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L’Italia è un paese dalla giustizia a orologeria, nel senso che ogni fase processuale – ma non solo, ogni reato o quasi – rischia di perdersi nelle maglie sempre più strette della prescrizione, così da svanire – letteralmente – e rendere sempre più ingiusto, iniquo e corrotto il nostro paese.
La corruzione è un dramma nazionale: secondo la Corte dei Conti, essa è una tassa occulta che ci costa 60 miliardi all’anno, in pratica – visto che siamo 60 milioni – pesa su ciascun cittadino per circa 1.000 euro.
Politici di destra e sinistra si sbracciano ogni volta per fare le varie “riforme” della giustizia e ricalcolare i termini della prescrizione, ma l’unica cosa che interessa loro, alla fine, è allungarne i tempi o intralciare le indagini, e le scuse ogni volta sono la persecuzione oppure – più semplicemente – ulteriori “garanzie”.
Sì, d’impunità.
I mass media poi, fanno tutto il resto: in Italia essi riabilitano anche il peggiore dei colletti bianchi, riportando le condanne politiche en passant, dando loro credito nei talk show, e – non poche volte – scambiando la prescrizione con l’assoluzione, o meglio – ancora più sottile – con l’assenza e quindi l’incertezza della colpevolezza.
L’Italia è l’unico paese dove la prescrizione si applica non dalla scoperta del reato, ma dal reato in sé, cosa che fa spegnere sul nascere moltissimi processi.
E che dire poi delle varie prescrizioni in corso d’opera? Qualsiasi avvocato dei colletti bianchi – alias politici e accoliti – sa che la regola aurea è la non confessione del suo assistito, anche se palesemente colpevole, questo perché senza confessione la “grazia” della prescrizione non viene – quasi mai – a mancare.
Questo permette di commettere reati spudorati, e consente ai rei di mentire perfino nei processi, adducendo le scuse più stupide e inverosimili su “dove hanno intascato i soldi”.
In Francia la prescrizione s’interrompe non appena iniziano le indagini; lo stesso vale per la Germania e la Spagna. In Inghilterra la prescrizione neanche esiste.
La legge nr. 251 del 5 dicembre 2005, definita ex Cirielli (chiamata così perché il suo ideatore, il deputato Edmondo Cirielli, la sconfessò platealmente, dato che era stata vistosamente modificata) prevede che per i non recidivi (alias tutti i politici in pratica, dato che chi è recidivo in diritto commette lo stesso reato per il quale è già stato giudicato in via definitiva) si debba attuare una prescrizione pari… al massimo edittale per la pena prevista aumentata di un quarto se avviene un evento interruttivo, per cui se per la ricettazione la pena massima è 8 anni, la prescrizione – in sostanza – sarà parimenti.
Ma, come dicevo, questa legge è solo una delle numerose – tra le più sporche, si dirà, è vero – che hanno favorito la corruzione e l’impunità delle classi “dirigenti”.
Ma tant’è, gli italiani non sanno niente di queste cose, e i telegiornali e i talkshow non le spiegano a dovere, altrimenti scoppierebbe la rivoluzione.
Attualmente, quando i reati vengono scoperti, l’orologio della prescrizione suona soprattutto durante i processi d’appello, anche perché la Cassazione, in genere, ci mette poco tempo per sigillare o rinviare al mittente il giudizio già formulato.
La riforma di Matteo Renzi per la giustizia che dovrebbe essere partorita questo 2016 non farà eccezioni, ve lo assicuro.
Non si metteranno mai in galera da soli, non sono mica scemi!
Quello che si vuole fare è allungare la prescrizione a 18 anni o forse un po’ di più o un po’ di meno – chi lo sa – ma solo per i reati non prodromici, ovvero non indiziari, in pratica quelli certi.
Quando si parla di corruzione, di “nero”, i reati sono sempre indiziari, ci vuole tempo per indagare, formulare e dichiarare certe accuse: qui la prescrizione rimane breve, per cui nessuno confesserà e nessuno patteggerà. Proprio come adesso.
Anche per il cosiddetto traffico d’influenze sarà la stessa cosa: in questo caso, s’influenza – appunto – un pubblico ufficiale per ottenere dei favori, facendo girare delle mazzette.
Ebbene, questo reato al momento è punito al massimo con 3 anni, dunque anche qui l’impunità è garantita.
Per quanto riguarda poi i “tempi” tra un processo e l’altro, siamo al ridicolo: la prescrizione scatterebbe 2 anni dopo la condanna di primo grado, e 1 anno tra l’appello e la Cassazione.
Troppo poco per una giustizia come la nostra, lenta, senza personale e poco informatizzata (chissà poi perché).
L’unica riforma che questo paese deve fare per diventare un paese civile è semplicemente abolire questa prescrizione, abolirla non appena iniziano le indagini.
Personalmente, trovo che questa riforma della giustizia di Renzi (che contiene anche queste nuove norme sull’estinzione dei reati) sia esattamente come il Job Act e tutti i suoi provvedimenti: fumo negli occhi, provvedimenti che peggiorano solo la qualità di vita dei cittadini ma che vengono perfino fatti passare dai media per miracoli belli e buoni.
Certo che essere “renziani” oggi è davvero coraggioso.
Fonte dati: Fatto Quotidiano.