Rifletteteci. Al Pd di Renzi non è bastato distruggere il Paese. Hanno sparso sale come gli Unni di Attila, facendo passare, con ben otto voti di fiducia, l’attuale legge elettorale affinchè dopo il loro schifo, l’Italia rimanesse ingovernabile. Rendetevi conto, sono solo degli sporchi criminali.

 

Renzi

 

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Rifletteteci. Al Pd di Renzi non è bastato distruggere il Paese. Hanno sparso sale come gli Unni di Attila, facendo passare, con ben otto voti di fiducia, l’attuale legge elettorale affinchè dopo il loro schifo, l’Italia rimanesse ingovernabile. Rendetevi conto, sono solo degli sporchi criminali.

Non una riforma, non un’azione politica, non una legge, non un provvedimento, non una sola idea che non si sia poi rilevata un disastro.

Dove si è potuto, in qualche modo si è cercati di arginarli (vedi il Referendum del 4 dicembre 2016, quando gli Italiani si sono mobilitati in massa per urlare in faccia a questi delinquenti quanto la loro riforma della Costituzione facesse cagare).

In altri casi il disastro è stato epocale (vedi il jobs Act e le conseguenze che stiamo pagando, soprattutto con i nostri giovani).

L’ultima che in ordine cronologico è venuta fuori è il disastro del trattato di Trattato di Caen a firma di Gentiloni. Uno sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – con cui il Governo Renzi regalava alla Francia porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro.

La Farnesina si è affrettata a precisare: “nessuna cessione di acque territoriali ai Francesi. Il trattato non è stato ratificato, dunque non ha alcun effetto giuridico”

Ok, non ha effetto perchè non è stato ratificato, ma perchè Gentiloni, quale Ministro degli Affari Esteri del Governo Renzi, LO HA SOTTOSCRITTO?

E dopo tutto questo? Quando hanno capito che la gente non li avrebbe mai votati cosa hanno fatto? L’atto più spregevole che potessero compiere.

Come gli Unni di Attila spargevano il sale sui territori che devastavano perché “non crescesse più l’erba”, così si sono inventati una legge elettorale fatta apposta per non far vincere il M5s, ma soprattutto per rendere il Paese ingovernabile…

Per farla passare sono stati necessari ben otto voti di fiducia, ed i risultati li vediamo tutti…

Ci hanno messo nella merda e con quest’ultima porcata hanno fatto in modo che anche dopo di loro non ne potessimo più uscire.

Sono dei criminali che scientemente hanno messo in ginocchio l’Italia.

Dei criminali nei nostri confronti e nei confronti dei nostri figli…

Vi prego di ricordarlo e soprattutto di ricordare, uno per uno, i loro nomi…!

 

by Eles

I primi “effetti Lega” – Vietato curarsi negli ospedali migliori – Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il “turismo sanitario”: nella tua Regione non ci sono strutture idonee? Puoi anche crepare…

 

ospedali

 

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I primi “effetti Lega” – Vietato curarsi negli ospedali migliori – Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il “turismo sanitario”: nella tua Regione non ci sono strutture idonee? Puoi anche crepare…

Vietato curarsi negli ospedali migliori

Stretta sui rimborsi alle Regioni virtuose contro il «turismo sanitario»: ci rimettono i pazienti.

Una bozza di poche pagine ma dai contenuti dirompenti. Un testo che, se approvato, assesterebbe un colpo gravissimo al diritto alla salute di migliaia di italiani e toglierebbe a uomini e donne del Centrosud la possibilità di curarsi nei più importanti ospedali del Nord.

Una rivoluzione silenziosa, che avanza inesorabile come una talpa sottoterra e che ora è arrivata al tavolo decisivo: quello della strategica ma defilata Conferenza Stato-Regioni. Qui, alla chetichella, si è arrivati, per strappi successivi, fino all’ordine del giorno della seduta di ieri: la mobilità sanitaria da una regione all’altra. Un servizio che vale circa 4,6 miliardi di euro e che coinvolge quasi 800mila italiani, pronti a partire in treno o in aereo da Napoli o da Reggio Calabria per farsi operare nei poli d’eccellenza in cui si ha la garanzia di standard più elevati e si corrono meno rischi. Le statistiche parlano chiaro: Lombardia ed Emilia Romagna attraggono malati come calamite, 14 regioni sono invece in rosso. I numeri, impietosi, registrano la migrazione, e in qualche caso la fuga, verso le cliniche all’avanguardia sull’asse Milano-Bologna.

Ora, nel silenzio generale, si corre ai ripari con una logica da ragionieri e con una soluzione all’italiana: le regioni più arretrate invece di alzare l’asticella della qualità si sono coalizzate per chiudere le porte. I pendolari di oggi dovrebbero rassegnarsi, usiamo il condizionale, a rimanere a casa. E adattarsi ai reparti di Napoli, Bari, Foggia.

Sembra impossibile, ma l’Italia che si apre all’Europa sta ripristinando una sorta di linea gotica per arginare i viaggi dei pazienti che non si accontentano. Il tutto in una camera di compensazione, la Conferenza Stato-Regioni, che in questo momento è politicamente scaduta come una confezione di yogurt rimasta troppi giorni sugli scaffali.

Il governo Gentiloni è all’epilogo, due pesi massimi come Lombardia e Lazio sono in una delicata fase di transizione. Eppure il meccanismo non si è fermato: il primo passo è stato il taglio del 50 per cento sull’incremento di attività sui fuori regione successivo al 2014. Una formula burocratica e anodina che nasconde la volontà di ridurre trasferte e debiti delle regioni più deboli. Penalizzando cosi i sistemi più avanzati e aumentando il disagio di chi già soffre e alimenta i flussi inarrestabili del turismo sanitario: la Lombardia, in testa al ranking dei virtuosi, importa 161.000 pazienti l’anno e vanta un credito di 808,6 milioni di euro; all’opposto la Calabria è in rosso per 319 milioni. A seguire, in questa black list, la Campania che deve saldare prestazioni, tecnicamente Drg, per 302 milioni fuori dai propri confini, e il Lazio che la tallona a quota 289 milioni.

«Stiamo scivolando verso una situazione inaccettabile – lancia l’allarme Gabriele Pelissero, presidente dell’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata che mette insieme cinquecento esperienze -. Invece di migliorare il livello medio nelle regioni che più zoppicano, si vogliono introdurre filtri e blocchi contro le realtà all’avanguardia. E in questo modo, senza che l’opinione pubblica sia stata informata, si toglierà a migliaia di pazienti il potere di scegliere i centri più evoluti. Penso alle migliaia di persone che oggi puntano a Nord per farsi impiantare una protesi all’anca o al ginocchio».

L’ortopedia, da sola, vale il 28 per cento di questo pendolarismo e la stretta ai rubinetti porterebbe al ridimensionamento o addirittura, in prospettiva, al crollo di questo fenomeno. Insomma, l’Italia che dice di andare avanti farebbe invece un salto all’indietro di vent’anni. Per di più a fari spenti. Lontano dai riflettori dei media. Trascinando nel baratro anche l’indotto sorto a ridosso delle cittadelle della salute: alberghi, negozi, appartamenti. Il copione oggi in discussione è già disegnato: i tagli costringerebbero le regioni a non pagare più gli ospedali che a loro volta finirebbero per non accogliere più i malati, divenuti un costo insostenibile. Uno scenario da incubo. Preparato da mesi, anzi da anni. Ora però la Conferenza Stato-Regioni vuole fare sul serio, impugnando la scure al posto del bisturi. Ai supplementari di questa legislatura.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/vietato-curarsi-negli-ospedali-migliori-1507844.html

 

La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Taser

 

 

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La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Ci mancava il Taser: un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha fatto 1000 morti

Mentre nei paesi in cui è in adozione si moltiplicano da anni le critiche per l’utilizzo della pistola Taser da parte delle forze dell’ordine, in Italia comincia ora una sperimentazione in sei città. Preoccupazione da parte di Amnesty International.

È notizia di questi giorni che la polizia italiana avrà in dotazione la pistola Taser, ovvero pistole che trasmettono una scarica elettrica neutralizzando il soggetto colpito. Le pistole elettriche saranno fornite in dotazione per una prima sperimentazione in sei città: Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia e Milano. Ma questa non è secondo molti una buona notizia: è da diversi anni che si discute di sé e come dotare le forze dell’ordine di taser nel nostro paese. Un ostacolo è stato rappresentato a lungo dai sindacati di polizia, ma è lo stesso utilizzo di quest’arma, classificata come “non letale”, ad essere oggetto di aspri dibattiti nei paesi in cui è in uso. Nel 2007, a seguito di tre casi controversi in cui l’utilizzo di una pistola elettrica avrebbe provocato dei decessi in Canada, è stata classificata come arma di tortura. A predisporre la possibilità di utilizzare la Taser era stato nel 2014 il ministro dell’Interno, con un emendamento alle nuove norme sulla sicurezza e l’ordine pubblico, ma le linee guida e il protocollo di sperimentazione è stato siglato con una circolare solo lo scorso 20 marzo.

Inventata dal fisico nucleare Jack Cover, la pistola Taser è stata pensata alla fine degli anni ’60, quando i dirottamenti aerei erano all’ordine del giorno e si voleva mettere a disposizione del personale di bordo un’arma efficace ma che non mettesse in pericolo la sicurezza del volo. Negli anni il suo utilizzo è stato sempre più esteso ed è stata perfezionata, diffondendosi come arma di difesa per i privati cittadini, ma massicciamente utilizzata anche per la sicurezza e l’ordine pubblico, in particolare negli Stati Uniti.

Molto critica sulla notizia che arriva dal ministero dell’Interno è l’associazione per i diritti umani Amnesty International, che sottolinea come dal 2001 ad oggi le morti collegate all’utilizzo del Taser da parte delle forze dell’ordine negli Usa e in Canada sono state circa mille. “Apparentemente – spiega Riccardo Noury di Amnesy Italia – queste pistole sembrano avere tutti i vantaggi: facili da usare, efficaci e risolutive in situazioni complicate, tanto nei confronti di persone recalcitranti all’arresto quanto di prigionieri in rivolta o di folle aggressive. In più, portano con sé quella definizione rassicurante di ‘armi meno che letali’ o ‘non letali’”.

Ma la realtà è più complessa: “Nel Nordamerica (Usa e Canada), dal 2001, il numero delle morti direttamente o indirettamente correlate alle Taser è superiore al migliaio. Nel 90 per cento dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti dalla Taser, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Altro fattore di preoccupazione è la facilità con cui la Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio”.

Le pistole elettriche sarebbero si armi di per sé non letali, ma è molto facile che lo diventino, soprattutto perché non è possibile quando le si utilizza conoscere le condizioni di salute dei soggetti presi come bersaglio, né se si trovino in una situazione di stress fisico significativo. In Olanda dal 2017 è in uso lo stesso modello di taser che sarà fornito agli agenti italiani, l’X2, e secondo Amnesty International i risultati sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo il rapporto dell’associazione, intitolato significativamente “un esperimento fallite”, le pistole elettriche già nella prima fase di adozione venivano utilizzate in modo improprio. Lo studio documenta episodi di utilizzo contro soggetti già ammanettati, di doppie scariche (potenzialmente mortali) e dentro istituti psichiatrici.

Mentre tutti i paesi in cui la Taser è utilizzata si interrogano sull’efficacia e la pericolosità di quest’arma, in Italia viene adottata quando già si conoscono i suoi potenziali rischi. L’obiettivo dichiarato è quello di diminuire i casi in cui gli agenti sono impegnati in un corpo a corpo con fermati o sospettati, fornendo un’arma diversa da quella da fuoco per colpire a distanza. Ma prendere a modello i metodi della polizia americana, travolta regolarmente da accuse di brutalità e violenza, non sembra proprio un’idea all’avanguardia. Per monitorare con precisione il suo utilizzo, la circolare che regolamenta la sperimentazione, chiarisce come una volta disinserita la sicura dell’arma, si accenderà automaticamente una camera dotata anche di visore notturno per verificarne e documentarne l’utilizzo.

fonte: https://www.fanpage.it/ci-mancava-il-taser-un-arma-pericolosa-e-dannosa-che-in-nord-america-ha-fatto-1000-morti/

Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

 

Silvestro Montanaro

 

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Silvestro Montanaro, lo scomodo giornalista d’inchiesta: VIA LA FRANCIA E LE ALTRE POTENZE NEO COLONIALI DALL’AFRICA!

Qualche giorno fa, un tribunale francese ha assolto dei soldati francesi accusati di aver abusato sessualmente di alcuni bimbi della repubblica centrafricana. I racconti dettagliati dei minori abusati per qualche spicciolo o per un tozzo di pane non sono stati ritenuti prove sufficienti.
L’ennesimo segno di cosa sia la presenza francese in Africa, il loro ” aiutiamoli a casa loro”. Arroganza, diritto all’impunità.
La Francia mantiene di fatto colonie in Africa. Controlla finanziariamente le sue ex colonie imponendo loro una moneta di rapina. Ne controlla le economie, grazie ad un odioso codicillo preteso nelle costituzioni delle indipendenze per il quale tutte le materie prime delle “ex” colonie vanno commercializzate in prima istanza con la Francia. I porti ed il traffico merci sono nelle mani del finanziere francese Bollorè. I settori economici più importanti nelle mani di imprenditori francesi. E’ impedita ogni trasformazione di queste materie prime in loco e, quindi, ogni possibilità di sviluppo. Chiunque abbia provato a ribellarsi a questo dominio assurdo è stato ucciso.
La grandeur francese, il suo essere potenza nucleare ed il suo ridicolo sedere in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si fondano sul controllo ferreo di tanti paesi africani e delle loro economie. Innanzitutto quella del Niger, primo produttore mondiale di uranio, interamente controllato dalla Francia che lo paga una miseria e lascia quel paese alla fame.
Allo stesso tempo la Francia è capofila delle nazioni europee che di fronte alla fuga di massa da questo dominio folle e sanguinario hanno scelto di blindare le loro frontiere e hanno spedito loro soldati per costringere popoli disperati a restare nei loro stati prigione.
Anche noi italiani partecipiamo a questo schifo, in cambio di chissà quali briciole. Partecipiamo di un’ingiustizia che la storia giudicherà come atrocità e dispotismo.
I nostri politici affrontano la campagna elettorale vantando queste misure inumane e facendo a gara a proporne di ulteriori. Nessuno di loro ha il coraggio di dire che l’unico modo di bloccare i flussi migratori dall’Africa è rendere finalmente giustizia all’Africa. Impedire alla Francia, e ad altri paesi, la rapina ed il saccheggio di quel continente.
Spero e prego che siano gli africani a rendersi protagonisti di questa inrinviabile operazione di giustizia e verità.
Cacciate i francesi dalle vostre terre!
Punite severamente i burattini servi che francesi ed altri, multinazionali e poteri finanziari, hanno messo al potere a casa vostra a difesa dei loro interessi.
Io, noi, saremo con voi.

FONTE

Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Sgarbi

 

 

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Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Di seguito il post di Valentina Zafarana, Portavoce del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana:

“Sgarbi mi ha definito ‘capra e ignorante’.

Per carità, è la stessa definizione che dà a qualsiasi cosa gli si dipani davanti (presumo derivi dall’abitudine di specchiarsi), e non merita alcun risentimento.

Se non fosse che Sgarbi è assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, nominato da Musumeci e voluto da nessuno.

Sì perché uno che definisce il sud ‘la parte improduttiva’ dell’Italia dubito venga accolto a braccia aperte in Sicilia.
Come assessore d’altronde non esiste.

Fisicamente e politicamente.

Non è mai in aula e in tre mesi ha prodotto ZERO DELIBERE. Solo una sequela infinita di insulti. Poi il nulla.

Per questo abbiamo presentato una mozione di censura per rimuoverlo. Lui nel frattempo annuncia le dimissioni, poi ci ripensa, poi rincara e infine rimane.

Tutto questo tra una foto in bagno e il bonifico da assessore che incassa ogni mese. 11 mila euro (al mese) per insultare i siciliani.
Musumeci assiste a tutto in silenzio.

Sussurra qualcosa ma non prende decisioni.

Rimane inerte anche davanti alla minaccia di Sgarbi di fare saltare una presunta trattativa milionaria a Selinunte da parte di investitori.
Un po’ come il ricatto di un ragazzino che, messo fuori dalla partita perché più volte ammonito, vuol portare via il pallone.

Ci vediamo in aula assessore, sempre che lei decida di affrontarci…”

Sgarbi dovrà decidere se fare il parlamentare o l’assessore perché i due incarichi sono incompatibili. Nel frattempo il critico d’arte ha fatto sapere:

“Me ne andrò quando lo consente il regolamento del Parlamento. La giunta per le elezioni dovrebbe essere convocata per la fine di marzo, a quel punto io avrò un mese per decidere se restare come assessore o andare in Parlamento e più o meno saremo al giorno del mio compleanno, l’8 maggio, che tra l’altro è il giorno in cui mi cacciò la Moratti. Sia chiaro, non rimango perché ho bisogno di questo c… di poltrona, dove non mi sono mai seduto, ma perché mi pare bello che quello che ho iniziato si porti a compimento”

Noi non sappiamo niente perchè abbiamo dei media tipo regime da terzo mondo, ma il Governo Gentiloni, ormai morto, sta raschiando il fondo del barile, approvando illegittimamente, in fretta e furia, norme e accordi a favore delle industrie amiche e a scapito nostro e dell’ambiente!

 

Governo Gentiloni

 

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Noi non sappiamo niente perchè abbiamo dei media tipo regime da terzo mondo, ma il Governo Gentiloni, ormai morto, sta raschiando il fondo del barile, approvando illegittimamente, in fretta e furia, norme e accordi a favore delle industrie amiche e a scapito nostro e dell’ambiente!

Governo: Illegittime operazioni a firma Gentiloni. Danni all’ambiente da accordi con industrie energetiche.

Gentiloni e i grandi industriali dell’energia: accordi contro l’ambiente, l’aria e la salute dei cittadini come se il mandato alla presidenza del consiglio, fosse ancora valido.

Ancora una volta in “assordante silenzio” mediatico si sta consumando l’ennesimo delitto a scapito della salute e dell’ambiente, anzi, forse proprio perché ormai sonoramente bocciato dagli elettori con le elezioni del 4 marzo,  il governo a guida Gentiloni  va “all’assalto della diligenza” e “raschia il fondo del barile”, continuando in modo del tutto illegittimo a legiferare e a fare ulteriori gravissimi danni al paese e ai suoi abitanti.

Questa volta le mani vengono messe sul nostro patrimonio boschivo e forestale che, con l’approvazione  il 16 marzo scorso, del D.Lgs riguardante le “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali “ in attuazione dell’art. 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154, noto anche come  “Testo Unico Forestale (TUF)”, viene visto solo nel suo aspetto economico di “valorizzazione energetica” per alimentare centrali a biomasse, trascurando totalmente il suo ruolo fondamentale ed insostituibile come fornitore (gratuito!) di servizi ecosistemici: purificazione dell’aria e delle acque  mantenimento dell’assetto idrogeologico e della biodiversità, contrasto ai cambiamenti climatici, solo per ricordarne i principali.

La questione è complessa e deve essere ben compresa in tuttala sua gravità, ma in poche parole  il TUF, che pure si richiama a principi di sostenibilità, si basa su presupposti incredibilmente antiscientifici come quello secondo cui i boschi morirebbero senza l’intervento costante dell’uomo e che “l’abbandono” sarebbe responsabile del loro degrado e addirittura degli incendi.

L’impostazione è pressoché esclusivamente produttivistica, utile solo al profitto immediato delle industrie del pellet e delle grandi centrali elettriche a biomasse, peraltro assai inquinanti, che oggi proliferano solo grazie agli incentivi statali senza i quali non hanno competitività di mercato e talune delle quali travolte da inchieste giudiziarie denominate “silvomafie”.

Guarda caso ai tavoli di lavoro per la stesura  del TUF di fatto si è registrata la partecipazione ampia di rappresentanti del mondo dell’industria ( specie delle filiere del legno e dell’energia “green”),  di pochissimi rappresentanti di docenti di materie forestali e completamente assente è risultata la presenza del mondo accademico esperto in ambienti naturali (botanici, zoologi, ecologi, patologi, geologi, ecc.).

Quando questo scenario ha cominciato a delinearsi in tutta la sua gravità si sono  levate vivissime  proteste che – come era logico  aspettarsi – non hanno mai raggiunto i grandi canali di comunicazione. Fra le prime voci che si sono levate va ricordata il 14 gennaio 2018 quella del Prof. Paolo Maddalena che in suo articolato documento lo ha definito. “ un decreto contro la Vita”, sottolineandone anche  i gravissimi aspetti di incostituzionalità.

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente ISDE Italia e la Rete degli Scienziati di Energia per l’Italia  con un comunicato congiunto  hanno ricordato  come nel 3° millennio l’energia deve essere innanzi tutto risparmiata ma poi  attinta dall’unica energia veramente pulita e sostenibile, il sole e che incrementare la combustione di biomasse legnose  non potrà che peggiorare la qualità dell’aria, pessima in tante aree del paese.

Già oggi in Italia la qualità dell’aria è infatti particolarmente scadente e per questo siamo sotto procedura di infrazione da parte dell’UE.

Le biomasse solide contribuiscono (dati ISPRA) per circa il 68% al PM2.5 primario, cui va attribuito una consistente quota dei 60.000 decessi prematuri che si registrano ogni anno in Italia.

Ma alla cattiva qualità dell’aria vanno ascritte, oltre alle morti premature per eventi cardiovascolari, numerose altre patologie quali alterazioni della fertilità, della gravidanza, e del periodo perinatale,  nonché numerose patologie croniche cardio-respiratorie, metaboliche e neurologiche, compreso l’Alzheimer, cancro a polmone e vescica e ricoveri per patologie acute (soprattutto negli esposti più suscettibili come bambini e anziani)

Ma poi anche  264 Accademici si sono rivolti  direttamente al Presidente Mattarella e a Gentiloni,  e così pure 224 esperti di diverse discipline ( medici, giuristi, forestali, ingegneri , urbanisti etc), ed  un centinaio associazioni, fra cui anche i Comuni Virtuosi ed il cui elenco si aggiorna di ora in ora.

Ben 23.957 cittadini nel momento in cui scrivo hanno sottoscritto e stanno continuando a farlo una petizione .

Moltissimi cittadini poi continuano a rivolgersi direttamente a Mattarella andando sul sito ufficiale del Quirinale e scongiurando il Presidente di non firmare il decreto e risparmiare una ennesima sciagura all’Italia.

Ma anche European Consumers , ITALIA NOSTRA LIPUWWFGreenpeace  hanno sollevato dissenso e  pesanti critiche.

Questi diversi soggetti hanno evidenziato,  con diverse sfumature, sulla base delle diverse competenze e sensibilità, come il decreto sia un vero e proprio attentato  alla salute e al patrimonio boschivo, ambientale e paesaggistico italiano, già messo a dura prova dai recenti atti vandalici e criminali e verosimilmente favorito dallo smantellamento del Corpo Forestale.

L’unica associazione ambientalista che si è espressa a favore del Dlgs è Legambiente, il cui presidente onorario Ermete Realacci è stato fra i suoi più accesi fautori.

Ma ben tre dei 4 onorevoli che hanno voluto il DLgs (on. Olivero, sottosegretario all’Agricoltura, on. Realacci presidente della Commissione Ambiente, on. Sani presidente della Commissione agricoltura) non sono stati rieletti alle ultime consultazioni elettorali! Come si può continuare come se dopo il 4 marzo nulla fosse successo?

E’  davvero paradossale pensare che  tutti noi paghiamo di più l’energia elettrica (l’ultimo aumento a gennaio) perché incentivi destinati a fonti rinnovabili  finiscono per incentivare fonti energetiche che di rinnovabile hanno solo il suffisso “bio” e che non solo attentano all’ambiente, calpestano la Costituzione, ma  ci  rovinano anche la salute.

Una importante occasione per mettere a fuoco i tanti aspetti  che il TUF coinvolge sarà il convegno del 6 aprile dal titolo “ Biomasse forestali ad uso energetico, aspetti ambientali, forestali, energetici, giuridici, economici, sanitari”.

Un  convegno dal taglio rigorosamente scientifico,  in cui saranno affrontati ed approfondati tutti  i risvolti che  tale pratica comporta cui auspichiamo la massima partecipazione perché ormai non sono frequenti nel nostro paese  le occasioni il cui le voci  di esperti “indipendenti”, senza alcun conflitto di interesse, possono farsi sentire.

fonte: https://www.themisemetis.com/politica/governo-illegittime-operazioni-firma-gentiloni-danni-allambiente-accordi-industrie-energetiche/1552/

Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

 

Casellati

 

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Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

Casellati – Chi è il nuovo Presidente del Senato? Berlusconiana della prima ora, fece assumere la figlia al Ministero, ideatrice e difensore delle leggi ad personam di Silvio, andava dicendo che Berlusconi era assolto, mentre era prescritto o si era abrogato i reati, contraria a unioni civili e stepchild adoption… Il peggio del peggio, insomma!

Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna a salire sullo scranno più alto di Palazzo Madama, la seconda carica dello Stato. Avvocato matrimonialista, di Rovigo, classe 1946, sposata con un collega, due figli, nonna appassionata.

Fedelissima di Berlusconi, a cui deve il suo ingresso in politica fin dalla fondazione di Forza Italia nel 1994, dove ha ricoperto vari incarichi: componente del Collegio dei probiviri, dirigente del dipartimento Sanità e vice dirigente dei Dipartimenti di Fi. Dal 2001 per un anno è vice capogruppo a Palazzo Madama e dal 2002 al 2005 vice capogruppo vicario. Tra il 2006 e il 2008 nuovamente vice presidente degli azzurri al Senato con Renato Schifani presidente.

La Casellati può vantare nel suo curriculum anche di aver fatto parte del Csm per due anni come membro laico in quota Forza Italia. «Un’esperienza che ha rappresentato un arricchimento autentico e di straordinario valore», ha detto al momento delle dimissioni giovedì scorso. Molto vicina al Cavaliere, dunque. È scesa in campo più volte a sua difesa nelle vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, anche per il caso Ruby («un’ingiustizia ad personam»). Laureata in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, la Casellati è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova.

Nel governo ha ricoperto i ruoli di sottosegretario alla Salute e alla Giustizia in tre legislature. Eletta in Veneto, molto attiva sul territorio, ha creato, quando era sottosegretario alla Salute, un suo angolo nel mercato di Padova, con tanto di banchetto per un rapporto diretto con i cittadini. E il suo impegno si è profuso anche a varie riprese nella difesa dei diritti delle donne, dalle quote rosa alla legge sullo stalking. È favorevole alla riapertura delle case chiuse, convinta del fallimento della legge Merlin.

Tra i suoi assistiti ci sono il calciatore Stefano Bettarini, ex marito di Simona Ventura, e il registra Gabriele Muccino. La prima figlia, Ludovica, lavora nella galassia delle aziende di Berlusconi, mentre il fratello Alvise ha seguito le orme dei genitori, laureandosi in legge. Ha esercitato la professione a New York, ma poi ha deciso di seguire la sua grande passione: ora è un apprezzato direttore d’orchestra. Curata nell’aspetto, ma senza esagerare. Avrebbe detto che non potrebbe mai uscire senza eyeliner, di detestare le unghie lunghe e le bocche colorate. ‘Ma gli occhi devono essere sempre truccati’.

Qualche spunto:

Corriere della Sera – 31.07.2004: Il sottosegretario assume la figlia al ministero

Notizie Vip 12.04.2011: Travaglio la Casellati la figlia al Ministero e la Gruber, video.

 

Razzisti, xenofobi, ignoranti, opportunisti, ladri, ipocriti… Ma si permettono di proporre la “messa al bando dell’ideologia comunista”… Cari leghisti, ve lo dico con tutto il cuore: andate a cagare…!

 

leghisti

 

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Razzisti, xenofobi, ignoranti, opportunisti, ladri, ipocriti… Ma si permettono di proporre la “messa al bando dell’ideologia comunista”… Cari leghisti, ve lo dico con tutto il cuore: andate a cagare…!

 

La Lega ci riprova. Mozione anticomunista a Padova tra ignoranza storica e opportunismo politico

Dopo Soragna la Lega ci riprova. Una mozione per la messa al bando dell’ideologia comunista è stata avanzata e depositata al Comune di Padova da Alain Luciani, consigliere comunale della Lega Nord. 

Nel testo della mozione, dopo aver tentato di farla passare ipocritamente per un atto che si inserisce nelle «iniziative per la Pace, la Democrazia e la condanna di tutti gli Estremismi», l’estensore si spaccia per “storico” e sputa la solita sentenza: «il Partito Comunista ha cagionato la morte di oltre cento milioni di persone sotto il simbolo Falce e Martello».  

L’accusa è semplicemente ridicola, ma purtroppo – come diceva Goebbels – una bugia ripetuta più e più volte, diventa una verità. Ribadiamo che questa accusa – che tra l’altro contrasta con gli impetuosi incrementi demografici che hanno caratterizzato tutti i paesi socialisti, in primis l’URSS dall’epoca della sua fondazione fino al suo scioglimento – non è mai stata provata ed è stata avanzata da un testo di assai dubbia validità dal punto di vista della documentazione. Due soli esempi. Si dice che il comunismo in URSS ha provocato 20 milioni di morti. Facciamo presente che, mentre i 20/25 milioni di morti provocati dall’invasione nazista del 1941-45, sono ben documentati dalle tabelle demografiche, così come i milioni di morti provocati dalla prima guerra mondiale, nelle stesse tabelle non si ha traccia di questi fantomatici milioni, che avrebbero dovuto invece lasciare un segno molto profondo. La carestia russa del periodo del 1921-23 viene inoltre attribuita al “comunismo” e non alla guerra di aggressione imperialista che la Russia rivoluzionaria dovette subire. L’elenco dovrebbe continuare, smantellando uno ad uno tutte le volgari imposture di questo ignobile testo, ma non è questa la sede. 

Mancano stranamente invece elencati i crimini dovuti al crollo del comunismo. Per quanto la storia finale dell’URSS non abbia brillato per tensione rivoluzionaria e i sintomi della corruzione interna del sistema fossero presenti, il tenore di vita del cittadino sovietico andò sempre aumentando, anche durante il periodo brezneviano, che in modo poco scientifico è stato definito il periodo della “stagnazione”. Invece il tracollo degli indici della produzione sovietica e il tenore di vita della maggior parte dei cittadini iniziarono con le “riforme” di Gorbacev e poi con la dissoluzione dell’URSS. In particolare la vita media si abbassò rapidamente di circa dieci anni, proprio perché le persone più deboli (anziani, malati, lavoratori a basso reddito) non avevano di che sfamarsi e di che curarsi, a causa della distruzione della sanità pubblica, il crollo dei salari e delle pensioni, la privatizzazione selvaggia di tutti i servizi. 

Tornando alla mozione leghista, si prosegue ancora dicendo che «… ancora oggi il Partito Comunista in molti paesi del Mondo è sinonimo di feroci dittature o deboli democrazie, tra le più note: Corea del Nord e Venezuela». Che dire? Il Venezuela non è una “dittatura”, si vota ogni anno (se questa è la cartina di tornasole) e talvolta il partito socialista al governo (il partito comunista non è nemmeno al governo) è andato sotto. In ogni caso, prova della scarsa coerenza della mozione è il termine «deboli democrazie», che ci chiediamo cosa ciò possa significare? Un paese in cui le votazioni sono condizionate dal ricatto e dalla corruzione diffusa, dall’intromissione e dalla costante manipolazione di agenzie nazionali ed estere? Che paese viene in mente a queste parole?

Quanto alla Repubblica Popolare Democratica di Corea, possiamo solo invitare i lettori che ne hanno la possibilità a fare un viaggio in quel paese per rendersi conto della realtà, se è il regno del terrore o un sistema che vuole e persegue testardamente la pace e la prosperità. Vari report di viaggiatori indipendenti riportano una realtà ben diversa da quella favoleggiata nella mozione. Certo è indiscutibile però che la Corea del Nord oggi è un paese in sviluppo e moderatamente prospero, e non è ridotto ad un cumulo di macerie fumanti come la Libia o la Siria, grazie alla politica di autodifesa messa in atto da sempre dai suoi dirigenti contro le aggressioni dell’imperialismo USA e dei suoi alleati. I recenti colloqui diretti tra i rappresentanti delle due parti della nazione fanno ben sperare. 

Nel commento alla sua iniziativa il rappresentante leghista commette lo scivolone tipico anche di molti storici, nominando il cosiddetto “totalitarismo”, cappello sotto cui si annovera tutto ciò che non è il sistema liberalista. Per cui i regimi fascisti e nazisti, che sottomettevano l’economia agli interessi dei monopoli nazionali, distruggendo col terrorismo le organizzazioni operaie, macchiandosi dei peggiori crimini razzisti e infine gettandosi nella peggiore guerra di aggressione imperialista … vengono assimilati a sistemi politici socialisti, basati sull’esproprio dei monopoli privati e lo sviluppo culturale e politico dei lavoratori; che si sono difesi dall’aggressione imperialista e ne hanno costituito un argine invalicabile (e ci siamo resi conto di quanto fosse importante l’azione antimperialista dei paesi socialisti, quando essa è cessata!); che hanno costituito nei propri confini oasi di pace e fratellanza per tutte le etnie (si pensi al ruolo estremamente attivo che hanno sempre avuto gli ebrei in Unione sovietica, nel campo politico, artistico e culturale in generale; si pensi alla soluzione del problema delle etnie Rom in Ungheria o in Romania, problemi riesplosi solo dopo il crollo del socialismo, ecc.); che hanno salvato l’umanità dal mostro nazista, fascista e dal militarismo giapponese… 

Ma probabilmente non è il terreno storico che interessa, quanto la politica odierna. Oggi viene classificato come “totalitarista” qualunque sistema che non sia la dittatura del capitalismo monopolistico internazionale, in particolare filoamericano. In quel paese le agenzie di sovversione internazionale possono scorrazzare impunemente? NO? Regime totalitarista. La banca centrale è sottomessa ai diktat della finanza internazionale? NO? Regime totalitarista. E così via. 

Questo nuovo tentativo, impregnato di ignoranza storica, mostra anche l’opportunismo politico di un partito reazionario come la Lega che al di là delle parole della campagna elettorale, criminalizzando ogni idea alternativa al capitalismo e attaccando le forze politiche che si battono dalla parte dei lavoratori, si propone nei fatti per un nuovo governo al servizio del grande capitale dimostrando il profondo legame tra anticomunismo e imposizione di misure e leggi antipopolari in continuità col PD. Per tutte queste ragioni la risposta del Partito Comunista nel Veneto non si è fatta attendere con un comunicato in cui si rivendica che «l’ideologia comunista e il PCI in Italia hanno fatto avanzare e di molto le rivendicazioni della classe operaia». Ricordando tutte le «conquiste che senza l’indispensabile apporto dei comunisti non si sarebbero mai potute ottenere» e che «nonostante i tentativi di smantellamento degli ultimi decenni, sono patrimonio del proletariato», i comunisti veneti affermano che «non è dunque un caso che, dopo l’eliminazione di tutti quei risultati storici conseguiti dai comunisti nel secolo scorso, l’interesse sia rivolto adesso al mezzo a cui i lavoratori possono ancora rivolgersi per lottare, il Partito». «Proposte del genere vengono fuori quando si vuole stroncare sul nascere la possibilità che riemerge nuovamente una nuova coscienza di classe. Il capitale ha paura», conclude il comunicato chiamando «i lavoratori a non lasciarsi intimidire da questi pallidi tentativi di piegare i nostri diritti ai loro interessi».

Il Jobs Act ha ucciso il lavoro stabile. I numeri

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Il Jobs Act ha ucciso il lavoro stabile. I numeri

I dati del nuovo rapporto sulla qualità del lavoro della Fondazione Giuseppe di Vittorio, Fdv Cgil

Per il Jobs Act, la riforma del lavoro divenuta uno dei cavalli di battaglia dell’esperienza governativa di Matteo Renzi, è tempo di bilanci. Dopo i numeri dell’Istat negli scorsi mesi, ecco il rapporto sulla qualità del lavoro della Fondazione Giuseppe di Vittorio, Fdv Cgil, che sottolinea fra l’altro come gli ultimi quattro anni, dall’inizio del 2014 alla fine del 2017, abbiano visto una crescita dell’occupazione, ma solo un recupero parziale delle ore lavorate. Per le politiche del lavoro in Italia c’è ancora tanto da fare.

“Questo – si legge nello studio – è strettamente collegato al carattere dell’occupazione: a dispetto dei proclami che hanno accompagnato il Jobs Act e l’introduzione del contratto a tutele crescenti, infatti, dal 2015 al 2017 il numero di assunzioni a tempo indeterminato è crollato dai 2 milioni del 2015 (anno dell’esonero contributivo per 36 mesi), ad 1 milione 176mila del 2017 (-41,5%) a fronte di un notevole incremento delle assunzioni a termine (da 3 milioni 463mila del 2015 a 4 milioni 812mila del 2017, pari a +38,9%). La variazione netta totale (attivazioni-cessazioni) nei 12 mesi (gennaio-dicembre) del numero di rapporti di lavoro a tempo indeterminato è passata così da +887mila del 2015 a -117mila del 2017; contestualmente, la variazione netta dei rapporti a termine, negativa nel 2015 (-216mila) è tornata positiva nel 2016 (+248mila) ed è arrivata nel 2017 a +537mila”.

Nel rapporto si rileva come il rapporto a termine non sia, “nella grandissima maggioranza dei casi, una scelta del lavoratore, ma una soluzione imposta”. La nuova occupazione a termine, peraltro, è sempre più part-time. Circa la metà dell’incremento delle assunzioni a termine registrato tra il 2015 e il 2017 (+1 milione 349mila), infatti, è imputabile a rapporti a tempo parziale (+689mila): nel 2015 le assunzioni con contratti a termine part-time sono state 1 milione 248mila e nel 2017 sono salite a 1 milione 937mila (+55,2%).

IL LAVORO NELL’AREA DI DISAGIO – L’area del disagio – quell’area costituita dagli occupati in età compresa tra 15 e 64 anni che svolgono un’attività di carattere temporaneo (dipendenti o collaboratori) perché non hanno trovato un’occupazione stabile (temporanei involontari), oppure sono impegnati a tempo parziale (anche autonomi) perché non hanno trovato un’occupazione a tempo pieno (part-time involontari) – continua a crescere e conta nei primi nove mesi del 2017 il numero record di 4 milioni e 571mila persone (di cui 2 milioni 784mila temporanei involontari e 1 milione 787mila part-time involontari). Rispetto ai primi nove mesi del 2013, nell’arco degli ultimi 4 anni, l’aumento dell’area è stimato nell’ordine di +465mila persone, pari a +10,2%.

ORE LAVORATE – Il numero di ore lavorate, rispetto al primo trimestre 2008, risulta ancora nettamente sotto il picco pre-crisi (-5,8%) pari a 667 milioni di ore lavorate in meno, come anche il numero di unità di lavoro (-4,7%), pari a quasi 1,2 milioni di Ula in meno rispetto al primo trimestre 2008 e occupati -1,2%.

Il tasso di occupazione, che risente anche del contestuale aumento della popolazione in età lavorativa, si attesta nel quarto trimestre 2017 al 58,1%, sette decimi di punto sotto il livello raggiunto nella prima metà del 2008. Ma nonostante il recupero in termini di occupati, la quantità di lavoro – espressa in termini di ore lavorate e di unità di lavoro a tempo pieno – è nettamente inferiore al livello pre-crisi.

Di Qui Finanza – in collaborazione con Adnkronos

Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

 

Michela Murgia

 

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Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice Michela Murgia giovedì 23 a Lucca spiegherà il suo decalogo per riconoscere l’ultradestra e smascherare il populismodi Flavia Piccinni

Michela Murgia non è solo una scrittrice di successo e una conduttrice televisiva. Non è solo in giro per i teatri italiani con lo spettacolo sold out “Quasi Grazia” scritto da Marcello Fois, che racconta la storia di Grazia Deledda («il teatro mi attrae solo per la misura di mettere in scena i miei testi, ma in questo caso salire sul palcoscenico aveva un senso profondo»). È anche, forse soprattutto, un’attivista e un’intellettuale che si interroga sul tempo. Per questo giovedì sarà a Lucca, al Teatro San Girolamo, per l’incontro (alle 17,30) “Sempre fascismo è”, cui seguirà (alle 21) il monologo teatrale dell’attore Marco Brinzi “Autobiografia di un picchiatore fascista”. Il tema del suo incontro è di straordinaria attualità. Come dimostra anche la vittoria del movimento di estrema destra Casaggì alle elezioni studentesche della provincia di Firenze, dopo quelle di Prato e Pistoia.

È forse un segnale?

«In politica non esiste il vuoto: se c’è un varco, questo viene riempito. Da quando i soggetti politici strutturati sono assenti, nelle scuole e nella società, a prendere il loro posto sono forze alternative. Questi ragazzi spesso non sono fascisti, ma vengono strumentalizzati. Non hanno un’alternativa. Sono vittime della mancanza di contro-narrazioni. Il fascismo da storytelling diventa propaganda».

E conquista consenso. Anche in Toscana.

«Nella mia testa la Toscana è rossa, anche se la Lega qui ha preso molti voti. In questo caso però non si tratta di essere rossi, bianchi o neri. Il discorso è la predisposizione al populismo, che è la fase prima del fascismo. Il populismo agisce direttamente sui sentimenti delle persone. Se in una stanza hai venti individui, non potranno pensarla nello stesso modo. Il populismo però trova il modo di metterli d’accordo sfruttando il loro minimo comune denominatore che spesso parla alla pancia. Per questo nessuno è al sicuro».

Da cosa?

«Dai meccanismi propri di questo fascismo dilagante. Dentro un vuoto di valori è possibile qualunque radicalizzazione. Il neofascismo per un italiano, l’Isis per un ragazzo di etnia diversa. Le ultime elezioni comunali a Lucca hanno rivelato il crescente consenso di CasaPound. Lucca è un prodromo. La spia di una situazione che sta degenerando. Il problema però non è il fascismo, ma il fascismo nel momento in cui inizia a organizzarsi. Per anni si è creduto che il fascismo fosse un’idea, invece è un metodo. Un metodo che si deve imparare a interpretare».

E lo racconterà proprio a Lucca.

«Non è stata una scelta casuale. L’indifferenza di tante persone mi fa pensare che in troppi abbiano perso le competenze civili necessarie per interpretare il presente. Ma se il fascismo tornasse, e sta tornando, come lo riconosceremmo?».

Lei ha stilato dieci fattori indicativi su cui riflettere.

«Dieci marcatori in grado di evidenziare come il fascismo si manifesti anche in luoghi, e in momenti, inaspettati. La verticizzazione della figura del capo è uno degli elementi principali. Ma ha il suo rilievo anche la costruzione di un nemico che non è mai l’avversario politico, e non ha un nome specifico. Anzi viene riconosciuto in una categoria generica. E poi c’è la banalizzazione della complessità».

Che cosa significa?

«Partendo dal fatto che il linguaggio dei politici strutturati è incomprensibile, e sembra voler allontanare le persone, il populista parla come mangia o, almeno, si presenta così. In questo modo intercetta gli umori del popolo. Storicamente la semplificazione è necessaria, ma la banalizzazione è dannosissima perché tradisce la complessità, e la traduce in slogan. E così si arriva ai paradossi: siccome quello che dice Salvini si capisce, si pensa che sia il cuore delle cose. Ma Salvini non è un semplificatore, è un banalizzatore che a una domanda giusta, dà una risposta semplice ma sbagliata. Si appropria di una categoria del linguaggio fascista. Ciascuna voce, dunque anche questa, se considerata in modo singolo non è fascismo. Ma quando uno comincia a contare cinque indicatori di allarme, qualche domanda dovrebbe cominciare a farsela».

In politica chi fa suonare più campanelli?

«Il populismo è una strada facile. La complessità aiuta a costruire il consenso nel lungo periodo, ma è più semplice agire su una paura istintiva per prendere il voto sul momento. Per un politico che non ha una visione da statista, non conta nient’altro. Nelle sezioni storicamente si costruiscono i consensi della base. Bisognerebbe forse domandarsi per quale motivo Forza Italia non ne avesse bisogno».

Oggi qual è la cosa che la spaventa di più?

«Siamo diventati un popolo di razzisti. Ma la cosa più spaventosa è la facilità con cui le persone cedono la responsabilità di se stessi a un altro. Questo spesso produce una rinuncia alla partecipazione politica e al coinvolgimento. Basta una sola generazione per perdere i valori democratici. La manutenzione della democrazia, soprattutto per un Paese dove questa è giovane come in Italia, è la

cosa più complicata».

Chi dovrebbe farla questa manutenzione?

«Le istituzioni nel senso civile. La scuola. Noi. La resistenza non si fa sui monti, ma comincia per le strade, nei teatri, nelle scuole, nelle case e nelle teste».

tratto da: http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2017/11/19/news/i-fascisti-li-riconosci-dal-modo-con-cui-banalizzano-la-realta-1.16139993