Censura da parte dello Stato – La gravissima accusa del sindaco di Lampedusa Totò Martello: “La Rai ha ordinato ai suoi giornalisti di non intervistarmi per non dispiacere qualcuno”

 

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Censura da parte dello Stato – La gravissima accusa del sindaco di Lampedusa Totò Martello: “La Rai ha ordinato ai suoi giornalisti di non intervistarmi per non dispiacere qualcuno”

Il sindaco di Lampedusa denuncia: «La Rai impedisce ai suoi giornalisti di intervistarmi»

La denuncia del sindaco di Lampedusa è molto grave. Totò Martello ha rivelato che alcuni giornalisti della Rai hanno ricevuto l’indicazione da parte dei vertici della televisione pubblica (e dei loro telegiornali) di non intervistarlo per quel che riguarda la questione migranti e i continui sbarchi dei migranti sull’isola italiana. Il primo cittadino parla di atto di censura da parte dello Stato che, con il servizio pubblico, dovrebbe dare voce a tutti e non decidere a tavolino con chi e di cosa parlare nel corso dei servizi tg.

«Alcuni giornalisti Rai mi sono venuti a riferire che hanno ricevuto l’ordine di non intervistare Totò Martello per non dispiacere nessuno, perché disturbo la notizia del giorno – ha detto il sindaco di Lampedusa partecipando a una tavola rotonda nell’ambito del ‘Premio giornalistico Cristiana Matano’ -. In città queste cose si notano di meno. A Lampedusa dove il corpo a corpo è forte, diventa ancora più evidente. Una inaccettabile censura da parte dello Stato».

Totò Martello accusa la Rai di censura di Stato

Parole forti, come è forte l’accusa di Totò Martello che ha deciso di denunciare l’atteggiamento della Rai nei suoi confronti, soprattutto dopo le sue parole degli ultimi giorni sui continui sbarchi di migranti che non arrivano solamente con le navi di soccorso delle Ong, ma soprattutto con in cosiddetti barchini fantasma che sono come gocce cinesi che riempiono il vaso.

L’accusa a Salvini

«È normale che scendono 40 persone: questi hanno avuto la disgrazia di essere salvati dalla Ong, mentre contemporaneamente ci dono decine di sbarchi fantasmi – ha proseguito Totò Martello -. Ma il fatto è che deve passare la notizia che gli sbarchi non ci sono più, mentre io continuo a dire che continuano a esserci. E allora è vero che stampa non dice la verità per non disobbedire al governo. Questo turba la nostra tranquillità perché si ispira e monta una guerra per nulla. C’è tutta una campagna costruita sui tweet del ministro».

 

 

fonte: https://www.giornalettismo.com/toto-martello-lampedusa-rai/

Uccidevano i migranti e ne vendevano organi: la verità del pentito sulla tratta degli esseri umani – Per intenderci, parliamo degli scafisti illegali, quelli su cui Salvini chiude più di un occhio mentre conduce la sua guerra personale alle Ong umanitarie

 

migranti

 

 

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Uccidevano i migranti e ne vendevano organi: la verità del pentito sulla tratta degli esseri umani – Per intenderci, parliamo degli scafisti illegali, quelli su cui Salvini chiude più di un occhio mentre conduce la sua guerra personale alle Ong umanitarie

Il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello all’indomani dello sbarco di Sea Watch: “Il ministro Salvini continua a predicare che i porti italiani sono chiusi, eppure a Lampedusa in meno di un mese sono sbarcati oltre 600 migranti. Una ventina di sbarchi e tutti passati sotto silenzio. Gli unici a fare rumore sono stati i 43 migranti arrivati a bordo della nave Sea Watch. Per il resto, zero. Mentre, ieri notte, ne sono arrivati altri 25, tra cui donne e bambini, ma non c’era nessuno che imprecava, nessuno che augurava lo stupro a una donna, e nessuno show a favore di telecamere. Insomma, nessuna sceneggiata”.

E forse la verità è anche questa, mentre Salvini conduce la sua guerra personale contro Sea Watch ed ora Mediterranea, nel silenzio più assoluto 600 arrivi illegali su barchini e gommoni condotti da scafisti criminali. Insomma, Salvini fa la guerra alle Ong umanitarie, ma chiude un occhio (e anche più) sugli scafisti criminali… Ma, per carità, non fatelo sapere ai suoi sostenitori…!

Uccidevano i migranti e ne vendevano organi: la verità del pentito sulla tratta degli esseri umani

L’agghiacciante retroscena emerge dall’operazione ‘Glauco 3’ che questa mattina ha portato al fermo di 38 persone. A Roma la centrale delle operazioni finanziarie

Uno scenario raccapricciante, quello che emerge dalle carte dell’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che questa mattina ha portato al fermo di 38 persone.

L’operazione all’alba – Dalle prime ore del mattino la Polizia di Stato sta eseguendo in diverse citta’ italiane 38 fermi, emessi dalla Dda di Palermo, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti appartenenti a un network criminale transnazionale dedito al traffico di migranti. Individuata a Roma la centrale delle transazioni finanziarie, in un esercizio commerciale dove sono stati sequestrati 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, oltre a un libro mastro riportante nominativi di cittadini stranieri e utenze di riferimento.

Il pentito: Chi non aveva soldi veniva ucciso, i suoi organi prelevati – Chi non aveva i soldi per affrontare il viaggio in barca per l’Italia “veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d’organi egiziani”. E’ l’agghiacciante retroscena che emerge dall’operazione ‘Glauco 3’ della Polizia di Stato, che all’alba di oggi ha portato al fermo di 38 persone, emesso dalla Procura di Palermo. A raccontare i particolari di questo presunto traffico di organi è un collaboratore di giustizia che già nell’operazione ‘Glauco 2’, che aveva portato all’arresto di 24 persone, aveva aiutato i magistrati di Palermo a fare luce su un traffico di esseri umani.

Nuredin Wehabrebi Atta, 32 anni, il pentito, è un trafficante eritreo arrestato nel 2015. Subito dopo l’arresto ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare il funzionamento del traffico di esseri umani. L’indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Annamaria Picozzi.

Mare Jonio, Il Comandante De Falco dà una lezione di diritto a Salvini: “Crede a uno Stato di polizia, non di diritto. Solo chi non soccorre va arrestato – Il sospetto non è la nostra legge. Un ministro di polizia prima porta le prove alla Magistratura, poi parla…!

 

De Falco

 

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Mare Jonio, Il Comandante De Falco dà una lezione di diritto a Salvini: “Crede a uno Stato di polizia, non di diritto. Solo chi non soccorre va arrestato – Il sospetto non è la nostra legge. Un ministro di polizia prima porta le prove alla Magistratura, poi parla…!

Mare Jonio, De Falco: “Salvini crede a uno Stato di polizia, non di diritto. Solo chi non soccorre va arrestato”

Il senatore Gregorio De Falco M5s espulso lo scorso dicembre dal Movimento e membro della giunta per le immunità, affronta la questione della Mare Jonio, la nave italiana che ha salvato 49 migranti.

“Al di là dei casi di flagranza di reato l’arresto è disposto dalla magistratura” spiega De Falco “una direttiva di Salvini non può essere superiore a una legge né alle convenzioni internazionali che impongono di effettuare l’operazione di soccorso, e quindi far sbarcare chi è a bordo”. Poi commenta un passaggio della direttiva anti-ONG: “Il comandante che non faccia il soccorso deve andare in galera. Salvini sospetta che ci siano a bordo terroristi e che le ONGviolino le norme sulla sorveglianza delle frontiere? Questo è uno Stato di diritto, non uno stato di polizia. Salvini deve portare le prove e poi parlare”.

 Mare Jonio: l’intervento della procura di Agrigento

La Mare Jonio è la nave italiana del progetto Mediterranea che ieri ha salvato 49 migranti a largo della Libia, è a ridosso di Lampedusa. La Gdf è salita a bordo per acquisire documentazione. La Procura di Agrigento, di Luigi Patronaggio, ha aperto un’inchiesta –  al momento contro ignoti – per favoreggiamento dell’immigrazione clandestinasul caso della nave “Mare Jonio“, della Ong Mediterranea. La nave è stata poi sequestrata.

 

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