Che strano Paese il nostro. Se il padre di Di Maio invece che pagare in nero un operaio, avesse rubato 6,6 milioni all’Unicef nessuno si sarebbe scandalizzato…!

 

Di Maio

 

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Che strano Paese il nostro. Se il padre di Di Maio invece che pagare in nero un operaio, avesse rubato 6,6 milioni all’Unicef nessuno si sarebbe scandalizzato…!

 

Ci ricorda Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano:

È il decreto 36 del 10.4.2018 del governo Gentiloni (già dimissionario dopo le elezioni e in carica per gli affari correnti), che ha abolito la procedibilità d’ufficio per l’appropriazione indebita. Da allora quel reato è processabile solo se le vittime querelano gl’indagati. Guardacaso la Procura di Firenze aveva appena inquisito il cognato di Renzi, Andrea Conticini, e i suoi fratelli Alessandro e Luca: il primo per riciclaggio, gli altri due per appropriazione indebita. Secondo i pm, 6,6 milioni di dollari che l’Unicef, Fondazione Pulitzer e altre onlus americane e australiane credevano di devolvere ai bimbi africani sarebbero finiti in conti bancari personali riconducibili al terzetto. Appena entrato in vigore il decreto, i pm fiorentini hanno scritto a Unicef &C. per sollecitarli a sporgere querela: altrimenti, con le nuove regole, il processo sarebbe morto lì e addio soldi. Ma nessuno lo fa, rinunciando inspiegabilmente al maltolto: il processo non partirà neppure. E questo a causa del decreto ad cognatum del Pd che, naturalmente, si applica a tutti i processi per appropriazione indebita.

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QUANDO I SOLDI DI UNICEF FINIRONO AL COGNATO DI RENZI

La prima è quella dei Renzi, Eventi 6, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni e le altre due società sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, renziani della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la Play Therapy e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame.

Alessandro Conticini (40 anni ex dirigente dell’Unicef poi socio e direttore della londinese Play Therapy Africa Ltd con la moglie francese Valerie Quere, 42 anni) è accusato insieme a Luca Conticini (35 anni, gemello del terzo fratello Andrea, cognato di Renzi) di appropriazione indebita in concorso con il padre Alfonso, poi deceduto, “dal 2011 e fino al gennaio 2015 in Castenaso (Bologna) in relazione a somme di denaro corrisposte da Operation Usa e Unicef a Play Therapy Africa Limited (Pta Ltd) e da questa stornate, in assenza di idonea causale, in favore di Conticini Alessandro”.

La difesa dei Conticini è che la Play Therapy Africa era una società privata dei due coniugi. In realtà fino al 7 marzo 2013, pochi mesi prima della sua chiusura, apparteneva solo per due terzi ai coniugi Conticini ma per il terzo restante era della Play Therapy International, che ha sciolto l’affiliazione con la Pta Ltd. La rappresentante di Pti nella Pta Ltd, Monika Jephcott, si è dimessa da ‘secretary’ di Pta sempre il 7 marzo 2013. Secondo i pm di Firenze Alessandro Conticini avrebbe preso per sé i soldi destinati alle terapie per i bambini africani da Unicef e Operation Usa. Mentre il fratello, cognato di Renzi, è accusato di reimpiego dei capitali (art. 648 ter, che prevede nei primi due commi il riciclaggio) “commesso in Firenze nel corso del 2011 in relazione a somme di denaro provento del reato sopra indicato impiegate per l’acquisto di partecipazioni societarie in nome e per conto di Alessandro Conticini”. Il punto è che Andrea Conticini ha comprato in nome e per conto del fratello Alessandro quote solo di tre società in Firenze. La più famosa è la Chil promozioni Srl (poi denominata Eventi 6) dei Renzi.

Il 21 febbraio del 2011 davanti al notaio Claudio Barnini di Firenze ci sono le due sorelle e la mamma del premier più il cognato. Benedetta e Matilde Renzi con Laura Bovoli sono già azioniste mentre Andrea Conticini, in nome e per conto di Alessandro, partecipa all’aumento di capitale da 10 mila a 12 mila e 500, con sovraprezzo di 47 mila e 500. In pratica Alessandro Conticini prende una quota del 20 per cento (che poi cederà nel 2013) e mette 50 mila euro nel capitale della Eventi 6.

Matteo Renzi è stato socio e collaboratore di Chil Srl fino al 2003 e poi dirigente in aspettativa di Eventi 6 fino al 2014. Undici giorni prima, il 10 febbraio del 2011, Andrea (in nome e per conto di Alessandro) Conticini compra anche le quote di altre due società del giro renziano: il 20 per cento di Dot Media da Patrizio Donnini (uomo comunicazione di Matteo Renzi e di altri esponenti Pd) per 2 mila euro e il 30 per cento della Quality Press (in liquidazione dal 2013) dalla moglie di Donnini, Lilian Mammoliti, per 30 mila euro. La storia più imbarazzante però resta quella della Eventi 6. La società destinataria dei 50 mila euro dei Conticini non è una srl qualsiasi. Renzi, come raccontato dal Fatto, è stato assunto poco prima di essere candidato nel 2003 alla Provincia e da allora, grazie a questo trucchetto, i suoi lauti contributi pensionistici sono stati versati dalla Provincia e poi dal Comune di Firenze per 10 anni. Il premier si è licenziato dopo i nostri articoli percependo un Tfr che dovrebbe essere pari a circa 48 mila euro. Se l’ipotesi della Procura è giusta, da un lato la società delle sorelle e della mamma incassava dal cognato nel 2011 il capitale di Alessandro Conticini, frutto di appropriazione indebita, e dall’altro lato poi pagava nel 2014 il Tfr per il premier-dirigente in aspettativa.

Insomma, Unicef e PD sono una grande famiglia. Voi date i soldi per Unicef, e finiscono a Renzi.

da: https://voxnews.info/2017/12/27/quando-i-soldi-di-unicef-finirono-al-cognato-di-renzi/

L’allarme dell’Unicef: sempre più bambini soli respinti verso il Niger. Ma Salvini ha trovato la soluzione: non sono cazzi nostri…!

 

Niger

 

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L’allarme dell’Unicef: sempre più bambini soli respinti verso il Niger. Ma Salvini ha trovato la soluzione: non sono cazzi nostri…!

 

L’allarme dell’Unicef: sempre più bambini soli respinti verso il Niger

I paesi nordafricani respingono i migranti: un terzo sono bambini a rischio violenza, tratta e sfruttamento

Secondo l’Unicef, mentre i paesi europei e nordafricani cercano di limitare la migrazione irregolare, un numero crescente di bambini migranti viene espulso verso il Niger; l’Unicef avverte che i meccanismi transfrontalieri sono insufficienti per proteggere questi bambini dai molti rischi che corrono: tratta, violenza, abusi, sfruttamento e detenzione.

Dal novembre dello scorso anno, piu’ di 8 mila persone provenienti dall’Africa occidentale, tra cui 2 mila bambini, sono state respinte verso il Niger dall’Algeria, mentre altri 900 richiedenti asilo e rifugiati registrati provenienti da paesi dell’Africa orientale sono stati trasferiti dalla Libia in Niger per l’esame delle loro domande. Allo stesso tempo, i flussi migratori verso il Niger continuano. Nel solo mese di aprile si è registrato un aumento del 14% del numero di persone che transitano attraverso il Niger rispetto al mese precedente- quasi 500 al giorno, circa un terzo delle quali bambini, la maggior parte stremati, vittime di violenza o rimasti senza un sostegno e una protezione adeguati.

La cifra reale è probabilmente più alta, in quanto molti bambini non vengono individuati o si nascondono. “Il Niger ha bisogno di aiuto per sostenere il crescente numero di bambini rifugiati e migranti che arrivano o vengono rimpatriati attraverso i suoi confini- ha dichiarato Ted Chaiban, direttore dei programmi dell’Unicef – Le soluzioni devono includere una migliore cooperazione transfrontaliera tra i governi per mantenere i bambini al sicuro, così come maggiori investimenti per aiutare paesi come il Niger a rafforzare i sistemi di sostegno a disposizione di tutti i bambini nel paese, indipendentemente da chi siano o da dove provengano”.

Con i negoziati governativi sui Global Compacts per le migrazioni e i rifugiati attualmente in corso, l’Unicef chiede soluzioni per garantire la sicurezza dei bambini. Ciò significa: rafforzare la cooperazione transfrontaliera tra i paesi per proteggere meglio i bambini nelle migrazioni, attuare politiche di gestione delle frontiere che tengano conto della loro vulnerabilità e fornire loro accesso a servizi essenziali quali l’alloggio, la protezione, l’istruzione e la formazione. Significa anche affrontare con urgenza le cause all’origine della migrazione irregolare dei bambini, tra cui la povertà, la mancanza di opportunità, di istruzione o la violenza.

I Global Compacts rappresentano un’occasione unica per rivedere le politiche e le pratiche migratorie che rendono i bambini vulnerabili e per replicare quelle che contribuiscono a mantenerli al sicuro. Alcune delle soluzioni esistenti nella regione includono la Rete dell’Africa occidentale per la protezione dei bambini (Wan)- che collega i governi, la società civile e i singoli individui- come servizi di orientamento per aiutare i bambini migranti non accompagnati durante il transito e quando rientrano a casa.

“Quei bambini che ora sono bloccati in Niger hanno bisogno non solo di aiuto urgente per rimanere al sicuro, ma anche di assistenza a lungo termine – ha detto Chaiban – Hanno bisogno di un migliore accesso alle informazioni per compiere scelte informate e di un sostegno per il rimpatrio, se possibile, o verso un paese terzo. Per coloro per i quali il ritorno a casa non è un’opzione, gli Stati devono farsi avanti e offrire posti per il reinsediamento. I bambini bloccati in Niger guardano a noi tutti per trovare soluzioni sostenibili”.

Dei team dell’Unicef hanno recentemente incontrato diverse donne e bambini, tra cui una neonata e madri in allattamento, che erano rimaste bloccate in Niger, insieme a un gran numero di uomini provenienti da Guinea, Liberia, Camerun, Sudan ed Eritrea. Molti, compresi i bambini, avevano viaggiato in parte a piedi sotto un caldo cocente senza riparo né acqua. L’Unicef sta lavorando per riunire le famiglie separate, per fare in modo che i bambini continuino ad apprendere e garantire che essi beneficino dei servizi sociali di base. Insieme all’Unhcr e all’Oim, l’Unicef sta lavorando con le autorità del Niger per aiutare a riunire i bambini con le loro famiglie in Niger e supportare nelle valutazioni per il loro reinsediamento nei paesi terzi, in particolare quelli dell’Eritrea e della Somalia che sono stati evacuati dalla Libia. L’Unicef sta anche aiutando i bambini nei centri di transizione e orientamento gestiti dal Niamey Directorate of Child Protection, lavorando per far ottenere loro un sostegno psicosociale urgente per affrontare il trauma dei loro difficili viaggi.

Nei prossimi mesi, l’Unicef istituirà centri di assistenza sociale unici che forniranno servizi di protezione per i bambini. Questi centri sosterranno i bambini non accompagnati o separati e le famiglie vulnerabili in movimento, offrendo aiuti di prima necessità, servizi sanitari e di orientamento, nonche’ assistenza per ristabilire e mantenere i contatti con i membri della famiglia, conclude l’Unicef.

fonte: http://www.globalist.it/world/articolo/2018/06/08/l-allarme-dell-unicef-sempre-piu-bambini-soli-respinti-verso-il-niger-2025805.html