Fantastico – Dal matrimonio PD e NCD per Palermo nasce il nuovo simbolo: la P scompare però ci mettono 4 stelline per ricordare i Cinquestelle… Non ricorda anche a Voi il falso marchio CE che i cinesi usano per abbindolare i più fessi…??

Palermo

 

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Fantastico – Dal matrimonio PD e NCD per Palermo nasce il nuovo simbolo: la P scompare però ci mettono 4 stelline per ricordare i Cinquestelle… Non ricorda anche a Voi il falso marchio CE che i cinesi usano per abbindolare i più fessi…??

Questo per farvi capire come e quanto sono alla frutta. Pur di lucrare qualche voto in più scimmiottano il logo Cinquestelle, come i cinesi fanno con il marchio CE per abbindolare i più fessi…!!

Da Il Fatto Quotidiano

Palermo, il Pd si fonde con Alfano: listone unico per sostenere Orlando. E il simbolo dei dem scompare dalle schede

Si chiama Democratici e Popolari ed è la lista civica presentata dai dem, dagli alfaniani e dagli ex Udc per appoggiare il sindaco del capoluogo siciliano alle prossime amministrative. Un’occhiata allo stemma vale più di qualsiasi manuale di trasformismo politico: c’è il rosso e il verde dei democrat ma anche il blu di Alternativa Popolare, persino quattro stelle pescate chissà dove, che però di questi tempi vanno tanto di moda

Erano tutti o quasi d’accordo: con Angelino non andremo mai più, dicevano. E invece non solo il Pd torna ad allearsi con Alfano, ma addirittura è costretto a occultare il suo simbolo per fondersi con Alternativa Popolare, il neonato partito del ministro degli Esteri. Succede in Sicilia, infaticabile laboratorio politico nazionale, dove lunedì gli esponenti dem hanno presentato la loro lista in vista delle amministrative di Palermo. Dopo cinque anni all’opposizione del sindaco Leoluca Orlando, infatti, il partito del sottosegretario Davide Faraone – sconfitto alle primarie nel 2012 – ha ben pensato di riporre in archivio centinaia di dichiarazioni al vetriolo contro il primo cittadino palermitano per sostenerne la ricandidatura, in mancanza di concorrenti più credibili.

Solo che Orlando – eletto sindaco per la prima volta nell’ormai lontanissimo 1985 – non è certo l’ultimo arrivato. “Piero Fassino a Torino ha perso non perché ha amministrato male, ma perché è diventato simbolo dei partiti“, ha ripetuto fino allo sfinimento il professore ai suoi fedelissimi. Ed è proprio per evitare di fare la fine di Fassino – cioè essere battuto clamorosamente dal Movimento 5 Stelle – che Orlando ha dato il suo ultimatum al Pd: sì all’alleanza ma senza alcun simbolo di partito.

I dem – come ha raccontato ilfattoquotidiano.it – ci hanno riflettuto non poco: poteva il partito che governa a Roma con Paolo Gentiloni e in Sicilia con Rosario Crocetta rinunciare alla sua lista proprio nella principale città chiamata alle urne per le amministrative della prossima primavera? Poteva quella che è – o punta ad essere – la prima forza politica del Paese nascondere il proprio simbolo sotto il tappeto, manco si trattasse di un marchio di cui vergognarsi, a pochi mesi dalle elezioni politiche? In teoria no, non poteva. In pratica, però, Lorenzo Guerini, numero due del Nazareno, non ha potuto fare altro che piegarsi al diktat di Orlando, ordinando ai suoi di contenere ogni orgoglio di sorta. Per raccogliere qualche consigliere, e magari qualche assessore, a Palermo i dem saranno costretti a fare finta di non essere dem: negare se stessi in nome di qualche voto.
Ma non solo. Perché sulla rielezione del quattro volte sindaco di Palermo non punta le sue fiches solo il Pd. Al contrario anche le cosiddette forze moderate – e cioè gli alfaniani e quel che resta dell’Udc – sono ben consapevoli di non avere scelta: o con Orlando o fuori dal consiglio comunale del capoluogo siciliano. È per questo motivo che alla fine è nata Democratici e Popolari, la lista civica del Pd, degli alfaniani che hanno appena chiuso il Nuovo Centrodestra per convertirlo in Alternativa Popolare, e degli ex Udc che hanno seguito Giampiero D’Alia nella scissione a colpi di “cocainomani” e “mafiosi” dalla corrente di Lorenzo Cesa.

Un’occhiata al simbolo vale più di qualsiasi manuale di trasformismo politico: il Partito Democratico sacrifica la sua P, a beneficio di Alternativa Popolare che invece fa a meno della A. I colori, invece, ci sono tutti: il rosso e il verde dei dem, il blu degli alfaniani, persino quattro stelle pescate chissà dove, che però di questi tempi vanno tanto di moda. In pratica un simbolo marmellata che raffigura in maniera efficace la fusione tra il partito di Matteo Renzi e quello di Angelino Alfano. “Questa è un’alleanza alla pari ci saranno 20 candidati indicati dal Pd e 20 dall’area popolare”, rivendica il deputato Dore Misuraca, leader degli alfaniani che sostengono Orlando, mentre Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, punta ad appoggiare l’altro candidato Fabrizio Ferrandelli. “Daremo un contributo decisivo alla vittoria del centro sinistra e di Leoluca Orlando alle prossime elezioni amministrative. Il simbolo che abbiamo presentato tiene dentro le istanze dei nostri alleati, del sindaco ma soprattutto dei tanti iscritti e militanti del Pd che ci hanno spronato a tenere insieme unità e identità”, annuncia anche Antonio Rubino, responsabile dell’organizzazione del Pd in Sicilia.

E dire che fino a pochi giorni fa, una nuova alleanza con Alfano era vista come fumo negli occhi ai piani alti del Nazareno. “Siamo al governo insieme perché nel 2013 non abbiamo vinto le elezioni e per andare avanti ci siamo alleati con forze a noi alternative. Ma è abbastanza evidente che un partito che si chiama Nuovo centrodestra difficilmente si può alleare con un partito di sinistra”, diceva appena il 7 febbraio il presidente del partito Matteo Orfini, rispondendo dal palco del Lingotto a Giuliano Pisapia. “Un listone unico con il Pd e Alfano? Per me, e non solo per me, sarebbe un incubo“, aveva detto l’ex sindaco di Milano, mettendo in mostra – suo malgrado –  sorprendenti doti divinatorie.  Sono bastate poche settimane, infatti, per stimolare il repentino cambio di passo di Orfini e soci: contrordine compagni, con Angelino non solo bisogna allearsi ma occorre addirittura fondersi. La scomparsa di quell’ingombrante locuzione – “Nuovo Centrodestra” – e i sondaggi che danno Alternativa Popolare addirittura al 3,4 percento hanno fatto il resto. “Andiamo avanti da soli, saranno gli altri a cercarci“, aveva detto il ministro degli Esteri presentando il suo nuovo-vecchio partitino. Una frase che sembrava quasi una battuta involontaria. E invece adesso Alfano rischia quasi di avere ragione. In attesa di capire se l’incubo di Pisapia sia destinato a diventare realtà soltanto a Palermo.

 

J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

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J-AX


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Correva l’anno 2015 e pubblicavamo questo… Qualcosa è cambiato? SI! In peggio (peraltro poi si è saputo che i milioni rubati dalla lega non sono 40, ma 49…, ma questo è solo un dettaglio)

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi? (per la verità i milioni sono 49 – ndr)

Un breve monologo che parte dai disordini del primo maggio a Milano per arrivare alle “ipocrisie” della politica nostrana, in particolare quella della Lega Nord di Matteo Salvini, la cui carriere sarebbe “il crimine peggiore dei rom”. La trasmissione di La7, Piazza Pulita ospita questo intervento del rapper J-Ax, che chiede “quanti campi rom ci vogliono per arrivare ai 40 milioni di euro rubati dalla Lega di Bossi e Belsito“. J-Ax parla di strumentalizzazione attuata nei confronti dei No Expo dopo i fatti di Milano, “perché non si può incolpare tutto un movimento” per le azioni di chi ha scelto la violenza. E se qualcuno dovesse vedere una contraddizione tra le sue opinioni e il suo reddito, lui mette le mani avanti: “Con la metà dei soldi che guadagno pago i vostri stipendi, quelli dei vostri autisti, e anche quelli dei vostri social media manager che ridono delle foto di bambini annegati nel Mediterraneo”

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ATTENZIONE – Non donate cibo o vestiti, potrebbero finire nelle mani di quegli SCIACALLI dei Terremotati. Donate soldi al 45500 e farete del bene, veramente tanto bene alle BANCHE !!! – Leggi l’articolo, guarda questo video, diffondi e non farti prendere per i fondelli !!

 

Terremotati

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ATTENZIONE – Non donate cibo o vestiti, potrebbero finire nelle mani di quegli SCIACALLI dei Terremotati. Donate soldi al 45500 e farete del bene, veramente tanto bene alle BANCHE !!! – Leggi l’articolo, guarda questo video, diffondi e non farti prendere per i fondelli !!

Ve ne avevamo parlato di recente:

Ecco i veri SCIACALLI – I soldi degli sms solidali? I terremotati non li vedono proprio! Vanno alle Banche!! E queste, bontà loro, li prestano ai terremotati con interessi modici… è il “metodo Bertolaso” !

Ma vogliamo ricordarvelo ancora. Non facciamoci prendere per i fondelli.

Giusto per farVi capire. Ecco la puntata di “Brontolo” del 25 giugno 2012 dove si è parlato del terremoto dell’Aquila. Dove sono finiti i soldi degli sms? Ecco ancora una volta spiegato lo scandaloso “metodo Bertolaso”

 

S C I A C A L L I !!!

 

bt Eles

Per rinfrescarVi la memoria – Ecco i veri SCIACALLI – I soldi degli sms solidali? I terremotati non li vedono proprio! Vanno alle Banche!! E queste, bontà loro, li prestano ai terremotati con interessi modici… è il “metodo Bertolaso” !!!

 

terremotati

 

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Il sindaco Pirozzi denuncia che dei soldi degli sms solidari ad Amatrice non è arrivato niente. Ma dello scandalo legato agli sms per i terremotati ve ne avevamo già parlato in passato. l’aricolo di seguito, per esempio, pubblicato 1riprende alcune inchieste del 2012:

Per rinfrescarVi la memoria – Ecco i veri SCIACALLI – I soldi degli sms solidali? I terremotati non li vedono proprio! Vanno alle Banche!! E queste, bontà loro, li prestano ai terremotati con interessi modici… è il “metodo Bertolaso” !!!
E’ già successo per il terremoto in Abruzzo e sta succedendo anche ora.
Ci fanno credere che i nostri solli vanno ai terremotati ma non è così.
A noi ci prendono per i fondelli, ma per i terremotati è il più schifoso degli sciacallaggi!
La cosa venne fuori a seguito di un articolo de Il Fatto Quotidiano che a sua volta riprese voci che circolavano sul Web, rivelatesi poi vere. (V. di seguito l’articolo de Il Fatto Quotidiano).
In seguito anche la trasmissione televisiva “Brontolo” del 25 giugno 2012 ne ha parlato (V. video alla fine dell’articolo) poi più niente!!
Non più una parola dai media, il silenzio assoluto.
Ah, dimenticavamo, nel frattempo Silvio Berlusconi ha detto testuale “Io e Bertolaso a L’Aquila saremmo accolti come Gesù e la Madonna”…

Terremoto Abruzzo, i soldi degli Sms imboscati dalle banche

I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per “dare una mano” alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi.
Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodoBertolaso comprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. MentreSilvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso – la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.

GUARDA QUI IL VIDEO DI BRONTOLO

da: il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2012
da: http://zapping2015.altervista.org/1371-2/