Travaglio distrugge il duo Renzi & Boschi: proprio loro che per le crisi bancarie non hanno mosso un dito, contribuendo ad un crac da 60 miliardi, ora chiedono la testa di Visco. Sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo!

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Travaglio distrugge il duo Renzi & Boschi: proprio loro che per le crisi bancarie non hanno mosso un dito, contribuendo ad un crac da 60 miliardi, ora chiedono la testa di Visco. Sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo!

Durissimo editoriale di Marco Travaglio contro Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sulla vicenda banche.

L’ex premier nei giorni scorsi ha chiesto la testa del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in quanto giudicato responsabile del disastro bancario. Marco Travaglio, nonostante concordi sulla responsabilità di Visco, definisce una “barzelletta”, se non uno “scandalo”, il fatto che a richiedere la rimozione di Visco siano i due rappresentanti del governo Renzi, che sulle banche ne ha combinato di tutti i colori.

Scrive Travaglio:

“Di Boschi e di riviera”

Che la Vigilanza di Bankitalia non abbia vigilato sui crac bancari, lo sanno anche i bancomat. Che Ignazio Visco, detto Tutto-va-ben-madama-la-marchesa, in un Paese serio non sarebbe più governatore da un pezzo, non ci sono dubbi (chi ne avesse ancora si legga Giorgio Meletti a pag. 2). Ma che a chiedere la sua testa sia il duo Renzi&Boschi, sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo. Chi ha lasciato marcire per anni le crisi bancarie senza muovere un dito, per non turbare l’ottimismo obbligatorio fino al referendum del 4 dicembre 2016, contribuendo a far lievitare il conto di quei crac fino a 60 e passa miliardi a carico dello Stato? Il governo Renzi-Boschi. Ora, in linea con la regola aurea dei governi italiani – il bue che dà del cornuto al bue – siamo alla guerra per banche: ciascuno cerca un capro espiatorio da immolare sull’altare delle urne. E vedremo chi resterà col cerino in mano. Ma sarebbe paradossale se fosse il solo Visco, senza portarsi dietro il resto della compagnia. Se salta lui, non si vede come possa restare la sottosegretaria Boschi, favoritissima al premio Conflitto d’Interessi 2014-2017 (prima l’ambito riconoscimento era esclusiva di B.): una preziosa scultura di una faccia di bronzo.

Il 18.12.2015, prima che la Camera respinga la mozione di sfiducia M5S-Sel sul suo conflitto d’interessi di ministra e di azionista e figlia del vicepresidente di Banca Etruria, la statista di Arezzo giura: “Non c’è alcun conflitto d’interessi né favoritismo né corsia preferenziale: non ho tutelato la mia famiglia, ma solo le istituzioni… Si dimostri che ho favorito mio padre o che son venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l’incarico”. E la sfanga.

Il 10.1.2016 torna sull’argomento in un’intervista al Corriere: “L’ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa… Se la cosa non fosse così seria, mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione, oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani”. Un attacco alzo zero a Visco che aveva caldeggiato la fusione Etruria-Vicenza. Poi purtroppo si scopre che la ministra ha mentito. Non una, ma più volte.

1) Nel marzo 2014, un mese dopo la nascita del governo Renzi, Maria Elena e Pier Luigi Boschi (membro del Cda di Etruria) ricevono nella loro villa di Laterina tre banchieri.

Sono – come rivela, mai smentito, Meletti – il presidente e l’ad di Veneto Banca, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, e il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari. Tema del vertice segreto: come resistere, con l’appoggio del nuovo governo, alle richieste di Bankitalia per fondere Etruria e Veneto Banca con Pop Vicenza. A maggio il papà della neoministra diventa vicepresidente di Etruria col neopresidente Lorenzo Rosi. I due bussano a tutte le porte, anche a quella del bancarottiere Carboni. Ma invano.

2) Nel gennaio 2015 – rivela Ferruccio de Bortoli – un mese prima del commissariamento di Etruria chiesto da Bankitalia al governo, la Boschi chiama l’Ad di Unicredit Federico Ghizzoni e gli chiede di rilevare una a caso delle varie banche decotte: Etruria. Ghizzoni inoltra la richiesta alla manager Marina Natale, che dà parere negativo. La Boschi smentisce e annuncia querela a De Bortoli (mai fatta). Renzi, nel suo libro Avanti, scriverà che “chiedere a Ghizzoni di studiare il dossier Etruria sarebbe stato come minimo ridondante visto che era un dossier che stavano studiando tutti”. E così sembra confermare lo scoop di De Bortoli, senza spiegare a che titolo la Boschi avrebbe chiamato il banchiere (non è il ministro del Tesoro e i ministri economici erano ignari dell’iniziativa).

3) Il 3.2.2015 manca una settimana al commissariamento di Etruria. Il governo Renzi ha appena varato il decreto che riforma le banche popolari (Etruria inclusa), imponendo loro di trasformarsi in Spa più grandi (qualcuno l’ha saputo in anticipo, ha fatto incetta di azioni Etruria e ci fa un sacco di soldi visto che il titolo si gonfia in pochi giorni fino al 60%). Quel giorno Consoli fa due telefonate (intercettate dai pm che indagano su Veneto Banca). Una al capo della sede di Bankitalia a Firenze: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”. L’altra a Pier Luigi Boschi, che promette: “Io ne parlo con mia figlia, col presidente (Renzi, ndr) domani e ci si sente in serata”.

4) L’altroieri, dal treno, Renzi ordina la dichiarazione di guerra a Visco: la scrive il capogruppo Rosato col contributo della Boschi e della sua fedelissima Silvia Fregolent. La sottosegretaria, che segue come una badante il premier Gentiloni, si dimentica di avvertirlo del blitz, lasciando all’oscuro anche i ministri e soprattutto il presidente Mattarella. I quattro non la prendono bene. Parlano di “tradimento”. I cronisti descrivono la sottosegretaria al Quirinale “appartata, abbacchiata e silenziosa”. Manca solo che i corazzieri le passino spazzola e strofinaccio per farsi lustrare le sciabole e spolverare i pennacchi. Lei non parla con nessuno, anche perché nessuno parla con lei (ma Gentiloni, cornuto felice, è costretto a difenderla, almeno in pubblico). Però qualcuno dovrebbe dirglielo: cara, hai mentito al Parlamento, hai interferito nell’affare Etruria, continui a impicciarti di banche mentre, alla sola parola, dovresti nasconderti sotto la scrivania: ora basta. Tòrnatene a Laterina e non farti più vedere, men che meno accompagnata dai genitori.

L’articolo su Il Fatto Quotidiano.

 

Ricapitoliamo, povertà in Italia: oltre due milioni senza il cibo in tavola, ma per questa idiota la priorità è “Parificare gli stipendi tra calciatori e calciatrici” – E perchè non parificare gli stipendi della Casta a quelli della gente?

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Ricapitoliamo, povertà in Italia: oltre due milioni senza il cibo in tavola, ma per questa idiota la priorità è “Parificare gli stipendi tra calciatori e calciatrici” – E perchè non parificare gli stipendi della Casta a quelli della gente?

In un Paese dove 2 milioni di persone non possono mettere il piatto a tavola, chi ci governa ha la priorità è “Parificare gli stipendi tra calciatori e calciatrici” …e Voi ancora Vi chiedete perchè stiamo nella merda?

La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, ha proposto sui suoi profili social di seguire l’esempio della Norvegia e parificare lo stipendio dei giocatori di calcio, siano essi donne o uomini. L’idea però non è piaciuta a gran parte degli utenti, che ne hanno sottolineato l’inutilità rispetto a ploblemi più urgenti.

La nostra cara “sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei Ministri”, prima di sparare puttanate, dovrebbe leggere questo:

Povertà in Italia: oltre due milioni senza il cibo in tavola

Dall’ultimo rapporto Gli italiani e il cibo. Un’eccellenza da condividere” del Censis, osservatorio indipendente sulle condizioni sociali in Italia, è emerso che sono oltre due milioni le persone nel nostro Paese che non hanno avuto soldi sufficienti per comprare il cibo necessario. Negli ultimi sette anni i numeri sono più che raddoppiati: nel 2007 erano un milione e ciò vuol dire che l’incremento da quando è iniziata la crisi è dell’84, 8%.

Il Rapporto ha evidenziato che Puglia (16,1%) Campania (14, 2%) e Sicilia (13,3 %) sono le prime tre regioni con la quota più alta di persone che vivono in condizioni di disagioalimentare. Il 9,2% delle famiglie italiane, di cui 830 mila con figli minori, non ha accesso al cibo in tavola.  Le spese alimentari sono calate in media del 12,9 % dal 2007 (17,3 % per le famiglie a carico di un operaio e 9,7% per quelle con capofamiglia dirigente o impiegato). Le famiglie con più figli sono quelle in maggiore difficoltà: – 15,6% le coppie con due figli, – 18,2% le coppie con tre o più bambini.

Dalla ricerca del Censis è emerso che gli italiani restano comunque grandi amanti del cibo: 29,4 milioni si definiscono appassionati, 12,6 milioni intenditori e 4,1 milione veri esperti. Per il 17, 9% la cucina made in Italy è motivo d’orgoglio nazionale. La crisi si fa sentire sono in famiglia: nel 2014 le esportazioni sono state di 28,4 miliardi con un 30,1% in più rispetto a cinque anni prima.

Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita “È  fondamentale esportare il modello italiano delle tipicità, non solo i prodotti. Solo così anche le esportazioni delle nostre nicchie saranno più facili. Nella battaglia fra biodiversità e industrializzazione di massa, bisogna puntare sulle scelte individuali: la voglia di diversità è una voglia di democrazia”.

Una situazione a doppia faccia: dal punto di vista culturale ed economico buona, ma scarsa da quello sociale. C’è da dire, inoltre, che i dati forniti sono da prendere con le pinze: qualcuno potrebbe vivere il dramma di non riuscire a sfamarsi, ma non averlo reso pubblico. Visti i dati altalenanti di disoccupazione, che non sembra fornire dinamiche positive, l’ipotesi è più che plausibile. Dal Rapporto del Censis emerge, quindi, che dal punto di vista sociale la strada è ancora tortuosa e che c’è ancora molto da lavorare in Parlamento.

Vincenzo Nicoletti

fonte: http://www.liberopensiero.eu/2017/10/14/poverta-in-italia-oltre-due-milioni-senza-il-cibo-in-tavola/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

Il sottosegretario Boschi, una figura di merda vivente! Su evasione fiscale dichiara “Recuperati 23 miliardi nel 2017”. L’Agenzia delle Entrate la sbugiarda “Il dato non esiste”. Lei cambia versione: “20 miliardi stimati” …E questi sono al Governo!

 

Boschi

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Il sottosegretario Boschi, una figura di merda vivente! Su evasione fiscale dichiara “Recuperati 23 miliardi nel 2017”. L’Agenzia delle Entrate la sbugiarda “Il dato non esiste”. Lei cambia versione: “20 miliardi stimati” …E questi sono al Governo!

Da Il Fatto Quotidiano:

Evasione fiscale, Boschi: “Recuperati 23 miliardi nel 2017”. Le Entrate: “Dato non c’è”. Lei ritratta: “20 miliardi stimati”

Lunedì mattina la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio aveva rivendicato i “passi importanti” fatti nel ridurre le somme sottratte all’Erario, confrontando gli 11 miliardi rientrati nel 2011 con una cifra non ancora disponibile. Quella ufficiale uscirà a marzo 2018. Nel pomeriggio, in un post su facebook, i miliardi scendono a 20. E da consuntivo diventano previsione

Ventitré miliardi di euro recuperati nel 2017 grazie alla lotta all’evasione fiscale. Anzi no: “superati i 20“, ma “come stima“. Lunedì mattina la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, durante un convegno a Milano sull’evasione e i mezzi per contrastarla, ha sostenuto che “grazie a un lavoro di squadra con la guardia di finanza e le procure si sono fatti passi importanti” nel ridurre le somme sottratte all’Erario visto che “dagli 11 miliardi del 2014 siamo passati ai 23 miliardi di quest’anno”. Agenzia delle Entrate e ministero dell’Economia, contattati da ilfattoquotidiano.it, hanno però smentito che esistano dati ufficiali sull’anno in corso. e nel pomeriggio l’ex ministra delle Riforme, in un post su facebook, ha cambiato versione scrivendo che il recupero è aumentato “fino a superare i 20 miliardi, come stima, nel 2017”. Senza fare cenno al numero citato poche ore prima.

“Evidentemente le attività sono ancora in corso, siamo a settembre…i dati ufficiali sull’anno precedente escono a marzo, quando vengono consolidati i versamenti”, fanno del resto notare dalle Entrate. L’ultimo numero ufficiale, dunque, è quello relativo al 2016, annunciato lo scorso 9 febbraio dall’allora direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi e dal titolare del Tesoro Pier Carlo Padoan: 19 miliardi. In aumento rispetto ai 14,9 del 2015 grazie ai 4,1 miliardi arrivati dalla voluntary disclosure, la procedura di “autodenuncia” dei capitali nascosti al fisco. Da via XX Settembre ipotizzano che la sottosegretaria abbia fatto “una stima”. Lei ha confermato. Resta da vedere se la previsione di metà settembre sarà confermata nel marzo 2018.

Consob: 120 mila euro di multa per Boschi. Ma lui, (la persona perbene, che faceva 5 km a piedi tutti i giorni), poverino, si dichiara nullatenente. NON PAGHERÀ… Ma mica è una medaccia come Voi che se non pagate una multa per divieto di sosta Equitalia vi porta via pure le mutande!

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Consob: 120 mila euro di multa per Boschi. Ma lui, (la persona perbene, che faceva 5 km a piedi tutti i giorni), poverino, si dichiara nullatenente. NON PAGHERÀ… Ma mica è una medaccia come Voi che se non pagate una multa per divieto di sosta Equitalia vi porta via pure le mutande!

Consob: 120 mila euro di multa per Boschi, ma lui si dichiara nullatenente.

Il padre del ministro Boschi non pagherà la multa.

Consob inflitto ha multato 33 ex consiglieri, sindaci e dirigenti della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, oltre a sanzionare la stessa banca in liquidazione, per violazioni commesse tra il 2012 e il 2014 e relative alla mancata comunicazione tempestiva di informazioni privilegiate, nonché all’insufficienza delle informazioni fornite in vari prospetti, incluso quello sull’aumento di capitale del 2013.

La parte più cospicua della multa riguarda le violazioni di ex consiglieri e sindaci sulla “valutazione di adeguatezza degli investimenti”.

Tra i multati, oltre all’ex presidente Giuseppe Fornasari, figura anche Pier Luigi Boschi, ex consigliere e vice presidente della Popolare e padre del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Maria Elena, che ha ricevuto nel complesso sanzioni per 120 mila euro. Ma difficilmente Pier Luigi Boschi pagherà il dovuto.

L’associazione Vittime del salva Banche aveva già sconsigliato di costituirsi Parte civile, e infatti gli interessati alle sanzioni si sono praticamente dichirati nullatenenti. “Come farà il libero signor Boschi a pagare 120 mila euro se risulterebbe possedere solo un orto?”, si domanda retoricamente Paolo Grimoldi,deputato della Lega Nord, sulle pagine di Libero Quotidiano.

Le Visure camerali e catastali degli interessati, tra cui anche il padre di Maria Elena, avevano certificato che gli ex vertici della banca “sono dei nullatenenti. Non hanno niente”.

fonte: http://www.lavocedeltrentino.it/2017/09/06/consob-120-mila-euro-multa-boschi-si-dichiara-nullatenente/

MISTERI DELLA POLITICA: il Cnel, l’ente che non doveva esistere più, è vivo e vegeto e nomina 48 nuovi consiglieri. Il provvedimento firmato dalla Boschi, quella che si sarebbe dovuta ritirare dalla politica perchè non è riuscita ad abolire il Cnel…!!

Cnel

 

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MISTERI DELLA POLITICA: il Cnel, l’ente che non doveva esistere più, è vivo e vegeto e nomina 48 nuovi consiglieri. Il provvedimento firmato dalla Boschi, quella che si sarebbe dovuta ritirare dalla politica perchè non è riuscita ad abolire il Cnel…!!

Era il simbolo secondo i rottamatori degli enti inutili, la cui abolizione veniva sbandierata dai renziani come un vessillo nella campagna del Sì al Referendum costituzionale del 2016. Poi alle urne è andata come è andata e il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, è rimasto al suo posto.

Oggi, meno di un anno dopo lo scampato pericolo, l’organo costituzionale si rinnova con nuove nomine.

La comunicazione ufficiale è arrivata dalla Presidenza del consiglio tramite la sottosegretaria Maria Elena Boschi, ex ministro delle riforme, principale promotrice della campagna per Sì e, di conseguenza, prima sconfitta della débacle referendaria.

Insomma:

il Cnel, l’ente che non doveva esistere più, è vivo e vegeto e nomina 48 nuovi consiglieri…

il provvedimento di nomina è firmato dalla Boschi, quella che si sarebbe dovuta ritirare dalla politica proprio perchè non è riuscita ad abolire il Cnel…

e poi, Presidente del Cnel è stato nominato Tiziano Treu. Un altro “riciclato” che peraltro nella campagna referendaria aveva combattuto a spada tratta per l’abolizione dell’ente…

ed infine i consiglieri dello Cnel, che nel 2015, prima del referendum, si erano tagliati le indennità. Ricordate? Ad aprile 2017, passata la paura, hanno deciso di ripristinarle. Chiedendo anche gli arretrati per circa 4 milioni…

MISTERI DELLA POLITICA ITALIANA

By Eles

E tre! Il Babbo dell’ex Ministro si becca la terza multa dalla Consob. Il conto finale per Pier Luigi Boschi sarà di 390mila Euro. Alla faccia della persona perbene!

 

Pier Luigi Boschi

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E tre! Il Babbo dell’ex Ministro si becca la terza multa dalla Consob. Il conto finale per Pier Luigi Boschi sarà di 390mila Euro. Alla faccia della persona perbene!

È arrivata la conferma del Triplete realizzato da Pier Luigi Boschi, il babbo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena.

Nei mesi scorsi aveva ricevuto due multe dalla Banca d’ Italia per le decisioni prese dalla Popolare dell’ Etruria quando era nel cda della stessa, prima come consigliere (agosto 2012- maggio 2014) e poi, tra il 4 maggio 2014 e il 31 dicembre 2014, in veste di vicepresidente. Ora gli sono state notificate le sanzioni, già ampiamente annunciate, della Consob in tre diversi procedimenti, per un totale di 120.000 euro.

La Commissione per la Borsa guidata da Giuseppe Vegas ha comminato a 33 ex dirigenti multe per 2,66 milioni di euro, confermando quasi alla virgola le richieste dell’ ufficio sanzioni amministrative. I multati hanno fatto le loro controdeduzioni, ma queste non hanno sortito effetto.

Ieri, dopo la prima pagina del quotidiano La Repubblica che annunciava sanzioni molto più ridotte (per fare un esempio a Boschi attribuiva una multa da 40.000 euro), qualcuno degli ex massimi dirigenti aveva tirato un sospiro di sollievo.

La realtà è che il quotidiano romano ha fatto riferimento solo a uno dei tre filoni avviati da Consob, quello riguardante le carenze informative sulla reale situazione della Banca nella documentazione d’ offerta delle emissioni obbligazionarie, pubblicata nel periodo 2012-2014.

Per la vendita al buio delle famigerate subordinate sono stati puniti 23 ex dirigenti: i più penalizzati sono stati l’ ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ ex direttore generale Luca Bronchi (70.000 euro per entrambi), poi 15 multe da 40.000 euro, compresa quella a Boschi senior e altre sei sanzioni tra i 35.000 euro e i 20.000. In tutto un conto da 910.000 euro. Che ieri aveva fatto titolare a Repubblica: «Ammende ridotte». Purtroppo per i diretti interessati, nonostante la magnanimità dei giornalisti del quotidiano romano, le riduzioni non sono arrivate.

Le multe più pesanti sono state assegnate per il mancato aggiornamento del profilo di rischio dei prodotti emessi dalla Banca (le obbligazioni) nonostante il progressivo peggioramento dei conti di Bpel, un’ accusa che ha coinvolto 33 dirigenti e che ha portato a sanzioni per 1.120.000 euro. In questo caso Boschi ha preso la sberla più pesante (50.000 euro) tra i tre schiaffoni che gli sono toccati.

Per le omissioni nel prospetto di offerta di azioni collegata all’ aumento di capitale effettuato tra giugno e luglio 2013 sono stati puniti in 17, per un conto complessivo di 630.000 euro: Boschi dovrà versarne 30.000, contro, per esempio, gli 80.000 dei soliti Fornasari e Bronchi.

Boschi, insieme con altri 3 colleghi, compreso l’ ex presidente Lorenzo Rosi, ha provato a contenere l’ esborso: essendo coinvolti, a loro dire, in tre diversi procedimenti sanzionatori relativi alla «medesima condotta attiva o omissiva» hanno chiesto l’ applicazione del cosiddetto «cumulo giuridico» e quindi di essere puniti una volta anziché tre. La Consob ha risposto picche, ravvisando «distinte condotte materiali accertate, peraltro, a seguito di istruttorie anch’ esse distinte».

Nel procedimento per la mancata riprofilazione del rischio, la Consob ha scritto che Boschi e gli altri dirigenti sono stati puniti per «la gravità obiettiva della violazione accertata, in relazione () alla diffusione delle conseguenze dannose, anche potenziali»; per «la gravità soggettiva delle condotte poste in essere» e per «la dimensione e perduranza nel tempo delle condotte scorrette poste in essere».

Tra i 33 amministratori puniti (tra cui gli ultimi due presidenti, gli ultimi due direttori generali e i consiglieri degli ultimi due cda), il più colpito è stato Bronchi (200.000 euro), secondo Fornasari (195.000), terzo l’ ex vicepresidente Giovanni Inghirami (135.000), quindi Boschi, l’ ex presidente Rosi e un altro vice, Alfredo Berni, con 120.000.

Boschi e altri due colleghi hanno denunciato di non aver «avuto accesso a tutti gli atti confluiti nel fascicolo del procedimento» e che per questo sarebbe stato «gravemente pregiudicato il diritto di difesa e costitui[rebbe] una palese violazione del dovere di trattare paritariamente tutti i soggetti incolpati, alcuni dei quali hanno in effetti ricevuto […

] tutti gli atti del procedimento nessuno escluso». La Consob anche in questo caso non ha accolto le doglianze.

Va detto che le sanzioni arrivano con enorme ritardo e colpiscono gli ex dirigenti di una banca che non esiste più. Lo stesso vertice era stato punito dalla Banca d’ Italia a ottobre 2015 (2,54 milioni; 144.000 a babbo Boschi) e a marzo 2016 (2,2 milioni; 130.000 per Pierluigi, la multa più alta di quella tornata) per un totale di 4,74 milioni. Che sommati alle sanzioni di Consob portano il conto a 7,4 milioni di euro. Alla fine Boschi senior dovrà pagare 390.000 euro.

Ieri, a parziale consolazione per l’ onusto (di sanzioni) genitore, l’ Ansa ha diffuso un’ agenzia con una notizia già nota e diffusa da tempo: la possibile prossima archiviazione del babbo di Maria Elena nell’ inchiesta penale su Banca Etruria. Uno zuccherino che forse non basterà ad addolcire la pillola per papà Boschi.

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/tripletta-babbo-boschi-padre-dell-rsquo-ex-ministro-becca-153935.htm

La Boschi: I fallimenti di Renzi? Non esistono! Sono quei coglioni degli Italiani che non hanno capito! …Sì, ce l’ha con Te, disoccupato. E con Te che non arrivi a fine mese. E con Te che andrai in pensione a 70 anni. E con i familiari di quell’imprenditore che si è suicidato: TUTTI COGLIONI…!

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La Boschi: I fallimenti di Renzi? Non esistono! Sono quei coglioni degli Italiani che non hanno capito! …Sì, ce l’ha con Te, disoccupato. E con Te che non arrivi a fine mese. E con Te che andrai in pensione a 70 anni. E con i familiari di quell’imprenditore che si è suicidato: TUTTI COGLIONI…!

 

Per la Boschi il Jobs Act e la riforma costituzionale sono meravigliosi: “Gli italiani non ci hanno capito”

Il sottosegretario parlando alla festa del PD a Milano minimizza i disastri del suo governo e riduce tutto a un problema di comunicazione, nonostante dalla sua abbia avuto Tv e giornaloni

Fonte: Il Populista

Politica e Misteri – Come ti fanno magicamente sparire l’emendamento che stangava i responsabili del disastro di Banca Etruria (papà Boschi compreso)…!!

 

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Politica e Misteri – Come ti fanno magicamente sparire l’emendamento che stangava i responsabili del disastro di Banca Etruria (papà Boschi compreso)…!!

L’esecutivo “risparmia” papà Boschi

Via l’emendamento contro gli ex amministratori

Roma – Manina delicata o manona ruvida che fosse, impugnava una falce. Quella che ha tagliato dal decreto legge sulle banche un emendamento-bomba.

Un codicillo avanzato dall’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e i compagni Davide Zoggia e Michele Ragosta in commissione Finanze e, alla fine, fatto proprio dal relatore piddino Giovanni Sanga. Ma non sopravvissuto nel passaggio tra commissione e aula.

L’emendamento avrebbe potuto far pagare caro agli ex amministratori di banche in liquidazione la mancata azione risarcitoria nei confronti dei clienti. Guarda caso, quel che è avvenuto alla Popolare dell’Etruria, finita in liquidazione coatta amministrativa nel novembre 2015, dopo che Bankitalia era intervenuta una prima volta multando i vertici. Il 17 marzo 2016 è stato invece il commissario liquidatore di Etruria a intimare ai 37 ex amministratori – tra i quali naturalmente Pier Luigi Boschi, papà della sottosegretaria alla Presidenza – di risarcire entro un mese i danni per un ammontare di 300 milioni, pena l’avvio di un’azione di responsabilità ai sensi dell’articolo 2394-bis del codice civile. Cosa poi accaduta, con la regolare richiesta presentata a Bankitalia. Ma quel che è successo invece a Montecitorio ha più a che fare con la tenuta del governo e le pressioni che sono state esercitate per impedire che il testo rivisto in commissione Finanze, con molte delle proposte accolte dal relatore in un articolo unico, potessero essere alla fine approvate. Come alcune norme a favore degli ex azionisti e l’ampliamento dei criteri per il rimborso agli obbligazionisti subordinati delle banche venete (invece «azzerati» dal decreto di salvataggio del governo).

Tra le modifiche accolte da Sanga, anche l’emendamento presentato il 4 luglio scorso dall’ex leader Bersani all’articolo 6, secondo comma. Il quale recitava, come si legge negli atti depositati alla Camera: «Ove i commissari liquidatori esercitino l’azione di responsabilità ai sensi dell’articolo 2394-bis del codice civile, il giudice, se accoglie la domanda nei confronti degli amministratori delle Banche, condanna sempre questi ultimi all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione perpetua dall’esercizio delle professioni, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione». In pratica, guai grossi che si sarebbero addensati sulla testa di papà Boschi, fino all’interdizione perpetua. Fortuna ha voluto che la preziosa figliola sia sempre vigile, e capace di far valere il suo punto di vista in ogni occasione che conta.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/lesecutivo-risparmia-pap-boschi-1419522.html

Fantastico Marco Travaglio: “Vieni avanti, aretina”

 

Travaglio

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Fantastico Marco Travaglio: “Vieni avanti, aretina”

 

Vieni avanti, aretina di Marco Travaglio

Siccome torna di moda il fascismo con la legge Fiano e con la pretesa della Boldrini di cancellare ogni traccia del Ventennio dall’architettura (speriamo non anche nel resto della cultura e nella legislazione, sennò questi bruciano pure i quadri e i libri dei futuristi, le opere di Gentile e il Codice Rocco, aboliscono le pensioni e magari rimandano pure le zanzare nelle paludi pontine per farle ribonificare da Nichi Vendola), quindi vale tutto, noi ci stiamo appassionando agli etruschi. Non a quelli antichi sepolti nelle necropoli, molto apprezzati da Alberto Sordi e dalla moglie buzzicona durante le “vacanze intelligenti”, perché “magnavano da vivi e pure da morti”. Ma a quelli contemporanei, riuniti attorno al desco di Banca Etruria tanto caro alla famiglia Boschi, che quanto ad appetito non hanno nulla da invidiare agli antenati – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 13 luglio 2017, dal titolo “Vieni avanti, aretina”.

La passione nasce dalla lettura di un passaggio del libro di Renzi, che prima insulta Ferruccio De Bortoli per il suo famoso scoop su Etruria, poi sembra smentire Maria Elena Boschi. Noi, che apprezziamo e stimiamo la statista aretina, eravamo rimasti al suo solenne giuramento del 18.12.2015 alla Camera dei Deputati, che su quella base respinse la mozione di sfiducia: “Non c’è alcun conflitto d’interessi né favoritismo né corsia preferenziale: non ho tutelato la mia famiglia, ma solo le istituzioni… Si dimostri che ho favorito mio padre o che son venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l’incarico”. Giuramento poi sbugiardato da alcune notizie.

1) Nel marzo 2014 -rivela il nostro Giorgio Meletti, mai smentito dalla Boschi né da alcun altro – cioè un mese dopo la nascita del governo Renzi, Maria Elena e Pier Luigi Boschi (membro del Cda di Etruria) ricevono nella loro villa di Laterina il presidente e l’ad di Veneto Banca, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, giunti da Treviso per incontrare la neoministra, presente anche il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari. Tema della riunione segreta: come resistere, con l’appoggio del nuovo governo, alle richieste di Bankitalia affinché Etruria e Veneto Banca si trovino un salvatore. A maggio papà Boschi diventa vicepresidente col neopresidente Lorenzo Rosi. I due bussano a tutte le porte, compresa quella del massone e bancarottiere Flavio Carboni, ma invano.

2) Nel gennaio 2015 – rivela De Bortoli- un mese prima del commissariamento di Etruria chiesto da Bankitalia al governo, la Boschi chiama disperata l’allora Ad di Unicredit, Gianfranco Ghizzoni, e gli chiede di acquistare una a caso delle tante banche che stanno per fallire: quella vicepresieduta da suo padre. Tant’è vero che Ghizzoni – come rivelano i nostri Stefano Feltri e Carlo Tecce – non ignora la richiesta della ministra, ma la inoltra al vicedirettore Marina Natale perché ne valuti la fattibilità. Poi il parere della Natale è negativo e Unicredit si tira fuori. La Boschi smentirà la notizia e annuncerà querela a De Bortoli (mai fatta). Ma l’ex Ad Ghizzoni non smentirà un bel nulla, anzi si dirà pronto a parlare se un pm o una commissione parlamentare lo scioglieranno dal patto di riservatezza con la sua ex banca.

3) Il 3 febbraio 2015 – rivela ancora Meletti sul Fatto – manca una settimana al commissariamento di Etruria. Il governo Renzi ha appena varato il decreto che riforma le banche popolari (Etruria inclusa), imponendo loro di trasformarsi in Spa più grandi. Il Dg di Veneto Banca, Consoli, chiama papà Boschi, ancora alla spasmodica ricerca di un salvatore della banca (e anche di se stesso). Consoli, ansioso di ben figurare con Palazzo Chigi, è disponibile e fa una telefonata (intercettata dai pm che indagano sull’istituto veneto). A chi? All’amico Pier Luigi Boschi, che promette: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente (Renzi, ndr) domani e ci si sente in serata”. Anche su questa notizia, dalla Boschi neppure una risposta alle domande inviate via mail dal Fatto il 20 giugno. Ora però, al posto della ministra muta, parla il segretario chiacchierone, proprio mentre il governo con dentro la Boschi cancella dal decreto banche un proprio emendamento che poteva portare all’interdizione del solito babbo. Renzi scrive nel suo libro del “presunto scoop” di De Bortoli (che insulta con pezzi di articoli del suo nuovo spirito guida, Giuliano Ferrara) e lo riassume così: “Il ministro Boschi avrebbe richiesto un non meglio precisato impegno a… Ghizzoni per studiare il salvataggio di Banca Etruria e delle altre banche a rischio liquidazione”(ma è una balla: secondo De Bortoli,la Boschi chiese solo di Etruria). Poi commenta: “Come se non fosse evidente… che tutti gli ad delle banche… conoscevano perfettamente la difficile situazione di alcune popolari… Chiedere a Ghizzoni di studiare il dossier Etruria sarebbe stato come minimo ridondante visto che era un dossier che stavano studiando tutti… Non c’era bisogno che lo dicessero Ghizzoni o Boschi”.

Quindi Renzi ci sta dicendo, alla sua maniera obliqua, che la Boschi chiamò Ghizzoni con un atto “ridondante” ma “normale”? E a quale titolo, se non quello di figlia di suo padre (opportunamente rimosso da Renzi), visto che era titolare delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, non con le banche, tant’è che i ministri economici non sapevano nulla della sua iniziativa? Dunque il putribondo De Bortoli ha scritto la verità? E gli annunci di querela? E il giuramento al Parlamento di non essersi mai occupata di Etruria? E il conflitto d’interessi? Dire che è normale che un ministro chiami un banchiere per salvare la banca vicepresieduta dal babbo è come dire che è normale che B. faccia leggi sulle sue tv e i suoi processi. O, già che c’era, voleva dirci pure questo in vista del Renzusconi prossimo venturo?

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano

Mentre, in questo momento non facile, vedi i 5stelle tagliarsi lo stipendio e rinunciare al Vitalizio, vedi anche la signora di Palazzo Chigi che fa i capricci perchè non gli piace l’arredo del suo ufficio. Una lacrimuccia ed ecco pronti di 304MILA EURO DI SOLDI NOSTRI per i nuovi mobili!

 

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Mentre, in questo momento non facile, vedi i 5stelle tagliarsi lo stipendio e rinunciare al Vitalizio, vedi anche la signora di Palazzo Chigi che fa i capricci perchè non gli piace l’arredo del suo ufficio. Una lacrimuccia ed ecco pronti di 304MILA EURO DI SOLDI NOSTRI per i nuovi mobili!

 

La signora di Palazzo Chigi ha deciso, e quando ci sono soldi da spendere nei palazzi romani non si protesta quasi mai. Maria Elena Boschi ha dato mandato al segretario generale della Presidenza del Consiglio Paolo Aquilanti, suo fedelissimo dai tempi del Ministero delle Riforme, di stanziare 304mila euro (degli italiani) per rifare il look ali uffici di rappresentanza della Presidenza. Come spiega il Giornale, l’intervento è destinato al recupero e all’acquisto di immobili d’epoca ma anche ad ammodernare le postazioni informatiche utilizzate dai dipendenti di Palazzo Chigi. I fondi, sottolinea il quotidiano di via Negri, sono stati prelevati dall’avanzo di amministrazione del bilancio di previsione del 2016 tramite anticipazione di cassa. Piccolo particolare: la nomina di Aquilanti a segretario generale è stata bocciata dal Consiglio di Stato, di cui è tutt’ora membro. Dovrà scegliere: o l’una o l’altra poltrona, ma nell’attesa il suo portafogli è attivissimo.