Quanto ci manca Stefano Rodotà – Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità…

 

Stefano Rodotà

 

 

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Quanto ci manca Stefano Rodotà – Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità…

Quanto ci manca 
Stefano Rodotà, maestro e militante

Solidarietà, sinistra e “diritto di avere diritti”. Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità

Accade raramente che un “militante politico” (definizione che, pensiamo, non sarebbe dispiaciuta a Stefano Rodotà) attraversi la vita pubblica, e spesso da protagonista, sapendo combinare insieme con tanta efficacia conflitti politico-istituzionali ed elaborazione teorica e scientifica. Così la sua biografia intellettuale accompagna un percorso di conquiste sul piano delle libertà civili e, al tempo stesso, di intuizioni su quello delle nuove generazioni dei diritti. È utile, pertanto, partire da una citazione che gli era cara e che ispira il titolo di uno dei suoi libri più importanti. «Il diritto ad avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa»: con queste parole di Hannah Arendt si apriva qualche anno fa “Il diritto di avere diritti” (Laterza, 2012). A chi sia negato il diritto di avere diritti, è negata la stessa appartenenza alla condizione umana, ci dicono Arendt e Rodotà, il primo, fondamentale diritto dell’homo dignus.

L’homo dignus è la nuova manifestazione della personalità umana nel costituzionalismo dei diritti di cui scriveva Rodotà: l’eguale dignità di ciascuno supera l’astrazione del vecchio individualismo liberale e riscopre la centralità della concreta esperienza della persona umana a partire dal suo corpo e dai suoi bisogni. Una nuova morfologia è la chiave interpretativa con cui Stefano Rodotà ci guida per le strade più impervie: la corporeità fisica o elettronica è il centro di attrazione di vecchi e nuovi diritti così come il corpo è il luogo della differenza delle persone e dei loro bisogni, tutte e tutti meritevoli di riconoscimento e di garanzia.

Per chi ha fatto della lotta per i diritti la ragione del proprio impegno, Stefano Rodotà – scomparso il 23 giugno di un anno fa – è stato un maestro e un compagno di strada irrinunciabile, dalle battaglie per le libertà civili degli anni Settanta alle nuove frontiere dell’identità digitale e del post-umano, senza dimenticare l’impegno garantista che lo vide in prima fila nella promozione di “Antigone”, il bimestrale di critica dell’emergenza pubblicato da il manifesto alla metà degli anni Ottanta.

“Il diritto di avere diritti” si apre con una riflessione sul “mondo nuovo dei diritti”. Rodotà, sulla scia di Bobbio, aveva interpretato la fine del Novecento come una finestra di possibilità per una età dei diritti. Già nel suo “Repertorio di fine secolo” (Laterza, 1992) si trovano i temi dei vent’anni successivi: un’agenda per una sinistra profondamente rinnovata, dalle nuove frontiere della democrazia al pluralismo culturale, una inedita concezione della privacy nell’era digitale e le problematiche del bio-diritto. Nel frattempo ulteriori sviluppi maturano in vecchi filoni di ricerca. Come quello sul «terribile, forse non necessario» diritto di proprietà (definizione di Beccaria), cui aveva dedicato una raccolta fondamentale di studi (“Il terribile diritto”, appunto) all’inizio del suo percorso di ricerca. Ricerca che gli consentirà, un quarto di secolo dopo, di elaborare una proposta di riconoscimento giuridico dei “beni comuni”. O, infine, l’approdo al “Diritto d’amore” (Laterza, 2015) di una antica critica dell’uso coattivo del diritto nelle relazioni familiari, critica che in Rodotà si rovescia in opportunità di riconoscimento della libera scelta di convivenza di coppie dello stesso sesso o di sesso opposto.

Ecco, se volessimo definire il lascito di Rodotà per il proseguimento delle battaglie di libertà a cui ci ha introdotto o in cui ci ha accompagnato, innanzitutto si dovrebbe dire questo: se il diritto è un’arma a doppio taglio, ci sarà pure un verso da cui prenderla per ottenere più garanzie e più libertà. Dunque, la critica del diritto esistente, se non vuole essere messianica attesa di una rivoluzione improbabile e (spesso) liberticida, deve essere il fondamento di un diritto possibile, già oggi ricavabile con una lettura rigorosa dei principi e dei valori cui si ispirano la carta costituzionale e il diritto internazionale. Si pensi, per esempio, a quella lettura rigorosa dell’articolo 32 della Costituzione, che ha consentito di dar pace a Eluana Englaro e ai suoi familiari.

È ancora la citazione di Hannah Arendt a ricordarcelo: la prospettiva dell’homo dignus è l’umanità dei diritti e dunque il loro universalismo, senza barriere né confini. Non a caso, dai suoi primi studi sulla proprietà fino a uno dei suoi ultimi libri, parola chiave nella lingua di Rodotà è la solidarietà: quel che ci tiene insieme, ognuno con la propria differenza, ognuno con la propria dignità. E lo spazio della umanità dei diritti non può essere rinchiuso nelle piccole patrie, non solo per i conflitti identitari che esse inevitabilmente generano tra chi vi appartiene e chi no, ma anche per la realistica considerazione che nel mondo globale, diritti e solidarietà si muovono in una dimensione globale. Non a caso, Rodotà resterà fino alla fine legato alla sua idea di un’Europa dei diritti, quella della Carta che contribuì a scrivere: un’Europa come attore istituzionale sovranazionale all’altezza della sfida dei diritti umani nell’epoca della globalizzazione e dei grandi poteri privati su scala mondiale.

Infine c’è l’agenda: i beni comuni, il diritto al cibo e alla conoscenza; il diritto all’esistenza, anche attraverso il riconoscimento universale di un diritto al reddito; l’autodeterminazione nelle scelte procreative e in quelle sulla propria vita; la tutela della riservatezza e della identità digitale e l’uso della rete per il rafforzamento della partecipazione democratica alle scelte di convivenza. Ciascuna di esse, ovviamente, aprirebbe uno spazio infinito di riflessioni e di iniziative, ben oltre le caricature che ne vengono date in alcune versioni politiche correnti. E ciascuna di esse, d’altra parte, consente di trascrivere ogni capitolo dell’elaborazione teorica di un intellettuale così curioso e innovativo, in uno specifico passaggio della storia italiana dell’ultimo mezzo secolo. Si pensi a un testo (del 1974!) dal titolo “Elaborazione elettronica e controllo sociale” (era l’epoca in cui i computer si chiamavano processori o calcolatori) che dice bene quale fosse la capacità di analisi di Rodotà delle trasformazioni in atto, fin quasi alla preveggenza.

Così, ogni tappa della sua elaborazione coincide, quando non anticipa, la sequenza delle mobilitazioni della società italiana intorno a cruciali battaglie di libertà. Rodotà, insieme ai radicali e a una parte della sinistra ancora riottosa, è lì, a battersi per il divorzio, l’interruzione volontaria di gravidanza, le garanzie nel processo e nell’esecuzione penale (ovvero quel garantismo che deve a lui e a Luigi Ferrajoli le poche espressioni di limpidezza politica e intellettuale conosciute in Italia), fino alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e alla Dichiarazione dei diritti in Internet. E si pensi a una questione tanto circoscritta e altrettanto ignorata quanto simbolicamente dirompente come il riconoscimento anagrafico della condizione transgender. Insomma, il pensiero di questo studioso così intellettualmente irrequieto ha contribuito più di tante manifestazioni collettive e di tante parole parlamentari a fare dell’Italia un paese più civile.

Tratto da L’Espresso del 22 giugno 2018

 

 

Berlusconi senza vergogna: “Abolite Spazza-Corrotti e Reddito di Cittadinanza”… Manca solo che proponga di legalizzare stupro e pedofilia… Vogliamo allora ricordare le parole di Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica”…!

 

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Berlusconi senza vergogna: “Abolite Spazza-Corrotti e Reddito di Cittadinanza”… Manca solo che proponga di legalizzare stupro e pedofilia… Vogliamo allora ricordare le parole di Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica”…!

“Berlusconi ridicolo!”.

Lo ha sostenuto il Movimento 5 Stelle in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, in riferimento a quanto affermato dall’ex premier nel corso del programma televisivo “Stasera Italia” in onda su Rete 4.

La conduttrice Barbara Palombelli, infatti gli ha chiesto se cancellerebbe lo “Spazza-Corrotti” e Berlusconi ha risposto: “Assolutamente”, infatti “è tutto da abrogare, anche il Reddito di Cittadinanza”.

I pentastellati, nel post, si sono chiesti “come può un condannato che possiede un patrimonio di oltre 6.6 miliardi di euro prendersela con padri di famiglia che non avevano neanche il pane per i loro figli e chiedere l’abolizione di una legge contro la corruzione che gli italiani aspettavano 30 anni?”.

“Mandiamo a casa definitivamente Berlusconi e i suoi fidi alleati del PD!” hanno concluso i 5 Stelle.

Ricordiamo cosa diceva Rodotà:

“Sento grandi inni al realismo da chi dice che l’incontro si doveva fare ma io sono sempre prudente di fronte agli eccessi di realismo e ai danni che ha provocato negli anni”, ricorda il costituzionalista. Il fatto è, osserva, che “non si può mettere tra parentesi chi fossero gli interlocutori, anzi, uno degli interlocutori”. “Per chi è cittadino del Paese – osserva ancora Rodotà – e ritiene che ci sia da ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato e che solo è stata dichiarato decaduto da senatore”.

Rodotà segnala che “uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione”. Anche perchè, pronostica, “quando finalmente quella decisione arriverà, immediatamente Berlusconi dirà ‘guardate, oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia. Per questo Rodotà avverte che “questa è la deriva che sta di fronte a noi. Dobbiamo esserne consapevoli ed anche questo è segno di quanto ancora fragile sia il nostro sistema”.

By Eles

 

 

fonti:

https://www.silenziefalsita.it/2019/05/16/berlusconi-abolite-spazza-corrotti-e-reddito-di-cittadinanza-m5s-senza-vergogna-mandiamolo-a-casa/?fbclid=IwAR0vOvJHWEin0vUrqs_mUM3WSLHL-ezW1Yc7sIE5iU_w9riWgaB6Fsr5uUQ

Berlusconi ribadisce il suo concetto: chi non vota per me è un coglione… Noi preferiamo ribadire quello di Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica”…!

Giusto un anno fa, il 23 giugno dl 2017, ci lasciava Stefano Rodotà. La sua eredità intellettuale in 10 citazioni…

 

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Giusto un anno fa, il 23 giugno dl 2017, ci lasciava Stefano Rodotà. La sua eredità intellettuale in 10 citazioni…

 

Stefano Rodotà si è spento, giusto un anno fa, il 23 giugno del 2017.

Da sempre innovatore e attento ai diritti dei più deboli, Stefano Rodotà ha attraversato gli anni migliori e peggiori dell’Italia. Nelle sue battaglie i temi vanno dalla laicità dello Stato (che non può, però, sottrarsi dal proprio rapporto con la Chiesa) ai valori della Costituzione fino alla libertà della stampa. Come individuo attivo e partecipe del suo tempo, non si può descriverlo attraverso un’unica etichetta: giurista, intellettuale, politico (radicale, indipendente ed infine movimentista ma sempre verso sinistra) ma anche un giovane professore di Diritto Civile per l’Università La Sapienza di Roma. Di quell’esperienza ha ricordi legati ad altri paesi tra cui l’Inghilterra, la Francia, la Germania e gli Stati Uniti.

 Di seguito alcune delle sue espressioni più efficaci e ricordate dai giovani. Sono quest’ultimi ad eleggerlo come una delle figure più importanti del paesi quando scopre il world wild web e e ne diventa fruitore, utente e icona.
  • “L’investimento per una buona cena non va considerato di serie B rispetto a un libro o a un disco”.
  • “Viviamo in uno stato di diritto, ma nessuno ci crede”.
  • “La mia non è una ritirata, né un rifiuto sull’aria ingrata: politica non avrai le mie ossa”.
  • “C’è un impoverimento culturale che si fa sentire, la cattiva politica è figlia della cattiva cultura”. 
  • “La globalizzazione attraverso i diritti, non attraverso i mercati”.
  • “La nostra rappresentazione sociale è sempre più affidata a informazioni sparse in una molteplicità di banche dati, e ai profili che su questa base vengono costruiti, alle simulazioni che permettono”.
  • “Se i diritti fondamentali vengono cancellati dal denaro e la democrazia cede alla dittatura, presto nessuno sarà più libero”. 
  • “La rivoluzione dei beni comuni, che ci porta sempre più intensamente al di là della dicotomia proprietà privata/proprietà pubblica; ci parla dell’aria, dell’acqua, del cibo, della conoscenza; ci mostra la connessione sempre più forte tra persone e mondo esterno, e delle persone tra loro; ci rivela proprio un legame necessario tra diritti fondamentali e strumenti indispensabili per la loro attuazione”.
  • “Divenute entità disincarnate, le persone hanno sempre più bisogno di una tutela del loro corpo elettronico”.
  • “I valori devono vivere in spazi liberi e pubblici di confronto”

Quanto ci manca Stefano Rodotà – Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità!

 

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Quanto ci manca Stefano Rodotà – Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità!

Quanto ci manca 
Stefano Rodotà, maestro e militante

Solidarietà, sinistra e “diritto di avere diritti”. Il 23 giugno 2017 se ne andava un gigante. Di cui abbiamo il dovere di raccogliere l’eredità

Accade raramente che un “militante politico” (definizione che, pensiamo, non sarebbe dispiaciuta a Stefano Rodotà) attraversi la vita pubblica, e spesso da protagonista, sapendo combinare insieme con tanta efficacia conflitti politico-istituzionali ed elaborazione teorica e scientifica. Così la sua biografia intellettuale accompagna un percorso di conquiste sul piano delle libertà civili e, al tempo stesso, di intuizioni su quello delle nuove generazioni dei diritti. È utile, pertanto, partire da una citazione che gli era cara e che ispira il titolo di uno dei suoi libri più importanti. «Il diritto ad avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa»: con queste parole di Hannah Arendt si apriva qualche anno fa “Il diritto di avere diritti” (Laterza, 2012). A chi sia negato il diritto di avere diritti, è negata la stessa appartenenza alla condizione umana, ci dicono Arendt e Rodotà, il primo, fondamentale diritto dell’homo dignus.

L’homo dignus è la nuova manifestazione della personalità umana nel costituzionalismo dei diritti di cui scriveva Rodotà: l’eguale dignità di ciascuno supera l’astrazione del vecchio individualismo liberale e riscopre la centralità della concreta esperienza della persona umana a partire dal suo corpo e dai suoi bisogni. Una nuova morfologia è la chiave interpretativa con cui Stefano Rodotà ci guida per le strade più impervie: la corporeità fisica o elettronica è il centro di attrazione di vecchi e nuovi diritti così come il corpo è il luogo della differenza delle persone e dei loro bisogni, tutte e tutti meritevoli di riconoscimento e di garanzia.

Per chi ha fatto della lotta per i diritti la ragione del proprio impegno, Stefano Rodotà – scomparso il 23 giugno di un anno fa – è stato un maestro e un compagno di strada irrinunciabile, dalle battaglie per le libertà civili degli anni Settanta alle nuove frontiere dell’identità digitale e del post-umano, senza dimenticare l’impegno garantista che lo vide in prima fila nella promozione di “Antigone”, il bimestrale di critica dell’emergenza pubblicato da il manifesto alla metà degli anni Ottanta.

“Il diritto di avere diritti” si apre con una riflessione sul “mondo nuovo dei diritti”. Rodotà, sulla scia di Bobbio, aveva interpretato la fine del Novecento come una finestra di possibilità per una età dei diritti. Già nel suo “Repertorio di fine secolo” (Laterza, 1992) si trovano i temi dei vent’anni successivi: un’agenda per una sinistra profondamente rinnovata, dalle nuove frontiere della democrazia al pluralismo culturale, una inedita concezione della privacy nell’era digitale e le problematiche del bio-diritto. Nel frattempo ulteriori sviluppi maturano in vecchi filoni di ricerca. Come quello sul «terribile, forse non necessario» diritto di proprietà (definizione di Beccaria), cui aveva dedicato una raccolta fondamentale di studi (“Il terribile diritto”, appunto) all’inizio del suo percorso di ricerca. Ricerca che gli consentirà, un quarto di secolo dopo, di elaborare una proposta di riconoscimento giuridico dei “beni comuni”. O, infine, l’approdo al “Diritto d’amore” (Laterza, 2015) di una antica critica dell’uso coattivo del diritto nelle relazioni familiari, critica che in Rodotà si rovescia in opportunità di riconoscimento della libera scelta di convivenza di coppie dello stesso sesso o di sesso opposto.

Ecco, se volessimo definire il lascito di Rodotà per il proseguimento delle battaglie di libertà a cui ci ha introdotto o in cui ci ha accompagnato, innanzitutto si dovrebbe dire questo: se il diritto è un’arma a doppio taglio, ci sarà pure un verso da cui prenderla per ottenere più garanzie e più libertà. Dunque, la critica del diritto esistente, se non vuole essere messianica attesa di una rivoluzione improbabile e (spesso) liberticida, deve essere il fondamento di un diritto possibile, già oggi ricavabile con una lettura rigorosa dei principi e dei valori cui si ispirano la carta costituzionale e il diritto internazionale. Si pensi, per esempio, a quella lettura rigorosa dell’articolo 32 della Costituzione, che ha consentito di dar pace a Eluana Englaro e ai suoi familiari.

È ancora la citazione di Hannah Arendt a ricordarcelo: la prospettiva dell’homo dignus è l’umanità dei diritti e dunque il loro universalismo, senza barriere né confini. Non a caso, dai suoi primi studi sulla proprietà fino a uno dei suoi ultimi libri, parola chiave nella lingua di Rodotà è la solidarietà: quel che ci tiene insieme, ognuno con la propria differenza, ognuno con la propria dignità. E lo spazio della umanità dei diritti non può essere rinchiuso nelle piccole patrie, non solo per i conflitti identitari che esse inevitabilmente generano tra chi vi appartiene e chi no, ma anche per la realistica considerazione che nel mondo globale, diritti e solidarietà si muovono in una dimensione globale. Non a caso, Rodotà resterà fino alla fine legato alla sua idea di un’Europa dei diritti, quella della Carta che contribuì a scrivere: un’Europa come attore istituzionale sovranazionale all’altezza della sfida dei diritti umani nell’epoca della globalizzazione e dei grandi poteri privati su scala mondiale.

Infine c’è l’agenda: i beni comuni, il diritto al cibo e alla conoscenza; il diritto all’esistenza, anche attraverso il riconoscimento universale di un diritto al reddito; l’autodeterminazione nelle scelte procreative e in quelle sulla propria vita; la tutela della riservatezza e della identità digitale e l’uso della rete per il rafforzamento della partecipazione democratica alle scelte di convivenza. Ciascuna di esse, ovviamente, aprirebbe uno spazio infinito di riflessioni e di iniziative, ben oltre le caricature che ne vengono date in alcune versioni politiche correnti. E ciascuna di esse, d’altra parte, consente di trascrivere ogni capitolo dell’elaborazione teorica di un intellettuale così curioso e innovativo, in uno specifico passaggio della storia italiana dell’ultimo mezzo secolo. Si pensi a un testo (del 1974!) dal titolo “Elaborazione elettronica e controllo sociale” (era l’epoca in cui i computer si chiamavano processori o calcolatori) che dice bene quale fosse la capacità di analisi di Rodotà delle trasformazioni in atto, fin quasi alla preveggenza.

Così, ogni tappa della sua elaborazione coincide, quando non anticipa, la sequenza delle mobilitazioni della società italiana intorno a cruciali battaglie di libertà. Rodotà, insieme ai radicali e a una parte della sinistra ancora riottosa, è lì, a battersi per il divorzio, l’interruzione volontaria di gravidanza, le garanzie nel processo e nell’esecuzione penale (ovvero quel garantismo che deve a lui e a Luigi Ferrajoli le poche espressioni di limpidezza politica e intellettuale conosciute in Italia), fino alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e alla Dichiarazione dei diritti in Internet. E si pensi a una questione tanto circoscritta e altrettanto ignorata quanto simbolicamente dirompente come il riconoscimento anagrafico della condizione transgender. Insomma, il pensiero di questo studioso così intellettualmente irrequieto ha contribuito più di tante manifestazioni collettive e di tante parole parlamentari a fare dell’Italia un paese più civile.

fonte: http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/06/18/news/quanto-ci-manca-stefano-rodota-maestro-e-militante-1.323833

Berlusconi ribadisce il suo concetto: chi non vota per me è un coglione… Noi preferiamo ribadire quello di Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica”…!

 

Stefano Rodotà

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Berlusconi ribadisce il suo concetto: chi non vota per me è un coglione… Noi preferiamo ribadire quello di Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica”…!

Il concetto lo aveva già espresso tempo fa, nel 2006 quando se ne uscì con: “Ho troppa stima nell’intelligenza degli italiani per pensare che ci siano così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse”. Allora ce l’aveva con i “Comunisti”.

Ora è la volta dei grillini: “Italiani (che hanno fiducia in questo governo), guardatevi nello specchio e domandatevi: ‘Sono un coglione o una persona intelligente‘. Risposta: ‘Sei un coglione’“

Insomma il concetto è questo: chi non vota per lui è un coglione…

Silvio Berlusconi si lamentava del fatto che “ancora un italiano su due ha fiducia in questo governo: sono numeri – ha aggiunto – che mi fanno ‘andare di testa’”. In perenne campagna elettorale da quando ha annunciato la sua candidatura alle Europee, Berlusconi non è nuovo a uscite contro chi sostiene l’esecutivo gialloverde e in particolare i Cinquestelle. Questa volta però è arrivate la risposta direttamente di Beppe Grillo: “Le parole gli scappano come peti, i pensieri sono rivolti al suo caleidoscopio e tamarro universo immaginario”, si legge in un post su Facebook del garante M5s dal titolo “Peti d’autore“.

A nostro avviso è sempre bene  rinfrecharVi la memoria con quello che diceva Stefano Rodotà non molto tempo fa:

Parla di deriva etica e si rammarica per la perdita della memoria. Stefano Rodotà è tanto felpato nei toni quanto duro nella sostanza sullo storico incontro Renzi-Berlusconi.

“Sento grandi inni al realismo da chi dice che l’incontro si doveva fare ma io sono sempre prudente di fronte agli eccessi di realismo e ai danni che ha provocato negli anni”, ricorda il costituzionalista. Il fatto è, osserva, che “non si può mettere tra parentesi chi fossero gli interlocutori, anzi, uno degli interlocutori”. “Per chi è cittadino del Paese – osserva ancora Rodotà – e ritiene che ci sia da ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato e che solo è stata dichiarato decaduto da senatore”.

Rodotà segnala che “uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione”. Anche perchè, pronostica, “quando finalmente quella decisione arriverà, immediatamente Berlusconi dirà ‘guardate, oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia. Per questo Rodotà avverte che “questa è la deriva che sta di fronte a noi. Dobbiamo esserne consapevoli ed anche questo è segno di quanto ancora fragile sia il nostro sistema”.

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Per rinfrescarVi la memoria – Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica” !!

Berlusconi

 

 

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Per rinfrescarVi la memoria – Stefano Rodotà: “se si dimentica chi è Silvio Berlusconi siamo alla deriva etica” !!

 

Parla di deriva etica e si rammarica per la perdita della memoria. Stefano Rodotà è tanto felpato nei toni quanto duro nella sostanza quando, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, stronca l’incontro Renzi-Berlusconi.

“Sento grandi inni al realismo da chi dice che l’incontro si doveva fare ma io sono sempre prudente di fronte agli eccessi di realismo e ai danni che ha provocato negli anni”, ricorda il costituzionalista. Il fatto è, osserva, che “non si può mettere tra parentesi chi fossero gli interlocutori, anzi, uno degli interlocutori”. “Per chi è cittadino del Paese – osserva ancora Rodotà – e ritiene che ci sia da ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato a agosto e che solo da poche settimane è stata dichiarato decaduto da senatore”.

Rodotà segnala che “uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione”. Anche perchè, pronostica, “quando finalmente quella decisione arriverà, immediatamente Berlusconi dirà ‘guardate, oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia. Per questo Rodotà avverte che “questa è la deriva che sta di fronte a noi. Dobbiamo esserne consapevoli ed anche questo è segno di quanto ancora fragile sia il nostro sistema”.