La schifosa TRUFFA di Equitalia (sì, quella che Renzi aveva abolito): si accanisce solo sui più poveri (piccole imprese o gente comune), ma davanti ai grandi evasori (quelli dei paradisi fiscali) perde tutta la sua cattiveria e diventa docile e ubbidiente come un cagnolino…!!!.

 

Equitalia

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La schifosa TRUFFA di Equitalia (sì, quella che Renzi aveva abolito): si accanisce solo sui più poveri (piccole imprese o gente comune), ma davanti ai grandi evasori (quelli dei paradisi fiscali) perde tutta la sua cattiveria e diventa docile e ubbidiente come un cagnolino…!!!

 

Scoperta la TRUFFA di Equitalia che si accanisce solo sui più poveri…

Quando si tratta di piccole imprese o di piccoli risparmiatori, Equitalia è molto inflessibile, subito parte coi pignoramenti, le cartelle esattoriali e tutto il resto.

Quando, invece, si tratta di dover colpire i grandi evasori, quelli che scappano nei paradisi fiscali, quelli che davvero arrecano un forte danno al nostro Stato, Equitalia perde tutta la sua cattiveria.

Infatti, Equitalia, degli oltre 850 milioni spariti nei paradisi fiscali è riuscita a recuperare solo 400.000 €! Oltre 170 milioni già sono stati dati per irrecuperabili!

Così, mentre in Italia Equitalia ha il pugno di ferro, con i grandi evasori che scappano all’estero, il pugno di Equitalia diventa di piuma. E così a rimetterci sono sempre e solo i più poveri!

A pagare sono quelli che per sviste o errori su cifre irrisorie, si ritrovano a pagare more di migliaia di euro, che il più delle volte non possono permettersi nemmeno di pagare. Molti decidono piuttosto di dichiarare fallimento.

Equitalia come sempre si dimostra di essere davvero inutile e, addirittura, dannosa.
Se anche tu sei stufo di tutto ciò, ti chiediamo di aiutarci a diffondere questa notizia che le TV non ti daranno: CONDIVIDI ARTICOLO SU FACEBOOK!

Fonte: Edizione odierna de “La Verità”, pagina 9

via AdessoBasta

La grande truffa del Debito Pubblico. L’Italia in realtà non ha nessun debito pubblico, anzi ha un credito di oltre 1000 miliardi di euro… Perchè i nostri politici, invece di massacrarci di tasse, non fanno valere i nostri diritti?

Debito Pubblico

 

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La grande truffa del Debito Pubblico. L’Italia in realtà non ha nessun debito pubblico, anzi ha un credito di oltre 1000 miliardi di euro… Perchè i nostri politici, invece di massacrarci di tasse, non fanno valere i nostri diritti?

L’Italia in realtà non ha nessun debito pubblico – anzi e’ in credito di oltre 1000 miliardi di euro (IL DEBITO ESISTE Perché è UNA TRUFFA)
Facendo due conti molto semplici potremmo accorgerci di un’anomalia piuttosto bizzarra nel computo del famigerato debito pubblico italiano.
La cosa richiede una certa concentrazione e la ferrea volontà di capire a fondo cosa diavolo sia questo ”debito”, che tutti abbiamo nel groppone, che però nessuno di noi ha mai contratto ma che dobbiamo, per misteriosi motivi, ripagare interamente con le nostre tasche e con il nostro lavoro.
Il debito pubblico non è una cosa da poco in quanto è la causa principale del costante aumento della pressione fiscale nel nostro Paese. Persino nel 2014, anno della ”finta ripresina” con i bluff economici del governo Renzi, le tasse sono aumentate comunque dello 0,2%, arrivando alla soglia record imbattuta del 44% (senza contare le tasse indirette come l’IVA, le accise sui carburanti o le imposte sui beni come il bollo auto, l’IMU, il canone RAI ecc… che fanno schizzare il totale dei balzelli da pagare allo Stato a ben oltre il 68% del proprio guadagno!).
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire cos’è il debito pubblico e perché aumenta sempre.
Come funziona, economicamente parlando, una Nazione o un Gruppo di Nazioni?
Immagina, per semplicità, che una Nazione sia rappresentabile come una piramide divisa in tre fasce: la punta, in alto, è il Governo. La fascia centrale sono gli ”statali”, ovvero tutti quei soggetti che vengono pagati direttamente dal Governo, mentre la terza fascia (la base della piramide) sono i privati cittadini, le aziende private, i negozi, i commercianti ecc…
Il denaro ”filtra” dall’alto verso il basso, per poi tornare in cima attraverso le tasse.
In altre parole, i soldi, all’interno di una Nazione (o di un gruppo di Nazioni) devono circolare, ovvero devono partire dal punto ”A”, girare di tasca in tasca stimolando la produzione di beni e servizi, e ritornare poi nel punto ”A” per ricominciare il giro.
Il punto ”A” è il posto dove il denaro viene creato dal nulla, oppure riciclato dalle tasse, per essere reimmesso in circolazione: esso prende comunemente il nome di ”Banca Centrale”. In uno Stato ”normale” la Banca Centrale dovrebbe essere di proprietà dei cittadini, ovvero statale.
Facciamo un semplice esempio pratico: al Governo Italiano servono 1000 euro per pagare gli statali. Si fa quindi ”prestare” i 1000 euro dalla Banca Centrale e li immette nel sistema pagando insegnanti, impiegati, medici ecc…
Gli statali spenderanno, successivamente, quei 1000 euro acquistando beni e servizi dalla base della piramide, cioè dai privati cittadini, che sono gli unici soggetti in grado di creare ricchezza vera nel Paese; faranno la spesa, andranno dal barbiere, si compreranno da vestire ecc… Così facendo, però, la massa monetaria totale circolante della base (cioè dei privati) aumenterà di 1000 euro generando un rischio di inflazione. Il governo interverrà quindi con le tasse, recuperando dai privati, l’anno successivo, quei 1000 euro immessi nel sistema e restituendoli alla Banca Centrale, annullando così di fatto il debito contratto l’anno prima. E, a questo punto, il ciclo può ricominciare e la Banca Centrale può riprestare i soldi al Governo!
Semplice, no?
Ma, c’è un ma (anzi, due) grandi come una casa che rovinano di fatto questo efficiente meccanismo di creazione/sparizione del denaro: gli interessi sull’emissione di nuova moneta e la proprietà della Banca Centrale.
Nella realtà, infatti, la Banca Centrale NON E’ di proprietà dei cittadini ma è di fatto un ente PRIVATO, di proprietà del sistema bancario, con diverse quote (preferiamo non scendere nei dettagli per non creare confusione. Scrivi B.C.E. su Wikipedia e capirai da te!).
Cosa accade quindi, VERAMENTE, quando un Governo ha bisogno di soldi per pagare gli statali? Attenzione perché l’imbroglio è tutto qui, ed è anche molto semplice da capire, se spiegato bene.
Quando il Governo italiano ha bisogno di denaro per pagare i servizi statali DEVE rivolgersi al sistema bancario PRIVATO e farseli prestare, non potendo esso CREARSI IL DENARO DA SE in quanto ha ceduto (senza il consenso dei cittadini) la facoltà di battere moneta alla B.C.E., e quindi al sistema bancario privato europeo a cui la B.C.E. appartiene.
Il problema sono GLI INTERESSI sul prestito, che NON DOVREBBERO ESISTERE perché MATEMATICAMENTE IMPAGABILI.
Facciamo l’esempio di prima, riveduto e corretto con ciò che accade realmente oggi:
L’Italia ha bisogno di 1000 euro per pagare gli statali. Chiede quindi un prestito ad una banca privata, che glielo concede con un 5% di interessi. Il Governo prende i 1000 euro, paga gli statali i quali spendono il denaro presso i privati facendo aumentare la massa monetaria dei privati di 1000 euro.
L’anno dopo, però, il Governo si trova di fronte ad un problemino matematicamente irrisolvibile: non deve restituire 1000 euro, ma 1050, ovvero i 1000 che si è fatto prestare l’anno prima + i 50 di interessi.
Quei 50 euro in più, però, non esistono perché non sono mai stati creati! Se ricordi bene, la banca che ha prestato allo Stato 1000 euro ne ha creati solo 1000 ed il Governo italiano non può battere moneta, creando quei 50 euro in più, perché ha ceduto la propria sovranità monetaria.
Cosa fare allora? Le soluzioni sono solamente 2!
1) Se lo stato ha un’economia avviata, come aveva l’Italia fino a qualche anno fa, può andare a prendere quei 50 euro dalle tasche dei privati cittadini aumentando le tasse ed impoverendoli un po’. Infatti, nei numeri, lo Stato ha IMMESSO 1000 euro nel sistema e ne ha prelevati 1050. Il debito viene saldato, ma la massa monetaria totale circolante cala.
2) Se le tasse sono già elevate, il Governo può FARSI PRESTARE dal sistema bancario PRIVATO nuovo denaro (carico anch’esso di interessi che non esistono) per pagare gli interessi dell’anno precedente ed aumentando così debito pubblico.
Insomma, per farla breve, se all’atto dell’emissione di nuova moneta essa viene prestata ad uno Stato con degli interessi allegati, quello Stato sarà costretto ad aumentare le tasse o ad aumentare il debito pubblico. Non se ne scappa! E’ matematico.
L’interesse sull’emissione di moneta è IL MALE ASSOLUTO DELLA NOSTRA ECONOMIA! Esso non è INDISPENSABILE, anzi non serve proprio a nulla! Ri-anzi, è dannoso e mette le Nazioni in ginocchio di fronte al sistema bancario perché, ovviamente, sono indebitate e impossibilitate a saldare il tutto! Ecco che le banche possono dettar legge sugli Stati schiavi, di fatto, di un debito artificiale ottenuto anche grazie all’aiuto di un Governo complice che non si sogna nemmeno di mettere in discussione il sistema!
L’Italia ha pagato, dal 1980 ad oggi, oltre 3000 miliardi di euro DI SOLI INTERESSI! Il Debito Pubblico italiano è di 2000 miliardi. Se iniziassimo a considerare ILLEGALI gli interessi sull’emissione di nuova moneta (semplicemente perché IMPAGABILI, frutto di un’evidente TRUFFA volta a rendere uno Stato INSOLVENTE e quindi RICATTABILE), ci accorgeremmo che non solo abbiamo GIA’ PAGATO TUTTO IL NOSTRO DEBITO, ma che siamo addirittura IN CREDITO DI 1000 miliardi dal sistema bancario privato!
Basterebbe un semplice cambio di paradigma, guardando la cosa dal lato giusto!
Se non hai afferrato il concetto, ascoltati questo breve video di Salvo Mandarà che spiega esattamente quello che abbiamo scritto qui sopra, ma con altre parole:
tratto da: http://www.stopeuro.org/litalia-in-realta-non-ha-nessun-debito-pubblico-anzi-e-in-credito-di-oltre-1000-miliardi-di-euro-il-debito-esiste-perche-e-una-truffa/

Il diktat del Fondo Monetario Internazionale: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni …Ma quelli del Fmi invece di sparare queste cazzate, perché non dicono qualcosa a proposito di vitalizi e spese militari?

 

Fondo Monetario Internazionale

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Il diktat del Fondo Monetario Internazionale: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni …Ma quelli del Fmi invece di sparare queste cazzate, perché non dicono qualcosa a proposito di vitalizi e spese militari?

 

Fmi: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni

Il Fondo monetario internazionale raccomanda all’Italia di accelerare la riforma del Catasto e di “introdurre una forma di tassazione moderna sugli immobili”. Nel rapporto stilato al termine della missione annuale nella Penisola, l’istituzione torna sull’annoso tema dell tassazione sui beni immobiliari che ha attraversato vicende alterne, fino all’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Di fatto quando chiede una tassazione “moderna” sugli immobili il Fmi chiede di reintrodurre questa tassa. E questo allo scopo di trovare quei margini di correzioni dei conti pubblici che servono mentre si deve cercare di ridurre la tassazione sul lavoro e sui fattori di produzione.

L’altro grande capitolo di intervento individuato dagli ispettori del Fmi sui conti pubblici riguarda le pensioni. Posto che l’Italia fatto “più di molti altri” Paesi per garantire la sostenibilità del sistema, secondo Washington “dovrebbe considerare di ridurre l’elevata spesa pensionistica” su cui si potrebbero “rivedere i parametri”. (fonte askanews)

…Invece, sui vitalizi d’oro dei nostri politici e sui 25 miliardi l’anno che spendiamo per le armi, niente da dire, eh???

By Eles

L’Ungheria di Viktor Orbán risponde al diktat alla UE con un netto rifiuto: la legge anti-Soros non si cambia! …Perchè i loro politici non sono dei servi lecchini come i nostri. E infatti “loro” si possono permettere di tagliare le tasse e aumenta gli aiuti a famiglie, scuola e sicurezza!

Ungheria

 

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L’Ungheria di Viktor Orbán risponde al diktat alla UE con un netto rifiuto: la legge anti-Soros non si cambia! …Perchè i loro politici non sono dei servi lecchini come i nostri. E infatti “loro” si possono permettere di tagliare le tasse e aumenta gli aiuti a famiglie, scuola e sicurezza!

Ungheria risponde alla UE: la legge anti-Soros non si cambia

BUDAPEST, 26 MAG – Un netto rifiuto: è questo il contenuto della lettera inviata dal governo ungherese alla richiesta della Commissione europea di cambiare la legge che mira a liquidare l’università centro-europea (Ceu), fondata dal sicatio economico americano George Soros a Budapest.

“Non vediamo argomenti validi nella richiesta della Commissione”, ha detto il vicepremier Janos Lazar alla stampa, annunciando la posizione ungherese. (ANSA)

…Ma per farVi capire meglio la situazione, leggete questo:

Il Governo Ungherese taglia le tasse e aumenta gli aiuti a famiglie, scuola e sicurezza (con rapporto debito-pil al 2,4%)

LONDRA – In diverse occasioni abbiamo parlato di miracolo economico ungherese perche’, al contrario delle nazioni dell’area euro, l’Ungheria ha ridotto le tasse e le bollette di luce, acqua, gas e nettezza urbana e ha aumentato la spesa sociale e anche la prossima finanziaria che sara’ presentata in parlamento introduce misure che alcuni definiscono populiste ma in realta’ seguono solo il buon senso.

Ma cosa contiene nello specifico la finanziaria ungherese?

Ebbene uno degli aspetti piu’ interessanti e’ che la tassa per le piccole aziende sarà portata al 13%, con una riduzione dell’1% mentre la tassa societaria generale rimarrà invariata (9%).

Conformemente alle promesse precedenti i contributi a carico del datore di lavoro saranno ulteriormente diminuiti e portati dall’attuale 22% al 20%. Saranno aumentate le agevolazioni per le famiglie che hanno due bambini, che comporteranno un risparmio medio 420.000 HUF annui mentre l’aliquota IVA sui servizi catering, sui prodotti ittici e sui servizi internet sarà ridotta al 5%.

La finanziaria stanzierà inoltre 81 miliardi di fiorini (ca. 270 milioni di euro) in più per l’istruzione, 287 miliardi di fiorini (ca. 960 milioni di euro) in più per le pensioni ed i servizi sociali, 83 miliardi di fiorini (ca. 277 milioni di euro) in più per la polizia e sicurezza e 205 miliardi di fiorini (ca. 683 milioni di euro) in più per lo sviluppo economico.

La finanziaria prevede un deficit di 1.360,7 miliardi di fiorini (ca. 4,5 miliardi di euro) con entrate pari a 18.740,7 miliardi di fiorini (ca. 62,5 miliardi di euro) e spese di 20.101,4 miliardi di fiorini (ca. 67 miliardi di euro).

L’obiettivo di deficit, calcolato secondo le regole contabili comunitarie, è pari al 2,4% del PIL.

Tutto questo puo’ sembrare un sogno ma invece e’ una solida realta’ e tutto grazie alla lungimiranza della classe politica ungherese e del primo ministro Viktor Orban che mette al centro delle proprie politiche gli interessi dei cittadini.

Ovviamente lo stesso potrebbe esse fatto in Italia se solo ci fosse la volonta’ politica e non a caso questa notizia e’ stata completamente censurata perche’ creerebbe parecchio imbarazzo alla nostra classe politica. Per incamminarsi sulla strada virtuosa che sta seguendo l’Ungheria, l’Italia dovrebbe abbanonare l’euro, avere quindi una propria valuta sovrana, respingere le immaginabili intromissioni dell’Fmi e per ultimo rintuzzare l’aggressione della Ue, che non sarebbe per nulla felice che l’Italia tornasse a essere un Paese sovrano. Le oligarchie burocratiche e finanziarie di Bruxelles non gradirebbero.

Noi ovviamente non ci stiamo e abbiamo deciso di divulgare questa notizia perche’ vogliamo che l’Italia segua l’esempio ungherese.

Tratto da: www.stopeuro.org

LE TASSE NON SONO UGUALI PER TUTTI: il Fisco chiude un occhio con le grandi aziende ed i giganti del credito, mentre se sei una merdaccia qualsiasi…

TASSE

 

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LE TASSE NON SONO UGUALI PER TUTTI: il Fisco chiude un occhio con le grandi aziende ed i giganti del credito, mentre se sei una merdaccia qualsiasi…

Secondo lady fisco «guardie e ladri è un gioco che non funziona più». A giudizio di Rossella Orlandi, megadirettore dell’ agenzia delle Entrate, lo Stato insomma deve in qualche modo scendere a patti con i contribuenti, pure con quelli poco propensi a versare tutte le tasse dovute e soprattutto con quelli di grandi dimensioni. Per qualcuno è una resa, per altri una svolta. Punti di vista.

Tecnicamente si chiama cooperative compliance ed è l’ espressione inglese che dà il nome ad accordi di collaborazione, in campo fiscale, tra grandi gruppi (finanziari o industriali) e amministrazione finanziaria.

Il progetto è nato nel 2013 e il primo patto è stato siglato a gennaio scorso dal gruppo Ferrero che, dopo aver fiutato la convenienza, ha dato il là ad altre cinque società controllate.

Sulla pista della Nutella si sono messe le grandi banche italiane e pure qualche importante industria. Che ritengono fondamentale definire le regole del gioco in anticipo: una novità che evidentemente consente di sborsare meno quattrini nelle casse dello Stato.

Certamente mette al riparo da sorprese o accertamenti indesiderati degli agenti del fisco.

È stata la stessa Orlandi, mercoledì, a rivelare che altri cinque soggetti con fatturato superiore a 10 miliardi di euro, che si sommano al gruppo Ferrero, stanno per firmare analoghe intese sulla cooperative compliance.

I nuovi accordi saranno formalizzati entro l’ estate. Poi potrebbe essere il turno dei colossi internazionali che operano in Italia e «sono fortemente interessati» ha detto il numero uno delle Entrate.

Di cosa stiamo parlando? La versione della Orlandi è la seguente: «È una cooperazione basata su conoscenza reciproca, rispetto e collaborazione fattiva, con la possibilità di pervenire a una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali, prima della presentazione delle dichiarazioni o dell’ assolvimento di altri obblighi tributari».

Sulla carta le nuove procedure dovrebbero favorire la crescita degli investimenti interni: chi pianifica spese significative, dentro i nostri confini, si aspetta di spazzare via il campo dalle incertezze e dai dubbi interpretativi.

Sta di fatto che in prima fila ci sono soprattutto le banche, che negli scorsi anni – guarda caso – hanno avuto seri problemi con l’ Erario.

Tra operazioni fuori legge e conti segreto nei paradisi fiscali, quasi nessuno, fra i principali istituti di credito del nostro Paese, si è «salvato».

Tra il 2009 e il 2012 i contenziosi tributari con le banche hanno superato, complessivamente, quota 5 miliardi.

Uno dei casi più eclatanti era stato quello di Unicredit: nel 2012 staccò un assegno da 246 milioni di euro alle Entrate dopo il braccio di ferro sull’ operazione «Brontos» grazie alla quale sarebbe stato nascosto un reddito da 745 milioni.

Al Monte dei paschi di Siena la pace col fisco costò 260 milioni: a Siena erano state contestate manovre per oltre 1,1 miliardi. Il Banco Popolare, oggi fuso con Bpm, ereditò una bega fiscale da 391 milioni dalla ex Popolare di Lodi in relazione alla controllata Italease.

Solo 13,2 milioni, invece, gli accertamenti in casa Ubibanca, il colosso che ha appena acquistato Etruria, banca Marche e CariChieti.

A IntesaSanpaolo, invece, era arrivato un accertamento da 1,15 miliardi e chiuse la partita pagando 270 milioni allo Stato.

Calcolatrice alla mano, vuol dire che su 5 miliardi totali contestati, il fisco ha incassato poco più di 1 miliardo. Prezzi di saldo.

E ora c’ è la compliance: ti metti d’ accordo prima e (salvo sorprese) ti conviene. Vuoi vedere che le banche oltre la Nutella hanno fiutato l’ affare?

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/12390982/fisco-accordo-giganti-aziende-credito-cooperative-compliance-rossella-orlandi-ferrero.html

Padoan ha deciso: preferisce prendere 5 miliardi dalle tasche degli Italiani, aumentando l’Iva, anzichè farseli restituire da Standard & Poors che ci ha danneggiato declassando ingiustificatamente l’Italia. Non si possono dare dispiaceri del genere agli amici!

 

Padoan

 

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Padoan ha deciso: preferisce prendere 5 miliardi dalle tasche degli Italiani, aumentando l’Iva, anzichè farseli restituire da Standard & Poors che ci ha danneggiato declassando ingiustificatamente l’Italia. Non si possono dare dispiaceri del genere agli amici!

 

Standard & Poors ci ha danneggiato declassando ingiustificatamente l’Italia.

Ma il Ministero dell’Economia non si costituisce parte civile al processo!

Mica si possono dare dispiaceri del genere agli amici!

Tanto poi i soldi che ci hanno fregato usciranno dalle tasche degli Italiani!

 

I miliardi di Standard & Poors

di Carla Ruocco

È passato un mese da quando a Trani in solitudine il Pubblico Ministero Michele Ruggiero ha ricevuto la sentenza che Standard & Poors nel declassare l’Italia ha fatto una sciocchezza, ma non l’ha fatto apposta. Quindi non è un’assoluzione perché il fatto non sussiste; il fatto c’è. Standard & Poors ha arrecato danno alla Repubblica Italiana. E allora ci si chiede come mai il Ministero dell’Economia finora assente dal Processo non abbia deciso di costituirsi parte civile e chiedere i danni. Il dubbio è legittimo e quindi abbiamo deciso di chiedere un chiarimento a Padoan. La risposta è che si aspettano le motivazioni. Siamo al tragicomico. Il Ministro è diventato quindi giudice; per decidere se costituirsi o meno vuole ben valutare se vincerà la causa. Peccato che questo lo dovrà decidere il giudice civile. E anzi a ben vedere se il Ministro non si costituisce parte civile, dato che nessun giudice quindi potrà pronunciarsi, sarà passibile di danno erariale di fronte alla Corte dei Conti. Infatti questa sua omissione sta levando una grande opportunità per gli italiani: quella di evitare l’aumento dell’IVA o di altri balzelli che il Governo si dovrà inventare per far fronte all’austerità richiesta da Bruxelles.

Una manovra correttiva di circa 5 miliardi con aumento dell’Iva dal 22 al 25 piuttosto che chiedere i soldi ai responsabili. Standard & Poor’s, infatti, se condannata, dovrà liquidare danni di svariati miliardi di euro allo Stato italiano. Non procedere quindi da parte del Governo non solo vede una confusione di ruoli da parte del Ministero con l’Autorità Giudiziaria ma soprattutto vede il Governo ancora una volta preferire i poteri forti della Finanza agli interessi dei cittadini.

Caro Ministro, caro Presidente del Consiglio non consentiremo che questa “ardua sentenza” vada ai posteri. Come prima cosa suggeriamo per punti cosa lei , prof. Padoan dovrebbe fare:
1. Convochi una riunione con il ragioniere generale Franco, il direttore generale La Via e il Direttore del Debito Pubblico Cannata e si faccia calcolare puntualmente quanto è costato in termini di costo di servizio del debito pubblico e di derivati il declassamento di Standard & Poor’s fino a oggi
2. Convochi quindi il capo di Gabinetto Garofoli e predisponga la costituzione di parte civile presso il Tribunale di Trani utilizzando le stime di cui al punto precedente
3. Attenda serenamente e per il bene del Paese la decisione del giudice civile.

Buon lavoro Signor Ministro e in campana che non aspetteremo i posteri. Vuole leggere le motivazioni? Intanto le suggeriamo di leggere la requisitoria del magistrato Ruggiero e di indignarsi come è capitato a me.

 

fonte: http://www.beppegrillo.it/2017/05/i_miliardi_di_standard_poors.html

BASTA CONDONI ALLE MULTINAZIONALI! – Dopo Apple arriva l’elemosina di Google. Basta condoni alle multinazionali …Peccato che lo chiedono solo e solamente i Cinquestelle!

Google

 

 

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BASTA CONDONI ALLE MULTINAZIONALI! – Dopo Apple arriva l’elemosina di Google. Basta condoni alle multinazionali …Peccato che lo chiedono solo e solamente i Cinquestelle!

 

Dopo Apple arriva l’elemosina di Google. Basta condoni alle multinazionali

Che vittoria, Google rimborsa il fisco per 306 milioni di Euro! Peccato che ne ha elusi, secondo stime, quasi il triplo. Google, come Apple qualche mese fa, è una delle tante multinazionali che godono di accordi fiscali privilegiati con alcuni Stati membri dell’UE e non solo. Queste pratiche sono divenute palesi grazie al caso Luxleaks scoppiato in Lussemburgo nel 2014, il Paese che è stato guidato per 20 anni dall’attuale Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Ma anche altri paesi dell’Eurozona come l’Irlanda e l’Olanda di Dijsselbloem adottano tali condotte immorali.

Paesi Bassi, che tra l’altro, oltre a truffare legalmente invitando a porre le sedi fiscali delle multinazionali, generano ormai da anni (grazie all’Euro sottovalutato per la propria economia) un surplus eccessivo sulle partite correnti nella bilancia commerciale, mai sanzionato dalla Commissione europea. Il Movimento 5 Stelle vuole bloccare questa ingiustizia sistemica distorsione della concorrenza attraverso l’elusione fiscale internazionale e non accetta più assurdi condoni alle multinazionali. È inspiegabile come questa pratica sia ancora perseguita e che le grandi aziende dove i bonus e dividendi si sprecano se la cavino pagando solo una piccola parte delle tasse dovute (o meglio un’elemosina), mentre per i piccoli viene usato il pugno duro del fisco e del recupero crediti.

Oggi veniamo a sapere dai PM quello che già ripetiamo da anni, “Google Italia è in realtà una stabile organizzazione occulta direttamente asservita agli interessi economici del gruppo“. I ricavi realizzati in Italia venivano imputati alla struttura irlandese come royalties facendo figurare Google Italy come “mero consulente”. Per di più la sede di Dublino aveva “residenza ai fini fiscali alle Bermuda“. Basterebbe farsi un giro in Lussemburgo per capire la montagna di Euro che ogni mese vengono sottratti dal fisco degli Stati membri e quindi dei cittadini.

Questa pratica danneggia in particolare il Bel Paese, dove il numero e la concentrazione di PMI è altissima, quasi quanto la pressione fiscale che grava su di esse. Invece di lottare contro un sistema elusivo che premia l’Olanda, Lussemburgo, l’Irlanda (solo per fare tre esempi nell’Eurozona), il Governo italiano in Europa non è mai riuscito ad essere incisivo nel placare queste cattive pratiche, forse ci viene da pensare, perché tanti dei rappresentanti politici potrebbero avere dei conflitti d’interessi con le multinazionali stesse, basti vedere il pauroso meccanismo di porte girevoli tra dirigenti del settore pubblico e privato.

La beffa ulteriore sta nel singolare sistema di “giustizia dell’Unione europea”. Infatti, i Paesi di cui sopra, una volta messi sotto inchiesta dalla Commissione per aiuti di stato verso le grandi aziende, beneficiano dei proventi dell’evasione due volte. Come? Primo: incassano i soldi tramite i vergognosi accordi fiscali privilegiati. Secondo: scoperto l’inganno, la Commissione Europea sanziona le multinazionali per aiuti di Stato, costringendole a risarcire le tasse non pagate, ma sempre a quegli Stati che hanno beneficiato e incoraggiato il trattamento fiscale agevolato. Un meccanismo contorto è profondamente ingiusto verso i Paesi come l’Italia, che hanno subito elusione fiscale da parte di queste multinazionali operanti sul nostro territorio.

 

fonte: http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2017/05/dopo-apple-arriva-le.html

Pubblicato il Def, al di la delle belle parole: niente taglio all’Irpef, tasse in aumento, solo 1,2 miliardi per i poveri, ma 10 miliardi per le banche ci sono…!

 

Def

 

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Pubblicato il Def, al di la delle belle parole: niente taglio all’Irpef, tasse in aumento, solo 1,2 miliardi per i poveri, ma 10 miliardi per le banche ci sono…!

 

Def, sparisce il calo Irpef ma resta il taglio del cuneo. Dieci miliardi per le banche

Pubblicato il testo del Documento di Economia e Finanza. La sforbiciata delle aliquote scompare dalle priorità del governo, ma l’obiettivo resta ridurre le tasse sul lavoro. Pressione fiscale in crescita dal 2018 per l’aumento dell’Iva della clausola di salvaguardia, ma il governo si impegna a sterilizzarla e prenota già 16 miliardi per la Legge di Bilancio. Nella manovrina salgono le accise su giochi e sigarette.

Sparisce il taglio delle aliquote Irpef tra gli obiettivi principali fissati dal governo, mentre resta prioritaria la riduzione del cuneo fiscale. È quanto emerge dal testo del Documento di Economia e Finanza, pubblicato dal Ministero dell’Economia questo pomeriggio. Il nuovo Programma Nazionale di Riforma, uno dei tre macrocapitoli di cui si compone il Def, indica ora come “cruciale il taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare parallelamente il reddito disponibile dei lavoratori”. La riduzione delle aliquote era l’ultimo tassello del piano triennale di riduzione fiscale messo a punto dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e che prevedeva, nel 2018, proprio un intervento sugli scaglioni Irpef.

A legislazione vigente inoltre, il governo prevede anche un aumento della pressione fiscale a partire dal prossimo anno: dal 42,3% del 2017 al 42,8% per il biennio 2018-2019. Un incremento imputabile però unicamente all’innalzamento delle aliquote Iva previsto dalla clausola di salvaguardia attualmente ancora in vigore. Clausole che però il governo si è impegnato a disinnescare con la prossima legge di bilancio.

Dal testo arriva un’indicazione importante sul dosser bancario. Secondo quanto previsto dal governo, ammonta infatti a 10 miliardi di euro la somma che l’esecutivo ha in programma di impiegare per la ricapitalizzazione delle banche in crisi. Non si tratta di nuove risorse ma di una quota, circa la metà, di quanto accantonato con il decreto salva-risparmio approvato a fine dicembre e convertito in legge a metà febbraio.

Meno incassi dalla privatizzazioni
Più prudenti rispetto ai Def precedenti le previsioni sui proventi da privatizzazioni. Per il periodo 2017-2020 il governo calcola incassi pari allo 0,3% del pil l’anno, pari a circa 5 miliardi. In calo rispetto allo 0,5% – 8,5 miliardi – stimato nel Documento di Economia e Finanza dello scorso anno o lo 0,7%  stimato nel 2014, nel primo Def varato dal governo Renzi.

Quadro macroeconomico programmatico
2016 2017 2018 2019 2020
PIL 0,9 1,1 1 1 1,1
TASSO DISOCCUPAZIONE 11,7 11,5 11,1 10,5 10
INDEBITAMENTO NETTO -2,4 -2,1 -1,2 -0,2 0
INDEBITAMENTO STRUTTURALE -1,2 -1,5 -0,7 0,1 0
DEBITO PUBBLICO 132,6 132,5 131 128,2 125,7
DEFLATORE DEL PIL 0,8 1,1 1,8 1,8 1,7

Deficit e Iva: già prenotati in manovra 16 miliardi
Dai numeri presenti nelle tabelle del governo si possono già trarre informazioni preziose sulla prossima Legge di Bilancio. L’ipoteca principale è rappresentata – come detto – dalla clausola di salvaguardia che prevede l’innalzamento delle aliquote Iva. Un onere che vale circa 19,7 miliardi e che grazie agli effetti permanenti della manovra correttiva scende così a 14,6 miliardi. Parallelamente il governo nel quadro programmatico, che incorpora quindi gli interventi legislativi in programma, fissa un obiettivo di deficit di un decimo di punto inferiore al tendenziale, dall’1,3% all’1,2%, pari ad altri 1,7 miliardi. Se il governo volesse quindi sterilizzare gli aumenti Iva come promesso e mantenere gli stessi target di deficit dovrebbe reperire per la Legge di Bilancio 16,3 miliardi di euro.

Pressione fiscale in salita dal prossimo anno
La pressione fiscale – secondo quanto indicato nelle tabelle del Def – scende al 42,3%, nel 2017 dal 42,9 del 2016, per poi risalire al 42,8% nel 2018 e 2019. Al netto del bonus di 80 euro la pressione fiscale scende dal 42,3% del 2016 al 41,8% nel 2017, per poi salire al 42,2% nel 2018 e al 42,3% nel 2019.

Sul fronte della spending review il governo programma tagli per almeno un miliardo l’anno. “Dal lato della spesa, anche sulla scorta della riforma della procedura di formazione del bilancio, si attuerà una nuova revisione della spesa”, si legge nel testo. “Le Amministrazioni centrali dello Stato contribuiranno al conseguimento degli obiettivi programmatici con almeno un miliardo di risparmi di spesa all’anno”.

Quanto alle prospettive di crescita, il governo non esclude un ritocco al rialzo delle stime. “Il miglioramento dei dati economici e
delle aspettative nelle economie avanzate, Italia compresa, potrebbe giustificare una significativa revisione al rialzo della previsione di crescita del Pil per il 2017”, si legge nelle premesse.

Per la lotta alla povertà il governo le risorse stanziate dal governo  ammontano complessivamente a 1,2 miliardi nel 2017 e 1,7 nel 2018. Tre gli ambiti di intervento: il varo del reddito di inclusione, il riordino delle prestazioni assistenziali e il rafforzamento e coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali.

Più soldi per gli statali
La promessa fatta dal governo ai sindacati è di un aumento medio in busta paga di 85 euro lordi al mese per tutti gli Statali. E martedì il consiglio dei ministri ha confermato che stanzierà 2,8 miliardi per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, bloccato da otto anni. Novità anche sul fronte delle assunzioni della Pubblica amministrazione: il turnover nei Comuni sopra i 10mila abitanti viene aumentato dal 25 al 75% e dal 2018 potrebbe salire fino al 90% per quelle amministrazioni che raggiungono il pareggio di bilancio.

Saltano revisione del catasto e legge “anti scorrerie”
Nel pacchetto invece non figurano due norme di cui si era parlato nelle scorse settimane. La prima, rinviata per l’ennesima volta, è la riforma del catasto, che avrebbe dovuto rivedere le categorie delle abitazioni e riformulare i valori patrimoniali degli immobili, con conseguente variazione del carico fiscale. La seconda è la legge “anti scorrerie” proposta dal ministro Calenda che avrebbe introdotto obblighi informativi maggiorati per i soci rilevanti delle società quotate italiane. Dopo essere saltata dalla legge concorrenza, la norma subisce così un nuovo stop.

In cantiere: incentivi produttività e reddito di inclusione
Alcune misure, come da natura del Def, s Iono state mercoledì sono accennate e andranno ora tradotte in pratica. In cantiere c’è ad esempio l’estensione dei premi di produttività alle piccole e medie imprese e il decreto delegato sul reddito di inclusione per le famiglie in povertà. Mentre rispunta la “tassa Airbnb”, una trattenuta del 21% che gli intermediari (anche digitali) dovrebbero applicare alla fonte sui redditi da locazione.

La manovrina: aumento per le sigarette, nuovi fondi per il terremoto
Si sa, quando bisogna far quadrare i conti pubblici è sempre ai vizi che si guarda. E la manovrina di correzione chiesta dalla Commissione, pari allo 0,2% del Pil, non fa eccezione. Aumenteranno le accise su sigarette e tabacchi, così come la cosiddetta “tassa sulla fortuna” il prelievo fiscale sulle vincite da giochi e lotterie, dal Superenalotto ai Gratta e vinci. Lo split payment, il meccanismo anti evasione che consente al committente di girare direttamente all’Erario l’Iva dovuta dai suoi fornitori, viene esteso anche alle società pubbliche e a tutte le quotate. Si tratta di misure strutturali, come ha spiegato il ministro Padoan, cioè che avranno effetto non solo per il 2017 ma anche per gli anni successivi. Ancora da definire invece i tagli alla spesa, ai trasferimenti dei ministeri e alle agevolazioni fiscali.

La manovrina crea un fondo del valore di un miliardo l’anno, per tre anni, per sostenere le zone del Centro Italia colpite dai terremoti di agosto e di settembre. Le risorse dovrebbero da una parte andare a finanziare la ricostruzione di infrastrutture, edifici pubblici e privati, e dall’altra sostenere le imprese del territorio, creando delle “no tax area” (definite “Zone franche urbane”) all’interno delle quali le piccole e piccolissime aziende saranno esentate per due anni dal versare tasse e contributi. Una soluzione già adottata dopo i sismi de l’Aquila e dell’Emilia.

 

 

fonte: http://www.repubblica.it/economia/2017/04/12/news/tasse_statali_e_terremoto_ecco_le_misure_di_def_e_manovrina-162803536/

Fisco – La presa per i fondelli delle detrazioni: Su spese scolastiche il beneficio è di soli 100 Euro. Ma se regali soldi ai partiti può risparmiarne 7.800 Euro!

 

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Fisco – La presa per i fondelli delle detrazioni: Su spese scolastiche il beneficio è di soli 100 Euro. Ma se regali soldi ai partiti può risparmiarne 7.800 Euro!

Fisco, la beffa delle detrazioni: “Su spese scolastiche beneficio di soli 100 euro. Chi dona ai partiti può risparmiarne 7.800”

Dal primo documento congiunto di Entrate e Caf emerge che per l’asilo nido, per esempio, le famiglie possono detrarre il 19% di una cifra massima pari a 632 euro. Esclusi dagli sgravi “libri scolastici, strumenti musicali, materiale di cancelleria, viaggi ferroviari”. Elio Lannutti, presidente Adusbef: “Agevolazioni misere rispetto al resto dell’Unione”. Vantaggi molto più consistenti per ristrutturazioni immobiliari e erogazioni alla politica.

Per la prima volta Agenzia delle entrate e Caf hanno un documento congiunto per le detrazioni della “stagione dichiarativa 2017”. All’interno c’è persino ildettagliato elenco della documentazione da allegare per ottenere i vantaggi fiscali con le nuove agevolazioni per i contribuenti: si va dalle gite scolastiche alle bici elettriche per i disabili per finire con i vantaggi sulle ristrutturazioni immobiliari. Manna dal cielo per i cittadini. Se non fosse che, a dispetto degli slogan, per alcune voci gli importi detraibili sono veramente bassi. Così le 324 pagine della guida finiscono per raccontare ai contribuenti quanto il governo sia avaro con le famiglie e concentrato sostanzialmente sul sostegno al mattone. Ma, in compenso, sappia essere più mite e benevolo per le erogazioni liberali a favore dei partiti politici. “La guida è una tappa storica nel rapporto fra Agenzia e cittadini”, spiega Stefania Trombetta, responsabile affari legali Cgil e coordinatrice del gruppo consulta Caf che ha partecipato alla redazione del documento. “Finalmente sarà più facile ed accessibile reperire le informazioni necessarie per ottenere le detrazioni”, conclude, precisando che si tratta “di agevolazioni la cui entità è decisa per legge in parlamento”.

E’ la politica infatti che sceglie cosa e quanto far detrarre ai cittadini. “E nella maggior parte dei casi per i contribuenti le agevolazioni concesse alle famiglie sono una miseria rispetto al resto dell’Unione. Le politiche degli ultimi tre governi non hanno fatto altro che penalizzare le famiglie invece di incentivarle in un Paese che sta drammaticamente invecchiando“, denuncia Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef. Qualche esempio? Da quest’anno nelle linee guida 2017 fanno capolino agevolazioni per gite e mense scolastiche, corsi di lingua e di teatro, oltre a spese per la frequenza scolastica. Ma, su base annua, le cifre sono così esigue da far sorridere amaramente una famiglia italiana media. “La detrazione (19%, ndr) per le spese di frequenza sopra indicate è calcolata su un importo massimo di euro 564 per l’anno 2016 per alunno o studente”, spiega il documento dell’Agenzia. In pratica il beneficio annuo per il contribuente è di 107,16 euro per ogni figlio. Una somma che non copre neanche la mensa in unascuola pubblica. Figurarsi una gita scolastica, un corso d’inglese e di teatro che, per essere detraibili, devono peraltro essere preventivamente approvati dal consiglio scolastico. La situazione non è diversa per gli asili nido: la detraibilità è sempre al 19% su un importo massimo pari a 632 euro, cioè 120,08 euro annui corrispondenti a poco più di una decina di pacchi di pannolini per neonati.

Il fisco è un pochino meno avaro con gli universitari e gli studenti di istituti tecnici che possono detrarre per intero le tasse universitarie (sempre con aliquota al 19%). Ma considerato che far studiare un figlio all’università costa, alla fine, il piatto del contribuente piange sempre. Per i fuori sede, ad esempio, è possibile la detrazione dei canoni di locazione per 2.633 euro (spese escluse). Il punto però è che uno studente fuori sede a Roma per un monolocale da 30 metri quadrati in una zona universitaria paga circa 700 euro al mese, pari a 8.400 euro l’anno. Per le detrazioni delle tasse di università private viene mantenuta la griglia per area geografica e quella per facoltà. Ma per gli studenti che vanno all’estero, gli importi massimi da detrarre vengono calcolati sulla base del domicilio fiscale. Con il risultato che uno studente del Sud sarà fiscalmente “penalizzato” rispetto ad uno del Nord.

Quanto alle attività sportive (dai 5 ai 18 anni), l’Agenzia consente di detrarre poco meno di 40 euro (il 19% di 210 euro), una somma che copre a stento un paio di mesi di ginnastica. Sono esclusi dagli sgravi “libri scolastici, strumenti musicali, materiale di cancelleria, viaggi ferroviari, vitto e alloggio necessarie per consentire la frequenza della scuola”. Ma anche se fossero inclusi, sarebbero necessari importi rilevanti per sostenere le famiglie che per uno studente della scuola media spende attorno ai 300 euro. Per il riscatto degli anni universitari ai fini pensionistici per i familiari a carico, l’esborso è completamente detraibile al 19 per cento. Ma il costo del riscatto, calcolabile sul sito dell’Inps, è così elevato da invitare il contribuente a pensarci due volte vista anche la possibilità concreta di una riforma del sistema pensionistico.

Il parlamento è invece decisamente più generoso con le detrazioni sulle erogazioni liberali ai partiti politici “anche se effettuate dai candidati e dagli eletti alle cariche pubbliche”. Dall’imposta lorda si detrae il 26 per cento su un contributo che può raggiungere i 30mila euro. Detta in altri termini, il politico che dona 30mila euro al suo partito potrà detrarre ben 7.800 euro. A patto naturalmente che la “donazione” non venga versata in contanti e sia a favore di un partito politico nazionale iscritto al registro nazionale.

La cifra fa decisamente impallidire, al confronto, il sostegno per le spese sostenute per badanti assunte per l’assistenza a persone non autosufficienti. Possono essere detratte spese (19%) nel limite massimo di 2.100 euro anche se il lavoratore è stato assunto via agenzia interinale o cooperativa di servizi. In questo caso, però, bisognerà munirsi di apposita certificazione. Per quanto riguarda invece i disabili, la circolare ha chiarito che potranno essere detratte (con aliquota al 19%) per intero le spese per acquisto di biciclette elettriche se esiste “un collegamento funzionale tra la bicicletta con motore elettrico ausiliario e la menomazione” certificato da un medico Asl.

Come di consueto, le detrazioni più imponenti riguardano gli immobili, i mutui (con differenze a seconda dell’anno in cui il contratto è stato stipulato) e le ristrutturazioni. Incluse le intermediazioni detraibili al 19% a patto che “il relativo importo sia indicato nell’atto di cessione dell’immobile” e per una cifra non superiore a mille euro. Si va dal 65% per le detrazioni di spese finalizzate al risparmio energetico, al 36% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (elevato, dal 2013, al 50%) per un limite di spesa agevolabile aumentato da 48mila a 96mila euro a partire dal 26 giugno 2012. Resta poi il bonus mobili in caso di ristrutturazioni (per un importo massimo di 10mila euro) e anche quello per arredi, nato per agevolare le nuove famiglie per una cifra massima di 16mila euro. Quanto basta per arredare una nuova casa, e con detrazioni di certo più consistenti di quelle che toccheranno alla coppia per un futuro figlio.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/10/fisco-la-beffa-delle-detrazioni-su-spese-scolastiche-beneficio-di-soli-100-euro-chi-dona-ai-partiti-puo-risparmiarne-7-800/3506687/

J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

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Correva l’anno 2015 e pubblicavamo questo… Qualcosa è cambiato? SI! In peggio (peraltro poi si è saputo che i milioni rubati dalla lega non sono 40, ma 49…, ma questo è solo un dettaglio)

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi? (per la verità i milioni sono 49 – ndr)

Un breve monologo che parte dai disordini del primo maggio a Milano per arrivare alle “ipocrisie” della politica nostrana, in particolare quella della Lega Nord di Matteo Salvini, la cui carriere sarebbe “il crimine peggiore dei rom”. La trasmissione di La7, Piazza Pulita ospita questo intervento del rapper J-Ax, che chiede “quanti campi rom ci vogliono per arrivare ai 40 milioni di euro rubati dalla Lega di Bossi e Belsito“. J-Ax parla di strumentalizzazione attuata nei confronti dei No Expo dopo i fatti di Milano, “perché non si può incolpare tutto un movimento” per le azioni di chi ha scelto la violenza. E se qualcuno dovesse vedere una contraddizione tra le sue opinioni e il suo reddito, lui mette le mani avanti: “Con la metà dei soldi che guadagno pago i vostri stipendi, quelli dei vostri autisti, e anche quelli dei vostri social media manager che ridono delle foto di bambini annegati nel Mediterraneo”

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