Incredibile ma vero – Piano Juncker: 280 milioni per gli aeroporti di Atene …che la Grecia è stata costretta a privatizzare perché l’Unione Europea non aveva soldi per aiutarli…!

 

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Incredibile ma vero – Piano Juncker: 280 milioni per gli aeroporti di Atene …che la Grecia è stata costretta a privatizzare perché l’Unione Europea non aveva soldi per aiutarli…!

 

280 milioni dal Piano Juncker per gli aeroporti che Atene è stata costretta a privatizzare

 

La Grecia ha ceduto la gestione delle strutture all’impresa tedesca Fraport nell’agosto del 2015 come richiesto dal Terzo Memorandum

Bruxelles – La Commissione europea ha destinato 280 milioni a 14 aeroporti greci, gli stessi che Atene era stata costretta a privatizzare nell’estate del 2015 in seguito al Terzo Memorandum stipulato con i creditori. La Commissione europea ha spiegato che il Piano Juncker, il programma di investimenti europei che porta il nome dell’attuale presidente della Commissione, supporterà un prestito da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei) per finanziare la modernizzazione degli aeroporti regionali in questione.

La Grecia potrà beneficiare di un investimento di quasi 300 milioni di euro per mettere a nuovo i suoi principali aeroporti. Peccato che tali impianti non siano più suoi da diverso tempo. Nell’agosto del 2015 il governo guidato da Alexis Tsipras privatizzò i 14 aeroporti regionali che ora beneficeranno dell’aiuto del Piano Juncker, dandoli in concessione per 40 anni ad una joint venture formata da una compagnia tedesca la Fraport e dai greci del gruppo Copelouzos. La nuova società, denominata Fraport Greece aveva acquistato gli aeroporti versando ad Atene la somma di 1,23 miliardi di euro, la più grande concessione mai registrata nella storia del Paese ellenico.

“Le infrastrutture moderne giocheranno un ruolo cruciale nel supportare il recupero economico della Grecia. Questo richiede che l’investimento sostenuto realizzi il suo pieno potenziale nel creare impieghi e crescita”, ha commentato Pierre Moscovici, commissario europei per gli affari economici. La Commissione però è accorsa in sostegno degli aeroporti greci soltanto dopo che questi erano stati privatizzati – peraltro a beneficio di una compagnia di un altro Stato Ue come la Germania. Il portavoce della Commissione Margaritis Schinas ha confermato che gli investimenti riguarderanno i famosi 14 aeroporti ceduti alla Fraport, aggiungendo che “si tratta di un atto particolarmente importante per la Grecia, un Paese che ospita più di un milione di turisti ogni anno”.

Il prestito della Bei verrà usato per finanziare gli immediati lavori di sviluppo dei 14 aeroporti, tra cui la ristrutturazione e l’ammodernamento dei terminal, il miglioramento della sicurezza e delle piste di atterraggio. Gli aeroporti in questione sono localizzati ad Aktion, Creta, Kavala, Kefalonia, Corfù, Kos, Mitilini, Mykonos, Rodi, Samos, Santorini, Skiathos, Thessaloniki e Zacinto. In totale queste strutture hanno servito circa 25,2 milioni di passeggeri nel 2016.

fonte: http://www.eunews.it/2017/03/28/grecia-280-milioni-piano-juncker-aeroporti-privatizzati/81585

La Germania blocca gli aiuti ai terremotati Italiani… E Gentiloni dov’è? Dov’è il Governo Italiano? Dov’è la gente con le palle capace di mandare a cagare quest’Europa che non fa altro che metterci i piedi in testa?

 

Germania

 

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La Germania blocca gli aiuti ai terremotati Italiani… E Gentiloni dov’è? Dov’è il Governo Italiano? Dov’è la gente con le palle capace di mandare a cagare quest’Europa che non fa altro che metterci i piedi in testa?

 

Non è più solo egoismo, è un ricatto. La Germania – forte dell’appoggio di Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia – ha bloccato gli aiuti promessi dal”Europa per la ricostruzione degli edifici danneggiati dal terremoto del Centro Italia. Il Consiglio, riunito ieri in sede di Coreper, non ha trovato un accordo sul dossier ‘disastri naturali’ che finanzia la ricostruzione attraverso il fondo Fondo europeo di sviluppo regionale. Questi Paesi stanno facendo blocco contro la proposta di Commissione e Parlamento europeo e vogliono tagliare centinaia di milioni di euro gli aiuti. Senza l’accordo fra le Istituzioni europee, gli aiuti non possono essere erogati.

Questa è la considerazione che l’Italia ha in Europa. Ci trattano come scendiletto, non rispettano i nostri diritti perché tanto sanno di avere governi complici, subalterni e addomesticati. Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni: il copione è sempre lo stesso. La Germania decide e comanda. Il loro tempismo nel bloccare adesso gli aiuti ai terremotati non è casuale: proprio oggi Schäuble rilascia una intervista in cui rimprovera all’Italia di non fare le riforme (quelle bocciate dai cittadini). Sembra quasi un ricatto: senza riforme niente aiuti. Stanno utilizzando lo stesso metodo applicato in Grecia. Giocano con la disperazione delle persone. Ecco perché bisogna reagire subito. Purtroppo non potendo contare sul governo italiano ci appelliamo a tutti gli europarlamentari italiani. Facciamoci rispettare, ne va di mezzo la vita di centinaia di migliaia di persone.

di Rosa D’Amato e Laura Agea, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa.

“La posizione del Consiglio non fa altro che confermare come la solidarietà corrisponda solo a vuote e ipocrite dichiarazioni di intenti per i reali padroni di questa Unione Europea, anche di fronte ad una proposta che avrebbe di fatto comportato solo un anticipo dei pagamenti, senza nessuna incidenza sul bilancio pluriennale. Questo stallo ha il gravissimo effetto di non permettere la votazione di un accordo provvisorio, già previsto per giovedì 18 maggio in Commissione Sviluppo Regionale del Parlamento europeo e dunque di ritardare l’approvazione della modifica del regolamento a dopo l’estate. Un vero affronto per i nostri cittadini terremotati che aspettavano un gesto concreto da parte di un’Unione prontissima ad approvare programmi per le riforme strutturali, ma lenta, divisa ed indecisa quando si tratta di approvare un provvedimento davvero utile per i nostri territori e per la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma”.

 

fonte: http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2017/05/la-germania-blocca-g.html

Perfino gli Americani lo hanno capito: “L’euro è un marco travestito” …Perfino Trump. Lo hanno capito TUTTI… tranne gli idioti che ci governano…!

 

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Perfino gli Americani lo hanno capito: “L’euro è un marco travestito” …Perfino Trump. Lo hanno capito TUTTI… tranne gli idioti che ci governano…!

 

Dopo Messico e immigrati dal Medio Oriente, Donald Trump scatena la sua terza guerra. E stavolta è contro Angela Merkel e la Germania, accusata di utilizzare un euro “esageratamente sottovalutato” per avvantaggiasi sugli Usa e suoi partner europei. A parlare è Peter Navarro, il capo del Consiglio per il Commercio del presidente americano, che al Financial Times parla senza mezzi termini dell’euro come “un marco travestito“.

La polemica è nota nell’Unione europea: paesi come Italia, Grecia e Spagna ed euro-scettici in generale hanno costantemente sottolineato questo squilibrio sistemico imposto e difeso da Berlino. Che l’argomento sia utilizzato dagli Usa è però una prima volta clamorosa: mai Barack Obama in questi anni di crisi ha mosso un dito in tal senso, assai più preoccupato di avere in Angela Merkel alleata salda e fidata. Trump, al contrario, lo utilizza come testa d’ariete per scardinare gli equilibri già precari dell’Unione europea.

Non a caso Navarro punta il dito contro la Germania anche sul Ttip, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, il cui negoziato è stato sospeso. “Un grosso ostacolo a considerare il Ttip come un accordo bilaterale – dice Navarro – è la Germania che si approfitta degli altri paesi Ue e degli Usa con un marco travestito che è esageratamente sottovalutato”. Negli anni passati la contestazione sulla moneta svalutata e sulla “concorrenza commerciale sleale” la Casa Bianca l’aveva riservata solo a Paesi come la Cina. È variato il nemico, e questo cambio di rotta strategico, in tandem con l’avvicinamento economico alla Gran Bretagna e politico-militare alla Russia potrebbe segnare più di ogni altra cosa l’era Trump. E la fine dell’Unione europea.

 

tratto da: http://www.direttanews24.com/gli-usa-la-germania-leuro-un-marco-travestito/

L’Italia con la Lira era una delle prime potenze mondiali. La Germania ci stava dietro, ma ci ha sorpassati grazie all’Euro… Ecco tutta la verità…

 

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L’Italia con la Lira era una delle prime potenze mondiali. La Germania ci stava dietro, ma ci ha sorpassati grazie all’Euro… Ecco tutta la verità…

 

Così Paolo Becchi smaschera i tedeschi: “Così con la Lira li rovinavamo”…!

Secondo molti economisti l’ euro fu costruito sulla base di due principi : la stabilità dei prezzi che assieme all’ equilibrio di bilancio avrebbe dovuto favorire la crescita economica e l’ idea che l’ adozione di una moneta unica avrebbe contribuito alla convergenza della crescita nei diversi Paesi che l’ avessero adottata e del reddito pro-capite. Non vi è dubbio che questi siano i principi “liberisti”, per dare loro la caratterizzazione ideologica che li contraddistingue, posti a fondamento del Trattato di Maastricht, ma sono economicamente validi?

Innanzitutto occorre sottolineare che non c’ è una correlazione positiva tra equilibrio di bilancio e crescita. I principi di Maastricht si fondano su un presupposto che non trova riscontro nell’ analisi economica, ovvero che ridotti livelli di deficit sul Pil aiutino la crescita. Basti pensare a come è stato individuato il criterio del limite del 3% sul Pil, deciso «in meno di un’ ora e senza nessuna base teorica», come racconta il suo inventore, il francese Guy Abeille. Quel parametro del 3% è stato del resto ampiamente contestato. In secondo luogo va osservato che con la lira il reddito procapite dal 1968-1998 era cresciuto del 104%. Dal 1999 (anno in cui viene fissato il cambio irreversibile con l’ euro di 1936,27 lire), al 2016 è invece calato dello 0,75%.

Non è su questo che intendo insistere dal momento che oggi molti ammettono che nessuno di questi due principi si è realizzato. Ma allora è lecito chiedersi: perché quei principi dovevano essere giusti se in pratica sono stati così clamorosamente smentiti dai fatti? L’ idea che spesso si avanza è che i principi fossero buoni e i cattivi siamo stati noi italiani, che non siamo stati abbastanza bravi ad applicarli. Ora, se con il cambio fisso un Paese rinuncia all’ opzione della svalutazione, ci deve essere una contropartita in termini di redistribuzione fiscale. Se questa viene a mancare non c’ è nulla in caso di crisi che possa impedirgli di subire un tracollo che porterà, alla fine, all’ emigrazione come unica alternativa alla povertà o alla fame. Sono cose nella letteratura ampiamente ribadite da validi economisti che mettevano in discussione il modo in cui si intendeva procedere all’ introduzione della moneta unica. E invece abbiamo condiviso la moneta ma non il debito, e questo ci è costato circa 35 miliardi di euro all’ anno.

Se noi oggi ci troviamo con la povertà crescente questo è dovuto proprio alla costruzione dell’ euro. Per molti invece la colpa continua ad essere non dell’ euro, ma del fatto che noi italiani non siamo stati in grado di accettare le «nuove sfide poste dalla globalizzazione». Mettiamo banalmente a confronto la produzione industriale dell’ Italia e della Germania, prima e dopo l’ introduzione della moneta unica. Prima l’ Italia aveva una produzione industriale superiore a quella tedesca e in crescita tra gli anni 1992-1995, proprio grazie alla svalutazione della lira. Dopo l’ euro, dal 2002 in poi, inizia il sorpasso della Germania nei confronti dell’ Italia, e il meccanismo è dovuto ai differenziali di inflazione più bassi della Germania con i quali ha acquisito competitività rispetto alle nostre merci. L’ Italia nei primi anni dell’ euro aveva un’ inflazione più alta della Germania, e impossibilitata ad operare una svalutazione del cambio, che le avrebbe consentito di recuperare il terreno perduto nei confronti della produzione industriale tedesca, ha cominciato il suo declino industriale. Prima dell’ euro eravamo superiori alla Germania, dopo l’ euro ha prevalso invece la Germania che ha sfruttato una moneta fortemente sottovalutata. Mi pare dunque evidente che sia proprio la fissità del cambio ad aver prodotto i problemi che abbiamo oggi.

Ritornando alla lira potremmo svalutare la nostra moneta, e dunque tornare ad essere competitivi, ma ecco pronta la replica: svalutando crescerà l’ inflazione. Vale forse la pena soffermarsi su questo punto. La svalutazione è un deprezzamento del tasso di cambio nominale verso un’ altra valuta; l’ inflazione è l’ aumento annuale di un determinato paniere di beni scelto dall’ Istat come riferimento. È una fake non più tanto news sostenere che il deprezzamento dell’ uno (il cambio) porti all’incremento dell’ altra (l’ inflazione). Non c’ è nessuna evidenza empirica che dimostri che una svalutazione del cambio comporti necessariamente un aumento dell’ inflazione. A questo proposito basta citare la svalutazione della lira verso il marco del 1992, quando era legata ancora allo Sme, l’ accordo di cambi fissi dell’ epoca. Prima del 1992 il cambio fisso era di 750 lire per marco; dal 1992 al 1995 la lira svaluta del 50% verso il marco, ma l’ inflazione addirittura scende dal 5,2% del 1992 al 4,1% del 1994, per poi ritornare al 5,2% del 1995. Come si vede la svalutazione di per sé non ha prodotto l’ incremento dei prezzi e lo stesso può dirsi anche per la svalutazione giapponese del 2012 o quelle di Gran Bretagna e Svezia del 2008.

Su quella svalutazione della lira rispetto al marco è davvero illuminante un discorso tenuto al parlamento tedesco nel 1998 da Ingrid Matthäus-Maier, ai tempi responsabile della politica fiscale della SPD: «Dobbiamo spiegare ai cittadini l’ euro in maniera più comprensibile. Mi ricordo di un caso nel mio collegio elettorale nel 1994. Pochi giorni dopo la svalutazione della lira stavo visitando l’ acciaieria Klöckner -Mannstaedt. Il morale era terra. Dobbiamo licenziare lavoratori, mi dicevano. La lira è andata giù. Cinque giorni dopo gli italiani avevano cancellato tutti gli ordini a quest’ acciaieria tedesca. A causa della svalutazione della lira avrebbero dovuto pagare le fatture in marchi, per farlo servivano molte più lire di quante non sarebbero state necessarie prima. In seguito hanno deciso di spostare tutti gli ordini verso altri paesi. Questi esempi concreti ci mostrano che le turbolenze valutarie sono pericolose anche per il nostro Paese. Per questa ragione l’ euro è una buona cosa, soprattutto per noi». Effettivamente qui la spiegazione dei vantaggi dell’ euro per i tedeschi è chiarissima. Il cambio fisso ci ha sempre danneggiato, con l’ euro ci sta distruggendo.