G7 di Bari – La lettera con cui un commesso di un supermercato barese annichilisce Draghi: “L’economia gira grazie a noi schiavi”

G7

 

 

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G7 di Bari – La lettera con cui un commesso di un supermercato barese annichilisce Draghi: “L’economia gira grazie a noi schiavi”

 

Spettabile presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, chi le scrive è un padre di famiglia, dipendente di una nota catena di supermercati del Barese. Centinaia di persone, nella maggior parte dei casi trattate come schiavi della peggior specie, perché spinti dalla disperazione e quindi incapaci di alzare la testa.

Uomini e donne privati della dignità, minacciati in ogni momento nel caso decidano di iscriversi ad un sindacato o protestino perché pagati in contanti e con pochi spiccioli all’ora, un terzo rispetto a quanto viene riportato in busta paga, praticamente carta straccia. Un acconto l’ultimo sabato del mese e poi il saldo il giorno dieci.

Illustrissimo dottor Draghi, non so quale sia il suo stipendio o se le è mai capitato di entrare in un supermercato. Il mio non arriva a 1.200 euro al mese, pur essendo inclusi gli assegni familiari, il bonus Renzi, la 13ma e la 14ma. A proposito di queste ultime voci, prendiamo la metà di quanto realmente dovuto. Non sto a spiegarlo a lei, ma in questo caso i soldi sono quelli dello Stato.

Tanti miei colleghi hanno contratti di 4 ore, ma lavorano non meno di dieci ore al giorno. È questa la vostra idea di lavoro e di economia? Il nostro obiettivo, invece, è quello di scrollarci di dosso le catene. Non chiediamo la luna, solo il rispetto delle regole e del contratto nazionale del lavoro. Sa, dottor Draghi, colleghi sul libro paga di un altro padrone, guadagnano 1.300 euro al mese per 38 ore settimanali.

Nel nostro caso, perché forse dall’alto delle vostre stanze queste cose le ignorate, lavoriamo molto più di quanto è dichiarato sulla busta paga. Per giustificare lo schiavismo, sono riportati giorni di assenza che non abbiamo mai fatto. Assenze per le quali non ci sono mai state notificate contestazioni. Dottor Draghi, non voglio tediarla in maniera eccessiva, vorrei solo spiegarle che per i poveri cristi come noi non c’è alcuna speranza, qualunque decisione pederete per risollevare le sorti dell’economia mondiale. Sempre che questa non sia solo una passerella, perché tanto certe scelte non le fate mica in queste passerelle.

Non abbiamo fortuna neppure quando andiamo a denunciare all’Ispettorato del Lavoro soprusi e abusi di ogni tipo. Spesso ci sentiamo rispondere che non si può fare molto. In realtà non si fa nulla. Me lo consenta, presidente, ma fare l’imprenditore col culo degli altri è facile, troppo facile.

 

fonte: http://ilfastidioso.myblog.it/wp-admin/post-new.php

Roma: Ecco come la Raggi risparmia 2mln rispetto il 2015 e 10mln rispetto al 2012: è bastato tagliare gli incarichi esterni! Che ci voleva? Perchè nessuno lo ha fatto prima? …E poi, se si è potuti tagliarli, servivano veramente?

 

Raggi

 

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Roma: Ecco come la Raggi risparmia 2mln rispetto il 2015 e 10mln rispetto al 2012: è bastato tagliare gli incarichi esterni! Che ci voleva? Perchè nessuno lo ha fatto prima? …E poi, se si è potuti tagliarli, servivano veramente?

 

TAGLIATI GLI INCARICHI ESTERNI PER DIRE ADDIO AI VERGOGNOSI SPRECHI DEL PASSATO

È giusto fare chiarezza e dare una corretta informazione sugli incarichi esterni a tempo determinato conferiti dal Campidoglio. °°E va quindi accolta come una buona notizia, da chi come noi considera la trasparenza un valore fondamentale, l’attenzione crescente della stampa e dei partiti su questo tema, come mai accaduto fino all’insediamento della nostra amministrazione.

Per capire la portata del fenomeno e il cambiamento che si è prodotto con il nostro arrivo bisogna dare quindi un po’ di dati.
Il primo: il numero degli incarichi conferiti dalla attuale amministrazione capitolina ex art. 110 del Tuel, che disciplina i contratti a tempo determinato per i dirigenti, al momento è pari a ‘zero’. Si tratta dei contratti solitamente più onerosi.
Secondo dato: finora sono 33 i contratti stipulati ex art. 90 del Tuel, relativi all’attività di staff di sindaco e assessori, per una spesa totale di poco più di 1 milione e 800mila euro.

Vale la pena fare un confronto con il passato: solo dal 2012 al 2015 le precedenti amministrazioni comunali hanno stipulato 124 contratti ex art. 110 e 187 ex art. 90 per una spesa complessiva di 29.606.617,45, pari a oltre 7 milioni e 400mila euro l’anno.

Giusto per rinfrescarVi la memoria – Il Generale Giuseppe Bottillo, indagava sul papà di Renzi: ecco dove lo hanno sbattuto!

 

generale Bottillo

 

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Giusto per rinfrescarVi la memoria – Il Generale Giuseppe Bottillo, indagava sul papà di Renzi: ecco dove lo hanno sbattuto!

 

Indagava su papà Renzi: ecco dove hanno sbattuto il generale Bottillo
Giuseppe Bottillo promosso e trasferito in Friuli. Il generale della Guardia di Finanza stava coordinando le indagini sulla Kering, dove compare Renzi Sr.

Cerimonia di avvicendamento nella carica di Comandante Regionale del Friuli Venezia Giulia, tra il Generale di Divisione Giuseppe Gerli ed subentrate Generale di Brigata Giuseppe Bottillo, alla Caserma “Campo Marzio” di Trieste. All’evento, alla presenza del Comandante Interregionale dell’Italia Nord-Orientale, Generale di Corpo d’Armata Flavio Zanini, ha partecipato una rappresentanza del personale in servizio nella Regione e dell’Associazione Nazionale dei Finanzieri d’Italia.

Nel corso della cerimonia il Generale Gerli, destinato a ricoprire la carica di Comandante Regionale Emilia Romagna con sede a Bologna, ha rivolto espressioni di apprezzamento nei confronti di tutto il personale, per i risultati di assoluto rilievo conseguiti nel periodo di permanenza al Comando del Friuli Venezia Giulia. Il Generale Bottillo proviene da Roma, dove ricopriva l’incarico di Comandante del Nucleo Speciale Polizia Valutaria.

IL GENERALE BOTTILLO STAVA INDAGANDO SU PAPA’ RENZI:

Negli scorsi anni Bottillo ha coordinato alcune tra le inchieste più delicate. A cominciare da quelle su Montepaschi di Siena, Ubi banca e Giovanni Bazoli, Sopaf e i fratelli Magnoni, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Non solo. In questi mesi stava anche coordinando le indagini sulla Kering e aveva guidato le perquisizioni a Carmine Rotondaro, uomo d’affari in rapporto con Tiziano Renzi, papà dell’ex presidente del Consiglio.

fonte: http://www.lookthevideo.it/indagava-papa-renzi-sbattuto-bottillo/

Altro che magliette gialle: dove “governa” il Pd è tutto “nero”…come in Basilicata: VERGOGNATEVI, IPOCRITI!!!

 

magliette gialle

 

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Altro che magliette gialle: dove “governa” il Pd è tutto “nero”…come in Basilicata: VERGOGNATEVI, IPOCRITI!!!

 

Da Voltastomaco. E non ce l’ho con Renzi che fa il suo mestiere (prendere per il culo la gente) ma con i coglioni che gli danno ancora retta e gli danno spago con la pagliacciata delle magliette gialle.

Il loro risultato? Hanno raccolto qualche foglia e i più fortunati qualche bottiglietta lasciata da un turista idiota come loro. Altri, pur di portarsi a casa un po’ di monnezza, sono stati costretti a rovistare nei cestini!

E tutto questo mentre dove il Pd governa si avvelena la gente.

Un caso per tutti: la Basilicata!

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Petrolio in Basilicata, 850mila tonnellate di sostanze pericolose nei pozzi. “Eni beneficiaria dell’ingiusto risparmio”

Le dimissioni del ministro Guidi hanno messo in secondo piano le pesantissime accuse per reati ambientali della Procura di Potenza. Secondo i pm, grazie all’alterazione dei codici rifiuto, l’azienda ha risparmiato fino a 100 milioni sui costi di smaltimento. Anche le emissioni in atmosfera, sistematicamente in eccesso, venivano taroccate. La produzione, per ora, è sospesa. Intanto prosegue l’indagine dei carabinieri del Noe e non si esclude l’ipotesi di disastro ambientale

articolo intero: QUI

Basilicata, il Texas italiano tra petrolio, disastro ambientale e aumento dei tumori

Traffici di rifiuti pericolosi. Sversamenti e perdite nel lago che alimenta l’acquedotto pugliese. Campioni di acqua con metalli pesanti. Lo scandalo che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi ha svelato il lato oscuro della regione da cui si estraggono 85mila barili al giorno

articolo intero: QUI

 

Val d’Agri, alta mortalità per tumori allo stomaco, leucemie e diabete

L’indagine statistica dell’Istituto superiore di Sanità mai resa pubblica

articolo intero: QUI

 

Capito con chi avete a che fare? Ma il problema in Italia non è Renzi (ormai politicamente finito), ma della massa di italioti ottusi che la domenica va in giro con la maglietta gialla. Sono quelli che ieri hanno votato Berlusconi, oggi sostengono Renzi e domani saliranno sul carro del primo ebete con le spalle forti di lobby e poteri forti, che gli prometterà la prima cazzata che gli passa per la testa.

 

By Eles

 

 

Caso Boschi, Ghizzoni fa tremare il Governo: “se convocato in parlamento risponderò a tutte le domande” …e sembra proprio una minaccia!

Ghizzoni

 

 

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Caso Boschi, Ghizzoni fa tremare il Governo: “se convocato in parlamento risponderò a tutte le domande” …e sembra proprio una minaccia!

 

 

Unicredit-Etruria, Federico Ghizzoni: “Non potete affidarmi la tenuta del governo, parlerò in Parlamento”. Una conferma: la Boschi è ko

“Se mi convocheranno parlerò alla commissione d’inchiesta. In Parlamento, non sui giornali. Risponderò ovviamente a tutte le domande che mi fanno”.

Così Federico Ghizzoni, l’ex ad Unicredit tirato in ballo da Ferruccio de Bortoli nel suo libro come l’uomo a cui Maria Elena Boschi chiese di valutare l’acquisto di Banca Etruria.

L’uomo che con una sua parola può distruggere il futuro politico della sottosegretaria. L’uomo che – ora lo ha detto chiaramente – parlerà se convocato dalla commissione d’inchiesta.

E ancora, ha aggiunto: “Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo – si è sfogato con Repubblica -. È un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo”, ha aggiunto.

Parole che, proprio come quelle consegnate alla vigilia al Corriere della Sera, sembrano soltanto confermare quanto scritto da De Bortoli (e, a tal proposito, paiono decisive le parole sulla “tenuta del governo”).

Ghizzoni, insomma, sembra confermarlo: se parlo crolla il governo.

Ma tant’è. L’ex ad Unicredit continua a volare basso.

A tenersi lontano dalle polemiche: “Qualsiasi cosa dicessi ora, sarebbe strumentalizzata da una parte politica contro l’altra, e contro di me. Oltre poi al fatto che quando studiavo da banchiere mi hanno insegnato che la reservatezza è una virtù”.

Ma quella riservatezza potrebbe essere rotta in Parlamento, con conseguenze, ad oggi, imprevedibili.

Fonte: Qui

VERGOGNA – La Roma di Virginia Raggi sprofonda sempre di più nel degrado: un topo morde una donna al parco Sempione di MILANO e nessuno dice niente!!!

 

Virginia Raggi

 

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VERGOGNA – La Roma di Virginia Raggi sprofonda sempre di più nel degrado: un topo morde una donna al parco Sempione di MILANO e nessuno dice niente!!!

Scusate, ma con un titolo così al TG1 ci assumono si sicuro. Però proprio non abbiamo resistito a prendere ancora una volta per il culo la Moretti, è più forte di noi…

 

Abbandonata pertanto ogni nostra “speranza” di salto di qualità, ecco l’articolo de Il Fatto Quotidiano del 29 luglio 2016

Milano, topo morde una donna al parco Sempione. Il neo sindaco Sala intervenga

Milano, una calda sera di fine luglio vicino al parco Sempione dal lato dell’Arco della Pace. Pieno centro, in una delle zone della movida milanese. Amici e colleghi che si incontrano per mitigare il caldo e bere una bevanda fresca in piacevole compagnia. Parole, voci, sguardi e incontri. A volte scontri, inaspettati. Proprio in mezzo a tanti cittadini attoniti passa e lascia il suo segno su una gamba un grosso ratto. I dati del 2015 (smentiti dal Comune) dell’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa) dicono che Milano sia popolata da più di 5 milioni di ratti nel sottosuolo. Molti più dei cittadini che risiedono nella città (secondo l’ultima stima dell’Istat 1 347 036 abitanti).

Ci dicono che la sera “vengono a pasteggiare” con i rifiuti che la città lascia incustoditi nei cassonetti o in attesa di essere recuperati e smaltiti. Qualunque sia la causa ci si meraviglia come negli anni 2000, nella città dell’Expo, nella città che vuole prendere potere in Europa sia possibile essere morsi da un grosso ratto. Siamo nella città capoluogo della regione migliore per assistenza sanitaria, come spesso si dice, la cui sanità è gestita economicamente dal centrodestra e la salute dovrebbe essere protetta dalla giunta comunale di centrosinistra con un equilibrio contrapposto da cui il cittadino dovrebbe trarne beneficio.

Invece no, nel centro di Milano si fanno incontri non salubri che portano a un accesso al Pronto Soccorso per le cure e vaccinazioni del caso, a una denuncia ai carabinieri, un esposto in questura e una lettera di lamentela alle autorità competenti. E intorno, a parte le persone vicine alla cittadina, un silenzio assordante di tutti.

Essere morsi da un ratto, con le possibili conseguenze importanti che si possono avere, interessa al nuovo sindaco di Milano Giuseppe Sala e alla giunta che lo appoggia quale garante della salute dei cittadini? Quali sono gli interventi immediati di derattizzazione e di smaltimento di rifiuti che possono contrastare questo pericolo? Aria più pulita, sottosuolo e suolo ripulito non possono che essere solo alcune delle emergenze del welfare della nuova città metropolitana che vuole avere un ruolo sempre più primario.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/29/milano-topo-morde-una-donna-a-parco-sempione-il-neo-sindaco-sala-intervenga/2941945/

Un caso tutto Italiano – Rogo Thyssen Krupp, ancora liberi i manager tedeschi condannati per omicidio colposo. Manca un pezzo di carta, una traduzione!!!

 

Thyssen Krupp

 

 

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Un caso tutto Italiano – Rogo Thyssen Krupp, ancora liberi i manager tedeschi condannati per omicidio colposo. Manca un pezzo di carta, una traduzione!!!

 

 

Rogo Thyssen, ancora liberi i manager tedeschi condannati per omicidio colposo. Manca la traduzione: pena non si applica

 

Secondo i trattati di cooperazione giudiziaria serve la pronuncia di una corte in Germania che valuti la congruità della sanzione. Il ministero della Giustizia però non ha ancora inviato la sentenza tradotta. Nel frattempo l’ex ad e un consigliere d’amministrazione devono ancora scontare 16 anni di carcere. Gli imputati italiani, invece, sono in galera da un anno per l’incendio del dicembre 2007 in cui morirono 7 operai

È passato un anno e sono ancora liberi. I manager tedeschi della Thyssenkrupp, condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione il 13 maggio 2016, non sono ancora in carcere, a differenza dei loro coimputati italiani. L’ex amministratore delegato, Harald Espenhahn, e il consigliere d’amministrazione, Gerald Priegnitz, ritenuti responsabili di omicidio colposoplurimo per la morte di sette operai tra il 5 e il 6 dicembre 2007 a Torino, dovranno scontare rispettivamente nove anni e otto mesi e sei anni e tre mesi, ma le condanne non sono state ancora eseguite. Il motivo? Le lunghe procedure di cooperazione giudiziaria tra gli Stati e i ritardi della burocrazia.

Un anno fa, dopo la lettura del verdetto, gli altri condannati – Marco Pucci, Daniele Moroni, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri – si sono presentati spontaneamente alla polizia e ai carabinieri per poi essere portati in prigione. I tedeschi invece no. I tempi burocratici permettono loro di restare ancora fuori dal carcere e non espiare la condanna. Prima, infatti, c’è bisogno che la Germania convalidi alcune pratiche per l’applicazione della pena.

Nei giorni immediatamente successivi al verdetto della Suprema corte, il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi e il procuratore generale Francesco Saluzzo hanno preparato il mandato di cattura europeo che, al momento, non risulta ancora eseguito. Secondo i trattati di cooperazione giudiziaria tra Italia e Germania serve la pronuncia di una corte tedesca che valuti la congruità della sanzione ed eventualmente la uniformi a quella prevista dal codice penale locale, che punisce il reato di omicidio colposo con una pena massima di cinque anni. “In Germania l’equivalente della nostra corte d’appello deve tenere un’udienza nella quale acquisire le sentenze italiane tradotte”, spiega l’avvocato Ezio Audisio, difensore dei due manager tedeschi.

La traduzione in tedesco delle sentenze spetta al nostro ministero della Giustizia, ma – a quanto si apprende da fonti giudiziarie – non sarebbe ancora conclusa nonostante le motivazioni della condanna in Cassazione siano state depositate il 12 dicembre scorso, già cinque mesi fa. Il ministero della Giustizia – contattato venerdì 12 maggio da ilfattoquotidiano.it – non ha ancora fornito una risposta.

Nel rogo della Thyssenkrupp persero la vita sette operai impegnati in quel turno di notte sulla linea 5 dell’acciaieria. Al divampare delle fiamme, frequenti su quell’impianto, erano intervenuti con gli estintori e i manicotti che però non funzionarono. L’azienda aveva deciso da tempo di tagliare sulle spese sulla prevenzione e sulla sicurezza: quello stabilimento doveva chiudere in vista della concentrazione di tutte le l’attività nella sede di Terni. Per i giudici della Cassazione queste decisioni rientravano nelle “scellerate strategie aziendali” e l’ex ad Espenhahn è ritenuto “il massimo autore delle violazioni antinfortunistiche che hanno causato gli eventi di incendio e morte”.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/14/rogo-thyssen-ancora-liberi-i-manager-tedeschi-condannati-per-omicidio-colposo-manca-la-traduzione-pena-non-si-applica/3585217/?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+IlFattoQuotidiano-Feed+%28Il+Fatto+Social+Feed%29

 

 

 

 

 

 

 

 

 

15 maggio, Giornata Internazionale della Famiglia. Vogliamo festeggiarlo con un mostro vecchio articolo: “Turismo sessuale, italiani al primo posto: padri di famiglia a caccia di bambini …ma solo quando non partecipano al Family-Day”

Giornata Internazionale della Famiglia

 

 

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Il 15 Maggio, come ogni anno, si festeggia la Giornata Internazionale della Famiglia che fu proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti nel 1994. Anche noi vogliamo festeggiare questo evento pubblicando un nostro vecchio articolo.

Turismo sessuale, italiani al primo posto: padri di famiglia a caccia di bambini …ma solo quando non partecipano al Family-Day

 

ROMA – Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se le vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e prima trattano il prezzo parlando quasi sempre lingue occidentali, e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano.
Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di un bebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Sono così sottili che, se non fossero coperte di stracci succinti e colorati, indosserebbero le taglie più piccole degli abitini per bimbi occidentali. Le stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano gente qualunque, gente a posto. Che mai e poi mai potreste riconoscerli dal modo di fare, dalla morfologia.Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud del mondo. E poi diventano il demonio. Italiani, tra quelli che ”consumano” di più a Santo Domingo, in Colombia, in Brasile. Italiani, i primi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che travolge 15.000 creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendita a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere hanno tra i 14 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5. Minuscoli bottini per turisti. Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare a casa come souvenir. Costa quanto una buona cena o un’escursione. Puoi fare anche un pacchetto all inclusive: alloggio, vitto, viaggio, drink, preservativi e ragazze per un tot. Puoi cercare nei forum in Rete le occasioni, ci sono i siti apposta. Puoi scegliere tra ”20 mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere anche le vergini, mille euro in più. E poi torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in ufficio. E poi bentornato, e quello che è successo chi lo sa?
L’allarme è dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro lo sfruttamento sessuale dei bambini: sono sempre di più, i vacanzieri che vanno a caccia di cuccioli umani nei Paesi dove, per non morire di fame, si accetta ogni tortura. Sono un terzo dei tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo. Sempre più giovani, tra i 20 e i 40 anni. Sempre più depravati per scelta, e non per malattia. Solo il 5 per cento di loro, infatti, è un caso patologico. Gli altri, informa l’Ecpat, lo fanno per provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), oppure abituale (35%).I MONDIALI DI CALCIO
E il demonio si sta mobilitando in Brasile, per rifornire il mercato, sebbene i bimbi sfruttati siano già 50.000. L’impennata arriverà coi Mondiali di calcio del 2014. «La settimana prossima ci incontreremo a Varsavia -racconta Marco Scarpati, direttore di Ecpat Italia- per pianificare, assieme alle Polizie di tutto il mondo, qualcosa che impedisca una replica, in Brasile, di quanto avvenne in Ucraina nel 2010 e in Sudafrica nel 2012: il racket trasportò bambini da tutti i territori circostanti, per accontentare la richiesta. Purtroppo tutto questo accade sempre, in occasione di eventi sportivi. E i controlli sono spesso labili, insufficienti, inefficaci». Ecco perché domenica, al grido Un altro viaggio è possibile, una marcia ciclistica lungo le strade di 29 città, organizzata dall’Ecpat e dalla Fiab, porterà in giro l’indignazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. Pedalando, si segnalerà che questa è un’emergenza. Che un milione e duecentomila bimbi sono sfruttati nel sesso, nell’accattonaggio, nei lavori forzati. Stime ufficiali, queste. Quelle ufficiose propongono ben altri conti: solo i piccoli schiavi del sesso sarebbero almeno due milioni. Ognuno di loro frutterebbe 67.200 dollari all’anno. Per il racket, il budget complessivo supererebbe i trenta milioni di dollari all’anno.

E a chi non ha i soldi per il viaggio, basta girare l’angolo: tra i 10 e i 12.000 di quei bambini si trovano in Italia. Migranti. Nomadi. Minori non accompagnati. In vendita a casa nostra, per le nostre strade, o anche su ordinazione. Solo a voler guardare. Solo a voler sapere.

da Il Messaggero di Giovedì 6 Giugno 2013. …ma digitate su Google “Turismo sessuale, italiani al primo posto” e ne troverete tanti altri simili !!|

Ecco Enrico Moja, Questore di Arezzo cacciato perchè non gradito alla famiglia Boschi – Ebbe l’ardire di non vietare una manifestazione dell’Associazione Vittime del Salva-Banche. Al suo posto un uomo di fiducia di Renzi… Ma Moja promette: “a luglio andrò in pensione e allora parlerò”

Enrico Moja

 

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Ecco Enrico Moja, Questore di Arezzo cacciato perchè non gradito alla famiglia Boschi – Ebbe l’ardire di non vietare una manifestazione dell’Associazione Vittime del Salva-Banche. Al suo posto un uomo di fiducia di Renzi… Ma Moja promette: “a luglio andrò in pensione e allora parlerò”

 

Enrico Moja, il questore di Arezzo mandato in esilio: “Maria Elena Boschi è riuscita a rimuovere me…”

 

Sembra che sia riuscita a rimuovere “almeno” “il questore di Arezzo…”, si legge nel messaggio su Whatsapp arrivato a Enrico Moja, 63 anni, il diretto interessato… . “Ci ho fatto una risata. Qualcuno ha interpretato il mio trasferimento in un certo modo. Ma io non ho mai avuto prove per dimostrarlo veramente”, dice il dirigente di polizia al Giornale. “Ho trascorso ad Arezzo un lungo e onorato periodo (dal 1 giugno 2013 al 1 settembre 2016, ndr) – spiega Moja – Come tutte le città di provincia, anche quella aveva le sue stranezze. Non dimentichiamo che era la città di Licio Gelli…”. Infatti Moja, è stato bruscamente rimosso e trasferito a Milano.

Perché? All’epoca si è scontrato con Laterina e con la sicurezza da garantire a Maria Elena Boschi e alla sua famiglia: “Avevo la responsabilità del dispositivo di tutela di tutta la famiglia e con l’allora ministro Boschi tenevo rapporti di carattere istituzionale. Credo di aver fatto con onore il mio lavoro, se poi a qualcuno non ero gradito per qualche ragione…”.

La ragione potrebbe essere questa: domenica 28 febbraio 2016 l’Associazione Vittime del Salva-Banche organizza una protesta davanti alla villa di Laterina di Pier Luigi Boschi, papà della sottosegretaria, al quale partecipano 300 persone. Forse la Boschi non ha gradito l’autorizzazione del corteo sotto casa sua da parte del questore Moja. Tant’è. Sei mesi dopo Moja è a Milano. Trasferito. Al suo posto Bruno Failla, uomo di fiducia di Renzi. Ma ora visto che il 1 luglio andrà in pensione, Moja promette vendetta: “Un motivo ci sarà se a Laterina hanno vinto i No al referendum. Ma queste cose le dirò solo dopo il 1 luglio…”.

 

Etruria, altra bomba. “La Boschi non fu l’unico ministro che si mosse…”

Etruria

 

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Etruria, altra bomba. “La Boschi non fu l’unico ministro che si mosse…”

 

Il caso-Boschi divampa, sui giornali e nelle aule parlamentari, ma intanto viene fuori che l’allora ministro delle Riforme non fu l’unica che probabilmente si mise in azione per provare a salvare quella banca a cui vertici sedeva il papà. Dopo le rivelazioni di Ferruccio De Bortoli, nel suo libro “I poteri forti (o quasi”, nel quale dà conto di richieste della Boschi all’allora amministratore di Unicredit, Ghizzoni, affinché acquisisse Etruria, oggi La Stampa racconta che nelle settimane che precedettero il commissariamento dell’istituto di credito toscano, un altro influente membro del governo chiese alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) di valutare un intervento in favore della banca aretina.

Lo scoop della “Stampa”: “Un ministro chiese di salvare Etruria”

Secondo il quotidiano torinese, agli inizi del 2015 un alto esponente del governo guidato allora da Matteo Renzi contattò i vertici di Bper e chiese la disponibilità della popolare modenese a intervenire in favore di Banca Etruria. “Quello stesso giorno e il successivo l’episodio viene riportato ad alcuni ex esponenti aziendali di Etruria, ai quali i vertici di Bper erano legati da una lunga consuetudine in virtù anche della comune appartenenza alla galassia delle banche popolari. D’altra parte, proprio Bper era stata una delle candidate a prendersi Etruria, della quale conosceva benissimo sia le potenzialità che i problemi, spiega una delle fonti interpellate. L’ultimo tentativo risaliva a qualche mese prima, quando la pressione di Bankitalia per aggregare Etruria si era fatta più forte ma Bper aveva dovuto lasciare il passo alle insistenze della Popolare di Vicenza di Gianni Zonin, preferita da via Nazionale, che tra maggio e giugno sembrava pronta a lanciare un’opa poi mai concretizzata”, scrive La Stampa.

«Nessuna pressione per Etruria, ma solo l’esame del dossier»

Niente pressioni, ma guardammo il dossier Etruria, commentano oggi vertici della Popolare. Ma il caso Boschi-Bortoli si inserisce perfettamente in questa ricostruzione, su cui il quotidiano di Torino fornisce anche altri dettagli: “Lorenzo Rosi, presidente di Etruria dal 2014 fino al commissariamento, avrebbe incontrato Ghizzoni per sottoporre una possibile acquisizione da parte di Unicredit. Rosi, tramite il suo legale, conferma l’incontro ma lo retrodata di qualche settimana – a novembre e non a gennaio – e lo colloca presso la sede di Unicredit in piazza Gae Aulenti. Qualche giorno prima, il 5 novembre, la Boschi aveva partecipato alle celebrazioni dei 15 anni di Unicredit. A combinare l’appuntamento tra Rosi e Ghizzoni, si spiega, sarebbe stata Mediobanca, allora consulente di Etruria (da agosto 2014) per la trasformazione in spa e per la ricerca di un partner”. Mediobanca, però, fa sapere di «non aver avuto nessun ruolo nell’incontro e di non esserne stata a conoscenza».

Il 20 gennaio del 2015 poi il governo Renzi annuncia la riforma delle banche popolari con l’obbligo di trasformazione in spa. Etruria, già da tempo, aveva deciso di anticiparla trasformandosi in società per azioni.

 

fonte: http://www.secoloditalia.it/2017/05/etruria-altra-bomba-la-boschi-non-fu-lunico-ministro-che-si-mosse/