Un terremoto sta per abbattersi alla Camera – Fico si accinge a mettere a “dieta” i deputati: fine dei privilegi, tagli alle indennità e ricalcolo dei vitalizi per gli ex per i quali si applicherà il metodo contributivo come per tutti gli altri cittadini. E il Senato che farà?

 

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Un terremoto sta per abbattersi alla Camera – Fico si accinge a mettere a “dieta” i deputati: fine dei privilegi, tagli alle indennità e ricalcolo dei vitalizi per gli ex per i quali si applicherà il metodo contributivo come per tutti gli altri cittadini. E il Senato che farà?

 

Fico si accinge a mettere a ‘dieta’ i deputati della Camera e a ridurre i vitalizi agli ex parlamentari

Un terremoto sta per abbattersi alla Camera dei deputati. Con la presidenza di Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle, sta per arrivare la fine dei privilegi. Tagli per le indennità dei parlamentari in carica e ricalcolo dei vitalizi per gli ex parlamentari. Anche a loro si applicherà il metodo contributivo come per tutti gli altri cittadini. E il Senato che farà?

Com’era prevedibile, con l’elezione del grillino Roberto Fico alla Camera dei deputati, un terremoto sta per abbattersi sui parlamentari e sugli ex parlamentari. Si profila il taglio delle indennità e dei vitalizi. La ‘botta’ sarà dura, soprattutto per gli ex parlamentari i cui vitalizi verranno ricalcolati con il metodo contributivo. In pratica, è la fine dei privilegi: gli ex parlamentari avranno diritto a un vitalizio in base ai contributi versati, proprio come tutti gli altri cittadini.

Il taglio di indennità parlamentari e vitalizi non avverrà con una legge, ma con una delibera dell’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati. Con molta probabilità non mancheranno i ricorsi presso la Corte Costituzionale.

Ma il tema non sono i ricorsi alla Consulta. Sarà interessante capire cosa farà il Senato, presieduto da Maria Alberti Casellati, esponente di Forza Italia. Il Sole 24 Ore scrive che il Senato si dovrà adeguare. In presenza di ricorsi, però – questa è la nostra tesi – potrebbe non adeguarsi. In questo caso si assisterebbe a parlamentari ed ex parlamentari con due regimi diversi in materia di indennità parlamentare e vitalizi…

Per la cronaca, già nella scorsa legislatura i i grillini hanno provato a ridurre le spese della Camera. E, in parte, ci sono riusciti:

“Grazie soprattutto al nostro impegno – ha dichiarato Fico al Sole 24 Ore – La Camera dei deputati costa 270 milioni l’anno in meno. Il taglio degli affitti d’oro, dei rimborsi di viaggio o dell’assicurazione degli ex deputati sono solo alcuni dei risultati che abbiamo ottenuto come forza di opposizione. Ora l’Ufficio di presidenza e il collegio dei questori lavoreranno nell’ottica di razionalizzare i costi della Camera per renderla più efficiente e avvicinarla ai cittadini”.

Oggi si pagano 2 mila e 600 vitalizi per un totale di 190 milioni l’anno.

“Come questore anziano – dice ancora Fico – sottoporrò da subito al collegio la necessità di intervenire di concerto con l’Ufficio di presidenza. Tutte le forze politiche si sono impegnate in tal senso: confidiamo che si passi subito ai fatti”.

I deputati neoeletti non matureranno più una pensione a 65 anni di età anche dopo cinque anni pieni di legislatura. Tutti gli altri conserveranno la pensione, ma il suo importo sarà ricalcolato al ribasso con il metodo contributivo. Metodo che si applicherà sia ai parlamentari in carica, sia agli ex parlamentari che sono già andati in pensione.

La mossa dei grillini ha già raccolto il plauso del leader della Lega, Matteo Salvini:

“Se vado verso un sistema pensionistico totalmente contributivo, deve valere anche per la politica e lo faccio anche retroattivamente, non è possibile che ci siano deputati o senatori che lo hanno fatto magari per un anno e che sono in pensione da tempo per 2-3 mila euro, è immorale. Non salva i conti del Paese, ma è un segnale”.

 

tratto da: http://www.inuovivespri.it/2018/03/30/fico-si-accinge-a-mettere-a-dieta-i-deputati-della-camera-e-a-ridurre-i-vitalizi-agli-ex-parlamentari/#_

Ci avete fatto caso? L’unica cosa che i nostri politici non hanno promesso di abolire sono i vitalizi!

 

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Ci avete fatto caso? L’unica cosa che i nostri politici non hanno promesso di abolire sono i vitalizi!

Ci avete fatto caso? L’unica cosa che i nostri politici non hanno promesso di abolire sono i vitalizi!

Aboliscono: vaccini, canone Rai, jobs-act, legge Fornero, vaccini obbligatori, tasse universitarie, fame nel mondo, calvizie e zanzare… Aboliscono di tutto e di più.

Una sola promessa non hanno avuto la faccia tanto tosta di fare: abolire i vitalizi…

Ci avete pensato? Nessuno lo ha promesso… certo una promessa del genere farebbe scalpore, attirerebbe voti, ma ha un grave difetto: poi la devi mantenere… La gente se lo ricorderebbe e non potrebbero prenderla per il culo con le chiacchiere…

E allora? Tutto abolito, a chiacchiere, ma non i Vitalizi!

by Eles

Scusate, ma non dovevano abolire i vitalizi? Hanno così “tanto da fare” che sono riusciti perfino a rispolverare la questione dell’Inno di Mameli, vecchia di 70 anni. Ma dei vitalizi non se ne parla più!

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Scusate, ma non dovevano abolire i vitalizi? Hanno così “tanto da fare” che sono riusciti perfino a rispolverare la questione dell’Inno di Mameli, vecchia di 70 anni. Ma dei vitalizi non se ne parla più!

Il Pd pensa all’Inno di Mameli, ma dei vitalizi non se ne parla più

La mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali del 2018 ha lasciato tutti amareggiati, non di meno i politici del Pd, i quali hanno ben pensato di riconoscere il “Canto degli italiani” di Mameli come l’inno ufficiale della Repubblica.

È stato provvisorio per 71 anni, ma pur di rallentare e sotterrare il decreto che abolisce i vitalizi dei parlamentari all’ordine del giorno, si è trovato subito il tempo necessario all’approvazione dell’inno di Mameli.

Era lo scorso 25 Luglio, quando Renzi sbatteva in faccia ai 5 Stelle il voto alla Camera che aboliva i vitalizi dei parlamentari, ma da quel momento in realtà niente di fatto è stato portato a conclusione.

La norma è bloccata in Commissione Affari Costituzionali, in attesa di passare al vaglio 224 emendamenti presentati dagli accaniti oppositori, diversi di matrice Pd, 49 del solo Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds. Inutile la presentazione da parte dei pentastellati di una richiesta di procedura d’urgenza per accelerare l’iter legislativo, la cui proposta è stata miseramente rifiutata.

Vito Crimi, senatore 5 Stelle e membro della Commissione Affari Costituzionali, rivela: “Per votare i 224 emendamenti presentati basterebbero due giornate di lavoro. Ricordo che la Boccadutri venne votata in Commissione in tre ore. Ma lì si trattava di salvare i soldi dei partiti, qui invece si tratta di togliere soldi ai politici”. Una prova che il bicameralismo perfetto funziona in maniera efficiente quando c’è la volontà dei politici: il decreto, portato al Senato il 10 settembre, diventa legge il 14 ottobre, sbloccando i 45,5 milioni di fondi ai partiti. Un batter d’occhio, se paragonato al tempo richiesto per la norma sui vitalizi.

Che non sia più una priorità lo si deduce anche dai temi affrontati nell’ultima direzione di partito del Pd, in cui si parla di Ius soli e biotestamento, ma dei vitalizi manco l’ombra, sebbene fosse all’ordine del giorno.

E se i parlamentari in questione si difendono imbarazzati a queste accuse, il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca nel web: “Per il Pd è più urgente approvare lo Ius Soli rispetto al taglio degli spropositati vitalizi parlamentari. Ma certa gente non conosce la vergogna?”.

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2017/11/19/vitalizi/

Voi potete pure crepare sognando una pensione. Loro NO – pioggia di ricorsi della casta contro i tagli ai Vitalizi!

 

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Voi potete pure crepare sognando una pensione. Loro NO – pioggia di ricorsi della casta contro i tagli ai Vitalizi!

Un vitalizio è per sempre.
Pioggia di ricorsi della casta contro i tagli: ecco gli ex deputati in guerra

L’avevano minacciato e alla fine sono passati dalle parole ai fatti. Sono una ventina i ricorsi presentati dagli ex deputati contro la delibera Sereni, dal nome della vicepresidente della Camera del Pd, con la quale dal 1° maggio di quest’anno è stato applicato un contributo di solidarietà triennale sui vitalizi di importo pari o superiore a 70mila euro lordi l’anno. Portando tutto sommato a risparmi risibili: circa 2,5 milioni l’anno, l’1,7% della spesa complessiva che la Camera è costretta a sostenere per pagare le pensioni degli ex eletti. Nella lista ce n’è davvero per tutti i gusti (compresi alcuni senatori che pur non essendo “toccati” dal provvedimento si sono associati). E soprattutto di tutti i colori politici. Perché si sa, quando di mezzo ci sono i soldi non c’è ideologia che tenga. È un “uno per tutti, tutti per uno”. Nessuno dei ricorrenti, molti dei quali assistiti dall’avvocato ed ex parlamentare del Pdl Maurizio Paniz, è infatti intenzionato a mollare un centesimo. Così hanno deciso di andare allo scontro frontale. Sui singoli casi deciderà il Consiglio di giurisdizione della Camera, l’organo giurisdizionale presieduto da Alberto Losacco (Pd) e composto da Antonio Marotta (Alternativa popolare) e Tancredi Turco (Alternativa Libera) che ha il compito di dirimere le controversie fra ex deputati e l’amministrazione di Montecitorio.

Da chi partiamo? Da quello che, a detta di tutti, è considerato l’ispiratore di questi ricorsi, cioè Giuseppe Gargani detto “Peppino”. All’82enne ex parlamentare campano di Dc, Ppi, Forza Italia e Pdl che, elenchi alla mano, percepisce un vitalizio pari a 6.039,96 euro netti al mese, l’applicazione del contributo di solidarietà proprio non è andata giù. Del resto, che la sua posizione sull’argomento fosse questa lo si era capito quando il 26 maggio, in una lettera al Dubbio, aveva bollato la legge Richetti (quella che promette di ricalcolare col contributivo tutti gli assegni di ex parlamentari e consiglieri regionali maturati col retributivo) come “anticostituzionale”, addirittura “un vulnus alla democrazia e alla indipendenza parlamentare”. Nientemeno.

Pagare moneta – Ma Gargani non è che il primo dell’elenco. Nel quale figura un altro volto noto sia della Prima sia della Seconda Repubblica come Giuseppe Calderisi, pure lui detto “Peppino”. Entrato alla Camera per la prima volta nel 1979 col Partito Radicale, Calderisi ne è uscito nel 2013, saltando appena un giro, l’undicesima legislatura (1992/94). I 32 anni a Palazzo gli hanno permesso di maturare – e incassare – un assegno da 5.459,46 euro netti al mese. Ad avercene. Ma niente, pure lui li vuole tutti, senza colpo ferire. Così come Antonio Bargone (Pci, Pds). Le 3 legislature sono valse all’avvocato brindisino, che in carriera ha ricoperto pure l’incarico di sottosegretario ai Lavori pubblici nel primo Governo Prodi e nel primo e secondo Governo D’Alema, un assegno da 3.931,21 euro netti al mese. Un piccolo taglio? Nemmeno a parlarne: così ha fatto ricorso. Sulla stessa lunghezza d’onda gli ex Dc Pietro Rende e Giuseppe Fornasari: tre legislature il primo e 4 il secondo che sono valse loro, rispettivamente, una pensione da 4.041,60 e 5.022,35 euro netti al mese. Che vogliono intascare tutta intera. Pensate che sia finita? Ci dispiace deludervi ma la risposta è no. Nella lista c’è infatti anche Teresio Delfino. Qualcuno se lo ricorderà visto che l’ex deputato centrista originario di Busca (Cuneo), è stato deputato per 6 legislature ma anche sottosegretario sia col Governo D’Alema I (Istruzione) sia con quello Berlusconi II (Agricoltura). Il suo assegno ammonta a 5.819,39 euro netti.

All’attacco – Quello di Giacinto Urso, colonna della Balena Bianca nel ventennio 1963-83, è invece di 5.472,11 euro netti mentre Carlo Felici, altro ex democristiano, sottosegretario all’Agricoltura del Governo Moro V, si deve “accontentare” di 4.499,09 euro netti. E guai a chi glieli tocca. Va meglio invece all’ex Dc e Forza Italia Angelo Sanza (dieci legislature e 5.882,70 euro netti); l’ex Pci-Pds Bruno Solaroli si ferma a 4.954,23 euro netti. Veniamo poi a Mario Gargano (Dc) e Maurizio Bertucci (FI-Udeur). Il primo, classe 1929, originario di Tagliacozzo (L’Aquila), è stato alla Camera fra il 1972 e l’83: tanto è bastato per portare a casa ogni mese 3.931,21 euro netti di vitalizio. La stessa identica cifra che percepisce Bertucci, a Montecitorio fra il ’94 e il 2006. Che dire poi di Mario Tassone (Dc, Udc) e Guido Alborghetti (Pci, Pds)? Per il primo, le 9 legislature a Montecitorio sono valse un vitalizio da 6.073,37 euro netti al mese; per Cursi invece 4 legislature e 4.852,36 euro netti. Anche Elena Montecchi ha una storia di sinistra (Pci, Pds, Ds), ma ciò non è bastato a frenarne la voglia di opporsi alla delibera Sereni, che va ad intaccare il suo assegno da 6.175,04 euro netti maturato tra il 1983 e il 2006. Più o meno lo stesso ragionamento fatto da Alfredo Zagatti (Pds), che per i suoi 9 anni alla Camera mette oggi in tasca 4.006,36 euro netti al mese. Chiudono la carrellata Fulvia Bandoli e Romana Bianchi Beretta. La prima, ex deputata di Sinistra Democratica, è stata a Montecitorio fra il ’94 e il 2008. Il suo assegno? 4.849,28 euro netti al mese. La Bianchi Beretta (Pci, Pds), classe ’44, 4 legislature alle spalle, incassa invece 5.010,50 euro netti. Beati loro.

fonte: http://www.lanotiziagiornale.it/un-vitalizio-e-per-sempre-pioggia-di-ricorsi-della-casta-contro-i-tagli-ecco-gli-ex-deputati-in-guerra/

Tanto preoccupati per la sorte dei 13 milioni di poveri in Italia, da non avere neanche il tempo di votare per l’abolizione dei vitalizi… Poverini…

 

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Tanto preoccupati per la sorte dei 13 milioni di poveri in Italia, da non avere neanche il tempo di votare per l’abolizione dei vitalizi… Poverini…

L’abolizione vitalizi non è ancora calendarizzata.

Il M5s accusa: “Pur di mantenere il privilegio, Pd affossa la sua stessa legge”

L’iter per l’approvazione del ddl Richetti (Pd) resta impantanato in commissione Affari Costituzionali del Senato. Quando su richiesta dei grillini si è trattato di indicare una data per l’arrivo in aula, infatti, i partiti hanno evitato di esprimersi, così come accaduto per lo ius soli.

Se ne riparlerà forse a ottobre?

O forse questi benedetti vitalizi non li vogliono abolire affatto?

Il Pd ha preso ancora una volta in giro i cittadini?

Si direbbe proprio di si!

…E fa ancora più rabbia pensando ai 13 milioni di Italiani POVERI.

Ma questo è il Pd di Renzi… Ricordatevelo.

by Eles

Tanti, tantissimi auguri a 608 dei nostri Parlamentari che il 15 settembre, dopo 4 anni, 6 mesi e 1 giorno, finalmente matureranno il loro meritatissimo vitalizio d’oro, il tutto alla faccia dei coglioni Italioti che hanno creduto a tutte le loro palle dalle elezioni anticipate al taglio dei vitalizi!

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Tanti, tantissimi auguri a 608 dei nostri Parlamentari che il 15 settembre, dopo 4 anni, 6 mesi e 1 giorno, finalmente matureranno il loro meritatissimo vitalizio d’oro, il tutto alla faccia dei coglioni Italioti che hanno creduto a tutte le loro palle dalle elezioni anticipate al taglio dei vitalizi!

Non c’è niente da dire. Hanno corso il rischio di elezioni prima del termine (ricordate? Febbraio, aprile, giugno, inizi di settembre…) e quello della tanta paventata ed ostentata legge sul taglio dei vitalizi.

Hanno corso tanti rischi, si sono battuti come leoni contro tutto e tutti, ma alla fine ce l’hanno fatta: hanno portato a casa il loro meritatissimo vitalizio d’oro!

Il tutto, ovviamente, alla faccia dei coglioni Italioti che hanno creduto che veramente si potesse andare al voto prima di quest’epico giorno e che veramente qualcuno fosse intenzionato alla fantomatica legge sul taglio dei vitalizi

Auguri. Veramente tanti, tanti auguri da parte di tutti noi, i coglioni che ancora non si arrendono all’evidenza e vi voteranno ancora.

By Eles

 

 

Vitalizi, grazie al doppio gioco del Pd l’abolizione salta! Come? C’era qualcuno che veramente credeva che questi parassiti avrebbero mollato l’osso?

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Vitalizi, grazie al doppio gioco del Pd l’abolizione salta! Come? C’era qualcuno che veramente credeva che questi parassiti avrebbero mollato l’osso?

 

Vitalizi, doppio gioco del Pd. L’abolizione salta

Vitalizi. I mal di pancia dei senatori Pd erano stati ampiamente espressi nei giorni scorsi. Ma ora, a dare conferma di un disegno creato con cura per non approvarne l’abolizione, ci sono le parole di Zanda, capogruppo a Palazzo Madama del partito di governo, che tira fuori, per la seconda volta nel giro di poco tempo, l’ipotesi incostituzionalità.

E dire che il suo collega della Camera, Rosato, aveva garantito l’esatto contrario: “Il vitalizio non è una pensione, è un’altra cosa. Ce l’hanno detto nelle audizioni i costituzionalisti. Ci hanno detto: potete farlo”.

Verissimo: il vitalizio non è una pensione, bensì un inaudito privilegio che i cittadini non mandano giù in alcuna maniera. Dunque, in vista della prossima campagna elettorale, quella dell’abolizione di tale privilegio, è una carta che andava giocata ad arte. Un po’ come ha fatto Renzi, inizialmente: “Bisogna evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe assurdo e molto ingiusto verso i cittadini”.

Non perfetto, ma discreto, come slogan in vista delle elezioni. Peccato che poi il genio delle frottole sia scivolato sulla sua stessa diplomazia. La battaglia sui vitalizi non andava “regalata” ai grillini. Ma i grillini, egregio “onorevole” Renzi, non hanno ricevuto alcun regalo da voi. Hanno semplicemente mantenuto la parola su questa storia infinita dei vitalizi. Il M5S si è mostrato favorevole all’abolizione, dall’inizio alla fine, dalla Camera fino al Senato. Cosa che il suo partito, egregio “onorevole” segretario del Pd, non ha fatto. Semplicemente perché non manda giù l’abolizione della sicurezza economica a vita. Ha fatto un tentativo, fallimentare quanto insensato, d’illudere i cittadini.

Ma gli italiani, molti almeno, una testa ce l’hanno ed a questi giochetti sono ormai abituati. Rassegnatevi, signori del Pd: sui vitalizi, battaglia persa. Ve li terrete stretti, ma gli elettori se ne ricorderanno alle prossime politiche.

tratto da: https://www.danilasantagata.it/vitalizi-gioco-pd-labolizione-salta-2/

Boeri ancora all’attacco contro i vitalizi: “stanno prendendo in giro gli italiani, i Parlamentari dicano quanti contributi versano”…!!

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Boeri ancora all’attacco contro i vitalizi: “stanno prendendo in giro gli italiani, i Parlamentari dicano quanti contributi versano”…!!

“E’ un regalo all’anti-parlamentarismo che le Camere non rendano pubblici i dati sui contributi versati”. Lo dice il presidente Inps Tito Boeri al Senato. Per Boeri senza queste informazioni “non è possibile valutare l’impatto delle misure sulle rendite parlamentari”.

“Prendono in giro gli italiani: sul sito della Camera c’è il totale dei contributi versati, ma non è l’informazione necessaria”. Poi le considerazioni sulla proposta di riscatto gratis della laurea e le visite fiscali per i lavoratori in malattia.

L’attacco ai vitalizi

Boeri torna sul tema dei vitalizi: “L’ufficio di presidenza di Camera e Senato non rendono pubblici i dati sui contributi versati per i parlamentari”, quando invece “noi abbiamo questi dati su tutti gli italiani”.

“Il rifiuto di dare i dati”, impedisce “valutazioni serie e approfondite”, necessarie “all’Inps, alla Ragioneria” per mettere a punto “le relazioni tecniche” sui provvedimenti in materia.

Secondo il presidente dell’Inps la replica di Montecitorio, all’appello sulla trasparenza lanciato dallo stesso Istituto, non va, perché l’informazione necessaria, sostiene Boeri, non è rappresentata dal dato aggregato, dal totale dei contributi versati: manca “il dato di dettaglio, l’estratto conto contributivo individuale”.

Contro il riscatto gratis della laurea

Il riscatto gratuito della laurea rappresenta una proposta “condivisibile dal punto di vista dello spirito”, perché “si guarda alle nuove generazioni” ma “sarebbe più efficace utilizzare tutte le risorse disponibili per misure di decontribuzione”.

Così il presidente dell’Inps Tito Boeri, a margine di un’audizione al Senato. Inoltre, spiega, se il beneficio va solo ai Millennials “si rischia di creare disparità di trattamento” con, per esempio, “i nati negli anni Settanta”.

“Io penso che invece la cosa più semplice – propone – è fare una forte decontribuzione, defiscalizzare i contributi per chi inizia a lavorare al di sotto dei 35 anni per un certo numero di anni”.

“Ci sono varie proposte allo studio: è un’operazione che sarebbe di grande aiuto per facilitare l’ingresso al lavoro e dare base previdenziale e redistribuzione tra chi ha avuto di più e chi rischia di avere un futuro difficile. La cosa fondamentale è che sia una misura strutturale”, ha sottolineato.

La spesa per la quattordicesima all’estero

“Complessivamente, nel 2017 sono state erogate all’estero un totale di 35,6 milioni per la quattordicesima, incrementando ulteriormente di circa 20 milioni i pagamenti non contributivi erogati all’estero dall’Istituto, un aumento del 131% rispetto all’anno precedente (nel 2016 gli importi erogati sono stati pari a 15,4 milioni per circa 46.000 beneficiari)”.

Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato sul regime pensionistico degli italiani all’estero. “Il maggior numero di beneficiari del bonus – ha aggiunto – è presente in Europa (39,6%), in America meridionale (36,1%) e in America settentrionale (12,6%)”.

“Italia non ha ancora adeguato sistema assistenza sociale”

L’Italia non ha ancora un adeguato livello di assistenza sociale. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato sul regime pensionistico degli italiani all’estero, spiegando che alcuni oneri assunti dall’Italia potrebbero essere meglio erogati nei Paesi di residenza dei nostri connazionali.

“L’erogazione di tali prestazioni assistenziali – spiega Boeri – va a beneficio anche di soggetti che risiedono in Paesi in cui esistono sistemi di protezione sociale adeguati e talvolta più capillari di quello italiano. In alcuni casi, le istituzioni estere che gestiscono gli interventi assistenziali a favore dei residenti nei Paesi in cui operano riducono le prestazioni di importi corrispondenti all’ammontare dei benefici erogati da Inps, sicché per al pensionato non deriva alcun vantaggio mentre lo Stato italiano assume oneri che potrebbero essere assolti dallo Stato di residenza del pensionato. Quindi paradossalmente l’Italia, che non ha ancora un adeguato sistema di assistenza sociale per ragioni che vengono spesso attribuite a vincoli di bilancio, finisce per ridurre gli oneri di assistenza sociali di altri Paesi, peraltro non pochi dei quali a reddito pro capite più alto del nostro”.

“L’importo totale erogato all’estero per quote di integrazione al minimo e maggiorazioni sociali era, nel 2016 – conclude -, pari a circa 80 milioni”.

La malattia dei lavoratori e le visite fiscali

“Il polo unico della medicina fiscale partirà da settembre, ci stiamo preparando, pensiamo che sia un fatto molto importante e crediamo che sia necessario armonizzare tutto tra pubblico e privato, puntando ad estendere le fasce di reperibilità in linea con quello che abbiamo già nella Pa”.

E’ quanto ha detto il presidente dell’Inps, a margine di un’audizione al Senato, parlando delle visite sulle assenze per malattia, su cui l’Istituto avrà dal primo giorno di settembre una competenza esclusiva (finora per gli statali sono state invece attive le Asl).

Alla domanda se quindi le ore di reperibilità debbano essere portate a sette per tutti, anche per i dipendenti privati che oggi ne contano quattro, Boeri ha risposto: “Questo è quello che riteniamo essere la cosa più giusta e anche più affine a quanto avviene in altri Paesi”.

Il presidente dell’Inps comunque ricorda che sull’omogeneizzazione delle regole, ed eventualmente delle fasce orarie, “ci dovrà essere un decreto del ministero del Lavoro, con quello della Funzione pubblica”.

 

tratto da: http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/vitalizi-boeri-camere-rendano-pubblici-dati-sui-contributi-versati_3087281-201702a.shtml

 

Chi ha fatto una settimana in Parlamento, chi neanche una seduta d’aula: i vitalizi più folli che queste carogne fanno pagare a NOI…!!

 

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Chi ha fatto una settimana in Parlamento, chi neanche una seduta d’aula: i vitalizi più folli che queste carogne fanno pagare a NOI…!!

L’ultima volta che qualcuno gli ha chiesto conto degli oltre duemila euro di vitalizio che percepisce per aver fatto una settimana in Parlamento, l’ex radicale Angelo Pezzana è stato colto da un raptus d’ira e ha preso a spintoni il povero inviato delle Iene.

«Basta, che dovevo dire di no quando tutti dicevano di si?». L’ex collega Piero Craveri, il nipote di Benedetto Croce che in Senato non ha registrato nemmeno una presenza quando ci è entrato nel 1987, si è limitato a un «ma è la legge, vergognatevi voi», quando è stato punto da la Zanzara su quell’assegno che gli ha permesso di incassare finora oltre 500mila euro.

Comunque briciole, se si pensa che quando il radicale varcava, si fa per dire, Palazzo Madama, Claudia Colombo aveva appena 15 anni ma oggi, che ne ha 41, è già titolare di un vitalizio da 5.100 euro.

Guai a chiamarla però baby pensionata, semmai il copyright ufficialmente sdoganato è «miss vitalizio»: la sua carriera è iniziata da giovanissima, eletta 21enne per la prima volta in consiglio regionale della Sardegna e nel 2009 ne era già presidente, fino al 2014.

Sono solo alcuni dei privilegi e paradossi, viventi o ereditati, che spuntano nel calderone da 2.600 vitalizi che Camera e Senato elargiscono agli ex parlamentari insieme ai 3.538 assegni erogati dalle Regioni ai loro vecchi inquilini.

Per tutte, autonome e non che siano, di speciale c’è un trattamento previdenziale per ex consiglieri e famiglie che costa complessivamente 150 milioni all’anno e nonostante le abrogazioni approvate nelle attuali legislature sull’onda dell’indignazione, la tagliola della retroattività ha risparmiato 1.600 pensionati.

Il record di assegni è della Sardegna, che nel 2015 ne ha erogati 236 diretti, eppure la sua unica sforbiciata è stata rinunciare all’adeguamento dei vitalizi all’Istat. La Sicilia, che ha festeggiato a maggio i settant’anni dalla prima Assemblea regionale ogni mese fa i conti con 307 assegni da firmare a ex deputati e loro eredi, per un totale di 17 milioni di euro l’anno.

Qui, al settantenne Salvatore Caltagirone sono bastati soli tre mesi e cinque presenze nel parlamentino per percepire oggi tremila euro al mese, e ogni volta è costretto a precisare che «comunque sono 2mila netti».

Sono passati 40 anni invece dalla morte del padre Natale, messinese che nel 1947 si candidò col Partito Monarchico, ma da allora la figlia Anna Maria Cacciola percepisce per i 4 anni in Parlamento del babbo un vitalizio da oltre duemila euro al mese.

Non esattamente un caso limite, visto che con lei sono 117 gli onorevoli eredi per cui l’isola autonoma sborsa 557mila euro al mese per gli assegni di reversibilità. Tra cui spicca quello di Anna Manasseri, vedova di Vincenzo Leanza: 9.200 al mese da 14 anni, ha rivelato Repubblica.

Ma da Nord a Sud, nel grande buco nero per le casse dello Stato da ascrivere alla voce reversibilità dei politici, ci sono i parenti di 1.076 ex parlamentari, quelli di 61 ex consiglieri regionali lombardi, di 49 pugliesi, di 42 ex consiglieri toscani, di 30 del Molise, di 41 ex consiglieri dell’Abruzzo, di 25 ex consiglieri della Valle d’Aosta, di 57 ex consiglieri della Campania, di 21 ex consiglieri della Basilicata.

Proprio nella «povera Basilicata», dove un giovane lucano su due è disoccupato, lo stesso consiglio regionale che ha abolito i vitalizi, ora consentirà agli ex colleghi di compensare in 90 giorni i contributi necessari per intascare a 65 anni 1.750 euro al mese. Non si parli di blitz: la maggioranza Pd ha precisato che «tutto legittimo, anzi è una norma più stringente».

Quando un solo assegno non basta, accade anche che le reversibilità si sdoppino. Come per l’ottantenne Giampiero Svevo finito suo malgrado tra i Vampiri del libro di Mario Giordano, visto che da 7 anni incassa le due pensioni della moglie Maria Paola Colombo, che fu senatrice per tre legislature e consigliere regionale: «Una carriera brillante, dalla quale sono scaturiti i due vitalizi, che dopo la sua morte sono diventati, per l’appunto, due vitalizi con reversibilità a vantaggio del signor Giampiero».

Emolumenti e cariche elettive si sommano nel conto in banca anche di «rottamati» dall’era renziana come Vladimiro Crisafulli, a cui il Pd ha impedito la candidatura nelle liste nel 2013: si consola con l’assegno dell’Ars da 6mila, a cui aggiunge quello del Senato da 2.698 euro.

Fonte: Qui

Quando il saggio indica la luna, gli imbecilli guardano il dito… Di Maio non sarà certo un saggio, ma solo in Parlamento paghiamo (NOI, di tasca nostra) 40 milioni l’anno di vitalizi a Parlamentari MORTI…!!!

Di Maio

 

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Quando il saggio indica la luna, gli imbecilli guardano il dito… Di Maio non sarà certo un saggio, ma solo in Parlamento paghiamo (NOI, di tasca nostra) 40 milioni l’anno di vitalizi a Parlamentari MORTI…!!!

 

Il vitalizio dei politici non finisce mai: va in eredità a coniugi, figli e fratelli

Le Camere spendono 43 milioni l’anno, solo a Montecitorio 652 assegni. Consigli regionali, record in Sicilia e Campania

«Se ci saranno interventi sulle pensioni di reversibilità, saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri» assicura Palazzo Chigi.

 Si potrebbe magari iniziare proprio dalle pensioni di reversibilità di cui godono gli eletti in politica, parlamentari e consiglieri regionali. Mogli, mariti, figli, fratelli che per anni o decenni campano con il vitalizio dell’ex onorevole trapassato. Un assegno, nella maggioranza dei casi, ottenuto con una contribuzione minima, una sola legislatura, o un solo mese, addirittura un solo giorno in Parlamento (il mitologico deputato Luca Boneschi, dei Radicali, ventiquattrore alla Camera nel febbraio dell’82, pensione a vita). Con 945 parlamentari (più i senatori a vita, adesso sono cinque) per ogni legislatura e relativo parentado, gli assegni da pagare sono parecchi, e per parecchio tempo. Nel bilancio 2015 compare una voce, «Assegni vitalizi di reversibilità», e un numero: 25,3 milioni di euro, la cifra complessiva sborsata da Montecitorio per le pensioni de parenti di ex deputati defunti, solo nel 2015. Per il Senato, che ha un numero minore di componenti, la spesa per le pensioni di reversibilità è più bassa ma sempre milionaria: 18 milioni di euro (in un anno). Significa che gli assegni di reversibilità dei due rami del Parlamento costano ogni anno oltre 40 milioni di euro.Abbiamo chiesto alla Camera quanti siano gli onorevoli parenti che godono del trattamento previdenziale di reversibilità, è la risposta è 652. Le regole sono stabilite dall’ufficio di presidenza della Camera («Regolamento per il trattamento previdenziale dei deputati»), e prevedono che il vitalizio del parlamentare vada al coniuge superstite (nella misura del 60%, più 20% per ogni figlio), oppure in mancanza di vedovi ai figli superstiti, oppure in mancanza di prole a fratelli e sorelle «che risultino fiscalmente a carico del deputato deceduto». I consigli regionali non si sono certo lasciati sfuggire la cuccagna. Solo la Regione Sicilia paga ogni anno 117 assegni di reversibilità che pesano sul bilancio regionale 6 milioni di euro. Il caso più spettacolare è quello di Anna Maria Cacciola, figlia di Natale Cacciola, messinese che si candidò all’assemblea sicula con il partito Monarchico. Nel 1947. Dopo solo tre anni l’onorevole (titolo che spetta ai consiglieri regionali in Sicilia) finì il suo mandato, e in base a quei tre anni passati lì maturò il vitalizio di attuali 2mila euro al mese. Passato a miglior vita, l’assegno è stato trasferito per «reversibilità» alla suddetta figlia Anna Maria, che lo incassa da ben 41 anni, senza aver mai neppure messo piede all’assemblea regionale. Così pure gli eredi del marsalese Ignazio Adamo, eletto nel 1955, defunto nel 1973. Da quell’anno, cioè da 43 anni, l’assegno di 3.900 euro è stato versato prima alla vedova, e ora – dopo la scomparsa della signora Adamo – alla figlia. Anche in Abruzzo i congiunti di 34 ex consiglieri regionali ricevono ogni mese un assegno di reversibilità pari al 50% dell’importo che spettava ai loro cari, mentre la Campania spende un milione e 700 mila euro per mantenere in tutto 184 coniugi, figli e parenti di ex consiglieri defunti. Vitalizi infiniti, anche dopo la morte.
fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/vitalizio-dei-politici-non-finisce-mai-va-eredit-coniugi-fig-1225224.html