Fiducia sulla legge elettorale? Prima del governo Renzi-Gentiloni (seconda fiducia in 3 anni) in Italia solo due precedenti molto, ma molto illustri: prima Mussolini e poi la cosiddetta “legge truffa”… Che dite, c’è da vergognarsi a votare questa gente?

legge elettorale

 

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Fiducia sulla legge elettorale? Prima del governo Renzi-Gentiloni (seconda fiducia in 3 anni) in Italia solo due precedenti molto, ma molto illustri: prima Mussolini e poi la cosiddetta “legge truffa”… Che dite, c’è da vergognarsi a votare questa gente?

 

Alessandro Di Battista  –  Fiducia sulla legge elettorale: tutti i precedenti

«Chi altro aveva messo la fiducia sulla legge elettorale, nella storia? Mussolini sulla legge Acerbo, De Gasperi sulla cosiddetta “legge truffa” e Renzi sulla legge Italicum bocciata dalla Corte Costituzionale»

La decisione del governo di porre la questione di fiducia sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto “Rosatellum bis” ha causato proteste molto forti da parte delle opposizioni. Tra i critici più convinti, ci sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle. Ospite della trasmissione Circo Massimo su Radio Capital, Alessandro Di Battista ha definito la fiducia “un atto eversivo” e ricordato che i tre precedenti riguardano Mussolini, una legge passata alla storia come “legge truffa” e l’Italicum, bocciato dalla Corte Costituzionale.

Déjà vu

Se vi suona come un déjà vu, avete ragione: già due anni fa era successo qualcosa di molto simile. Nell’aprile del 2015 – durante il governo Renzi – la precedente legge elettorale approvata dal Parlamento, l’Italicum, passò facendo ricorso al voto di fiducia (in tre votazioni alla Camera: quiqui e qui).

Le dichiarazioni, allora, furono quasi le stesse che si sentono in queste ore. I deputati di SEL ricordarono il precedente della “legge Acerbo” del 1923 e lanciarono crisantemi nell’aula di Montecitorio per denunciare “il funerale della democrazia”.

Negli stessi giorni, Salvini disse che “i precedenti ritornano al ventennio e alla legge Acerbo, per una legge elettorale imposta a colpi di bastone”. Luigi Di Maio dichiarò che “l’ultima volta che si è messa la fiducia sulla legge elettorale lo ha fatto Mussolini e poi mai più”.

Vediamo di ricostruire la storia delle leggi elettorali italiane, e in quali casi si è fatto ricorso al voto di fiducia per approvarle.

La Prima Repubblica non si scorda mai

La prima cosa da dire è che le nuove leggi elettorali, per parecchi decenni, sono state cosa rara. Nell’Italia repubblicana, il sistema elettorale è rimasto lo stesso per quasi cinquant’anni, tra il 1946 e il 1993, con una breve parentesi su cui torneremo più avanti.

Quello rimasto in vigore per gran parte della Prima Repubblica era un sistema proporzionale e non ebbe cambiamenti di sostanza per molti anni. Dalla fine degli anni Novanta, invece, la legge è cambiata parecchie volte, distanziando l’Italia da molti grandi Paesi europei.

Nel Regno Unito, forse il caso più estremo, la legge elettorale è più o meno rimasta la stessa dal 1885, anche se negli ultimi tempi si è discusso molto se cambiarla. Un referendum per passare a un altro sistema vide la vittoria del “No” con circa due terzi dei voti. In Germania, la legge elettorale risale al 1949, con poche modifiche, mentre in Spagna la legge attuale non ha subito cambiamenti di sostanza dal 1985.

Porcellum, Mattarellum e così via

Dopo i referendum del 1993 promossi da Mario Segni e dai Radicali, quando gli italiani espressero a grande maggioranza la propria preferenza per un sistema maggioritario, il sistema elettorale fu aggiornato dal cosiddetto Mattarellum, un maggioritario misto in cui un quarto dei parlamentari veniva comunque eletto col proporzionale e i tre quarti restanti in collegi uninominali.

Questa legge elettorale fu poi soppiantata nel dicembre 2005 dal cosiddetto “Porcellum“, un proporzionale con premio di maggioranza. Con il Porcellum si sono svolte tutte le ultime elezioni: 2006, 2008 e 2013. Nel 2014 la Corte Costituzionale lo ha fortemente censurato, lasciando in vita un sistema – noto come “Consultellum” – proporzionale senza premi di maggioranza.

Nel 2015, come detto, il Parlamento approvò l’Italicum: un sistema elettorale valido per la sola Camera, nella prospettiva che il Senato fosse abolito come organo eletto direttamente dai cittadini dalla riforma costituzionale poi naufragata a dicembre 2016.

Anche tale legge fu censurata dalla Corte Costituzionale, in particolare il meccanismo del ballottaggio tra le due forze maggiori che non avessero superato la soglia del 40% e la libertà di opzione per i capilista bloccati eletti in più collegi.

Così ci troviamo oggi – in attesa che il Parlamento voti il Rosatellum bis, un mix di proporzionale per i due terzi e maggioritario per un terzo – con il Consultellum per il Senato e l’Italicum emendato per la Camera. Un sistema noto anche come “Legalicum“, la cui disomogeneità è stata criticata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

I precedenti ricorsi alla fiducia sulla legge elettorale

E veniamo dunque ai casi in cui una nuova legge elettorale è stata approvata con un voto di fiducia.

La legge Acerbo

Il primo caso, come detto, fu quello della legge Acerbo nel 1923. Appena un anno dopo “la marcia su Roma” e il celebre discorso di Mussolini sulla possibilità per lui di trasformare il Parlamento in un “bivacco di manipoli”, il dittatore fascista impose al Parlamento con voto di fiducia un nuovo sistema elettorale.

In base ad esso, due terzi dei seggi parlamentari andavano alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa, purché superiore al 25%.

La legge Acerbo passò anche con i voti di parte dell’opposizione (in particolare liberali, esponenti della destra come Salandra, e alcuni dissidenti del Partito Popolare), ma fu votata in un clima di forte intimidazione, con le camicie nere accampate di fronte alla Camera. Per le sue caratteristiche antidemocratiche, fu definita dal socialista Filippo Turati “la marcia su Roma in Parlamento”.

La sua approvazione risultò comunque ininfluente, in quanto il “Listone Nazionale” promosso da Mussolini – un’alleanza elettorale contro il “pericolo rosso” tra il partito delle camicie nere e “tutti quegli uomini del popolarismo, del liberalismo e delle frazioni della democrazia sociale, disposti a collaborare con una maggioranza fascista” – ottenne alle successive elezioni del 6 aprile 1924 il 64,9% dei voti.

La “legge truffa”

Il secondo caso è quella breve parentesi nella Prima Repubblica a cui si accennava prima.

Il governo De Gasperi nel 1953 fece passare con il voto di fiducia quella che è passata ai posteri come “legge truffa” (secondo alcuni, ingiustamente). Era una legge che introduceva un premio di maggioranza al partito o coalizione che otteneva il 50% + uno dei voti. Tale partito/coalizione avrebbe ottenuto il 65% dei seggi parlamentari. In quel caso, De Gasperi chiese ed ottenne la fiducia sia alla Camera che al Senato.

La memoria di premi di maggioranza usati per insediare regimi dittatoriali era fresca e le opposizioni insorsero. In quella circostanza però, la coalizione di maggioranza (Dc-Pli-Pri-Psdi) sfiorò ma non raggiunse il 50% dei votie la legge fu abrogata prima delle successive elezioni con la legge 615 del 31/7/54.

L’Italicum

Il terzo caso è quello dei già citati tre voti di fiducia sull’Italicum, chiesti dal governo Renzi nel 2015, che scatenarono appunto le reazioni furiose delle opposizioni. Il nuovo sistema elettorale riguarda la sola Camera, in quanto si immaginava di abolire il Senato come organo elettivo con la riforma costituzionale poi bocciata a dicembre 2016.

In particolare si prevedeva un premio di maggioranza del 55% dei seggi per il partito che avesse ottenuto più del 40% dei voti, o per quello che – in un ballottaggio da tenersi in un secondo momento – avesse qui ottenuto il 50%+1 dei voti. Come già detto, il meccanismo del ballottaggio fu poi censurato dalla Consulta.

La fiducia sulla legge elettorale? È successa una volta su due

Riassumendo, la fiducia sulla legge elettorale è meno rara di quanto possa sembrare. Contando anche il “Rosatellum bis” e limitandoci all’epoca repubblicana, ben tre volte su sei (legge proporzionale, “legge truffa”, Mattarellum, Porcellum, Italicum e Rosatellum bis) l’esecutivo ha posto la fiducia sulla legge elettorale. Non un’eccezione insomma.

Il verdetto

Di Battista ha comunque sostanzialmente ragione a citare i tre precedenti in cui è stata posta la fiducia sulla legge elettorale: la legge Acerbo, la cosiddetta “legge truffa” e l’Italicum. Su quest’ultimo bisogna dire che la Corte Costituzionale ha bocciato solo alcune disposizioni, in particolare su ballottaggio e capilista bloccati, e non l’intera legge. In ogni caso, per il deputato pentastellato il verdetto è un “Vero”.

 

fonte: https://pagellapolitica.it/dichiarazioni/7935/fiducia-sulla-legge-elettorale-tutti-i-precedenti

MISSIONE COMPIUTA: gli italiani accettano tutto senza fiatare – I suoi nuovi schiavi del lavoro!

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MISSIONE COMPIUTA: gli italiani accettano tutto senza fiatare – I suoi nuovi schiavi del lavoro!

 

Società flessibile e i suoi nuovi schiavi del lavoro

Chi sono gli “schiavi” del lavoro in questa nuova Società “flessibile”?

Sin dagli anni ’80 e ’90, con lo sviluppo tecnologico, i mercati di consumo hanno cominciato ad essere saturi, cioè l’industria aveva capacità produttiva in eccesso. Avere capacità produttiva in eccesso significa che il capitale investito non rende o rende poco, cioè il rendimento è basso facendo sì che l’industria veda diminuita la sua rendita.

Un primo problema è che i proprietari di queste imprese, gli azionisti, chiedono rendimenti sempre più alti. Cosa succede allora? Con i bassi profitti, che non possono salire per il fatto che si produce troppo e si vende poco, la classe dirigente delle imprese, che devono accontentare gli investitori, che altro non sono che i proprietari delle imprese stesse, hanno puntato a comprimere il costo del lavoro.

Le imprese, spremute dagli azionisti e dagli investitori, cercano di comprimere i costi del lavoro per inseguire rendimenti elevati, assurdi dal punto di vista industriale ma tipici della speculazione.

I risultati sono: compressione dei salari, intensificazione dei ritmi, emarginazione dei sindacati e aumento del precariato.

Quando le cose vanno bene le imprese aumentano i profitti che vengono spartiti tra gli azionisti, ma quando le cose vanno male i costi li paga il lavoratore.

Tutto questo è inaccettabile!

Come può essere accettabile che i profitti, ottenuti con l’impiego del lavoro, restino alle imprese e che invece i rischi derivanti dalle eventuali perdite ricadano sui lavoratori?!

I nostri politici ci vogliono far credere che per rivitalizzare l’economia, che sta attraversando un momento di grave stagnazione, sia necessario aumentare la flessibilità del lavoro per poter competere, ai tempi della globalizzazione, con gli altri paesi avanzati. Sostengono anche che la flessibilità del lavoro favoriscal’aumento dell’occupazione. In sostanza vogliono farci credere che l’aumento del numero dei lavori flessibili sia a vantaggio degli interessi generali della collettività.

Balle!

In realtà non esiste nessuno studio empirico di peso che metta in correlazione flessibilità del lavoro e aumento dell’occupazione. Le cosiddette riforme del lavoro, progettate dalla fine degli anni ’90 in poi hanno aumentato il lavoro precario e la precarietà tra l’altro contribuisce alla crescita del coefficiente di disoccupazione, perché tra un contratto e l’altro passa sovente parecchio tempo.

Che il lavoro flessibile produca occupazione è la “balla” che ci hanno raccontato per poter legittimare lo smantellamento delle tutele dei lavoratori.

Il lavoro flessibile sottintende in modo più o meno esplicito la “facilità di licenziare”.

Possiamo dire quindi che l’illegalità è all’interno di un sistema di legalità.

I lavori flessibili sono ad esempio: i lavori con contratto a termine, le collaborazioni continuative, ma di fatto discontinue, il lavoro intermittente, lavori occasionali, lavori in nero, lavori a progetto, etc… Tali lavori sono un modo nuovo di lavorare, coerente e necessario con le esigenze dell’economia dominante che ha come unico obiettivo l’aumento della rendita. Un numero crescente di persone, soprattutto i giovani, sembra abbiano ormai aver accettato passivamente questo nuovo modo di lavorare, e anzi dichiara anche di gradirlo… questo è l’effetto dello straordinario potere ideologico delle dottrine che ha reso “normale” questo stile di lavoro e di vita.

Il lavoro flessibile, che si può riassumere con la parola “precarietà” infligge ai lavoratori una ferita esistenziale, fonte di ansia e di diminuzione dei diritti di cittadinanza.

La precarietà implica “insicurezza” perché il reddito che deriva dal lavoro è revocabile a discrezione del datore di lavoro che lo ha concesso. I contratti di lavoro precarizzanti limitano o addirittura annullano la possibilità di formulare previsioni e progetti, sia di breve che di lunga portata, riguardo al proprio futuro professionale ma anche e soprattutto esistenziale e familiare.

I lavori flessibili comportano elevati costi umani: lacune nella formazione, esperienze professionali frammentarie, progetti di vita rinviati, bassi livelli reddituali e conseguente riduzione della sicurezza previdenziale. Inoltre coloro che trascorrono lunghi periodi nella precarietà e/o nella disoccupazione finiscono con il percepire se stessi in modo diverso dagli altri, la loro identità è minacciata, si sviluppano sentimenti di vergogna per non riuscire ad integrarsi pienamente all’interno della comunità. Nasce, in questo quadro, la figura dei Neet (Not in Education, Employment or Training), ragazzi sfiduciati che hanno rinunciato a studiare e a cercare un lavoro, che non fanno nulla e che vivono in famiglia. I Neet sono giovani condannati a consumare senza il diritto di produrre.

A trarre beneficio dal lavoro flessibile sono le imprese perché con esso si riduce il rischio di retribuire personale che non sia utilizzato al 100% quando la produzione non tira.

Il lavoro flessibile costringe il lavoratore a lavorare a ritmi frenetici in quanto la sua presenza in azienda viene appunto richiesta per affrontare con urgenza una problematica circoscritta all’interno della catena produttiva o di erogazione di servizi. I ritmi di lavoro sono paragonabili ad una linea di montaggio o a una sala presse degli anni Settanta.

La modernizzazione non è quindi servita a migliorare le condizioni di lavoro, ma anzi la precarizzazione ha riportato indietro di generazioni il mondo del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori.

Perché non abolire la flessibilità? La flessibilità va mantenuta, e anzi innalzata, poiché giova alle imprese, alla competitività e al risanamento del bilancio pubblico. Pazienza per chi vive di stenti, per chi vive nell’angoscia, pazienza per le vite spezzate, pazienza per il sacrificio umano dei nuovi schiavi.

Inoltre al precario viene a mancare il senso di appartenenza ad un gruppo, viene a mancare il poter partecipare, con altri, alla realizzazione di un progetto lavorativo, di vederne i risultati, di poter vivere le ore di lavoro con lo spirito della collaborazione. In lui viene via via a mancare la fiducia nell’affidarsi agli altri e questo alimenta un senso di sfiducia nei sindacati e nelle associazioni in genere.

Ma ricordiamoci che l’essere umano attinge forza dall’unione con altri esseri umani.

La nostra responsabilità è di non tradire tutti coloro che in passato si sono battuti per ottenere condizioni più umane per i lavoratori ma principalmente la nostra responsabilità è verso l’essere umano che, in quanto tale, ha il diritto di vivere in un mondo fondato su leggi naturali, con ritmi naturali che diano vita e vigore ogni giorno all’azione finalizzata a creare una società dove regna la quiete e l’armonia.

Per attuare questa “nuova società” bisogna iniziare a immettere luce nelle tenebre affiché dal disordine e dal caos si possa creare l’ordine. L’ordine deve penetrare in ogni ambito della vita fino a quando la coerenza, basata sulla giustizia, porterà alla creazione di una società che assolva alle reali necessità dell’uomo.

Non sarebbe auspicabile passare da un “capitalismo selvaggio” a un “capitalismo comunitario”?

Creare un “luogo” dove la vita economica diventa funzionale all’uomo e alle esigenze di tutti, dove l’economia si fonda sulla utilità reciproca e sulla fiducia tra individui: noi lavoriamo per altri che lavorano per noi. Qui il lavoro dovrebbe generare e ampliare le correnti dell’agire solidale, tendendo a trasformare le dinamiche di competizione in dinamiche di cooperazione. Il lavoro dovrebbe consentire la creazione di nuove e più umane condizioni di vita al fine di rendere la terra una dimora ospitale per l’umanità senza distruggere o avvelenare la natura. Come sarebbe bello se fosse possibile una partecipazione corale alla realizzazione di questo luogo!!! Il lavoro è mediazione tra la nostra creatività e la bellezza del creato.Sarebbe bello che il lavoro, accessibile a tutti, potesse essere concepito come dedizione, servizio a qualcuno e non solo alla realizzazione di qualcosa da vendere.

Colpire il lavoro significa lacerare il tessuto di una società, promuovere il diffondersi di una mentalità di schiavi e mandare in rovina la democrazia.

Autore: 

fonte: http://www.primapaginadiyvs.it/societa-flessibile-suoi-nuovi-schiavi/

Come criminali, agiscono di notte: VACCINI, alla Camera voto di fiducia sul decreto su obbligo per iscrizione a scuola… Le lobby dei farmaci esultano e ringraziano. Gli Italiano un po’ meno…!

 

VACCINI

 

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Come criminali, agiscono di notte: VACCINI, alla Camera voto di fiducia sul decreto su obbligo per iscrizione a scuola… Le lobby dei farmaci esultano e ringraziano. Gli Italiano un po’ meno…!

Vaccini, alla Camera voto di fiducia nella notte sul decreto su obbligo per iscrizione a scuola

Il provvedimento all’esame di Montecitorio dopo il via libera del Senato. Il voto finale è atteso per le 12 del 28 luglio. Polemiche le opposizioni, dalla Lega Nord al Movimento 5 stelle: “Forzati i tempi”

La Camera vota nella notte la fiducia al decreto legge Lorenzin che istituisce l’obbligatorietà dei vaccini per l’iscrizione a scuola. Le dichiarazioni di voto sono iniziate alle 21.30 e la prima chiama è prevista per le 23.30. Il provvedimento, che scade il 6 agosto, è stato approvato dal Senato la scorsa settimana. In base a quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo, la votazione finale si terrà il 28 luglio alle 12.

Il decreto Lorenzin nei mesi scorsi ha fatto molto discutere. Dopo numerose polemiche e in seguito a un emendamento degli stessi senatori Pd, il numero delle vaccinazioni obbligatorie è passato da 12 a 10. Palazzo Madama ha inoltre cambiato numerosi passaggi, dalla riduzione delle sanzioni per i genitori che non vaccinano i figli fino alla possibilità di prenotare gli esami in farmacia. A contestare le modalità di intervento del governo sono le opposizioni, dai 5 stelle alla Lega Nord che sostengono siano stati forzati i tempi e che il risultato non sia soddisfacente.

La vicepresidente dem della Camera Marina Sereni in giornata ha dichiarato che voterà convintamente sì: “Apprezzo”, ha dichiarato, “la posizione inequivoca del governo sull’argomento, ma bisogna lavorare immediatamente per fermare quella marea di sfiducia verso qualsiasi tipo di autorità – a cominciare dalla scienza – che fa diventare notizie palesemente false verità assoluta”. Voteranno contro naturalmente i 5 stelle: “La forzatura della fiducia è la ‘degna’ conclusione di una lunga prova muscolare del ministro Lorenzin e del governo che, sui vaccini, hanno scelto di obbligare la popolazione, trattandola come una massa e non come un insieme di persone. Questo decreto ha spaccato il Paese e il governo, pur consapevole del fatto che il provvedimento era migliorabile, ha bloccato la discussione alla Camera in nome di equilibri politici da preservare”.

Per la Lega, la fiducia è uno “schiaffo del governo alle famiglie”, mentre il gruppo ‘Democrazia Solidale Centro Democratico’ dice sì alla fiducia ma esprime “riserve” sul metodo. Il senatore di Gal Bartolomeo Pepe annuncia invece l’invio di “una denuncia al procuratore di Manhattan, rispetto ai possibili casi di aggiotaggio in conseguenza della seduta notturna straordinaria della Camera per l’approvazione della legge”.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/27/vaccini-alla-camera-voto-di-fiducia-nella-notte-sul-decreto-su-obbligo-per-iscrizione-a-scuola/3760090/