Legge Legittima Difesa – Il Pd di Renzi è riuscito a: 1) approvare una legge; 2) dire che non la volevano approvare; 3) chiedere aiuto a Berlusconi per peggiorarla; 4) scontentare tutti…!

 

Legittima Difesa

 

 

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Legge Legittima Difesa – Il Pd di Renzi è riuscito a: 1) approvare una legge; 2) dire che non la volevano approvare; 3) chiedere aiuto a Berlusconi per peggiorarla; 4) scontentare tutti…!

 

 

Leggiamo sul Messaggero:

Legittima difesa, tolto il riferimento alla “notte”. Ma in Senato serve il sì di FI

Si cambia, ma in verità si archivia. Il nuovo testo sulla legittima difesa è destinato ad essere ulteriormente modificato almeno nel punto più controverso, quello in cui si fa riferimento alle aggressioni “notturne” ma molto probabilmente il suo destino sarà un inesorabile binario morto visto che al Senato Pd e Ap non hanno i voti necessari a far passare alcunché.

Insomma:

  1. si sono fatti la loro legge
  2. hanno smentito loro stessi dicendo che non era questa la “porcata” che volevano varare
  3. non sono in grado di fare modifiche alla predetta “porcata” ed hanno bisogno dei voti di Berlusconi
  4. in tutto questo la “porcata” in questione ha scontentato tutti

…E questi volevano modificare la Costituzione…!

 

By Eles

Renzi attacca i Cinquestelle perchè sono contro i vaccini? Qualcuno ricordi a questo ebete che dal Pd è partita la proposta di legge per istituire la “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili per i vaccini”…!

 

vaccini

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Renzi attacca i Cinquestelle perchè sono contro i vaccini? Qualcuno ricordi a questo ebete che dal Pd è partita la proposta di legge per istituire la “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili per i vaccini”…!

 

I vaccini tornano nel grande dibattito politico.

Il New York Times ha pubblicato un editoriale in cui sostiene come il Movimento 5 stelle abbia alimentato la diffusione dell’antivaccinismo.

Beppe Grillo ha bollato la cosa come una «fake news»

Ma ecco Matteo Renzi che come al solito cavalca cazzate e bufale facendo, come si dice al Nord, “il gallo sopra la monnezza”: «Una figuraccia internazionale, allucinante. E cosa fa Beppe Grillo stamattina? Attacca il New York Times… Ma come si fa? Basta! Per una volta, Grillo, torna umano: lascia stare i clic e gli algoritmi. Rimangiati le parole che hai detto contro i vaccini e contro le mammografie».

Quello che però Renzi non ha notato è che non solo i 5 stelle si sono occupati, a modo loro, di vaccini. Un parlamentare Pd, Giovanni Burtone, ha per esempio depositato una legge nel 2013 per istituire una “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili a causa di vaccinazioni”.

Una iniziativa che, malgrado il tempo passato, sta diventando a suo modo virale.

Burtone, laureato in Medicina, cardiologo, medico legale, come si legge dalla scheda di presentazione sul sito della Camera (insomma, non un fesso qualsiasi), ha depositato la proposta di legge il 21 maggio 2013. Nella proposta è indicata la data della Giornata, cioè il 29 ottobre, e soprattutto le motivazioni che hanno spinto il deputato dem a proporre l’istituzione della stessa Giornata.

In realtà si tratta di un remake perché, come spiega lo stesso Burtone, la proposta era stata già presentata nella precedente legislatura da lui stesso e dai colleghi Codurelli e Duilio.

Scrive Burtone nella proposta di legge a proposito di quelle che lui definisce nel testo come “vittime delle vaccinazioni obbligatorie:

“Non dimentichiamo che queste vittime sono state o sono nella maggior parte dei casi bambini, «usati legittimamente» per preservare la salute della collettività. Sono vittime le cui famiglie sono state tenute all’oscuro del rischio reale in cui i loro cari sarebbero incorsi. Sono cittadini ai quali il diritto ad avere una vita normale è stato negato per tutelare il bene supremo della salute”.

Per il deputato dem, la colpa “è da ricercare in chi ha compiuto una valutazione degli interessi collettivi al limite di quelle che sono state denominate le «scelte tragiche del diritto»”. “Essi – aggiunge Burtone – sono stati le vittime preventivabili in astratto di tali scelte, perché statisticamente rilevato. La stessa Corte costituzionale ha considerato i danneggiati dalla somministrazione di vaccini ‘come coloro che vanno in guerra e sacrificano la loro vita per il bene della popolazione”.

 

fonti varie dal web

Lega e Pd votano per vendita armi al Gabon, paese sull’orlo della guerra civile – Perché l’Italia ripudia la guerra …ma col cazzo che questi rinunciano ai soldi che ricavano nel vendere armi !!

 

armi

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Lega e Pd votano per vendita armi al Gabon, paese sull’orlo della guerra civile – Perché l’Italia ripudia la guerra …ma col cazzo che questi rinunciano ai soldi che ricavano nel vendere armi !!

 

Lega e Pd votano per vendita armi al Gabon, paese sull’orlo della guerra civile

Lega Nord e Pd a braccetto nel votare a favore il trattato per la vendita di armi e cooperazione in materia di difesa al Gabon (paese sull’orlo della guerra civile) e Mozambico. E’ proprio così, continuando ad alimentare il mercato delle armi in Africa che si creano le basi per guerre, miseria e migrazioni incontrollate verso l’Europa. E guarda caso, gli speculatori politici di tale fenomeno quando si tratta di autorizzare il commercio internazionale di armi vanno a braccetto. Il Gabon da settembre è sull’orlo di una guerra civile e il paese potrebbe essere processato per “crimini contro l’umanità”, con quale raziocinio si può approvare un accordo internazionale che prevede collaborazione in materia di difesa e forniture di armi ?

Fino a che l’Occidente alimenterà il mercato della morte (armi) verso i paesi africani, si getteranno le basi per guerre, miseria e migrazioni di massa.

Il Movimento 5 Stelle tra i primi punti votati dagli iscritti in materia di politica estera ha il ripudio della guerra e il disarmo come premessa di pace.

 

QUI il video

 

fonte: http://www.movimento5stelle.it/parlamento/2017/05/lega-e-pd-votano-per-vendita-armi-al-gabon-paese-sullorlo-della-guerra-civile.html

Maria Elena Boschi, una che di “Persone perbene” se ne intende, su Di Girolamo: “Si è messo al servizio della comunità in cui vive senza alcun tornaconto personale né economico”…Infatti l’hanno arrestato!

Maria Elena Boschi

 

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Maria Elena Boschi, una che di “Persone perbene” se ne intende, su Di Girolamo: “Si è messo al servizio della comunità in cui vive senza alcun tornaconto personale né economico”…Infatti l’hanno arrestato!

 

01.06.2014 – Maria Elena Boschi su Di Girolamo: “Si è messo al servizio della comunità in cui vive senza alcun tornaconto personale né economico”

02.05.2017 – Di Girolamo arrestato!

 

Leggiamo da Il Fatto Quotidiano:

Appalti irregolari, arrestati il sindaco Di Girolamo e un assessore di Terni: “Monopolio perfetto con cooperative”

Secondo la Procura gli appalti – dal verde pubblico ai servizi turistici per le Cascate delle Marmore – venivano riaffidati senza nuove gare. Ed è così che è stato possibile per il raggruppamento di cooperative ottenere proroghe fino a 63 proroghe consecutive. “Così continuando a garantire, a volte, anche per oltre 5 anni consecutivi la gestione del contratto al medesimo raggruppamento di cooperative sociali”. I bandi “cuciti addosso” alle società…

Articolo intero qui: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/02/appalti-irregolari-arrestati-il-sindaco-di-girolamo-e-un-assessore-di-terni-monopolio-perfetto-con-cooperative/3556945/

Ma basta tornare un po’ indietro nel tempo per leggere cose del genere:

Il Ministro Boschi a Terni / L’appoggio a Di Girolamo sindaco

La Boschi su Di Girolamo: “Si è messo al servizio della comunità in cui vive senza alcun tornaconto personale né economico”

Maria Elena Boschi, ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il parlamento del governo Renzi, è intervenuta a Terni a sostegno della candidatura di Leopoldo Di Girolamo. Maria Elena Boschi è giunta in città intorno alle 10 di domenica mattina ed è stata accolta nella sede del comitato elettorale in piazza della Repubblica, per poi raggiungere il Teatro Secci dove ha parlato davanti a una platea gremita.

Il saluto – Il suo intervento è stato introdotto da coordinatore della segreteria regionale del PD Emilio Giacchetti e dal segretario regionale Giacomo Leonelli: “Terni – ha detto quest’ultimo – è pienamente coinvolta nella grande operazione di rinnovamento a cui il PD sta dando vita. Leopoldo Di Girolamo in questi cinque anni ha saputo condurre la nave con saggezza ed equilibrio, nonostante il mare burrascoso della crisi. Ha difeso la città, ha saputo farla crescere e ci ha messo la faccia. Sempre. Ora dobbiamo sostenerlo con forza in questo rush finale”.

Leopoldo Di Girolamo ha ringraziato il ministro per la sua presenza: “Maria Elena è il segno tangibile della nuova classe dirigente che il PD sta dando al Paese – ha detto -. Una classe dirigente giovane, competente e coraggiosa che punta a un’Italia più moderna, dinamica e più giusta. E dentro questa nuova Italia ci vuole stare anche Terni”.

Con l’avvicinarsi del ballottaggio, la temperatura dello scontro politico è cresciuta e il candidato non si tira indietro: “In questi ultimi giorni – ha detto dal palco – il nostro avversario ha cercato di ‘avvelenare i pozzi’, facendo emergere quei di tratti di autoritarismo e intolleranza che fanno parte della sua storia politica di uomo di destra, da lui rappresentata nelle assemblee locali fra le file del MSI. Contro di lui ho già vinto nel 2001 nella competizione per il Senato della Repubblica. Nonostante la sconfitta e il sostegno di Berlusconi, che al tempo andava per la maggiore, il mio avversario fu adeguatamente ricompensato dai suoi amici con un posto ai vertici di strutture pubbliche come Inps e Inpdap, con tanto di ricchi stipendi. Io non solo mi sono dimesso da senatore dopo l’elezione a sindaco, ma due anni fa ho rinunciato a percepire qualsiasi emolumento per la carica che rivesto. Anche per questo non intendiamo accettare lezioni morali di alcun tipo”.

Poi, sempre sui temi locali: “Abbiamo attraversato cinque anni durissimi in cui Terni ha tenuto. Siamo riusciti a tenere in ordine i bilanci e abbiamo lavorato per far crescere la città che oggi può contare su servizi efficienti, nuove infrastrutture e un’importante base di partenza per intercettare lo slancio che il nuovo governo, che è al nostro fianco, sta dando al Paese. Anche per questo mi rivolgono a tutti i ternani perché domenica 8 giugno vadano a votare, sostenendo il nostro progetto per la città”.

Maria Elena Boschi ha ringraziato tutti per l’accoglienza: “Mi fa particolarmente piacere essere in Umbria, una regione a cui sono particolarmente legata visto che mia madre è di Spoleto. Sono qui a fare il tifo per Leopoldo e per festeggiare la vittoria netta alle elezioni europee. Credo che domenica oltre al PD abbia vinto soprattutto l’Italia”. Sull’esito del voto: “Avevamo di fronte una sfida fra chi tifa per il Paese e chi sa solo usare l’arma della protesta. I cittadini hanno scelto di continuare a credere nel futuro, chiedendo al PD di fare in Europa ciò che questo governo sta facendo in Italia. Il cambio di passo non è solo generazionale o nei volti, ma è soprattutto nelle politiche. Vogliamo essere più vicini ai sindaci italiani – e Matteo Renzi è sensibile a questo tema in ragione della sua esperienza personale – perché hanno attraversato momenti particolarmente difficili e vogliamo dare loro tutti gli strumenti per uscire finalmente da questa fase critica. È una sfida per Terni e per tutto il Paese”. Il ministro ha fatto riferimento ad alcune misure concrete che investono anche la dimensione locale: “I 3,5 miliardi stanziati per l’edilizia scolastica, il miliardo e mezzo per prevenire i dissesti idrogeologici. E poi gli interventi per famiglie e imprese, con la riduzione delle tasse, anche sul lavoro, e la restituzione degli 80 euro ai cittadini. Vogliamo continuare ad essere vicini alla gente, alle imprese e alle comunità locali”. Poi, su Leo Di Girolamo: “Si è messo al servizio della comunità in cui vive senza alcun tornaconto personale né economico. È importante che questo progetto non si interrompa ma possa andare avanti, perché il secondo mandato sarà fondamentale per completare il lavoro avviato nei primi cinque anni. Di fronte ai ballottaggi – ha detto il ministro – non si deve dare nulla per scontato. Si parte da ‘zero a zero’ e tutti dobbiamo rimboccarci le maniche perché la festa possa completarsi anche in Umbria, a Terni come a Perugia, e dare ulteriore slancio a quanto il governo sta facendo per il Paese”.

fonte: http://tuttoggi.info/il-ministro-boschi-a-terni-lappoggio-a-di-girolamo/216250/

 

…E certo che su questo De Girolamo le ombre non mancano.

Ecco cosa ci racconta Wikipedia su Di Girolamo

Caso “Swap”

Nel 2012 la Procura Regionale della Corte dei Conti dell’Umbria indaga Di Girolamo e sei assessori della sua giunta per aver autorizzato la rinegoziazione di alcuni contratti di finanza derivata (Swap). Tale decisione avrebbe creato un presunto danno erariale complessivo pari a 2 milioni e 700 mila euro, di cui circa 6.500 euro addebitati alla giunta Di Girolamo ed i restanti alla precedente giunta[18]. Il 31 marzo 2015 la Corte dei Conti dell’Umbria dichiara l’inammissibilità degli atti di citazione da parte della Procura Regionale[19].

Caso “Eventi valentiniani”

Nel 2013 riceve un avviso di garanzia, insieme ad altre 28 persone (tra cui alcuni assessori della sua giunta, dei consiglieri comunali di maggioranza e un dirigente comunale) dalla Procura della Repubblica di Terni. Secondo il pubblico ministero Di Girolamo e gli indagati avrebbero, attraverso una delibera che riconosceva alcuni debiti fuori bilancio tra cui alcuni legati agli eventi valentiniani svoltisi negli anni 2001 e 2002, commesso i reati di abuso d’ufficio e favoreggiamento personale nei confronti dell’ ex assessore comunale al ramo[20]. Nel novembre 2015 il GIP di Terni Simona Tordelli accoglie la richiesta di archiviazione dell’indagine formulata dal PM Elisabetta Massini[21].

Presunto danno erariale per lavori urgenti

Nel dicembre 2015 la Corte dei Conti dell’Umbria assolve Di Girolamo ed altre trentuno persone (tra cui ex assessori, consiglieri comunali ed un dirigente comunale) dall’accusa di aver causato un danno erariale alle casse comunali di 362 mila euro dovuto al fatto che alcuni fondi relativi ad un mutuo di 500 mila euro acceso presso la Cassa depositi e prestiti sarebbero stati utilizzati non solo per procedere ad interventi urgenti di riparazione di danni dovuti ad una alluvione che colpì la città di Terni nell’ottobre del 2010 ma anche per attività di manutenzione ordinaria, estranea all’evento[22].

Presunta violazione delle direttive comunitarie nella gestione del percolato della discarica di Villa Valle

Nel febbraio 2016 il sostituto procuratore della Repubblica di Terni Raffaele Iannella chiede il rinvio a giudizio di Di Girolamo, di 17 amministratori della sua giunta e di tre tecnici del Comune di Terni. Secondo il magistrato, gli indagati avrebbero svolto negli anni gare in economia per lo smaltimento del percolato nell’ex discarica di Villa Valle, violando le direttive comunitarie sulla gestione degli appalti pubblici per tutelare la libera concorrenza. L’udienza preliminare è stata fissata dal GUP di Terni Santoloci per il 12 ottobre dello stesso anno[23].

Presunta mancata bonifica o ripristino di stato dei luoghi

Il 14 gennaio 2017 comunica di aver ricevuto un avviso di proroga delle indagini relativa all’ ipotesi di reato di “mancata bonifica o ripristino di stato dei luoghi”. Di Girolamo risulta iscritto nel registro degli indagati dal 27 aprile 2016.[24]

Caso “Operazione Spada”

Il 2 maggio 2017 viene arrestato nella sede comunale di Terni, Palazzo Spada, su disposizione del GIP Federico Bona Galvagno e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari[25]nell’ambito di una inchiesta della locale Procura della Repubblica sugli appalti comunali relativi alla manutenzione ordinaria delle aree verdi, alla gestione dei servizi cimiteriali, e alla gestione dei servizi turistici presso l’area della Cascata delle Marmore.[26][27] Di Girolamo risulta indagato per presunti reati di associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti[27].

 

Ma si sa, la Boschi le “Persone perbene” le fiuta anche a 5 km di distanza…

by Eles

Ma che festeggia questo? Ha vinto contro Paperoga e Ciccio di Nonna Papera e dalle ultime primarie (cioè da quando c’è lui) ha perso un terzo (1.000.000) di elettori!

 

primarie

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Festeggia? Ma cosa festeggia?

Ha vinto? Ma contro chi? Paperoga e Ciccio di Nonna Papera?

E poi il crollo dei votanti. Affluenza in calo di un milione rispetto al 2013, partecipazione dimezzata nelle regioni rosse.

Dal 2013, cioè da quando c’è lui…!

Circa un terzo dei votanti in meno rispetto al 2013, poco meno di un milione di elettori perso in un giro di segreteria. E poi, affluenza dimezzata nelle regioni rosse. Al netto dei trionfalismi (????), l’esito delle primarie Pd è da ricercare nei numeri. Dietro la riconferma di Matteo Renzi alla guida della segreteria dem, nelle cifre ufficiali si leggono i segnali di un crollo netto.

Ma andiamo con ordine. L’affluenza ai gazebo per la scelta del segretario tra i candidati Renzi, Orlando ed Emiliano, è stata di un milione e 800mila, ha fatto sapere, nella giornata di lunedì, l’organizzazione del Pd, ridimensionando lievemente il conteggio dato la notte delle primarie che oscillava tra 1,9 e 2 milioni.

Alle primarie del 2013, vinte anche quelle da Renzi, parteciparono 2,8 milioni di simpatizzanti del Partito Democratico. Si tratta di circa un milione di persone che non si sono recate ai gazebo per scegliere il loro segretario/premier.

Una flessione che i vertici del Pd provano a minimizzare: “Un risultato impressionante, oltre ogni aspettativa”, ha dichiarato Renzi nel suo discorso al Nazareno. Per Lorenzo Guerini il “popolo Pd” ha smentito “chi aveva già fatto il funerale alle primarie”.

Ma è chiaro che sono solo cazzate.

Il crollo è ancora più impietoso nelle cosiddette regioni rosse, dove la vittoria di Renzi è stata schiacciante in termini percentuali ma in valore assoluto si registra un dimezzamento della partecipazione ai gazebo. In primis, l’Emilia Romagna: 216mila elettori hanno partecipato alla consultazione, ma sono almeno altrettanti quelli che avevano votato quattro anni fa e che hanno voltato le spalle al Pd (405mila è il dato affuenza di allora).
Crollo simile dell’affluenza anche in Toscana dove hanno votato poco più di 200mila persone, ha fatto sapere il segretario regionale Dario Parrini. Nel 2013 furono 393mila a recarsi ai gazebo.

Infine, anche il 50% degli simpatizzanti Pd delle Marche che hanno votato alle primarie del 2013 ha disertato i gazebo. Se quattro anni fa votarono 93mila persone, questa volta hanno espresso la loro preferenza per i tre candidati alla segreteria 47.350 elettori. La metà!

Ora Renzi, con calma, ci spieghi cosa cazzo ha da festeggiare…

By Eles

Qualità Pubblica Amministrazione: Italia 17esima su 23 paesi! Spiegatemi, com’è che la Ministra Madia è stata riconfermata anzichè essere cacciata a calci? Ah, dimenticavamo, fidanzata del figlio di Napolitano, figlia di grande amico di Veltroni, amica di D’Alema, stagista di Letta, datore di lavoro del figlio di Mattarella a 125mila Euro… C’è bisogno di altro?

 

Pubblica Amministrazione

 

 

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Qualità Pubblica Amministrazione: Italia 17esima su 23 paesi! Spiegatemi, com’è che la Ministra Madia è stata riconfermata anzichè essere cacciata a calci? Ah, dimenticavamo, fidanzata del figlio di Napolitano, figlia di grande amico di Veltroni, amica di D’Alema, stagista di Letta, datore di lavoro del figlio di Mattarella a 125mila Euro… C’è bisogno di altro?

 

MERITOCRAZIA – Il fantastico curriculum del ministro Marianna Madia: fidanzata del figlio di Napolitano, figlia di un importante amico di Veltroni, amica di D’Alema, stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. Che volete di più??

Alle elezioni del 2008, Walter Veltroni usa le prerogative del Porcellum per candidare capolista alla Camera per il Pd nella XV circoscrizione del Lazio la sconosciuta ventisettenne Marianna Madia. Alla conferenza stampa di presentazione, agli attoniti giornalisti la signorina dichiara gigionescamente di «portare in dote la propria inesperienza». In realtà è una raccomandata di ferro, con un pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni.

E’ pronipote di Titta Madia, deputato del Regno con Mussolini, e della Repubblica con Almirante. E’ figlia di un amico di Veltroni, giornalista Rai e attore. E’ fidanzata del figlio di Giorgio Napolitano. E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura è dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da novità giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoritismo, come dovrebbe.

In Parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale proposto da Vetroni e MadiaBerlusconi, che passa per 20 voti: dunque, è direttamente responsabile per la mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul decreto legge. Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una qualunque figlia di papà. Invece di essere cacciata a pedate, viene ripresentata col Porcellum anche alle elezioni del 2013. Ma poi arriva il grande Rottamatore, e la sua sorte dovrebbe essere segnata. Invece, entra nella segreteria del partito dopo l’elezione a segretario di Renzi, e ora viene addirittura catapultata da lui nel suo governo: ministra della Semplificazione, ovviamente, visto che più semplice la vita per lei non avrebbe potuto essere.

Altro che rottamazione: l’era Renzi inizia all’insegna del riciclo dei rottami, nella miglior tradizione democristiana. La riciclata ora rispolvererà l’argomento che aveva già usato fin dalla sua prima discesa paracadutata in campo: «Non preoccupatevi di come sono arrivata qui, giudicatemi per cosa farò». Ottimo argomento, lo stesso usato dal riciclatore che dice: «Non preoccupatevi di come ho ottenuto i miei capitali, giudicatemi per come li investo». Se qualcuno ancora sperava di liberarsi dai rottami e dai riciclatori, è servito. L’Italia, nel frattempo, continui ad arrangiarsi.

(Piergiorgio Odifreddi, “La Madia ministro? Vergogna!”, inervento pubblicato nel blog di Odifreddi su “Repubblica” e ripreso da “Micromega” il 22 febbraio 2014).

Letto questo ci siamo chiesti “Che volete di più?”

Sì, ingenuamente ci chiedevamo “Che volete di più?”. Ed ecco che il nostro Ministro Madia ci ha smentito. Si può fare di più.

Si può, per esempio, dare lavoro al figlio del Presidente della Repubblica Giorgio Mattarella con uno stipendio da 125mila euro lordi all’anno !!

Riportano fonti giornalistiche (Ansa, Libero, Il Giornale etc…):

Il 47enne docente di Diritto amministrativo, infatti, è oggi capo dell’ufficio legislativo del ministro Madia, con uno stipendio da 125mila euro lordi all’anno. Mattarella Junior, come scriveva il Giornale, è oggi ordinario amministrativista all’Università di Siena e condirettore del Master in management della Pa alla Luiss di Roma, ma è entrato al Ministero della Funzione pubblica già nel 1993, a 25 anni.

Pupillo di Sabino Cassese, vi è tornato in pianta stabile con Renato Brunetta ed è stato confermato sotto i governi Monti e Renzi, mentre Letta lo aveva mandato all’Università per affiancare l’allora ministro Maria Chiara Carrozza. Ora, come detto, l’esperienza a fianco della Madia.

State a sentire un fesso: a questa non la smuovono più.

by Eles

L’Anas assume Dirigente con il seguente curriculum: “compagno della segretaria di Delrio” …Ma Delrio non è dei Cinquestelle ed allora i Tg MUTI…!!!

 

Anas

 

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L’Anas assume Dirigente con il seguente curriculum: “compagno della segretaria di Delrio” …Ma Delrio non è dei Cinquestelle ed allora i Tg MUTI…!!!

 

Riesplodono i veleni in Anas. Una vecchia intervista rilasciata da Armani a La Repubblica subito dopo l’avvicendamento come presidente, nel 2015, suona ora ironica quando si scopre che Marco Bonamico, assunto come dirigente “di supporto” a 120 mila euro, è il compagno della segretaria particolare del ministro Delrio.

Tra novembre e dicembre 2015, mentre si avviava il processo di incorporazione della Quadrilatero Marche Umbria Spa in Anas, Armani avrebbe chiesto alla Quadrilatero di assumere un dirigente con la scusa di “supportare” il presidente del Cda Guido Perosino, proposto come Amministratore unico in vista della fusione.

Nulla di fatto. Un po’ perché il profilo del dirigente proposto c’entrava come i cavoli a merenda per quell’incarico e un po’ perché Perosino nemmeno lo voleva questo “assistente di supporto”. Intanto proprio a Perosino viene proposto un secondo incarico in Anas come responsabile dei rapporti con i ministeri e gli enti territoriali (ruolo che ricopre tuttora, oltre a quello di Amministratore unico della QMU).

Armani ci riprova. Gli propone nuovamente l’assunzione (a tempo determinato) del dirigente, giustificandola anche stavolta con la necessità di supportarlo, anche in virtù del suo nuovo incarico in Anas. Così alla fine la Quadrilatero Spa assume questa preziosa risorsa che altri non è che Marco Bonamico, ex Ad di Sogei, che dal 20 gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 ha guadagnato 120mila euro lordi per assistere Perosino >>clicca qui<<.

Bonamico, 62 anni, è noto alle cronache per essere stato silurato nel 2011 dall’allora ministro Tremonti (nonostante fosse stato nominato Ad di Sogei proprio da lui) a seguito dello scandalo legato all’inchiesta sull’appalto assegnato all’imprenditore Angelo Proietti, che ristrutturò la casa di Marco Milanese dove abitava appunto l’ex ministro dell’Economia. >>leggi qui<<

Ciò che le cronache invece non riportano è che Bonamico è il compagno, con prole, di Antonella Appulo, segretaria particolare di nientepopodimeno che Graziano Delrio. Niente niente che il ministro abbia chiesto ad Armani di “piazzarlo”?

E lui ha ubbidito. Peccato però che stando a voci di corridoio (nel senso che Bonamico lo avrebbe più volte ripetuto nei corridoi) il ruolo di “assistente” di Perosino – seppur come dirigente a 120 mila euro l’anno – gli stia stretto. E poi, soprattutto, non è contento che il contratto sia a tempo determinato.

Così, quando nel marzo 2016, Anas tentenna di fronte alla fusione con la Quadrilatero e Perosino chiede di essere esonerato dall’incarico di amministratore unico e mantenere solo quello di responsabile dei rapporti con i ministeri e gli enti territoriali, la mente di Armani – per levarsi dalle mani questa patata bollente – è attraversata dal pensiero di piazzare proprio Bonamico sulla poltrona di Au della QMU.

Ma Bonamico – di nome e di fatto – vuole di più. Forte della sua “vicinanza” al ministro Delrio, vorrebbe una poltrona prestigiosa (tipo la Direzione Generale o la Presidenza della costituenda Holding delle partecipate o, perché no, dello Stretto di Messina Spa o, già che ci siamo, dell’universo e oltre). Nel frattempo, però,  si deve “accontentare” del rinnovo del contratto, scaduto lo scorso 31 dicembre 2016 e rinnovato per un altro anno: >>clicca qui<< il rinnovo porta la data del 15 dicembre, guarda caso tre giorni dopo l’insediamento di Gentiloni al Governo (e la conferma di Delrio al MIT).

Di fronte a questa situazione le parole dell’intervista rilasciata ad Armani il 24 ottobre 2015 a La Repubblica, cui si accennava prima, stridono come gesso sulla lavagna: “Lei ha ricevuto telefonate di parlamentari, raccomandazioni?” la domanda del giornalista. “Sì, ho ricevuto diverse telefonate. Ma ho la fortuna di essere stato messo qui in posizione di totale libertà. Questo mi ha detto il ministro Delrio e questo è il mandato ricevuto dalla presidenza del Consiglio e ne sono grato. Ma mantenere Anas nella Pa senza autonomia gestionale porta a telefonate e raccomandazioni”. Quella di Bonamico come la vogliamo chiamare?

Abbiamo interpellato Armani per avere un chiarimento sulla vicenda, ma ha preferito non commentare.

FONTE: http://www.lultimaribattuta.it/59505_anas-bonamico-delrio

La presidente Pd si pagava la colf con i soldi pubblici… È in momenti come questo che sento nel profondo dell’anima di dover dedicare il mio più sentito VAFFANCULO alla Morani ed alla Moretti che, con la faccia scandalizzata, si chiedevano con quali soldi Di Battista si pagava la benzina dello scooter !!

Pd

 

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La presidente Pd si pagava la colf con i soldi pubblici… È in momenti come questo che sento nel profondo dell’anima di dover dedicare il mio più sentito VAFFANCULO alla Morani ed alla Moretti che, con la faccia scandalizzata, si chiedevano con quali soldi Di Battista si pagava la benzina dello scooter !!

 

Pagava la colf con i soldi pubblici, condannata presidente del Pd

Soldi del gruppo per pagare la cameriera in un immobile a Lioni, in provincia di Avellino. E’ quello che avrebbe fatto la presidente del Consiglio regionale della Campania, la Pd Rosetta D’Amelio, condannata dalla Corte dei Conti per un danno erariale complessivo di 20mila euro. Di questi, 4200 sono i soldi spesi per pagare la colf. A darne notizia è Il Giornale, che sottolinea come la “D’Amelio, deluchiana di ferro, aveva affermato nel corso del processo davanti ai giudici contabili che in quell’appartamento fosse stata allestita la sua segreteria politica e che quindi fosse autorizzata a utilizzare il budget istituzionale per le necessità correnti dell’alloggio”.

Ma di quanto sostenuto, la presidente non ha mai presentato ricevute e fatture. Quanto illegittimamente percepito dovrà quindi essere rimborsato.

Ma la D’Amelio non è sola in questo assalto ai fondi pubblici destinati ai gruppi consiliari. Almeno 56 cosiglieri sarebbero coinvolti nelle spese: il risultato è un “buco” di bilancio di oltre un milione di euro, solo nell’anno 2011. Dall’ex sottosegretario Umberto Del Basso de Caro (17mila euro tra carburante e finanziamenti al partito) all’europarlamentare Nicola Caputo (21mila euro per ristoranti e hotel e acquisto giornali), diversi esponenti del Pd hanno ricevuto sanzioni.

Dichiarazioni false e rimborsi gonfiati

Dichiarazioni poi risultate false e rimborsi gonfiati per stipendi a collaboratori e staffisti sono oggetto dell’inchiesta della Guardia di Finanza. In alcuni casi le somme non venivano proprio corrisposte. Scrive il quodiano diretto da Sallusti che questo è “il caso, ad esempio, del consigliere Lello Topo, ex sindaco piddino di Villaricca e uomo molto vicino a Luca Lotti e a Matteo Renzi. I magistrati contabili hanno accertato che la documentazione riguardante i 12.600 euro giustificati come salari per gli assistenti ‘non è confortata da alcun ulteriore prova in relazione alla concreta movimentazione del denaro in favore degli stessi’”. E proprio la D’Amelio tra la documentazione depositata a sua difesa, aveva inserito i contratti di collaboratori, assunti con la clausola della “gratuità”. “Ragazzi e ragazze – riferisce Il Giornale – che lavoravano in un’Amministrazione pubblica senza percepire nemmeno un euro ma presi come «scudo» per evitare la sanzione”.

 

fonte: http://blogdieles2.altervista.org/la-presidente-pd-si-pagava-la-colf-soldi-pubblici-momenti-sento-nel-profondo-dellanima-dover-dedicare-mio-piu-sentito-vaffanculo-alla-morani-ed-alla-moretti-c/

Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …Per la cronaca: Renzi non c’è mai andato…!!

Paragone

 

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Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …Per la cronaca: Renzi non c’è mai andato…!!

 

di Gianluigi Paragone (Facebook)

Ora Matteo Renzi spieghi perché il suo Pd (assieme a Forza Italia, Nuovo centrodestra e altri) ha respinto la proposta del Movimento 5 stelle di sospendere temporaneamente l’indennità ai parlamentari arrestati. Si trattava di una sospensione temporanea. Tra l’altro giustificata dal fatto che se uno non lavora in aula (se è agli arresti…) non è giustificata l’indennità. Non solo.

Bisogna smetterla col fatto che i politici abbiano una busta paga sempre ballerina quando si tratta di rispondere alla domanda: ma quanto guadagni? Perché non basta la remunerazione in senso stretto, ci sono altre voci allegati che compongono l’emolumento totale che vengono sempre sottaciute o balbettate. Basta, no? Nel caso specifico dei parlamentari arrestati già siamo in presenza di un “tradimento politico”, ora si aggiunge la beffa delle indennità corrisposte. Ma corrisposte per fare cosa? Per fare gli interessi della collettività o per fare interessi particolari?

Perché allora questa proposta di buon senso etico – non è una parolaccia, cari politici… – è stata bocciata? Spiegatelo guardando in faccia i vostri elettori. Poteva essere un segnale di rottura rispetto all’idea di casta. Questo non è un pessimo esempio. Un pessimo andazzo.

Com’era la storia delle firme false del M5S? E che Raggi si doveva dimettere? Giusto per rinfrescarVi la memoria: Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma NESSUNO si è dimesso!!

 

firme false

 

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Com’era la storia delle firme false del M5S? E che Raggi si doveva dimettere? Giusto per rinfrescarVi la memoria: Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma NESSUNO si è dimesso!!

 

Da Il Fatto Quotidiano:

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette

Mentre la polemica politica si infiamma sul caso Palermo, nel silenzio generale decine di amministratori da destra a sinistra patteggiano per lo stesso reato, in relazione alle elezioni del 2014. Fra questi, tre sindaci e decine di consiglieri comunali. Nessuno, però, ne chiede la testa e le pene sono inferiori ai limiti della Severino. L’indagine nata d un esposto M5s

Migliaia di firme sospette o falsificate a sostegno delle liste elettorali raccolte senza la ratifica di un pubblico ufficiale. C’è un altro caso firme in Veneto, passato sotto silenzio mentre imperversa lo scandalo delle firme false del M5s a Palermo, che ha coinvolto in modo trasversale più partiti, dal Pd alla Lega, da Ncd a Forza Italia alle liste civiche. La vicenda riguarda le amministrative del 2014 nel veronese e un’inchiesta della Procura di Verona, nata in seguito a un esposto del M5s, ha portato 71 imputati a patteggiare pene fino a 5 mesi per aver raccolto firme in modo irregolare e, in alcuni casi, per aver falsificato gli elenchi dei sottoscrittori. Tra gli imputati che il 15 novembre scorso hanno chiesto l’applicazione della pena figurano decine di consiglieri comunali, ex assessori provinciali, i sindaci del Pd di Pescantina e San Bonifacio, in provincia di Verona, e il sindaco Ncd di Pressana. E sono rimasti tutti al loro posto.

Nel caso di San Bonifacio, il sindaco dem Giampaolo Provoli ha patteggiato una pena di 5 mesi e 19 giorni insieme – tra gli altri – ad Alberto Bozza, ex assessore provinciale di Forza Italia e ora assessore allo Sport del Comune di Verona (5 mesi e 29 giorni), Luigi Frigotto, ex assessore provinciale all’Agricoltura in quota Lega (6 mesi), Alice Leso, ex consigliere provinciale del Pd, e il sindaco di Pressana, ex segretario provinciale dell’Udc, Stefano Marzotto (5 mesi e 20 giorni). Stessa situazione anche a Pescantina, in Valpolicella, dove il primo cittadino del Pd, Luigi Cadura, ha patteggiato 5 mesi e 12 giorni insieme – tra gli altri – al membro del Cda di Autobrennero, ex sindaco leghista di Affi ed ex assessore provinciale alla Viabilità, Carla De Beni (5 mesi e 20 giorni), oltre agli ex consiglieri provinciali Franca Maria Rizzi del Pd e Francesca Zivelonghi di Forza Italia. La vicenda riguarda anche i comuni di Legnago, Affi e Bussolengo, sempre in provincia di Verona, e coinvolge sia i pubblici ufficiali incaricati di verificare e garantire la regolarità delle sottoscrizioni, sia coloro che hanno materialmente raccolto le firme a sostegno delle liste.

Nel caso di San Bonifacio e Pescantina tra l’altro risultano imputati anche i candidati sindaci usciti sconfitti, tanto che lo scorso 18 novembre i deputati del M5s Francesca Businarolo e Mattia Fantinati hanno scritto al prefetto di Verona, Salvatore Mulas, chiedendo che venissero invalidate le elezioni amministrative nei due comuni in quanto “non tutte le liste avevano le firme sufficienti per essere presentate”. Ma la legge Severino prevede l’ipotesi decadenza solo in caso di condanna superiore a sei mesi. In questo caso, le pene applicate sono tutte inferiori. E gli amministratori restano tutti tranquillamente in carica.