Per non dimenticare – 21 settembre 1943, l’Insurrezione di Matera contro i nazisti e la “Strage della milizia”

 

Insurrezione di Matera

 

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Per non dimenticare – 21 settembre 1943, l’Insurrezione di Matera contro i nazisti e la “Strage della milizia”

Il 21 settembre non è una data qualsiasi per la città di Matera.

Il 21 settembre del 1943, infatti, ci fu quella che comunemente viene ricordata come “l’Insurrezione di Matera”, nel corso della quale ci fu la “Strage della milizia”.

Un episodio accaduto durante la seconda guerra mondiale in Italia, quando proprio 21 settembre, nel corso degli scontri con i militari tedeschi, persero la vita 26 persone di cui 18 civili.

Matera fu così considerata la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo.

Subito dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, i fascisti abbandonarono il Palazzo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale che fu temporaneamente occupato dai soldati tedeschi appartenenti al Primo Battaglione della Prima Divisione Paracadutisti e capeggiati dal maggiore Wolf Werner Graf von der Schulenburg, che in un rapporto redatto dal capitano inglese R.L. Stayer per conto del War Crime Group di Padova, verrà inserito in un elenco di nazisti da “rintracciare e catturare” in quanto responsabile della strage di Matera e dell’eccidio di Pietransieri, un’altra strage compiuta dall’esercito tedesco il 21 novembre 1943 nel comune di Roccaraso. Durante gli ultimi giorni di permanenza dei tedeschi in città, la popolazione materana divenne sempre più esasperata dai saccheggi e dai soprusi compiuti dagli invasori che si preparavano alla ritirata.

Con il passare dei giorni la situazione si fece sempre più tesa e cominciarono i rastrellamenti e gli arresti di civili e militari rinchiusi dai tedeschi nel Palazzo della Milizia, tra cui Natale Farina e Pietro Tataranni, due soldati materani di ritorno dal fronte arrestati nel primo pomeriggio del 21 settembre.

La scintilla che fece precipitare una situazione di già grave tensione avvenne subito dopo, quando ci fu un conflitto a fuoco tra due militari italiani e due soldati tedeschi che stavano rapinando una gioielleria, in cui ebbero la peggio questi ultimi due. I testimoni dell’episodio, sapendo di rischiare una dura rappresaglia, cercarono di nascondere i due cadaveri ma non servì perché i nazisti insospettiti da strani movimenti si accorsero di quanto accaduto. Subito dopo un militare austriaco che si trovava in una sala da barba fu accoltellato da un altro cittadino materano, Emanuele Manicone, che appena compiuto il gesto corse per le strade per chiamare a raccolta i suoi concittadini affinché corressero alle armi.

Seguirono oltre tre ore di violenta guerriglia; il sottotenente Francesco Paolo Nitti per proteggere la cittadinanza decise di armare sia i militari che i civili dislocandoli in varie zone strategiche della città, tra cui la Prefettura; ne seguirono diversi conflitti a fuoco in cui persero la vita i civili Eustachio Guida, Francesco Paolo Loperfido ed Eustachio Paradiso, oltre ad Antonio Lamacchia, un pastore ucciso già la mattina del 21 nelle campagne a sud della città. Dal campanile della chiesetta della Mater Domini un cittadino materano, Nicola Di Cuia, fece fuoco sui nemici impedendo loro di avvicinarsi alla Prefettura, e numerosi furono i casi di cittadini intervenuti spontaneamente contro il nemico. Nei pressi della caserma della Guardia di Finanza vi furono altri lunghi momenti di guerriglia, con i finanzieri accorsi in aiuto dei cittadini materani; rimasero uccisi il finanziere Vincenzo Rutigliano (insignito della medaglia di bronzo al Valore Militare e a cui è dedicata l’attuale Caserma cittadina della Guardia di Finanza), il civile Emanuele Manicone, che nel frattempo era stato incaricato dai finanzieri di guardia al magazzino centrale di chiamare i rinforzi presso il Comando, ed il dottor Raffaele Beneventi, farmacista, che si trovava dietro la finestra della sua abitazione posta nei pressi della caserma della Guardia di Finanza e fu colpito dalle raffiche di mitragliatrice dei tedeschi.

Gli invasori assediarono anche il palazzo dell’elettricità per lasciare la città al buio e nelle operazioni di occupazione uccisero i civili Raoul Papini, Pasquale Zigarelli, Michele e Salvatore Frangione e ferirono Mirko Cairola.

Tuttavia il peggio doveva ancora accadere, infatti immediatamente prima di abbandonare la città i nazisti fecero saltare in aria il Palazzo della Milizia, ormai divenuto una prigione, con al suo interno sedici persone tra civili e militari.

L’insurrezione del popolo materano impedì ai tedeschi in ritirata di radere al suolo molti palazzi della città, ed evitò inoltre il bombardamento sulla città da parte degli alleati, che giunsero a Matera provenienti da sud immediatamente dopo quella tragica giornata.

In virtù dei sacrifici della popolazione, la città di Matera è stata insignita della Medaglia d’argento al Valor Militare. Tale onorificenza venne conferita il 21 settembre 1966 dal Ministro della Difesa Roberto Tremelloni e consegnata tre anni dopo dal suo successore Luigi Gui, il quale decorò della medaglia il gonfalone della città e scoprì una lapide con l’iscrizione: « Matera prima città del Mezzogiorno insorta in armi contro il nazifascismo addita l’epico sacrificio del 21 settembre 1943 alle generazioni presenti e future perché ricordino e sappiano con pari dignità e fermezza difendere la libertà e la dignità della coscienza contro tutte le prevaricazioni e le offese. »

Medaglia d’argento al Valor Militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare «Indignati dai molteplici soprusi perpetrati dal nemico, gruppi di cittadini insorsero contro l’oppressore e combatterono con accanimento, pur con poche armi e munizioni, per più ore, senza smarrimenti e noncuranti delle perdite. Sorretti da ardente amor di Patria, con coraggio ed ardimento, costrinsero l’avversario, con aiuto di elementi militari, ad abbandonare la Città prima dell’arrivo delle truppe alleate. Città di Matera, 21 settembre 1943.»

Perché quella di Luigi Di Maio su Matera non è un gaffe, ma solo un caso montato ad arte: la domanda era pertinente e motivata e lo stesso interlocutore Emiliano lo conferma…

 

Luigi Di Maio

 

 

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Perché quella di Luigi Di Maio su Matera non è un gaffe, ma solo un caso montato ad arte: la domanda era pertinente e motivata e lo stesso interlocutore Emiliano lo conferma…

 

Perché quella di Luigi Di Maio su Matera non è un gaffe sulla geografia

Luigi Di Maio è al centro della polemica per la conversazione in cui chiede a Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, cosa stia facendo per Matera. Quella di Di Maio, in realtà, non sembra essere una gaffe geografica, ma una domanda sugli investimenti che la regione – confinante con la Basilicata – sta mettendo in campo in vista del 2019, quando Matera sarà capitale europea della cultura.

È diventato un caso politico la conversazione tra il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, su Matera, capitale europea della cultura nel 2019. Le telecamere hanno ripreso un frammento del dialogo tra i due in cui Di Maio chiede a Emiliano: “Con Matera cosa state facendo?”. Il presidente della Regione Puglia, allora, si avvicina la mano alla bocca e risponde: “Matera è in Basilicata”. “Eh, lo so”, replica prontamente il ministro del Lavoro. A quel punto Emiliano si concentra sugli aspetti che riguardano da vicino la Puglia, che è confinante con la Basilicata e che è – a livello di trasporti – la zona con più hub per collegare la città capitale della cultura al resto d’Italia per via ferroviaria e aerea. “Se si riuscisse a fare qualcosa – aggiunge Emiliano -. Noi stiamo finendo il raddoppio della ferrovia ed è un investimento tutto pugliese, se no quelli non hanno la stazione”.

A difendere Luigi Di Maio è intervenuto proprio il suo interlocutore, Michele Emiliano, che su Twitter ha scritto: “Il ministro sa benissimo che Matera è in Basilicata e sa altrettanto bene che il sostegno della Puglia a Matera capitale europea della cultura è fondamentale, per questo mi ha fatto le domande, tutte pertinenti, cui ho risposto”. Come spiega anche Emiliano, quindi, la domanda del ministro del Lavoro è stata posta per parlare degli investimenti che la Puglia, regione confinante alla Basilicata, sta mettendo in campo in vista del 2019 per Matera.

La replica del ministro del Lavoro è arrivata poco dopo con un lungo post su Facebook, in cui attacca giornalisti ed editori dei giornali: “Giornalisti ignoranti o in mala fede, o entrambi, mi accusano di aver sbagliato a chiedere a Emiliano cosa stesse facendo per Matera, lasciando intendere che non sappia in che regione sia. Sono loro che non sanno che la Regione Puglia sta facendo e ricevendo investimenti milionari in vista dell’appuntamento con Matera capitale della Cultura”.

Di Maio elenca le misure che riguardano la Puglia, a partire dai “100 milioni di euro per il raddoppio della ferrovia Bari Matera e le opere connesse”. Il ministro del Lavoro continua ricordando il “bando pubblico per finanziare attività culturali”, i “2 milioni di euro per valorizzare storia, cultura e paesaggio lungo l’itinerario che dalla Puglia va a Matera”. “Non sanno – aggiunge – che il consiglio regionale pugliese ha addirittura approvato una legge per la promozione del turismo culturale in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019”.

Di Maio parla dei treni che non arrivano direttamente a Matera, ma solo a Bari e “da lì o ci sarà il nuovo collegamento ferroviario o ci sarà un servizio di pullman per portare i turisti a Matera. Non sanno neppure che dopo quel colloquio con Emiliano abbiamo inaugurato il 5g Bari Matera. Insomma, non sanno che ci sono importanti rapporti commerciali tra due regioni confinanti e che Matera capitale della Cultura significa un grande ritorno economico non solo per i lucani, ma anche per i pugliesi”. A questo punto Di Maio attacca “i politicanti del Pd che riprendono questa fake news”.

Di Maio conclude:

L’operazione di discredito verso questo governo continua senza sosta. Gli editori dei giornali hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, telecomunicazioni, energia, acqua. E l’ordine che è arrivato dai prenditori editori è di attaccare con ogni tipo di falsità e illazioni il MoVimento 5 Stelle. Questo non è più giornalismo libero. Siamo di fronte alla propaganda dell’establishment che si fonda anche su contributi pubblici mascherati come la pubblicità da parte dei concessionari di Stato (quanti soldi prende Repubblica dai Benetton per la pubblicità?). Bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di fare inchieste su tutte le magagne dei prenditori.

tratto da: https://www.fanpage.it/perche-quella-di-luigi-di-maio-su-matera-non-e-un-gaffe/