in busta paga è arrivata ad aprile 2014 con un decreto che per coprire i costi (10 miliardi l’anno) ha imposto un taglio alle Regioni di circa 12 miliardi nel 2014-2020. Parliamo della “più grande opera di redistribuzione salariale mai fatta in Italia” (Renzi). Funziona così: il governo vara la misura, la copre in parte con i tagli a Comuni e Regioni e, per queste ultime, gli lascia la scelta formale di dove tagliare.

Il 9 febbraio la Conferenza Stato-Regioni si è trovata così a dover ripartire i tagli del 2017 non ancora coperti: 2,7 miliardi. La proposta la fa il governo e poi parte la trattativa con le Regioni: se salta tutto, vengono tagliati tutti insieme. Il 23 febbraio si arriva all’accordo. Il Documento finale – firmato dal ministro agli Affari regionali Enrico Costa – elenca la provenienza dei tagli: ben 2,2 miliardi vengono proprio dal decreto sul Bonus Irpef del 2014. La stangata è pesante: 1,7 miliardi vengono sottratti al fondo enti territoriali dove le Regioni hanno versato i risparmi di spesa; altri 100 ai contributi per gli investimenti. Poi c’è la scure sul sociale: -485 milioni. Il fondo per l’erogazione gratuita dei libri scolastici alle famiglie bisognose perde 70 milioni (su 103), quello inquilini morosi incolpevoli altri 50, stessa cifra per i contributi all’edilizia scolastica mentre quella sanitaria perde 100 milioni (-50%). “Che esponenti del governo si meraviglino è allucinante – spiega Massimo Garavaglia, assessore in Lombardia e coordinatore per gli affari finanziari della Conferenza delle Regioni – Il documento è frutto di un lavoro fatto prima con il sottosegretario a Palazzo Chigi, Claudio De Vincenti poi con il suo successore, Maria Elena Boschi e infine siglato con il ministro Costa: la proposta è del governo, noi abbiamo solo limitato i danni”. I tagli, infatti, sono superiori ai trasferimenti e i governatori si sono dovuti impegnare a versare allo Stato gli avanzi di bilancio. Senza intesa, si perdevano tutti i fondi. “Solo le manovre 2014, 2015, 2016 hanno tagliato alle Regioni ordinarie 8,1 miliardi nel 2017 – continua Garavaglia –. Nel quadriennio 2016-2019 si arriva a 50”. Tra questi, quelli alla Sanità: 2 miliardi nel 2016, altri 1,5 nel 2017, a cui si sono aggiunti i 422 milioni che le Regioni speciali si sono rifiutate di subire. Quando a novembre 2015 i governatori si ribellarono all’ennesimo taglio, Renzi li convocò spiegando ironico: “Adesso ci divertiamo”. Passata la buriana, queste scelte presentano il conto, come i 3 miliardi tolti alle Province. Con l’intesa del governo, i fondi sociali che lo Stato gira alle Regioni vengono così tagliati del 40%. Tagli che colpiscono le fasce più deboli, le stesse che non hanno beneficiato degli 80 euro (non vanno agli incapienti), dell’abolizione dell’Imu prima casa o del taglio dell’Ires.

Il governo è tardivamente corso ai ripari. Oggi sarà approvata in Senato la legge delega per il contrasto alla povertà, che contiene il “Reddito di inclusione”: 400 euro mensili alle famiglie in estrema difficoltà con almeno un minore a carico.

Da Il Fatto Quotidiano del 09/03/2017.

Matteo Renzi si vanta di aver tagliato spesa pubblica di 25 miliardi. Ma un’economista del suo stesso staff lo sputtana: il taglio reale non supera 400 milioni. Ecco quello che i Tg non Vi dicono!

 

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Matteo Renzi si vanta di aver tagliato spesa pubblica di 25 miliardi. Ma un’economista del suo stesso staff lo sputtana: il taglio reale non supera 400 milioni. Ecco quello che i Tg non Vi dicono!

 

Matteo Renzi sostiene di avere utilizzato al massimo possibile le forbici della spending review, e di non avere più spazi a disposizione, perché nel solo 2016 avrebbe già tagliato la spesa pubblica di ben 25 miliardi. Come sempre il premier legge a modo suo cifre che spesso la realtà gli ributta in faccia, e lo fa sia per ragioni propagandistiche (Renzi è perennemente in campagna elettorale) che per la necessità di utilizzare la presunta buona pratica di fronte a quei cagnacci della commissione europea che non vogliono concedergli la flessibilità di finanza pubblica che ha chiesto. Di solito pochi fanno il controcanto alle sparate del premier italiano. La sorpresa è arrivata ieri da il Foglio. Perché a fare un puntuto contraddittorio a Renzi è stata una economista che è anche un’amica di famiglia, comeVeronica De Romanis. Una economista di primissimo piano che è anche la consorte di Lorenzo Bini Smaghi, il banchiere che spesso viene annoverato in cima alla lista dei potenti renziani. La De Romanis ha smentito il premier, ricordando come il taglio di spesa non sia affatto di 25 miliardi di euro, ma addirittura inferiore ai 400 milioni. Per farlo ha utilizzato un documento dello stesso governo Renzi sulla legge di stabilità 2016, scritto dalla Ragioneria generale dello Stato. Ecco quanto scrive la De Romanis: «I risparmi per 25 miliardi di euro realizzati nel 2016 – grazie a iniziative intraprese tra il 2014 e il 2015 e alla legge di Stabilità 2016 – hanno consentito di finanziare alcune delle misure a sostegno della crescita e dell’ occupazione».

I dettagli di queste misure non sono illustrati nella Nota, tuttavia una cosa è chiara: i tagli effettivi non possono essere 25 miliardi di euro dal momento che sono stati utilizzati per coprire incrementi di “altra” spesa pubblica. Per sapere a quanto ammontano i tagli “netti” per il 2016, anche in questo caso, bisogna andare sul sito del Mef. Nella tabella a pagina 4 del documento redatto dalla Ragioneria generale dello stato («La Manovra di Finanza Pubblica per il 2016-2018»), si evince che, per l’anno 2016, la cifra totale della «variazione netta delle spese» è pari a 360 milioni di euro, di cui 41 di spesa corrente e 319 di spesa in conto capitale». Da cosa deriva quella incredibile differenza? Da un particolare che Renzi omette nei suoi comizi: la spesa non è stata tagliata, ma semplicemente spostata da un capitolo all’ altro. La De Romanis è perfino tenera nel sottolinearlo, parlando di «qualificazione della spesa», ossia di un migliore utilizzo delle risorse pubbliche.

Che però escono dalle casse dello Stato, finanziate dalle entrate, esattamente come avveniva prima. «Quello che emerge dai dati è che il governo», scrive la De Romanis, «più che tagliare la spesa pubblica, l’ha spostata da un capitolo a un altro: una linea destinata a proseguire con l’implementazione della riforma della pubblica amministrazione. Del resto, che questo sarebbe stato l’approccio seguito lo aveva precisato lo stesso ministro della Funzione pubblica al momento della presentazione del ddl delega: «Non so quanti risparmi porterà la riforma della Pubblica Amministrazione e sono contenta di non saperlo perché l’ impostazione non è di spending review: non siamo partiti dai risparmi».

Insomma, tagliare non sembra essere una priorità. Ma tagliare la spesa è l’unica via per crescere, spiega l’economista: l’opposto da quanto sostenuto dal premier italiano. Lei cita «i paesi che nell’ultimo quinquennio hanno tagliato la spesa pubblica come l’Inghilterra (dal 48,8 al 43 per cento), la Spagna (dal 46 al 43,3 per cento) o l’Irlanda (dal 47,2 al 35,9 per cento) crescono, rispettivamente, del 2,3 per cento, del 3,2 per cento e del 6,9 per cento. L’Italia, che nello stesso periodo ha incrementato la spesa pubblica dal 49,9 al 50,7 per cento, è ferma allo 0,8 per cento». Un de profundis per le politiche economiche dell’esecutivo. Che fa ancora più male perché nasce in casa. Ma che non è diverso dall’analisi di altri osservatori tecnici.

spesa pubblica

fonte: http://www.grandecocomero.com/questa-donna-smaschera-le-balle-di-matteo-renzi-ecco-cosa-ha-avuto-il-coraggio-di-raccontare/

 

Matteo Renzi si vanta di aver tagliato spesa pubblica di 25 miliardi. Ma un’economista del suo stesso staff lo sputtana: il taglio reale non supera 400 milioni. Ecco quello che i Tg non Vi dicono!