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Renzi e quell’aereo pagato ventisei volte
Renzi e quell’aereo pagato ventisei volte. L’Air Force di Renzi, l’Airbus fortemente voluto da Matteo Renzi, dal valore di 6,4 milioni di euro è costato ai coglioni Italiani 168 mln di euro. Insomma, 26 volte il suo prezzo di mercato!
Centosessantotto milioni di euro, spalmati in otto anni. E’ questo il costo, ventisei volte superiore rispetto il suo prezzo di mercato (6,4 milioni di euro), del cosiddetto “Air Forze Renzi”, l’Airbus che era stato fortemente voluto dall’allora governo Renzi, istituendo un leasing per i voli di Stato, anche se non fu mai usato dall’allora Presidente del Consiglio.
A rivelare le cifre è in esclusiva “Il Fatto Quotidiano”, con un articolo firma di Daniele Martini, che mette in fila una serie di documenti (fatture e contratti) firmati tra la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi (Etihad), Alitalia e il ministero della Difesa.
Nell’articolo, estremamente dettagliato, vengono messi in fila una serie di elementi, attorno a questo “affare”, che potrebbero anche ravvisare degli estremi di reato. In primo luogo vengono ipotizzati “strani giri di denaro” dove qualcuno, tanto in Italia quanto negli Emirati Arabi, “potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi”.
Quel mega pagamento, secondo il Fatto, potrebbe anche rientrare in uno scambio di favori tra le due compagnie, Alitalia ed Ethiad, dal momento che quest’ultima era appena diventata socia della stessa Alitalia proprio grazie all’intervento di Renzi.
Il quotidiano ricorda come “poco tempo prima della stipula dell’accordo per l’Air Force, la compagnia di Fiumicino aveva emesso un’obbligazione per un importo quasi identico a quello del leasing, circa 200 milioni di dollari, interamente sottoscritti da Etihad”. Quindi quel leasing da 168 milioni spalmati in otto anni sarebbe un modo per restituire agli arabi il sostegno per salvare la compagnia. Il tutto, però, alle spalle dei contribuenti italiani anche perché quegli accordi furono di fatto secretati sotto l’egida del “segreto di Stato”.
La terza ipotesi avanzata dal giornale diretto da Marco Travaglio è che “coloro che a Roma trattarono la partita con il fiato sul collo del capo del governo, in particolare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, e il consigliere militare di Renzi, generale Carlo Magrassi, non riuscirono a impedire che Etihad facesse un facilissimo gol a porta vuota”.
E’ risaputo che nel 2018 venne posto fine all’intero affare grazie all’intervento del manager aeronautico Gaetano Intrieri, ovvero il soggetto che avrebbe messo a disposizione del “Fatto Quotidiano” le carte del caso.
Tra le scoperte di Intrieri vi è il rinvenimento di un doppio contratto – uno tra Alitalia ed Ethiad e l’altro tra Alitalia, il dicastero della Difesa, il Segretariato generale della Difesa e la Direzione degli armamenti aeronautici.
Intrieri, nel frattempo divenuto collaboratore del precedente governo gialloverde (che infine annullò il contratto), scoprì che un Airbus gemello di quello voluto dall’allora Premier Renzi – modello A340-500 Etihad – valeva 7 milioni di dollari (pari a 6,4 milioni di euro). Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalle norme, il manager scoprì che per l’aereo non era stata bandita alcuna gara internazionale e che era stato sottoposto a una registrazione civile e non militare.
Tanti elementi, dunque, che adesso sono al vaglio sia della Procura della Repubblica di Civitavecchia che dei giudici contabili della Corte dei Conti.
Oggi il Signor Renzi, piaccia o non piaccia, fa parte della maggioranza di questo governo giallorosso. La speranza è che il Premier Conte abbia contezza di quanto accaduto in ogni su parte, e che possa agire di conseguenza così come l’eroe pistolero, interpretato da Clint Eastwood nel celebre film di Sergio Leone, “Per un pugno di dollari”, agì per difendere il proprio “mulo” dalle angherie dei criminali che poco prima gli “avevano sparato tra le gambe”.
“Il mio mulo si è offeso per i quattro colpi sparati tra le zampe e pretende le scuse. Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride – recitava Eastwood – Ha subito l’impressione che si rida di lui. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete”.
Il “mulo”, in questo caso, sono tutti quei cittadini onesti che “caricano le provviste sulle spalle, lavorano e pagano le tasse. Il Signor Renzi è come uno di quei criminali che si spartivano la città di San Miguel. E’ come il cattivo Ramón Rojo (nel film interpretato splendidamente da un grandissimo Gian Maria Volonté). Come lui merita di essere “preso a calci in bocca”, o meglio, essere espulso dalla maggioranza di governo. Anche a costo di tornare a nuove elezioni. Ovviamente se tutto quello che ha svelato “Il Fatto Quotidiano” sarà confermato dalle indagini della magistratura.