ABBIAMO UN CAMPIONE – Ecco la campionessa del mondo di FACCIA DI BRONZO: la Fedeli senza laurea, ma soprattutto senza vergogna: “Approfondire sul curriculum di Conte”

 

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ABBIAMO UN CAMPIONE – Ecco la campionessa del mondo di FACCIA DI BRONZO: la Fedeli senza laurea, ma soprattutto senza vergogna: “Approfondire sul curriculum di Conte”

La politica italiana è stata da sempre costellata di facce di bronzo. Ma quella di Valeria Fedeli, ministro uscente (per fortuna) dell’Istruzione, le batte davvero tutte. Nel momento in cui sta montando la polemica contro Giuseppe Conte e il suo curriculum “gonfiato”, ecco che dall’improbabilissimo pulpito della Fedeli parte la risibile predica: «Secondo me è giusto che tutti facciano le loro scelte e facciano gli approfondimenti del caso». E aggiunge: «La vicenda del curriculum di Giuseppe Conte è una cosa differente dalla mia, non paragonabile».

Su questo, in effetti, la Fedeli ha ragione, ma non nel senso che intende lei. Conte, per quanto si possa andare ad «approfondire», è accusato tutt’al più di aver “abbellito” il profilo del suo percorso di studi: pare infatti che il premier indicato da M5S e Lega vi abbia inserito a bella posta alcune “specializzazioni” presso atenei esteri, che però sono state smentite dalle stesse istituzioni chiamate in causa. Tra queste vi sarebbero dei soggiorni di studio alla New York University e alla Sorbona, al Girton College di Cambridge e alla Duquesne University di Pittsburgh.

Ma, appunto, si tratterebbe al limite di “abbellimenti” che, per quanto effettivamente imbarazzanti, provengono in ogni caso da un professore ordinario. E per diventare professore ordinario servono maturità, laurea, dottorato ecc. Tutte cose che la Fedeli non ha assolutamente acquisito e su cui, anzi, ha deliberatamente mentito. La sua nomina a ministro dell’Istruzione, del resto, era scaturita più da giochi politici (dare un contentino al sindacato) che non da reali meriti (inesistenti) della diretta interessata. Un ministro dell’Istruzione senza laurea, infatti, non si era mai visto. Anzi, addirittura senza maturità. Già è tanto che abbia la terza media. E la Fedeli, va detto, è stata del tutto all’altezza del suo curriculum: gaffe storichescivoloni grammaticali da far spavento. E ora la richiesta di approfondire il profilo accademico di Conte. È proprio vero: un bel tacer non fu mai scritto.

Vittoria Fiore

 

finte: https://www.ilprimatonazionale.it/politica/la-fedeli-senza-laurea-e-senza-vergogna-approfondire-sul-curriculum-di-conte-85910/

 

Rinfrescatevi la memoria – Lettera ad un idiota: “Ha mai provato a mandare 50 curriculum senza una risposta?”

 

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Lettera ad un idiota: “Ha mai provato a mandare 50 curriculum senza una risposta?”

In un incontro con degli studenti universitari di Sondrio, John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, primogenito di Margherita Agnelli e del suo primo marito Alain Elkann, ha dichiarato: «Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo».

A quanto pare, non si è trattato di un lapsus o di un misunderstanding, perché il giovane imprenditore ha proseguito così: «Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro  la voglia di cogliere queste opportunità perché non c’è una situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose». Un esempio? «Ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero, ma i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione». Dopo essere stati definiti «bamboccioni» da Tommaso Padoa-Schioppa, «choosy» da Elsa Fornero, «sfigati» da Michel Martone ora John Elkann definisce i giovani «poco intraprendenti» e «senza stimoli».

Caro John Elkann, so bene che Lei ha un  curriculum vitae et studiorum di tutto rispetto e che è una persona preparata. Basta fare un giro su wikipedia per apprendere che durante il periodo universitario ha maturato esperienze di lavoro in numerose società: montaggio dei fari in una fabbrica della Magneti Marelli di Birmingham, in Inghilterra, linea di montaggio della Panda a Tychy, in Polonia, concessionaria d’ auto a Lille, in Francia.

Ma, caro John Elkann, John Elkann, racconti di quella volta in cui ha mandato il suo curriculum in giro per farsi assumere

Ah, giusto. Lei non ha avuto bisogno di inviare il curriculum perché di cognome fa Elkann ed è parente della famiglia Agnelli. Lei non è stato assunto, come capita (ormai sempre più raramente: la disoccupazione giovanile in Italia ha superato il 41%) a noi comuni mortali. Lei è stato scelto, eletto da Suo nonno Gianni Agnellicome successore.

Lei, caro John Elkann, non ha mai provato sulla Sua pelle cosa significhimandare più di 50 curricula senza ricevere alcuna risposta. O, peggio, ricevendo risposte come questa: «gentile X, La ringraziamo per la disponibilità, ma anche se fossimo interessati, al momento non abbiamo in budget estensioni della redazione o delle collaborazioni».

E io, personalmente, mi ritengo fortunato, perché mentre cerco lavoro sto proseguendo i miei studi universitari che, fortunatamente appunto, i miei genitori possono permettersi di pagare. Io sono, insomma, un privilegiato. Ma mai quanto Lei, s’intende.

Caro John Elkann (o, più semplicemente, can e basta), se la situazione è quella che è e la disoccupazione giovanile è altissima, è anche colpa di quelli con il Suo cognome, degli Agnelli, dei Briatore, dei Marchionne e di tutti quegli altri «grandi imprenditori» che hanno risucchiato risorse da questo Paese senza dare nulla in cambio e senza offrire alcuna prospettiva a quei lavoratori che hanno permesso alle Vostre aziende di fiorire. In Italia, caro John Elkann, ci vorrebbero più imprenditori come Adriano Olivetti che, nei periodi di crisi, alzava gli stipendi ai propri dipendenti e aumentava loro le ferie. Che si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità. Invece, purtroppo, gli Olivetti scarseggiano, mentre gli imprenditori succhia-sangue si moltiplicano: arrivano, arraffano e sfruttano, delocalizzano.

Caro John Elkann, mi scusi se Le sono sembrato irriverente. Ma sa, ho l’ambizione di diventare giornalista. Forse sono un po’ «choosy», forse anche un po’ «bamboccione» e «sfigato», ma, La prego, si faccia un bagno di umiltà e un giro tra i cittadini comuni prima di utilizzare certi termini e pensare certe cose.

Per chi avesse ancora dubbi su chi è Poletti, ecco l’ultima ai giovani: “Per trovare lavoro, è meglio giocare a calcetto che mandare cv” …un clown di professione con l’hobby di fare il ministro!

Poletti

 

 

 

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Per chi avesse ancora dubbi su chi è Poletti, ecco l’ultima ai giovani: “Per trovare lavoro, è meglio giocare a calcetto che mandare cv” …un clown di professione con l’hobby di fare il ministro!

 

Da Il Fatto Quotidiano:

Poletti, l’ultima ai giovani: “Per trovare lavoro, è meglio giocare a calcetto che mandare cv”

In serata le scuse: “Nessun ridimensionamento del valore del curriculum, ma la rivalutazione dell’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola”

Per trovare lavoro “il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale” e in questo ambito si creano più opportunità “a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula“. Parola del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che, con l’ennesima gaffe, questa volta di fronte agli studenti di un istituto tecnico professionale di Bologna, ha scatenato l’ennesima bufera politica. Neanche il tempo, insomma, di far dimenticare le parole sui ragazzi che emigrano cercando lavoro all’estero (“alcuni è meglio non averli tra i piedi”), dello scorso dicembre.

Immediate le reazioni alle parole del ministro, con i Cinque stelle fra i primi ad attaccare. Per Alessandro Di Battista, “Poletti dice che per trovare lavoro conviene più il calcetto del cv. Anche Buzzi – si chiede provocatoriamente – giocava?”. Il Movimento giudica le parole “da cartellino rosso”, “un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati”, rincarano i Pentastellati, che approfittano del paragone calcistico per proporre “di cambiare la squadra di governo. Dura la posizione anche di Mdp, con Arturo Scotto che resta sulla linea delle metafore calcistiche: “Caro Poletti, il lavoro non si conquista con il calcetto, anche perché tu da ministro – scrive su Twitter il deputato – non hai dimostrato di essere Maradona“. Non mancano le critiche nemmeno fra le file del Pd: “Certe affermazioni sono quantomeno discutibili. Se il ministro voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi”, afferma Antonio Misiani, parlamentare Dem sostenitore di Orlando.

Poletti prova a buttare acqua sul fuoco, spiegando in tarda serata di “non aver sminuito il valore del curriculum, ma di aver sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola”. L’incontro a Bologna con gli studenti era infatti focalizzato proprio sull’alternanza scuola-lavoro: “I ragazzi hanno compreso e condiviso il significato delle mie frasi”, ha puntualizzato ancora Poletti, definendo “strumentalizzazioni” i commenti politici che si sono susseguiti.  Ma dopo i bamboccioni dell’ex ministro del Tesoro, Tommaso Padoa Schioppa, e i choosy di Elsa Fornero,  il rapporto della politica con i giovani si conferma difficile. Lo stesso Poletti, parlando agli Universitari, aveva già detto che “prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”. Mentre il vice della stessa Fornero, Michel Martone, era stato ancora più duro: “Bisogna dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei laureato sei uno sfigato”.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/27/poletti-lultima-ai-giovani-per-trovare-lavoro-e-meglio-giocare-a-calcetto-che-mandare-cv/3480582/