LA CASTA? Beccatevi quest’altra: Parlamentari, ex parlamentari e anche i loro familiari hanno un’assistenza sanitaria da favola, sempre a SPESE NOSTRE !!

 

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LA CASTA? Beccatevi quest’altra: Parlamentari, ex parlamentari e anche i loro familiari hanno un’assistenza sanitaria da favola, sempre a SPESE NOSTRE !!

 

I parlamentari godono di buona salute: eh sì, perché il sistema sanitario a Montecitorio è un altro universo rispetto al sistema sanitario per i comuni cittadini (mortali). Un’interessante video-inchiesta condotta per La Gabbia ci introduce nel sistema sanitario di Montecitorio analizzando come funziona la sanità per gli onorevoli. Scopriamo insieme cosa succede.

Sanità a Montecitorio: sembra di entrare in un universo alternativo. Stando più ristretti, in un Paese alternativo. Camere pulite e dotate di tutti i comfort, corridoi ampi e spaziosi che profumano di lindo, pagamenti detratti dallo stipendio, quello stesso stipendio che pagano i cittadini. Il sistema sanitario a Montecitorio funziona eccome: altro che gli ospedali nostrani, dove si rischi di trovare 4 infartuati e 2 incidentati sdraiati su lettini scomodi in una stanza 4×4. E’ proprio tutta un’altra cosa la sanità dell’onorevole, per chiamarla come l’ha fatto “La Gabbia“, nella puntata andata in onda su La7 qualche giorno fa, con un’inchiesta su come i parlamentari possono godere di una sanità normale e vantaggiosa, a discapito dei cittadini che spendono soldi per avere un servizio altrettanto efficiente ma si vedono tornare indietro problemi a non finire e liste d’attesa lunghe diversi lustri.

SISTEMA SANITARIO A MONTECITORIO: TUTTO FUNZIONA (E SEMBRA MOLTO BENE)

Un’infermeria molto attrezzata, 5 studi medici, la fisioterapia, una piccola sala benessere: tutto questo nel sistema sanitario del Parlamento. E se c’è bisogno di cure mediche fuori Montecitorio, i parlamentari possono godere dell’assistenza sanitaria, rimborsabile da parte della Camera attraverso le decurtazioni stipendiali.

La giornalista Monica Raucci ci comunica poi i rimborsi delle spese mediche 2010 e ne sentiamo delle belle: 3 milioni di euro per odontoiatria, 3.173 mila euro per ricoveri e interventi, 146 mila euro per protesi acustica bilaterale, 204 mila euro per cure termali.

ASSISTENZA SANITARIA PARLAMENTARI: PRIVILEGI PER TUTTI (I PARENTI)

Un’altra notizia riguarda il fatto che l’assistenza sanitaria è estesa anche ai familiari dei parlamentari e non solo: coniuge, figli non coniugati fino al 26° anno di età, figli inabili al lavoro, coniuge separate o divorziato e perfino convivente more-uxorio (a patto che la convivenza perduri da almeno 3 anni). Inoltre, da qualche mese sembra che dell’assistenza sanitaria può godere anche il convivente dello stesso sesso. Insomma, la legge è uguale ma non per tutti!

L’inchiesta non finisce certo qui: la Raucci ci fa sapere che i parlamentari possono godere dei servizi di centri convenzionati con Camera e Senato. Fin qui nulla di male, ma risulta qualcosa di molto strano quando si scopre che non esistono praticamente liste d’attesa e file da rispettare. Praticamente non esiste nemmeno il timore di non vedersi dare la disponibilità per esami clinici importanti.

Insomma, chi dice che i parlamentari spesso vivono fuori dalla realtà vera, non sembra dire una grande bugia. Basta passare dall’altra parte della barricata per capire come (non) funziona il sistema sanitario dalle nostre parti.

LA SANITÀ DELL’ONOREVOLE: UNA BREVE VIDEO-INCHIESTA

Godetevi intanto questa interessante video-inchiesta di La Gabbia, ma vi consigliamo di non farvi prendere qualche malore mentre lo guardate: il sistema sanitario per noi cittadini è tutt’altra cosa!

La gabbia – LA SANITÀ DELL’ONOREVOLE

 

Ricordiamo l’accusa di Tito Boeri, ovviamente caduta nel vuoto: “I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo”!

Tito Boeri

 

 

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L’accusa di Tito Boeri: I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo!!!

 

Tito Boeri ha lanciato l’allarme: “I vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati”. Si risparmierebbero circa 76 milioni l’anno se si portassero le pensioni dei parlamentari a valori normali, applicando il sistema contributivo si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’ anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali.

Da IlTempo.it:

I vitalizi dei parlamentari, ovvero la rendita concessa a deputati e senatori al termine del mandato parlamentare, è circa il doppio di quanto hanno versato. Una vera cuccagna che passa di generazione in generazione, a mogli, mariti, figli e fratelli che per decenni vivono con l’assegno dello scomparso. Una rendita che nasce da una contribuzione minima, da una sola legislatura o addirittura da un solo giorno in Parlamento. Un caso emblematico è quello del deputato Luca Boneschi dei Radicali che per aver trascorso ventiquattr’ore alla Camera nel febbraio del 1982 ha avuto la pensione a vita.

L’Inps ha calcolato che un vitalizio parlamentare se fosse calcolato con il metodo contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori, si ridurrebbe del 40%. L’assegno minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi.

In altre parole «i vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati» ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione nella commissione Affari costituzionali della Camera.

Oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per cariche elettive alla Camera o al Senato, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro. E si tratta di «una sottostima» ha precisato Boeri perchè sono stati esclusi eventuali anni di servizio presso il Parlamento europeo o presso Consigli Regionali. Insomma è solo la punta di un iceberg.

Portando le prestazioni parlamentari ai valori normali la spesa scenderebbe a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni). Applicando il sistema contributivo per il ricalcolo dell’insieme delle cariche elettive, si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali. Il risparmio, osserva Boeri, sarebbe di «misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali». L’andamento della spesa per vitalizi in relazione ai contributi versati dal 1965 ad oggi, a prezzi 2016, evidenzia che «la spesa sia stata negli ultimi 40 anni sempre più alta dei contributi».

Il presidente ricorda che normalmente un sistema a ripartizione, in cui i contributi pagano le pensioni in essere, alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. «Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500».

L’andamento del sistema era «più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire», dice Boeri. «Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi». Facendo un confronto con le diverse gestioni speciali «in nessun caso, dice Boeri, «il divario è così accentuato come nel caso dei vitalizi dei parlamentari».

L’Inps ha formulato, nel giugno 2015, proposte di riforma del sistema pensionistico che comportavano una revisione dell’istituto dei vitalizi in parallelo a interventi su circa 350.000 trattamenti in essere di pensionati che non provengono da carriere elettive. Ma contro queste proposte si è subito schierata l’Associazione degli ex parlamentari che ha sollevato il problema dell’anti costituzionalità di qualsiasi ricalcolo.

Ma vediamoli questi assegni d’oro. Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese,Giuliano Amato arriva a 31.411 euro al mese, Nichi Vendola pensionato d’oro all’età di 57 anni riceve dalla regione Puglia un assegno di 5.618 euro. Walter Veltroni ogni mese incassa 5.373, Massimo D’Alema appena 90 euro in meno del suo storico rivale. Marco Pannella porta a casa una pensione invidiabile da 5.691 euro al mese. Con 35 anni di contributi versati e per la prima volta fuori dal Parlamento, dopo il declino della sua parabola nel centrodestra, percepisce il vitalizio anche l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini (5.614 euro). Poi Prodi (2.864), Rodotà (4.684) e Franco Marini(5.800). Anche Irene Pivetti ha maturato un cospicuo vitalizio a seguito dei suoi 9 anni di mandato parlamentare, durante il quale ha occupato anche la carica di Presidente della Camera. Dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese. Alfonso Pecoraro Scanio , deputato dal 1992 al 2008, riceve 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni. A Vittorio Sgarbi per essere rimasto in carica per 4 legislature riceve 8.455 euro. Ma c’è poco da indignarsi: è scritto nel Regolamento. Giancarlo Abete è dal 1992 che non occupa i seggi parlamentari, ma da quando aveva 42 anni riceve 6.590 euro mensili. Rosa Russo Iervolino , parlamentare per oltre 20 anni e più volte Ministro, riceve mensilmente il suo assegno da circa 5400 euro netti. Alla cifra contribuisce anche il cumulo acquisito come sindaco di Napoli, dal 2001 al 2011. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro, si può. È il caso di Claudia Lombardo , definita Miss Vitalizio d’oro. Eletta per la prima volta nel Consiglio Regionale della Sardegna quando aveva 21 anni e divenuta presidente nel 2009 con una carriera fulminea. Domenico Gramazio , passato alla storia parlamentare per aver festeggiato la caduta di Prodi nel 2008, mangiando in Senato una fetta di mortadella, percepisce 10.877 euro. Gianni De Michelis , percepisce 5.800 euro netti al mese.

Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

carogne

 

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Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

Di come #SITENGONOILPRIVILEGIO ve ne abbiamo già parlato:

Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

Il Pd si rimangia le promesse (…ma tu guarda un po’) e vota per salvare i vitalizi!

Ma mica finisce qui.. La meschinità di questa gente non ha fine. Ed ecco, come ci segnala L’Huffington Post che sono già sul piede di guerra.

Vitalizi, gli ex parlamentari si preparano a una class action: “Faremo ricorso sul contributo di solidarietà”

 

Gli ex parlamentari sono pronti a fare ricorso contro il contributo di solidarietà per tre anni deciso ieri dall’ufficio di presidenza. Lo riporta l’Agi. “Siamo pronti a fare ricorso, ci sarà un’azione collettiva degli ex parlamentari”, spiega all’Agi un ex deputato. “Manca una legge di riferimento. Non si capisce per chi dovrebbe essere questo contributo di solidarietà. Io perderei mille euro”, riferisce l’ex parlamentare. “Faremo una class action, ci stiamo sentendo in queste ore. Nel pomeriggio emergerà una posizione chiara di contrarietà a quanto deciso ieri”.

La proposta avanzata dal Pd in tema di pensioni dei parlamentari, dispone l’applicazione, a partire dal 1 maggio 2017 e per tre anni, agli assegni vitalizi e ai trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato e loro aventi diritto, un contributo straordinario di solidarietà per tre anni sui vitalizi in essere relativi alle precedenti legislature sulla parte eccedente l’importo di 70mila euro lordi annui, pari al 10 per cento per quelli compresi tra 70mila e 80mila euro lordi l’anno; del 20 per quelli fino a 90mila; del 30 per quelli fino a 100mila; del 40 per quelli superiori a 100mila.

La riforma dei vitalizi, con un contributo di solidarietà per tre anni relativo alle precedenti legislature, è passata ieri alla Camera, ma in molte Regioni il taglio ai trattamenti degli ex consiglieri regionali è stato deciso già da qualche anno. E non senza polemiche. Basti pensare che in una decina di Regioni ex consiglieri regionali sono passati alle vie legali e la riforma dei vitalizi si è trasformata in un’autentica guerra a suon di carte bollate. “In molte Regioni è stato già deciso il contributo di solidarietà, c’è chi lo ha accettato e chi ha fatto ricorso. Da un nostro monitoraggio sono 10-11 le Regioni in cui ex consiglieri, non tutti ma alcuni, hanno fatto ricorso”, osserva all’Adnkronos Aldo Bottin, ex consigliere del Veneto e presidente del Coordinamento delle associazioni degli ex consiglieri regionali di tutte le Regioni.

Dal Lazio al Piemonte, dalla Lombardia alle Marche, dalla Campania al Molise, dall’Abruzzo alla Toscana fino al Trentino Alto Adige, la battaglia contro il contributo di solidarietà è finita direttamente nelle aule di tribunali. E le cause vanno avanti. “Si vedrà cosa dicono i giudici”, sottolinea Bottin. “Si parla di casta….prima di parlare bisognerebbe leggere cosa dicono le norme e il buon senso – spiega – Io ritengo che la decisione della Camera sia stata opportuna, ma mi auguro che questo contributo sia finalizzato a interventi mirati per dare risposte alle situazioni di disagio”.

Il motivo dei ricorsi nelle Regioni, osserva Bottin, è che non sono stati fatti interventi mirati ma si è deciso di colpire tutti in modo univoco: “l’unica regola doveva essere la norma fiscale, il fisco equo: in base a quello che si percepisce si contribuisce”, spiega.

Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

legge Fornero

 

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Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

Sì, avete letto bene: la legge Fornero che i parlamentari hanno approvato e che si applica ai cittadini italiani non si applica invece agli stessi parlamentari! Così ha deciso l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati su proposta del PD. Insomma, in Italia ci sono cittadini fessi e cittadini furbi: questi ultimi sono i parlamentari. Due pesi e due misure. Bagarre con i grillini scatenati.

La Camera dei deputati, infatti, ha stabilito oggi un principio in verità un po’ strano: ai parlamentari nazionali, per ciò che riguarda i vitalizi, non si applica la legge Fornero che invece si applica a tutti gli altri cittadini italiani. Ovviamente, a Montecitorio, è scoppiata la baraonda. Con i parlamentari grillini che, in verità, sono andati un po’ sopra il rigo. Mentre i parlamentari degli altri partiti – di maggioranza e di opposizione (in questo caso il riferimento è al centrodestra) non hanno risparmiato pesanti critiche ai seguaci di Beppe Grillo, definiti anche “fascisti”.

Ma si sa, basta leggere la Treccani, è “fascista” chiunque si mette contro i diritti della CASTA!

I fatti. L’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, dopo un tira e molla che va avanti da mesi, ha approvato – su proposta del Partito Democratico – una delibera che riattiva, per i prossimi tre anni, il contributo di solidarietà sui vitalizi e sulle pensioni corrisposte ai parlamentari.

Si tratta, in pratica, dei prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari che erano stati interrotti in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale. La Consulta, infatti, ha stabilito che i prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni non possono essere introdotti a regime, ma solo per un periodo temporaneo (tre anni). Anche se possono essere rinnovati.

Che è quello che ha fatto oggi l’ufficio di presidenza di Montecitorio. Il problema è che la reintroduzione approvata, che porta la forma del PD, crea un’oggettiva disparità tra i parlamentari e i comuni cittadini: come già accennato, mentre questi ultimi vengono penalizzati dalla legge Fornero (che ha allungato i tempi per mandare in pensione i comuni cittadini), per i parlamentari la legge Fornero non si applica!

I parlamentari del Movimento 5 Stelle avevano presentato una delibera che puntava all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sugli stessi vitalizi: per intervenire sui vitalizi, infatti, ci sarebbe voluto un voto del Parlamento e non una semplice modifica del regolamento.

Ma al PD l’idea che i parlamentari debbano essere trattati come i normali cittadini non va proprio giù. Insomma: la legge Fornero, approvata dal Parlamento, non si applica ai parlamentari, ma solo ai normali cittadini.

Tra l’altro – volendo entrare nel merito – la delibera approvata dall’ufficio di presidenza della Camara dei deputati è una mezza furbata perché, di fatto, colpisce un po’ (non tanto: solo un po’) i vitalizi e le pensioni più alte, mentre non toglie quasi nulla alle pensioni e ai vitalizi medi e bassi (dove per ‘basso’ s’intende un vitalizio o una pensione di 70 mila Euro all’anno).

Questi i parametri che i parlamentari (tranne, ovviamente, i grillini) si sono auto-assegnati: non pagherà nulla chi percepisce fino a 70 mila Euro, pagherà il 10% oltre i 70 mila Euro; il 20% oltre gli 80 mila Euro; il 30% oltre i 90 mila Euro; e il 40% oltre i 100 mila Euro.

La reazione dei grillini è stata furibonda. La seduta di Montecitorio è stata sospesa mentre era in corso un question time (in Aula il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, stava rispondendo ad alcune interrogazioni). I parlamentari del Movimento 5 Stelle – forse per augurio… – si sono seduti nei banchi del Governo. Altri deputati grillini hanno fato irruzione nella sala dove era in corso l’ufficio di presidenza.

Sono volate parole grosse. Ma, forse, la cosa più saggia l’ha detta in un’intervista alla Rai l’ex segretario nazionale del PD, Bersani:

“Se la sinistra non fa la sinistra non ci dobbiamo meravigliare, poi, se il Movimento 5 Stelle cresce…”.