.
.
SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti
.
.
Lettera ad un idiota: “Ha mai provato a mandare 50 curriculum senza una risposta?”
In un incontro con degli studenti universitari di Sondrio, John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, primogenito di Margherita Agnelli e del suo primo marito Alain Elkann, ha dichiarato: «Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo».
A quanto pare, non si è trattato di un lapsus o di un misunderstanding, perché il giovane imprenditore ha proseguito così: «Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro la voglia di cogliere queste opportunità perché non c’è una situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose». Un esempio? «Ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero, ma i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione». Dopo essere stati definiti «bamboccioni» da Tommaso Padoa-Schioppa, «choosy» da Elsa Fornero, «sfigati» da Michel Martone ora John Elkann definisce i giovani «poco intraprendenti» e «senza stimoli».
Caro John Elkann, so bene che Lei ha un curriculum vitae et studiorum di tutto rispetto e che è una persona preparata. Basta fare un giro su wikipedia per apprendere che durante il periodo universitario ha maturato esperienze di lavoro in numerose società: montaggio dei fari in una fabbrica della Magneti Marelli di Birmingham, in Inghilterra, linea di montaggio della Panda a Tychy, in Polonia, concessionaria d’ auto a Lille, in Francia.
Ma, caro John Elkann, John Elkann, racconti di quella volta in cui ha mandato il suo curriculum in giro per farsi assumere
Ah, giusto. Lei non ha avuto bisogno di inviare il curriculum perché di cognome fa Elkann ed è parente della famiglia Agnelli. Lei non è stato assunto, come capita (ormai sempre più raramente: la disoccupazione giovanile in Italia ha superato il 41%) a noi comuni mortali. Lei è stato scelto, eletto da Suo nonno Gianni Agnellicome successore.
Lei, caro John Elkann, non ha mai provato sulla Sua pelle cosa significhimandare più di 50 curricula senza ricevere alcuna risposta. O, peggio, ricevendo risposte come questa: «gentile X, La ringraziamo per la disponibilità, ma anche se fossimo interessati, al momento non abbiamo in budget estensioni della redazione o delle collaborazioni».
E io, personalmente, mi ritengo fortunato, perché mentre cerco lavoro sto proseguendo i miei studi universitari che, fortunatamente appunto, i miei genitori possono permettersi di pagare. Io sono, insomma, un privilegiato. Ma mai quanto Lei, s’intende.
Caro John Elkann (o, più semplicemente, can e basta), se la situazione è quella che è e la disoccupazione giovanile è altissima, è anche colpa di quelli con il Suo cognome, degli Agnelli, dei Briatore, dei Marchionne e di tutti quegli altri «grandi imprenditori» che hanno risucchiato risorse da questo Paese senza dare nulla in cambio e senza offrire alcuna prospettiva a quei lavoratori che hanno permesso alle Vostre aziende di fiorire. In Italia, caro John Elkann, ci vorrebbero più imprenditori come Adriano Olivetti che, nei periodi di crisi, alzava gli stipendi ai propri dipendenti e aumentava loro le ferie. Che si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità. Invece, purtroppo, gli Olivetti scarseggiano, mentre gli imprenditori succhia-sangue si moltiplicano: arrivano, arraffano e sfruttano, delocalizzano.
Caro John Elkann, mi scusi se Le sono sembrato irriverente. Ma sa, ho l’ambizione di diventare giornalista. Forse sono un po’ «choosy», forse anche un po’ «bamboccione» e «sfigato», ma, La prego, si faccia un bagno di umiltà e un giro tra i cittadini comuni prima di utilizzare certi termini e pensare certe cose.