Verona, reparto neonatale ospedale di Borgo Trento: 3 neonati morti e 9 cerebrolesi: un’altro incredibile risultato dell’eccellenza leghista – In 10 mesi nessuno a pensato di chiuderlo e portare via i bambini. Troppo impegnati a mangiare ciliegie o aspettavano che lo facesse Conte?

 

ospedale di Borgo Trento

 

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Verona, reparto neonatale ospedale di Borgo Trento: 3 neonati morti e 9 cerebrolesi: un’altro incredibile risultato dell’eccellenza leghista – In 10 mesi nessuno a pensato di chiuderlo e portare via i bambini. Troppo impegnati a mangiare ciliegie o aspettavano che lo facesse Conte?

Solo dopo dieci mesi dal primo caso i responsabili si decidono a chiuderlo. Nella foto, il Gotha dell’A.O. di Verona

Sulle prime pagine di tutti i giornali e l’apertura di ogni sito… il COVID 19… E intanto in uno degli ospedali più importanti del Veneto, nessuno pensava a bloccare un disastro che si annunciava ogni giorno più terribile.

L’ospedale Borgo Trento di Verona chiude solo dopo dieci mesi dal primo caso il reparto di neonatologia. E sentite in che modo il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Verona, il dottor Francesco Cobello, dà notizia del motivo: “Le abbiamo provate tutte, in questi mesi, ma non siamo ancora riusciti a debellare questo insidioso Citrobacter“.

Tutte le hanno provate, tranne che chiudere di gran carriera il reparto e portare via tutti i bambini prima che il morbo dilagasse. D’altra parte, Cobello ha anche aggiunto un “dobbiamo capire cosa sia successo” che, a dieci mesi dal primo caso, chiarisce il suo livello di competenza e intelligenza.

Ma che volete farci? la dottoressa Giovanna Ghirlanda, responsabile della Direzione Medica Aoui

(relatrice nel 2017 a un importante convegno su come prevenire le infezioni ospedaliere) ha detto in una dichiarazione al giornale di Verona, l’Arena: “Sì, il Citrobacter nella rianimazione neonatale circola e abbiamo provveduto più volte a fare la disinfestazione del reparto e la bonifica proprio per fermare le microepidemie che questo germe provoca una volta che attacca un ambiente”. Capito? hanno provato con la disinfestazione.

Per inciso, la dottoressa Ghirlanda è niente meno che responsabile del “Comitato controllo Infezioni Ospe­daliere Michele Somma­villa”.

Intanto che loro provavano,anziché chiudere il reparto di gran carriera, i neonati colpiti dal batterio sono stati almeno 12: tre sono morti, e 9 hanno riportato lesioni gravissime al cervello.

I responsabili sapevano che c’era l’infezione e non hanno detto nulla: quale madre avrebbe partorito nella loro struttura? Quali interessi sono stati coperti e salvaguardati in spregio a ogni minima scelta di buon senso?. Ora, come sempre, una commissione ‘esterna’ ricercherà le responsabilità, ma la Magistratura non ha ancora neppure emesso un avviso di garanzia, e questo ci sembra veramente incredibile.

Franco Slegato

tratto da: https://ovidionews.it/3-neonati-morti-e-9-cerebrolesi-lincredibile-reparto-neonatale-di-borgo-trento-a-verona/?fbclid=IwAR1ux7iAQrXKK7b0Rkys5-l5Gsa7-ye-94wANb7vxDNIbtnHGLOpY4fo51k

Sì ad Almirante, no a Gaber: Verona intitola una via al segretario MSI e non al cantautore… È ufficiale, siamo tanto coglioni da esserci dimenticati le porcherie del fascismo!

 

fascismo

 

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Sì ad Almirante, no a Gaber: Verona intitola una via al segretario MSI e non al cantautore… È ufficiale, siamo tanto coglioni da esserci dimenticati le porcherie del fascismo!

Fare due scelte in palese contrapposizione tra loro, provare a dare una spiegazione tecnica che, però, smentisce entrambe le versioni. A Verona è andato in scena un vero e proprio caos sulla toponomastica, tra decisioni ambigue che lasciano trasparire un chiaro valore politico, nonostante i tentativi di motivare diversamente questa decisione presa da parte della giunta di Centrodestra guidata dal sindaco Federico Sboarina. Il sì alla dedica a Giorgio Almirante, e il no a Giorgio Gaber.

Partiamo da Giorgio Gaber. Nelle motivazioni che hanno portato a dire no all’intitolazione di una via (o una piazza) all’eclettico cantautore milanese scomparso nel 2003 c’è scritto: «Mancanza di legame con il territorio». E la maggioranza nella giunta veronese ha detto che questo sia un paletto ineluttabile per l’assegnazione di un riconoscimento toponomastico. Tutto vero? Assolutamente no. Nell’articolo otto del Regolamento comunale per la Toponomastica c’è scritto altro: «I nuovi nomi da assegnare dovranno essere costituendo la dedica testimonianza dello sviluppo materiale e civile, legati a fatti, personaggi ed avvenimenti sociali, culturali e politici della storia cittadina, nazionale o internazionale».

Almirante sì, Gaber no: la scelta toponomastica di Verona

Il nome di Giorgio Gaber, dunque, non poteva essere escluso proprio seguendo questo regolamento. Anche perché, poco prima, era stato dato parere favorevole dalla Commissione veronese all’intitolazione di una via a Giorgio Almirante, storico segretario del Movimento Sociale Italiano (MSI) morto nel 1988. Anche lui, come il cantautore milanese, non ha alcun legame con la città di Verona. Quindi, se fosse vero il principio citato dalla maggioranza, neanche lui potrebbe essere insignito con una dedica toponomastica.

«Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra»

La scelta, dunque, non può che essere politica. La decisione di intitolare una strada a Giorgio Almirante, seppur discutibile, è legittima. Così come lo sarebbe stato nel caso di Giorgio Gaber. Ma, anche in questo caso, gli ideali politici hanno avuto la meglio sulla memoria. Ed era proprio il cantautore a chiedersi «Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra». Ora la risposta è arrivata, proprio nel suo nome.

 

 

fonte: https://www.giornalettismo.com/almirante-gaber-verona/

Com’era la storia delle firme false del M5S? E che Raggi si doveva dimettere? Giusto per rinfrescarVi la memoria: Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma NESSUNO si è dimesso!!

 

firme false

 

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Com’era la storia delle firme false del M5S? E che Raggi si doveva dimettere? Giusto per rinfrescarVi la memoria: Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma NESSUNO si è dimesso!!

 

Da Il Fatto Quotidiano:

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette

Mentre la polemica politica si infiamma sul caso Palermo, nel silenzio generale decine di amministratori da destra a sinistra patteggiano per lo stesso reato, in relazione alle elezioni del 2014. Fra questi, tre sindaci e decine di consiglieri comunali. Nessuno, però, ne chiede la testa e le pene sono inferiori ai limiti della Severino. L’indagine nata d un esposto M5s

Migliaia di firme sospette o falsificate a sostegno delle liste elettorali raccolte senza la ratifica di un pubblico ufficiale. C’è un altro caso firme in Veneto, passato sotto silenzio mentre imperversa lo scandalo delle firme false del M5s a Palermo, che ha coinvolto in modo trasversale più partiti, dal Pd alla Lega, da Ncd a Forza Italia alle liste civiche. La vicenda riguarda le amministrative del 2014 nel veronese e un’inchiesta della Procura di Verona, nata in seguito a un esposto del M5s, ha portato 71 imputati a patteggiare pene fino a 5 mesi per aver raccolto firme in modo irregolare e, in alcuni casi, per aver falsificato gli elenchi dei sottoscrittori. Tra gli imputati che il 15 novembre scorso hanno chiesto l’applicazione della pena figurano decine di consiglieri comunali, ex assessori provinciali, i sindaci del Pd di Pescantina e San Bonifacio, in provincia di Verona, e il sindaco Ncd di Pressana. E sono rimasti tutti al loro posto.

Nel caso di San Bonifacio, il sindaco dem Giampaolo Provoli ha patteggiato una pena di 5 mesi e 19 giorni insieme – tra gli altri – ad Alberto Bozza, ex assessore provinciale di Forza Italia e ora assessore allo Sport del Comune di Verona (5 mesi e 29 giorni), Luigi Frigotto, ex assessore provinciale all’Agricoltura in quota Lega (6 mesi), Alice Leso, ex consigliere provinciale del Pd, e il sindaco di Pressana, ex segretario provinciale dell’Udc, Stefano Marzotto (5 mesi e 20 giorni). Stessa situazione anche a Pescantina, in Valpolicella, dove il primo cittadino del Pd, Luigi Cadura, ha patteggiato 5 mesi e 12 giorni insieme – tra gli altri – al membro del Cda di Autobrennero, ex sindaco leghista di Affi ed ex assessore provinciale alla Viabilità, Carla De Beni (5 mesi e 20 giorni), oltre agli ex consiglieri provinciali Franca Maria Rizzi del Pd e Francesca Zivelonghi di Forza Italia. La vicenda riguarda anche i comuni di Legnago, Affi e Bussolengo, sempre in provincia di Verona, e coinvolge sia i pubblici ufficiali incaricati di verificare e garantire la regolarità delle sottoscrizioni, sia coloro che hanno materialmente raccolto le firme a sostegno delle liste.

Nel caso di San Bonifacio e Pescantina tra l’altro risultano imputati anche i candidati sindaci usciti sconfitti, tanto che lo scorso 18 novembre i deputati del M5s Francesca Businarolo e Mattia Fantinati hanno scritto al prefetto di Verona, Salvatore Mulas, chiedendo che venissero invalidate le elezioni amministrative nei due comuni in quanto “non tutte le liste avevano le firme sufficienti per essere presentate”. Ma la legge Severino prevede l’ipotesi decadenza solo in caso di condanna superiore a sei mesi. In questo caso, le pene applicate sono tutte inferiori. E gli amministratori restano tutti tranquillamente in carica.