Gianluigi Paragone senza peli sulla lingua: “Hanno paura del voto dei cittadini, ecco perché…”

 

Gianluigi Paragone

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Gianluigi Paragone senza peli sulla lingua: “Hanno paura del voto dei cittadini, ecco perché…”

Con la caduta di Marine Le Pen la casta ha portato a casa una importante vittoria, ma non ha vinto la guerra.

Il risultato delle elezioni in Germania ne è la dimostrazione: la Merkel non avrà la maggioranza, mentre i “populisti” dell’AFD hanno ottenuto ben 80 (partendo da zero).

Le prossime votazioni saranno, preparatevi, in Italia e l’establishment ha paura del voto dei cittadiniperché potrebbe riservarci grandi sorprese: “Ne vedremo delle belle”, commenta Gianluigi Paragone nel suo videocommento di oggi su Facebook, che riportiamo di seguito:

“Quando non hanno voglia di ascoltare è inutile parlare perché i commenti del giorno dopo sono inutili, tanto loro sanno già che cosa vogliono, sanno tutto, sono i retori illuminati, sono coloro che detengono le verità.

E poi si stupiscono ‘ah ma cos’è successo in Germania’. E’ successo quello che era già successo altrove, poi però come la coperta di Linus hanno utilizzato le elezioni francesi per dire ‘scampato pericolo, la Le Pen non c’è più’.

Peccato che in Francia non avevano preso in considerazione il vero dato politico, che era l’astensionismo, cosa che non si è verificata in Germania.

E non si verificherà in Italia, se lo mettano bene in testa.

Al netto di tutti i voti delle primarie o di come scegliere il candidato, conteremo i voti al momento delle elezioni. Ecco perché hanno paura di farci votare, hanno paura che il popolo si possa esprimere liberamente.

Allora io penso che in Italia ci sia una gran voglia di partecipazione, non ci sarà un astensionismo alto, ecco perché hanno paura di queste elezioni. Ecco perché hanno anche paura di coloro che si pongono anche al di fuori di questo verbo dominante. Non faccio riferimenti a partiti, movimenti, tanto chi vuole sapere già sa.

Io so che ci sono tanti cittadini che hanno voglia di votare, hanno voglia di far vedere, di far pesare la loro idea diversa di paese, la loro idea diversa di politica.

Ecco perché non vedo l’ora di andare a votare, ecco perché non vedo l’ora di vedere realmente una campagna elettorale in cui da una parte ci saranno i burattini delle élite e dall’altra parte ci saranno coloro che, con un pensiero politico diverso, si oppongono alle élite.

Ne vedremo delle belle.”

Ecco il video QUI

 

Il fantastico editoriale di Marco Travaglio: Benvenuti in Culonia

Marco Travaglio

 

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Il fantastico editoriale di Marco Travaglio: Benvenuti in Culonia

Ci sono giornate che cominciano uggiose e non inducono proprio al buonumore. Poi giunge notizia che Antonio Tajani, a nome di FI e dunque di B., si è molto congratulato con la Merkel per il suo quarto cancellierato e ha rivelato che lei e Silvio hanno appena avuto “due lunghi e approfonditi incontri, non sono mai stati così vicini”, e uno subito si rianima. Siccome siamo un Paese senza memoria che confida nella smemoratezza altrui, ecco un breve riepilogo dei rapporti bilaterali Berlino-Arcore.

Quand’era premier, sinceramente offeso dall’intollerabile serietà della Cancelliera, B. le provò tutte per sbeffeggiarla e umiliarla: una volta le fece il cucù, un’altra la lasciò per mezz’ora sotto il sole mentre lui era al telefono (“con Erdogan”, disse poi, essendo un madrelingua turco) e così via. Lei lo ripagò il 23 ottobre 2011 con la famosa risata in duo con Sarkozy, e chissà se sapeva che un anno prima il Fatto aveva riferito una voce ricorrente in Transatlantico: i fedelissimi di B. erano terrorizzati che uscissero, dalle procure di Milano o Napoli o Bari, intercettazioni compromettenti fra lui, i suoi papponi e le sue escort. Compromettenti non per l’attività di puttaniere, che anzi faceva punteggio. Ma per l’abitudine a catechizzare, nelle cene eleganti pre-bungabunga, le papigirl sulle sue mosse diplomatiche ai vertici internazionali, e a condire il tutto con sapidi aneddoti e soprannomi. Purtroppo quello della Merkel era “culona inchiavabile”.

Le intercettazioni poi non uscirono (o non c’erano, o furono stralciate per irrilevanza penale), ma chi lo conosceva giurava che il Gran Simpatico la chiamava così, amichevolmente, con tutti. Infatti la stessa voce fu raccolta da Selvaggia Lucarelli nel suo blog. L’indiscrezione, rimbalzata sui giornali tedeschi, da Bild a Die Welt, cadde nel più impenetrabile silenzio dell’entourage berlusconiano: nessun commento né smentita. Poi, un anno più tardi, subito dopo la risata Merkel-Sarkozy, B. perse la maggioranza e si dimise. Poi prese ad accusare apertamente la Merkel, in combutta con Sarkò, Obama, Napolitano e il mago Otelma, di aver congiurato contro il suo governo, in quello che doveva essere, se non andiamo errati, il quarto o il quinto “golpe” ai suoi danni dal ’94. Lo ribadì papale papale nel gennaio 2013 a Servizio Pubblico, accusando il governo tedesco di aver aizzato la Deutsche Bank a vendere titoli di Stato italiani per far schizzare lo spread. La Costamagna gli mostrò una lettera di smentita della banca tedesca, ma lui rispose che allora sarà stata la Bundesbank (finiva sempre per bank).

Intanto i suoi giornali, parlando con cognizione di causa e sapendo di far cosa gradita al Capo, avevano iniziato a chiamare la Merkel con quel grazioso vezzeggiativo. Cominciò Libero di Belpietro: “Angela è davvero una culona. Il primo a dirlo fu Kohl” (27.11.2011). Proseguì il Giornale di Sallusti: “La caduta di Berlusconi: è stata la culona” (31.12.2011). E così via, anche a sproposito, persino negli eventi sportivi. Tipo quando la nostra Nazionale eliminò la Germania agli Europei 2012: “Ciao ciao culona” (il Giornale, 29.6.12). “Vaffanmerkel”, “Due calci nel culone” (Libero, 29.6.12). Angela perdeva 10 chili? “Merkel a dieta: anche lei si vede culona” (Libero, 7.5.2014). Così, dando ormai la cosa per fatto notorio, un giornalista della Bbc, Jeremy Paxman, pose a B. la domanda che nessun collega italiano aveva mai osato fare: “Scusi, è vero che ha definito Angela Merkel ‘culona inchiavabile’?”. L’interrogativo sortì sul Lord Brummel brianzolo l’effetto del gas paralizzante: una lunga, interminabile paresi, tipo fermo-immagine (il tempo per l’interprete di riaversi dallo choc e trovare le parole per tradurre un’espressione non proprio tipica del linguaggio politico diplomatico), seguita dal moto ondulatorio e sussultorio della mano destra che faceva cenno di passare alla domanda successiva. Deborah Bergamini, la sventurata portavoce, dovette vergare una nota ufficiale per smentire qualsivoglia imbarazzo, incolpare la Bbc di un taglio politico, precisare che nella versione integrale B. smentiva di aver mai insultato Merkel o altri, spiegare l’apparente paralisi con la vigile attesa della traduzione.

Da: Il Fatto Quotidiano del 28/09/2017.

 

Edoardo Mazza (Forza Italia) – sindaco di Seregno famoso per le sue battaglie “per la sicurezza” contro Rom e migranti: “Vengono qui a delinquere” – Peccato che è stato arrestato per corruzione e per aver favorito un imprenditore ritenuto legato alla mafia!!!

Edoardo Mazza

 

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Edoardo Mazza (Forza Italia) – sindaco di Seregno famoso per le sue battaglie “per la sicurezza” contro Rom e migranti: “Vengono qui a delinquere” – Peccato che è stato arrestato per corruzione e per aver favorito un imprenditore ritenuto legato alla mafia!!!

Edoardo Mazza – sindaco di Seregno di Forza Italia – è famoso per le sue battaglie “per la sicurezza” contro Rom e migranti.

“Vengono qui a delinquere!
Dobbiamo proteggere i nostri cittadini!”

Bene.

Edoardo Mazza – sindaco di Seregno di Forza Italia – questa mattina è stato arrestato con l’accusa di corruzione, per aver favorito gli affari di un noto costruttore ritenuto legato alle cosche.

Com’era quella cosa?

Ah, si.

Prima gli italiani.
Gli italiani mafiosi.

Ps: fate un colpo di telefono a Salvini, che era beatamente con lui in foto.

Casini, aprile 2017: “Commissione banche inutile, farla è solo demagogia, propaganda e pressappochismo” …Ma ha accettato la POLTRONA D’ORO da Presidente. Perchè le puttane hanno molta, ma molta più dignità di certi politici. E i veri coglioni sono quelli che li votano!

 

Casini

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Casini, aprile 2017: “Commissione banche inutile, farla è solo demagogia, propaganda e pressappochismo” …Ma ha accettato la POLTRONA D’ORO da Presidente. Perchè le puttane hanno molta, ma molta più dignità di certi politici. E i veri coglioni sono quelli che li votano!

Chiediamo scusa alle puttane per questo accostamento, ma è il meno “irriverente” che ci è venuto.

In effetti le prostitute hanno molta, ma molta più dignità di certi politici.

Gente che è capace di sbandierare ai 4 venti di abbandonare la politica nel caso perdessero il Referendum, e poi te li trovi ancora tra i coglioni.

Gente a cui la Commissione Banche fa schifo, ma quando glie ne offrono la poltrona d’oro da presidente, sbavano schifosamente.

Siamo un popolo di merda e questa gente ne è il simbolo!

E lasciamo perdere la parola dignità, che questi non sanno manco cosa vuol dire!

By Eles

Succede solo in Italia: a capo della commissione d’inchiesta sulle banche hanno messo Casini, socio della Carisbo e azionista di Intesa San Paolo. Insomma come se a capo di una commissione d’inchiesta sulla malavita organizzata avessero messo Totò Riina!

 

banche

 

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Succede solo in Italia: a capo della commissione d’inchiesta sulle banche hanno messo Casini, socio della Carisbo e azionista di Intesa San Paolo. Insomma come se a capo di una commissione d’inchiesta sulla malavita organizzata avessero messo Totò Riina!

Come ci prendono per i fondelli – Casini (socio di Carisbo e azionista di Intesa San Paolo): NO alla Commissione d’inchiesta sulle banche “Farla è demagogia, rischiosa propaganda” …E allora indovinate chi hanno messo a capo della Commissione d’inchiesta?

Da Il Fatto Quotidiano:

Banche, Casini eletto presidente della commissione d’inchiesta. Disse: “Farla è demagogia, rischiosa propaganda”

Il senatore centrista e già guida della commissione Esteri a Palazzo Madama (da cui si è dimesso) è stato eletto con la maggioranza assoluta. Ma ad aprile criticò la scelta di istituire l’organo che fa “da cassa di risonanza di polemiche dentro i partiti”. Vice Marino e Brunetta. Grillo: “Atto di guerra del Pd al Paese reale”

Ad aprile diceva che la commissione d’inchiesta sulle Banche è “demagogia e propaganda”, oggi annuncia che la guiderà “senza timidezza”. Il primo atto dell’organo già contestato, poi ritardato il più possibile e ora convocato a ridosso della fine della legislatura, è stato eleggere Pier Ferdinando Casini come presidente. Il senatore centrista, che ha quindi dovuto lasciare la poltrona di presidente della commissione Esteri, ha ottenuto 21 preferenze su 40 votanti. Dietro di lui Enrico Zanetti (9 voti), il grillino Carlo Martelli (5) e Bruno Tabacci (3). Le schede nulle sono state 2. I vice presidenti sono il senatore Pd Mauro Maria Marino e il capogruppo alla Camera di Fi Renato Brunetta.

“E’ un atto di guerra che il Pd e la maggioranza del Parlamento pronunciano nei confronti del Paese reale”, è l’attacco dei 5 stelle sul blog di Beppe Grillo. “Casini, il simbolo della vecchia politica legata a doppio filo con le banche è il becchino dei risparmiatori truffati”. Per i grillini significa “mettere una pietra tombale sui lavori della commissione”. E poi annunciano che chiederanno “l’audizione di Ghizzoni e di Boschi ma anche di Visco, di Draghi, di Vegas: vogliamo sentire tutti e avere delle risposte su tutti gli scandali creati. Oltre alla vicenda Ghizzoni-Boschi vogliamo indagare anche sulla vicenda Monte dei Paschi dove c’è un morto e 50 miliardi spariti e nessun colpevole”.

Nei mesi scorsi si è discusso molto proprio sulla composizione della commissione d’inchiesta. Dopo il via libera del presidente della Repubblica a luglio infatti, ci sono voluti quasi due mesi per arrivare alla prima riunione di insediamento. I nomi più contestati sono naturalmente i 16 esponenti del Partito democratico, tra fedelissimi e volti in conflitto d’interessi, che dovranno tra le prime cose affrontare il caso Etruria.

Casini diceva “è propaganda”, oggi invece: “Guiderò la commissione senza timidezza”
Solo quando era stato il momento di votare in Aula per il ddl che istituiva la commissione, il senatore aveva scelto di non esprimersi lamentando che “dall’inizio della legislatura si sono istituite commissioni d’inchiesta per quasi ogni argomento”: “E’ un cedere continuo alla demagogia e alla propaganda“, aveva detto, che “non mi trova d’accordo”. Casini aveva anche dichiarato che, a suo parere, “il più delle volte” questi organi sono istituiti “solo per interessi dei singoli o per affrontare in modo puramente scenografico quello che il legislatore dovrebbe risolvere con gli strumenti normativi a disposizione”. Il senatore poi andava oltre: “Le commissioni d’inchiesta vanno maneggiate con cura istituzionale, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti o all’interno di essi. La Commissione sulle banche sarebbe questo. Strumentalizzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all’attenzione della magistratura, significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsabile. Lasciamo le inchieste alla magistratura, senza ingerenze del Parlamento”. Oggi, a quanto pare, Casini la pensa diversamente: “Guiderò la commissione senza timidezza per indagare le responsabilità personali o istituzionali, ma chi è un cerca di palcoscenico per una lunga campagna elettorale non troverà sostegno nel presidente. Abbiamo poco tempo a disposizione”. L’onorevole ha anche detto che, visto i tempi molto limitati da qui alla fine della legislatura, sarà chiesto uno sforzo di lavoro extra: “Avremo il problema di conciliare lavoro della commissione con quello delle aule, per cui è evidente che questa commissione dovrà lavorare anche in giornate inusuali per i lavori parlamentari come il lunedì o il venerdì mattina. È un patto tra gentiluomini, o abbiamo un accordo questo oppure in tre, quattro mesi che abbiamo a disposizione faremo ben poco”.

M5s: “Il messaggio del Pd ai risparmiatori è chiaro: non avranno giustizia”
In prima fila contro la scelta, il senatore M5s Enrico Cappelletti: “Oggi”, ha dichiarato, “diventa chiaro a tutti perché il Pd bocciò il mio emendamento che impediva ai parlamentari in conflitto di interesse con le banche di partecipare ai lavori della commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Il Pd e la maggioranza hanno eletto Pier Ferdinando Casini, un conflitto di interessi vivente amico di diversi banchieri e suocero di quel Caltagirone che oltre ad essere il principale finanziatore del Udc è stato vicepresidente e azionista di Mps. Lo stesso Casini, poi, è diventato da pochi mesi socio di Carisbo, fondazione azionista di Intesa San Paolo. Una commissione d’inchiesta nata in grave ritardo e sotto i peggiori auspici viene oggi di fatto dichiarata morta. Il messaggio lanciato dal Pd ai risparmiatori truffati è chiaro: non avranno giustizia”. Il collega deputato Alessio Villarosa va oltre e chiede subito un intervento perché venga convocato Mario Draghi: “Sicuramente dovremo sentire anche il presidente della Bce”. Il parlamentare uscendo dalla prima riunione ha spiegato che Draghi dovrà essere audito “poiché ha firmato l’acquisizione di Antonveneta (da parte di Mps ndr) senza due diligence” quando era governatore di Banca d’Italia nel 2008.
Fdi: “Il presidente avrebbe dovuto essere espressione dell’opposizione”
Fratelli d’Italia
 invece ha scelto di astenersi. “Il presidente”, ha spiegato la presidente Giorgia Meloni, “avrebbe dovuto essere espressione dell’opposizione ma non c’è stata disponibilità della maggioranza. E’ un’altro segnale che il Pd con l’istituzione tardiva di questa commissione vuole mettere solo a tacere quello che è successo. Vuol dire che perderanno tempo senza arrivare a nulla, noi avevamo chiesto che i lavori andassero avanti oltre la scadenza della legislatura ma ci hanno votato contro. Noi continueremo a dare battaglia all’interno della commissione per fare in modo che nei pochi mesi a disposizione la commissione arrivi a qualche risultato”.
fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/27/banche-casini-eletto-presidente-della-commissione-dinchiesta/3881101/

Ricapitoliamo: Maroni, quello della Lega, quello che ha sperperato 23 milioni di euro di soldi pubblici per acquistare 24mila tablet (un affare, no?) per il voto elettronico su autonomia lombarda (una cazzata), TAGLIA L’ASSEGNO AI DISABILI GRAVISSIMI perchè non ha soldi…

 

Maroni

 

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Ricapitoliamo: Maroni, quello della Lega, quello che ha sperperato 23 milioni di euro di soldi pubblici per acquistare 24mila tablet (un affare, no?) per il voto elettronico su autonomia lombarda (una cazzata), TAGLIA L’ASSEGNO AI DISABILI GRAVISSIMI perchè non ha soldi…

Da Il Fatto Quotidiano:
Lombardia, Maroni taglia l’assegno ai disabili gravissimi: “Colpa del governo”. Le associazioni: “Famiglie al collasso”

Gli affetti da patologie gravi potevano contare su un assegno di cura regionale da mille euro mensili più un bonus assistenziale del comune che poteva raggiungere gli 800 euro. Dall’inizio dell’anno, però, la giunta lombarda ha tagliato la cumulabilità dei due contributi: “I criteri ministeriali – spiega il governatore – hanno allargato la platea dei beneficiari senza tuttavia aumentare le risorse”. Ma le associazioni non ci stanno

L’articolo continua QUI

Per rinfrescarVi la memoria, ecco chi è Maroni…

Da La Repubblica

LE SPESE DI MARONI

FATTI i conti, anche senza calcolatrice, 23 milioni di euro per 24mila tablet fanno circa mille euro per ogni apparecchio. Non esattamente un affarone, considerato che il governatore della Lombardia Roberto Maroni, a quel prezzo, sembrerebbe non aver ottenuto neppure lo sconto che generalmente il venditore accorda a chi acquista grandi quantità di merce. Anche peggio se si considera che quei 24mila tablet serviranno ai cittadini lombardi per esprimere il proprio voto in un referendum sostanzialmente inutile sull’autonomia della Lombardia. Inutile perché, contrariamente a ciò che la propaganda leghista ha già cominciato a sventolare, neppure un plebiscito di “sì” servirà a trattenere entro i confini della Regione una percentuale più alta delle tasse versate dai cittadini: nella campagna elettorale di cinque anni fa, Maroni aveva proclamato solennemente l’obiettivo di riportare sul territorio almeno il 75% delle tasse versate dai lombardi. Obiettivo riposto nel libro dei sogni da cui veniva all’indomani del successo elettorale del 2013.

Il referendum leghista serve — come recita testualmente il quesito — a chiedere che la Regione «intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia». Nulla più di questo. Autorizza cioè il governatore a intavolare una trattativa con Roma. Lo stesso risultato si sarebbe potuto ottenere, assai più facilmente e senza spese milionarie per le casse pubbliche, semplicemente seguendo le procedure introdotte con il “federalismo differenziato”, inserito in Costituzione nel 2011. Certo, si sarebbe dovuto redigere un progetto di autonomia rafforzata, lo si sarebbe dovuto costruire e motivare, discutere con gli enti locali e approvare in Consiglio regionale. Tutti atti che richiedono un piglio amministrativo che il governo della Lombardia, con tutta evidenza, non ha.

L’operazione referendum, dunque, si svela per quello che è. Un’operazione politica per segnare il terreno nel campo sismico del centrodestra, dove ancora non si capisce se esista e quale sia l’epicentro. E soprattutto un’operazione per rinfrescare, a pochi mesi dalle Regionali, l’immagine politica del governatore, appannata da quattro anni e mezzo di amministrazione grigia e punteggiata (non tanto quanto quella precedente di Formigoni, ma quasi) di scandali e inchieste giudiziarie. Per giunta, un’operazione a spese dei cittadini lombardi: ai 23 milioni di euro per l’acquisto dei tablet — che dopo il voto saranno ceduti in comodato d’uso alle scuole — si devono aggiungere i 3 milioni abbondanti messi in preventivo per la promozione del referendum (Milano e le altre città della Lombardia, da settimane, sono tappezzate dai manifesti che annunciano la data del referendum, il 22 ottobre) più ovviamente le spese per l’approntamento e la vigilanza dei seggi.

Per una volta però non sarà il Movimento Cinque Stelle a denunciare lo spreco di denaro pubblico: sono stati proprio i grillini, in Consiglio regionale, a condizionare il loro ok al referendum, necessario a Maroni per raggiungere la maggioranza qualificata, all’adozione del voto elettronico.

fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/07/27/le-spese-di-maroni29.html

VACCINI, ANCORA UNA FAKE NEWS DI STATO – L’accusa del Codacons: è falso che il Consiglio di Stato abbia deciso sulla legittimità della legge Lorenzin, assolutamente FALSO.

 

FAKE NEWS

 

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VACCINI, ANCORA UNA FAKE NEWS DI STATO – L’accusa del Codacons: è falso che il Consiglio di Stato abbia deciso sulla legittimità della legge Lorenzin, assolutamente FALSO.

Lo sapete, no? ci sono anche le Fake News di Stato.

Tipo quelle buttate lì da quella specie di Ministro della Salute che ci ritroviamo che per fare pubblicità ai vaccini – si, pubblicità, come si fa per un profumo o una merendina (anzi, ci meravigliamo che l’idea del buondì motta non sia venuta prima alla Lorenzin. Ve lo immaginate un virus che piomba dal cielo e polverizza il non-vaccinato di turno?).

Fake News di Stato tipo le 2 fantomatiche epidemie (con tanto di numeri, 200 e 270 morti) di morbillo a Londra o la circolare con cui, in taluno paesi, veniva sconsigliato di visitare Gardaland perchè piena di non vaccinati. E tante altre, non ultima l’affermazione che “le nostre uova sono sicure. I controlli sono già stati fatti. Non c’è alcun pericolo” e infatti…

Ed ora ecco l’accusa del Codacons:

VACCINI: E’ FALSO CHE IL CONSIGLIO DI STATO ABBIA DECISO SULLA LEGITTIMITA’ DELLA LEGGE LORENZIN

CODACONS DENUNCIA: STRUMENTALIZZAZIONI INACCETTABILI. GIUDICI RIMANDANO QUESTIONE A CONSULTA MA QUALCUNO HA PASSATO AD AGENZIE DI STAMPA NOTIZIE FALSE

Totalmente false le notizie circolate in queste ore circa il parere del Consiglio di Stato sul decreto Lorenzin relativo alle vaccinazioni. Lo denuncia il Codacons, che rende pubblico il documento del CdS che smentisce le errate informazioni riportate dai mass media.
E’ totalmente falso che il Consiglio di Stato abbia deciso sulla legittimità della legge Lorenzin; al contrario i giudici si sono astenuti da qualsiasi decisione rimandando la questione alla Corte Costituzionale cui pende un ricorso della Regione Veneto con l’intervento del Codacons – spiega l’associazione. Ciò che il CdS ha fatto, è stato solo chiarire che la legge si applica già a partire dall’anno scolastico in corso, ma non ne ha avallato la legittimità, come al contrario hanno sostenuto alcuni giornalisti evidentemente ingannati da veline fatte circolare appositamente per creare disinformazione.
L’unica novità introdotta dal parere del Consiglio di Stato, è quella che permette la trasmissione di dati sensibili sui bambini vaccinati dalle Asl alle scuole e viceversa, un principio assurdo che cozza nettamente con le disposizioni del Garante per la privacy, che ha vietato il passaggio di dati sui bimbi non vaccinati dalle Asl agli istituti scolastici.
Per ricostruire la verità e contrastare assurde strumentalizzazioni su una materia delicata come i vaccini, il Codacons pubblica oggi sul proprio sito internet il parere integrale del CdS, disponibile cliccando qui.

fonte: https://codacons.it/vaccini-falso-consiglio-abbia-deciso-sulla-legittimita-della-legge-lorenzin/

NO, non è vero che ad Amatrice nessuno ha visto i soldi degli sms solidali! Per una casa (UNA SOLA) è arrivata la sovvenzione di ben 100.000 Euro. Una sola casa, ED È QUELLE DELLA VICESINDACO!!!

Amatrice

 

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NO, non è vero che ad Amatrice nessuno ha visto i soldi degli sms solidali! Per una casa (UNA SOLA) è arrivata la sovvenzione di ben 100.000 Euro. Una sola casa, ED È QUELLE DELLA VICESINDACO!!!

 

Amatrice è senza soldi? No, qualcuno li ha avuti. Toh… Chi è l’unica che si ritrova 100mila euro (nostri) / Guarda

L’unico edificio privato puntellato in tutta Amatrice è la casa della vicesindaca Patrizia Catenacci. Una palazzina bianca, due piani e solaio, vicina alla basilica di San Francesco, andata distrutta durante il terremoto.

La sua casa in via Garibaldi 14 minata nella sua stabilità ma rimasta in piedi è l’unica ad aver ottenuto dalla soprintendenza alle Belle arti per le province di Frosinone, Latina e Rieti il puntellamento a carico dello Stato: per un costo totale di 110.000 euro. Tutti gli altri edifici, compreso quello attaccato al suo saranno abbattuti per “rischio esterno”.

Riporta Repubblica che alla casa della vicesindaca (composta piano terra, dove si trovano le cantine, primo piano con zona giorno e secondo piano con zona notte) la soprintendenza ha riconosciuto un “valore storico” in virtù di un fregio in pietra bianca fatto passare come uno stemma di famiglia e contestato dai vicini.

Camillo Berardi, vicino di casa della Catenacci, racconta: “Quel fregio è spuntato otto anni fa, all’ingresso. Non ha i colori della pietra arenaria di Amatrice, sembra un corpo estraneo e la nostra coinquilina a seconda delle occasioni e dell’ interlocutore cambia versione sul suo ritrovamento”. Tant’è, la casa di Berardi, al civico 14, porzione dello stesso edificio, “è stata abbattuta e gli attrezzi di laboratorio di mio padre sono stati distrutti mentre quella della vicesindaca è stata puntellata per consentirle di recuperarla”.

Si legge nella determina numero 80 del 30 agosto: “A carico dei fondi stanziati per la gestione emergenziale” ci saranno anche i 110.000 euro per i puntelli e gli abbattimenti del civico 14.

Eppure nelle guide storiche di Amatrice tra i 21 palazzi di pregio segnalati tra Corso Umberto, Via Nibby, Via Roma non ce’è traccia di casa Catenacci. Spiega lei: “Il vincolo sulla mia casa non dipende solo dal fregio, ma riguarda tutta la struttura. Credo sia un edificio del Seicento. Ho chiesto io un sopralluogo alle Belle arti, subito dopo la scossa di tredici mesi fa. Il palazzo era ancora integro e mi hanno dato il vincolo. È l’ unico concesso ad Amatrice perché quell’edificio, in cemento armato, è l’ unico rimasto in piedi nel centro storico. Il cemento armato in un palazzo del Seicento? È arrivato successivamente, per i particolari deve chiedere a un tecnico. Il mio vicino? È vero, entra dallo stesso portone, ma la sua porzione di casa è stata abbattuta perché era venuto giù un piano. La mia è stata salvata perché aveva resistito”.

Fonte: qui

Non solo sms solidali. Lo Stato “ruba” anche dall’otto per mille: spariti 342 milioni in due anni…!

otto per mille

 

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Non solo sms solidali. Lo Stato “ruba” anche dall’otto per mille: spariti 342 milioni in due anni…!

Lo Stato ‘ruba’ dall’otto per mille: spariti 342 milioni in due anni

Non solo i soldi degli SMS solidali per il terremoto.

Anche l’otto per mille pare che non arrivi a destinazione.

Carmine Gazzanni su La Notizia Giornale racconta questa vergognosa vicenda, di cui è responsabile lo Stato. Si parla di decine e decine di milioni di euro: basti pensare che nel solo 2016 i contribuenti hanno destinato tramite l’otto per mille 187 milioni allo Stato.

Scrive Gazzanni:

“La cifra è di quelle importanti. Se poi ci aggiungiamo che il totale, circa 383 milioni di euro, è quanto stanziato in due anni tramite l’otto per mille della dichiarazione dei redditi dai cittadini italiani “a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale”, ci rendiamo conto anche della lodevole spinta solidaristica che contraddistingue il nostro malandato Paese. Se poi, però, aggiungiamo che lo Stato utilizza, all’insaputa dei suoi stessi cittadini, 342 milioni per altri scopi differenti da quelli previsti e, soprattutto, da quelli sperati dagli stessi contribuenti, allora è evidente che più di qualcosa non va. Benvenuti nel fantastico – si fa per dire – mondo dell’otto per mille a gestione statale. Una nobile iniziativa che sin dal 1990 prevede che i cittadini possano destinare la loro quota di reddito non solo alle confessioni religiose, ma anche allo Stato stesso, che può poi utilizzarla per nobili iniziative. Cinque, infatti, i settori di intervento: fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, edilizia scolastica, conservazione dei beni culturali e progetti contro le calamità naturali. Tutto bene, fin qui. Peccato, però, che col tempo lo Stato per fare cassa o finanziare attività interne, ha pensato bene di prelevare dal ricco bottino dei contribuenti. Fa niente se già la Corte dei Conti, nella relazione 16/2014, sottolineava che la distrazione delle risorse di competenza statale fosse diventato un usus imputabile alle tante debolezze nella normativa “ormai risalente ad oltre 30 anni” e alla stessa “gestione dell’istituto”.

Taglia e cuci – Non è un caso che l’anno scorso sia stata approvata una legge proprio per evitare che i fondi possano essere utilizzati per scopi differenti da quelli previsti. A quanto pare, però, a nulla è servita. E allora entriamo nello specifico. Per il 2016 i contribuenti hanno destinato tramite l’otto per mille 187 milioni allo Stato. Peccato però che l’importo complessivo concretamente assegnato ai vari progetti umanitari e di interesse sociale sarà di gran lunga inferiore: 40,9 milioni. La ragione? “Il suddetto importo – si legge in una relazione preparata a riguardo dal servizio studi del Senato – risulta decurtato da diverse disposizioni legislative vigenti, che ne hanno disposto la destinazione ad altre finalità”.

E così, ad esempio, dai 187 milioni bisogna tagliare, tra le altre cose, 5 milioni per il Fondo speciale di previdenza per il personale di volo (cosiddetto “Fondo volo”), 64 milioni che invece vengono utilizzati per le gestione dei mezzi della Protezione civile; altri 10 milioni frutto di una non meglio precisata “riduzione dell’autorizzazione di spesa dell’otto per mille”. Senza dimenticare, ancora, i circa 7 milioni frutto della politica di spending review di Palazzo Chigi. Curioso: la presidenza del Consiglio deve contenere i costi e lo fa tagliando l’otto per mille. Quando si dice correttezza. Arriviamo così ai 40,9 milioni concretamente assegnati in parti uguali a ognuno dei cinque settori: 8,2 milioni per ogni tipo di intervento. Ma ecco il punto: se non ci fossero state le ricordate decurtazioni, probabilmente si sarebbero finanziati più progetti: sono giunte presso Palazzo Chigi la bellezza di 947 progetti; di questi sono stati ammessi 757; peccato però che poi le domande ammesse a finanziamento siano soltanto 103.

Casse vuote – Ma non è tutto. A leggere nel dettaglio la relazione del Senato, scopriamo un altro inquietante particolare. Se infatti per il 2016 solo il 21,8% di quanto stanziato dai contribuenti è stato assegnato, peggio è andata nel 2015, dato che il riparto della quota per quell’anno “non ha avuto luogo, in quanto l’esiguo stanziamento di bilancio (8,3 milioni rispetto ai 195,6 milioni teoricamente spettanti allo Stato), è stato interamente utilizzato a finalità di copertura”. In altre parole, per il 2015 i cittadini hanno stanziato per fini sociali e umanitari un monte di 195,6 milioni; lo Stato però ha previsto di assegnarne solo 8,3 e alla fine nemmeno quelli ha stanziato. Così, per non scontentare nessuno.

 

fonti:

http://www.lanotiziagiornale.it/lo-stato-ruba-dallotto-per-mille-spariti-342-milioni-in-due-anni-i-fondi-utilizzati-per-altri-fini-nel-2015-non-e-stato-assegnato-un-centesimo/

Lo Stato ‘ruba’ dall’otto per mille: spariti 342 milioni in due anni

Quando lo Stato truffa i suoi stessi cittadini – Sms solidali, non un euro, un solo schifosissimo Euro, è arrivato ad Amatrice…E parliamo di 33 milioni di raccolta!

 

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Quando lo Stato truffa i suoi stessi cittadini – Sms solidali, non un euro, un solo schifosissimo Euro, è arrivato ad Amatrice…E parliamo di 33 milioni di raccolta!

Il sindaco di Amatrice Pirozzi: “Dove sono finiti i 33 milioni degli sms? Qui non è arrivato un Euro!”

Terremoto Centro Italia: i soldi degli SMS non sono mai arrivati ad Amatrice.

Lo ha rivelato il sindaco del Comune laziale durante il convegno Atreju, organizzato da Fratelli d’Italia.

Scrive Franco Bechis sul suo canale Youtube:

“Nemmeno un euro dei 33 milioni che gli italiani hanno donato attraverso sms da 2 euro l’uno o attraverso bonifici di solidarietà è finito a beneficio delle popolazioni terremotate di Amatrice, Accumoli, Arquata o Pescara del Tronto e degli altri comuni terremotati il 24 agosto 2016. Lo ha rivelato ad Atreju 2017 il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, in un accorato intervento in cui ha pure raccontato il calvario subito con i provvedimenti del governo sulla ricostruzione, fatti male e inutili “perché ispirati dai vari clientes di riferimento”. Quanto agli sms Pirozzi rivela che quei fondi sono utilizzati per tutt’altro scopo, e che inizialmente perfino destinati a fare una pista ciclabile nelle Marche in un paese non compreso nelle zone devastate dal sisma. “Io comunque ho avuto la fortuna”, ci spiega dopo Pirozzi, “di avere tanta solidarietà diretta da parte degli italiani. Però con la gestione di quelle donazioni degli sms si sta dando un messaggio profondamente sbagliato. Perché io penso che tante persone in quelle giornate e quelle settimane intendevano dare un aiuto diretto a quelle persone e a quei paesi che vedavano devastati. Il fatto di non indirizzarli là è devastante, perché poi la gente non crede più a nulla. La destinazione di quei fondi è stata decisa da una commissione di saggi che tanto saggi non sono. Io credo che dopo averli usati così bisogna chiedere scusa agli italiani…”

Intervistato dall’agenzia Vista, Pirozzi ha detto: “Ma soldi quali? Fino ad oggi sono arrivati i soldi della solidarietà degli italiani. Per il resto la gestione degli sms è stata una cosa scandalosa perché ad Amatrice, a Accumoli non è arrivato niente.

E questo genera nelle persone la convinzione che nulla è vero, genera sfiducia in tutto e la gente non crede più a niente. Per il resto io sono molto soddisfatto per quello che sta accadendo ad Amatrice, ma solo ed esclusivamente per la solidarietà degli italiani.”

Guarda il video: