A marzo mi raccomando votate Berlusconi -L’artefice della nostra grande crescita – Dal 2000 Italia penultima nel mondo per crescita del Pil. Peggio di noi solo Haiti, ma perché devasta da un terremoto distruttivo!

 

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A marzo mi raccomando votate Berlusconi  -L’artefice della nostra grande crescita – Dal 2000 Italia penultima nel mondo per crescita del Pil. Peggio di noi solo Haiti, ma perché devasta da un terremoto distruttivo!

Vi ricordiamo questo articolo pubblicato qualche tempo fa, come pro-memoria per le prossime elezioni

Crescita, Italia penultima nel mondo dal 2000 peggio di noi solo Haiti

Penultimi davanti solo ad Haiti. Praticamente ultimi perché il paese caraibico è stato devastato dal terremotoe il crollo del suo Pil non fa testo. Negli ultimi dieci anni, dunque, siamo cresciuti meno di tutti. Nel mondo. Ci siamo piazzati al 179° posto su 180 paesi. I dati del Fondo monetario internazionale elaborati dal quotidiano spagnolo El Pais illustrano il nostro “decennio perduto”, il declino che c’ è stato e che continua. Dieci anni che hanno cambiato il mondo e che ci hanno lasciato in fondo alla classifica prigionieri dei nostri ritardi strutturali. Siamo stati i cinesi del mondo negli anni del miracolo economico, siamo diventati un paese-lumaca, praticamente fermo negli anni della globalizzazione. Nella prima decade del nuovo Millennio la ricchezza italiana è aumentata solo del 2,43 per cento. La grande recessione ci ha congelato e impoveriti: il Pil pro capite è indietreggiato ai livelli del 1998. Non per tutti è stato così. In fondo alla classifica ci siamo ritrovati con gli altri grandi malati in stagnazione permanente: il Portogallo (+6,47 per cento) e il Giappone (+ 7,30 per cento). Oppure con la Germania (172° posto con un Pil in crescita dell’ 8,68 per cento) che ha pagato pesantemente la recessione, ma che ora è ritornata, grazie all’ export, a fare da locomotiva. Distaccati tutti, però, dalle altre economie occidentali: dalla Francia, piazzata al 162° posto con un Pil che è cresciuto in dieci anni del 12,53 per cento, dalla Gran Bretagna (157°, + 15,41 per cento), dagli Stati Uniti (152°, + 17,77 per cento), dalla Spagna (144°, + 22,43 per cento) e dalla stessa Grecia (132°, + 28,09 per cento). Non c’ è stata gara con le cosiddette economie emergenti. Questo è stato il loro decennio: il loro Pil è aumentato cinque volte tanto quello delle economie tradizionali. Nella nostra debacle ci sono colpe le imprese, nella loro incapacità di innovare e adeguarsi a quello che Salvatore Rossi, direttore centrale della Banca d’ Italia, ha più volte chiamato il «cambio di paradigma tecnologico». Ma ci sono – tante – colpe della politica. Nel decennio considerato ha governato per sette anni il centrodestra di Silvio Berlusconi con due parentesi (governi Amato e Prodi) del centrosinistra. «È evidente – dice Enrico Letta, vicesegretario del Pd, sottosegretario a Palazzo Chigi con Romano Prodi – che ci sia una responsabilità prevalente di Berlusconi. Ma un decennio chiama in causa tutto il sistema perché non ci sono mai stati tanti anni così negativi. La nostra società avrebbe bisogno di una vera e propria “shakerata” per immettere in circolo un po’ di dinamismo. Sono mancate le riforme, a cominciare da quella del sistema fiscale che continua a mantenere un triplice record: quello del nero, quello della pressione sul lavoro e sulle aziende, quello che, a parte il Lussemburgo, premia di più le rendite. E poi è mancata una discussione sul lavoro e sui lavori. Dopo un decennio perduto, allora, è necessario subito un governo di responsabilità nazionale. C’ è un interesse “repubblicano” che va oltre gli schieramenti». Va da sé che i ritmi di crescita risentano del punto di partenza e che, dunque, più in basso si è e maggiori sono i margini di incremento. Ma certo fa impressione leggere che il Pil della Guinea Equatoriale (al primo posto) ha fatto segnare in dieci anni un + 387,45 per cento oppure quelli dell’ Azerbaigian (+ 276,24 per cento, in seconda posizione) e del Qatar che con un+ 251,11 per cento ha conquistato la terza posizione. La Cina, che era già partita nel decennio precedente è cresciuta del 170,86 per cento (sesta posizione) e l’ India, al ventesimo posto, ha accresciuto il Pil del 103,52 per cento. Il crollo italiano è dovuto innanzitutto alle pessime performance della produttività. Tra il 1997 e il 2003 è addirittura arretrata. Questo, appunto, è il nostro declino.

fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/29/crescita-italia-penultima-nel-mondo-dal-2000.html

Italia da Record, 15 anni di tagli delle tasse, ormai non paghiamo quasi niente …ma proprio non Vi sentite presi per il c…?

 

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Italia da Record, 15 anni di tagli delle tasse, ormai non paghiamo quasi niente …ma proprio non Vi sentite presi per il c…?

 

Parte la campagna elettorale… E partono le promesse di Renzi e Berlusconi di tagliare (ancora) le tasse!
Ma non Vi sentite fortunati?
Sono 15 anni di continui tagli. Ormai non paghiamo più un cazzo!
Vero?
No?
…E allora…
Non Vi viene il sospetto di essere presi un tantino per il culo??
Pressione fiscale in Europa: Italia al primo posto
Le imprese italiane, al netto dei contributi previdenziali, pagano 98 miliardi di tasse all’anno. Tra i principali paesi Ue, denuncia l’Ufficio studi della Cgia, solo le aziende tedesche e quelle francesi versano in termini assoluti più delle nostre, rispettivamente 131 e 103,6 miliardi di euro, ma va ricordato che la Germania conta una popolazione di 80 milioni di abitanti, la Francia 66 e l’Italia 60. Il peso della tassazione sulle imprese italiane è tuttavia massimo in Ue e ciò si evince calcolando la percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale: l’Italia si piazza al primo posto (14%), sul secondo gradino del podio si posiziona l’Olanda (13,1%) e sul terzo il Belgio (12,2%). Tra i nostri principali avversari segnaliamo che la Germania registra l’11,8%, la Spagna il 10,8%, la Francia e il Regno Unito il 10,6 per cento. La media Ue, invece, è dell’11,4%.
La stessa Cgia ha chiarito che l’incidenza percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul totale del gettito fiscale è un indicatore che aiuta a comprendere l’elevato livello di tassazione a cui sono sottoposte le aziende. Si tenga presente che le imposte italiane considerate in questa analisi su dati Eurostat sono: l’Irap, l’Ires, la quota dell’Irpef in capo ai lavoratori autonomi, le ritenute sui dividendi e sugli interessi e le imposte da capital gain. L’istituto di statistica europeo, però, non considera altre forme di prelievo per le quali non è possibile effettuare un confronto omogeneo con gli altri paesi presi in esame in questa comparazione.
“Ci riferiamo ai contributi previdenziali, all’Imu/Tasi, al tributo sulla pubblicità, alle tasse sulle auto pagate dalle imprese, alle accise, ai diritti camerali. Possiamo quindi affermare con buona approssimazione che in questa elaborazione l’ammontare complessivo del carico fiscale sulle imprese italiane è certamente sottostimato. Con troppe tasse e pochi servizi – ha spiegato il segretario dell’associazione metrina, Renato Mason – è difficile fare impresa, creare lavoro e redistribuire ricchezza. Soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che per loro natura non possono contare su strutture amministrative interne in grado di gestire le incombenze burocratiche, normative e fiscali che quotidianamente sono costrette a fronteggiare”.
La riprova che in Italia il peso dei tributi sulle imprese è troppo elevato emerge anche dai dati messi a disposizione dalla Banca Mondiale (Doing Business). Pur riconoscendo che da un punto di vista metodologico questa comparazione presenta una serie di limiti, l’Ufficio studi della Cgia sottolinea che in Italia il totale delle imposte pagate in percentuale sui profitti commerciali di un’impresa media è pari al 64,8 per cento. Nessun altro paese dell’euro zona subisce un’incidenza così elevata. La Francia, che si posiziona al secondo posto, si attesta al 62,7% e il Belgio, che presidia la terza posizione, è al 58,4%. Rispetto alla media dell’area dell’euro (43,6%) le imprese italiane scontano un differenziale di oltre 21 punti percentuali.
“Pur riconoscendo l’impegno profuso dal Governo Renzi – ha aggiunto Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione – le imprese italiane continuano ad avere un total tax rate che non ha eguali nel resto d’Europa. Pertanto, è necessario che l’esecutivo, in attesa delle riduzioni dell’Ires e dell’Irpef, attui da subito una moratoria fiscale che sterilizzi qualsiasi aumento di tassazione a livello nazionale e locale ed eviti, come purtroppo è successo negli ultimi 2 anni per i trasporti, la diminuzione delle deduzioni/detrazioni fiscali che si sono tradotte nell’ennesimo aumento di imposta per moltissimi imprenditori”.
La situazione migliora, anche si di poco, se analizziamo la pressione fiscale generale in percentuale del Pil che grava su ogni paese. Ad eccezione della Francia e dei paesi del nord Europa, il confronto con i principali partner economici ci vede notevolmente penalizzati. Se il peso delle tasse e dei contributi previdenziali che ricadono sui contribuenti italiani si è attestato nel 2015 al 43,5% del Pil, in Germania (39,6%) è inferiore di quasi 4 punti, nei Paesi Bassi (37,8%) di 5,7 punti, nel Regno Unito (34,8%) di 8,7 punti e in Spagna (34,6%) di quasi quasi 9.
tratto da: http://siamolagente2016.blogspot.it/2017/03/italia-da-record-15-anni-di-tagli-delle.html

Italia da Record, 15 anni di tagli delle tasse, ormai non paghiamo quasi niente …ma proprio non Vi sentite presi per il c…?

 

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Italia da Record, 15 anni di tagli delle tasse, ormai non paghiamo quasi niente …ma proprio non Vi sentite presi per il c…?

 

Sta per partire la campagna elettorale. E partono da parte di Renzi e Berlusconi le promesse di tagliare (ancora) le tasse!
Ma non Vi sentite fortunati?
Sono 15 anni di continui tagli. Ormai non paghiamo più un cazzo!
Vero?
No?
…E allora…
Non Vi viene il sospetto di essere presi un tantino per il culo??
Pressione fiscale in Europa: Italia al primo posto!
Le imprese italiane, al netto dei contributi previdenziali, pagano 98 miliardi di tasse all’anno. Tra i principali paesi Ue, denuncia l’Ufficio studi della Cgia, solo le aziende tedesche e quelle francesi versano in termini assoluti più delle nostre, rispettivamente 131 e 103,6 miliardi di euro, ma va ricordato che la Germania conta una popolazione di 80 milioni di abitanti, la Francia 66 e l’Italia 60. Il peso della tassazione sulle imprese italiane è tuttavia massimo in Ue e ciò si evince calcolando la percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale: l’Italia si piazza al primo posto (14%), sul secondo gradino del podio si posiziona l’Olanda (13,1%) e sul terzo il Belgio (12,2%). Tra i nostri principali avversari segnaliamo che la Germania registra l’11,8%, la Spagna il 10,8%, la Francia e il Regno Unito il 10,6 per cento. La media Ue, invece, è dell’11,4%.
La stessa Cgia ha chiarito che l’incidenza percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul totale del gettito fiscale è un indicatore che aiuta a comprendere l’elevato livello di tassazione a cui sono sottoposte le aziende. Si tenga presente che le imposte italiane considerate in questa analisi su dati Eurostat sono: l’Irap, l’Ires, la quota dell’Irpef in capo ai lavoratori autonomi, le ritenute sui dividendi e sugli interessi e le imposte da capital gain. L’istituto di statistica europeo, però, non considera altre forme di prelievo per le quali non è possibile effettuare un confronto omogeneo con gli altri paesi presi in esame in questa comparazione.
“Ci riferiamo ai contributi previdenziali, all’Imu/Tasi, al tributo sulla pubblicità, alle tasse sulle auto pagate dalle imprese, alle accise, ai diritti camerali. Possiamo quindi affermare con buona approssimazione che in questa elaborazione l’ammontare complessivo del carico fiscale sulle imprese italiane è certamente sottostimato. Con troppe tasse e pochi servizi – ha spiegato il segretario dell’associazione metrina, Renato Mason – è difficile fare impresa, creare lavoro e redistribuire ricchezza. Soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che per loro natura non possono contare su strutture amministrative interne in grado di gestire le incombenze burocratiche, normative e fiscali che quotidianamente sono costrette a fronteggiare”.
La riprova che in Italia il peso dei tributi sulle imprese è troppo elevato emerge anche dai dati messi a disposizione dalla Banca Mondiale (Doing Business). Pur riconoscendo che da un punto di vista metodologico questa comparazione presenta una serie di limiti, l’Ufficio studi della Cgia sottolinea che in Italia il totale delle imposte pagate in percentuale sui profitti commerciali di un’impresa media è pari al 64,8 per cento. Nessun altro paese dell’euro zona subisce un’incidenza così elevata. La Francia, che si posiziona al secondo posto, si attesta al 62,7% e il Belgio, che presidia la terza posizione, è al 58,4%. Rispetto alla media dell’area dell’euro (43,6%) le imprese italiane scontano un differenziale di oltre 21 punti percentuali.
“Pur riconoscendo l’impegno profuso dal Governo Renzi – ha aggiunto Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione – le imprese italiane continuano ad avere un total tax rate che non ha eguali nel resto d’Europa. Pertanto, è necessario che l’esecutivo, in attesa delle riduzioni dell’Ires e dell’Irpef, attui da subito una moratoria fiscale che sterilizzi qualsiasi aumento di tassazione a livello nazionale e locale ed eviti, come purtroppo è successo negli ultimi 2 anni per i trasporti, la diminuzione delle deduzioni/detrazioni fiscali che si sono tradotte nell’ennesimo aumento di imposta per moltissimi imprenditori”.
La situazione migliora, anche si di poco, se analizziamo la pressione fiscale generale in percentuale del Pil che grava su ogni paese. Ad eccezione della Francia e dei paesi del nord Europa, il confronto con i principali partner economici ci vede notevolmente penalizzati. Se il peso delle tasse e dei contributi previdenziali che ricadono sui contribuenti italiani si è attestato nel 2015 al 43,5% del Pil, in Germania (39,6%) è inferiore di quasi 4 punti, nei Paesi Bassi (37,8%) di 5,7 punti, nel Regno Unito (34,8%) di 8,7 punti e in Spagna (34,6%) di quasi quasi 9.
tratto da: http://siamolagente2016.blogspot.it/2017/03/italia-da-record-15-anni-di-tagli-delle.html

Berlusconi lancia l’allarme: “C’è un patto tra Grillo e Davigo per portare al governo 8 Magistrati” …Pare evidente che sia lui che i suoi elettori sono terrorizzati da Giustizia, Magistrati, Legge e onestà in genere, o no?

 

Berlusconi

 

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Berlusconi lancia l’allarme: “C’è un patto tra Grillo e Davigo per portare al governo 8 Magistrati” …Pare evidente che sia lui che i suoi elettori sono terrorizzati da Giustizia, Magistrati, Legge e onestà in genere, o no?

Berlusconi disperato: teme che Grillo porti al governo il suo incubo: I MAGISTRATI

Berlusconi: “C’è un patto tra Grillo e Davigo per portare al governo 8 magistrati di sinistra”

Ancora un attacco durissimo del leader di Forza Italia nei confronti di Luigi Di Maio: “Di Maio è solo il frontman, il vero presidente del Consiglio sarebbe Pier Camillo Davigo”.

Torna a parlare Silvio Berlusconi, ospite di Mattino5, con una lunga intervista nella quale affronta i principali temi all’ordine del giorno e si concentra in particolare su quello che lui ritiene essere il duello per la conquista della maggioranza di governo alle prossime elezioni.

Da tempo il Cavaliere ha individuato nel MoVimento 5 Stelle il principale antagonista del centrodestra e oggi non risparmia un attacco al leader designato dei grillini.

Per Berlusconi “Di Maio è solo il frontman, il vero presidente del Consiglio sarebbe Pier Camillo Davigo”, da momento che ci sarebbe stato un vero e proprio “patto con Grillo per portare 8 magistrati di sinistra nel governo e di metterne uno, che considero terribile, alla Giustizia”.

Il leader forzista rilancia questa indiscrezione, pur non potendola confermare (“è una favola che circola abbondantemente fra giornalisti e politici”), dal momento che gli permette di evidenziare “il carattere giustizialista del MoVimento 5 Stelle”, composto da “persone invidiose di chi ha, di chi con il lavoro è entrato nel benessere, dei ricchi, degli imprenditori e a volte la loro invidia diventa odio, hanno un programma da pauperisti, alzerebbero le tasse e metterebbero la patrimoniale”.

Insomma, Berlusconi è disperato: teme che i Grillini portino al governo il suo incubo: I MAGISTRATI

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Berlusconi, ecco la storiella che ha raccontato in Tv. Vi consigliamo di leggerla per capire quanto possa essere idiota uno che gli dà il voto!

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Berlusconi, ecco la storiella che ha raccontato in Tv. Vi consigliamo di leggerla per capire quanto possa essere idiota uno che gli dà il voto!

Berlusconi e la storiella delle tribù di africani scalzi che guardano i maxischermi a batteria

In una delle sue ospitate televisive, il nostro Silvio racconta una storiella tra l’assurdo e l’improponibile per spiegare i motivi delle grandi migrazioni dall’Africa.

“Adesso, anche nelle più sperdute tribù dell’Africa esistono dei grandi schermi tv, con delle batterie anche se non arriva la corrente, alla sera tutto il villaggio si raduna a vedere la televisione che illustra la nostra vita. Quando ero in Congo per costruire un nuovo ospedale per i bambini, ebbi l’invito di andare in una di queste tribù e mi trovai in un villaggio senza luce ma con il grande schermo che funzionava e mi misero vicino a un ragazzo di vent’anni che aveva i piedi nudi e con la stessa maglietta da cinque anni. Alla fine gli parlai e mi disse che la loro più grande aspirazione è venire da noi, per cambiare vita e dare una vita diversa ai loro figli”.

Non ci crederete, ma questa cazzata l’ha detta veramente in Tv per spiegare il fenomeno dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa.

Grossolano, razzista, inverosimile… maxischermi alimentati a batteria in villaggi senza luce, ragazzi scalzi e capanne…

Si può essere tanto idioti ad inventarsi una banalità del genere?

NO… perchè ci sono coglioni che ci credono…

Berlusconi non è stupido. Lo è chi gli crede e gli dà il voto…

 

By Eles

 

Berlusconi, NO al reddito di cittadinanza… ma per prendere per i fondelli i suoi elettori, basta cambiare una parola…!

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Berlusconi, NO al reddito di cittadinanza… ma per prendere per i fondelli i suoi elettori, basta cambiare una parola…!

Berlusconi era perentorio (e parliamo solo di qualche mese fa): No alla proposta del Movimento 5 Stelle di introdurre un reddito di cittadinanza “che indurrebbe tutti a non lavorare”. …”Poi non si può fare perché costa 90 miliardi di euro”.

Ma ora ha bisogno di voti. Quindi non c’è più la gente indotta a non lavorare e forse i 90 miliardi ce li mette di tasca sua.

Resta il fatto che ora dà a bere ai duoi elettori la novità assoluta del “reddito di cittadinanza di dignità”…

Ci castate ancora?

 

by Eles

Figuraccia di Berlusconi: non si accorge di essere in diretta e RILEGGE le risposte a un’intervista PREPARATA. Ma non vi meravigliate. È sempre così, da Vespa a Costanzo a Fazio, tutto a leccare i potenti ed a prenderci per i fondelli!

Berlusconi

 

 

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Figuraccia di Berlusconi: non si accorge di essere in diretta e RILEGGE le risposte a un’intervista PREPARATA. Ma non vi meravigliate. È sempre così, da Vespa a Costanzo a Fazio, tutto a leccare i potenti ed a prenderci per i fondelli!

 

Berlusconi non si accorge di essere in diretta e legge le risposte a un’intervista preparata

Figuraccia per Silvio Berlusconi: durante un’intervista concessa a Radio 105, l’ex premier – ignaro di essere non solo in diretta radiofonica, ma anche video – è stato pizzicato a leggere le risposte dell’intervista, con domande dunque già concordate con i conduttori, da un foglio, scatenando l’indignazione degli ascoltatori che non hanno gradito il trattamento di favore a lui riservato.

Figuraccia in diretta per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Ospite a Radio 105 per un’intervista, l’ex presidente del Consiglio, ignaro del fatto che la diretta radiofonica sarebbe stata trasmessa anche in video, ha passato buona parte della mezz’ora a lui riservata a leggere le risposte alle domande poste dai due conduttori del talk show, Tony Severo e Rosario Pellecchia. Il leader di Forza Italia è stato dunque ripreso e mandato in onda mentre leggeva le risposte, scatendando una vera e propria insurrezione degli ascoltatori che non hanno gradito la presa in giro e hanno accusato i conduttori di essere dei “venduti” per aver acconsentito all’ex premier di concordare le domande dell’intervista e di leggere delle risposte già preparate, probabilmente per evitare scivoloni o di snocciolare cifre errate.

Secondo gli ascoltatori, i conduttori avrebbero infatti riservato un trattamento un po’ troppo di favore all’ex presidente del Consiglio, con tanto di stravolgimento dell’originario format del programma e il ricorso a una sola breve interruzione pubblicitaria al fine di non interrompere quello che sostanzialmente più che un’intervista è risultato essere un vero e proprio comizio elettorale senza contraddittorio né dibattito. “Gli argomenti, siete in casa vostra e avete il diritto di sceglierli voi”, aveva esordito Silvio Berlusconi prima di essere pizzicato a leggere le risposte in diretta video. Al momento Silvio Berlusconi non ha ancora replicato alla polemica scatenatasi a seguito dell’intervista preparata.

fonte: https://www.fanpage.it/berlusconi-non-si-accorge-di-essere-in-diretta-e-legge-le-risposte-a-un-intervista-preparata/

“Noi siamo l’opposto dei Cinque Stelle, vogliamo dare a tutti una pensione dignitosa” ha dichiarato Silvio Berlusconi, quello che ha votato la riforma Fornero…!

 

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“Noi siamo l’opposto dei Cinque Stelle, vogliamo dare a tutti una pensione dignitosa” ha dichiarato Silvio Berlusconi, quello che ha votato la riforma Fornero…!

 

Berlusconi: “M5S vuole tagliare le pensioni, un esproprio. Noi vogliamo alzare la minima a 1000 euro”
Silvio Berlusconi ha accusato il Movimento 5 Stelle di voler tagliare le pensioni e di voler espropriare gli italiani dei propri risparmi previdenziali: “Noi siamo l’opposto dei Cinque Stelle, vogliamo dare a tutti una pensione dignitosa, vogliamo portare a mille euro quella minima per chiunque, anche per le mamme”

Silvio Berlusconi torna ad attaccare il Movimento 5 Stelle, questa volta sulle pensioni. Il leader di Forza Italiani, in diretta Facebook, ha accusato i parlamentari del Movimento di voler tagliare le pensioni e, di conseguenza, di voler sostanzialmente espropriare il ceto medio dei propri risparmi: “Man mano che ci fanno conoscere il loro programma i motivi di preoccupazione aumentano. Ora ci annunciano che vogliono tagliare le pensioni. Forse, non avendo mai lavorato, non sanno che la pensione non è un regalo dello Stato. Mettere le mani su quel denaro rappresenta un esproprio, non vuol dire colpire i grandi patrimoni ma il ceto medio”, ha sottolineato Silvio Berlusconi.

Belle parole… Vi viene voglia di votarlo no? Tanti già lo fanno…

Già una volta ha innalzato le pensioni di tutti gli Italiani ad 1 milione, ora che ci vuole a portarle a 1000 Euro?

Che ci vuole? Un gregge di idioti pecoroni che ci crede, ecco cosa ci vuole…

Ricordate, coglioni italioti, che il messia delle pensioni HA VOTATO A FAVORE DELLA LEGGE FORNERO!

RIFLETTETE GENTE, RIFLETTETE…

 

by Eles

 

In Italia più poveri che in Romania – Ecco il grande risultato di 20 anni di alternanza Berlusconi-Pd… Però gli incapaci (dicono loro in coro) sono i grillini…!

 

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In Italia più poveri che in Romania – Ecco il grande risultato di 20 anni di alternanza Berlusconi-Pd… Però gli incapaci (dicono loro in coro) sono i grillini…!

IN ITALIA PIU’ POVERI CHE IN ROMANIA (GRAZIE, SINISTRI AL GOVERNO)

Di  Federico Conti

L’Italia è il Paese che ha più poveri in Europa e rappresentano il 20% degli 80 milioni di quelli residenti nell’Unione Europea.

I dati Eurostat diffusi oggi e relativi al 2016 indicano il tasso di privazioni sociali che vedono l’Italia undicesima in questa graduatoria e segnalano la presenza di 10 milioni di persone che, da definizione , non si possono permettere almeno cinque cose necessarie per una vita dignitosa, come un pasto proteico ogni due giorni, abiti decorosi, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno e una connessione a internet.

La Penisola è undicesima tra i 28 Stati membri con un 17,2% di indigenti sul totale. Nemmeno i francesi se la passano bene, contando circa 8,4 milioni. Il poco invidiabile primato non stupisce se si pensa che, stando ai dati Istat, negli ultimi dieci anni i “poveri assoluti” – chi non è in grado di acquistare nemmeno beni e servizi essenziali – sono triplicati. Nel 2006 erano 1,66 milioni, l’anno scorso l’istituto di statistica ne ha contati 4,7 milioni. Tra cui 1,3 milioni di bambini.

Letti in quest’altro modo i numeri mostrano un’altra Europa, con l’Italia, sempre pronta a rivendicare la sua grandezze economica, a fare più fatica di tutti. Gli italiani soffrono anche più dei romeni (9,8 milioni) che pure in termini percentuali si trovano davanti a tutti quanto a privazioni.

di Federico Conti

da Oltre la Linea.

tramite: http://www.stopeuro.news/in-italia-piu-poveri-che-in-romania-grazie-sinistri-al-governo/

“Mussolini? Non era proprio un dittatore” …Lo ha dichiarato Berlusconi, quello che non era proprio un evasore fiscale, non era proprio un puttaniere, non era proprio un corruttore, non era proprio un cazzaro…!

 

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“Mussolini? Non era proprio un dittatore” …Lo ha dichiarato Berlusconi, quello che non era proprio un evasore fiscale, non era proprio un puttaniere, non era proprio un corruttore, non era proprio un cazzaro…!

 

«Mussolini proprio un dittatore non era»

Bruno Vespa dice a Berlusconi «grazie per la 24esima presentazione consecutiva» del suo libro e Silvio Berlusconi – che non si vede «solo al comando» come nel titolo dell’ultima fatica letteraria dell’anchorman Rai «perché senza una squadra capace non si raggiungono grandi risultati» – ricambia con «l’orgoglio di essere qui come editore» di «un libro da regalare a tutte le persone cui si vuole bene». Ed eccoci al libro: «Non sono riuscito a dormire. Sono stato in piedi fino alle sei del mattino. Mi sono letto la parte sui grandi dittatori. Vedo che ci hanno messo Hitler e anche Mussolini, che forse un dittatore proprio non era… nel suo piccolo…». Poi il leader FI, sempre nel corso della presentazione al Tempio di Adriano, gioca d’anticipo sulle prevedibili reazioni alla sua personale della storia e aggiunge: «È che io cerco di dare sempre appigli ai giornalisti per criticarmi…».