ANGELUCCI, UN EROE ITALIANO: accusato di truffa allo Stato per 163 milioni. Nel 2009 il parlamento respinge la richiesta di arresto. Il processo è misteriosamente fermo e si avvia alla prescrizione. Ha il 99 % di assenze in Parlamento. Nessuno lo caccia a calci in culo.

 

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ANGELUCCI, UN EROE ITALIANO: accusato di truffa allo Stato per 163 milioni. Nel 2009 il parlamento respinge la richiesta di arresto. Il processo è misteriosamente fermo e si avvia alla prescrizione. Ha il 99 % di assenze in Parlamento. Nessuno lo caccia a calci in culo.

ANGELUCCI ANTONIO (Forza Italia – eletto col PDL)

Un fuoriclasse.

Proprietario (insieme al figlio) dei giornali Libero e Il Tempo, e potente imprenditore della sanità privata convenzionata (gruppo Tosinvest, ora San Raffaele SpA) oltre che recordman di assenze in Parlamento.

La famiglia Angelucci, ha  percepito illegittimamente 34 milioni di euro dallo Stato (dal 2006 al 2010), violando la legge sui contributi pubblici all’editoria (come scoperto dall’AGCOM)

– A processo per truffa aggravata nella Sanità ai danni della Regione Lazio per un giro di degenze e presunte prestazioni gonfiate (false diagnosi d’ingresso e certificazioni di prestazioni sanitarie non autorizzate). La sua società è convolta anche in altri processi sempre con accuse simili nel settore della Sanità ma che finisocno regolarmente in prescrizione
Il processo rimane misteriosamente fermo per anni al solito Tribunale di Roma, e si avvia alla prescrizione, .

Nel 2009 la Procura ne chiese gli arresti domiciliari, (che scattarono invece per il figlio Giampaolo e gli altri protagonisti di quella vicenda,funzionari ASL e dirigenti della Regione), ma il parlamento respinse la richiesta

La truffa ammonterebbe, secondo l’accusa, a 163 milioni di euro. Gli Angelucci e gli altri imputati avrebbero, in concorso tra loro, fatto risultare prestazioni sanitarie mai effettuate o incassato rimborsi di analisi in assenza delle necessarie autorizzazioni.
Per ottenere questo risultato Angelucci avrebbe impiegato anche i mezzi d’informazione di sua proprietà «quale forma indebita diretta o potenziale di pressione“. Il gruppo avrebbe agito anche per evitare controlli di Nas e Asl e acquisire notizie riservate sulle indagini

Nella relazione degli investigatori, sarebbe descritto un intreccio complesso di favori, vantaggi e regalie a politici, dirigenti ministeriali e regionali (in particolare della regione Lazio), registrato dalle intercettazioni di telefonate e sms.

Lo scopo sarebbe stato quello di “assicurare al sodalizio una rete di copertura in grado di garantire profitti illeciti“. Come? «Evitando ed attenuando le conseguenze pregiudizievoli di attività di contenimento della spesa sanitaria, ovvero di controlli operati da soggetti istituzionali (Nas e Asl Roma-H), acquisendo notizie riservate in ordine a ispezioni, controlli, indagini giudiziarie, attuando all’occorrenza iniziative finalizzate ad esercitare indebite pressioni sulle indagini di polizia giudiziaria in corso».


– Nel febbraio 2015 i vertici della sua società vengono rinviati a giudizio per un’altra truffa milionaria nella sanità ai danni della Regione Lazio (rimborsi non dovuti per prestazioni sanitarie). . Questa l’accusa a carico dell’amministratore delegato e del legale rappresentante della società Tosinvest sanità spa, rispettivamente Antonio Vallone e Carlo Trivelli  insieme ad altri manager del gruppo San Raffaele spa, dirigenti della casa di cura San Raffaele Pisana, del poliambulatorio San Raffaele Termini e del laboratorio di analisi in via dei Bonaccorsi.  I dirigenti della società di Angelucci avrebbero commesso una serie di truffe a danno del sistema sanitario facendosi liquidare dalla Regione somme totali per circa 22 milioni di euro. I manager, accusati a vario titolo di truffa aggravata, avrebbero presentato fatture a nome Tosinvest, dapprima all’azienda San Giovanni Addolorata e poi alla Asl Roma D, inserendo un codice relativo alle prestazioni svolte in regime di accreditamento anche per quelle prive di tale requisito. In questo modo avrebbero indotto in errore i funzionari della Regione Lazio deputati all’erogazione dei fondi, procurandosi un ingiusto profitto ai danni dell’ente pubblico.
 Il Tribunale di Roma anche stavolta se la prende comoda e fissa la prima udienza del processo il 19 luglio 2016.

Come proprietario di Libero e del Riformista è a processo per truffa aggravata. Soldi pubblici (contributi per l’editoria) percepiti illecitamente per i suoi giornali
Anche questo processo (anni per arrivare al rinvio a giudizio solo nel 2014, e ancora non si è arrivati a una sentenza di 1 grado) è finito misteriosamente su un binario morto al Tribunale di Roma, e si avvia verso la prescrizione.

L’AGCOM ha anche già sanzionato la famiglia Angelucci, per avere percepito illegittimamente 34 milioni di euro dallo Stato (dal 2006 al 2010), violando la legge sui contributi pubblici all’editoria.

– La Tosinvest/San Raffaele, che fà capo alla sua famiglia,  è stata condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale (41 milioni di euro)  nello scandalo dei rimborsi gonfiati a favore del San Raffaele di Cassino. Scrivono i giudici contabili: «è assente la documentazione riguardante l’effettuazione delle tre ore di riabilitazione», richieste per legge. Il numero di dipendenti della clinica, osservano i magistrati, assicurava in realtà prestazioni della durata massima di un’ora e, quindi, un rimborso di gran lunga inferiore per le visite. Ancora, i semplici mal di testa trasformati in “disturbi del sistema nervoso periferico” per avere diritto a una maggiore remunerazione da parte del sistema sanitario e il caso delle firme apposte sui referti di pazienti già deceduti: una scoperta che «assume profili inquietanti». E che, insieme alle altre irregolarità, è costata la condanna al San Raffaele e, in via sussidiaria, a nove tra manager pubblici e camici bianchi.

– Da marzo 2017 è indagato con l’accusa di traffico di influenze per aver tentato di aggiustare due processi in Cassazione. Un procedimento riguardava una misura cautelare reale riferita a un sequestro disposto dalla procura di Bari nei confronti del consorzio San Raffaele e della Finanziaria Tosinvest per 7milioni di euro. Il secondo processo era inerente a una causa di lavoro con un medico, in precedenza assunto presso il San Raffaele, il cui ricorso era pendente in Cassazione dopo la decisione del tribunale civile. La prima è fallita perché il presidente della VI sezione della suprema corte respinse l’offerta, mentre nel secondo caso il piano rimase solo sulla carta. Nella vicenda sono indagati per corruzione Maurizio Ferraresi, dirigente dell’Asl Roma1 e l’ex giudice Franco Amedeo.

– Ha il 99 % di assenze in Parlamento

– Su uno dei suoi giornali (Libero) compaiono ancora oggi gli editoriali di Renato Farina, nonostante sia stato radiato dall’Ordine dei Giornalisti perchè pubblicava su Libero falsi dossier e notizie false in cambio di denaro per conto dei Servizi deviati. Pluricondannato per favoreggiamento e falso in atto pubblico

– Nell’inchiesta Consip entra in ballo (tanto per cambiare) anche ANGELUCCI.

Ecco le INTERCETTAZIONI :
(Russo): “Bhè in due si so’ presi tre lotti! La cooperative“, in particolare c’ è: “questo consorzio energia locali” che, stando al Russo Carlo, sono quelli che fanno riferimento a Denis Verdini: “mhhhh… quelli sono.. stanno con Verdini“, ed a un avvocato parlamentare che, si vedrà in seguito essere il deputato di Ala Ignazio Abrignani, braccio destro di Verdini “ co.. un avvocato parlamentare“».
«Anche Romeo», annotano gli investigatori, «sembra persuaso dalla bontà della notizia: “eh! chill… chill a fatt u l’ operazione! (dialetto campano, ndr)” a cui fa eco il Russo: “si inc. (bisbiglia, ndr) non fa.. non fa niente, l’ ha fatta Verdini“, per poi concludere Romeo: “eh! i soldi li ha portati a casa Verdini (tono di voce bassissimo, ndr)».

Entra in ballo Angelucci: «Russo», si legge nell’ informativa, «racconta a Romeo un episodio della vita di Verdini che può spiegare i motivi per cui quest’ ultimo possa aver fatto aggiudicare al Consorzio energia locali: “eh! io penso proprio di sì. anche perché, c’ è un altro parlamentare forzista che ha delle cliniche molto ricco” “Angelucci! Pensi che.. e.. Verdini aveva delle difficoltà e Angelucci s’ è comprato la casa di Verdini inc. (farfuglia, ndr) sti soldi insomma.. e perché doveva in qualche modo rientrare perché… e quindi può darsi che siccome la cosa è piuttosto fresca risale a un anno e mezzo fa, può darsi che… si sia chiusa così l’ operazione».

fonte: http://www.lincredibileparlamentoitaliano.yolasite.com/

Prescrizione? …Una vergogna solo Italiana!

 

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Prescrizione? …Una vergogna solo Italiana!

L’Italia è un paese dalla giustizia a orologeria, nel senso che ogni fase processuale – ma non solo, ogni reato o quasi – rischia di perdersi nelle maglie sempre più strette della prescrizione, così da svanire – letteralmente – e rendere sempre più ingiusto, iniquo e corrotto il nostro paese.
La corruzione è un dramma nazionale: secondo la Corte dei Conti, essa è una tassa occulta che ci costa 60 miliardi all’anno, in pratica – visto che siamo 60 milioni – pesa su ciascun cittadino per circa 1.000 euro.
Politici di destra e sinistra si sbracciano ogni volta per fare le varie “riforme” della giustizia e ricalcolare i termini della prescrizione, ma l’unica cosa che interessa loro, alla fine, è allungarne i tempi o intralciare le indagini, e le scuse ogni volta sono la persecuzione oppure – più semplicemente – ulteriori “garanzie”.
Sì, d’impunità.
I mass media poi, fanno tutto il resto: in Italia essi riabilitano anche il peggiore dei colletti bianchi, riportando le condanne politiche en passant, dando loro credito nei talk show, e – non poche volte – scambiando la prescrizione con l’assoluzione, o meglio – ancora più sottile – con l’assenza e quindi l’incertezza della colpevolezza.
L’Italia è l’unico paese dove la prescrizione si applica non dalla scoperta del reato, ma dal reato in sé, cosa che fa spegnere sul nascere moltissimi processi.
E che dire poi delle varie prescrizioni in corso d’opera? Qualsiasi avvocato dei colletti bianchi – alias politici e accoliti – sa che la regola aurea è la non confessione del suo assistito, anche se palesemente colpevole, questo perché senza confessione la “grazia” della prescrizione non viene – quasi mai – a mancare.
Questo permette di commettere reati spudorati, e consente ai rei di mentire perfino nei processi, adducendo le scuse più stupide e inverosimili su “dove hanno intascato i soldi”.
In Francia la prescrizione s’interrompe non appena iniziano le indagini; lo stesso vale per la Germania e la Spagna. In Inghilterra la prescrizione neanche esiste.
La legge nr. 251 del 5 dicembre 2005, definita ex Cirielli (chiamata così perché il suo ideatore, il deputato Edmondo Cirielli, la sconfessò platealmente, dato che era stata vistosamente modificata) prevede che per i non recidivi (alias tutti i politici in pratica, dato che chi è recidivo in diritto commette lo stesso reato per il quale è già stato giudicato in via definitiva) si debba attuare una prescrizione pari… al massimo edittale per la pena prevista aumentata di un quarto se avviene un evento interruttivo, per cui se per la ricettazione la pena massima è 8 anni, la prescrizione – in sostanza – sarà parimenti.
Ma, come dicevo, questa legge è solo una delle numerose – tra le più sporche, si dirà, è vero – che hanno favorito la corruzione e l’impunità delle classi “dirigenti”.
Ma tant’è, gli italiani non sanno niente di queste cose, e i telegiornali e i talkshow non le spiegano a dovere, altrimenti scoppierebbe la rivoluzione.
Attualmente, quando i reati vengono scoperti, l’orologio della prescrizione suona soprattutto durante i processi d’appello, anche perché la Cassazione, in genere, ci mette poco tempo per sigillare o rinviare al mittente il giudizio già formulato.
La riforma di Matteo Renzi per la giustizia che dovrebbe essere partorita questo 2016 non farà eccezioni, ve lo assicuro.
Non si metteranno mai in galera da soli, non sono mica scemi!
Quello che si vuole fare è allungare la prescrizione a 18 anni o forse un po’ di più o un po’ di meno – chi lo sa – ma solo per i reati non prodromici, ovvero non indiziari, in pratica quelli certi.
Quando si parla di corruzione, di “nero”, i reati sono sempre indiziari, ci vuole tempo per indagare, formulare e dichiarare certe accuse: qui la prescrizione rimane breve, per cui nessuno confesserà e nessuno patteggerà. Proprio come adesso.
Anche per il cosiddetto traffico d’influenze sarà la stessa cosa: in questo caso, s’influenza – appunto – un pubblico ufficiale per ottenere dei favori, facendo girare delle mazzette.
Ebbene, questo reato al momento è punito al massimo con 3 anni, dunque anche qui l’impunità è garantita.
Per quanto riguarda poi i “tempi” tra un processo e l’altro, siamo al ridicolo: la prescrizione scatterebbe 2 anni dopo la condanna di primo grado, e 1 anno tra l’appello e la Cassazione.
Troppo poco per una giustizia come la nostra, lenta, senza personale e poco informatizzata (chissà poi perché).
L’unica riforma che questo paese deve fare per diventare un paese civile è semplicemente abolire questa prescrizione, abolirla non appena iniziano le indagini.
Personalmente, trovo che questa riforma della giustizia di Renzi (che contiene anche queste nuove norme sull’estinzione dei reati)  sia esattamente come il Job Act e tutti i suoi provvedimenti: fumo negli occhi, provvedimenti che peggiorano solo la qualità di vita dei cittadini ma che vengono perfino fatti passare dai media per miracoli belli e buoni.
Certo che essere “renziani” oggi è davvero coraggioso.

Fonte dati: Fatto Quotidiano.

Autore:  Gabriele Sannino

tratto da: http://www.nexusedizioni.it/it/CT/prescrizione-solo-in-italia-5116

Vaccini – A Voi sembra normale che un Dirigente del Ministero della Salute (che firma le autorizzazioni dei vaccini) sia nel Cda della Glaxo (che produce vaccini)? E qualcuno si meraviglia pure se in Italia ne rendono obbligatori 10…??

 

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Vaccini – A Voi sembra normale che un Dirigente del Ministero della Salute (che firma le autorizzazioni dei vaccini) sia nel Cda della Glaxo (che produce vaccini)? E qualcuno si meraviglia pure se in Italia ne rendono obbligatori 10…??

 

Vaccini – Dirigente Ministero della Salute nel Cda Glaxo
Vaccini – Nuovo esposto del Codacons all’Anac sulle vaccinazioni

Il Codacons presenta un nuovo esposto all’Anac sulle vaccinazioni; l’associazione consumatori ha chiesto all’Autorità anticorruzione se “sia lecito che il dirigente del ministero della Salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel Cda della Fondazione Glaxo che, come noto, produce il vaccino esavalente venduto in Italia”

Sempre secondo il Codacons “Risulterebbe che Guerra abbia firmato tutti gli provvedimenti sui vaccini anziché astenersi come dovuto, in base all’articolo 323 del Codice penale”.

Nico Forconi

Vaccini – Dirigente Ministero della Salute nel Cda Glaxo

 

La povertà? Un Business creato dai ricchi!

 

 

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La povertà? Un Business creato dai ricchi!

 

La pubblicazione dei dati Eurostat sull’aumento della povertà e del rischio-povertà in Europa ha suscitato sui media il solito “dibattito“, viziato in partenza dal rappresentare l’impoverimento come un “problema”, come un effetto indesiderato delle politiche di “rigore“.

In realtà il bombardamento sociale del “rigore finanziario” non è sostanzialmente diverso dai bombardamenti militari, nei quali l’obbiettivo dichiarato è un pretesto non soltanto per il consumismo delle bombe (tanto paga il contribuente), ma anche per fare il maggior numero possibile di “danni collaterali”, cioè di vittime civili. Anche il “rigore” è un business, ed il “danno collaterale” della maggiore povertà apre a sua volta nuove frontiere al business.

In questi anni è risultato sempre più evidente il nesso consequenziale tra l’aumento della povertà e la finanziarizzazione dei rapporti sociali.

La povertà diventa un business finanziario, costringendo i poveri all’indebitamento crescente.

I Paesi anglosassoni stanno dimostrando che i poveri costituiscono un target inesauribile per l’offerta di servizi finanziari. Non soltanto la carta di credito viene oggi concessa anche ai disoccupati, ma questi sono anche fatti oggetto di un vero e proprio allettamento per dotarsi di questo “servizio” finanziario.

Il fatto è comprensibile, se si considera che disoccupati e precari possono essere ridotti ad un livello assoluto di dipendenza da questi strumenti finanziari; cosa che non sarebbe possibile nei confronti di chi disponesse di fonti regolari di reddito. Se i prestiti ai poveri fossero ancora in contanti, allora i rischi di insolvenza sarebbero mortali per un business del genere; ma oggi c’è il denaro elettronico e le banche non devono compromettere la propria liquidità per concedere carte di credito.[4]

I poveri tendono ancora a servirsi soprattutto di contanti, ma le banche intendono sollevare le masse da questa condizione primitiva, attraverso quello che chiamano un programma di “inclusione finanziaria“. Il suono nobile e commovente della parola “inclusione” serve a nascondere il fatto che si tratta di un programma a basso rischio d’impresa per lo sfruttamento delle possibilità di indebitamento delle masse più povere.

Il governo britannico ha elaborato nel 2007 un piano di inclusione finanziaria per salvare le masse di “unbanked” dal loro misero destino e per metterle a disposizione dell’amorevole offerta di servizi bancari. Lo stesso governo britannico ha ritenuto di porre una deroga ai limiti della sua “spending review” pur di stanziare dei fondi per questo piano umanitario.

Anche la Banca d’Italia ha impostato un piano analogo, ciò in attuazione delle indicazioni del G-20 a riguardo. A quanto pare il denaro elettronico ha un club di supporter piuttosto nutrito.

Le banche in questo periodo hanno una pessima reputazione e, spesso, persino una pessima stampa. Ma le denunce possono rimanere sul vago, mentre, come si dice, il diavolo si annida nei dettagli. C’è qualche prestigioso commentatore che auspica addirittura un passaggio completo al denaro elettronico, con l’abbandono definitivo del contante; ciò in nome della lotta all’evasione fiscale, come se l’elettronica fosse intrinsecamente onesta, e fosse in grado solo di “tracciare” e non potesse anche sviare.

L’unico risultato certo dell’adozione integrale del denaro elettronico, sarebbe invece quella di rendere definitiva la “financial inclusion“, cioè di non porre più limiti alle possibilità per le banche di impoverire e sfruttare i popoli.


Fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/2017/05/la-poverta-e-il-piu-grosso-business-che.html

Africa: Bambini sfruttati nei campi della Chiesa Cattolica a 0,30 cent al giorno

 

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Africa: Bambini sfruttati nei campi della Chiesa Cattolica a 0,30 cent al giorno

La Chiesa cattolica e quei legami con il lavoro minorile in Uganda: si intitola così un’inchiesta firmata da Vinnie O’Dowd e Danny Vincent della Bbc che indaga il rapporto tra il Paese africano, la Chiesa e i bambini sfruttati.

Durante la sua visita dello scorso novembre in Africa, continente in cui vivono quasi 200 milioni di cattolici, papa Francesco ha detto che i bambini sono le maggiori vittime dello sfruttamento occidentale in Africa.

Allo stesso tempo ha invitato con forza i giovani africani a resistere alla corruzione. Eppure, si chiedono i cronisti della Bbc, il Vaticano potrebbe forse fare qualcosa di più?

Alex Turyaritunga, ex bambino soldato dell’Uganda che oggi ha 32 anni, ha raccontato la propria esperienza alla Bbc:

Ero un bambino soldato, nulla me lo farà mai dimenticare. Ricordo la guerra nel 1994. Portavo un fucile in spalla”. Oggi Turyaritunga è un infermiere presso l’Agenzia Onu per i rifugiati in Uganda.

Da bambino, però, rimase orfano del padre. Ad aiutare lui, sua madre e i suoi fratelli, ha detto alla Bbc, fu la Chiesa cattolica, che nel suo paese, Kabale, gli pagò gli studi. “Mi aiutarono a diventare quello che sono”, dice oggi.

Allo stesso tempo, però, non risparmia le accuse.
Turyaritunga sostiene infatti che la Chiesa tolleri nelle sue terre di Kabale il lavoro minorile: ci sono anche bambini di 10 anni che lavorano nelle piantagioni di tè, ha detto il giovane ugandese alla Bbc.

In Uganda 3 milioni di bambini sfruttati

Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in Uganda ci sono tre milioni di bambini lavoratori.

Circa il 30% dei piccoli tra i cinque e i 14 anni lavorano, nonostante quella dei 14 anni sia l’età minima legale per qualunque tipo di lavoro. I bambini vengono pagati tra i mille e i duemila shillings ugandesi al giorno, ovvero tra i 30 e i 60 centesimi di dollaro.

I cronisti della Bbc sono andati in Uganda e hanno verificato di persona la situazione. Hanno provato a contattare il vescovo locale, monsignor Callistus Rubaramira, che però era irreperibile.

A quel punto hanno cercato di chiedere delucidazioni al suo segretario, padre Luciano, che però ha negato che nella piantagione venisse utilizzata manodopera minorile.

Alla fine i giornalisti della Bbc hanno contattato direttamente il Vaticano. Il portavoce, padre Federico Lombardi, ha però negato qualunque responsabilità: “Se c’è un problema con la chiesa locale non sono io il responsabile”, ha detto alla Bbc.

Fonte: blitzquotidiano.it

Tratto da laschiavitudellavoro.it

Il diktat del Fondo Monetario Internazionale: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni …Ma quelli del Fmi invece di sparare queste cazzate, perché non dicono qualcosa a proposito di vitalizi e spese militari?

 

Fondo Monetario Internazionale

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Il diktat del Fondo Monetario Internazionale: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni …Ma quelli del Fmi invece di sparare queste cazzate, perché non dicono qualcosa a proposito di vitalizi e spese militari?

 

Fmi: l’Italia deve tassare gli immobili e tagliare le pensioni

Il Fondo monetario internazionale raccomanda all’Italia di accelerare la riforma del Catasto e di “introdurre una forma di tassazione moderna sugli immobili”. Nel rapporto stilato al termine della missione annuale nella Penisola, l’istituzione torna sull’annoso tema dell tassazione sui beni immobiliari che ha attraversato vicende alterne, fino all’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Di fatto quando chiede una tassazione “moderna” sugli immobili il Fmi chiede di reintrodurre questa tassa. E questo allo scopo di trovare quei margini di correzioni dei conti pubblici che servono mentre si deve cercare di ridurre la tassazione sul lavoro e sui fattori di produzione.

L’altro grande capitolo di intervento individuato dagli ispettori del Fmi sui conti pubblici riguarda le pensioni. Posto che l’Italia fatto “più di molti altri” Paesi per garantire la sostenibilità del sistema, secondo Washington “dovrebbe considerare di ridurre l’elevata spesa pensionistica” su cui si potrebbero “rivedere i parametri”. (fonte askanews)

…Invece, sui vitalizi d’oro dei nostri politici e sui 25 miliardi l’anno che spendiamo per le armi, niente da dire, eh???

By Eles

Vergognoso – Il Rudere di Stato ha deciso che i 30 Agenti che aveva di scorta da Presidente non gli bastavano più e ne ha voluti 45. E visto che si trovava, ecco una terza auto blu per la moglie! …Tanto sapete chi paga …e (purtroppo) lo sa bene pure lui!!

scorta

 

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Vergognoso – Il Rudere di Stato ha deciso che i 30 Agenti che aveva di scorta da Presidente non gli bastavano più e ne ha voluti 45. E visto che si trovava, ecco una terza auto blu per la moglie! …Tanto sapete chi paga …e (purtroppo) lo sa bene pure lui!!

 

Napolitano da ex si è aumentato la scorta da 30 a 45 agenti e una terza auto blu per scortare la moglie

Presidente per tutta la vita. Giorgio Napolitano ha lasciato il Quirinale nel 2015 ma da allora il presidente “emerito” ha aumentato il numero di agenti della scorta. Come riporta Il Tempo oggi sono 45, poliziotti addestrati che guadagnano tra i 1.700 ai 2.000 euro, con straordinari fino a 50 ore in un solo mese (pagati 7-8 euro l’ora) e indennità di Palazzo che va dai 400 euro per gli agenti “semplici” ai 1.600 euro per i dirigenti. Il paradosso è che quando era ancora presidente, Re Giorgio contava su quindici uomini in meno rispetto agli attuali. Diventato ex, Napolitano ha chiesto anche una terza auto per scortare la moglie Clio. Gli agenti della scorta sono utilizzati come piantoni fuori dalla sua abitazione al Rione Monti, come portieri nel gabbiotto, come vigilantes, infermieri di pronto soccorso e, ovviamente, come “tassisti” pronti ad accompagnare la ex coppia presidenziale ovunque, a tutte le ore. Tutto questo mentre il suo successore Sergio Mattarella ha preferito optare per un profilo decisamente più low cost, scegliendo Panda e voli di linea e imponendo un ridimensionamento del personale.

Fonte: Qui

Re Giorgio nei guai: cosa rischia ora dopo lo scandalo della maxi-scorta

La maxi scorta in dotazione del presidente «emerito» Giorgio Napolitano fa discutere. La notizia lanciata dal Tempo sulla sicurezza di Re Giorgio, superiore a quella in dotazione nei lunghi anni al Quirinale e con in più un’ autovettura per la sicurezza della moglie, ha scosso il mondo politico che intende reagire.

Sono 45, secondo il Tempo, i poliziotti addestrati che guadagnano tra i 1.700 ai 2.000 euro, con straordinari fino a 50 ore in un solo mese (pagati 7-8 euro l’ora) e indennità di Palazzo che va dai 400 euro per gli agenti “semplici” ai 1.600 euro per i dirigenti.

Il M5S è in prima linea contro questi numeri. Per il deputato Andrea Colletti, è uno scandalo. “Crede di disporre dell’ Italia come vuole e, come ha dimostrato qualche giorno fa sulla legge elettorale, anche dei gruppi parlamentari”, dice.

Promette una battaglia parlamentare: “Chiederemo a chi se ne occupa in Commissione di scoprire le motivazioni: se si tratta di pericoli reali o solo un vezzo di chi si vuol sentire ancora in carica”. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, premette: “Reputo che se una persona è stata Presidente è giusto che gli vengano garantite tutela e sicurezza. Non bisogna nemmeno esagerare con la demagogia”.

Ma poi colpisce: un numero di uomini a disposizione addirittura superiore agli anni da Capo dello Stato è ritenuto dall’ ex ministro “esagerato”. “Sono sufficienti sette uomini al massimo”, sentenzia. Augusto Minzolini, anch’egli di Forza Italia, scrive su Twitter: “In Italia il limite del ridicolo è superato!”.

Da Fratelli d’Italia, si alza la voce di Fabio Rampelli: “Non ho mai fatto uso di auto blu e scorta quando ne avevo. Penso, a maggior ragione, che in assenza di minacce esplicite di terrorismo o mafia, nessuna carica dello Stato debba beneficiare di una tale misura”. Secondo lui, quando un compito istituzionale è stato portato a termine “si deve tornare a essere semplici cittadini”.

Intanto, Napolitano si difende. Una nota dell’ufficio stampa del Quirinale chiarisce che “la sicurezza del Presidente emerito Giorgio Napolitano viene garantita con gli stessi criteri e con le stesse modalità utilizzati per tutte le persone assoggettate a tutela e, comunque, con un numero di persone di gran lunga inferiore rispetto aquello indicato nell’ articolo che non ha pertanto riscontro nella realtà”.

Fonte: Qui

Ingroia: “Berlusconi dovrebbe essere di nuovo indagato: CONCORSO IN STRAGE”…!!

 

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Ingroia: “Berlusconi dovrebbe essere di nuovo indagato: CONCORSO IN STRAGE”…!!

L’intervista di Antonio Ingroia a Il Fatto quotidiano di oggi:

Dottor Ingroia, quale sarebbe dunque il ruolo di Berlusconi nella stagione del ricatto allo Stato secondo le parole di Graviano?
Dalle parole intercettate sembra emergere con chiarezza che il capomafia di Brancaccio tra il ‘91 e il ‘94, data del suo arresto, ebbe rapporti con Berlusconi. Ma anche che dietro alle stragi di mafia di quegli anni ci furono mandanti politici. Immagino che le conversazioni captate dalle microspie della Dia siano oggi materia di approfondimento per le procure di Caltanissetta e Firenze che indagano sulle stragi ‘92-‘93 e debbano determinare la riapertura delle indagini per concorso in strage nei confronti di Silvio Berlusconi.

Nella prima fase dell’indagine sulla Trattativa, che lei stesso coordinò, il pool Stato-mafia aveva ipotizzato che Berlusconi fosse solo il destinatario finale del ricatto allo Stato. Ora la posizione dell`ex Cavaliere potrebbe cambiare?
Certamente c’è un importantissimo elemento nuovo, la cui attendibilità va rigorosamente verificata. Se la ‘cortesia’ di cui parla Graviano, che Berlusconi gli avrebbe chiesto poco prima di scendere in campo, fosse da collegare alle stragi, come sembra dalle notizie di stampa, sarebbe difficile affermare che l’ex Cavaliere è stato solo una vittima del ricatto allo Stato, cosa avvenuta nel 1994, al momento della sua nomina come presidente del Consiglio. Se fosse stato addirittura complice delle stragi che furono strumento della Trattativa, Berlusconi dovrebbe essere considerato complice anche della Trattativa. Ovviamente stiamo parlando di elementi sufficienti per un`iscrizione nel registro notizie di reato, ma tutto andrebbe verificato ed approfondito.

Gianfranco Micciché ha definito le esternazioni di Graviano “minchiate” e si è rammaricato del fatto che alcuni pm (“pochi per la verità”, ha aggiunto) attribuiscano credibilità ad un mafioso pluriergastolano. Lei che ne pensa?
Chi, davanti a esternazioni così gravi, chiare ed eloquenti, risponde in questo modo o non capisce nulla o ha paura di quelle rivelazioni. Il capomafia di Brancaccio, che non si è mai pentito ed è considerato un irriducibile, fa riferimento ad incontri, pranzi, cene, accordi e, alla fine, ad un tradimento. Nessuno, meglio di lui, poteva confermare, e potrebbe farlo in modo più completo se decidesse di rispondere alle domande dei pm, tutta la ricostruzione dell`indagine trattativa Stato-mafia ipotizzata dalla procura di Palermo.

Il 41 bis si conferma l`incubo del boss detenuto. Graviano appare combattuto tra la rabbia maturata in 24 anni di reclusione e la speranza che prima o poi qualcosa possa ancora accedere. Il boss sembra tuttora in attesa di un “segnale”. Ma cosa potrebbe accadere?
Alcuni segnali che Graviano da anni invia, così come altri boss in carcere, Riina compreso, mi sembrano inequivoci. L`esercito dei boss mafiosi al 41 bis è impaziente. La cambiale è scaduta e vogliono portare all`incasso il loro silenzio prima che sia troppo tardi. È una pentola in ebollizione da tempo e potrebbe scoppiare da un momento all`altro. Con esiti imprevedibili.

Eppure lo stesso Graviano dice che il processo sulla Trattativa “è in corso e non ne parla nessuno”…
Questo processo non piace a nessuno. Ed è questa la ragione per cui io prima, e Nino Di Matteo poi, siamo stati tanto duramente attaccati e tanto ferocemente osteggiati.

Pensa che le intercettazioni di Graviano provocheranno ripercussioni politiche?
In un Paese normale le Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta all`unisono avrebbero iniziato a indagare Berlusconi, la politica lo avrebbe messo in un angolo e si sarebbe aperta una commissione d`inchiesta. Per molto meno Donald Trump rischia l’impeachment. Qui il segretario del Pd Matteo Renzi, un altro ex premier, considera il suo predecessore Silvio Berlusconi un `padre della Patria`, tanto da voler stringere accordi con lui. Questa è l`Italia di oggi.

Roma: CENSURATA da tutti i TG la Manifestazione contro l’obbligo dei vaccini. In 10.000 in piazza al grido di “Libertà”…ma nessuno lo deve sapere!

Manifestazione

 

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Roma: CENSURATA da tutti i TG la Manifestazione contro l’obbligo dei vaccini. In 10.000 in piazza al grido di “Libertà”…ma nessuno lo deve sapere!

Maxi protesta contro il decreto Lorenzin “vaccinazione obbligatoria”.

Roma, 11/06/2017 – Migliaia di genitori in Piazza contro il decreto (anticostituzionale) del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, manifestazione CENSURATA da tutti i media, compresi i TG Nazionali.

on vogliono che la popolazione tutta venga a sapere che tantissimi genitori protestano perché hanno paura che scoppi una vera e propria “rivolta” popolare in tutte le città d’Italia.

Da Il Fatto Quotidiano:

Vaccini, corteo no-vax a Roma: “Libertà di scelta”. Manifestazioni anche a Merano

Sono arrivati da tutt’Italia nella Capitale, con le magliette bianche e i cartelli di protesta contro il decreto che aumenta le vaccinazioni obbligatorie da 4 a 12. A Merano gli attivisti si sono dati appuntamento davanti alla Kurhaus, dove si stava svolgendo un incontro presidenziale.

Non si fermano le manifestazioni contro l’obbligo delle vaccinazioni: oggi gli attivisti no-vax sono scesi in piazza a Roma, su invito del Coordinamento nazionale per la libertà di scelta, e a Merano, davanti alla Kurhaus, dove il presidente Sergio Mattarella ha incontrato il presidente austriaco Alexander Van der Bellen.

Al corteo di Roma hanno partecipato rappresentanti di associazioni, medici, avvocati, genitori, ragazzi arrivati da tutt’Italia, con una maglietta bianca come simbolo di riconoscimento. Chiedono che le 12 vaccinazioni introdotte dal decreto Lorenzin non siano obbligatorie per la frequenza scolastica. Inoltre, chi non vaccina i figli rischierà la potestà genitoriale e multe fino a 7.500 euro. “Libertà di scelta” si legge sui cartelli, “Giù le mani dai nostri figli” e “Vaccinazioni singole”. Il corteo è partito da Bocca della Verità e sta sfilando per le strade del centro storico. “Ho deciso di essere qui oggi per testimoniare che c’è una fetta di popolazione che nutre un forte dissenso contro il decreto – racconta Lorenzo, tra i rappresentanti di Comilva (Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni) – Ci hanno imposto di scegliere tra la salute e l’istruzione minacciandoci con delle multe salate se non dovessimo vaccinare i nostri figli. La palese incostituzionalità delle misure contenute nel decreto e l’assenza di situazioni contingenti di emergenza epidemiologica rendono inaccettabile la decisione adottata dal governo e fortemente voluta dal ministro della salute Beatrice Lorenzin”.

Anche i manifestanti di Merano invocano la libertà di scelta: in Trentino Alto Adige, pochi giorni fa, il consiglio provinciale aveva approvato all’unanimità una mozione che chiede “lo stralcio delle misure coercitive previste dal decreto sui vaccini e una campagna di sensibilizzazione ampia ed equilibrata”.

il video QUI

Veneziani: “Se questa è la democrazia non ci resta che il golpe”

Veneziani

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Veneziani: “Se questa è la democrazia non ci resta che il golpe”

Il titolo dell’articolo, certo, è di quelli provocatori: “se la democrazia è questa, non ci resta che il golpe”. Ma chiunque abbia anche solo un minimo seguito lo spettacolo indecoroso offerto, per l’ennesima volta, dalla politica italiana nella vicenda della legge elettorale, non può non aver pensato, anche nel retro del cervello, alla parola “dittatura”.

La scrive, la parola impronunciabile, Marcello Veneziani in un fondo sul quotidiano Il Tempo. Magari, aggiunge, “una dittatura a tempo”. (…) “Ci vorrebbe qualcuno che prendesse le decisioni indipendentemente da tutto e da tutti, e non per restare al potere, ma qualcuno che che sia al di sopra delle parti e che rispondesse al bene comune”. Ma, prosegue Veneziani, “sappiamo pure che di dittatori non ce ne sono in giro, di capaci e affidabili tantomeno, e il prezzo delle dittature di solito è troppo alto su altri piani. Allora, come scriveva Longanesi, per mancanza di dittatori, si replica la democrazia. . Come ripiego che garantiva la sopravvivenza, ma ora manco quella”.

C’è anche chi ricorre a “protesi, come Berlusconi che ha indicato come ottimo premier il governatore della banca centrale europea, Mario Draghi”. Ci si chiede ora cosa accadrà a “Trump, eletto dal popolo e frenato ora dalla minaccia dell’impeachement”. “(…) “Di golpe bianchi è piena la storia recente della nostra democrazia (…) leader osannati e poi vituperati nel giro di sei mesi…”. “Non è da escludere che il processo sia pilotato ad arte o quantomeno favorito da chi vuole indebolire la sovranità politica, ridurla a pappetta di coalizione per poi lasciare le decisioni vere altrove: ai tecnocrati, alla finanza, alle troike”.