12 dicembre – Tg e giornali commemorano i 50 anni della Strage di Piazza Fontana. Però nessuno dice che i mandanti, i fascisti Freda e Ventura, non hanno mai scontato alcuna pena! Ventura si è arricchito all’estero. Freda fa il giornalista, voluto anche da Belpietro per scrivere su Libero!

 

Piazza Fontana

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

12 dicembre – Tg e giornali commemorano i 50 anni della Strage di Piazza Fontana. Però nessuno dice che i mandanti, i fascisti Freda e Ventura, non hanno mai scontato alcuna pena! Ventura si è arricchito all’estero. Freda fa il giornalista, voluto anche da Belpietro per scrivere su Libero!

12 dicembre 1969 – La strage di piazza Fontana, un grave attentato terroristico nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura che causò 17 morti e 88 feriti. È considerata «la madre di tutte le stragi», il «primo e più dirompente atto terroristico dal dopoguerra», «il momento più incandescente della strategia della tensione» e soprattutto l’inizio del periodo passato alla storia come gli “anni di piombo”

Gli attentati terroristici di quel giorno furono cinque, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, e colpirono contemporaneamente Roma e Milano. A Roma ci furono tre attentati che provocarono 16 feriti, uno alla Banca Nazionale del Lavoro in via San Basilio, uno in Piazza Venezia e un altro all’Altare della Patria; a Milano, una seconda bomba venne ritrovata inesplosa in piazza della Scala.

Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha stabilito che la strage fu opera di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo dalla Corte d’assise d’appello di Bari.

Le indagini si sono susseguite nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e neofascisti; tuttavia alla fine tutti gli accusati sono stati sempre assolti in sede giudiziaria (peraltro alcuni sono stati condannati per altre stragi, e altri hanno usufruito della prescrizione, evitando la pena).

Al termine dell’ultimo processo del 2005 la Cassazione ha affermato che la strage fu realizzata dalla cellula eversiva di Ordine Nuovo capitanata da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili in quanto assolti con sentenza definitiva nel 1987.

E allora, quale condanna hanno esemplare hanno subito gli assassini di 17 persone…?

Una beata binchia!

Franco Giorgio Freda, è libero da anni. Vive ad Avellino con una giovane scrittrice e fa ancora l’editore di ultradestra, con un sito che lo celebra come «un pensatore» da riscoprire: il padre «preveggente» di un «razzismo morfologico» da opporre «alla mostruosità del disegno di una società multietnica». Freda è stato condannato in tutti i gradi di giudizio per 16 attentati con decine di feriti che nel 1969 aprirono la strategia della tensione: bombe contemporanee sui treni delle vacanze, all’università di Padova, in stazione, in fiera e in tribunale a Milano.

La sua casa editrice però parla solo dell’assoluzione in appello per piazza Fontana (17 morti, 88 feriti), per insufficienza di prove (e abbondanza di depistaggi). Liberato nel 1986, Freda si è rimesso a indottrinare neonazisti fondando un movimento chiamato Fronte Nazionale: riarrestato, è stato difeso dall’avvocato Carlo Taormina e nel 2000 la Cassazione gli ha ridotto la condanna a tre anni per istigazione all’odio razziale. Dopo di che è tornato libero.

Non solo. Un ulteriore, squallido schiaffo ai parenti della vittima lo ha data Maurizio Belpietro che volle il boia di Piazza Fontana come opinionista per Libero. La rubrica si chiamava “L’Inattuale” e parliamo di Franco Freda, il fascista, il razzista.

Il braccio destro di Freda, Giovanni Ventura, che aveva confessato gli attentati del 1969 che prepararono piazza Fontana, non ha mai scontato alcuna condanna: è evaso nel 1978 e ha trovato rifugio sotto la dittatura in Argentina, che ha rifiutato di estradarlo.

A Buenos Aires è diventato ricco con un ristorante per vip, fino alla morte per malattia nel 2010.

Ricordiamo che nell’ultimo processo su piazza Fontana, la sentenza conclude che Freda e Ventura erano colpevoli, ma le nuove prove sono state scoperte troppo tardi, dopo l’assoluzione definitiva…

By Eles

 

 

 

Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

 

Natale

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

Cara Meloni, caro Salvini, prima di nominarlo, Gesù Cristo bisogna riconoscerlo!

Un anno fa un duro editoriale del direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Ma un anno dopo siamo allo stesso punto, con chi promuove discriminazione mentre finge di difendere la religione.

Un anno fa, Ma sembra ieri, perché non solo nulla è cambiato ma le cose sono addirittura peggiorate.

Si spacciano odio, discriminazione e nello stesso tempo si tenta di usare il cristianesimo per legittimare il razzismo e l’esclusone.

E torna in mente l’editoriale che Marco Tarquinio, direttore di Avvenire aveva scritto nel dicembre del 2018 su Salvini.

Allora il direttore del quotidiano dei vescovi disse che “chi ha votato la ‘legge della strada’ ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna conoscerlo”.

“Viene voglia di chiamarla ‘la legge della strada’. Che come si sa è dura, persino feroce, non sopporta i deboli e, darwinianamente, li elimina”, aveva scritto il giornale della Conferenza Episcopale italiana, partendo dalla storia della famiglia africana, lui ghanese e lei nigeriana, con una bambina di 5 mesi, che non possono esser accolti da un Cara calabrese perché non rifugiati.

“Eccolo, allora, davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018. Allestito in una fabbrica dell’illegalità – sottolinea il direttore del giornale dei vescovi – costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di ‘protezione umanitaria’. Ma quelle campane tristi suonano anche per noi”.

Parole che vengono in mente mentre l’estrema destra ha ricominciato con la retorica del presepe, del Natale, dalla Madonna e del Vangelo non con spirito autenticamente cristiano ma come espediente propagandistico per alimentare divisioni, paura del diverso e tentare di legittimare il fascio-sovranismo.

Rileggi l’editoriale Marco Tarquinio: Il presepe vivente. Una norma cattiva e parole al vento

 

 

 

I fascisti anche contro Sandro Pertini – Genova, il veto di Fratelli d’Italia fa saltare l’intitolazione dell’aula al nostro Presidente Pertini

 

Sandro Pertini

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

I fascisti anche contro Sandro Pertini – Genova, il veto di Fratelli d’Italia fa saltare l’intitolazione dell’aula al nostro Presidente Pertini

Genova – Un veto del capogruppo di Fratelli d’Italia, Augusto Sartori, ha impedito che martedì il consiglio regionale della Liguria votasse un ordine del giorno «fuori sacco» per intitolare l’aula a Sandro Pertini. Lo denunciano, in una nota, i capigruppo di Partito democratico e Linea condivisa, Giovanni Lunardon e Gianni Pastorino. «Siamo sconcertati dal comportamento di Fratelli d’Italia, soprattutto dopo che il presidente Giovanni Toti aveva risposto positivamente all’idea lanciata alcuni giorni fa dal coordinatore regionale dell’Anpi ligure, Massimo Bisca – affermano i due consiglieri di opposizione -. Purtroppo non è la prima volta che il partito di Fratelli d’Italia dimostra di non riconoscersi nei valori della resistenza, su cui sono fondate le nostre istituzioni».

L’ordine del giorno sarà comunque messo nel calendario dei lavori di una delle prossime sedute votanti. «Vorremmo capire cosa intenda fare il presidente Toti, che si dipinge come un liberale – scrivono ancora Lunardon e Pastorino -. Fu lui a citare Pertini il giorno del suo insediamento in regione. Sarebbe importante che l’intitolazione della sala del consiglio regionale a Pertini fosse votata all’unanimità da tutti i consiglieri».

La delusione dei partigiani

Sul tema è intervenuto anche l’Anpi: «Lascia sconcertati la posizione assunta in consiglio regionale dal capogruppo di Fratelli d’Italia, che ha deciso di non firmare l’ordine del giorno presentato dai gruppi consiliari di Pd e Linea Condivisa – firmato anche da Italia Viva, dal Movimento 5 Stelle, dal Gruppo Misto e da Liguria Popolare – che chiedeva di intitolare l’aula del Consiglio regionale ligure a Sandro Pertini, come sollecitato nella proposta del Coordinamento di Anpi Liguria nelle scorse settimane, in maniera da onorare la memoria dell’indiscutibile presidente di tutti gli Italiani a trent’anni dalla scomparsa e nel luogo dove si promulgano le leggi regionali». L’iniziativa di Fratelli d’Italia, continua nella sua nota l’Anpi, segue la vicenda dell’intitolazione del ponte Firpo a Fabrizio Quattrocchi. «Sembrano cercare ancora una volta di dividere le forze politiche, puntando su visioni revisioniste della Resistenza. Ma a noi sta a cuore sapere se il presidente Toti, che subito ha accolto la proposta di Anpi, facendo sue molte volte le parole di Sandro Pertini, intenda mantenere la sua posizione: gli chiediamo di far valere la sua parola all’interno della maggioranza che lo sostiene. Sandro Pertini, grande ligure, antifascista, partigiano, medaglia d’oro al valor militare, parlamentare e presidente della Repubblica, dev’essere ricordato nel luogo centrale della politica regionale con il consenso di tutti».

La reazione dei socialisti

L’intervento del Nuovo Psi: «Riteniamo inaccettabile il polverone sollevato dalle forze politiche rappresentate nel consiglio regionale della Liguria intorno alla figura di Sandro Pertini e all’opportunità di intitolargli la sala consiliare. In questo clima di continua campagna elettorale e di affermazione di valori identitari, anche i valori fondanti il patto democratico sancito nella Costituzione repubblicana sono posti in discussione o diventano momento di propaganda».

tratto da: https://www.ilsecoloxix.it/genova/2019/12/05/news/genova-il-veto-di-fratelli-d-italia-fa-saltare-l-intitolazione-dell-aula-a-sandro-pertini-1.38062133?fbclid=IwAR2aRPsE0VP7Sxla9uGfoUhMIjX_n3ztdreTU7oowq3nfIoPueR3mnpt1Qk

Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

 

fascisti

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

Dio, patria, famiglia… tortura e manganello

Quando Giorgia Meloni ha gridato le tre paroline la piazza è esplosa.
Eppure i tre leader non sono credibili né come cattolici conservatori, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale.
Nessuno dei tre può ricevere la comunione (anche se Berlusconi che se ne frega di qualsiasi norma l’altro giorno ha fatto finta di non saperlo).
Propongono l’autonomia differenziata, cioè la rottura dell’unità nazionale, e la Lega ha nello statuto l’indipendenza della Padania.
Tutti e tre hanno famiglie non tradizionali, figli fuori dal matrimonio, ecc. e il leader più anziano è famoso in tutto il pianeta per il bunga bunga.

Le tre paroline servono per raccattare voti individuando nemici contro cui indirizzare gli elettori: quelli che hanno un altro dio e che sono stranieri (immigrati), chi non è eterosessuale ma “pretende” diritti (omosessuali e lesbiche).

Ci sono altre due parole che bisogna ricordare.

Zaia, già supino vice del ladrone Galan (cercate Mose con un motore di ricerca), ha gridato che la polizia deve usare il manganello non il galateo.
La Meloni ha attaccato il blandissimo reato di tortura che impedirebbe alle forze dell’ordine di lavorare come nell’Egitto di Al Sisi.
La piazza applaude nel paese di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Serena Mollicone.

Ovviamente questi tre imbroglioni diventano improvvisamente “garantisti” e libertari quando si tratta di difendere tangentisti, collusi con le mafie, grandi evasori, speculatori edilizi, ecc.

I fascisti del III millennio di Casa Pound applaudono.

“L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo” (Pasolini).

 

fonte: https://www.facebook.com/335126483234062/photos/a.792560544157318/2460787317334624/?type=3&theater

29 settembre – 5 ottobre 1944, la strage nazifascista di Marzabotto. 1834 vittime. 216 erano bambini, la più piccola aveva solo 27 giorni …Però hanno fatto anche cose buone…!

 

Marzabotto

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

29 settembre – 5 ottobre 1944, la strage nazifascista di Marzabotto. 1834 vittime. 216 erano bambini, la più piccola aveva solo pochi giorni …Però hanno fatto anche cose buone…!

L’eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio di Marzabotto e nelle colline di Monte Sole in provincia di Bologna, nel quadro di un’operazione di rastrellamento di vaste proporzioni diretta contro la formazione partigiana Stella Rossa. La strage di Marzabotto è uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la Seconda guerra mondiale.

Questa è memoria di sangue, di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo, voluto dai nazisti di von Kesselring, e dai loro soldati di ventura, dell’ultima servitù di Salò, per ritorcere azioni di guerra partigiana. (Salvatore Quasimodo)

Kesserling fu il mandante di una strage che nessun’altra superò per dimensioni e per ferocia.
L’esecutore si chiamava Walter Reder. Era un maggiore delle SS soprannominato «il monco» perché aveva lasciato l’avambraccio sinistro a Charkov, sul fronte orientale. Kesserling lo aveva scelto perché considerato uno «specialista» in materia.
Al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» portò avanti la sua “eroica” azione spalleggiato da elementi delle Brigate nere e con l’aiuto dei collaborazionisti in camicia nera.

A Marzabotto alcune SS parlavano un italiano perfetto: erano italiani. (Un sopravvissuto)

La mattina del 29 settembre ha inizio quella che verrà ricordata come la “strage di Marzabotto“, anche se in realtà i comuni interessati sono molti. Prima di muovere l’attacco ai partigiani, le SS accerchiano e rastrellano numerosi paesi: in località Caviglia i nazisti interrompono in una chiesa durante la recita del rosario e sterminano tutti i presenti (195 persone, tra cui 50 bambini) a colpi di mitraglia e bombe a mano, a Castellano uccidono una donna e i suoi sette figli, a Tagliadazza vengono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara le persone uccise sono 108.

Le truppe si avvicinano ai centri abitati più grandi, Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno e sulla strada ogni casolare, ogni frazione, ogni località vengono rastrellate: nessuno viene risparmiato.

Anche nei comuni lo sterminio procede senza sosta; sono distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, strade, ponti, scuole, cimiteri, chiese, oratori, e tutti coloro che sono rastrellati vengono messi in gruppo, spesso legati, e bersagliati da raffiche di mitra, che vengono sparate in basso per avere la certezza di colpire anche i bambini.

L’azione procede per sei giorni, fino al 5 ottobre: i partigiani della Stella Rossa tentano invano di contrastare la ferocia nazista, ma perdono il proprio comandante, Mario Musolesi, durante uno dei primi combattimenti, e comunque non dispongono delle armi e dei mezzi necessari per far fronte alle attrezzatissime truppe delle SS.

Al termine della rappresaglia si contano, in tutta la zona del Monte Sole, circa 1834 morti, mentre pochissimi sono i sopravvissuti, che sono riusciti a nascondersi, o che sono rimasti per giorni sepolti sotto i corpi dei propri vicini, dei propri familiari.

Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.

Al termine della guerra il maggiore Reder fuggirà in Baviera, dove verrà catturato dagli americani: sarà estradato in Italia e, nel 1951, verrà condannato all’ergastolo. Nel 1985 verrà graziato, grazie all’intercessione del governo austriaco, e si trasferirà in Austria, dove morirà senza aver mai mostrato alcun segno di rimorso.

Rimarrà comunque in ombra, in sede processuale, il ruolo di decine e decine di ufficiali e soldati delle SS, i veri e propri esecutori della strage, seppur l’identità di una parte dei responsabili sarà nota alla magistratura, che spesso deciderà di non dar seguito all’azione penale per motivi di opportunità politica internazionale.

I collaborazionisti italiani – Per i fatti di Marzabotto ci fu anche una coda processuale italiana. Prima della condanna del maggiore Reder, nel 1946, la corte d’assise di Brescia aveva giudicato Lorenzo Mingardi e Giovanni Quadri, due repubblichini (il primo, reggente del Fascio di Marzabotto, nonché commissario prefettizio durante la carneficina), per collaborazione, omicidio, incendio e devastazione. Mingardi ebbe la pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Il secondo, 30 anni, poi ridotti a dieci anni e otto mesi. Tutti e due furono successivamente liberati per amnistia.

Nel 1961 verrà edificato un sacrario, che raccoglie i corpi di 782 delle vittime della strage.

Ai domiciliari Chiricozzi e Licci, i due fascisti di Casapound che, come bestie, violentarono e picchiarono a sangue una donna a Viterbo. Com’è che non si sentono cose tipo “non devono uscire vivi di galera”, “castrazione chimica” e l’immancabile “ruspa”? Forse non sono neri, ma fascisti?

 

fascisti

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ai domiciliari Chiricozzi e Licci, i due fascisti di Casapound che, come bestie, violentarono e picchiarono a sangue una donna a Viterbo. Com’è che non si sentono cose tipo “non devono uscire vivi di galera”, “castrazione chimica” e l’immancabile “ruspa”?  Forse non sono neri, ma fascisti?

Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, i due militanti di Casapound che lo scorso aprile violentarono come bestie – picchiandola a sangue – una donna a Viterbo, sono ai domiciliari.

Ma non sentirete nessuno vomitare le solite cazzate folcloristiche fatte di “castrazione chimica” e dell’immancabile “ruspa”.

Non sentiremo un “non devono uscire vivi di galera” di cui qualcuno qualche mese fa si riempiva la bocca (ma in quel caso non si parlava di feccia fascista)

Questi due non sono negri, ma neri fascisti…

Che schifo.

 

by Eles

Salvini, Meloni e i fascisti di Casapound e Forza Nuova uniti contro il governo per “difendere la democrazia”. Ma lo fanno a modo loro, a colpi di saluti romani ed al grido “duce, duce”!

 

fascisti

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Salvini, Meloni e i fascisti di Casapound e Forza Nuova uniti contro il governo per “difendere la democrazia”. Ma lo fanno a modo loro, a colpi di saluti romani ed al grido “duce, duce”!

La manifestazione fascista di Roma, dove si è riunita l’intellighenzia dei seguaci di Salvini, Meloni, Casapound e Forza Nuova.

Oggi il centro di Roma è stato invaso da un’orda di barbari fascisti che in un delirio di slogan che lascia intendere la cifra della loro idiozia urlavano “duce, duce” alternato – chissà con quale logica – a “Democrazia” e condendo il tutto con un bel saluto romano…

Per questa gente fascismo e libertà democratica vanno a braccetto, nella convinzione figlia del populismo più becero che “il popolo sovrano ha sempre ragione”.

E siccome si sentono defraudati del giocattolo che non si sono riusciti a tenere stretti per più di 14 mesi, grazie al colpo di sole del loro Capitano, ora fanno i capricci, dimenticando non solo che quanto è avvenuto nei palazzi romani è stato frutto di una necessità innescata da Salvini e da nessun altro, ma anche che questo paese che dicono di amare sopra ogni cosa è una democrazia parlamentare.

E ci sono delle regole, regole che Salvini ha provato a distorcere e violare e non ci è riuscito, perché grazie a Dio le basi di questa nostra democrazia sono più forti di un Capitan Nutella in delirio di onnipotenza.

Ma ora bisogna reagire, con forza. E chi inneggiava ‘Duce, Duce’ nelle piazze della Capitale di un paese nato dall’antifascismo va identificato e arrestato. Senza se e senza ma. Basta concedere spazio e piazze ai fascisti, basta nascondersi, basta paura. Salvini ha regalato alla democrazia di questo paese la possibilità di risbattere questa feccia nel buio della storia. Non va sprecata: coi mezzi che la democrazia fornisce, e non sono pochi, alla violenza verbale e fisica si risponda con la pura forza della legge.

 

Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. – Uno spietato pensiero di Ennio Flaiano su cui riflettere oggi più che mai…!

 

Ennio Flaiano

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. – Uno spietato pensiero di Ennio Flaiano su cui riflettere oggi più che mai…!

“Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.“

Ennio Flaiano, scrittore italiano, 1910 – 1972

Borsellino diceva che il voto è un’arma. Usiamola domenica contro razzisti e fascisti.

Borsellino

 

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Borsellino diceva che il voto è un’arma. Usiamola domenica contro razzisti e fascisti.

 

La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo,

ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano.

Quella matita, più forte di qualsiasi arma,

più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello.

Paolo Borsellino

…Ed ora siamo chiamati al voto. Vediamo da che parte stiamo, da quella di Falcone e Borsellino o dall’altra.

Dalla parte di chi ha spalleggiato per anni Belusconi che sovvenzionava a suon di milioni la mafia e che ha come priorità sequestrare 4 braccialetti agli extracomunitari sulle spiagge…

O dalla parte di chi vuole veramente combatttere mafia, ma anche razzismo e fascismo…

Ora la matita ce l’avete VOI, vediamo come la usate…

 

Salvini contro Elemosiniere del Papa che riattacca luce in stabile occupato: “le bollette si pagano, ci sono 300.000 Euro di arretrati” …Cogliamo l’occasione per ricordargli che a Roma c’è un altro stabile occupato dai fascisti di Casapound; anche qui sono 300.000 Euro di bollette arretrate, ma nessuno stacca la luce…!

 

 

Salvini

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Salvini contro Elemosiniere del Papa che riattacca luce in stabile occupato: “le bollette si pagano, ci sono 300.000 Euro di arretrati” …Cogliamo l’occasione per ricordargli che a Roma c’è un altro stabile occupato dai fascisti di Casapound; anche qui sono 300.000 Euro di bollette arretrate, ma nessuno stacca la luce…!

Matteo Salvini contro l’Elemosiniere del Papa: “Pagasse lui le bollette degli occupanti”

Matteo Salvini ha commentato duramente la decisione dell’elemosiniere del Papa di riattaccare la luce a Spin Time Labs, occupazione di Roma dove vivono 450 persone. “Io conto che dopo aver riattaccato la luce adesso paghi anche i 300 mila euro di bollette arretrate”, ha dichiarato il ministro dell’Interno.

“Ma allora tutti gli italiani che pagano bollette, mutui, stanno in case popolari sono fessi?”. Queste le parole dette da Matteo Salvini in relazione alla decisione dell’elemosiniere del Papa di riattaccare la corrente elettrica a Spin Time Labs, lo stabile occupato da 450 persone in via Santa Croce in Gerusalemme. “Sto raccogliendo elementi, ho sentito il Comune, la prefettura e la questura – dichiara ancora il ministro dell’Interno in un comizio tenuto a Cuneo – C’è questo palazzo occupato a Roma dove ci stavano 3-400 persone che non pagavano le bollette e quindi giustamente la società che gestisce l’elettricità ha staccato la corrente perché le persone che lo occupavano abusivamente avevano accumulato un debito di 300 mila euro. È arrivato un alto esponente del Vaticano, l’Elemosiniere del Santo Padre e ha riattaccato la luce. Io conto che dopo aver riattaccato la luce adesso paghi anche i 300 mila euro di bollette arretrate. A proposito di diritti e doveri, penso che voi tutti, magari facendo dei sacrifici, le bollette le pagate”.

….RINFRESCHIAMO LA MEMORIA A SALVINI…
A Casapound c’è la luce, nonostante 300mila euro di bollette non pagate ad Acea

Mentre gli italiani residenti al centro sociale Spin Time Labs vengono tenuti al buio, i fascisti di Casapound hanno tutte le utenze. Ma chi paga?

Prima gli italiani, certo, ma solo se fascisti e nostalgici. Vivono davvero in uno strano universo, i fascisti di Casapound, un mondo in cui a loro tutto è concesso e la legge vale per chi è troppo stupido o debole per ribellarsi. Così, mentre frignano per essere stati cacciati a pedate dal Salone del Libro e danno l’assalto alle periferie di Roma cacciando chi ha diritto a una casa, loro lo stabile in via Napoleone III lo continuano a occupare, nell’immobilismo disarmante delle istituzioni che più che appelli non riescono a fare per cacciare questi abusivi in mezzo a una strada. Abusivi che campano nel centro di Roma con tutte le utenze, senza pagare un euro, mentre lo stabile del Centro sociale Spin Time Labs, occupato da 350 italiani, viene tenuto al buio da un sistema che funziona solo contro i più umili.

Nonostante Simone Di Stefano dicesse – mentendo – che i residenti dello stabile di Casapound pagassero tutte le utenze, nel 2016 Acea ha chiuso i contatori, dato che si era accumulato un debito a sei cifre. Ma la sera, le luci del civico 8 erano tutte accese. E allora, come si spiega? Perché è la solita storia all’italiana, le leggi ci sono – vedi l’apologia di fascismo, legge più ignorata della storia della Repubblica – ma all’italiano, specie se fascista, gli vanno strette. L’articolo 5 della legge Lupi del 2014, dal nome del Ministro Maurizio Lupi, prevede a chiare lettere che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

Quindi, Casapound da dove la prende la luce? Rimane un mistero, perché l’unico che potrebbe stipulare un contratto che non sia nullo ai sensi di legge è il legittimo proprietario dello stabile, che risulta essere il demanio, oppure un legittimo affittuario, che al momento non esiste.

La questione poteva essere risolta con l’ispezione della guardia di finanza compiuta lo scorso ottobre, ispezione che è finita con una semplice constatazione dello stato dei locali. Perché a Roma Casapound, non si capisce a che titolo, continua a godere di una sorta di legittimazione altra.

Acea, lo scorso 14 settembre, ha emesso un atto di pignoramento per il valore di 330mila euro e in teoria chiunque debba dei soldi a Casapound li dovrebbe girare alla società romana.

FONTI:

https://roma.fanpage.it/matteo-salvini-contro-lelemosiniere-del-papa-pagasse-lui-le-bollette-degli-occupanti/

https://www.globalist.it/news/2019/05/13/a-casapound-c-e-la-luce-nonostante-300mila-euro-di-bollette-non-pagate-ad-acea-2041347.html