Quasi 23.000 morti per Coronavirus, ma la priorità della sindaca leghista di Lodi è escludere i bimbi stranieri dalle mense… Loro sì che sanno quali sono le necessità del Paese…!

 

Lodi

 

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Quasi 23.000 morti per Coronavirus, ma la priorità della sindaca leghista di Lodi è escludere i bimbi stranieri dalle mense… Loro sì che sanno quali sono le necessità del Paese…!

Signori, questi sono quelli che si lamentano della poca solidarietà dell’Europa nei confronti dell’Italia… Non hanno capito che ormai amche li ci sono stronzi che vanno dicendo “prima l’Olanda”, “prima la Germania” e così via…

La sindaca leghista di Lodi che in emergenza Coronavirus pensa ancora a escludere i bimbi stranieri dalle mense

La vicenda dell’esclusione dalle mense scolastiche di bambini immigrati i cui genitori non potevano produrre la documentazione richiesta dall’amministrazione di centrodestra di Lodi a trazione leghista ritorna d’attualità nonostante l’emergenza Coronavirus, che imporrebbe ben altre priorità.

La sindaca leghista di Lodi che in tempi di emergenza pensa alle mense

Nell’ultimo consiglio comunale, terminato con la famosa foto della sindaca Sara Casanova e del suo vice Lorenzo Maggi (lista civica) seduti al tavolo con alle loro spalle ammassati alcuni assessori e consiglieri di maggioranza per gli auguri pasquali, le opposizioni avevano avanzato, in un ordine del giorno, la richiesta di rinunciare all’appello contro la sentenza che condannava il Comune di Lodi per condotta discriminatoria e destinare la somma necessaria per le spese legali (quantificata tra i diecimila e i quindicimila euro) alla Protezione civile.

Proposta che non è stata accolta, nonostante anche in appello il Comune di Lodi si avvii a un’altra sonora sberla giuridica. Secondo il Coordinamento Uguali Doveri, nato proprio in seguito all’emanazione della delibera della Giunta comunale, che introduceva criteri discriminatori per l’accesso alle mense scolastiche dei bambini figli di immigrati, e che raggruppa diverse associazioni:

In base al decreto emanato il 21/10/2019 (emanato dal ministero delle Politiche sociali di concerto con quello degli Esteri, ndr)  solo i cittadini dei seguenti 19 paesi dovranno produrre certificati sulle proprietà immobiliari ai fini del reddito di cittadinanza. Sono: Regno del Bhutan, Repubblica di Corea, Repubblica di Figi, Giappone, Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese, Islanda, Repubblica del Kosovo, Repubblica del Kirghizistan, Stato del Kuwait, Malaysia, Nuova Zelanda, Qatar, Repubblica del Ruanda, Repubblica di San Marino, Santa Lucia, Repubblica di Singapore, Confederazione svizzera, Taiwan, Regno di Tonga.

I cittadini di tutti gli altri 174 Stati del mondo non dovranno produrre alcun certificato, perché, come il Coordinamento Uguali Doveri aveva sostenuto, il Decreto riconosce che in tutti questi paesi c’è “assenza o incompletezza dei sistemi di registrazione formale degli immobili privati”.

La delibera era stata partorita dal consiglio comunale di Lodi il 4 ottobre 2017 (la nuova amministrazione di centrodestra era in carica da soli pochi mesi) e modificava il regolamento comunale per l’accesso alle prestazioni sociali. Entrata in vigore il 23 ottobre successivo, i suoi effetti si erano visti all’avvio dell’attività di refezione scolastica.

I bimbi stranieri esclusi dalla mensa a Lodi

Per consentire l’accesso, ai bambini figli di cittadini stranieri erano state chieste dichiarazioni consolari attestanti l’assenza di reddito nel Paese di origine, in aggiunta all’Isee: non potendo presentare la documentazione, perché oggettivamente impossibilitati a produrla nel proprio paese di origine, molte famiglie si erano viste assegnare la fascia più alta di costi per la mensa e di fronte all’impossibilità di sostenere tali costi circa duecento bambini erano stati di fatto esclusi dal servizio e costretti a portarsi il panino da casa. La vicenda assunse rilevanza internazionale e grazie all’impegno del Coordinamento Uguali Doveri (che riuscì in poco tempo grazie a una sottoscrizione che raggiunse la cifra record di oltre centomila euro), gli avvocati dell’Asgi (l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) e della Naga (Organizzazione di volontariato per l’Assistenza Socio – Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti), presentarono ricorso al Tribunale di Milano. Il giudice Nicola di Plotti del Tribunale di Milano con un’ordinanza emessa il 12 dicembre 2018, nel dispositivo spiegò così la sua decisione:

Dall’analisi normativa che precede, dunque, può evincersi come non esistano principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo strumento del Regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate, con particolare riferimento alla previsione di specifiche e più gravose procedure poste a carico dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea, così come indicate all’art. 8 co. 5 del “Regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate” nella versione introdotta con la delibera consiliare n. 28/2017», scrive il giudice.

Quindi, «affermata la natura discriminatoria della previsione contenuta nel Regolamento comunale, introdotta dalla delibera consiliare n. 28/17, deve essere affrontato il tema relativo al provvedimento che ne consegue»: cioè «deve essere ordinato all’Amministrazione comunale di modificare il predetto Regolamento in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all’UE di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell’ISEE alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e UE in generale.

La sindaca Casanova, che in quell’occasione fu di un tempismo che in altre occasioni si fa fatica a riconoscerle, come nel caso delle morti nell’Rsa “Santa Chiara”,  decise di presentare ricorso in Appello.

Già nel maggio 2019 Stefano Caserini, consigliere comunale di opposizione della lista civica di sinistra 110&Lodi aveva tentato di far desistere la Casanova, presentandole un conto di quanto sarebbe costato alla città il suo intestardirsi sulla vicenda:

Il Comune ha deliberato di risarcire le associazioni Asgi e Naga con 7.300 euro. Sono costi che quindi ricadono sulla cittadinanza . Così come gli altri 20 mila euro già impegnati in questa vicenda: 7 mila euro all’avvocato per la prima causa, 6.100 per la causa contro la ricorrente ecuadoregna, poi lasciata cadere, ed altri 7 mila per l’avvocato per il ricorso attuale.

È passato un anno, le opposizioni hanno tentata di riportarla alla ragione, ma la sindaca resta inamovibile su un ricorso che al 99% la vedrà sconfitta anche in appello.