I fantastici risultati di 4 anni da Ministero della Lorenzin: dodici milioni di italiani fuori dalla sanità pubblica italiana e boom della sanità privata!

 

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I fantastici risultati di 4 anni da Ministero della Lorenzin: dodici milioni di italiani fuori dalla sanità pubblica italiana e boom della sanità privata!

 

I RISULTATI DEL MINISTERO LORENZIN DOPO 4 ANNI: DODICI MILIONI DI ITALIANI FUORI DALLA SANITÀ PUBBLICA ITALIANA E BOOM DELLA SANITÀ PRIVATA

In pratica un italiano su quattro in età adulta. Dall’altro lato lo stato sempre più fatiscente della sanità pubblica italiana costringe chi se lo può permettere a spendere sempre di più nella sanità privata: lo scorso anno la spesa ha raggiunto i 37,3 miliardi di euro.

Abbiamo già denunciato su queste pagine delle situazioni-limite oramai insostenibili, dove dopo le parole di qualche politico non è avvenuto nulla di concreto. Si continua a brancolare nel buio e gli stanziamenti per il personale e le strutture sono state minime , avendo avuto il ruolo del padrone gli acquisti di vaccini e farmaci. Ma si può continuare così?

L’Italia continua ad avere una spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil inferiore a quella di altri grandi Paesi europei. Nel nostro Paese è pari al 6,8 per cento del Prodotto interno lordo, in Francia all’8,6 per cento, in Germania al 9 per cento. Per il Censis, in questi anni il recupero di sostenibilità dei servizi sanitari regionali non è stato indolore. Anzi, è costato migliaia di posti di lavoro per mancato turn over fra medici e infermieri e tanta qualità sul lato dell’offerta.

L’ottavo «Rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata», presentato in occasione del Welfare Day 2017 con il patrocinio – che suona quasi beffardo – del ministero della Salute non lascia adito a dubbi. Alla vigilia del quarantennale della istituzione del Servizio sanitario nazionale – legge 833 del 1978 – lo stato di salute della sanità pubblica è pre-fallimentare: ci sono 20 servizi sanitari regionali diversi ma pochissimi sono all’altezza.

Le difficoltà di accesso al sistema pubblico sono infatti aumentate. Le liste d’attesa per la sanità pubblica italiana sono sempre più lunghe.

I dati indicano che per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva in media a 142 giorni. Per una colonscopia si aspettano mediamente 93 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono ben 109.

Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Sud ne sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma si sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (18 giorni in più rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud.

In questo contesto decadente il mercato della sanità diventa fiorente e sfrutta le mancanze della sanità pubblica italiana tramite lo strumento degli «accreditamenti» che, specie al Sud, lasciano spalancata la porta alle irregolarità e alla malavita che controlla e gestisce migliaia di strutture, come accertato dalla commissione parlamentare Antimafia presieduta proprio dall’ex ministro della Sanità – e autrice dell’ultima riforma che cercava di mettere al centro il sistema pubblico – Rosi Bindi.

Il Censis e Rbm stimano in oltre 15 miliardi le risorse spese ogni anno verso la sanità integrativa. Un mercato che ora sfrutta anche le defiscalizzazioni che imprese e lavoratori possono utilizzare per il welfare aziendale.

via RadicalBio

Fateci capire: Roma ha peggiorato gli indicatori di salute e quelli che stando al Governo negli ultimi anni 3 anni hanno TAGLIATO LA SANITÀ di 10 miliardi, dicono che è colpa della Raggi? Abbiamo capito bene, è così?

 

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Fateci capire: Roma ha peggiorato gli  indicatori di salute e quelli che stando al Governo negli ultimi anni 3 anni hanno TAGLIATO LA SANITÀ di 10 miliardi, dicono che è colpa della Raggi? Abbiamo capito bene, è così?

ANSA: Roma “è l’unica tra le 28 Capitali dell’Ue che ha peggiorato i suoi indicatori di salute negli ultimi anni. Tutti gli indicatori, da quello più solido che è l’aspettativa di vita e la mortalità infantile a quello per patologie tumorali, fanno riscontrare un peggioramento della situazione dei cittadini romani rispetto al resto di Italia”.

Siamo di fronte all’ennesima Fake News di Stato.

Non che i dati su Roma siano inventati. E’ il modo ed il sistema con cui sono stati resi pubblici che sottintendono una vergognosa truffa del Governo e dei media di regime.

I dati relativi a Roma sono stati mandati in pasto al pubblico in concomitanza di altri problemi di altro genere della Raggi, facendo intendere che della situazione sanitaria della Capitale fosse responsabile il Sindaco.

La truffa si concretizza nascondendo 2 dati che renderebbero chiara la situazione:

1 – il problema sanitario non è solo di Roma, ma di TUTTI i comuni italiani. Gli indicatori di salute sono peggiorati dappertutto, non solo a Roma. Anche a Napoli, Torino, Milano, Venezia. In tutta Italia.

2 – Il Governo, questo Governo, quello che vorrebbe far passare la situazione di Roma come la prova dell’inefficienza della Raggi, è il Governo che in 3 anni ha tagliato 10.000.000.000 alla Sanità pubblica!

Ricapitolate e rendetevi conto se non ci stanno prendendo, ancora una volta, per il culo!

Riflettete gente, riflettete…

By Eles

Vaccini obbligatori ma non per i figli dei ricchi

 

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Vaccini obbligatori ma non per i figli dei ricchi

Spunta una falla nella legge: basta pagare una multa per farla franca

(di Stefano Sansonetti – lanotiziagiornale.it) – La polemica sui vaccini nelle scuole non accenna a ridimensionarsi. E non deve ingannare la marcia indietro innestata ieri dalla Ragione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia, che ha annunciato il ritiro della moratoria precedentemente imposta al decreto Lorenzin. Moratoria che avrebbe fatto slittare al 2019 gli obblighi imposti dal provvedimento governativo. Detto questo il Veneto, con il suo momentaneo passo indietro, non ha minimamente deposto le armi. Adesso infatti dovrà pronunciarsi il Consiglio di Stato. Mentre rimane tutto da giocare il ricorso alla Corte costituzionale. Semmai bisognerebbe concentrarsi sulle falle che ancora oggi rendono fragile il decreto vaccini. Buchi normativi che, secondo i legali che stanno assistendo la Regione, hanno del clamoroso. Uno su tutti: a quanto pare se i genitori pagano la multa, conseguente alla mancata vaccinazione dei figli, di fatto si vedono estinto l’obbligo di vaccinazione, con la possibilità di mantenere i figli stessi a scuola. Per carità, la questione esige precise distinzioni. Ma come è possibile un esito del genere?

I dettagli – Basta leggere con attenzione il combinato disposto del decreto vaccini (dl  73 del 2017, coordinato con la legge di conversione 119 del 2017) e la circolare del ministero della salute del 16 agosto. Diciamo subito che il comma 1 dell’articolo 1 del decreto premette seccamente che al fine di assicurare la tutela della salute pubblica “per i minori di età compresa tra zero e sedici anni sono obbligatorie e gratuite” le ormai famose 10 vaccinazioni di cui si parla da mesi. Il successivo comma 4 stabilisce che in caso di mancata osservanza dell’obbligo di vaccinazione “ai genitori è comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100 a euro 500”. Per Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale a Padova e uno dei legali della Regione Veneto, questo significa che “il pagamento della multa estingue l’obbligo di immunizzazione”. Da qui la sua provocazione: “E’ ridicolo che la Lorenzin abbia sostenuto che il Veneto vuole diffondere epidemie, visto che secondo la sua legge basta pagare la multa e i bambini possono andare a scuola. Allora anche i ricchi sarebbero responsabili di epidemie?”. La provocazione tende anche a riflettere la tensione di questi giorni, ma i tecnici della Regione sono convinti di poterla argomentare nel dettaglio. Per fare il passaggio successivo bisogna andarsi a leggere la circolare ministeriale del 16 agosto.

Il richiamo – Qui c’è espressamente scritto che “la sanzione estingue l’obbligo di vaccinazione, ma non permette comunque la frequenza, da parte del minore, dei servizi educativi dell’infanzia”. La prima parte della disposizione sembrerebbe dare ragione ai legali del Veneto, anche se poi si dice chiaro e tondo che al minore senza vaccino, seppur con multa pagata dai genitori, è comunque preclusa la frequenza. Ma è proprio qui che Antonini e i suoi colleghi rilanciano. E citano il comma 3 dell’articolo 3 del decreto, il quale dice che la documentazione che comprova la vaccinazione costituisce “requisito d’accesso” per i servizi educativi dell’infanzia e per le scuole d’infanzia. Ma la stessa documentazione, prosegue il comma 3, “non costituisce requisito di accesso alla scuola” per gli altri gradi di istruzione. Insomma, gli avvocati della Regione ne deducono che per gli alunni più grandi, pagata la multa ed estinto l’obbligo della vaccinazione, le porte della scuola sono spalancate. Per carità, è chiaro che la battaglia legale si gioca sulla frasi, sulle parole e sulle singole virgole. Ma forse qualche bella falla nella legge targata Beatrice Lorenzin e Valeria Fedelic’è. E non è affatto da escludere che la tregua firmata ieri, grazie al passo indietro del Veneto, sia solo un modo per rinviare le sorprese a un secondo momento.

tratto da: https://infosannio.wordpress.com/2017/09/08/vaccini-obbligatori-ma-non-per-i-figli-dei-ricchi/

F-35 al posto di scuola e sanità: così hanno deciso Giorgio Napolitano e il PD…!

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F-35 al posto di scuola e sanità: così hanno deciso Giorgio Napolitano e il PD…!

L’Italia – e soprattutto Napolitano e il PD – dovrebbero prendere lezioni dal Costarica, che ha deciso di mandare al diavolo le armi e di pensare ai propri cittadini investendo nella scuola e nella sanità. L’esatto contrario del Governo Gentiloni che sta buttando 11 miliardi di euro per l’acquisto degli F-35, continua a smantellare la sanità è ha eliminato un anno di liceo per ‘risparmiare’ un miliardo e 300 milioni di euro! 

In questi ultimi giorni, secondo un’analisi dei giudici della Corte dei Conti, il programma dei caccia F-35 “è oggi in ritardo di almeno 5 anni” per le “molteplici problematiche tecniche” che hanno fatto, anche sì che i costi del super-caccia siano “praticamente raddoppiati“. Ed anche le prospettive occupazionali per l’Italia “non si sono ancora concretizzate nella misura sperata”. Tuttavia, l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto” ed uscirne ora produrrebbe importanti perdite economiche.

E’ quanto si legge in un’analisi della Corte dei Conti. I giudici contabili, parlando del rendiconto dello Stato, sottolineano che “la stima dei ritorni occupazionali generati da parte dell’Industria, inizialmente pari a 6.400 posti di lavoro, è ritenuta realisticamente realizzabile in 3.586 unità, anche sulla base dell’aggiornamento di Leonardo–DV di febbraio 2017”.

A più riprese il progetto F-35 era stato messo “in discussione”, soprattutto in Parlamento. Ma in tutte le occasioni era stato l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a ribadire che non si tornava indietro. Nel 2013, per esempio, riunì il Consiglio supremo di difesa al Quirinale che così si pronunzio:

”Il Parlamento non può porre veti al governo in tema di ammodernamento dell’apparato militare”.

Un anno dopo, non soddisfatto, il capo dello Stato replicò poiché ricorrevano voci sul possibile taglio all’acquisto. Giorgio Napolitano riconvocò il Consiglio di difesa per mettere all’ordine del giorno le “criticità“ della Legge 244 , che prevedeva che il Parlamento avesse potere di controllo sulle spese della difesa.

E proprio per questo, un capitolo a parte, in tema di commercio delle armi, in cui la “pacifica” Italia è stata sempre in prima linea, merita la controversa questione dei caccia F-35 alla luce del ruolo che viene assegnato all’aereonautica nella nuova visione della strategia militare internazionale. Il costo complessivo è stato stimato, a metà degli anni 2000, in circa 276 miliardi di dollari. Dovrebbe sostituire, nelle sue varie versioni, centinaia di vecchi veicoli tattici sia in funzione di combattimento aereo che di supporto alle forze di terra e di bombardamento.

Si prevede che il prototipo F-35, dietro cui c’è una precisa strategia industriale americana per il dominio mondiale nel settore dell’aereonautica, dovrebbe stare sulla scena per buona parte del secolo e che entro il 2030 l’85% dei caccia nel mondo saranno gli F-35.

Alla realizzazione del costosissimo progetto hanno collaborato, con la capofila americana Lockheed, altre numerose aziende americane e straniere. Un progetto di collaborazione e cooperazione industriale tecnologica e militare a vari livelli e tra cui in prima fila troviamo la Gran Bretagna con la Bae Systemche ha investito 2,5 miliardi di dollari seguita dall’Italia con la Alenia con 1,3 miliardi di investimenti e l’Olanda con 800 milioni. Seguono poi, con un ruolo marginale di coinvolgimento nel progetto, altri Paesi come la Turchia, l’Australia,la Danimarca, il Canada e la Norvegia.

L’Italia, dal canto suo, dovrebbe poi ospitare un impianto di assemblaggio per l’Europa. Ma quel che più fa riflettere ed induce ad un’amara riflessione è che il nostro Paese, nel contesto di una crisi irreversibile con perdite continue di posti di lavoro e di chiusure senza soluzione di continuità, ai vari livelli, di migliaia e migliaia di aziende, si è impegnato ad acquistare 131 F-35 per un costo complessivo di 11 miliardi di dollari.

A questa spesa faraonica di 11 miliardi per gli F-35 vanno poi aggiunti poi altri 7 miliardi di euro per l’acquisto di 121 caccia Typhoon del consorzio Eurofightera cui l’Italia partecipa con Gran Bretagna, Germania e Spagna. Questo dell’opportunità dell’acquisto degli F-35, da parte dell’Italia, in un momento tanto delicato per la nostra economia, è stato oggetto di un serrato dibattito nel Paese e in Parlamento, con proposte di rinvio e/o di riduzione drastica del numero di velivoli da acquistare. Dibattito nel quale come detto prima è entrato a gamba tesa l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Ciò ci induce a pensare che gli interessi in campo per l’acquisto di questi costosissimi aerei sono tanti e talvolta non troppo spesso chiari e trasparenti. Basti pensare che l’azienda americana Lockheed – l’attuale capofila del progetto per la costruzione degli F-35 – è quella stessa Lockheed dello scandalo (chi è di buona memoria dovrebbe ricordarlo ) passato alla storia del nostro Paese come appunto lo “scandalo Locheed”. Scandalo divenuto tristemente famoso nel lontano 1976 per le bustarelle pagate per svariati miliardi di lire ad Antilope Koppler (nome in codice di un politico di primissimo piano) per favorire l’acquisto degli aerei Hercules C-130 (gli antesignani degli attuali F-35).

E con tale “dejà-vu” e con siffatti precedenti sorge il ragionevole dubbio ( “a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca”, diceva Giulio Andreotti) che la storia tra corsi e ricorsi, oggi come allora, potrebbe ripetersi alla luce della ostinazione sospetta da parte di molti interessati a volere acquistare a tutti i costi o, peggio ancora, a costi spropositati  decine e decine di F-35 che studi recenti, e per ammissione dello stesso Pentagono, che questi sofisticatissimi caccia potrebbero risultare pure difettosi.

Per tutte, la relazione tecnica di Michael Gilmore, direttore del dipartimento Difesa americano. Che, inviata di recente al Congresso degli Stati Uniti, ha rivelato che i caccia F.35 in fin dei conti si sono rivelati meno affidabili di quanto ci si potesse aspettare. Meno affidabili, più vulnerabili e più difficili da mantenere nonostante le spese considerevoli che hanno richiesto, con riferimento ai 288 miliardi di euro che sinora sono stati spesi.

Davanti a tutto questo non ci si fa scrupolo di insistere nell’acquisto di questi costosissimi caccia-bombardieri privilegiando in assoluto le spese militari a discapito delle spese sociali come, ad esempio, nel caso della prevista riduzione dei servizi sanitari e scolastici per le persone disabili: per l’acquisto di tali servizi è prevista, da parte del governo, una spesa complessiva pari all’acquisto di un caccia-bombardiere e mezzo!

Sarebbe più opportuno, e forse più sensato, che in un Paese civile che abbia a cuore gli interessi e la salute dei propri cittadini e, in particolare, come in questo caso, delle persone svantaggiate, i propri governanti pensassero ad acquistare dei cacciabombardieri in meno riducendo le spese militari e investendo le risorse risparmiate nel sociale e, precisamente, nel settore della sanità e dell’istruzione.

La riduzione di sprechi e delle spese militari, che molti Paesi, a differenza dell’Italia, hanno scelto di praticare, ha consentito ai loro cittadini di raggiungere elevati livelli di vita. Uno esempio per tutti: il piccolo Costarica che, da anni, ha scelto di non investire in armamenti, bensì in scuola e sanità. Oggi grazie a queste scelte il Costarica è uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di alfabetismo ( 94%) e con una durata media della vita tra i 76 e 78 anni ed è tra i Paesi più progrediti ed industrializzati.

Il Costarica, come del resto tanti altri Paesi che hanno ridotto le loro spese militari, spendendo ed investendo le loro risorse in attività sociali e di sviluppo, hanno dimostrato in tal modo, a differenza di quei Paesi vocati – quale è appunto l’Italia – a sprechi e ad eccessive spese militari, come si possono affrontare e risolvere i più elementari e fondamentali problemi dei propri cittadini.

fonte: http://www.inuovivespri.it/2017/08/11/gli-f-35-al-posto-di-scuola-e-sanita-cosi-hanno-deciso-giorgio-napolitano-e-il-pd/

Come funziona la Sanità in Italia – Correva l’anno 1979, il Ministro della Sanità Tina Anselmi decide il ritiro di migliaia di farmaci inutili o pericolosi. Le fu offerta una mazzetta da 35 miliardi (rifiutata), poi l’auto in cui doveva essere saltò in aria! …E poi venne Di Lorenzo…

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Come funziona la Sanità in Italia – Correva l’anno 1979, il Ministro della Sanità Tina Anselmi decide il ritiro di migliaia di farmaci inutili o pericolosi. Le fu offerta una mazzetta da 35 miliardi (rifiutata), poi l’auto in cui doveva essere saltò in aria! …E poi venne Di Lorenzo…

RICORDANDO LA STORIA CHE INSEGNA

Nel 1979, quando Tina Anselmi è ministro della Sanità, decide il ritiro dal mercato di migliaia di farmaci che una commissione tecnica ha appena giudicato inutili o addirittura pericolosi.
Da lì a poco, viene avvicinata da un esponente delle industrie farmaceutiche che le offre 35 miliardi di lire in valuta straniera presso una banca svizzera di sua scelta, affinché ritiri quel provvedimento.
Il mattino dopo, la Anselmi rende pubblico questo tentativo di corruzione. Trascorsi pochi giorni, la sua auto salta in aria. Per pura coincidenza e per pochi attimi di ritardo, la senatrice democristiana si salva.
Comunque, dopo alcune settimane, viene rimossa dall’incarico.
Questo episodio è citato dal rimpianto Hans Ruesch nel suo Naked Emperess della Garzanti-Milano.

La clamorosa corruzione del ministro della sanità De Lorenzo da parte della Smith-Kline.

Passa una decina di anni e siamo nel 1990-91.
La Smith-Kline, del gruppo Beecham, unica produttrice mondiale del vaccino Energix B che pretende di prevenire l’epatite B, al fine di realizzare un piano di vaccinazioni garantito sulla pelle dei bambini italiani, versa in segreto, in banconote da 100 mila lire, la somma di 600 milioni di lire all’allora ministro della Sanità De Lorenzo.
Seicento milioni solo per apporre una firma di approvazione ministeriale per rendere non più facoltativa ma obbligatoria la vaccinazione antiepatite B. De Lorenzo viene preso con le mani nel sacco e finisce nelle carceri della Repubblica per diversi anni.

fonte: https://debernardi.wordpress.com/2017/07/01/mafia-sanitaria/

Non ti rendi conto di perchè il Governo prenda misure a dir poco scioccanti in materia di Sanità? Forse se sapessi dei finanziamenti segreti degli ospedali privati al partito del Ministro della Salute Lorenzin, Ti spiegheresti tante cose…!

 

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Non ti rendi conto di perchè il Governo prenda misure a dir poco scioccanti in materia di Sanità? Forse se sapessi dei finanziamenti segreti degli ospedali privati al partito del Ministro della Salute Lorenzin, Ti spiegheresti tante cose…!

 

I finanziamenti (nascosti) degli ospedali privati al partito del ministro della Salute Lorenzin

di Ulisse Spinnato Vega, giornalista

Con 60mila euro gentilmente regalati tra il 2014 e il 2015, le cliniche private affiliate all’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) di Lazio, Toscana e Lombardia rappresentano il primo donatore del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Sì, avete capito bene: i centri medici privati e il partito che occupa il dicastero responsabile del sistema sanitario.

Il MoVimento 5 Stelle lo ha scoperto analizzando le tabelle sulle erogazioni liberali superiori a 5mila euro da parte di persone fisiche e giuridiche alle formazioni politiche. Dati in teoria pubblici, ma che, almeno nel caso di Ncd, non appaiono in dettaglio nel rendiconto 2014, mentre nella relazione del tesoriere sul 2015 vengono sì riportati in elenco, ma con gli opportuni omissis, giustificati da esigenze di privacy del donatore. E vengono esposti in modo parziale pure nella relazione del tesoriere al bilancio 2016, con Aiop che non compare affatto (malgrado i contributi dell’associazione siano stati registrati a Montecitorio proprio l’anno scorso). Insomma, si tratta di informazioni formalmente disponibili, eppure spesso difficilissime da reperire in concreto.

Inoltre Aiop, raggiunta al telefono sotto mentite spoglie (un cronista freelance) per non destare sospetti, a domanda esplicita ha negato di aver mai rigirato fondi ad alcun partito. Dunque, gli ospedali privati hanno finanziato la formazione politica del ministro della Salute con ben 60mila euro sugli 810mila incassati complessivamente da Ncd nel biennio 2014-2015 (e protocollati in Parlamento nel 2016). Una cifra importante, se si considera che gran parte degli altri fondi arriva dagli stessi esponenti del partito di Alfano. Ne deriva che le cliniche private fanno molto affidamento su un partito che naturalmente non amministra in solitudine nessuna regione (è nelle coalizioni di governatori importanti come Maroni o Toti), quindi non ha le mani in modo diretto su pezzi del Servizio sanitario nazionale. Tuttavia ha posti importanti di governo, a partire proprio dal ministero della Salute.

Peraltro, i legami tra Ncd e Aiop sono vari e ramificati, dato che, per dirne una, la presidente dell’associazione in Sicilia e vicepresidente nazionale, Barbara Cittadini, “regina” delle cliniche private nell’Isola, è sposata con il deputato alfaniano Dore Misuraca. Aiop, che aderisce a Confindustria, è la più importante sigla di settore. Rappresenta circa 500 case di cura sparse in tutta Italia, con oltre 53mila posti letto di cui 45mila immancabilmente accreditati presso il Ssn. I 60mila euro erogati in due anni a Ncd non sono esattamente “argent de poche”, visto che i consuntivi associativi 2015 e 2016 della sede nazionale riportano avanzi cumulati inferiori a 27mila euro. Però sono soldi ben spesi, data la tendenza degli ultimi governi (Lorenzin è al dicastero della Salute già dai tempi di Enrico Letta) a depauperare la sanità pubblica in favore di quella convenzionata e privata tout court.

Si potrebbe parlare a lungo, ad esempio, delle prestazioni considerate “inappropriate” dal ministero e dunque a rischio tagli per far cassa. Ma restando all’attualità, l’inquilina centrista di Lungotevere Ripa, spalleggiata fortemente dal Bomba, ha lanciato la crociata sulla vaccinazione a tappeto con un decreto che adesso prevede dieci trattamenti obbligatori dal prossimo settembre. Gli stanziamenti sono previsti dal nuovo Piano di prevenzione vaccinale 2017-19 e ammontano a 413 milioni per il triennio. Nel dettaglio: 100 milioni quest’anno, 127 milioni nel 2018 e 186 milioni a partire dal 2019. Secondo le stime delle Regioni, il piano dovrebbe raggiungere circa 800mila under 16 non vaccinati per 6-7 milioni di certificati e un primo impatto di spesa pari a 150 milioni per l’acquisto dei vaccini necessari.

Le strutture pubbliche ce la faranno da sole a rispondere all’enorme domanda che verosimilmente scaturirà dalle nuove norme? Oppure, oltre al ruolo delle farmacie, la sanità privata accreditata sarà chiamata a supporto dalle Asl, magari con convenzioni ad hoc? Secondo Vittorio Demicheli, epidemiologo di fama ed ex direttore della sanità piemontese, “sui destinatari in età da obbligo scolastico l’impatto maggiore del provvedimento riguarda la parte organizzativa degli ambulatori, con la gestione dell’anagrafe vaccinale, delle informazioni sugli inadempienti e delle chiamate per gli appuntamenti. Un’incombenza che ricade sul pubblico, sulle Asl”. “Mentre in merito alla immunizzazione degli adulti – spiega Demicheli – il piano introduce due vaccini negli over 65, pneumococco ed herpes zoster, che andranno a ricadere soprattutto sulla medicina convenzionata. E oltre ai costi di acquisto, ci saranno, a parità di accordi, circa 6 euro per ogni vaccino. Il conto è facile se si considera che avremo grossomodo un milione di vaccinazioni aggiuntive sugli adulti, facendo una previsione un po’ a spanne”, dice il manager della sanità piemontese.

E’ chiaro che siamo di fronte a mere stime predittive. E in linea generale, ovviamente, non tutta la sanità convenzionata fa capo ad Aiop. Tuttavia, quest’ultima rimane l’associazione più rappresentativa del comparto. L’interesse delle cliniche private per il dossier immunizzazioni è comunque evidente e l’offerta è già sul mercato. Bisogna allora cavalcare il clima di presunta emergenza sanitaria creatosi attorno al tema. Una delle tante strutture associate Aiop, la romana Villa Mafalda, parla sul suo blog di “rischio alto per il morbillo e la rosolia” e aggiunge: “Nel nostro Paese i bambini vengono vaccinati sempre meno: riguardo a molte patologie siamo sotto la soglia di sicurezza, quella che assicura la protezione anche di coloro che non possono vaccinarsi per motivi sanitari. Di conseguenza salterebbe l’immunità della popolazione riguardo le stesse malattie”. Mentre la stessa Aiop Lazio, presente tra i finanziatori di Ncd, aveva preso posizione contro la trasmissione Rai Report per la sua recente inchiesta sulle immunizzazioni.

Naturalmente, non c’è nulla di illegale. Si tratta di erogazioni regolarmente registrate, benché stranamente negate dal donatore e ignote al grande pubblico. Né si evince la prova di un “do ut des” diretto. Tuttavia, è chiaro che imprese private non fanno nulla per nulla. I cittadini, comunque, possono mettere in fila i fatti per farsi un’idea su cosa muova davvero i partiti che scrivono le leggi in questo Paese.

 

fonte: http://www.beppegrillo.it/m/2017/07/i_finanziamenti_nascosti_degli_ospedali_privati_al_partito_del_ministro_della_salute_lorenzin.html

Tagli alla Sanità: 60 malati di tumore non possono essere operati. Manca la sala operatoria! Ma la Lorenzin, poverina, è tanto preoccupata della nostra salute da imporre 10 vaccini obbligatori!!

 

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Tagli alla Sanità: 60 malati di tumore non possono essere operati. Manca la sala operatoria! Ma la Lorenzin, poverina, è tanto preoccupata della nostra salute da imporre 10 vaccini obbligatori!!

Poverina la Lorenzin. E’ così preoccupata della salute degli Italiana da essere costretta ad imporre ben 10 vaccini obbligatori (12 se non avessero scoperto che dice solo puttanate…)

Ma c’è gente che non può essere operata di tumore perchè grazie ai suoi tagli non sono disponibili le sale operatorie.

Ma queste merdacce se ne possono pure andare a fare in culo e crepare per i cazzi loro. Mica portano soldi agli amici della Glaxxo…!

60 malati di tumore non possono essere operati. Manca sala operatoria

Ragusa – Non funzionavano 8 ascensori su 10, l’impianto di condizionamento, al massimo del regime di funzionamento, erogava la metà dei parametri richiesti dalla normativa. Ed ancora. La “camera bianca” si rivelata non a norma. E’ quell’ambiente dove si preparano giornalmente le terapie antitumorali personalizzate destinate ai malati oncologici.

Emergerebbero le prime pesanti indiscrezioni dal lavoro intenso che i periti della Procura stanno compiendo nell’accidentato campo del nuovo Ospedale ragusano, oggetto di una indagine che ha portato al rinvio della sua inaugurazione. Gli incaricati della Magistratura avrebbero riscontrato nella “camera bianca” la non osservanza dei criteri di sicurezza previsti dalla normativa vigente.

La manipolazione dei farmaci, infatti, la cui peculiarità è quella di garantire la qualità del prodotto finito e la sicurezza operativa in tutti i momenti dell’attività di preparazione, deve seguire criteri di massimo scrupolo, in ambiente chiuso, protetto, circoscritto. Ed ancora, sotto la lente d’ingrandimento dei periti alcuni servizi resi nel nuovo ospedale da ditte senza alcuna copertura di contratto di appalto.

In questi giorni il primo piano di Piazza Igea sembra un inferno di cristallo. Impossibile schivare la grana che ha colpito la triade aziendale. Gli incontri per riorganizzare i servizi vengono disertati dai tre Direttori, Maurizio Aricò, Pino Drago e Elvira Amata. Come avvenuto ieri, quando è emerso che i nosocomi di Vittoria e Modica non possono più assorbire interventi di emergenza provenienti da Ragusa.

La chiusura del blocco operatorio a Ragusa ha acuito tale emergenza. La situazione è tutt’altro che semplice. Circa 60 malati di tumore attendono di essere operati, tra interventi di urologia e di chirurgia generale. Ma non c’è dove operarli. D’altra parte, si sa che in questo delicato campo, una ritardata diagnosi o una ritardata terapia, possono provocare danni inquantificabili.

E intanto oggi saranno a Ragusa i tre ispettori nominati da Gucciardi per fugare le responsabilità della Regione. Chi sono ? Un avvocato , un ingenere dello Spresal (servizio prevenzione e sicurezza nei posti di lavoro) ed un amministrativo. Altre indagini. Ormai ogni oltre ragionevolezza.

Gabriele Giannone
fonte: http://www.ragusanews.com/2017/07/05/sanita/malati-tumore-possono-essere-operati-manca-sala-operatoria/80063

Maria Elena Boschi: “Sulla salute dei bambini non si scherza” …Si lucra! – 12 vaccini obbligatori? Non esiste in nessuna parte del mondo. I più severi sono i Francesi, con 4 vaccini obbligatori. Allora, fatemi capire, a chi conviene? Ricordate, è business da 32 miliardi!

 

salute dei bambini

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Maria Elena Boschi: “Sulla salute dei bambini non si scherza” …Si lucra! – 12 vaccini obbligatori? Non esiste in nessuna parte del mondo. I più severi sono i Francesi, con 4 vaccini obbligatori. Allora, fatemi capire, a chi conviene? Ricordate, è business da 32 miliardi!

 

Maria Elena Boschi: “Sulla salute dei bambini non si scherza”

…Si, infatti, tuttalpiù si lucra!

Perchè, pensateci, per questa gente che se infischia del cittadino, che gli taglia lavoro, pensioni, sanità e istruzione, che lo vessa fino a portarlo al suicidio, cos’è questa improvvisa premura per la sua salute?

Ma non vi passa per la testa che i vaccini sono un business per loro e per le loro lobby?

Ne rendono obbligatori 12!

In Europa i più severi sono i Francesi con 4 vaccini obbligatori! 3 in Grecia e Portogallo, 1 in Belgio e in tutti gli altri Paesi ZERO…!!!

E poi tutta la misteriosa omertà sugli effetti collaterali dei vaccini? Silenzio assoluto e censura. Eppure ci sono. Non è che se ti vaccini ti becchi automaticamente l’autismo, ma il rischio, un remotissimo rischio c’è. Perchè non parlarne? Perchè non informare la gente? Perchè non forzare le case farmaceutiche a migliorare il prodotto?

Ma forse questo è il punto:

12 vaccini OBBLIGATORI è un regalo immane alle lobby. E senza neanche dargli il fastidio di dover rivedere le composizioni dei prodotti.

Il cittadino deve vaccinarsi senza se e senza ma. lo vogliono “loro”.

by Eles

Un ultima considerazione: i vaccini sono un business da 32 miliardi!!!!

Da Il Messaggero

Un business da 32 miliardi e ora Big Pharma teme i cinesi

Vaccini, un affare mondiale. Bastano pochi numeri per disegnare il ritratto del mercato: solo il fatturato supera di poco i 40 miliardi di dollari, circa 32 miliardi di euro.
A fare da traino proprio quello del vaccino stagionale contro l’influenza, con un gruppo di aziende che si spartiscono poco più di 10 miliardi di dollari, 8 miliardi di euro. Nella partita, in tempi recenti, sono entrate anche le concorrenti cinesi che offrono un prodotto con il 30% medio di sconto. Oltre che di un affare, per i vaccini, ora si parla anche di una “cupola”.

LO SCANDALO
L’ultimo scandalo made in Italy è arrivato nel tribunale di Roma a luglio scorso. Irregolarità nella somministrazione delle profilassi impiegate per due malattie veterinarie la lingua blu e l’aviaria. Un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo: 41 gli imputati. Le accuse spaziano dalla ricettazione alla corruzione, dalla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per l’igiene pubblica alla tentata epidemia, dalla concussione all’abuso di ufficio. Il segretario generale del ministero della Salute, Romano Marabelli, a seguito dell’inchiesta che ha coinvolto anche Vincenzo Caporale all’epoca dei fatti direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise e la virologa Ilaria Capua deputata di Scelta Civica, si è autosospeso dalle funzioni e dallo stipendio.

I fatti risalgono agli anni 2003-2004. Viene contestato l’impiego di un vaccino prodotto nella Repubblica del Sud Africa senza una sperimentazione che ne valutasse gli effetti indesiderati sugli animali e, di conseguenza, sugli umani. L’attività illegale avrebbe causato la strage di pecore e capre con importanti danni all’erario.

Da qui le ipotesi di un business segreto, della vendita di virus che coinvolgerebbe aziende e trafficanti. A svelare parte di questo business un manager di un’azienda che ha patteggiato l’immunità in cambio delle rivelazioni sul contrabbando batteriologico. Nell’aprile del ’99 si fece spedire in Italia un ceppo dell’aviaria con un corriere. L’acquisto ha coinciso, nel 1999, con un’epidemia di aviaria, negli allevamenti, al Nord Italia e il altri paesi europei.
E’ sempre dell’estate passata un’inchiesta della procura di Siena nella quale si ipotizza un danno all’erario di 2,7 milioni di euro: le sedi della Novartis a Siena e ad Origgio (Varese) sono state perquisite nell’ambito di un’inchiesta del Nas che riguardava la fornitura al ministero della Salute del vaccino contro l’influenza nel 2009, ministro era Ferruccio Fazio. Su impulso dell’Oms lo Stato italiano stipulò un contratto con la multinazionale per la fornitura di 24 milioni di dosi di vaccino, per un costo di oltre 184 milioni di euro. Nel 2010, dopo il cessato allarme, il ministero chiese di interrompere la fornitura: per le dosi acquistate, più di 12 milioni, erano stati spesi 97,6 milioni. Per il risarcimento legato allo stop della produzione, l’azienda ha ricevuto 19,8 milioni di euro.

LE PROVE
Il vaccino influenzale, rispetto agli altri, ha una peculiarità: ogni anno è diverso perché ogni anno è diverso il virus o i virus che portano l’epidemia. Una volta individuato l’agente infettivo nei laboratori di tutto il mondo si mette a punto l’arma per combatterlo: viene testato su un campione e, secondo i risultati, viene modificato o messo in commercio. Gli effetti collaterali come le controindicazioni sono, più o meno sempre gli stessi. Al servizio di farmacosorveglianza dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, vengono segnalati gli eventi sospetti e, come in questo caso, si interviene.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/SANITA/business_32_miliardi_big_pharma_cinesi/notizie/1036695.shtml

 

 

Scandaloso – Sanità, ecco come la Lega Nord riesce a far felice in un colpo solo mafia e CL, il tutto, ovviamente, sulla pelle della Gente!

 

Sanità

 

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Scandaloso – Sanità, ecco come la Lega Nord riesce a far felice in un colpo solo mafia e CL, il tutto, ovviamente, sulla pelle della Gente!

 

Regione Lombardia: sei malato? Non chiamare il medico, ora c’è il gestore

 

Il titolo, purtroppo, non è uno scherzo, ma è quello che sta avvenendo in Regione Lombardia.

Per ora riguarda una sola Regione ma, se dovesse realizzarsi, è probabile che in pochi anni troverà estimatori anche in molte altre parti d’Italia. E’ una vicenda (volutamente) complicata ma proverò a spiegarla nel modo più semplice possibile, convinto che ognuno abbia diritto di essere pienamente informato su quello che riguarda il presente e il futuro della sua salute.

Con due delibere, la n. 6164 del 3 gennaio e la n. 6551 del 4 maggio 2017, la giunta regionale lombarda, senza nemmeno una discussione in Consiglio regionale, sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia e cancellando alcuni dei pilastri fondativi della legge di riforma sanitaria la n. 833 del ’78.

La non costituzionalità di tali delibere è stata sollevata attraverso un ricorso al Tar dall’Unione Medici Italiani ed un altro ricorso è in arrivo da Medicina Democratica. Gli Ordini dei medici di Milano e della Lombardia sono insorti: la giunta regionale si è limitata ad inserire qualche modifica di facciata proseguendo a vele spiegate verso una terza delibera attuativa attesa in questi giorni.

La vicenda riguarda, secondo le stime della Regione, circa 3.350.000 cittadini “pazienti cronici e fragili” che sono stati suddivisi in tre livelli a seconda della gravità della loro condizione clinica. Costoro riceveranno in autunno una lettera attraverso la quale la Regione li inviterà a scegliersi un gestore (la delibera usa proprio questo termine) al quale affidare, attraverso un “Patto di Cura”, un atto formale con validità giuridica, la gestione della propria salute. Il gestore potrà essere loro consigliato dal medico di base o scelto autonomamente da uno specifico elenco.

Il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla Regione, predisporrà il Piano di Assistenza Individuale (Pai) prevedendo le visite, gli esami e gli interventi ritenuti da lui necessari; “il medico di medicina generale (Mmg) può eventualmente integrare il Pai, provvedendo a darne informativa al Gestore, ma non modificarlo essendo il Pai in capo al Gestore”.

La Regione ha individuato 65 malattie, per le quali ha stabilito un corrispettivo economico da attribuire al gestore a secondo della patologia presentata da ogni persona da lui gestita. Se il gestore riuscirà a spendere meno della cifra attribuitagli dalla Regione potrà mantenere per sé una quota dell’avanzo, eventualmente da condividere con il Mmg che ha creato il contatto. Il gestore non deve per forza essere un medico, può essere un ente anche privato e deve avere una precisa conformazione giuridica e societaria e può gestire fino a… 200.000 persone.

E’ facile immaginare che nelle scelte dei gestori conterà maggiormente il possibile guadagno piuttosto che la piena tutela della salute del paziente, il quale potrà cambiare gestore ma solo dopo un anno. Scomparirà ogni personalizzazione del percorso terapeutico e ogni rapporto personale tipico della relazione con il medico curante. Per una società che gestirà 100/200.000 Pai (Piani di Assistenza) ogni cittadino è un numero asettico potenziale produttore di guadagno.

Il Mmg viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un manager e da una società; ed è questa una delle ragioni che ha fatto scendere sul piede di guerra i camici bianchi. Se avesse potuto la Lombardia avrebbe cancellato la figura dei Mmg, ma per ora una Regione non può modificare i pilastri di una legge nazionale come la legge 833. Ma all’orizzonte c’è il referendum sull’autonomia regionale voluto dal presidente leghista, un referendum consultivo ma che verrà fortemente enfatizzato. Ci sentiremo dire che l’autonomia da Roma permetterà di rendere pienamente operativa questa “eccellente riforma regionale”. Di bufale sulla sanità ne abbiamo già sentite molte, da Renzi alla Lorenzin e questa non sarà l’ultima.

Una “legge eccezionale”, sosterrà la Regione, perché eviterà che cittadini malati, in maggioranza anziani, debbano impazzire con le ricette, le telefonate interminabili ai centralini regionali per fissare le visite, le code agli sportelli, le liste di attesa ecc. ecc.

La Regione Lombardia non dirà che tutti questi disagi sono stati costruiti ad arte, prima da Roberto Formigoni e poi da Roberto Maroni, per spingere i cittadini verso la sanità privata che li aspetta con gioia per lucrare ulteriormente sulla loro pelle. Se il Tar non cancellerà queste delibere e se le organizzazione della società civile non si ribelleranno è forte il rischio che molti nostri concittadini accetteranno quasi con riconoscenza il piano della Regione; salvo poi accorgersi che ad essere trascurata sarà proprio la loro salute. Ma allora sarà troppo tardi.

Scritto in collaborazione con Albarosa Rai

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/15/regione-lombardia-sei-malato-non-chiamare-il-medico-ora-ce-il-gestore/3586471/

Lorenzin: chi può pagarsi l’antibiotico lo faccia, “Questione di civiltà” – Avete capito bene, questa parla di “Civiltà”. Ma lei e tutta la sua casta parassita si sono fatti un’assistenza sanitaria da favola che permette loro di curarsi senza spendere un centesimo, facendosi rimborsare anche i kleenex se hanno il raffreddore. E il tutto a spese nostre. E VIENE A PARLARE A NOI DI CIVILTÀ…?!?

 

Lorenzin

 

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Lorenzin: chi può pagarsi l’antibiotico lo faccia, “Questione di civiltà” – Avete capito bene, questa parla di “Civiltà”. Ma lei e tutta la sua casta parassita si sono fatti un’assistenza sanitaria da favola che permette loro di curarsi senza spendere un centesimo, facendosi rimborsare anche i kleenex se hanno il raffreddore. E il tutto a spese nostre. E VIENE A PARLARE A NOI DI CIVILTÀ…?!?

 

‘Le persone che possono pagarsi l’antibiotico, dovrebbero farlo. E’ una questione di civiltà”. L’invito arriva dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenuta stamattina a Rainews24. Un appello ”culturale”, non certo una indicazione formale (che per altro puo’ arrivare solo dalle Regioni). Ma è abbastanza per riaprire il dibattito su un tema sentito e temuto: la paventata necessita’ di aumentare la compartecipazione del cittadino alle spese sanitarie.

“Stiamo facendo di tutto per non far aumentare i ticket. Anzi stiamo dicendo alle Regioni ‘non aumentate i ticket’, perché c’è stato un momento di grande difficoltà nella popolazione”, ha per altro tenuto a precisare il ministro. La dichiarazione provoca reazioni, come quella del Tribunale dei Diritti del Malato: ricorda che i 4 miliardi che le Regioni non hanno ottenuto per il Fondo Sanitario nazionale, corrispondano esattamente alla cifra che lo stato intasca ogni anno per tutti i ticket. Ed intanto continua ad aumentare, anno dopo anno, il volume della spesa che i cittadini fanno di tasca propria, compresi i farmaci. Chi decide di andare lo stesso dal medico o di sottoporsi a esami specialistici piu’ o meno costosi spesso paga ‘di tasca propria’ “il 18% della spesa sanitaria totale”.

Una percentuale molto piu’ alta rispetto al 7% della Francia e al 9% dell’Inghilterra e che si traduce in una spesa pro capite annua di circa 500 euro. E il quadro si complica, ha spiegato Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva alla luce del livello gia’ troppo alto raggiunto dalla ‘giungla’ di ticket regionali che hanno gia’ avviato lo spostamento di una quota di persone nella sanita’ privata. Nessun notizia intanto sul fronte dei tavoli avviati ormai piu’ di un anno fa per riscrivere la riforma del sistema dei ticket. ”Intanto come associazione dei cittadini vorremmo condividere le scelte che verranno fatte” ha precisato Aceti.

Il punto, ha aggiunto, e’ che il margine di manovra e’ sempre piu’ stretto: ”se puo’ essere corretto rivedere lo compartecipazione in modo progressivo sulla base del reddito, e’ necessario in realta’ abbassare i ticket per rendere davvero competitivo il servizio pubblico. In sostanza bisogna salvaguardare il servizio sanitario nazionale ma anche i malati, in particolare i cronici ed chi soffre di malattie rare, per evitare che siano soprattutto loro a pagare”.

fonte: https://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2015/11/09/sanita-lorenzin-chi-puo-pagarsi-lantibiotico-lo-faccia_2d7995af-d10b-4583-baa5-b6667e13519f.html

Il nostro vaffanculo già lo abbiamo espresso.

Chi vuole saperne di più del paradiso sanitario in cui sguazza quella che ci invita “per Civiltà” a pagarci l’antibiotico, legga questo nostro vecchio articolo (sconsigliato a chi soffre di fegato):

LA CASTA? Beccatevi quest’altra: Parlamentari, ex parlamentari e anche i loro familiari hanno un’assistenza sanitaria da favola, sempre a SPESE NOSTRE !!