Salvini vs pastori sardi: dopo il danno la beffa – Da Ministro dell’Interno, in piena campagna elettorale, promise la soluzione “entro 48 ore”. Incassati i voti, tutto dimenticato. Intanto, grazie al “decreto Salvini”, fioccano gli avvisi di garanzia per i pastori in protesta…!

 

pastori sardi

 

 

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Salvini vs pastori sardi: dopo il danno la beffa – Da Ministro dell’Interno, in piena campagna elettorale, promise la soluzione “entro 48 ore”. Incassati i voti, tutto dimenticato. Intanto, grazie al “decreto Salvini”, fioccano gli avvisi di garanzia per i pastori in protesta…!

 

Ma lo vedete come è bello mentre si fa un selfie indossando la maglietta “siamo i pastori senza bandiere”

…E che tenerezza i pastori che gli stanno vicino, abboccando alle sue promesse di una soluzione “entro 48 ore”… Non immaginano nemmeno quanto l’allora vicepremier li stia prendendo per il culo

Tutto questo succedeva a febbraio scorso, in piena campagna elettorale per le Regionali. Incassato il voto, tutto dimenticato, maglietta gettata nell’immondizia e bye bye (anzi Ciaone) a pastori e Sardegna!

E poi, dopo il danno, la beffa…

Leggiamo da Fanpage:

Salvini e i pastori sardi: dopo il danno la beffa

Le proteste dei pastori sardi risalgono addirittura a febbraio del 2018. L’anno scorso Salvini, da ministro dell’interno, promise una soluzione “entro 48 ore” ma ancora oggi non si è risolto nulla. Ci sono però delle novità: la Lega ha incassato un risultato straordinario e mille persone (tra pastori e famigliari) si ritrovano indagate per le proteste.

La storia comincia nel febbraio del 2018, parecchio tempo fa: i pastori sardi avevano montato una protesta, durata diverse settimane, contro il crollo dei prezzi del latte che aveva determinato una grave crisi nel settore e che li aveva costretti a blocchi stradali, manifestazioni, versamenti pubblici di latte e cortei. Un anno dopo, era il 12 febbraio 2019, la situazione non si era ancora risolta e Matteo Salvini (fiutando la possibilità di racimolare voti e consensi) promise di “risolvere tutto entro 48 ore”. Ovvio che si sprecarono le foto dell’ex ministro con i pastori e dappertutto risuonasse la promessa di un innalzamento dei prezzi (Salvini annunciò un aumento a 74 centesimi al litro, dai 60 circa dopo il crollo, per arrivare poi nel giro di qualche mese fino a un euro). I pastori ci hanno creduto.

Non è andata così: dopo cinque mesi il governo (e la Lega era al governo) non mantenne nessuna delle sue promesse e i pastori si sono ritrovati con un niente di fatto. Hanno ricominciato a circolare i malumori (insieme alla delusione di essere stati traditi da quella stessa Lega di Salvini che avevano sostenuto) e sono cominciati i cortei e le proteste. Solo che questa volta l’umore era bassissimo: «si stanno ricreando nel mondo delle campagne umori paragonabili a quelli che i pastori hanno già vissuto nel mese di febbraio, momento in cui è scoppiata la protesta. C’è una forte probabilità che la gente possa tornare in strada sino a quando non si avviino le riforme che abbiamo chiesto con forza per costruire un sistema sano in cui chi produce latte crudo possa metterlo sul mercato e cederlo ai trasformatori che sono in grado di valorizzarlo e remunerarlo in maniera equa», scrisse a luglio il Movimento dei pastori sardi.

Ora al danno si aggiunge la beffa: tra la vigilia di Natale e oggi sono arrivati ai pastori altri venti avvisi di garanzia per le manifestazioni di piazza e ormai il computo generale degli indagati (tra allevatori, famigliari e semplici cittadini) si aggira sul migliaio. Mille indagati per avere protestato contro una promessa che non è stata mantenuta. Con una novità: in virtù del Decreto Sicurezza di Salvini, proprio lui, ora contestare rischia di costare caro di fronte al giudice a causa dell’inasprimento delle pene.

I pastori non hanno incassato quanto promesso ma Salvini intanto ha incassato un 11,4% alle ultime elezioni regionali che hanno incoronato il candidato del centrodestra Christian Solinas. Si potrebbe citare una frase di Gian Marco Centinaio del 16 febbraio (era ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, proprio per la Lega) che fotografandosi sorridente con del pecorino scrisse: «#pecorino #cagliari #sardegna tanti parlano e scrivono ma: quanti di voi aiutano concretamente i sonori pastori?».

Eh già, quanti?

tratto da: https://www.fanpage.it/politica/salvini-e-i-pastori-sardi-dopo-il-danno-la-beffa/
http://www.fanpage.it/

NELLA FOTO: il decreto sicurezza di Salvini – Si noti che il minore non è a bordo di una moto d’acqua.

 

 

decreto sicurezza

 

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NELLA FOTO: il decreto sicurezza di Salvini – Si noti che il minore non è a bordo di una moto d’acqua.

Bimbi di pochi mesi li lascereste annegare? Appello contro il decreto sicurezza

Da Cecilia Strada accorate parole ai senatori del M5s per respingere un provvedimento che viola la Costituzione

Gli appelli sono tanti per risparmiare all’Italia questo ennesimo passo verso la barbarie e lo stato di polizia.

Uno importante è stato lanciato dall’Anpi.

Ora agli appelli si è unita anche quello di Cecilia Strada, una donna che con Emergency si è sempre occupata dei più deboli. Che si è rivolta ai senatori M5s:

io vi imploro. Chiedetevi: “Una donna più volte stuprata. Un 15enne venduto come schiavo. Bimbi di pochi mesi. Li lascerei annegare? Li rimanderei in Libia?”. Rispondete a voi stessi, non a me o a Salvini. Se la risposta è no, non votate #DecretoSicurezzabis

Tratto da: Globalist

Roma, 1943: Ebrei venduti ai nazisti – 5.000 lire a chi li denunciava… Vi ricorda qualcosa?

 

Ebrei

 

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Roma, 1943: Ebrei venduti ai nazisti – 5.000 lire a chi li denunciava… Vi ricorda qualcosa?

Ebrei italiani: circa la metà dei deportati nei campi di sterminio lo furono a seguito di spiate da parte di italiani. Per la taglia di 5.000 lire su ogni ebreo, per invidia, gelosia, risentimento, opportunismo, paura… Per qualunque dei molti motivi possibili resta il fatto che non solo i fascisti ma anche buona parte della popolazione contribuì alla deportazione nazista.

La leggenda degli italiani “brava gente” durante la guerra è appunto una leggenda. Non fummo brava gente in Etiopia (gas e lager) e neanche in Jugoslavia (decimazioni e rappresaglie) e neanche riguardo agli ebrei.

A lungo ci si è interrogati sulle responsabilità dei singoli soldati del terzo reich, sulla loro possibilità di rifiutarsi di eseguire ordini disumani, e ancora una risposta definitiva non c’è. Ma noi, noi italiani, come ci saremmo comportati al loro posto? Male. Decisamente male a giudicare da quel che raccontano le carte degli archivi storici italiani. Su circa 730 ebrei deportati da Roma dopo la retata del 16 ottobre ad esempio, almeno 439 furono traditi o arrestati dagli italiani. Venduti quando andava bene per cinque mila lire e, quando andava male, per rancori o invidie personali.

“Anche la collaborazione spontanea di migliaia di ‘italiani comuni’, di normali cittadini, fu fondamentale per l’arresto di migliaia di ebrei – racconta Amedeo Osti Guerrazzi su La Stampa ­- I poliziotti tedeschi sfruttarono ampiamente i collaboratori italiani: spie, delatori, infiltrati, che agivano nei modi più diversi. Questo lavoro veniva pagato piuttosto bene, dato che su ogni ebreo, in media, veniva messa una taglia di 5.000 lire dell’epoca. A Roma, il comandante della polizia tedesca Herbert Kappler si affidò a gruppi di collaborazionisti, le cosiddette bande, composte in genere da ex informatori della polizia segreta fascista e da criminali comuni, specializzate proprio nella caccia agli ebrei. Una di queste bande, tra il 23 e il 24 marzo 1944, arrestò una dozzina di ebrei che furono immediatamente fucilati nel massacro delle Fosse Ardeatine. A Torino e a Milano, invece, i comandi tedeschi sfruttarono informatori singoli, personaggi che conoscevano personalmente moltissimi ebrei e ne sapevano i nascondigli. I loro metodi di indagine erano spesso raffinati e particolarmente odiosi”.