Una storia molto squallida: quando la Casellati, oggi Seconda Carica dello Stato Italiano, perse la causa, ma – con la prepotenza che gli deriva dal suo status di membro della CASTA – costrinse la giornalista disoccupata a pagare le spese legali!

 

Casellati

 

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Una storia molto squallida: quando la Casellati, oggi Seconda Carica dello Stato Italiano, perse la causa, ma – con la prepotenza che gli deriva dal suo status di membro della CASTA – costrinse la giornalista disoccupata a pagare le spese legali!

 

La Casellati perse la causa: ma spinse la giornalista disoccupata a pagare le spese legali

Il M5s non ha voluto Paolo Romani, ma prima di votare la presidente del Senato poteva chiedere agli attivisti di Padova…

La storia l’ha raccontata nel 2016 il Mattino di Padova con l’articolo che riportiamo e prima, nel gennaio 2014, l’aveva denunciata anche Ossigeno, ossia l’associazione che da anni denuncia le minacce e le pressioni cui giornalisti che minacciano la libertà di stampa.

La copertina del libro non ha un grande appeal, ma l’interno è polvere da sparo. Si intitola «Io non taccio» e racconta otto storie di ordinaria fatica giornalistica. Di quel giornalismo cosiddetto d’inchiesta, che spesso è solo il tentativo onesto di descrivere la realtà quando ci si imbatte in potentati costruiti utilizzando le istituzioni. Incarichi pubblici sfruttati come proprietà privata, posizioni di rilievo sociale ottenute con il voto ma usate a beneficio di chi le occupa e di pochi ammanicati, a spese degli ignari elettori. I potenti non gradiscono mai che se ne parli. Di qualunque partito siano, qualunque formazione culturale abbiano, è l’unica pubblicità che odiano. Per stroncarla non esitano a intimidire, minacciare. Non querelano neanche più davanti al giudice penale. Pretendono direttamente i danni in sede civile, secondo l’impostazione teorizzata negli anni Novanta da Massimo D’Alema. Non certo l’unico.

Nel Veneto Lia Sartori amava ripetere: «I giornalisti bisogna denunciarli, anche perché non hanno i soldi per pagarsi l’avvocato». È vero. Per il giornalista paga l’azienda, sempre se non scompare prima del processo, come è accaduto a Padova in uno degli otto casi narrati nel libro, intitolato «Gli intoccabili della città del Santo».

La giornalista si chiama Roberta Polese, lavorava come cronista di giudiziaria per «Il Padova», quotidiano gratuito del gruppo Epolis che ha chiuso nel settembre 2010. 
Poche settimane prima, il 19 luglio 2010, Roberta scrive un articolo intitolato «Arpav, scoperto l’uomo ombra, boss dei computer con parenti vip». Questo signore è Marco Serpilli, lavora a San Servolo, alla Venice International University che ha ottenuto dall’Arpav, agenzia della Regione Veneto, una consulenza di 250.000 euro per cambiare il sistema informatico. Costo 715.000 euro. Più la consulenza fanno 965.000 euro, tutti a carico delle casse pubbliche. 
Il sospetto dei pm padovani Federica Baccaglini e Paolo Luca, che indagano sulla vicenda, è che il cambio del sistema informatico non fosse necessario all’Arpav, ma sia servito solo per affidare la consulenza. 
Capirete.

Si dà il caso che Serpilli sia il marito di Ludovica Casellati, figlia della senatrice di Forza Italia Elisabetta Alberti Casellati, già famosa perché da sottosegretario alla sanità nel 2005 aveva assunto la stessa Ludovica nella segreteria del ministero, con uno stipendio di 60.000 euro l’anno. «Quasi il doppio di quanto guadagna un funzionario ministeriale del 9° livello con 15 anni di anzianità», scrisse Gian Antonio Stella. Questi retroscena sono gossip o fanno parte della notizia?

Roberta Polese decide che trattandosi di soldi pubblici il collegamento Serpilli-Casellati non è faccenda privata e lo scrive. Le casca il mondo addosso. Elisabetta Casellati la cita per danni, pretende 250.000 euro per l’onore infangato. Serpilli sostiene di c’entrare meno ancora, in quanto non direttamente indagato e querela per diffamazione
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Il gruppo Epolis ha chiuso. La Polese è aggredita in civile e in penale e deve reggere da sola, pagandosi gli avvocati. E’ disoccupata, ha un bambino piccolo, si gioca la casa dei genitori. E’ disperata. L’aiuto le arriva da una categoria che non fa spesso regali ed è bello scriverlo: due penalisti padovani, Giovanni Lamonica e Giuseppe Pavan, si offrono di difenderla gratis. Davanti al giudice civile l’assiste Luisa Miazzi, l’avvocato del sindacato giornalisti. Il 29 maggio 2013 la prima vittoria in sede penale (gup Domenica Gambardella), il 3 ottobre 2013 la seconda in civile (giudice Gianluca Bordon). Citare Serpilli e il rapporto di affinità con la senatrice Casellati faceva parte del diritto di cronaca, nessun illecito.

Elisabetta Casellati è condannata a pagare 8.250 euro di spese legali. Ma può fare ricorso e usa la minaccia per costringere la Polese a sobbarcarsi metà delle spese. Roberta, che ha vinto e ha solo un lavoro precario, per evitare l’appello che è un rischio si trova a dover pagare 4.125 euro all’illustre senatrice che ha perso. Può rifiutare e affrontare il secondo giudizio, ma due anni di angoscia l’hanno provata, non se la sente. Risolve la situazione il sindacato giornalisti che nella gestione di Daniele Carlon e Massimo Zennaro si accolla i quattromila e rotti euro della Casellati.

Ma la senatrice non è sempre stata così esosa. Anche lei in altri momenti ha avuto slanci di altruismo: per esempio quando si trattò di fare una colletta per pagare la multa di 70.000 euro nella causa persa da Giancarlo Galan – allora capo indiscusso del suo partito – contro la Rai di Venezia, non esitò a mettere mano al portafoglio. In 19 amici si divisero la spesa, 3700 euro a testa. Generosità targata, direte. Ma ben riposta: oggi è entrata a far parte del Csm, indicata da quel partito che non ha ancora sospeso Galan.

Reatto da: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/03/24/la-casellati-perse-la-causa-ma-spinse-la-giornalista-disoccupata-a-pagare-le-spese-legali-2021547.html

Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

 

Casellati

 

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Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

Casellati – Chi è il nuovo Presidente del Senato? Berlusconiana della prima ora, fece assumere la figlia al Ministero, ideatrice e difensore delle leggi ad personam di Silvio, andava dicendo che Berlusconi era assolto, mentre era prescritto o si era abrogato i reati, contraria a unioni civili e stepchild adoption… Il peggio del peggio, insomma!

Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna a salire sullo scranno più alto di Palazzo Madama, la seconda carica dello Stato. Avvocato matrimonialista, di Rovigo, classe 1946, sposata con un collega, due figli, nonna appassionata.

Fedelissima di Berlusconi, a cui deve il suo ingresso in politica fin dalla fondazione di Forza Italia nel 1994, dove ha ricoperto vari incarichi: componente del Collegio dei probiviri, dirigente del dipartimento Sanità e vice dirigente dei Dipartimenti di Fi. Dal 2001 per un anno è vice capogruppo a Palazzo Madama e dal 2002 al 2005 vice capogruppo vicario. Tra il 2006 e il 2008 nuovamente vice presidente degli azzurri al Senato con Renato Schifani presidente.

La Casellati può vantare nel suo curriculum anche di aver fatto parte del Csm per due anni come membro laico in quota Forza Italia. «Un’esperienza che ha rappresentato un arricchimento autentico e di straordinario valore», ha detto al momento delle dimissioni giovedì scorso. Molto vicina al Cavaliere, dunque. È scesa in campo più volte a sua difesa nelle vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, anche per il caso Ruby («un’ingiustizia ad personam»). Laureata in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, la Casellati è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova.

Nel governo ha ricoperto i ruoli di sottosegretario alla Salute e alla Giustizia in tre legislature. Eletta in Veneto, molto attiva sul territorio, ha creato, quando era sottosegretario alla Salute, un suo angolo nel mercato di Padova, con tanto di banchetto per un rapporto diretto con i cittadini. E il suo impegno si è profuso anche a varie riprese nella difesa dei diritti delle donne, dalle quote rosa alla legge sullo stalking. È favorevole alla riapertura delle case chiuse, convinta del fallimento della legge Merlin.

Tra i suoi assistiti ci sono il calciatore Stefano Bettarini, ex marito di Simona Ventura, e il registra Gabriele Muccino. La prima figlia, Ludovica, lavora nella galassia delle aziende di Berlusconi, mentre il fratello Alvise ha seguito le orme dei genitori, laureandosi in legge. Ha esercitato la professione a New York, ma poi ha deciso di seguire la sua grande passione: ora è un apprezzato direttore d’orchestra. Curata nell’aspetto, ma senza esagerare. Avrebbe detto che non potrebbe mai uscire senza eyeliner, di detestare le unghie lunghe e le bocche colorate. ‘Ma gli occhi devono essere sempre truccati’.

Qualche spunto:

Corriere della Sera – 31.07.2004: Il sottosegretario assume la figlia al ministero

Notizie Vip 12.04.2011: Travaglio la Casellati la figlia al Ministero e la Gruber, video.

 

Indagato per voto di scambio? E’ perfetto: Luigi Cesaro candidato per il Senato da Forza Italia

Forza Italia

 

 

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Indagato per voto di scambio? E’ perfetto: Luigi Cesaro candidato per il Senato da Forza Italia

 

Elezioni, tra i candidati per il Senato di Forza Italia spunta Luigi Cesaro

L’ex Presidente della Provincia di Napoli e deputato uscente è il candidato, capolista nel listino plurinominale per il collegio di Salerno, di Forza Italia per il Senato. Per Palazzo Madama FI propone anche Sandra Lonardo Mastella (collegio Avellino-Benevento-Caserta) moglie del sindaco sannita Clemente Mastella. Per la Camera, a Napoli e Napoli Nord, Forza Italia punta sul consigliere comunale Mara Carfagna.

Novità importanti, in casa Forza Italia, in vista delle elezioni parlamentari previste per il prossimo 4 marzo. Il partito di centrodestra ha annunciato le candidature per le due Camere: al Senato spunta il nome di Luigi Cesaro, capolista nel listino plurinominale del collegio di Salerno. Cesaro la spunta sul figlio Armando, consigliere regionale in Campania, che fino a poco tempo fa era dato quasi per certo. Proprio nei giorni scorsi, su Luigi Cesaro e sulla famiglia si era abbattuta una nuova scure giudiziaria: l’ex presidente della Provincia di Napoli (carica ricoperta dal 2009 al 2012) e deputato uscente, insieme proprio al figlio e ai fratelli Aniello e Raffaele – già in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa – è indagato per voto di scambio; avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di voti proprio per l’elezione di Armando.

Per un seggio a Palazzo Madama, tra gli altri nomi di spicco figurano quello di Sandra Lonardo Mastella, moglie del sindaco di Benevento Clemente Mastella, capolista nel listino plurinominale del collegio di Avellino, Caserta e Benevento. Nel collegio di Napoli, invece, il capolista è il coordinatore regionale di FI Domenico De Siano. Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, invece, per Napoli e Napoli Nord il partito di centrodestra schiera il consigliere comunale Mara Carfagna. Paolo Russo sarà capolista in Campania 1 e Campania 3, mentre per i collegi di Caserta, Salerno e Avellino-Benevento, i capigruppo sono rispettivamente Carlo Sarro, Enzo Fasano e Cosimo Sibilia

fonte: https://napoli.fanpage.it/elezioni-tra-i-candidati-per-il-senato-di-forza-italia-spunta-luigi-cesaro/

Per rinfrescrVi la memoria: Di Battista si permette di chiedere la procedura urgente per il taglio vitalizi. La Boldrini, giustamente, lo caccia dall’aula. E che cazzo! Mica stavano salvando qualche banca o si stavano aumentando lo stipendio?!?

Di Battista

 

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Di Battista si permette di chiedere la procedura urgente per il taglio vitalizi. La Boldrini, giustamente, lo caccia dall’aula. E che cazzo! Mica stavano salvando qualche banca o si stavano aumentando lo stipendio?!?

 

Nella delicata partita sul taglio dei vitalizi, l’asse Pd-M55 che una settimana fa a Montecitorio aveva consentito l’approvazione del testo in prima lettura, già si infrange a Palazzo Madama. E’ fallito il tentativo del Movimento Cinque Stelle di accelerare sulla legge che abolisce i vitalizi per gli ex parlamentari. Ed è  naufragata la convergenza che aveva portato ad approvare il testo del pd Richetti alla Camera. Da oggi Palazzo Madama chiude per 40 giorni ed è tutto rimandato a settembre.

Di Battista, che si era permesso di chiedere di esaminare con procedura urgente norma sulla riduzione dei vitalizi. è stato cacciato dall’aula dalla Boldrini. Ma è giusto così, mica dovevano salvare qualche banca o aumentarsi lo stipendio?

 

by Eles

Renzi e Grasso sulla porcheria della Legge sulla legittima difesa: da cambiare in Senato – Meno male che il Senato c’è… Ma fino ad 3 dicembre scorso il Senato non era inutile?

 

Senato

 

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Renzi e Grasso sulla porcheria della Legge sulla legittima difesa: da cambiare in Senato – Meno male che il Senato c’è… Ma fino ad 3 dicembre scorso il Senato non era inutile?

 

Leggiamo…

Legittima difesa, Renzi chiede di cambiare la legge al Senato

L’iter abbastanza grottesco di questa nuova legge sulla legittima difesa è la prova della incapacità della classe politica, anche quella di governo, di prendere decisioni nette e di assumersene la responsabilità. La licenza di sparare ma solo di notte ha fatto ridere tutta Italia, compresi i sostenitori della maggioranza renziana. Tanto che il confermato segretario del Pd ha appallottolato il testo uscito da Montecitorio e ha già ordinato che al Senato (quel Senato che voleva abolire e che gli è costato cinque mesi di sofferenze) se ne faccia un altro.

QUI l’articolo intero

 

Il leader pd boccia un’altra legge. Grasso: meno male che c’è il Senato

Matteo Renzi sul telemarketing: anche questa norma è da correggere. Legittima difesa, dopo il suo no anche quello del presidente del Senato e dell’Anm.

Una volta tanto il presidente del Senato, Pietro Grasso, e l’ex premier Matteo Renzi sono d’accordo. Così, sul pasticciaccio della nuova legittima difesa varata alla Camera con i voti del Pd e di Ap, la seconda carica dello Stato si prende una piccola rivincita: «Meno male che c’è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema…», dice Grasso dopo che il segretario del Pd si era smarcato clamorosamente dal testo approvato dai suoi deputati, invitando poi i senatori dem «a correggere la legge».

QUI l’articolo intero

 

dopodichè la domanda è più che spontanea: MA IL SENATO NON ERA INUTILE?

 

By Eles

Lezione di civiltà dalla Francia: ai senatori assenteisti multe fino a 4.400 euro al mese. Vorrei vedere le nostre carogne se la voterebbero una legge così!

Francia

 

 

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Lezione di civiltà dalla Francia: ai senatori assenteisti multe fino a 4.400 euro al mese. Vorrei vedere le nostre carogne se la voterebbero una legge così!

 

Francia, ai senatori assenteisti multe di 4.400 euro al mese

Il nuovo regolamento in vigore da giovedì volto a rispolverare l’immagine di un’istituzione sempre meno apprezzata dalla cittadinanza

 

PARIGI (FRANCIA) – I senatori che lasciano vuoto troppo frequentemente il loro seggio potranno essere sanzionati con multe fino a 4.400 euro al mese. E’ una delle misure previste dal nuovo regolamento del Senato di Parigi, che entrerà in vigore giovedì, volto essenzialmente a rispolverare l’immagine di un’istituzione poco apprezzata dai francesi.

I SENATORI – Eletti a suffragio indiretto, i senatori sono i rappresentanti delle collettività territoriali e hanno un forte radicamento nelle loro regioni di appartenenza, motivo per il quale sono spesso lontani da Parigi. Ma l’assenteismo rasenta quasi – dalle parole di una stessa senatrice, la socialista Catherine Tasca – “un’abitudine al lavoro fittizio”.

TROPPE ASSENZE – Le misure varate dall’ufficio di presidenza del Senato vogliono “promuovere” la partecipazione dei senatori, tanto in Parlamento che sui luoghi di elezione, e puntano a migliorare la trasparenza nella gestione finanziaria dell’assemblea.

 

 

Vorrei vedere le nostre carogne se la voterebbero una legge così!

E ricordate che nel nostro parlamento c’è gente con assenze che arrivano al 99%. Gente che vengono pagate regolarmente (e profumatamente) con i nostri soldi! E parliamo di gente come Angelucci e Ghedini (99% di assenze), Verdini (90%), Tremonti (82%), Meloni e Santanchè (75%)…Tutta gente che non fa un cavolo e si mette in tasca i nostri soldi!

 

by Eles

Minzolini “Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore” …ma di attimi ne sono passati fin troppi. Ma lui continua a prendere lo stipendio (che paghiamo noi) in attesa del vitalizio (che pagheremo noi)…!

 

Minzolini

 

 

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Minzolini “Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore” …ma di attimi ne sono passati fin troppi. Ma lui continua a prendere lo stipendio (che paghiamo noi) in attesa del vitalizio (che pagheremo noi)…!

 

Minzolini: «Lunedì presenterò le dimissioni dal Senato»

«Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore». Così parlava sette giorni fa Augusto Minzolini, nell’aula del Senato che di lì a poco avrebbe respinto la sua decadenza nonostante il parere favorevole per la Giunta delle autorizzazioni. Il senatore di Forza Italia è stato infatti condannato con sentenza definitiva a due anni e mezzo per peculato, circostanza che prevede l’applicazione della legge Severino sull’ineleggibilità.

Sette giorni dopo, però, a chi domandava quando le dimissioni verranno messe in discussione, fonti della presidenza del Senato hanno fatto notare che fino a ieri non era stata presentata alcuna lettera di dimissioni da parte di Minzolini. Il senatore non ci sta e contrattacca: “Ho detto che lo faccio e lo farò. Ma non mi faccio dettare l’agenda da nessuno”. Poi, in serata, ha annunciato: “Lunedì presenterò le mie dimissioni al Senato”.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/minzolini_niente_dimissioni_senato_nessuna_lettera-2335579.html

Davigo rinfresca la memoria a chi siede in Parlamento solo per salvare delinquenti: “al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il Parlamentare, NON LO PUÒ FARE!

 

Davigo

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Davigo rinfresca la memoria a chi siede in Parlamento solo per salvare delinquenti: “al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il Parlamentare, NON LO PUÒ FARE!

Video assolutamente da seguire e diffondere. Con poche semplicissime parole Piercamillo Davigo svergogna la nostra classe politica…

GUARDA QUI IL VIDEO

 

Dice in proposito Luigi Di Maio:

Ascoltate e diffondete le parole del magistrato Piercamillo Davigo contenute in questo video. Spiegano benissimo l’irresponsabilità dei parlamentari che hanno salvato Minzolini nonostante la legge lo avesse già condannato. Per me è e rimane un atto eversivo. Ora la parola a Davigo:

“Sul caso Minzolini a parte quello che ha detto la Giunta e su cui non voglio pronunciarmi perché lascerò la presidenza tra pochi giorni e non voglio pregiudicare il mio successore, faccio una considerazione. Al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il parlamentare, non lo può fare! La camera di apparenza nella fattispecie il Senato ha il dovere di dichiararlo decaduto. Va fatto, è successo in altri casi. Non sta a me giudicare se un atto del parlamento è eversivo, dico semplicemente che è in contrasto con la legge, la autonomia della Camere fa si che la misura delle pene accessorie nei confronti di un parlamentare si eseguono comunicando alla Camera di appartenenza l’avvenuta interdizione poi la Camera lo deve dichiarare decaduto. I parlamentari dovrebbero ricordarsi che la Costituzione dice che coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche anche quella di parlamentare deve essere adempiuta con disciplina e onore. Il problema è questo, uno interdetto da pubblico ufficio non vota. Quando ci sono le elezioni come cittadino non può votare, lo si tiene in Parlamento a votare le leggi che obbligano tutti noi? A me sembra una cosa nettamente in contrasto.”

Non gli è bastato salvare un condannato. Hanno ostentato il loro arrogante trionfo. Il trionfo della casta nel disprezzo delle leggi e della Gente…!!

condannato

 

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Non gli è bastato salvare un condannato. Hanno ostentato il loro arrogante trionfo. Il trionfo della casta nel disprezzo delle leggi e della Gente…!!

 

Non gli è bastato salvare un condannato. Hanno ostentato la loro arroganza e disprezzo del Popolo sovrano con tutti quegli abbracci e baci.

Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, condannato per peculato a 2 anni e 6 mesi con sentenza definitiva della Cassazione il 12 novembre 2015, è ancora lì, saldamente al suo posto.

La casta gli ha salvato la poltrona. Da quasi un anno e mezzo prendo uno stipendio (d’oro) che non gli competerebbe… ma tanto pagano i coglioni Italioti… Ed ora via spedito a beccarsi pure il Vitalizio

Il tutta alla faccia Vostra e della Legge…

Siete soddisfatti?

Mi raccomando, votateli ancora!

VERGOGNA. IL NOSTRO PARLAMENTO MAI COSÌ IN BASSO – Il Senato respinge decadenza del CONDANNATO Minzolini. E ancora più schifoso del voto dei nostri senatori, è il lungo applauso con cui hanno festeggiato il salvataggio di un delinquente!

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VERGOGNA

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VERGOGNA. IL NOSTRO PARLAMENTO MAI COSÌ IN BASSO – Il Senato respinge decadenza del CONDANNATO Minzolini. E ancora più schifoso del voto dei nostri senatori, è il lungo applauso con cui hanno festeggiato il salvataggio di un delinquente!

 

“Un parlamentare interdetto dai pubblici uffici? Decade dal suo mandato ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione. altrimenti sarebbe violare le regole della Costituzione e della legge. Sarebbe ABERRANTE“

Sergio Mattarella 31 luglio del 2007

 

In applicazione della legge Severino, a seguito della sentenza di condanna a due anni e sei mesi di reclusione per peculato, l’ex direttore del Tg1, era da dichiarare decaduto dal mandato parlamentare.

Il Senato con 137 sì, 94 no e 20 astenuti ha approvato invece un ordine del giorno presentato da Forza Italia che respinge la proposta della giunta.

Il voto dell’odg è stato accolto da un lungo applauso.

«Oggi la legge Severino non esiste più». Ha affermato, strappando una fotocopia della legge varata nel novembre 2012, il vice presidente della Camera Luigi Di Maio.

«Abbiamo capito che non si può andare a votare perché devono risolvere le loro magagne, ed è stato creato un precedente pericolosissimo», attacca Di Maio che sottolinea: «non vi lamentate se i cittadini manifestano in maniera violenta fuori al Parlamento se dentro si fanno atti eversivi. Fate prima a riaprire le patrie galere».

«Dal Senato oggi è arrivato un atto di una violenza inaudita, un atto eversivo contro le istituzioni della Repubblica. Il Pd oggi sancisce che la legge non è uguale per tutti», insiste Di Maio. «Stanno attenti alle loro poltrone e questa storia del garantismo di cui parla Renzi è un’ignobile menzogna, è la prassi della partitocrazia», attacca Alessandro Di Battista.

«Tra il Pd e FI c’è stato di fatto un voto di scambio. I dem ieri hanno salvato Lotti per lo più uscendo dall’Aula e facendogli abbassare il quorum e loro oggi gli hanno salvato Minzolini che resta senatore di FI. È una vera vergogna. Hanno dimostrato di essere una Casta che vuole restare al di sopra della legge», aggiunge l’esponente M5S Mario Michele Giarrusso.