Per non dimenticare – 27 dicembre 2008: “Operazione Piombo Fuso”, Israele col sostegno incondizionato di Europa e USA, attacca con fosforo bianco e proiettili al tungsteno. Assassinati 1.203 Palestinesi di cui 410 bambini! Questi sono crimini contro l’umanità di cui siamo complici!

 

Operazione Piombo Fuso

 

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Per non dimenticare – 27 dicembre 2008: “Operazione Piombo Fuso”, Israele col sostegno incondizionato di Europa e USA, attacca con fosforo bianco e proiettili al tungsteno. Assassinati 1.203 Palestinesi di cui 410 bambini! Questi sono crimini contro l’umanità di cui siamo complici!

[Prima di leggere guarda la foto in alto e pensa se tutto questo lo avessero fatto ai tuoi figli…]

E’ la mezzanote del 27 dicembre 2008 quando i primi F-16 israeliani cominciano a bombardare la striscia di Gaza. Scatta l’operazione “Piombo Fuso”.

Non appena scaduta la tregua di sei mesi intrapresa dal 19 giugno, grazie alla mediazione egiziana, l’obiettivo dichiarato dell’iniziativa di guerra è la neutralizzazione militare di Hamas, che negli ultimi otto anni ha ucciso 15 israeliani con il lancio dei famosi razzi artigianali Qassam.

Come se non fossero bastate le migliaia di vittime lasciate giornalmente al suolo negli ultimi anni, Israele ha deciso che la sua risposta ad Hamas deve essere più intensa. Nel giro di soli 22 giorni viene scatenata sulla striscia un’azione senza precedenti. Ad essere colpiti non sono soltanto obiettivi militari, ma l’operazione in sè è intesa a produrre vittime civili e a creare maggior terrore nella popolazione in vista di future espulsioni.

Nella sola giornata del 27 dicembre vengono uccisi più di 300 palestinesi. Nei giorni a seguire niente viene risparmiato: strutture del governo della striscia, università, scuole, abitazioni e depositi alimentari dell’Onu vengono fatti saltare in aria.

Mentre i rabbini militari incitano alla guerra santa per l’espulsione dei “gentili” dalla Terra Promessa, sulla popolazione di Gaza vengono testate nuove armi di produzione israeliana e statunitense. Bombe al fosforo bianco e proiettili al tungsteno producono ferite e piaghe spaventose.

Il numero di vittime civili decolla mentre Israele, sostenuto incondizionatamente da USA, Canada ed Europa, se ne frega della risoluzione Onu che impone un immediato cessate il fuoco.

Solo la sera del 17 di gennaio il governo israeliano fa sapere di aver raggiunto gli obiettivi prefissatisi con l’apertura delle ostilità, e dunque dichiara conclusa l’operazione militare. Cessano dunque i bombardamenti e le incursioni, ma l’esercito non viene ritirato finchè “non cesserà il lancio di ordigni dalla striscia di Gaza”.

Il bilancio complessivo delle vittime parla di 1.203 palestinesi uccisi, di cui 410 bambini, di 5.300 feriti e 80.000 sfollati. Da parte israeliana si contano 13 morti e meno di 200 feriti.

L’altro olocausto che, neanche oggi, possiamo dimenticare: Gaza – Ospedali, anche pediatrici, chiusi a causa del blocco israeliano…

 

olocausto

 

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L’altro olocausto che, neanche oggi, possiamo dimenticare: Gaza – Ospedali, anche pediatrici, chiusi a causa del blocco israeliano…

Pubblichiamo il comunicato della Onlus NWRG di Genova relativo alla situazione nella Striscia di Gaza dove si fa particolarmente grave la situazione nelle strutture sanitarie a causa della mancanza di carburante

Roma, 21 gennaio 2019, Nena News – Secondo informazioni ricevute direttamente da colleghi medici della Striscia di Gaza, i due ospedali pediatrici della Striscia, Nasser e Rantissi, hanno dovuto chiudere domenica 20 per mancanza del carburante necessario a produrre l’energia elettrica senza la quale le strutture sanitarie non possono funzionare (nella Striscia l’erogazione di corrente tramite rete è da anni estremamente saltuaria). Allo stato attuale sei ospedali su tredici, Beit Hanoun e Najjar e 2 strutture specialistiche, gli Ospedali Psichiatrico e quello Oculistico, hanno chiuso oltre a quelli pediatrici.

Le strutture sanitarie ancora in funzione hanno un’autonomia di pochissimi giorni prima di dover chiudere anch’esse.

Questa nuova grave crisi è dovuta al blocco, da parte del governo israeliano, di fondi destinati alle strutture sanitarie della Striscia da donatori internazionali. Questo passaggio era parte dell’accordo negoziato a metà novembre con la cessazione dei bombardamenti e rotto unilateralmente da Israele.

In calce a questo comunicato riportiamo l’appello ufficiale del 15 gennaio del Ministero della Salute di Gaza. Purtroppo le previsioni di chiusura sono state necessarie.

Come associazione lavoriamo da anni, in collaborazione con le strutture sanitarie della Striscia, per valutare gli effetti dei continui eventi bellici sulla salute riproduttiva degli abitanti di questo territorio, da 12 anni sottoposto ad un blocco quasi totale, contribuendo, per quanto le nostre poche forze lo permettano, a fornire a tali strutture attrezzature e strumentazioni diagnostiche mancanti o insufficienti e contribuendo alla qualificazione del personale medico ed infermieristico locale.

Siamo quindi particolarmente preoccupati per il continuo peggiorare delle condizioni in cui operano le strutture sanitarie e di conseguenza di quelle in cui vivono tutti i 2 milioni di abitanti della Striscia ed in particolare i bambini.

Invitiamo quindi a portare a conoscenza dell’opinione pubblica italiana e internazionale quest’ennesima emergenza in cui è costretto a vivere il popolo palestinese.

Contatti:

Paola Manduca (Presidente NWRG onlus)

NWRG (NEWWEAPONS RESEARCH GROUP) ONLUS Genova (Italy)http://onlus.newweapons.org/

Tel.: 389 5753198 – Email: paolamanduca@gmail.com

Ulteriori informazioni:

https://www.middleeasteye.net/news/catastrophic-situation-imminent-gazas-children-hospitals-nearly-out-fuel-1608991770

http://www.mezan.org/en/post/23352

COMUNICATO STAMPA MINISTRO DELLA SALUTE; GAZA

Tue, Jan 15, 7:45 PM

MOH in Gaza appeals to all concerned parties to intervene immediately to end the fuel crisis hitting the governmental hospitals in Gaza Strip as the generators of the Emirati Maternity hospital in Rafah will stop within hours, this crises will expand to involve the entire health facilities within days.

The Palestinian Health Ministry warns from an alarming crisis that hits the healthcare system in the besieged Gaza Strip due to the shortage of fuel supplies which provide power for hospitals.

The fuel crisis which hit the Emirates Crescent Hospital and health facilities began after the end of November 2018 with the depletion of the remaining fuel quantities due to power outages and increased electricity loads due to the cold winter.

We have not been supplied by any quantities of fuel from the donors, we reached a state of severe shortage and we are counting down to stop many hospitals’ generators in the coming hours, which will lead to stopping the health service of additional hospitals and health facilities and therefore we appeal to all the concerned parties to provide our hospitals with fuel to ensure the continuity of health services for thousands of patients in Gaza strip.

The monthly consumption of fuel is 300,000 liters per month.

Al-Aqsa Martyrs Hospital in the middle zone of Gaza Strip transferred 2500 liters of fuel from its own tanks to save the UAE Crescent Maternity Hospital in Rafah city, which is about to halt operation because of fuel shortage, noting that the transferred amount will be enough for two days in the maternity hospital and the remaining fuel in Al-Aqsa hospital will be finished in 5 days only.

Continuing crisis of fuel depletion in health facilities will have catastrophic consequences for patients in the Gaza Strip when the generators stop within a few days.

 It will threaten the lives of 800 patients with renal failure who attend for 128 dialysis machines 3 times a week, including 30 children.

  40 operation rooms will be interrupted in which 250 operations are being operated per day.

 The lives of hundreds of pregnant women who require caesarean sections will be threatened when the operation rooms in the delivery sections stop.

 The health situation of thousands of patients who require laboratory tests and blood units will be exacerbated every day when 50 medical laboratories and 10 blood banks are suspended at Ministry of Health facilities.

 The lives of 120 new born premature babies will be threatened as their lives are directly dependent on electricity supply to the nurseries in the Gaza Strip hospitals

 The lives of 100 patients in the intensive care units will be threatened as their lives are linked to the continuous electricity that run life saving medical devices.

 Halting the oxygen concentrators, sterilization units, laundries and other supportive services in Gaza Strip hospitals.

 The health situation of thousands of patients will be at risk as they  will be deprived of diagnostic services in the radiology departments of the Gaza Strip hospitals.

  • Dozens of patients every day will be denied of therapeutic and diagnostic cardiac catheterization services.

Fonte QUI

 

La strana guerra di Gaza dove si muore solo da una parte …ma i media di regime continuano a parlare di “scontri” invece di usare termini più appropriati come “mattanza”, “strage”, “genocidio”…!

 

Gaza

 

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La strana guerra di Gaza dove si muore solo da una parte …ma i media di regime continuano a parlare di “scontri” invece di usare termini più appropriati come “mattanza”, “strage”, “genocidio”…!

 

Strage di Gaza dove si muore solo da una parte. I media reverenti parlano di ‘scontri’

Il campo che vede cadere decine di uomini, donne e bambini, è solo terra di Palestina, una maledetta prigione a cielo aperto

La tragedia di Gaza delle ultime ore promette oggi altri morti, altro sangue. Va detto, tutto versato da un lato. Per la cronaca, non perché una diversa distribuzione del sangue possa mai rendere più leggera o equa la tragedia. Una strage che in gran parte dei media, con prudenza e reverenza, si preferisce definire “scontri”. Decine di morti, sessanta o quasi, migliaia di feriti, minori e bambini tra le vittime, una neonata uccisa dai gas sparati dalle sicure alture realizzate da Israele al confine; alture dalle quali sparano i militari israeliani, ben protetti e armati come in nessun altro esercito del mondo. Non scontri, strage con vittime certe e responsabili certi. Vittime solo da una parte. Gli scontri presuppongono uno scontro, appunto, che se è violento e fa vittime definisce un bilancio, tragico, che colpisce le due parti in campo; vittime – terribile dirlo – distribuite. Qui questo non accade. E il campo che vede cadere decine di uomini, donne e bambini, è terra di Palestina, una maledetta striscia di terra dove è difficile vivere, coi rubinetti dell’acqua stretti a singhiozzo, per far temere e vivere la sete, con la luce che al momento opportuno è staccata, coi pescatori che non possono andare più in là dove si può pescare qualcosa perché fermati e rimandati a terra. In Palestina non c’è lavoro e non c’è futuro, si vive di aiuti internazionali come in un grande campo profughi dove la terra misteriosamente diminuisce ogni giorno. Lì dove ieri era Palestina, oggi brutti insediamenti in  lande desolate da far fiorire. Con l’acqua. In Palestina oggi c’è solo da covare la rabbia fin quando riesci a trattenerla dentro. In Palestina si può solo andare su e giù in quella striscia di sabbia che non è lungomare ma disperato fazzoletto di sabbia. Dalle alture militari di Israele, lungo la linea di confine, l’esercito spara sulla Palestina, sui palestinesi, rimproverati da Israele di manifestare con donne e bambini. Come se donne e bambini non fossero vittime di una condizione disumana che spinge dall’indignazione alla rabbia, come se donne e bambini non soffrissero fame e sete, la drammatica incertezza del futuro, la mancanza di medicine e il tant’altro che pochi ricordano in queste ore. Nel rapporto tra l’immensità della strage di ieri e i media italiani, colpisce l’eterno provincialismo della bilancia dei nostri media nel pesare gli accadimenti del mondo, peraltro vicinissimo a noi, con conseguenze su di noi. Il piatto della bilancia dei nostri media è zavorrato dalla cattiva politica. Miopia, fiato corto ma anche utile fuga. Diciamolo, parlare di Israele, metterne in discussione le decisioni militari, è cosa scomoda per chi nell’informazione ha ruoli di responsabilità che vuole mantenere o lasciare per responsabilità più alte. E nelle redazioni, soprattutto del servizio pubblico, questo accade anche a livello non dirigenziale. E il tutto si tinge di comico e può capitare di imbatterti in uno scontro tra lillipuziani a chi è più filo israeliano dell’altro. Per portare questo all’incasso. Tragedia e miserie.
Ieri sera, alla fine di una giornata di sangue, scorrendo le testate on line della stampa internazionale, da Mosca a New York, passando per le capitali europee e africane, facendo una virata per leggere quelle ad Oriente, la strage di Gaza dominava la prima pagina. Aprivi i giornali on line italiani e capeggiavano invece i lillipuziani della nostra tristissima pagina di Storia, tanto simile ad uno spartito di operetta. Non solo giornali on line. Così anche questa mattina, in un 15 maggio che promette sangue da mattanza. Ieri su un canale all news, tra i tanti titoli che scansavano la parola strage ho letto questo “Inaugurazione e sangue”, dove la prima parola era dedicata all’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, con tanti sorrisi, abbracci ( anche al discusso genero di Trump ) e pacche sulla spalla. E nel frattempo, i morti che cadevano sintetizzati in un generico “sangue”. Generico e comodo. Si potrebbe parlare a lungo delle origini di tutto. Le letture sulle origini però inficiano l’oggi e compromettono la necessità di uscire da questa situazione. Certo, si deve anche dire che in Palestina c’è chi cinicamente considera un successo i tanti morti fatti dalle armi israeliane. Cinismo offerto su un piatto d’argento da Israele alle frange estreme ( e minoritarie )palestinesi che si alimentano di sacrifici. In attesa di contare i nuovi morti, di sentir parlare di  “nuovi scontri”, una piccola testimonianza ascoltata questa mattina su Radio1, a Radioanch’io. Raccontava al telefono Yasser:” Sono palestinese, vivo da tanti anni in Italia e ho il passaporto italiano… Da undici anni non posso tornare in Palestina per vedere i miei genitori… In Palestina è stato distrutto l’aeroporto, e a Tel Aviv la polizia israeliana mi blocca e non mi consente di raggiungere il mio Paese…”. Yasser è un cittadino italiano con passaporto italiano. E capita anche ai cittadini israeliani, con passaporto israeliano, ma di origine palestinese, che rientrano in famiglia, d’essere trattati da palestinesi. Per chiudere davvero, un plauso, ai coraggiosi fotografi delle grandi agenzie di stampa. I loro scatti non hanno bisogno di parole, raccontano più delle parole. E raccontano la verità, senza timidezze e incertezze.
Ha ragione Jean-Luc Godard  che nel presentare a Cannes il suo “Le livre d’image” ha detto:” Solo i frammenti hanno il marchio dell’autenticità”

fonte: http://www.globalist.it/world/articolo/2018/05/15/strage-di-gaza-dove-si-muore-solo-da-una-parte-i-media-reverenti-parlano-di-scontri-2024326.html

I Tg ed i giornali parlano di “Tensione e scontri al confine tra Israele e Gaza” e aggiungono: “12 Palestinesi morti e oltre 1000 feriti”… E gli Israeliani? Niente? Sveglia Gente, possibile che crepano solo o Palestinesi? Non è né tensione né scontri. È GENOCIDIO

 

Gaza

 

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I Tg ed i giornali parlano di “Tensione e scontri al confine tra Israele e Gaza” e aggiungono: “12 Palestinesi morti e oltre 1000 feriti”… E gli Israeliani? Niente? Sveglia Gente, possibile che crepano solo o Palestinesi? Non è né tensione né scontri. È GENOCIDIO

 

Gaza. Palestinesi massacrati nella “giornata del ritorno”

 

Sale a 12 (bilancio molto provvisorio) il numero dei palestinesi uccisi oggi. Più di 1.000 feriti. Il ministro della difesa israeliana Lieberman ai gazawi: “Non prendete parte a questa provocazione”. Il leader di Hamas, Hanieh: “Non cederemo un pezzo di terra di Palestina né riconosceremo l’entità israeliana”

AGGIORNAMENTI:

ore 19:15 Sale a 14 il numero dei palestinesi uccisi oggi

Le ultime due vittime erano due membri del Jihad Islamico. Sono stati uccisi da una cannonata mentre erano sulle barriere in missione. Ezzedin al-Qassam, intanto, fa sapere che tra i morti di oggi c’è anche uno dei suoi uomini. Ma non era armato ed è stato colpito mentre si trovava tra la gente.

ore 19:00 Ministero di salute palestinese: “Numero delle vittime 12, 1.000 palestinesi feriti da gas lacrimogeno, pallottole vere e coperte di metallo”

Ore 17.40  è un bagno di sangue. I morti sarebbero 11, forse 13. Si attende la conferma ufficiale

Ore 17.00 Il governo israeliano di fatto ammette di aver aperto deliberatamente il fuoco, facendo scegliere i bersagli ai cecchini, senza che nessun soldato di Tsahal fosse minimamente in odor di pericolo. Basta mettere insieme queste dichiarazioni, raccolte e pubblicate da Repubblica (che riesce nell’infame impresa di sottotitolare “violentissima battaglia al confine con la Striscia”, equiparando una folla disarmata che al massimo poteva tirare sassi con un esercito schierati che ha usato persino l’artiglieria), senza il minimo accenno di analisi critica, come se si trattasse delle tavole della legge:

a) “due sospetti che si sono avvicinati alla barriera di sicurezza nel sud della Striscia di Gaza e hanno cominciato a comportarsi in maniera strana”, e i carri armati hanno sparato contro di loro”;

b) Secondo il generale israeliano Eyal Zamir, l’esercito è intervenuto perché ha “identificato alcuni terroristi che cercano di condurre attacchi, camuffandosi da manifestanti”

c) “i soldati israeliani ricorrono a mezzi antisommossa e sparano in direzione dei principali responsabili e hanno imposto una zona militare chiusa attorno alla Striscia di Gaza, una zona dove ogni attività necessita di autorizzazione”.

ecc,

ore 15:20 Scontri ad al-Bireh (Ramallah, Cisgiordania Occupata): 14 palestinesi feriti

ore 14:50 La settima vittima si chiamava Mohammad Sa’adi Rahmi

ore 14:40 Partita poco fa la manifestazione a Sakhnin in Galilea (nord d’Israele) per commemorare “il Giorno della Terra”. Il corteo si dirige verso la città di Arraba.

ore 14:35 Foto da Gaza. (Fonte: Dal portale Ma’an in arabo)

ore 14:30 Sale a 7 il numero dei morti palestinesi oggi. Più di 570 i feriti

Intervista al giornalista palestinese Aziz Kahlout, in italiano, su quanto sta avvenendo in queste ore nella Striscia di Gaza: i cecchini israeliani hanno aperto il fuoco sulla gente che sta marciando in commemorazione della Giornata della Terra

ore 14 – Sale a cinque il bilancio delle vittime a Gaza

Sono almeno cinque le vittime palestinesi, uccise dal fuoco dell’esercito israeliano a Gaza. Il Ministero della Salute di Gaza ha identificato la quarta e la quinta vittima:Omar Sammour, 31 anni, eAhmad Ibrahim Odeh, 16. Sarebbero tra i 15mila e i 20mila i palestinesi che sono riusciti a raggiungere gli accampamenti di tende, forma di protesta per il diritto al ritorno.

ore 13.45 – Ministero della salute palestinese: “4 i palestinesi uccisi oggi. Più di 365 i feriti”

L’ultima vittima si chiamava Mohammad Abu Omar. Secondo il ministero, sono 365 i palestinesi feriti o intossicati da lacrimogeni, proiettili veri o di gomma.

ore 13.20- Terzo palestinese ucciso. Questa volta a Rafah, a sud della Striscia.

Si chiamava Amin Mahmoud Muammar (35 anni). Fonti palestinesi parlano di 100 feriti

ore 12.15 – Sale a due il bilancio dei palestinesi uccisi oggi dall’esercito israeliano.

Secondo fonti locali di Gaza, la seconda vittima si chiama Mohammed Kamal al-Najjar.

ore 11.20 – Haniyeh, leader di Hamas: “ Non cederemo un pezzo di terra di Palestina né riconosceremo l’entità israeliana”Arrivato al campo di tende allestito dai palestinesi al confine est della Striscia, il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha detto: “Diamo il benvenuto ovunque al popolo palestinese che ha sconfitto la scommessa dei leader nemici secondo cui i vecchi sarebbero morti e i giovani avrebbero dimenticato. Ecco i giovani, i nonni e i nipoti. Non cederemo nemmeno un pezzo della terra di Palestina e non riconosceremo l’entità israeliana. Promettiamo a Trump e a tutti quelli che sostengono il suo complotto che non rinunceremo a Gerusalemme e che non c’è soluzione se non il diritto al ritorno”. A riferirlo è la tv palestinese

ore: 10.50 – Ministro difesa israeliano Liberman: “Chi si avvicina alla barriera si mette in pericolo”

(Traduzione dall’arabo: “Agli abitanti della Striscia di Gaza. La leadership di Hamas mette la vostra vita in pericolo. Tutti coloro che si avvicineranno alla barriera, metteranno a repentaglio la loro vita. Vi consiglio di continuare la vostra vita normalmente e a non prendere parte a questa provocazione”)

ore 10.30 – Fonti da Gaza a Nena News: “19 palestinesi feriti a colpi di arma da fuoco”

Fonti palestinesi da Gaza riferiscono a Nena News che 19 palestinesi sono stati feriti nella Striscia di Gaza da colpi d’arma da fuoco sparati dall’esercito israeliano. La notizia al momento non è stata confermata dal Ministero della Salute palestinese. Nella piccola enclave palestinese migliaia di persone sono presential confine con Israele. Le fonti contattate da Nena News fanno sapere che la popolazione non vuole rispettare l’ordine israeliano di non avvicinarsi alla barriera di sicurezza.

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della redazione

Roma, 30 marzo 2018, Nena News– Se l’obiettivo di Israele era quello di alzare la tensione già altissima nella Striscia, il suo tentativo si può dire riuscito: stamane all’alba un contadino palestinese,Omar Wahid Samur (27 anni), è stato ucciso dai colpi sparati da un carro armato israeliano nei pressi di Khan Yunis, nel sud della enclave assediata palestinese.Nell’attacco, riferisce il Ministero della salute locale, è rimasto ferito gravemente un altro palestinese. Scarno il comunicato emesso da Israele su quanto accaduto stanotte: “Due sospetti si sono avvicinati alla recinzione [al confine] e hanno avuto un atteggiamento sospetto vicino ad essa. L’unità dell’esercito ha risposto sparandoli con un carro armato”. Israele ha colpito anche due persone “sospette” nel nord della Striscia sempre perché troppo vicine al confine. Non è chiaro al momento quali siano le loro condizioni.

L’uccisione di Samur giunge a poche ore dall’inizio della “Marcia del Ritorno”, proclamata dai palestinesi in occasione del “Giorno della Terra” che commemora i sei palestinesi uccisi dalla polizia israeliana in Galilea durante le proteste, 42 anni fa, contro la confisca delle terre arabe. Una ricorrenza che, nel corso degli anni, si è trasformata in un’occasione della condanna dell’occupazione militare dei Territori palestinesi occupati e di sostegno alla minoranza araba in Israele.

La tensione è altissima: il capo di stato maggiore israeliano, Gadi Eisenkot, mercoledì ha annunciato di aver autorizzato l’uso di pallottole vere contro i palestinesi che si avvicineranno o attaccheranno le barriere di confine durante la “Marcia del Ritorno”.Eisenkot ha parlato di situazione “altamente esplosiva” nella Striscia: “Stiamo rinforzando le barriere – ha detto – e un gran numero di soldati saranno di guardia nell’area in modo da prevenire possibili tentativi di passare in territorio israeliano‎”. L’esercito schiererà più di 100 tiratori scelti, ha fatto arrivare rinforzi a sostegno delle unità già presenti e ha anche lanciato avvertimenti alle compagnie di trasporto palestinesi che porteranno i manifestanti alla tendopoli.

Il Maggior Generale Yoav Mordechai, coordinatore delle attività del governo israeliano nei Territori occupati, ha avvertito il movimento islamico Hamas e le altre fazioni palestinesi a non usare le proteste(“manifestazioni di anarchia” a suo dire)per intraprendere un confronto violento con l’esercito israeliano. Ad alimentare la tensione è anche Jason Greenblatt, l’inviato statunitense per le negoziazioni tra Israele e palestinesi che sul suo account di Twitter ha accusato oggi Hamas di “incoraggiare una marcia ostile” lungo il confine con Israele. “Hamas – ha aggiunto – dovrebbe concentrarsi a migliorare la vita dei palestinesi di Gaza invece di istigare alla violenza contro Israele che aumenta solo le difficoltà [dei gazawi] e mina le possibilità di pace”.

Gli islamisti, dal canto loro, ieri sera hanno esortato nuovamente i palestinesi a “restare pacifici così da raggiungere l’obiettivo di questo evento”.Nei giorni scorsi, però, il movimento islamico aveva anche chiarito che i palestinesi non resteranno con le mani in mano qualora le forze armate israeliane dovessero usare la forza per disperdere le manifestazioni.

Dopo un tour delle “tende del ritorno” allestite dai manifestanti palestinesi in questi giorni vicino al confine con Israele,Khalil al-Haya, un ufficiale di Hamas, ha affermato ieri che i palestinesi sono determinati a tornare alle loro terre e alla loro patria.“Il nostro popolo non sarà intimidito dalle minacce israeliane – ha poi aggiunto – Abbiamo aspettato troppo a lungo per ritornare nelle nostre terre da cui i nostri nonni sono stati espulsi 70 anni fa”.

Anche il comitato responsabile del coordinamento delle proteste di oggi ha invitato i manifestanti a protestare “pacificamente”.“Siamo a poche ore dalla fragorosa, legittima e pacifica marcia vicino alle terre, case e proprietà da cui siamo stati espulsi”, si legge in un suo comunicato. Il comitato ha anche invitato le famiglie palestinesi a organizzare viaggi nell’area adiacente al confine “per godere delle bellezze della natura nelle terre occupate della patria”.

Da Nena News

tratto da: http://contropiano.org/news/internazionale-news/2018/03/30/102414-0102414