A Roma Virginia Raggi funziona, ma non per i politici… perchè non magnano chiù…!!

Virginia Raggi

 

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A Roma Virginia Raggi funziona, ma non per i politici… perchè non magnano chiù…!!

E’ così, cari amici, che piaccia o no. La Raggi a Roma funziona eccome. Ma questo sta facendo schiattare i politici che, checchè la stampa di regime ne dica, vedono Roma rinascere.

E questo a loro fa tanto ma tanto male, perchè la Raggi è la dimostrazione che a Roma (ed in Italia) si possono fare cose buone e addirittura senza rubare!

Una testimonianza:

Io sono nato a Napoli, ma sono 15 anni che vivo a Roma per lavoro. E sempre per lavoro giro molto in città, con la mia auto, con i bus, con la metro. E devo dire che ultimamente e’ diventato faticoso girare per la capitale. Voi direte per le buche? Per il traffico … i cinghiali? NO ! Perche’ non si era mai vista a Roma tanta gente per strada a lavorare. A rifare strade, a tagliare piante, a bonificare terreni. UNA COSA MAI VISTA A ROMA.
E questa cosa sta facendo SCHIATTARE gli avversari politici PD della Raggi e fa FELICI i 5 stelle ! Ma la cosa piu bella sapete qual e’? I ROMANI CHE PENSANO AL BENE DELLA LORO CITTA’ e che se ne fregano dei colori politici, giorno dopo giorno stanno vedendo RINASCERE ROMA come mai era accaduto prima.
E Virginia Raggi (dopo qualcuno che storceva il naso influenzato dalle tv) sta entrando nel cuore del popolo romano.
Mi fermo nei bar e ascolto persone dire ” pero’ a Raggi sta a fa le strade, ma quanno mai l’amo viste”….
E mi rendo conto di come sia alla fine sempre la gente a giudicare.
Non Myrta Merlino o qualche altro leccapiedi del potere.
Si, Roma sta tornando ad essere una citta’ DIGNITOSA.
Grazie Virginia Raggi !
Alessandro Bertone

L’apoteosi del precariato: in 2 anni assunta e licenziata 44 volte (oltre a 77 proroghe) Renzi, Poletti & C. ne devono proprio essere fieri!

precariato

 

 

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L’apoteosi del precariato: in 2 anni assunta e licenziata 44 volte (oltre a 77 proroghe) Renzi, Poletti & C. ne devono proprio essere fieri!

 

Un’operaia modenese stabilisce un primato davvero poco invidiabile: assunta e licenziata per 44 volte nel giro di un paio d’anni. Colpa del precariato

Che il sistema che regola il lavoro precario vada rivisto è ormai una verità che non può essere messa in discussione: ogni giorno arrivano notizie di casi-limite, ma il record stabilito da un’operaia modenese fa rabbrividire e dovrebbe obbligare tutti a fermarsi e iniziare a parlare di serie politiche che riguardino il lavoro, in particolare quello precario. La donna in questione è stata assunta e licenziata per ben 44 volte nell’arco di appena due anni e per poter essere assunta definitivamente ha dovuto rivolgersi ad un giudice.

I 44 contratti di lavoro li ha firmati con un’azienda di piastrelle e a questi vanno ad aggiungersi altre 77 proroghe per gli stessi contratti: una lampante dimostrazione di quanto possa diventare imponente la burocrazia in Italia, sia per le aziende che per i lavoratori. La sua via crucis lavorativa comincia nel 2010 e va avanti per anni fra licenziamenti e riassunzioni, fino all’episodio decisivo: una lite nell’azienda con un meccanico che la insulta e la spinge a terra sul luogo di lavoro.

È facile immaginare, dunque, che senza questo scontro il suo “avventurosopercorso dentro-fuori nell’azienda per la quale lavorava sarebbe andato avanti chissà per quanto tempo ancora. Come conseguenza della lite, la donna non viene più richiamata a lavorare dalla società di piastrelle e così lei decide di rivolgersi al Tribunale di Modena, che le dà ragione e ordina la sua assunzione all’interno della stessa azienda a tempo indeterminato.

La sentenza esecutiva prevede anche il pagamento di tre mensilità e mezzo e un risarcimento. Secondo il parere di Valeria Vaccari, giudice della sezione Lavoro civile, un numero così elevato di contratti non poteva essere collegato a sole esigenze improvvise di manodopera da parte dell’azienda, ma nascondeva la sostituzione di un lavoro fisso con uno a progetto e tale comportamento è vietato dalla legge. D’ora in avanti, dunque, la donna potrà contare su un lavoro fisso: ma quanti altri si trovano ancora nella sua precedente situazione? Un’indagine seria potrebbe aiutare a far emergere tutti i paradossi che si celano nelle pieghe del lavoro precario, che genera storture e record di cui non si va affatto fieri.

via BreakNotizie

Riforma Madia, nel Testo unico su pubblico impiego assolutamente spariti i precari della ricerca! Ma com’è che c’è tanta gente che quando sente che per la ricerca “I fondi non ci sono”, dopo che hanno regalato 20 miliardi alle banche, viene assalita dall’irrefrenabile istinto di votarli di nuovo?

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Riforma Madia, nel Testo unico su pubblico impiego assolutamente spariti i precari della ricerca! Ma com’è che c’è tanta gente che quando sente che per la ricerca “I fondi non ci sono”, dopo che hanno regalato 20 miliardi alle banche, viene assalita dall’irrefrenabile istinto di votarli di nuovo?

Riforma Madia, nel Testo unico su pubblico impiego sono assolutamente spariti i precari della ricerca: “I fondi non ci sono”… perchè qua parliamo di ricerca e quindi di formazione, cultura e futuro, mica di Banche!!

Ma com’è che c’è tanta gente che quando sente che per la ricerca “I fondi non ci sono”, dopo che solo ieri hanno regalato 20 miliardi alle banche, viene assalita dall’irrefrenabile istinto di votarli di nuovo?

A me personalmente l’unico istinto che viene è quello di aspettarli fuori il parlamento con un grosso randello… Insomma far capire loro l’importanza della ricerca con un esempio pratico: la ricerca dei loro denti sul selciato…

Ma mi suggeriscono dalla regia che questo è vietato dalla legge…

 

Riforma Madia, nel Testo unico su pubblico impiego nessuna soluzione per i precari della ricerca: “I fondi non ci sono”

Fabrizio Stocchi, responsabile nazionale del comparto Ricerca Flc-Cgil: “E’ previsto un piano straordinario di assunzioni, che però riguarderà solo chi ha un contratto a tempo determinato e tre anni di anzianità. Nel nostro settore molti sono invece parasubordinati e si spostano da un ente all’altro”. Rosa Ruscitti, responsabile del comitato di Ente Cnr del sindacato: “Tutto dipenderà dalle possibilità finanziarie dell’amministrazione”

Si fa presto a dire “disposizioni per il superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni”. Così recita l’articolo 20 dello schema di decreto legislativo che modifica il Testo unico del Pubblico impiego, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei ministri a fine febbraio. Si fa presto, se la stabilizzazione non riguarda chi lavora negli enti pubblici di ricerca. Altrimenti è tutta un’altra storia. Che parla di necessità di fondi straordinari (che non ci sono) e di un esercito di 10mila lavoratori, impiegati con contratti a tempo determinato (circa 4.200), assegni (oltre 3.300), co.co.co (2mila) e altre forme flessibili, anche da dieci, vent’anni attraverso finanziamenti intercettati un po’ qua e un po’ là. E se a parole la politica vuole investire nella ricerca, secondo i sindacati il Testo unico di attuazione alla riforma Madia potrà fare poco o nulla per migliorare la situazione. Nonostante la previsione di un piano straordinario di assunzioni per il triennio 2018-2020 pensato ad hoc per il precariato storico della pubblica amministrazione.

L’ILLEGALITÀ CHE NON SI SANA – Secondo Fabrizio Stocchi, responsabile nazionale del comparto Ricerca Flc-Cgil, il testo è inadeguato a risolvere o migliorare significativamente il problema della precarietà negli enti di ricerca. “Da un lato – spiega a ilfattoquotidiano.it – è necessario un finanziamento straordinario dopo così tanti anni di mancanza di investimenti”, dall’altro occorre riflettere sul dispositivo che “oltre ad alcune carenze di carattere generale che riguarderanno tutti i settori, non tiene conto di alcuni aspetti particolari del campo della ricerca”. Il testo è attualmente all’esame delle commissioni parlamentari di Camera e Senato e dovrà essere formalmente approvato dal Consiglio dei Ministri entro fine maggio. La speranza è che, nel frattempo, qualcosa possa cambiare. Secondo il ministro Marianna Madia la precarietà storica nel pubblico impiego è “un’illegalità di Stato”. Ebbene, secondo l’Unione sindacale di base Pubblico Impiego questa illegalità non verrà sanata dalla norma di stabilizzazione inserita nel nuovo Testo Unico “perché costretta dentro i limiti economici imposti dall’Europa e dentro i confini della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea che comprende esclusivamente i lavoratori precari a tempo determinato, più pericolosi dal punto di vista legale”. Per questo il sindacato ha organizzato per la mattina del 30 marzo una manifestazione davanti la sede del ministero della Funzione Pubblica e, nel pomeriggio, alla sede romana del Cnr.

I LIMITI DEL TESTO – Nel comma 1 dell’articolo 20 è scritto nero su bianco che le amministrazioni “possono” assumere a tempo indeterminato i lavoratori che, alla data di entrata in vigore del decreto, abbiano maturato almeno 3 anni di servizio con contratti a tempo determinato (anche non continuativi negli ultimi 8 anni). Questi ricercatori, inoltre, devono essere in servizio con questo tipo di contratto presso l’amministrazione che li assume e che deve averli già selezionati con un concorso. “Nel 2017 – spiega Stocchi – in qualsiasi ente di ricerca è fittizia la separazione tra contratti a tempo determinato e contratti parasubordinati, che in alcuni casi addirittura sono la maggioranza (al Cnr e all’Inaf, l’istituto nazionale di ricerca metrologia per citare due esempi, nda). Si tratta di una divisione insopportabile perché parliamo di persone che svolgono lo stesso mestiere”. Inoltre non vengono prese in considerazione alcune specificità del settore: “Per un ricercatore la mobilità tra una struttura e l’altra è importante, spesso necessaria – spiega Stocchi – eppure il testo prevede la stabilizzazione solo per chi ha superato un concorso nel posto in cui sta lavorando e per chi ha maturato i tre anni in quella stessa amministrazione”.

È vero che si prevede che l’ente possa bandire, alle stesse condizioni dettate per i lavoratori a tempo determinato, e garantendo un adeguato accesso dall’esterno, procedure concorsuali con una riserva del 50% dei posti per chi è in servizio con altre forme di lavoro flessibile ma, secondo i sindacati, i benefici per questi lavoratori saranno minimi. Anche perché buona parte del personale degli enti di ricerca non ha contratti continui. “Può capitare – spiega a ilfattoquotidiano.it Claudio Argentieri, responsabile di Usb Pubblico Impiego, settore ricerca – che un fondo di finanziamento venga sospeso, o si passi da uno regionale e un altro europeo. Non sempre le amministrazioni danno continuità ai contratti e questo penalizza molti ricercatori”. Secondo i calcolo dell’Usb sono circa 3mila quelli a tempo determinato in tutti gli enti di ricerca che hanno i requisiti richiesti dall’articolo 20, mentre 4mila superano i tre anni richiesti dalla norma considerando anche co.co.co. e assegni di ricerca. “Tanto per fare un esempio – aggiunge il sindacalista – con questi paletti entrerebbero appena 133 precari al Cnr (su 1.220 aventi diritto) e 6 all’Ispra”.

LA QUESTIONE DEI FONDI – L’altro nodo riguarda le risorse finanziarie. “L’azione del governo – spiega Argentieri – mira a evitare le procedure di infrazione e i ricorsi da parte di lavoratori degli enti di ricerca, che chiedono i risarcimenti per la reiterazione dei contratti a tempo determinato e la mancanza di possibilità di assunzione”. Il pericolo, insomma, era avere una spesa superiore a quella necessaria per la stabilizzazione. Come assumere, allora, i precari che fino a oggi sono stati pagati con i fondi di ricerca? “Nei mesi scorsi per l’Istituto superiore di sanità e l’Istat sono stati approvati emendamenti ad hoc inseriti nel decreto Milleproroghe”. Nel caso dell’Istituto superiore di Sanità il fondo ordinario è stato alimentato con 6 milioni per il 2017 e circa 12 milioni a partire dal 2018. “Solo per l’Iss si rischiava di pagare 70 milioni per 300 ricorsi. L’istituto ha posto il problema e il ministro Beatrice Lorenzin ha fatto due conti”, spiega Argentieri, secondo cui il Testo unico, al contrario, non fornisce soluzioni concrete. “Anche perché – spiega Argentieri – la norma non obbliga alla stabilizzazione ma lascia tutto alla discrezionalità dell’ente, mentre i finanziamenti non sono precisati”. In pratica un ente di ricerca, in caso ci siano 100 licenziamenti, può decidere di indire 100 concorsi.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI – Il vero limite è che il Testo unico sul pubblico impiego impone che per la stabilizzazione vengano utilizzati solo i fondi ordinari, ossia quelli previsti dalla legge di Bilancio e che arrivano dai ministeri. Ma se in Comuni, Regioni e ministeri i precari vengono direttamente pagati con i fondi ordinari, negli enti di ricerca sono almeno 1.500 quelli retribuiti attraverso finanziamenti diversi. “Se nel caso di questi specifici enti la norma prevedesse – aggiunge Argentieri – l’utilizzo di tutti i finanziamenti predisposti dai ministeri vigilanti o da altre amministrazioni dello Stato (per esempio le Regioni), circa i due terzi degli aventi diritto potrebbero essere stabilizzati. Anche parte dei Pon in mano al ministero della Ricerca potrebbe essere destinata all’assunzione del personale negli Epr”.

IL CASO DEL CNR – Quello del Cnr è un caso emblematico. “L’enfasi del titolo del testo unico sul ‘superamento del precariato’ non si riscontra nel testo”, spiega a ilfattoquotidiano.it Rosa Ruscitti, responsabile del comitato di Ente Cnr della Flc-Cgil. In proporzione ai finanziamenti arrivati per l’Iss e l’Istat, al Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche che è il più grande d’Italia, servirebbero circa 50 milioni per assumere tutti i precari. Invece il testo dà la possibilità di stabilizzare ‘in coerenza col piano triennale dei fabbisogni e con l’indicazione della relativa copertura finanziaria’. “Con queste diciture – spiega la sindacalista – dipende tutto dalle possibilità finanziarie di un’amministrazione”. La situazione al Cnr? Accanto ai 7mila lavoratori a tempo indeterminato ce ne sono 1.500 con contratti a termine “a cui vanno aggiunte – spiega Ruscitti – altre 3.500 unità circa (quasi 3mila pagate con assegni di ricerca, dottorati e borse di studio e altre 500 pagate per progetti non gestiti direttamente dal Cnr, ma da fondazioni e soggetti esterni”. Dinanzi a questa situazione e rispetto ad altre norme già esistenti, che superano il limite della pianta organica aprendo la strada alle assunzioni, il testo unico non va molto oltre. “Tra le modifiche da apportare – spiega – ci sarebbero l’obbligo (invece della semplice possibilità) di stabilizzare per le amministrazioni e il fatto che il requisito di anzianità possa essere raggiunto calcolando anche il lavoro flessibile ed entro il triennio 2018-2020, invece che alla data di pubblicazione del decreto. Prevista per il prossimo 24 maggio.

da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/25/riforma-madia-nel-testo-unico-su-pubblico-impiego-nessuna-soluzione-per-i-precari-della-ricerca-i-fondi-non-ci-sono/3467972/

Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

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Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

Di come #SITENGONOILPRIVILEGIO ve ne abbiamo già parlato:

Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

Il Pd si rimangia le promesse (…ma tu guarda un po’) e vota per salvare i vitalizi!

Ma mica finisce qui.. La meschinità di questa gente non ha fine. Ed ecco, come ci segnala L’Huffington Post che sono già sul piede di guerra.

Vitalizi, gli ex parlamentari si preparano a una class action: “Faremo ricorso sul contributo di solidarietà”

 

Gli ex parlamentari sono pronti a fare ricorso contro il contributo di solidarietà per tre anni deciso ieri dall’ufficio di presidenza. Lo riporta l’Agi. “Siamo pronti a fare ricorso, ci sarà un’azione collettiva degli ex parlamentari”, spiega all’Agi un ex deputato. “Manca una legge di riferimento. Non si capisce per chi dovrebbe essere questo contributo di solidarietà. Io perderei mille euro”, riferisce l’ex parlamentare. “Faremo una class action, ci stiamo sentendo in queste ore. Nel pomeriggio emergerà una posizione chiara di contrarietà a quanto deciso ieri”.

La proposta avanzata dal Pd in tema di pensioni dei parlamentari, dispone l’applicazione, a partire dal 1 maggio 2017 e per tre anni, agli assegni vitalizi e ai trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato e loro aventi diritto, un contributo straordinario di solidarietà per tre anni sui vitalizi in essere relativi alle precedenti legislature sulla parte eccedente l’importo di 70mila euro lordi annui, pari al 10 per cento per quelli compresi tra 70mila e 80mila euro lordi l’anno; del 20 per quelli fino a 90mila; del 30 per quelli fino a 100mila; del 40 per quelli superiori a 100mila.

La riforma dei vitalizi, con un contributo di solidarietà per tre anni relativo alle precedenti legislature, è passata ieri alla Camera, ma in molte Regioni il taglio ai trattamenti degli ex consiglieri regionali è stato deciso già da qualche anno. E non senza polemiche. Basti pensare che in una decina di Regioni ex consiglieri regionali sono passati alle vie legali e la riforma dei vitalizi si è trasformata in un’autentica guerra a suon di carte bollate. “In molte Regioni è stato già deciso il contributo di solidarietà, c’è chi lo ha accettato e chi ha fatto ricorso. Da un nostro monitoraggio sono 10-11 le Regioni in cui ex consiglieri, non tutti ma alcuni, hanno fatto ricorso”, osserva all’Adnkronos Aldo Bottin, ex consigliere del Veneto e presidente del Coordinamento delle associazioni degli ex consiglieri regionali di tutte le Regioni.

Dal Lazio al Piemonte, dalla Lombardia alle Marche, dalla Campania al Molise, dall’Abruzzo alla Toscana fino al Trentino Alto Adige, la battaglia contro il contributo di solidarietà è finita direttamente nelle aule di tribunali. E le cause vanno avanti. “Si vedrà cosa dicono i giudici”, sottolinea Bottin. “Si parla di casta….prima di parlare bisognerebbe leggere cosa dicono le norme e il buon senso – spiega – Io ritengo che la decisione della Camera sia stata opportuna, ma mi auguro che questo contributo sia finalizzato a interventi mirati per dare risposte alle situazioni di disagio”.

Il motivo dei ricorsi nelle Regioni, osserva Bottin, è che non sono stati fatti interventi mirati ma si è deciso di colpire tutti in modo univoco: “l’unica regola doveva essere la norma fiscale, il fisco equo: in base a quello che si percepisce si contribuisce”, spiega.

Due anni fa la Strage di Parigi – Ricordiamo lo sfogo di Fiorella Mannoia: “I potenti mi fanno schifo quanto i terroristi”

 

Fiorella Mannoia

 

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Fiorella Mannoia: “I potenti mi fanno schifo quanto i terroristi”

 

Fiorella Mannoia non ce l’ha fatta a trattenere il suo pensiero circa la drammatica e critica situazione politica internazionale e, dopo i tremendi attentati terroristici che hanno messo in ginocchio Parigi e sconvolto il mondo intero, ha espresso la sua opinione attraverso la propria pagina Facebook e ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli studi Niccolò Cusano, a ECG Regione.

“Sono disgustata – ha riferito, come riportato anche da AdnKronosdall’opportunità che viene data a chi sta cominciando a fare campagna elettorale. Mi fa disgusto chi inizia a fare campagna elettorale con i corpi ancora caldi dopo questa disgrazia. Ci sono politici che tirano l’acqua al proprio mulino cercando dicompiacere la paura che alberga dentro di noi”. Sarebbe dunque da condannare, a suo dire, questo modo di fare politica alle spalle di tutte quelle persone che hanno perso la vita in questi mesi e nei giorni scorsi: “E’ facilecavalcare l’onda della paura, siamo spaventati, ma proprio in questo momento la responsabilità di un politico sarebbe quella di parlare in modo sereno di questo problema.

La colpa, secondo la cantante, sarebbe da attribuire all’Occidente, senza per questo giustificare “queivigliacchi che fanno attentati”, ma senza dimenticare al tempo stesso i civili morti durante i bombardamentifatti dagli Usa o da altri Paesi occidentali”. Ingiusta anche la strumentalizzazione delle parole di Oriana Fallaci, spesso parafrasata e citata in questi giorni in modo quasi propagandistico: “Non è che siccome una sia stata una grande giornalista e una grande scrittrice avesse capito tutto – ha spiegato Fiorella – io non sono per niente d’accordo su quello che diceva. Non fa altro che esaltare ed avallare una guerra religiosa, di fanatismo, quando in realtà la religione con quanto sta accadendo non ha nulla a che vedere, è sempre stata un pretesto. Il nome di Dio è sempre stato preso in prestito per fare le più grandi nefandezze della storia”.

Il resto del suo pensiero poi, la cantante lo ha espresso su Facebook: riportiamo qui di seguito il lungo posto comparso oggi, 17 novembre, sulla sua pagina ufficiale, dove l’artista prende di mira anche Matteo Renzi(“Vedere Renzi – ma non solo lui – con quei sorrisi ebeti stringere la mano ai Sauditi…”), così come con tutti i politici di Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed Europa in genere, che secondo lei hanno creato le premesse affinché questa “guerra” prendesse il via: “Armi, petrolio, denaro, potere….mi fanno schifo tanto quanto questi terroristi assassini, non c’è nessuna differenza!”.

Ecco la pagina Facebook dedicata a FIORELLA MANNOIA: Finché avrò voce esprimerò le mie opinioni

 

 

fonte: http://velvetmusic.it/2015/11/17/fiorella-mannoia-i-potenti-mi-fanno-schifo-quanto-i-terroristi-e-attacca-pure-renzi/

Minzolini “Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore” …ma di attimi ne sono passati fin troppi. Ma lui continua a prendere lo stipendio (che paghiamo noi) in attesa del vitalizio (che pagheremo noi)…!

 

Minzolini

 

 

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Minzolini “Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore” …ma di attimi ne sono passati fin troppi. Ma lui continua a prendere lo stipendio (che paghiamo noi) in attesa del vitalizio (che pagheremo noi)…!

 

Minzolini: «Lunedì presenterò le dimissioni dal Senato»

«Qualunque sia l’esito del voto un attimo dopo rassegnerò le dimissione da senatore». Così parlava sette giorni fa Augusto Minzolini, nell’aula del Senato che di lì a poco avrebbe respinto la sua decadenza nonostante il parere favorevole per la Giunta delle autorizzazioni. Il senatore di Forza Italia è stato infatti condannato con sentenza definitiva a due anni e mezzo per peculato, circostanza che prevede l’applicazione della legge Severino sull’ineleggibilità.

Sette giorni dopo, però, a chi domandava quando le dimissioni verranno messe in discussione, fonti della presidenza del Senato hanno fatto notare che fino a ieri non era stata presentata alcuna lettera di dimissioni da parte di Minzolini. Il senatore non ci sta e contrattacca: “Ho detto che lo faccio e lo farò. Ma non mi faccio dettare l’agenda da nessuno”. Poi, in serata, ha annunciato: “Lunedì presenterò le mie dimissioni al Senato”.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/minzolini_niente_dimissioni_senato_nessuna_lettera-2335579.html

…Quando uno è impresentabile pure come essere umano: De Luca chiama “chiattona” la consigliera Cinque Stelle…!

 

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…Quando uno è impresentabile pure come essere umano: De Luca chiama “chiattona” la consigliera Cinque Stelle…!

GUARDA QUI IL VIDEO

De Luca chiama “chiattona” consigliera Cinque Stelle

Il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, definisce “chiattona” la capogruppo del M5s in consiglio regionale, Valeria Ciarambino.

Parlando con i giornalisti a margine del consiglio regionale, il presidente ha parlato di una “signora che disturba anche quando sta a cento metri di distanza”.

Poco prima, il gruppo M5s aveva esposto dei cartelli con la scritta “siamo in delucrazia”

Poco da fare… Quando uno è impresentabile anche come essere umano…

By Eles

Davigo rinfresca la memoria a chi siede in Parlamento solo per salvare delinquenti: “al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il Parlamentare, NON LO PUÒ FARE!

 

Davigo

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Davigo rinfresca la memoria a chi siede in Parlamento solo per salvare delinquenti: “al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il Parlamentare, NON LO PUÒ FARE!

Video assolutamente da seguire e diffondere. Con poche semplicissime parole Piercamillo Davigo svergogna la nostra classe politica…

GUARDA QUI IL VIDEO

 

Dice in proposito Luigi Di Maio:

Ascoltate e diffondete le parole del magistrato Piercamillo Davigo contenute in questo video. Spiegano benissimo l’irresponsabilità dei parlamentari che hanno salvato Minzolini nonostante la legge lo avesse già condannato. Per me è e rimane un atto eversivo. Ora la parola a Davigo:

“Sul caso Minzolini a parte quello che ha detto la Giunta e su cui non voglio pronunciarmi perché lascerò la presidenza tra pochi giorni e non voglio pregiudicare il mio successore, faccio una considerazione. Al di là della legge Severino e della decadenza, Minzolini ha riportato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblico uffici quindi non può fare il parlamentare, non lo può fare! La camera di apparenza nella fattispecie il Senato ha il dovere di dichiararlo decaduto. Va fatto, è successo in altri casi. Non sta a me giudicare se un atto del parlamento è eversivo, dico semplicemente che è in contrasto con la legge, la autonomia della Camere fa si che la misura delle pene accessorie nei confronti di un parlamentare si eseguono comunicando alla Camera di appartenenza l’avvenuta interdizione poi la Camera lo deve dichiarare decaduto. I parlamentari dovrebbero ricordarsi che la Costituzione dice che coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche anche quella di parlamentare deve essere adempiuta con disciplina e onore. Il problema è questo, uno interdetto da pubblico ufficio non vota. Quando ci sono le elezioni come cittadino non può votare, lo si tiene in Parlamento a votare le leggi che obbligano tutti noi? A me sembra una cosa nettamente in contrasto.”

VERGOGNOSO – Ormai hanno proprio toccato il fondo. La Boldrini, a fine seduta, annuncia un minuto di silenzio per i morti di Londra. Un boato di proteste tra i deputati: si faceva tardi per tornare a casa… E queste carogne per stare li vengono pagate (da noi) profumatamente”

 

VERGOGNOSO

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VERGOGNOSO – Ormai hanno proprio toccato il fondo. La Boldrini, a fine seduta, annuncia un minuto di silenzio per i morti di Londra. Un boato di proteste tra i deputati: si faceva tardi per tornare a casa… E queste carogne per stare li vengono pagate (da noi) profumatamente”

 

Vergognoso a Montecitorio – Guardate cosa è appena successo a Montecitorio: si avvicina l’ultima votazione della giornata in aula, ma viene annunciata prima di questa una commemorazione alle vittime dell’attentato di Londra. I deputati in coro, coa a capo quelli del PD, frettolosi di andare a casa, urlano “NOOO” facendosi richiamare dalla Boldrini che presiedeva in quel momento la Camera.

Sì cari amici, queste carogne che si mettono 10.000 Euro al mese per in tasca stare in Parlamento si ribellano per doversi trattenere un minuto in più in Aula. E questo già è vergognosamente schifoso, ma se pensiamo anche al motivo per cui avrebbero dovuto “sprecare” quel prezioso minuto, allora…

Hanno toccato proprio il fondo…

Che miserabili…!

by Eles

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Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

legge Fornero

 

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Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

Sì, avete letto bene: la legge Fornero che i parlamentari hanno approvato e che si applica ai cittadini italiani non si applica invece agli stessi parlamentari! Così ha deciso l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati su proposta del PD. Insomma, in Italia ci sono cittadini fessi e cittadini furbi: questi ultimi sono i parlamentari. Due pesi e due misure. Bagarre con i grillini scatenati.

La Camera dei deputati, infatti, ha stabilito oggi un principio in verità un po’ strano: ai parlamentari nazionali, per ciò che riguarda i vitalizi, non si applica la legge Fornero che invece si applica a tutti gli altri cittadini italiani. Ovviamente, a Montecitorio, è scoppiata la baraonda. Con i parlamentari grillini che, in verità, sono andati un po’ sopra il rigo. Mentre i parlamentari degli altri partiti – di maggioranza e di opposizione (in questo caso il riferimento è al centrodestra) non hanno risparmiato pesanti critiche ai seguaci di Beppe Grillo, definiti anche “fascisti”.

Ma si sa, basta leggere la Treccani, è “fascista” chiunque si mette contro i diritti della CASTA!

I fatti. L’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, dopo un tira e molla che va avanti da mesi, ha approvato – su proposta del Partito Democratico – una delibera che riattiva, per i prossimi tre anni, il contributo di solidarietà sui vitalizi e sulle pensioni corrisposte ai parlamentari.

Si tratta, in pratica, dei prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari che erano stati interrotti in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale. La Consulta, infatti, ha stabilito che i prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni non possono essere introdotti a regime, ma solo per un periodo temporaneo (tre anni). Anche se possono essere rinnovati.

Che è quello che ha fatto oggi l’ufficio di presidenza di Montecitorio. Il problema è che la reintroduzione approvata, che porta la forma del PD, crea un’oggettiva disparità tra i parlamentari e i comuni cittadini: come già accennato, mentre questi ultimi vengono penalizzati dalla legge Fornero (che ha allungato i tempi per mandare in pensione i comuni cittadini), per i parlamentari la legge Fornero non si applica!

I parlamentari del Movimento 5 Stelle avevano presentato una delibera che puntava all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sugli stessi vitalizi: per intervenire sui vitalizi, infatti, ci sarebbe voluto un voto del Parlamento e non una semplice modifica del regolamento.

Ma al PD l’idea che i parlamentari debbano essere trattati come i normali cittadini non va proprio giù. Insomma: la legge Fornero, approvata dal Parlamento, non si applica ai parlamentari, ma solo ai normali cittadini.

Tra l’altro – volendo entrare nel merito – la delibera approvata dall’ufficio di presidenza della Camara dei deputati è una mezza furbata perché, di fatto, colpisce un po’ (non tanto: solo un po’) i vitalizi e le pensioni più alte, mentre non toglie quasi nulla alle pensioni e ai vitalizi medi e bassi (dove per ‘basso’ s’intende un vitalizio o una pensione di 70 mila Euro all’anno).

Questi i parametri che i parlamentari (tranne, ovviamente, i grillini) si sono auto-assegnati: non pagherà nulla chi percepisce fino a 70 mila Euro, pagherà il 10% oltre i 70 mila Euro; il 20% oltre gli 80 mila Euro; il 30% oltre i 90 mila Euro; e il 40% oltre i 100 mila Euro.

La reazione dei grillini è stata furibonda. La seduta di Montecitorio è stata sospesa mentre era in corso un question time (in Aula il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, stava rispondendo ad alcune interrogazioni). I parlamentari del Movimento 5 Stelle – forse per augurio… – si sono seduti nei banchi del Governo. Altri deputati grillini hanno fato irruzione nella sala dove era in corso l’ufficio di presidenza.

Sono volate parole grosse. Ma, forse, la cosa più saggia l’ha detta in un’intervista alla Rai l’ex segretario nazionale del PD, Bersani:

“Se la sinistra non fa la sinistra non ci dobbiamo meravigliare, poi, se il Movimento 5 Stelle cresce…”.