Lo strano caso della bandana anti-Covid, distribuita in 300mila pezzi in Alto Adige per un costo di 700mila euro: non protegge dal virus, ma è prodotta dal cugino dell’assessore alla sanità della provincia di Bolzano!

 

Alto Adige

 

 

 

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Lo strano caso della bandana anti-Covid, distribuita in 300mila pezzi in Alto Adige per un costo di 700mila euro: non protegge dal virus, ma è prodotta dal cugino dell’assessore alla sanità della provincia di Bolzano!

La storia è di alcuni mesi fa, tornata alla ribalta perché ne ha parlato Report.

Marco Franchi sul Fatto Quotidiano già ne parlava a marzo scorso, quando ha raccontato una curiosa storia che riguarda una bandana anti-Coronavirus SARS-COV-2 (no, non è vero) distribuita in 300mila pezzi nelle edicole dell’Alto Adige per un costo di 700mila euro e prodotte dal cugino dell’assessore alla sanità della provincia di Bolzano:

In Alto Adige hanno tentato anche quest’arma contro il contagio: 300mila pezzi distribuiti gratuitamente ai cittadini nelle edicole. Da giorni molti politici locali compaiono con la fascia intorno al collo. Ma adesso ecco arrivare la polemica: a produrre la bandana, ha raccontato il sito di informazione salto.bz, sarebbe una grande impresa di cui è socio un cugino dell’assessore alla Sanità della Provincia di Bolzano, Thomas Widmann. La spesa sarebbe di 700mila euro.

Immediate le critiche dal M5S in Provincia: “Non c’è nessuna evidenza che la fascia sia utile. La spesa rischia di essere inutile perché in Alto Adige tutti i cittadini hanno già una sciarpa”. Arno Kompatcher, presidente della Provincia (Süd Tiroler Volkspartei), taglia corto: “È solo fango sulle istituzioni e chi le rappresenta. Presenteremo una denuncia(ndr: mai presentata)”. Widmann, il diretto interessato, replica: “Non fate perdere tempo. C’è un’emergenza, lasciateci lavorare (ndr anche ai cugini)”.

In conferenza stampa Widmann l’ha raccontata così: “Abbiamo chiesto ad Assoimprenditori di indicarci imprese che potessero aiutarci”. Ne sono state individuate due. Sono il colosso Salewa e la TEX market fondata dai fratelli Heinrich e Cristoph Widmann. Salewa grazie ai suoi impianti cinesi avrebbe garantito 500mila maschere protettive FFP2 e FFP3, 400mila tute protettive e 40mila tute mediche per una spesa di 9,3 milioni. TEX market invece dovrebbe fornire bandane. Ma che utilità può avere una sciarpa contro il contagio? In conferenza stampa Weidmann ha risposto: “Non è mai stato detto che le bandane proteggo no”.

Ma allora perché distribuirne 700mila? “Tante cose contribuiscono ad allontanare il rischio, dal lavarsi le mani al mantenere le distanze. Tutto questo insieme di misure può essere utile”. Christoph Widmann di TEXmarket ha dichiarato a Salto.bz: “Siamo stati contattati per la consegna rapida di bandane. Non capita spesso che tu possa dare un contributo importante al tuoPaese: fare tutto il possibile per soddisfare questa richiesta è stato quindi ovvio per noi”. Dalla TEXmarket si sottolinea anche che ogni bandana è stata pagata appena 2,3 euro.

 

Partono le denunce dei familiari delle vittime di Bergamo: “Il sistema della sanità lombarda è completamente saltato. Siamo stati lasciati soli, ci hanno abbandonato a casa con polmoniti. Ci hanno riempito di bugie. Vogliamo giustizia ma prima ancora vogliamo verità”

 

vittime

 

 

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Partono le denunce dei familiari delle vittime di Bergamo: “Il sistema della sanità lombarda è completamente saltato. Siamo stati lasciati soli, ci hanno abbandonato a casa con polmoniti. Ci hanno riempito di bugie. Vogliamo giustizia ma prima ancora vogliamo verità”

Familiari delle vittime di Bergamo annunciano le prime denunce: “Solo bugie”

Arrivano le prime denunce dei familiari delle vittime del coronavirus a Bergamo. Ad annunciarlo il presidente del Comitato “Noi denunceremo” spiegando che mercoledì saranno consegnate alla procura le prime cinquanta denunce. “Siamo stanchi di non avere risposte, vogliamo giustizia ma prima ancora vogliamo verità”, ha dichiarato Luca Fusco su Rai3, aggiungendo: “Il sistema della sanità lombardo è completamente saltato e noi siamo stati lasciati soli, il sistema non era pronto ad affrontare l’emergenza, ci siamo trovati con una montagna di persone lasciate a casa con polmoniti perché il sistema sanitario non aveva la possibilità di ricoverarle”. “Ci hanno riempito di bugie e non ci fermeremo finché non avremo accertato perché è successo tutto questo” ha concluso

fonte: https://www.fanpage.it/live/coronavirus-ultime-notizie-7-giugno/23/

Aggiornamento sull’eccellenza sanitaria lombarda – Mentre la gente moriva, rubavano materiale per intubare i pazienti dai reparti intensivi per venderli sul mercato, e si inventavano acquisti ingigantiti per approfittare dell’emergenza Coronavirus…

 

Coronavirus

 

 

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Aggiornamento sull’eccellenza sanitaria lombarda – Mentre la gente moriva, rubavano materiale per intubare i pazienti dai reparti intensivi per venderli sul mercato, e si inventavano acquisti ingigantiti per approfittare dell’emergenza Coronavirus…

Da Ansa:

Materiale ospedaliero finiva sul mercato, 2 arresti – Farmacista dell’ospedale di Saronno e imprenditore brianzolo.

Materiale per intubare i pazienti sottratto deliberatamente ai reparti intensivi per essere rivenduto sul mercato, e ordini di acquisto ingigantiti approfittando dell’emergeza Coronavirus. E’ questo quanto scoperto dai Carabinieri di Varese e dalla Gdf di Saronno (Varese) che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Busto Arsizio (Varese) nei confronti di una farmacista 59enne, dirigente presso l’ospedale di Saronno, e un 49enne di Barlassina (Monza Brianza), amministratore di una società specializzata in dispositivi medici.

Per entrambi gli arrestati il reato contestato è peculato in concorso. L’uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio. Il materiale indebitamente sottratto, o con acquisti non necessari o portando via quello presente in ospedale, secondo le indagini, veniva poi consegnato in scatoloni anonimi all’imprenditore di prodotti medicali, che li rivendeva “con regolare fattura” ad altri clienti tra cui anche ignari ospedali.

L’indagine congiunta scaturisce da una segnalazione di un dirigente sanitario “responsabile delle farmacie ospedaliere dell’Asst Valle Olona – precisano gli investigatori – L’Azienda sanitaria, lo scorso mese di novembre, aveva rilevato una serie di ordinativi anomali partiti dalla farmacia ospedaliera di Saronno a firma della dirigente indagata

Il medico, dirigente dell’ospedale, arrestato, Sara Veneziano, di 59 anni, nelle telefonate intercorse con il presunto complice, l’imprenditore Andrea Arnaboldi, di 49, con cui secondo le indagini ha una relazione, chiede insistentemente di far pagare le pile per laringoscopi sottratte “250 euro l’una” vista la carenza. “Sì, sì dai – dice – una bella mangiata un bel regalo, ci compriamo la borsa di Prada”. Tanto che il gip di Busto Arsizio (Varese) che ha coordinato l’inchiesta non esita a definire i due “avidi e dotati di sconcertante cinismo”.

fonte: https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2020/06/05/materiale-ospedaliero-finiva-sul-mercato-2-arresti_671eed38-cd68-4433-baf6-5e4f8941c4ec.html?fbclid=IwAR2Z6h3pJAztJiU6QKL_G7uQ-fGu41jbtQ2YaUl9rbiASuMMwA2brDzy3TE

Tutti a criticare il governo Conte, ma mentre in Italia i dati sull’epidemia sono più che buoni, il resto del mondo tocca il record di contagi: 106mila in un solo giorno… Questo grazie ai Paesi a cui guardano le opposizioni come Usa, Brasile, Regno Unito e Russia… Facciamoci qualche domanda!

 

emergenza Coronavirus

 

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Tutti a criticare il governo Conte, ma mentre in Italia i dati sull’epidemia sono più che buoni, il resto del mondo tocca il record di contagi: 106mila in un solo giorno… Questo grazie ai Paesi a cui guardano le opposizioni come Usa, Brasile, Regno Unito e Russia… Facciamoci qualche domanda!

Se c’è un’Italia che tira un sospiro di sollievo per i dati giornalieri sul coronavirus il 20 maggio, c’è il resto del mondo che continua ad affrontare in maniera preoccupante la sua battaglia contro il virus. L’epidemia nel mondo non accenna a fermarsi, anzi sembra essere ancora in fase espansiva. E se in Italia, il 20 maggio, si sono registrati 665 contagi (con la media di un tampone su 100 positivo, la più bassa dall’inizio della pandemia), nel mondo nelle ultime 24 ore i contagi sono stati 106mila.

Epidemia nel mondo, il 20 maggio c’è il record di contagi

Si tratta del record dall’inizio dell’emergenza. Questo dato allarmante è stato comunicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e prende in considerazione diversi fattori. Innanzitutto, la diffusione dell’epidemia negli Stati Uniti che continua a creare problemi, con il numero altissimo di contagi a fronte dei 14 milioni di tamponi effettuati, ma poi anche i decessi in Brasile, altro stato fortemente colpito da aprile in poi. Non bisogna dimenticare la Russia e quei paesi europei, come la Svezia, che hanno scelto di affrontare il coronavirus senza le regole stringenti del lockdown. E non dimentichiamo neanche il Regno Unito, vittima dei tragici ritardi dovuti alle sciagurate teorie dell’immunità di gregge di Boris Johnson, ritirate prima che venisse linciato, ma troppo tardi per non far morire decine di migliaia di persone…

Guarda caso tutti paesi i cui leader sono osannati dall’opposizione Italiana con Salvini in testa e Meloni a ruota…

«Nelle ultime 24 ore – dichiara Tedros Adhanom Ghebreyesus, a capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità – sono stati riportati all’Oms 106.000 nuovi casi di coronavirus, il numero più alto in un giorno da quando è iniziata la pandemia. Quasi due terzi di questi sono stati registrati in solo quattro Paesi».

Epidemia nel mondo, la preoccupazione dei contagi nei Paesi in via di sviluppo

Non soltanto, però, Stati Uniti, Russia e Brasile: l’Organizzazione mondiale della Sanità ha espresso enormi preoccupazioni per il dilagare della pandemia anche nei Paesi in via di sviluppo. Gli scienziati e gli analisti dello sviluppo della pandemia nel mondo sono concordi nell’affermare che, se i livelli dell’epidemia da coronavirus si dovessero ripetere anche nel continente Africano e in altri Paesi dell’America Latina, gli effetti del contagio potrebbero essere ancor più devastanti di quello che abbiamo visto da gennaio a maggio.

 

La pandemia non ci ha reso migliori. Facciamo ancora schifo, il caso Silvia Romano l’ha dimostrato.

 

Silvia Romano

 

 

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La pandemia non ci ha reso migliori. Facciamo ancora schifo, il caso Silvia Romano l’ha dimostrato.

 

In un momento come quello che stiamo attraversando in cui ci ripetiamo di essere distanti ma uniti e che torneremo ad abbracciarci ancora più forte, la notizia della liberazione di una nostra connazionale dopo 18 mesi di prigionia tra Kenya e Somalia dovrebbe essere accolta come un’occasione di gioia, di festa e di unità nazionale. Invece, non appena Silvia Romano ha messo piede sulla scaletta dell’aereo vestita con lo jilbāb, subito si è gridato all’alto tradimento, rinforzando la tempesta di odio che già era cominciata nel momento in cui Giuseppe Conte aveva annunciato su Twitter la riuscita dell’operazione: “Quanto ci è costata la sua liberazione?”. L’indignazione è soprattutto dovuta al fatto che Romano durante la prigionia si è convertita all’Islam e l’ha fatto, stando alle sue dichiarazioni riportate dai giornali (dichiarazioni che tra le altre cose dovrebbero restare secretate), per libera scelta.

È già assurdo che una scelta del genere debba essere giustificata all’opinione pubblica in un Paese che all’articolo 19 della propria Costituzione tutela proprio la libertà religiosa, a prescindere dal credo. Soprattutto facendo seguito a una situazione come quella di un sequestro. Come ha detto a Rai News Domenico Quirico, reporter sopravvissuto a un rapimento in Siria nel 2013, “Nella narrazione di una vicenda così tremenda come la perdita di libertà di una persona […] esiste l’obbligatorietà del pudore”. La conversione di Romano, invece, sembra essere diventata un problema di sicurezza nazionale, sul quale tutti siamo chiamati a esprimere la nostra opinione sulla base dei due elementi che abbiamo a disposizione: il breve video del suo arrivo in Italia e le dichiarazioni agli inquirenti che nessuno avrebbe dovuto leggere. Sallusti paragona la vista della giovane donna con lo jilbāb al ritorno di un prigioniero di un campo di concentramento vestito da nazista, con una bella equivalenza tra tutto l’Islam e il nazismo, che non guasta mai. D’altronde, il direttore de Il Giornale dedica la prima pagina a “Silvia l’ingrata, islamica e felice”, “tornata con la divisa del nemico jihadista”. Un titolo non solo in malafede, ma che rivela anche tutta l’ignoranza da cui nasce la xenofobia, dato che l’aggettivo “islamico” non si usa per le persone ma per le cose astratte. L’uso incorretto da parte della stampa italiana dell’aggettivo “islamico” per indicare “islamista” (cioè sostenitore dell’Islam come unica religione) ha fatto sì che questa parola ormai sia equivalente a “fondamentalista” e faccia molta più presa rispetto a “musulmano”.

Al titolo de Il Giornale fa eco quello di Libero, che di nuovo scrive: “Abbiamo liberato un’islamica”, “tenera con i terroristi di Allah”, soltanto perché Romano ha confermato di non aver subìto violenze dai propri rapitori. Una buona e bella notizia, che dovrebbe rallegrarci, anziché indignarci. Evidentemente qualcuno avrebbe preferito veder scendere dall’aereo una donna fisicamente distrutta e in lacrime, anziché una ragazza che, al termine della cosa peggiore che le potesse capitare, ha trovato la forza di sorridere ai genitori che non vedeva da oltre un anno e mezzo. Sembra quasi che i sovranisti avrebbero preferito una madonnina sofferente, la storia di una donna torturata dal “nemico jihadista” sulla quale costruire la propria propaganda islamofoba, come se avessero bisogno di un martire con cui alimentare una nuova Crociata; invece, loro malgrado, si sono trovati di fronte una donna che, nell’innegabile avversità, ha dichiarato di essere stata forte e di aver compiuto una libera scelta, che nessuno ha il diritto di giudicare. Vittorio Sgarbi su Facebook mette la foto di una donna con il niqāb – un abito che non ha nulla a che fare con lo jilbāb, dimostrando ancora una volta che chi critica l’Islam nemmeno lo conosce – e chiede che Silvia Romano si penta oppure venga arrestata in quanto terrorista, perpetrando lo stereotipo del musulmano cattivo. Il Codacons ha invece presentato un esposto alla Corte dei Conti e si è costituito parte offesa in rappresentanza della collettività nell’indagine aperta dalla Procura di Roma, perché “sembrerebbe non sussistere la condizione che il codice penale richiede [per il pagamento del riscatto], ossia reale minaccia di morte imminente”, in quanto Romano avrebbe detto di non aver subìto violenze.

Ma oltre alle incommentabili parole della destra, anche i giornali più moderati oggi hanno cominciato con le dietrologie. Subito si è parlato di “sindrome di Stoccolma” e in generale, sui social ma non solo, chi ieri era un esperto immunologo da bar oggi è diventato psicoterapeuta, con tanto di diagnosi a distanza delle condizioni psicologiche in cui versa Romano dopo averla vista per due minuti nella diretta Facebook di Luigi Di Maio. In realtà è abbastanza fuori luogo chiamare in causa questa sindrome, sulla cui validità ci sono ancora molti dubbi e che non è nemmeno inclusa nel Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali. Silvia Romano, come tutti i sopravvissuti a un sequestro, avrà sicuramente bisogno di un supporto psicologico per affrontare il ritorno alla normalità, ma non sta certo a noi, né tantomeno ai giornali fornire giudizi frettolosi, se non proprio offensivi.

Nelle reazioni al rapimento prima e alla liberazione di Silvia Romano poi c’è anche una componente sessista, quella di chi non accetta che le donne possano compiere le proprie scelte e deludere le aspettative di chi le vorrebbe sempre aderenti a un certo modello di comportamento. Tutti ricordiamo il paternalistico commento di Massimo Gramellini nell’ormai lontano 2018, quando il giornalista scrisse sul Corriere che era una “Cappuccetto rosso” che avrebbe potuto “soddisfare le sue smanie di altruismo” anche in Italia. Nella storia recente sono tanti i casi degli italiani rapiti all’estero, tutti teoricamente “colpevoli” di “soddisfare le smanie di altruismo” in Africa o in Medioriente, ma mai come nel caso di Romano l’opinione pubblica si è accanita sulle responsabilità individuali. Il sacerdote Paolo Dall’Oglio è stato rapito in Siria ormai sette anni fa, così come il missionario Pier Luigi Maccalli, scomparso in Niger nel 2018: nessuno ha però messo in dubbio l’opportunità della loro presenza in quelle zone. Solo un mese fa Luca Tacchetto è stato liberato in Mali assieme alla sua compagna canadese Edith Blais. All’arrivo a Ciampino ha raccontato di essere stato trattato bene, ma nessuno gli ha dato dell’ingrato o della spia.

Ovviamente, il fatto che Silvia Romano abbia scelto di convertirsi, in circostanze sulle quali non sta a noi giudicare, non fa che aumentare il cortocircuito mentale di chi vorrebbe la donna sempre succube e passiva: infatti in Italia c’è ancora un fortissimo pregiudizio secondo cui tutte le donne musulmane siano in qualche modo vittime e schiave della propria religione e dei propri mariti. E infatti si è messa subito in dubbio questa libera scelta di Romano, con supposizioni su un suo matrimonio forzato e persino su una sua gravidanza. Si è così creata una doppia narrazione: da un lato Silvia Romano vittima, costretta a una religione che non le appartiene (e che, secondo l’opinione di molti, accetterebbe solo chi è obbligato a farlo), imbevuta dalla propaganda e dal lavaggio di cervello; dall’altro Silvia Romano ingrata, che ha osato sbeffeggiare gli italiani che hanno pagato il suo riscatto sorridendo e convertendosi alla religione del “nemico”.

È chiaro che questa narrazione così polarizzata è una narrazione che solo un Paese terrorizzato dalla complessità delle cose com’è il nostro può produrre. È il risultato di un continuo “o con noi o contro di noi” che è stato alimentato non solo dalla propaganda di destra che non sa fare altro che trovare un nemico, ma anche dall’opposizione che la rincorre e che è obiettivamente incapace di risponderle a tono, quando ci prova. O sei la vittima perfetta o hai qualcosa da nascondere, o ti comporti come da copione oppure era meglio lasciarti in mezzo al deserto. Come spesso accade in questi casi Silvia Romano persona al momento è stata completamente schiacciata da Silvia Romano simbolo, pretesto per portare a galla l’islamofobia e il sessismo degli italiani, che contrariamente a ogni principio democratico pensano che una persona meriti di essere aiutata dallo Stato solo se dimostra di essere “grata” o conforme alle aspettative dell’opinione pubblica. Come se per di più, in uno stato laico, il fatto di professare una religione diversa da quella maggioritaria, rappresentasse un segno di ingratitudine.

Finché Romano non avrà la volontà ed eventualmente il tempo di spiegarlo, nessuno potrà mai sapere quali sono le ragioni della sua conversione, dato che a volte sfuggono anche a chi le vive, e in ogni caso la fede dovrebbe essere una questione privata, anche se nel nostro Paese spesso non è così. L’unica cosa che conta è che una nostra connazionale, dopo 18 mesi di prigionia, sia stata riportata a casa sana e salva e ora invece che attaccarla e strumentalizzarla dovremmo garantirle tutto il supporto di cui ha bisogno. Dopo due mesi di arcobaleni dai balconi e retoriche su quanto sono forti e uniti gli italiani di fronte alle avversità, non siamo stati capaci di accogliere Silvia Romano con la solidarietà che pretendiamo sempre dagli altri, ma che noi per primi siamo evidentemente incapaci di dimostrare.

di Jennifer su The Vision
fomte: https://thevision.com/attualita/caso-silvia-romano/?sez=all&ix=1

 

 

 

Spremono anche i malati. Esami a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo, in strutture private – Ecco la sanità modello della Lombardia del duo Gallera-Fontana, dove la salute è un lusso ed il virus è un affare!

 

Lombardia

 

 

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Spremono anche i malati. Esami a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo, in strutture private – Ecco la sanità modello della Lombardia del duo Gallera-Fontana, dove la salute è un lusso ed il virus è un affare!

La Regione Lombardia dà il via libera ai test sierologici nelle strutture sanitarie private. Gli esami saranno a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo. Per il duo Gallera-Fontana la salute è un lusso

In Lombardia il duo Gallera-Fontana, la fantastica coppia che rifarebbe tutto allo stesso modo e che ha da ridire sulle decisioni di tutti gli altri, effettua l’ennesima giravolta e torna sui suoi passi: dopo avere negato per settimane la possibilità di effettuare privatamente test sierologici ora decide di dare il via libera a tutti gli istituti riconosciuti e accreditati dal Regione.

Quindi, che accade? Accade che privatamente, quindi a pagamento, ognuno potrà sottoporsi al test ematico per scoprire la propria eventuale positività. Ci si aspetterebbe, ovviamente, che la Regione metta in campo tutto ciò che serve per garantire l’accesso al test a tutti, per non farlo diventare un lusso che possono permettersi solo alcuni e invece sembra che rimarremo delusi. Niente. Nemmeno un prezzo massimo imposto dalla Regione. Sarà il mercato a stabilire il prezzo: scoprire se si è malati sarà quindi un servizio riservato solo ad alcuni. Una decisione perfettamente in linea, del resto, con l’interpretazione privatistica e escludente della sanità in Lombardia.

Ma non è finita qui: nel caso in cui un cittadino scopra (a sue spese) di essere malato non godrà di nessuna corsia preferenziale: dovrà mettersi in isolamento volontario e per avere un tampone (quindi per essere ufficialmente malato) dovrà rivolgersi al suo medico di base che dovrà rivolgersi all’Ats di riferimento che inserirà il paziente (badate bene, già ufficialmente positivo) nella lunga lista d’attesa per ottenere un tampone. Per darvi un’idea del punto in cui siamo in Regione Lombardia con i tamponi vi basti sapere che, lo dice lo stesso Gallera, al momento stanno verificando gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa, roba che andava fatta mesi fa.

Non si tratta solo di una questione sanitaria, questo è un chiaro modo di come si vede il mondo e di come si ha intenzione di governarlo. Eccolo il modello lombardo: anche scoprire di essere malati costa e non garantisce di avere diritto alla cura.

(A proposito: la mozione di sfiducia a Gallera nel Consiglio Regionale ha goduto del non voto Italia Viva. Segnatevelo)

di Giulio Cavalli

fonte: https://www.giuliocavalli.net/2020/05/06/spremono-anche-i-malati/

 

L’Italia é una Repubblica democratica fondata sul lavoro di chi sta zitto e non rompe le scatole. Licenziato l’operatore che denunciò l’Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi, facendo scattare l’indagine dei pm di Milano sui contagi di coronavirus nella Rsa…!

 

Istituto Palazzolo

 

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L’Italia é una Repubblica democratica fondata sul lavoro di chi sta zitto e non rompe le scatole. Licenziato l’operatore che denunciò l’Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi, facendo scattare l’indagine dei pm di Milano sui contagi di coronavirus nella Rsa…!

Un operatore che denunciò l’Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi, facendo scattare l’indagine dei pm di Milano sui contagi di coronavirus nella Rsa, ha ricevuto una lettera di licenziamento dalla cooperativa Ampast, operante nella struttura. Altri dipendenti avrebbero ricevuto lettere di sanzione disciplinare in cui si preannuncia trasferimento in altre sedi.

Il lavoratore che denunciò l’Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi, facendo scattare l’indagine dei pm di Milano sui contagi di coronavirus nella Rsa, ha ricevuto una lettera di licenziamento dalla cooperativa Ampast, operante nella struttura. Altri dipendenti avrebbero ricevuto lettere di sanzione disciplinare in cui si preannuncia trasferimento in altre sedi.

La vicenda – Già il 20 aprile scorso i lavoratori erano stati sospesi “cautelativamente dal servizio con diritto alla retribuzione” per avere “leso l’immagine” della cooperativa, nonché della Fondazione. Quest’ultima aveva precisato di “aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento’ nei confronti della cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni dei loro lavoratori all’interno della struttura, incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione”.

L’Istituto Palazzolo Don Gnocchi aveva anche precisato che “la cooperativa in qualità di datore di lavoro, anche a sua propria tutela, ha autonomamente ritenuto di avviare l’iter di contestazione disciplinare, secondo quanto normativamente previsto”.

L’avvocato Romolo Reboa, che assiste i lavoratori, ha sottolineato: “Confermo che, tra i miei assistiti, alcuni hanno ricevuto delle lettere di licenziamento e qualcuno ha ricevuto delle lettere di sanzione disciplinare in cui si preannuncia un trasferimento in altre sedi tra cui Varese”. Il legale ha aggiunto: “Tra l’altro leggo su queste lettere una affermazione diffamatoria nei miei confronti: mi si chiede di evitare diffusione di atti difensivi coperti da segreto istruttorio, fatto che non è mai avvenuto. Accusarmi di qualcosa che non ho fatto davanti a una pluralità di soggetti, costituisce un reato di diffamazione nei miei confronti”. E ancora: “Per quanto riguarda la raccomandazione ai miei assistiti di darmi istruzioni affinché io eviti di provocare nei media la pubblicità al loro caso, io dico che sono un uomo libero e ritengo che queste lettere costituiscono un fatto intimidatorio per i miei clienti, rispetto alla loro libertà di espressione”.

Tratto da: https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/05/07/rsa-licenziato-operatore-don-gnocchi_9e4df527-a6fc-4f22-bd89-92a7120dd671.html

Trump, Bolsonaro, Putin e Johnson: il disastro dei nazionalpopulisti nell’emergenza Coronavirus – E noi dobbiamo solo ringraziamo Iddio di non avere Salvini…

 

emergenza Coronavirus

 

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Trump, Bolsonaro, Putin e Johnson: il disastro dei nazionalpopulisti nell’emergenza Coronavirus – E noi dobbiamo solo ringraziamo Iddio di non avere Salvini…

L’emergenza coronavirus ha costretto molti Paesi a imporre serrati controlli ai confini. Una misura che in tempi normali sarebbe il sogno di tutti i sovranisti: ma spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.

Quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, si è rivelato necessario chiudere i confini e limitare gli spostamenti dei cittadini. Una misura che i sovranisti hanno chiesto sin dai primi giorni dell’epidemia, quando non era ancora chiara la portata della crisi sanitaria che il mondo intero stava per affrontare. Ma questo non significa che partiti e politici sovrasti, nazionalisti e in ultima istanza populisti, abbiano saputo gestire meglio l’emergenza Covid-19. Anzi, il contrario. Spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.

I sondaggi non sembrano premiare retoriche di questo tipo, che cercano di costruire un nuovo nemico (il laboratorio cinese, gli avversari politiche accusati di distruggere l’economia, gli scienziati) piuttosto che provare ad affrontare il problema reale. Ma una volta che l’emergenza sarà finita si aprirà un nuova fase, in cui non si conteranno più i nuovi contagi ma le persone che hanno perso il lavoro. Ed è in climi di questo tipo che sovranismo e populismo hanno sempre trovato terreno fertile. Per ora, tuttavia, i cittadini sembrano fidarsi mal volentieri dei leader nazionalisti: vediamo perché.

Trump: da “un’influenza qualsiasi” alle fosse comuni
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è passato nel giro di una settimana a definire il Covid-19 da normale influenza a pandemia fuori controllo. Nei primi giorni in cui l’epidemia iniziava a diffondersi a livello globale, Trump continuava a parlare di “un’influenza qualsiasi”, ribadendo che fosse tutto sotto controllo e che il “virus cinese” fosse già stato praticamente sconfitto. Trump accusava anche l’Organizzazione mondiale della sanità di diffondere falsi dati, descrivendo il virus come più letale di quanto realmente non fosse. Quando i Paesi europei avevano cominciato a chiudere i confini, Trump si era addirittura compiaciuto del fatto che gli americani finalmente restassero negli Stati Uniti a spendere i propri soldi.

A fine marzo Trump è costretto ad ammettere la gravità della situazione: “Questa è una pandemia, lo avevo capito ben prima dell’annuncio, bastava guardare agli altri Paesi”, ha detto definendosi “un presidente in tempo di guerra”. A quel punto, con il moltiplicarsi esponenziale dei contagi, l’inquilino della Casa Bianca ha cominciato ad accusare la Cina di aver tenuto nascosto il virus. Se Pechino avesse reso noti i fatti, ha aggiunto, l’epidemia sarebbe stata contenuta. Nel corso delle settimane Trump ha più volte ripreso la versione del virus creato in un laboratorio di Wuhan. Oltre ad alimentare il complottismo, Trump ha anche diffuso una serie di pericolose fake news, suggerendo rimedi casalinghi per contrastare il virus e arrivando a dire un’iniezione di disinfettante nei malati potrebbe combattere il Covid-19. Il tutto mentre gli Stati Uniti contano oltre un milione di contagi, più di 70mila morti, molte persone senza assicurazione sanitarie rimangono senza accesso alle cure, e a New York si scavano fosse comuni in cui seppellire chi non ce l’ha fatta.

Johnson e l’immunità di gregge
Boris Johnson è stato il leader politico mondiale più noto a contrarre il coronavirus. Prima di ammalarsi, però, l’inquilino di Downing Street aveva criticato le misure di lockdown che tutti gli altri Paesi europei stavano cominciando ad attuare, sottolineando che disposizioni di quel tipo sarebbero state gravissime per il Paese e che tanto non fosse possibile contrastare la diffusione del virus. Non solo: nel Regno Unito si è discusso sull’immunità di gregge, suggerendo di combattere il virus lasciando che la popolazione sviluppasse gli anticorpi. Importanti figure nel mondo medico e scientifico vicine al governo britannico hanno affermato che circa l’80% della popolazione avrebbe dovuto ammalarsi, in modo da innescare l’immunità di gregge. “Molte famiglie perderanno i propri cari”, aveva avvertito Johnson.

Il premier britannico, di fronte all’evidente portata dell’emergenze e finendo lui stesso in ospedale dopo aver contratto il virus, si è poi adeguato alle misure restrittive già in vigore nel resto d’Europa. Per molti giorni, però, nel Regno Unito scuole, attività produttive e negozi sono rimasti aperti mentre il virus era in piena circolazione.

Brasile in ginocchio. Bolsonaro: “Che dovrei fare? Non faccio miracoli”
I numeri sul coronavirus in Brasile sono devastanti. Ormai i contagi hanno superato i 116mila, ma si teme che siano molti di più. Tantissime persone, specialmente nelle favelas e nelle comunità più rurali, continuano a curarsi a casa e non sono conteggiate nei bollettini ufficiali. Il virus continua a dilagare: anche in Brasile si sono scavate fosse comuni dove seppellire i morti e il sistema sanitario è sul punto del collasso. “I brasiliani non si ammalano. Possono saltare e tuffarsi nelle fognature, non gli succede nulla: abbiamo gli anticorpi per resistere a questo virus”, aveva detto a fine marzo il presidente Jair Bolsonaro, scatenando le critiche delle opposizioni che lo hanno definito irresponsabile.

Nonostante il picco nel Paese sembri ancora lontano, il governo sta già lavorando a un allentamento delle misure. “Mi dispiace. Cosa dovrei fare? Non faccio miracoli”, ha commentato Bolsonaro, da sempre contrario a un lockdown totale. Più volte ha attaccato le autorità locali che hanno deciso di chiudere l’attività e ha sostituito il ministro della Sanità in quanto suggeriva provvedimenti troppo stringenti. Bolsonaro ha rivolto anche dure critiche all’Oms: “È questa l’Organizzazione mondiale della sanità i cui consigli certi vorrebbero sentire? Dovremmo anche seguire la loro politica in materia di educazione? Per dei bambini che hanno fino a quattro anni: soddisfazione e piacere nel toccare i loro corpi, masturbazione”, ha detto.

La Russia di Putin con oltre 10mila casi al giorno
A Mosca si registrano più contagi che in tutta la Cina. In un solo giorno si sono contati oltre 10mila nuovi casi e i numeri continuano a salire. La Russia ha superato i 166mila casi, anche se i morti ufficiali sarebbero “solo” poco più di 1.500. Mentre per settimane il Paese è sembrato immune alla diffusione del virus, ora la situazione appare tragica. E nel frattempo calano i consensi per Vladimir Putin: ad aprile si sarebbe dovuto tenere il referendum per la riforma della costituzione russa, che avrebbe permesso al presidente di mantenere il potere ancora per diverso tempo. Ma è stato rimandato e l’emergenza coronavirus ha inciso sulla popolarità del governo, oggi in declino continuo. Putin appare allora un leader che sta passivamente subendo la situazione, dimostrandosi spesso indeciso sulle decisioni da prendere e lasciando spesso ad altri il ruolo di comunicare le misure adottate dal governo.

Il potere dell’ex funzionario del KGB si affievolisce, mentre gli ospedali nel Paese sono sull’orlo del collasso, dovendo far fronte alla mancanza di macchinari e medici. E il personale sanitario presente è costretto a lavorare senza guanti e mascherine, finendo spesso per contrarre il virus a sua volta. Diversi sindacati russi hanno denunciato la morte di centinaia di medici e infermieri. Il governo ha richiamato gli studenti dalle scuole di medicina per sostituire il personale medico ammalato. Ma i numeri ufficiali continuano ad essere distorti e la stampa offuscata.

fonte: https://www.fanpage.it/esteri/trump-bolsonaro-putin-e-johnson-il-disastro-dei-nazionalpopulisti-nellemergenza-coronavirus/
https://www.fanpage.it/

L’Oms risponde una volta per tutte a Trump ed ad altri idioti in cerca di un “nemico” su cui scaricare le colpe: “L’origine del virus è naturale, abbiamo certezze in merito”

 

Oms

 

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L’Oms risponde una volta per tutte a Trump ed ad altri idioti in cerca di un “nemico” su cui scaricare le colpe: “L’origine del virus è naturale, abbiamo certezze in merito”

Nelle scorse ore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump era tornato ad esporre i propri dubbi circa l’origine del Coronavirus, indicando (ancora una volta) i laboratori di Wuhan come sospettati nell’aver prodotto il virus.

L’Oms, per bocca direttore per le emergenze Michael Ryan, ha però ribadito una volta di più come l’origine del virus non sia da ricondurre al lavoro dell’uomo: “Per quanto riguarda l’origine del virus a Wuhan, abbiamo ascoltato molti scienziati che hanno studiato questo virus e siamo certi che sia di origine naturale”.

Ora sta al popolo americanodecidere se credere agli scienziati o ad un idiota che invita la gente a bere candeggina…

E, a proposito di idioti, non dimenticate che anche a casa nostra c’è qualcuno che sostiene la tesi del virus creato in laboratorio.

E fateci caso, sono sempre loro. I fascisti travestiti da neoliberisti che per dare fumo negli occhi ai propri elettori, per mascherare la loro assoluta nullità, hanno bisogno di distrarre l’attenzione della gente creando per loro un “nemico”.

E da noi, finora, ha funzionato con i migranti, capro espiatorio di tutti i mali del Paese…

Riflettete gente, riflettete…

 

Insomma, le Regioni con governatori di destra aprono prima solo per ripicca nei confronti di Conte. Certo che è un ragionamento responsabile! Tutto per creare il caos, nella speranza di raschiare qualche consenso. E tutto questo sulla pelle della gente!

 

Regioni

 

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Insomma, le Regioni con governatori di destra aprono prima solo per ripicca nei confronti di Conte. Certo che è un ragionamento responsabile! Tutto per creare il caos, nella speranza di raschiare qualche consenso. E tutto questo sulla pelle della gente!

C’è chi vuole il caos. Perchè se non hai idee, puoi raschiare qualche consenso solo se la gente è confusa… In mancanza del fumo negli occhi del nemico n. 1 del popolo italiano (i disperati sui barconi) appare chiara la nullità della lega e dei suoi compari.

Salvini e Meloni inanellano figure di merda una dietro l’altra, e la gente se ne sta rendendo conto…

Ed ecco il colpo di coda: aprire prima le regioni a guida di destra, contro ogni evidenza scientifica, contro il parere di medici e virologi…

Medici contro la presidente della Calabria Santelli: “Non ci ha consultato, l’avremo sconsigliata”

Un caso, quello della Calabria – Anche i medici non hanno preso bene la decisione della Presidente della Calabria Jole Santelli di consentire l’apertura di bar e ristoranti all’aperto nella sua regione. Neppure l’infettivologo Raffaele Bruno, direttore del reparto di “Malattie Infettive” del “San Matteo” di Pavia, che la governatrice ha voluto a tutti i costi come esperto della sua task force, sembra essere d’accordo con questa decisione. “La presidente non mi ha interpellato, ho appreso questa cosa dai giornali. Come medico, l’avrei vivamente sconsigliata”, ha detto a Cosenza Channel, mentre i medici calabresi hanno sottolineato che bisogna procedere con “la massima prudenza e una attenta gradualità di tempi e modi contraddetta invece dalla volontà di riaprire locali di ritrovo”.

E la Calabria, rispetto ad altre regioni a guida a destra è tra quelle messe meglio…

Un atto irresponsabile di cui, speriamo, qualcuno non se ne dovrà pentire amaramente…