Come la Lega per anni ha fatto pagare agli italiani le spese per i propri dipendenti…

 

Lega

 

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Come la Lega per anni ha fatto pagare agli italiani le spese per i propri dipendenti…

Da Fanpage:

Come la Lega ha per anni fatto pagare agli italiani le spese per i propri dipendenti, utilizzando le risorse dei gruppi regionali. Una spesa che, solo per la regione Lombardia si attesterebbe sui 7 milioni di euro. Ecco il racconto a Fanpage.it di una fonte che ha lavorato con i vertici del Carroccio.

Decine di dipendenti della Lega retribuiti per almeno quindici anni con soldi pubblici, invece che con quelli del partito. Stipendi sborsati dai gruppi regionali per pagare persone che in Regione non mettevano piede. Un meccanismo che ha fatto risparmiare parecchi milioni di euro alla Lega e di cui avrebbero beneficiato diversi volti noti dell’attuale parlamento italiano. Come Raffaele Volpi, il deputato leghista di recente nominato presidente del Copasir, l’organo parlamentare preposto a controllare l’operato dei servizi segreti italiani.

Lo racconta a Fanpage.it una fonte che ha lavorato fino al 2017 all’interno dell’amministrazione del partito, per anni a stretto contatto con i suoi massimi dirigenti. Ce lo ha assicurato dandoci prova dei suoi contatti con i vertici della Lega, e chiedendoci di rimanere anonima per paura di possibili ritorsioni. L’escamotage sarebbe stato introdotto nel 2003, quando in Lombardia c’era l’attuale vice segretario federale Giancarlo Giorgetti e usato in forma diversa, anni dopo, anche dal leader leghista Matteo Salvini. La fonte dice di sapere queste cose perché riferitegli «direttamente da Giorgetti, oltre che da vari dipendenti del partito».

Il trucco per utilizzare i fondi dei gruppi
I gruppi regionali, detti anche gruppi consiliari, esistono in tutte le regioni. La legge prevede che siano finanziati con soldi pubblici, provenienti per lo più dalle imposte pagate dai cittadini. Di quanto parliamo? La Lega nel quinquennio 2013-2017 ha incassato contributi pubblici per circa mezzo miliardo di euro. E questo solo considerando la regione Lombardia; per conoscere il totale andrebbero aggiunti quelli ottenuti dalle altre Regioni dove il Carroccio ha un gruppo. Tutto dipende dal numero di consiglieri regionali eletti: più un partito ne ha, più ha diritto di incassare. La legge pone però dei limiti. Dice che questi soldi possono essere spesi esclusivamente per l’attività del gruppo regionale, non per quella del partito: «I gruppi consiliari non possono utilizzare, neppure parzialmente, i contributi erogati dal Consiglio regionale per finanziare direttamente o indirettamente le spese di funzionamento degli organi centrali e periferici dei partiti». Ma è proprio questo che avrebbe fatto la Lega a partire dal 2003 e fino almeno alla fine del 2017: usare soldi pubblici per pagare i propri dipendenti.

Il trucco sarebbe stato inaugurato nel 2003, poco dopo l’elezione di Giorgetti a segretario regionale della Lega in Lombardia. «Un giorno», racconta la fonte, «Giorgetti mi disse: “Cerchiamo di scaricare un po’ di costi nostri sul gruppo regionale: facciamo figurare che il gruppo assume del personale che in realtà lavora qui da noi in Lega”». Così il partito più forte d’Italia avrebbe iniziato a far pagare i suoi dipendenti da tutti i cittadini italiani, leghisti e non leghisti. Ai dipendenti andava bene, perché l’alternativa era quella di fare i collaboratori a progetto della Lega: così invece risultavano dipendenti della Regione, con cinque anni di contratto assicurato.

«Ricordo che Giorgetti chiedeva al presidente del gruppo regionale della Lega in Lombardia, che all’epoca era Stefano Galli, quanti soldi aveva a disposizione per pagare il personale che lavorava in via Bellerio. In funzione di questo c’erano molti dipendenti che venivano pagati dal gruppo regionale, ma che in realtà lavoravano in sede. Gente che stava da mattina a sera in via Bellerio per svolgere compiti che nulla avevano a che fare con l’attività del gruppo regionale. Erano persone che seguivano le attività dei vari sindaci sparsi sul territorio, gli enti locali, organizzavano le feste di Pontida o di Venezia, tutto questo genere di attività. Io ero lì, le vedevo tutti i giorni al lavoro. È andata avanti in questo modo per molti anni, almeno fino al 2017, dopodiché non so, perché da allora non faccio più parte del partito. Di certo in tutti quegli anni la Lega Lombarda aveva solo un dipendente ufficiale, mentre tutti gli altri erano a carico del gruppo regionale».

Considerando solo la Lombardia, stiamo parlando di almeno 15-20 persone. Ma il trucco è stato adottato anche in altri consigli regionali. Secondo la fonte interna al partito, infatti, «questo metodo veniva usato sicuramente anche in Piemonte: avevo dei contatti lì e so che c’era questa cosa. Non ho certezza che avvenisse anche in altre regioni, so per certo solo di Lombardia e Piemonte».

L’era Salvini
Dopo dieci anni Giorgetti lascia la guida della sezione lombarda del partito. Gli succede Salvini. È il giugno del 2012, di lì a poco la Lega verrà travolta dal processo per i rimborsi elettorali usati per pagare le spese di Umberto Bossi e della sua famiglia, la laurea del Trota in Albania, gli investimenti in Tanzania e a Cipro fatti dall’allora tesoriere Francesco Belsito. Vicende che hanno portato alla condanna per truffa ai danni dello Stato del fondatore del Carroccio e dello stesso Belsito (poi prescritti), aprendo la strada al sequestro (tentato) dei 48,9 milioni di euro e all’avvicendamento che avrebbe portato, un anno e mezzo dopo, all’incoronazione di Salvini a leader assoluto del partito.

Giugno 2012, dunque. L’ex comunista padano inizia la sua scalata al vertice ottenendo il posto che fu di Giorgetti: segretario della Lega Lombarda, la sezione più importante del partito. Che succede con il trucco dei dipendenti pagati con soldi pubblici? «Poco dopo l’arrivo di Salvini», racconta la fonte, «una persona face causa di lavoro alla Lega Lombarda denunciando proprio quello: che lui aveva il contratto con la Regione Lombardia ma in realtà lavorava per il partito. Salvini decise perciò di mascherare un po’ la cosa. Mantenne i vari contratti con il gruppo regionale, ma iniziò a fare andare le persone due giorni alla settimana in Regione e gli altri tre in via Bellerio. In questo modo i vari dipendenti facevano presenza in Regione, presso il gruppo Lega, timbravano il cartellino e poi tornavano in via Bellerio».

«Io non ho i contratti di queste persone», dice la fonte, «ce li hanno i gruppi regionali di Lombardia e Piemonte. Ma ero in via Bellerio, ho visto che queste persone fino al 2003 sono state pagate da noi e poi, pur continuando a lavorare lì, hanno smesso di ricevere lo stipendio dalla Lega». L’accusa è pesante. Parliamo di soldi pubblici. Tanti. Secondo la fonte gli stipendi erano in media di 1700-2000 euro netti al mese, e il sistema sarebbe andato avanti dal 2003 ad almeno la fine del 2017. In totale fanno circa 7 milioni di euro, considerando solo i 15-20 dipendenti leghisti pagati dai contribuenti lombardi. In qualche caso parliamo di persone oggi molto influenti. Non solo Giorgetti e Salvini, che il trucco l’avrebbero utilizzato per far risparmiare soldi al partito, ma anche Raffaele Volpi, che il meccanismo l’avrebbe in qualche modo subìto. «Una decina di anni fa era responsabile degli enti locali della Lega, ma era pagato dal gruppo regionale in Lombardia», assicura la fonte. Volpi è oggi uno dei massimi dirigenti della Lega. Siede alla Camera da tre legislature consecutive. È stato scelto da Salvini per portare il suo progetto di Lega al Sud. A inizio ottobre è stato eletto per uno degli incarichi più delicati del parlamento: presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, quello che dovrebbe monitorare l’attività dei nostri servizi segreti. È vero che mentre svolgeva il ruolo di responsabile degli enti locali della Lega veniva pagato dal gruppo regionale in Lombardia?  Volpi non ha risposto alle nostre domande di chiarimento. Lo stesso vale per Galli, Giorgetti e Salvini.

continua su: https://www.fanpage.it/politica/come-la-lega-ha-pagato-decine-di-propri-dipendenti-con-i-soldi-degli-italiani/
http://www.fanpage.it/

 

Povero Salvini, povera Meloni, poveri Tg… Venezia, un disastro di tale portata e nemmeno una “Virginia Raggi” a cui dare la colpa…!

 

Venezia

 

 

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Povero Salvini, povera Meloni, poveri Tg… Venezia, un disastro di tale portata e nemmeno una “Virginia Raggi” a cui dare la colpa…!

Il Mose, che doveva costare 3,5 miliardi e proteggere Venezia dall’acqua alta, dopo 20 anni di lavori ci costa il doppio e non serve ad un cazzo. Un po’ quello che diremo fra vent’anni della TAV…

Vedere in tv il presidente regione Veneto Zaia in merito al disastro Venezia, snocciolare dati e SOLUZIONI dopo 30 anni di governo della Lega mentre SALVINI da mesi ulula alla Raggi dimettiti, fa solo venire il vomito…

Dalle ultime dichiarazioni del presidente della regione Veneto Zaia, sembra di capire che non sa perché il Mose di Venezia non funziona. Il presidente della Regione Veneto, che è lì da svariati anni, non sa che i lavori per concludere il Mose sono fermi. Non sa che oggi manca l’ultima tranche del finanziamento, 200 milioni, per concludere i lavori nel 2021-2022.  Non sa che il progetto Mose è da qualche anno competenza del governo a causa del commissariamento per una certa storiella che proprio non riesce a ricordare… Storiella che riguarda un certo Giancarlo Galan, decaduto dalla carica di parlamentare in seguito al patteggiamento della condanna sul processo Mose a due anni e 10 mesi di reclusione, oltre al pagamento di 2,6 milioni di euro di multa.

Galan era presidente della Regione Veneto… e indovinate chi era il suo vicepresidente? Sì, proprio Luca Zaia.

La Lega governa da oltre 20 anni e oltre gli scandali dimentica che la regione, Venezia ed il mose li hanno inaugurata i suoi…

In tutto questo Salvini, non potendo dare la colpa agli immigrati tace o dopo qualche mojito annuncia “Questa città grida aiuto, bisogna completare il Mose al più presto”, anche lui dimenticando di stare a governare questa regione da 20 anni…

Ovviamente c’è la Meloni. Un anno fa dichiarava “Il mose va finito, con 4 mesi di reddito cittadinanza lo paghi” dimenticando, ovvero facendo finta di dimenticare, che gli Italiani il mose lo avevano già pagato, anche profumatamente, ma che i soldi se li sono fottuti i suoi compagni di governo… Poi il silenzio…

Anche Silvio Berlusconi, con la faccia da culo che lo contraddistingue, ha detto la sua: “Uno scandalo che il Mose non sia stato ancora messo in funzione. Ha pesato la contrarietà del M5S e in particolare del precedente ministro Toninelli” …cioè i suoi si sono fottuti i soldi, ma la colpa è dei cinquestelle…!

Ed in tutto questo, i Tg col cacchio che ci spiegano chi sono i delinquenti responsabili di tutto…

Ah, ci fosse almeno una “Virginia Raggi” a cui dare la colpa…!

Leggiamo Francesco Erspamer:

Berlusconi e i berlusconiani (incluso Galan, per 15 anni presidente della Regione Veneto e condannato per corruzione proprio in riferimento alla costruzione del Mose) e i loro alleati leghisti, imputano al M5S l’inondazione di Venezia. E approfittano biecamente delle sofferenze della popolazione e dei danni al patrimonio artistico per chiedere procedure di emergenza che diminuiscano i controlli e favoriscano sprechi e mazzette.
Ovvio: sono i partiti della Casta, dei rampanti e del consumismo come unico scopo dell’esistenza; finché ci sarà qualcosa da sfruttare o depredare lo faranno e chissenefrega dei posteri tanto non votano alle prossime elezioni.

Ovvio anche che i loro giornali spaccino le loro clamorose menzogne come dati di fatto e che la stampa cosiddetta indipendente, tipo il “Fatto quotidiano”, le discutano ma sempre dando ad esse credibilità e in sostanza legittimandole.

Invece, delle responsabilità della destra, che governa il Veneto ininterrottamente dalla fine del fascismo (è una regione che è stata “bianca”, poi “blu” e adesso “verde”), si parla solo su blog che non legge nessuno o a mezza voce, come se si trattasse di un’opinione uguale a qualsiasi altro. È questo il vero problema: non la disinformazione dei liberisti ma la totale assenza di una controinformazione degli antiliberisti e del M5S in particolare.

Meglio dunque ricordare che in un sistema liberista:
1) ciascuno può dire quello che gli pare senza subirne le conseguenze; la libertà individuale è sacra mentre le responsabilità collettive sono inesistenti e il bene comune un concetto dimenticato come quelli di onore, dignità, solidarietà, onestà;
2) chi ha soldi possiede o controlla l’informazione e quindi la sua propaganda raggiunge e convince molte più persone rispetto a chi sostiene posizioni opposte ma non è ricco o non ha il sostegno delle lobby;
3) è di conseguenza inutile lamentarsi per l’assenza di una stampa obiettiva, di istituzioni “super partes” e di un popolo capace di informarsi malgrado le difficoltà e desideroso di valutare gli eventi razionalmente;
4) no, non è che non ci siano fatti ma solo interpretazioni, come sosteneva provocatoriamente Nietzsche; è che le interpretazioni vincenti sono fatti.

La conclusione è che un sistema liberista e liberal lo si deve contrastare e lo si può sconfiggere solo a livello mediatico, investendo in questa battaglia tutte le proprie energie e risorse. Dopo averlo annientato si potranno ricostruire le regolamentazioni anti-trust e i codici deontologici che in futuro proteggano il pluralismo e impediscano il monopolio del denaro; e si tornerà allora a fare politica e a basare la democrazia sul confronto fra diversi programmi o ideologie, nel rispetto di leggi garantite da istituzioni sufficientemente neutrali. In questo momento si tratta soltanto di prevalere con qualunque mezzo, come in guerra. Perché per i liberisti è una guerra e far finta di non capirlo significa perderla nel modo peggiore, cioè senza combatterla.

Caso Cucchi, Salvini: “Questo caso testimonia che la droga fa male sempre” …ma probabilmente si riferiva alla droga che lui aveva assunto quando diceva “Ilaria Cucchi mi fa schifo, si vergogni”

 

Cucchi

 

 

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Caso Cucchi, Salvini: “Questo caso testimonia che la droga fa male sempre” …ma probabilmente si riferiva alla droga che lui aveva assunto quando diceva “Ilaria Cucchi mi fa schifo, si vergogni”

Salvini non chiede scusa…

Il leader della Lega: “Non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui”

“Se qualcuno lo ha fatto è giusto che paghi, sono vicinissimo alla famiglia e ho invitato la sorella al Viminale, questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque”.

Così Matteo Salvini si pronuncia oggi sul caso Cucchi.

“Non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui – aggiunge Salvini, incalzato da un cronista che gli ricorda di aver attaccato Ilaria Cucchi – Devo chiedere scusa anche per il buco dell’ozono?. Per quel che mi riguarda, come senatore e come padre, combatterò la droga, posso dirlo?”, aggiunge ancora. “Se qualcuno ha sbagliato paga; in divisa e non in divisa. Punto. Fatemi aggiungere: io sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque”, conclude Salvini.

Ma forse si riferisce alla droga che lui aveva assunto quando diceva “Ilaria Cucchi mi fa schifo, si vergogni”…

“Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma quel post mi fa schifo. Ci sarà un 1% tra chi porta la divisa che sbaglia e deve pagare. Anzi, deve pagare doppio perché porta la divisa. Ma io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri. E averne di polizia e carabinieri, come quelli che abbiamo in Italia. La sorella di Cucchi si dovrebbe vergognare, per quanto mi riguarda”.

Così il leader della Lega, Matteo Salvini, ospite de La Zanzara (Radio24) parlava nel gennaio 2016

 

Maurizio Crozza massacra Matteo Salvini: “Liliana Segre verrà ricordata perché è sopravvissuta ad Auschwitz, tu perché non sei sopravvissuto al Papeete” – “La Segre è sotto scorta, ma lei scappava dalle SS mentre tu le corteggi”

 

Maurizio Crozza

 

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Maurizio Crozza massacra Matteo Salvini: “Liliana Segre verrà ricordata perché è sopravvissuta ad Auschwitz,  tu perché non sei sopravvissuto al Papeete” – “La Segre è sotto scorta, ma lei scappava dalle SS mentre tu le corteggi”

Il comico genovese ha attaccato il leader della Lega durante un monologo proposto nel corso della trasmissione Fratelli di Crozza

Maurizio Crozza contro Matteo Salvini per le sue dichiarazioni sulla scorta a Liliana Segre

È un Maurizio Crozza infuriato quello che si è scagliato contro Matteo Salvini sulla questione dell’assegnazione della scorta a Liliana Segre nel corso della puntata di Fratelli Di Crozza, in onda venerdì 8 novembre in prima serata su Nove.

Il comico ha iniziato il suo monologo parlando degli episodi di razzismo, che hanno coinvolto il calciatore del Brescia Mario Balotelli durante il match che la sua squadra ha giocato a Verona contro i padroni di casa.

Il cabarettista, dunque, ha ricordato il commento che il leader della Lega ha espresso subito dopo quell’episodio, ovvero che “Un operaio dell’Ilva vale 10 volte di più di Balotelli” aggiungendo “sempre che all’Ilva non ci siano anche operai di colore perché sennò valgono uguale”.

Poi è partito all’attacco del leader del Carroccio: “Salvini ormai appena sente che può coccolare gli amici della croce celtica ci si tuffa a bomba come se fosse al banco dei salumi”.

Il comico genovese, poi, ha ironizzato sulle dichiarazioni che Salvini ha fatto subito dopo l’assegnazione della scorta a Liliana Segre a causa delle minacce che la reduce della Shoah riceve quotidianamente.

 “Dopo aver assegnato la scorta alla Segre, Salvini si è paragonato alla senatrice a vita affermando che anche lui riceve minacce” ha dichiarato Crozza.

“Liliana Segre verrà ricordata perché è sopravvissuta ad Auschwitz – è l’affondo del comico – tu perché non sei sopravvissuto al Papeete”.

“Da una parte i nazisti, dall’altra le cubiste” continua Crozza che poi attacca nuovamente il leader della Lega: “Salvini, lei (la Segre) scappava dalle SS, tu le corteggi, cazzo, che nesso c’è”.

 

Le parole di stima di Fiorella Mannoia nei confronti di Salvini: “Uno che non sa fare e non ha mai fatto niente in vita sua”

 

Fiorella Mannoia

 

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Le parole di stima di Fiorella Mannoia nei confronti di Salvini: “Uno che non sa fare e non ha mai fatto niente in vita sua”

 

Gad Lerner aveva ironizzato contro il capo della Lega e aveva scritto: Ora la seconda puntata: “‘Vale più un operaio dell’#Ilva che dieci #Balotelli’. E’ raro imbattersi in un’argomentazione così farlocca, escogitata solo per inanellare hashtag senza avere mai mosso un dito né per #Taranto né contro il #razzismo. La verità è che per @matteosalvinimi vale solo Matteo Salvini”.
Fiorella Mannoia si è schierata sulla stessa linea e ha commentato:
“Così parlò uno che non sa fare e non ha mai fatto niente in vita sua! Cori contro Balotelli, Salvini: “Un operaio Ilva vale 10 volte più di lui. Non abbiamo bisogno di fenomeni”.
Chiaro?

 

tratto da: https://www.globalist.it/culture/2019/11/05/fiorella-mannoia-contro-salvini-uno-che-non-sa-fare-e-non-ha-mai-fatto-niente-in-vita-sua-2048623.html

E ora sentiamo come LUI giustifica ai Kamerati fascio-leghisti che vuole governare con un condannato…!

 

fascio-leghisti

 

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E ora sentiamo come LUI giustifica ai Kamerati fascio-leghisti che vuole governare con un condannato…!

Correva l’anno 2013, era il primo agosto e così Matteo Salvini faceva il gallo sulla monnezza:

Berlusconi CONDANNATO a 4 anni.
Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato…

Un anno prima aveva già pubblicamente dichiarato:

Nessun leghista è disposto a puntare ancora su un’alleanza con Berlusconi.

No a possibili assi tra Carroccio e Cavaliere.
La nostra gente non ne vuole sapere di un ritorno in campo di Silvio Berlusconi. Basta, basta per sempre: se Berlusconi corre, lo farà senza di noi. La Lega ha avuto la forza e il coraggio di fare un passo avanti e attuare un bel ricambio generazionale. Altri sono fermi a Berlusconi o Bersani che hanno fatto il loro tempo. Sono sicuro che non c’è un solo elettore e un solo militante della Lega disposto a riscommettere su un’alleanza con Berlusconi. Ci abbiamo provato e ci ha portato solo risultati deludenti.

Preistoria dite voi?

“Io col vecchio centrodestra non tornerò mai, questo deve essere chiaro”

(Matteo Salvini, 25 febbraio 2019, intervista a Repubblica)

La coerenza non è il forte del Kamerata Matteo Salvini…!

By Eles

 

Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

 

fascisti

 

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Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

Dio, patria, famiglia… tortura e manganello

Quando Giorgia Meloni ha gridato le tre paroline la piazza è esplosa.
Eppure i tre leader non sono credibili né come cattolici conservatori, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale.
Nessuno dei tre può ricevere la comunione (anche se Berlusconi che se ne frega di qualsiasi norma l’altro giorno ha fatto finta di non saperlo).
Propongono l’autonomia differenziata, cioè la rottura dell’unità nazionale, e la Lega ha nello statuto l’indipendenza della Padania.
Tutti e tre hanno famiglie non tradizionali, figli fuori dal matrimonio, ecc. e il leader più anziano è famoso in tutto il pianeta per il bunga bunga.

Le tre paroline servono per raccattare voti individuando nemici contro cui indirizzare gli elettori: quelli che hanno un altro dio e che sono stranieri (immigrati), chi non è eterosessuale ma “pretende” diritti (omosessuali e lesbiche).

Ci sono altre due parole che bisogna ricordare.

Zaia, già supino vice del ladrone Galan (cercate Mose con un motore di ricerca), ha gridato che la polizia deve usare il manganello non il galateo.
La Meloni ha attaccato il blandissimo reato di tortura che impedirebbe alle forze dell’ordine di lavorare come nell’Egitto di Al Sisi.
La piazza applaude nel paese di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Serena Mollicone.

Ovviamente questi tre imbroglioni diventano improvvisamente “garantisti” e libertari quando si tratta di difendere tangentisti, collusi con le mafie, grandi evasori, speculatori edilizi, ecc.

I fascisti del III millennio di Casa Pound applaudono.

“L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo” (Pasolini).

 

fonte: https://www.facebook.com/335126483234062/photos/a.792560544157318/2460787317334624/?type=3&theater

Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

 

Casapound

 

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Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

Sabato 19 ottobtr a Roma la manifestazione dalla Lega di Matteo Salvini con il contributo di Casapoud.

La giornata era stata annunciata lo scorso fine agosto, in pieno terremoto a seguito della fine dell’esperienza di governo giallo-verde e in concomitanza con la formazione di quello “giallo-blu” targato M5S-Pd.

Giornata di «orgoglio italiano», aveva detto, della «maggioranza operosa che non nasce a Bruxelles», ma che in fin dei conti non fa altro che vestire i panni dell’opposizione nel teatrino della politica italiana di questi tempi.

Ma facciamo attenzione alla composizione di piazza.

La presenza di formazioni neo-fasciste, come quella di Casapound, se non smuove infatti più di tanto Salvini – «sto giochino della piazza di fascisti fa ridere e non ci crede più nessuno» –, da una parte mette in imbarazzo la parte più moderata del centrodestra berlusconiano, alle prese con la cannibalizzazione di Forza Italia da parte dei due Matteo, dall’altra mette in allarme le forze antifasciste.

Razzismo, guerra tra poveri e ribaltamento della narrazione quotidiana sono gli argomenti su cui la destra in salsa salviniana, purtroppo ben coadiuvata dai maggiori organi di informazione interessati solo alla “speculazione informativa”, ha fondato la scalata consensuale della lega.

Tutti temi che i fascisti provano a cavalcare da sempre…

Ma la domanda da porci è: Veramente vogliamo Casapound al governo?

Migranti, Richard Gere: “Io non mi preoccupo della politica, mi preoccupo delle persone” ed a Matteo Salvini “Se vuole venire con me aiutiamo insieme quelle persone”

 

Richard Gere

 

 

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Migranti, Richard Gere: “Io non mi preoccupo della politica, mi preoccupo delle persone” ed a Matteo Salvini “Se vuole venire con me aiutiamo insieme quelle persone”

 

Migranti, Richard Gere a Matteo Salvini: “Se vuole venire con me aiutiamo insieme quelle persone”

Richard Gere nella giornata di oggi, 14 ottobre, ha ricevuto le Chiavi della Città di Firenze, in segno di riconoscimento per il suo impegno nei diritti umani. L’attore non ha esitato a parlare della situazione politica relativa ai migranti, rivolgendo un invito all’ex Ministro Matteo Salvini, e parlando anche dell’operato del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dicendosi profondamente deluso per il suo comportamento.

Richard Gere è stato oggi a Firenze per ricevere dal sindaco Dario Nardella, le Chiavi della Città durante una cerimonia tenutasi a Palazzo Vecchio, per poi visitare la Galleria delle Statue e delle pitture. Prima di prendere parte alla cerimonia di consegna, l’attore si è soffermato a parlare con i cronisti su quanto sta accadendo in Siria e sulla condizione dei migranti.

L’impegno umanitario
Il noto volto del cinema americano, in visita a Firenze per ricevere le Chiavi della Città, non si è tirato indietro dinanzi alla possibilità di esprimere il suo parere relativo alle preoccupanti condizioni socio-politiche in cui versa l’Italia, soffermandosi sulla questione dei migranti, in merito alla quale proprio lo scorso agosto si è esposto salendo a bordo della Open Arms. Durante la conferenza stampa, Gere non esita a rispondere ad una domanda sul leader della Lega, Matteo Salvini, e sulla sua politica:

Io davvero non mi preoccupo della politica, mi preoccupo delle persone: l’importante è seguire sempre gli impulsi umani positivi. Finché siamo in contatto con l’impulso umano che è sempre positivo, e non conosco esseri umani interamente cattivi perché la totalità dell’essere umano è positiva possiamo superare ogni problema molto facilmente. Ci sono grandi problemi nella vita ma questa semplice cosa di aiutarci fra noi, sentire la sofferenza degli altri e prendere una decisione è estremamente importante, è da tenere presente. Non è difficile, perché lo sentiamo tutti. L’importante è seguire questo impulso umano positivo e dare attenzione a questo impulso.

La Open Arms e l’invito a Matteo Salvini
Non potevano mancare dei riferimenti al suo gesto, particolarmente significativo, che lo ha visto protagonista nel corso di questa estate, quando è salito a bordo della Open Arms, in segno di aiuto e anche di protesta. Le condizioni dei migranti, stipati su quella nave, avevano scaturito una reazione piuttosto forte, l’attore parla di coloro che sono volontari con trasporto e conclude rivolgendo un invito all’ex Ministro dell’Interno, che lo scorso agosto gli aveva rivolto parole poco lusinghiere:

I volontari su quelle navi sono degli angeli; quello che noi abbiamo in mente e’ di aiutare le persone. E’ l’unica cosa importante, che rende significativa la nostra vita. Se vuole venire con me sarei contento; insieme possiamo nutrire quelle persone

Le dichiarazioni su Donald Trump
Il paragone tra le ultime vicende in fatto di migranti, verificatesi in Italia, e quanto sta accadendo nel corso della presidenza Trump negli Stati Uniti è più che mai frequente. In questa circostanza, quindi, il divo di Hollywood non nasconde la sua delusione nei confronti della politica adottata dal “Leader del mondo libero”:

Ci sara’ un costo della vita molto alto. Come cittadino americano mi vergogno profondamente del comportamento del mio presidente. E’ chiaro che sono state prese decisioni senza pensare alle altre persone, alle alleanze o ai danni che provocheranno queste decisioni. Sono profondamente deluso.

fonte: https://cinema.fanpage.it/migranti-richard-gere-a-matteo-salvini-se-vuole-venire-con-me-aiutiamo-insieme-quelle-persone/
http://cinema.fanpage.it/

 

 

 

Salvini, un mese da senatore senza mai vedere il Senato – Mai un voto, mai una riunione della sua commissione: dal 10 settembre non ha partecipato ad alcun lavoro parlamentare. Sempre in “missione”: cioè in campagna elettorale per le Regionali …Ovviamente il tutto a spese nostre!

 

Salvini

 

 

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Salvini, un mese da senatore senza mai vedere il Senato – Mai un voto, mai una riunione della sua commissione: dal 10 settembre non ha partecipato ad alcun lavoro parlamentare. Sempre in “missione”: cioè in campagna elettorale per le Regionali …Ovviamente il tutto a spese nostre!

Salvini doveva fare «dura opposizione in Aula». Ma dal voto di fiducia non si è più visto in Senato

Perennemente in missione, nonostante la ‘minaccia’ al nuovo Esecutivo: «Faremo una dura opposizione in Aula». Una dichiarazione che, confrontata con il registro delle presenze al Senato ha il sapore del motto «Armiamoci e partite». Si parla, come storia politica nazionale ed europea insegna, dell’allergia del leader della Lega a partecipare attivamente al percorso decisionale di una democrazia: da quando si è insediato il nuovo governo Conte, il segretario del Carroccio (ora senatore) ha partecipato ai lavori parlamentari solo per il voto di fiducia (sfiducia, per lui) alla maggioranza giallorossa. Le assenze Salvini, dunque, tornano a fare notizia.

Come riporta il sito online del settimanale L’Espresso (che trova anche conferma sui numeri riportati dal portale OpenParlamento), il leader della Lega non ha partecipato a nessuna votazione (oltre a quella di fiducia) di quelle che si sono tenute al Senato dal giorno in cui si è insediato il nuovo Esecutivo. Sempre assente, sempre in missione. Non solo il suo scranno a Palazzo Madama è rimasto perennemente vuoto, ma anche la sua poltrona nella Terza Commissione ‘Affari esteri ed emigrazione’ (di cui fa parte) è rimasta deserta. E l’unica riunione si è tenuta il 2 ottobre e quel giorno Salvini era al Senato ma solamente per una conferenza stampa sulla proposta del 5Xmille alle Forze dell’Ordine e non per partecipare ai lavori.

Le assenze Salvini anche da quando è “solo” senatore

E in questo mese le assenze Salvini si sono moltiplicate anche durante i voti al Senato: mai presente, sempre in missione. Ma cosa si intende per parlamentare in missione? «I Senatori assenti per incarico avuto dal Senato, i quali pertanto non vengono computati ai fini della determinazione del numero legale», è scritto sul regolamento di Palazzo Madama. Insomma, la missione dovrebbe racchiudere solamente impegni istituzionali nel proprio ruolo di senatore della Repubblica o membro di una commissione. E, tra l’altro, un parlamentare che si dichiara in missione (oltre a non rientrare nel numero legale in Aula) non perdono neanche la diaria di quel giorno perché in realtà non risultano assenti.

Ma basta fare un salto sulla bacheca Facebook del leader della Lega per capire come nei giorni in cui a Palazzo Madama sono state effettuate una sessantina di votazioni, lui fosse in giro per l’Italia per portare avanti la sua campagna elettorale in vista delle Regionali in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna. Si tratta del 24 e 25 settembre: mentre al Senato si votano diversi provvedimenti all’ordine del giorno, le assenze Salvini crescono per via della sue ‘missioni’ elettorali a Cosenza e in varie cittadine del centro-Italia.

La pagina Facebook che annuncia le sue ‘missioni’

E il copione si ripeterà già oggi, quando la sua Commissione (secondo calendario) si riunirà. Ma la bacheca Facebook di Salvini già annuncia la sua assenza dai lavori parlamentari per via della tripletta umbra: prima la visita al Carcere di Sabbione (ore 9), poi l’incontro con i cittadini di Terni (ore 11) e alle 12.30 il comizio di Ferentillo. Tu chiamale se vuoi, missioni.

 

tratto: https://www.giornalettismo.com/assenze-salvini-senato/