Paolo Barnard: “Il nazismo non è morto, si è solo modernizzato”. Ieri con le camere a gas, oggi con la finanza…

 

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Paolo Barnard: “Il nazismo non è morto, si è solo modernizzato”. Ieri con le camere a gas, oggi con la finanza…

 

MA ANCORA NON AVETE CAPITO COME SI E’ RICICLATO HITLER IN UE?

Ma possibile che dopo 6 anni che il Prof. Alain Parguez, il prof. Adam Tooze, io e altri ve lo diciamo, voi non avete ancora capito? Il Nazismo non è affatto morto, si è solo modernizzato. Ma quante dimostrazioni volete per convincervi?

Leggete i dati più sotto di Agence France Press, per convincervi. Ma prima una spiegazione.

La volontà di potere, distortamente estratta da Friedrich Nietzsche, della Germania è un mostro vivo sui fumi di Auschwitz. Ma no, nonostante le fiumane di prove della crudeltà sociale dei governi tedeschi oggi, nel loro tentativo di devastare centinaia di milioni, no, voi non volete accettarlo.

Sapete tutti cosa hanno fatto alla Grecia. E per chi non lo sa, il paradigma è semplice: negli anni ’90 la Grecia doveva comprare a debito il maggior numero di prodotti tedeschi possibili, per alimentare assieme ad altri Paesi il primato export di Berlino. Poi, quando è stata introdotta la moneta unica euro, la Germania ha incolpato la Grecia (e altri) di aver… speso TROPPO! Ma dai! Che figli di troia sti germanici eh?

Oggi, su queste basi, stanno veramente massacrando un popolo, i greci, per estrargli ancora più sangue. Per vederli morire con urla ancora maggiori, come ad esempio quando la maggior rivista scientifica del mondo, il The Lancet, ci dice che la mortalità dei bambini greci è aumentata del 40%, BAMBINI MORTI CAZZO!, e le infezioni da Aids sono aumentate del 3018% in Grecia a causa della mancanza di siringhe. Ok?

Ora emerge uno studio fin banale, nel senso che era visibile dalla luna, che ci dice che la Germania è il maggior beneficiario europeo della crisi greca. Cioè:

ORA NON SOLO I NEONAZISTI DI BERLINO STANNO FINENDO A MORTE I GRECI, MA CI HANNO GUADAGNATO SOPRA MOLTO DI PIU’ DI QUELLO CHE SBANDIERANO DI AVER PERSO.

Agence France Press ha fatto due conti: La Germania, usando lo spauracchio dell’ipotetica crisi europea causata dalla Grecia, ha goduto di un flusso d’investitori che si sono rifugiati nei Titoli tedeschi per un guadagno di 100 miliardi di euro, mentre la Germania stessa è creditrice dalla Grecia di solo 56 miliardi di euro. Capito? AVETE CA-PI-TO? Usando la Grecia che muore, Berlino ha guadagnato 100, e la Grecia gli deve 56.

Lo studio di Agence France Press ci dice che “Ciò che Berlino ha guadagnato dalla crisi greca, eccede ciò che ci perderebbe di un margine enorme anche se la Grecia facesse fallimento (default)”.

Ma perché?, ma perché? vi rifiutate di capire come funziona il Vero Potere? Il Nazismo si è riciclato, ha capito che le camere a gas sono strumenti medievali, e ha imbracciato la finanza. Continuo a sostenere che la Germania va commissariata dall’Onu, il suo governo va smembrato, e i tedeschi vanno condannati da tribunali internazionali a lavorare per un secolo per riparare i danni fatti in 3 guerre: la I Guerra Mondiale, la II Guerra, e questa finale finanziaria.

Paolo Barnard

 

 

fonte: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=1264

Salvini: “Mussolini fece tante cose buone” …Caro Matteo, rinfrescati la memoria con le “tue” cose buone… Ecco le leggi razziali…!

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Salvini: “Mussolini fece tante cose buone” …Caro Matteo, rinfrescati la memoria con le “tue” cose buone… Ecco le leggi razziali…!

Salvini: “Mussolini fece tante cose, introdusse le pensioni e bonificò le paludi”

Nel corso di un’intervista concessa a Radio Capital, Matteo Salvini, rispondendo a una domanda sul fascismo, ha dichiarato: “Mussolini ha fatto tante cose, ha bonificato le paludi. Che nel periodo del fascismo Mussolini abbia costruito tante cose, che sia stato introdotto il sistema delle pensioni è un’evidenza. Poi, evidentemente, ci sono state le leggi razziali, che sono state quanto di più folle, ma preferisco la democrazia alla dittatura. Odio le dittature di qualunque segno”.

Dal sito dell’Ampi:

1938 – Le leggi razziali del fascismo

Il razzismo fascista non “fu all’acqua di rose”. le leggi razziali del fascismo furono una vergogna e una infamia imperdonabile. Quelle leggi, infatti, portarono alla morte migliaia di ebrei e provocarono sofferenze indicibili, paura, terrore, angoscia e miseria.

Le leggi razziali furono emanate nel 1938: esattamente il 14 luglio con la pubblicazione del famoso “Manifesto del razzismo italiano” poi trasformato in decreto, il 15 novembre dello stesso anno, con tanto di firma di Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d’Italia e imperatore d’Etiopia “per grazia di Dio e per volontà della nazione” .

Il 25 luglio, il ministro della cultura popolare Dino Alfieri e il segretario del partito fascista Achille Starace si erano premurati di ricevere “un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane che avevano, sotto l’egida del ministero della cultura popolare, redatto il manifesto che gettava le basi del razzismo fascista”.

Con il manifesto e con le leggi successive, agli ebrei venne proibito, tra l’altro, di prestare servizio militare, esercitare l’ufficio di tutore, essere proprietari di aziende, essere proprietari di terreni e di fabbricati, avere domestici “ariani”. Gli ebrei venivano anche licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dagli enti parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall’insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei non potevano più essere accolti nelle scuole statali.

Insomma una vera e propria tragedia per migliaia di persone, magari con alle spalle anni ed anni di onoratissimo lavoro o carriera. Le colpe del regime di Mussolini furono gravissime, ma la tendenza generale è, ancora oggi, quella di addossare tutto alla “follia” nazista.

Ed ecco, il 5 agosto del 1938, comparire nelle edicole e nelle librerie, il primo numero del giornale “La difesa della Razza” diretto da Telesio Interlandi. Interlandi era un giornalista e uno scrittore sulla cresta dell’onda che già dirigeva, su richiesta di Mussolini, il quotidiano “Il Tevere”.

Gli scritti di Interlandi, comunque colto e preparato, erano già di un razzismo ripugnante.

Con “La difesa della Razza” la politica del regime nei confronti degli ebrei diventa metodica e, per così dire, “scientifica” e pianificata.

La rivista, fu il prodotto giornalistico più vergognoso e infame del fascismo.

Il primo numero è pieno di vergognose scempiaggini, stupidità, sciocchezze e idiozie teoriche sulle quali si reggeva la politica antiebraica fascista che non faceva altro che scimmiottare quella nazista.

In base a quelle cosiddette teorie (quasi sempre penose, false perfino ridicole) migliaia di ebrei italiani furono perseguitati, umiliati, messi alla fame, arrestati e poi spediti nei campi di sterminio.

il primo numero del giornale “La difesa della Razza”

Il senso della copertina è chiaro: la spada del fascismo che divide il bel profilo dell’italico antico romano dalle altre razze spurie e animalesche.

Manifesto redatto da un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, sotto l’egida del ministero della cultura popolare, che gettava le basi del razzismo fascista”.

Ecco i 10 punti:

1.  LE RAZZE UMANE ESISTONO. – La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica. materiale. percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse. quasi sempre imponenti. di milioni di uomini. simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori. ma soltanto che esistono razze umane differenti.

2.  ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. – Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori. che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei. i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze,la esistenza delle quali è una verità evidente.

3. IL CONCETTO DI RAZZA E’ CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso è quindi basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni sto­riche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc .. non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è di­versa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti che da tempo molto antico costituiscono i di,versi popoli sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine. che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.

4. LA POPOLAZIONE DELL’ITALIA ATTUALE E’ DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTA’ E’ ARIANA. – Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.

5. E’ UNA LEGGENDA L’APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. – Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisonomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variatanotevolmente in tempi anche moderni,per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa; i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimon­tano quindi nell’ assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da un millennio.

6.  ESISTE ORMAI UNA PURA “RAZZA ITALIANA“. – Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico·linguistico di popolo e di nazione, ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.

7. E’ TEMPO CHE GLI ITAILANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. – Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza.

La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose.

La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indrizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie·del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani. un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per, i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra europee, questo vuol dire elevare l’Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.

8. E’ NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE TRA I MEDITERRANEI D’EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL’ALTRA. – Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili. ‘

9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. – Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia.

Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.

10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un corpo comune e differiscono solo per alcuni caratteri. mentre sono uguali per moltissimi altri.

Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

Caro Matteo, ecco le tue cose buone…

REGIO DECRETO LEGGE
5 settembre 1938 – XVI, n. 1390

Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista

VITTORIO EMANUELE
III PER GRAZIA DI DIO E PER LA VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA IMPERATORE D’ETIOPIA

Visto l’art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n.100;

Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana;
Udito il Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per l’educazione nazionale, di concerto con quello per le finanze;

Abbiamo decretato e decretiamo;

Art. 1. All’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; nè potranno essere ammesse all’assistentato universitario, né al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza.

Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.

Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal servizio; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i presidi e direttori delle scuole anzidette, gli aiuti e assistenti universitari,il personale di vigilanza delle scuole elementari. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica saranno sospesi dall’esercizio della libera docenza.

Art. 4. I membri di razza ebraica delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti, cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16 ottobre 1938-XVI.

Art. 5. In deroga al precedente art. 2 potranno in via transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari studenti di razza ebraica, già iscritti a istituti di istruzione superiore nei passati anni accademici.

Art. 6. Agli effetti del presente decreto-legge è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da quella ebraica.

Art. 7. Il presente decreto-legge, che entrerà in vigore alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno, sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in legge. Il Ministro per l’educazione nazionale è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge.

Ordiniamo

che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a San Rossore, addì 5 settembre 1938 – Anno XVI

Vittorio Emanuele,

Mussolini, Di Revel, Ciano, Solmi, Lantini

 

Trattativa, i Pm: “Nel ’94 Cosa Nostra appoggiò Forza Italia. Tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi rapporto paritario” …Ma ora non fatevi distrarre: Di Maio ha sbagliato un altro congiuntivo!

 

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Trattativa, i Pm: “Nel ’94 Cosa Nostra appoggiò Forza Italia. Tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi rapporto paritario” …Ma ora non fatevi distrarre: Di Maio ha sbagliato un altro congiuntivo!

 

Trattativa, i pm: “Nel ’94 Cosa nostra appoggiò Forza Italia. Tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi rapporto paritario”

All’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la pubblica accusa è arrivata al punto clou della requisitoria del processo sul patto segreto tra pezzi delle Istituzioni e boss mafiosi: la fine dell’escalation di terrore che ha sconvolto l’Italia tra il 1992 e il 1993. E quindi la nascita della Seconda Repubblica. “Nel 1993 l’ex senatore è reso disponibile a veicolare il messaggio intimidatorio dei mafiosi, cioè fermare le bombe in cambio di norme per l’attenuazione del regime carcerario. Ciò è avvenuto quando si è insediato il primo governo di centrodestra”

Il rapporto tra Marcello Dell’UtriSilvio Berlusconi e Cosa nostra, definito dalla corte di cassazione come “paritario“. La nascita di Sicilia Libera e l’intenzione dei boss di entrare direttamente in politica. Il cambio di cavallo dei padrini che puntano tutto sulla neonata Forza Italia. E quindi il patto siglato dai boss alla fine del 1993 con l’ex senatore: le stragi si interrompono, tra Stato mafia torna la pace. È un punto di svolta quello ripercorso nell’udienza numero 209 del processo sulla Trattativa tra pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra. All’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la pubblica accusa è arrivata al punto clou della requisitoria: la fine dell’escalation di terrore che ha sconvolto l’Italia tra il 1992 e il 1993. E quindi la nascita della Seconda Repubblica.

Un passaggio avvenuto per un motivo particolare. Quale? “Alla fine del 1993 Marcello Dell’Utri si è reso disponibile a veicolare il messaggio intimidatorio per conto di Cosa nostra, cioè fermare le bombe in cambio di norme per l’attenuazione del regime carcerario. Ciò è avvenuto quando un nuovo governo si era appena formato, nel marzo del 1994, con la nomina di Silvio Berlusconialla carica di presidente del consiglio”, ha detto il pm Francesco Del Bene, che rappresenta la pubblica accusa insieme a Nino Di MatteoRoberto Tartaglia e Vittorio Teresi.  Per i pm Dell’Utri – imputato per minaccia a corpo politico dello Stato insieme agli altre sei persone (per Nicola Mancino l’accusa è di falsa testimonianza, per Massimo Ciancimino concorso esterno a Cosa nostra) “aveva un potere ricattatorio su Berlusconi per effetto dei rapporti pregressi“.

Gli anni ’70 e lo stalliere, i soldi della droga – Quali rapporti? Per delinearli i pm partono da lontano. E citano la sentenza definitiva che ha condannato Dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno. “I giudici hanno scritto – ha detto Del Bene citando le motivazioni del verdetto – che fin dagli anni Settanta Marcello Dell’Utri intratteneva un rapporto paritariocon esponenti di Cosa nostra”. Contatti che per i pm “sono proseguiti anche dopo la scomparsa dei boss Mimmo Teresi e Stefano Bontate, suoi iniziali interlocutori, uccisi dai corleonesi di Totò Riina”. Nella requisitoria ha dunque fatto la sua comparsa Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova assunto da Berlusconi e Dell’Utri come stalliere nella villa di Arcore nel 1974. “La presenza di Vittorio Mangano ad Arcore, mafioso del mandamento di Porta Nuova, per il tramite di Dell’Utri, rappresenta la convergenza di interessi tra Berlusconi e Cosa nostra”, dicono i pm, che durante una delle udienze del processo hanno ascoltato anche la deposizione del pentito Gaetano Grado. “Negli anni Settanta – aveva detto il collaboratore di giustizia l’11 giugno del 2015 – portava fiumi di miliardi da Palermo a Milano. Erano soldi del traffico di droga di Cosa nostra che Mangano consegnava a Dell’Utri, poi Dell’Utri li consegnava a Berlusconi che li investiva nelle sue società, mi pare anche per Milano due. La mafia ha bisogno di investire. Siccome i soldi della droga erano talmente tanti che non si sapeva più quanti fossero, Mangano esportava fiumi di denaro su a Milano”.

L’intimidazione: gli attentati alla Standa- Il sostituto procuratore ha poi ricordato gli attentati alla Standa di Catania, che all’epoca era di proprietà di Silvio Berlusconi. Secondo l’accusa gli attentati intimidatori sarebbero cessati solo dopo un accordo tra Cosa nostra e Berlusconi, “attraverso l’intermediazione di Dell’Utri”. Già in una delle scorse udienze, il pm Roberto Tartaglia aveva spiegato. “I boss puntarono all’intimidazione, per poi raggiungere il patto”, disse il magistrato riferendosi proprio gli attentati alla Standa: “Il pentito Malvagna ci ha raccontato che scese un alto dirigente Fininvest per risolvere la questione”. Chi era quell’alto dirigente? “Era Dell’Utri”, ha detto un altro pentito, Maurizio Avola, riferendo di un incontro tra l’ex senatore e il capomafia Nitto Santapaola.

Il rapporto paritario e i Graviano- “La Cassazione  ci dice che tra Cosa nostra e Berlusconi e Dell’Utri il rapporto era paritario. Dell’Utri era un nuovo autorevole interlocutore del dialogo con Cosa nostra”,  ha continuato il magistrato che poi ha citato le dichiarazioni del pentito Tullio Cannella. “Gli agganci potenti con esponenti politici – aveva detto il collaboratore di giustizia – li avevano i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, boss del mandamento di Brancaccio a Palermo. Erano loro che si occupavano di politica per risolvere e i problemi di Cosa nostra, come la legislazione sui collaboratori di giustizia”. Dichiarazioni che i pm collegano a quelle di Gaspare Spatuzza sulle confidenze ricevute nell’autunno del 1993 da Giuseppe Graviano: “C’è in piedi una situazione che, se andrà a buon fine, ci permetterà di avere tutti i benefici, anche per il carcere”. “Il collaboratore Cannella ha riferito anche che 15 giorni prima della scadenza per la presentazione delle liste elettorali per le politiche del 1994 – ha aggiuntoDel Bene – si rivolse a Leoluca Bagarella per avere la possibilità di inserire un candidato del suo movimento Sicilia Libera nel Polo delle Libertà. Bagarella gli disse che lo avrebbe messo in grado contattare un soggetto per l’inserimento di un candidato per il Pdl. La persona che avrebbe incontrato era Vittorio Mangano“.

Così la mafia votò Forza Italia – Sicilia Libera è il movimento creato su input dello stesso Bagarella, al vertice dei corleonesi nel 1993 dopo l’arresto del cognato Totò Riina.  “Il movimento Sicilia Libera ha in sé tutti i protagonisti del reato di attentato a corpo politico dello Stato che contestiamo agli imputati di questo processo. Cosa nostra ha l’esigenza di interloquire direttamente con le istituzioni e Bagarella tenta di farlo con questo movimento politico nel cui statuto vengono inseriti i punti che tanto stanno a cuore alla mafia, tra cui la giustizia e provvedimenti sul mondo carcerario“. Poi, però, succede qualcosa. Succede che alla fine del 1993 lo stesso Bagarella “sa della discesa in campo di Silvio Berlusconi per le politiche del 1994 e decide dirottare il suo sostegno a Forza Italia, e di fatto decide di dare sostegno a Marcello Dell’Utri attraverso i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Così, lascia perdere il Sicilia Libera che aveva fondato e di fatto confluisce in Forza Italia”.

Quello che disse Cancemi – Per la verità, però, a parlare di Berlusconi e Dell’Utri come possibile soluzione ai problemi di Cosa nostra era stato lo stesso Riina già nel giugno del 1992, quando la nascita di Forza Italia era ancora alle primissime battute. A sostenerlo – lo ha ricordato nelle scorse udienze il pm Di Matteo – era stato il pentito Salvatore Cancemi. Nel corso della riunione del giugno ’92, “Riina si prese la responsabilità di eliminare Paolo Borsellino“. Nella stessa circostanza aggiunse che “andava coltivato il rapporto con Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri“.  “Non è un racconto del relato ma proviene dalla voce di un autorevole capomafia”, aveva detto Di Matteo. Le dichiarazioni di Cancemi, secondo l’accusa, riscontrano quanto detto in carcere da Giuseppe Graviano. Intercettazioni che hanno fatto riaprire le indagini su Berlusconi e Dell’Utri come mandanti delle stragi e che sono state al centro di un acceso dibattito processuale tra accusa e difesa.

L’opinione di Riina – Anche Riina era stato intercettato in carcere dalla procura di Palermo. E quelle registrazioni sono state lette in aula dal pm Del Bene.  “Berlusconi era una persona inaffidabile mentre Marcello dell’Utri era una persona seria che ha mantenuto la sua parola”, ha detto il magistrato riferendosi alle confidenze fatte dal copo dei capi al codetenuto Alberto Lo Russo. “Riina considerava Dell’Utri una persona seria, dalla sua parte, che ha mantenuto la parola data. Oppure Riina è ritenuto un boss solo per tenerlo al 41bis mentre poi, quando parla, viene considerato rincoglionito?”, ha aggiunto ancora il pm alla fine della settima udienza dedicata all’esposizione della requisitoria. La cui fine è prevista per domani quando i quattro magistrati esporranno davanti alla corte d’Assise le richieste di pena. Sarà anche l’ultima udienza per Di Matteo eDel Bene: promossi allaprocura nazionale antimafia sono stati applicati al processo sulla Trattativa solo fino alla fine della requisitoria. Sono anche gli unici due magistrati che seguono l’inchiesta dall’inizio: dal 2008 con le prime iscrizioni del registro degli indagati. Dieci anni dopo il processo sul patto segreto che avrebbe portato uomini delle istituzioni a sedere allo stesso tavolo della piovra è alle battute finali.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/25/trattativa-pm-nel-94-cosa-nostra-appoggio-forza-italia-tra-la-mafia-dellutri-e-berlusconi-rapporto-paritario/4115952/

Quando 3 morti e centinaia di feriti sono solo “un inconveniente tecnico”…!

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Quando 3 morti e centinaia di feriti sono solo “un inconveniente tecnico”…!

Tra calamità naturali, attentati terroristici e, purtroppo, negligenza umana, la necessità di strutturare una buona comunicazione d’emergenza è sempre più concreta.

In Italia c’è ancora scarsa sensibilità verso questo argomento e, di fronte alle rischieste di informazioni sempre più pressanti da parte dei cittadini, aziende e Istutuzioni non sono ancora in grado di utilizzare i social correttamente.

Stamattina il modo in cui Trenord ha gestito la comunicazione relativa alla ragedia del treno deragliato a Pioltello ci ha fornito un esempio calzante di ciò che non si deve fare.

In redazione il primo lancio Ansa è arrivato alle 8.00: “Un treno delle ferrovie Trenord è deragliato tra Pioltello e Segrate, alle porte di Milano. Sul luogo dell’incidente sono all’opera i Vigili del fuoco e ci sarebbero diverse persone coinvolte”.
Poche righe che non danno ancora l’esatta misura del disastro in corso ma che delineano già un quadro di una certa gravità.

9 minuti dopo, un tweet di Trenord avvisa: “Circolazione interrotta tra Treviglio e Milano a causa di un inconveniente tecnico ad un treno”.
Proprio così: “Inconveniente tecnico”, come un piccolo episodio fastidioso mentre già si diffondeva il primo bilancio di 2 morti e 5 feriti in codice rosso.
Un po’ come dire che la Costa Concordia è naufragata a causa di un corpo estraneo in mezzo al mare.
Alle 10.21, l’ufficio stampa Trenord parlerà di “circolazione interrotta a causa dello svio di un treno”. Mancava solo che aggiungessero: “Ci scusiamo per il disagio”.

Ostentare burocratese, di fronte a un incidente di tale portata, non può che scatenare l’ira dei social: “L’inconveniente tecnico è il vostro linguaggio disumano”; “L’inconveniente tecnico si chiama deragliamento”; “L’inconveniente è stato assumere chi vi cura i social media”.

Chi si occupa di crisis management sa perfettamente che, in queste situazioni, esiste un ampio ventaglio di stati d’animo che va dalla paura alla richiesta di aiuto alla ricerca di un colpevole al desiderio di vendetta: solo una comunicazione efficace, rapida e puntuale è in grado di arginare le reazioni emotive più impetuose.

E’ necessario avere procedure chiare, strumenti tecnici adeguati, contatti con soccorritori e prefetture e un team di emergenza in grado di presidiare i media.

Per quel che riguarda la mia esperienza, la cosa importante è dare sempre le informazioni che si hanno, non appena si hanno. Se si tratta di un incidente, bisogna comunicarlo, mettendoci la faccia. Non bisogna avere paura di scusarsi se nel frattempo cambiano i dettagli e devi rettificare. Durante una situazione di crisi succede spesso (Francesca Maffini – Wired).

Un corretto flusso operativo consente di agire con lucidità mentale riducendo al minimo gli errori di improvvisazione, ma non è sufficiente.

Per gestire una situazione di crisi è fondamentale il fattore umano.
E’ indispensabile selezionare attentamente il portavoce o il professionista della comunicazione cui è affidato il compito di veicolare i messaggi nelle ore più concitate, evitando persone fredde e incapaci di trasmettere un’adeguata partecipazione emotiva.
In sintesi, non bisogna mai trascurare l’empatia, la dimensione relazionale e partecipativa, il rispetto per la sensibilità altrui.

La comunicazione non deve partire dalla bocca che parla, ma dall’orecchio che ascolta.

 

tratto da: http://www.pamelaferrara.com/comunicazione-crisi-0125.html

La Sicilia perde 380 milioni di fondi europei per colpa di Forza Italia e Pd… Però, non dimenticate, gli incompetenti sono quelli del M5s…!

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La Sicilia perde 380 milioni di fondi europei per colpa di Forza Italia e Pd… Però, non dimenticate, gli incompetenti sono quelli del M5s…!

 

“Il Tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso dell’Italia per evitare la riduzione dei fondi europei per la Sicilia. I cittadini siciliani dovranno restituire all’Europa 379 milioni di eurorelativi al FSE 2000-2006. Forza Italia e Pd, che in questi anni si sono alternati al governo della Sicilia, lasciano solo macerie, sprechi e danni incalcolabili. Con questi soldi si possono creare opportunità di lavoro per i giovani in una terra in cui la disoccupazione giovanile è al 57,2%. E invece nulla.

Irregolarità, assenza di controlli e gravi carenze hanno divorato i fondi per la formazione in maniera ‘allegra’: progetti presentati dopo le scadenze, consulenti esterni privi di qualifiche, spese non attinenti ai progetti, attività formative false, violazioni sistematiche negli appalti e nella selezioni di docenti, esperti e formatori. Una vera e propria truffa colossale all’Ue con i soldi dei siciliani. Adesso vogliamo sapere dove sono andati a finire questi soldi e chi deve pagare per questo danno gravissimo alle casse siciliane. In alcuni anni, la percentuale di irregolarità dei progetti era anche del 98%, quindi erano quasi totalmente inammissibili. Il tasso di errore medio è di un progetto su tre.

La sentenza è uno schiaffo violentissimo non solo alla dirigenza regionale nella gestione dei fondi Ue, ma purtroppo anche ai siciliani e al mondo della formazione, perché certifica senza appello la mangiatoia della politica ai danni della formazione.

Adesso basta. Non devono più pagare i cittadini con servizi inefficienti e tasse regionali altissime. Chiediamo che a pagare siano gli ex governatori e i dirigenti che hanno sbagliato. Musumeci deve avviare subito un’indagine interna e identificare i nomi e i cognomi di chi ha portato a questo disastro storico.

Bisogna fare chiarezza e recuperare gli errori del passato.
 Per questa ragione presenterò una interrogazione alla Commissione Europea per capire quali saranno le conseguenze e anche lo stato di eventuali irregolarità della programmazione 2007- 2013. Rischiamo infatti uno scenario terrificante con un’importante riduzione dei 4 miliardi di fondi europei certificati da Crocetta e il conseguente blocco della programmazione”.

di Ignazio Corrao, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa

fonte: http://www.efdd-m5seuropa.com/2018/01/la-sicilia-perde-380.html

Quanto ci costa (a noi contribuenti, non a loro) un seggio sicuro per gli amici di Renzi? Dagospia ha fatto i conti: 5,5 MILIARDI vadauno – tanto vale la concessione autostradale in Alto Adige (dove si candida la Boschi). E tanto ci è costato il salvataggio di Montepaschi (a Siena si presenta Padoan)…

 

Renzi

 

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Quanto ci costa (a noi contribuenti, non a loro) un seggio sicuro per gli amici di Renzi? Dagospia ha fatto i conti: 5,5 MILIARDI vadauno – tanto vale la concessione autostradale in Alto Adige (dove si candida la Boschi). E tanto ci è costato il salvataggio di Montepaschi (a Siena si presenta Padoan)…

 

UN SEGGIO SICURO PD COSTA (AI CONTRIBUENTI) 5,5 MILIARDI – TANTO VALE LA CONCESSIONE AUTOSTRADALE IN ALTO ADIGE (DOVE SI CANDIDA MARIA ETRURIA BOSCHI). E TANTO E’ COSTATO IL SALVATAGGIO PUBBLICO DEL MONTEPASCHI (A SIENA SI PRESENTA PADOAN)

Non c’ è dibattito tv in cui, parlando di programmi elettorali, alla fine non spunti la domanda sui costi delle promesse. Abolire la Fornero? Sì, ma quanti soldi servono?

Ridurre le tasse a una sola aliquota, magari del 15 per cento? Ok, ma il denaro dove lo troviamo? Aumentare le pensioni al minimo? Fantastico, ma se l’ Inps è già in deficit, come si fa?

L’ elenco naturalmente potrebbe continuare, perché la fantasia dei leader politici in campagna elettorale spazia dai bonus agli incentivi, senza farsi mancare nulla. Tuttavia il problema non sono le promesse, che in buona parte non sono realizzabili per totale mancanza di fondi, ma ciò che i partiti e il governo hanno già speso proprio in vista del voto del 4 marzo.

Infatti, non ci sono solo le balle che si raccontano agli elettori per invogliarli a votare un partito o un candidato. Ci sono anche le marchette elettorali, quelle operazioni fatte tenendo un occhio agli sbandierati interessi della collettività e un altro alla ricaduta che potrebbero avere i provvedimenti decisi al momento del voto. Non stiamo parlando solo dei famosi 80 euro prima delle elezioni europee o del più recente contratto degli statali, che – quando si dice il caso – garantirà aumenti di stipendio proprio con la busta paga di febbraio.

No, stiamo alludendo a qualcosa di più subdolo, che adesso vi spieghiamo subito. Prendete per esempio il caso di Maria Elena Boschi, la cocca del segretario del Pd. Dopo la vicenda di Banca Etruria, trovare un collegio che se ne facesse carico era diventato un problema. Di candidarla in Toscana, cioè a casa sua, dove tutti la conoscono, non c’ era neanche da parlarne, perché da quelle parti gli elettori che hanno visto andare in fumo i propri risparmi sono tanti e si rischiava una rivolta anche tra i compagni.

A qualcuno dunque era venuta l’ idea di farla emigrare in Campania, dalle parti di Ercolano, dove il Pd renziano andrebbe alla grande. Ma è bastato parlarne per far insorgere i militanti, per cui anche da quelle parti la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio si è trovata le porte sbarrate.

Che fare, si devono essere chiesti dalle parti del Nazareno? E allora ecco spuntare l’ idea risolutiva: spedirla in Alto Adige, sotto l’ ala protettiva della Südtiroler Volkspartei, il partito altoatesino da sempre alleato del centrosinistra che in cambio, come è noto, ha fatto più di una concessione alla Provincia autonoma. Certo, l’ ex ministra delle riforme è un boccone difficile da mandar giù anche per la Svp, perché il flop della revisione costituzionale, ma soprattutto le polemiche relative alla banca di cui era vicepresidente il padre, non sono cose che si dimenticano in fretta.

Tuttavia i sudtirolesi non potevano scordarsi del regalo che proprio pochi mesi fa il governo Gentiloni ha fatto a Trento e Bolzano. A novembre, con un emendamento al decreto fiscale, alla società che gestisce l’ autostrada del Brennero è stata generosamente garantita la proroga trentennale della concessione. Nessuna gara, nessun bando, ma un semplice protocollo d’ intesa fra ministero e i presidenti delle due Province. I quali, ovviamente, sono anche quelli che indicano i vertici. Insomma, invece di essere privatizzata, l’ autostrada è rimasta in famiglia e anche gli utili, di cui ovviamente gode il Trentino Alto Adige.

Due mesi fa il senatore di Forza Italia, Lucio Malan , calcolò che il dono valesse 5,5 miliardi, senza contare l’ indotto politico. Vi sembrano troppi tutti questi soldi per un seggio? Forse, ma qualcuno deve aver pensato che per impedire la caduta della Boschi non si dovesse badare a spese.

Anche dalle parti di Siena c’ è un’ altra operazione che ai contribuenti è costata un occhio della testa e, guarda caso, anche da quelle parti verrà candidato l’ uomo che ci ha messo la faccia, ovvero il ministro dell’ Economia, Pier Carlo Padoan, colui che ha licenziato il precedente amministratore delegato Fabrizio Viola. L’ ad voleva fare in fretta e chiudere la partita della ricapitalizzazione prima del referendum del 2016, ma la botta per il governo sarebbe stata grossa. Così si decise di rinviare.

Quanto sia costata l’ attesa è noto: subito 4 miliardi, che naturalmente ha dovuto mettere lo Stato, cioè i contribuenti, e che poi sono diventati 5,5. E, quando si dice la coincidenza, il ministro che ha seguito l’ operazione andrà a chiedere il voto proprio ai senesi, pur essendo romano, emigrato per anni in giro per il mondo. Attenzione, non si tratta di voto di scambio, che in questo caso non c’ entra nulla, ma di una campagna elettorale dove per non essere spazzati via non si bada a spese. Con i soldi degli italiani.

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/seggio-sicuro-pd-costa-contribuenti-miliardi-ndash-tanto-vale-165448.htm

Magnifico Marco Travaglio: “Professione pericolo” …dopo questo editoriale a gente come la Boschi e la Bonino, se avessero un po’ di dignità, non resterebbe altro da fare che contattare Cappato per farsi accompagnare in Svizzera…

Marco Travaglio

 

 

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Magnifico Marco Travaglio: “Professione pericolo” …dopo questo editoriale a gente come la Boschi e la Bonino, se avessero un po’ di dignità, non resterebbe altro da fare che contattare Cappato per farsi accompagnare in Svizzera…

 

“Professione pericolo”: editoriale di Marco Travaglio

A qualcuno parrà strano, ma vorremmo spezzare una lancia, ovviamente etrusca, per Maria Elena Boschi: qualcuno, per favore, le dica dove sarà candidata perché questo gioco dell’oca (absit iniuria verbis) fra la natia Toscana e la Basilicata, le Marche e la Lombardia, la Campania e il Lazio, la Sardegna e il Trentino Alto Adige rischia di umiliarla. È vero che i collegi blindati sono pochi e tutti li vogliono dunque nessuno la vuole. Però insomma, un po’ di rispetto non guasterebbe: è la Madre Ricostituente della Terza Repubblica, mica un pacco postale. Nelle ultime settimane, dopo i figuroni in Commissione banche, le cronache la sballottano tra Arezzo (dove non può più metter piede nemmeno col burqa), Firenze e Lucca, la catapultano chissà perché fra Pomigliano d’Arco ed Ercolano (Pompei no), la rimbalzano come una pallina da flipper dal Frusinate ad Ascoli Piceno, la palleggiano da Matera a Potenza, la destinano fra le brume brianzole e poi fra i nuraghe sardi, infine la paracadutano in quel di Bolzano (dove Renzi conta molto sui voti della minoranza tedesca che, parlando poco l’italiano, potrebbe non capire bene cosa dice). E lei ogni volta, secchiona com’è, si mette lì, curva sul suo desco a studiare gli usi e costumi locali, ma soprattutto i dialetti e gli accenti per sintonizzarsi con gli eventuali elettori. Ora se non le cambiano ancora destinazione, dovrà equipaggiarsi alla tirolese, divisa in panno verde, berretto con ponpon e stella alpina d’ordinanza, borraccia, piccozza, scarponcini, corde e ganci da arrampicata, per guidare l’ala rupestre del Giglio Magico.

A prescindere dal patetico caso umano, sarebbe interessante sapere come la mette il Pd col suo Statuto, che all’articolo 19 impone per i candidati al Parlamento una “selezione a ogni livello col metodo delle primarie o… con altre forme di ampia consultazione democratica” rispettose di “principi” come “la rappresentatività sociale, politica e territoriale dei candidati”, la “competenza” e “la pubblicità della procedura di selezione”. Ora la Boschi è certamente competente su almeno una materia: le interferenze per salvare banca Etruria (non a caso finita in bancarotta). Invece non risulta alcuna “pubblicità della procedura di selezione” del suo nome in Trentino Alto Adige. E neppure una sua “rappresentatività territoriale” in loco, a parte la celebre gita turistica a Madonna di Campiglio spacciata per “missione istituzionale”. Se però i suddetti principi, in un partito che si chiama democratico, sono traducibili in un semplice “decide tutto Renzi, fatevi i cazzi vostri”, va benissimo così.

Ciò che invece ci preoccupa, oltreché della Boschi, è la sorte di Emma Bonino. Brillantemente aggirato l’obbligo di raccogliere le firme per presentare la lista +Europa grazie all’annessione di Tabacci, ora deve risolvere un altro problema ancor più seccante: come aggirare l’obbligo di raccogliere voti per essere eletta. Che poi è lo stesso rovello che affligge la Boschi, ma con una complicazione. La Boschi è candidata nel Pd, partito che – se non scende ancora – lo sbarramento del 3% dovrebbe proprio superarlo: quindi, se non passa nell’uninominale, avrà fino a 5 paracadute nelle liste bloccate del proporzionale. Invece, nei sondaggi, la lista +Europa è ben sotto il 3%: nel proporzionale non eleggerebbe nessuno e la Bonino avrebbe un colpo solo da sparare, nel maggioritario e senza paracadute. Perciò, stando ai bene informati, avrebbe chiesto al Pd un collegio blindato per sé e qualcun altro per i fedelissimi, onde evitare di restare a casa (sarebbe la prima volta da 42 anni, dopo 8 legislature in Italia e 3 in Europa). Il guaio è che i collegi sicuri del Pd sono tutti sull’appennino tosco- emiliano: il Nord è tutto forzaleghista e il Lazio e il Sud sono a maggioranza M5S. E nelle due regioni rosse c’è la ressa di chi ama vincere facile.

Ora, che ad aprirsi il doppio paracadute (collegio blindato e proporzionale) siano partiti che non hanno votato questa lurida legge elettorale, passi. Ma che siano pure quelli che l’hanno votato e addirittura scritto, come il Pd e i suoi derivati, è davvero bizzarro. Ma come, Renzi non aveva assicurato il 20 ottobre che “col Rosatellum i cittadini potranno scegliere il proprio deputato e il proprio senatore perché ci sarà una scheda in cui si sa chi si elegge?”. Ed Ettore Rosato, autore del capolavoro, non aveva spiegato il 10 ottobre che “bisogna ridare fiducia agli elettori che sapranno scegliere fra le persone serie e i populisti”?

E allora tranquilli, compagni: anziché scervellarvi per trovare un paracadute a tutti, abbiate fiducia negli elettori e vedrete che tutto andrà per il meglio. I radicali, poi, si battono da sempre per il maggioritario secco all’inglese: un eletto per collegio e tutti gli altri a casa, vinca il migliore. “Noi radicali – dichiarava la Bonino il 20.7.2009 – siamo sostenitori del bipartitismo fondato sui collegi uninominali”. E il 3.10.2011 tuonava contro i sistemi elettorali che fanno scegliere i candidati “al potere oligarchico dei segretari di partito. Il collegio uninominale secco o a due turni è l’unica strada. I collegi dovrebbero essere come in Inghilterra di 85 mila elettori, per consentire un rapporto tra gli elettori e l’eletto”. Giusto: il bello dell’uninominale è il rischio, lo scontro diretto, spericolato, acrobatico, senza rete. Perciò non crediamo alle malelingue che vogliono la Bonino in fila col numeretto per un collegio blindato lontano da casa. Anzi siamo certi che, per coerenza con le grandi battaglie radicali, non accetterà né la Toscana né l’Emilia come una Boschi qualsiasi. Essendo di Bra, si candiderà senz’altro a Cuneo, “come in Inghilterra”, senza farsi paracadutare dal “potere oligarchico dei segretari di partito”. O no?

di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 24 gennaio

Un grande, profondo e pacato pensiero di Gianluigi Paragone su quelli che ci governano: “abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci”.

 

Gianluigi Paragone

 

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Un grande, profondo e pacato pensiero di Gianluigi Paragone su quelli che ci governano: “abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci”.

 

Il grido di dolore lanciato 4 anni fa da Giannluca Paragone:

Gianluigi Paragone: abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci.

Avremo un Senato purché sia e parlano di riforme.

Abbiamo una disoccupazione spaventosa e un’economia in affanno.
Abbiamo un’opposizione che si sottrae a quel consociativismo lontano parente delle larghe intese di questi tempi. Ma che non viene ascoltata dal Capo dello Stato perché ha mal di testa.
Abbiamo un presidente del Consiglio che gioca a fare il leader senza averne la stoffa ma solo l’arroganza. E la faccia tosta di non rispondere alle sue stesse parole.
Abbiamo presidenti di Camera e Senato senza alcuna preparazione tecnica e infatti si vede come stanno affrontando i passaggi chiave e delicati del dibattito politico.
Abbiamo un presidente della Repubblica che si conferma un attore protagonista oltre il dettato costituzionale.
Abbiamo un Paese in lenta agonia.
Abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci.
Saremo presto preda di grandi speculatori.
Avevamo una dignità.
Avevamo sovranità.
Abbiamo storia e identità.
Non ci meritiamo tanto schifo.
Non ci meritiamo tanti sciacalli.
Cosa daremo ai nostri figli?

di Gianluigi Paragone

…E Travaglio zittisce tutti: “Il punto di forza del M5S, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che NON RUBANO”

 

Travaglio

 

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…E Travaglio zittisce tutti: “Il punto di forza del M5S, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che NON RUBANO”

Di Martedì il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ha detto che in effetti il M5S al governo lo abbiamo già visto a Roma, Livorno, Torino, i cui sindaci sono tutti indagati.

Il giornalista ha menzionato il caso di Nogarin, il sindaco di Livorno indagato per omicidio colposo per l’alluvione del settembre scorso.

Sallusti, però, deve aver dimenticato che i 5 Stelle, nelle città da loro amministrate hanno ereditato situazioni disastrose e buchi milionari.

Ma non solo. A ricordare la differenza tra le indagini sui 5 Stelle e quelle sui tanti esponenti degli altri partiti ci ha pensato Marco Travaglio, il quale, collegato con lo studio di Floris, ha detto:

“M5S? Ha fatto molti errori e ha incontrato tante difficoltà nel governo delle città. Ma il loro punto di forza, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che non rubano. E penso che la gente sappia distinguere tra un avviso di garanzia per una disgrazia e un avviso di garanzia per una ruberia”.

E ancora:

“Quando il M5S si comporterà come gli altri, anche dal punto di vista del rubare e del mettersi in tasca i soldi dei cittadini o del favorire gli amici degli amici, allora si potrà dire che i

5 Stelle sono come gli altri. E perderanno quel consenso che oggi hanno. A oggi ce l’hanno proprio perché almeno sul punto della questione morale si sono dimostrati diversi dagli altri. Poi un conto è governare in una città indebitata, un conto è governare il Paese”

Il direttore del Fatto Quotidiano ha anche parlato del fatto che sia Berlusconi che Renzi hanno dichiarato che il loro avverso è il M5S:

“Ha detto che i suoi avversari sono i 5 Stelle, esattamente come Renzi. Evidentemente c’è qualcosa che non ci dicono, se il polo di centrodestra e il polo di centrosinistra individuano come avversario il M5S e non rispettivamente il centrosinistra e il centrodestra. Forse Renzi e Berlusconi pensano di essere molto simili, se non già alleati in pectore in vista del dopo-elezioni”.

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/01/17/travaglio-a-di-martedi-il-punto-di-forza-del-m5s-che-nessuno-e-riuscito-ancora-a-scalfire-e-che-non-rubano/

Tutti i regalini che il governo Renzi-Gentiloni ci ha lasciato in eredità per questo 2018 e su cui in Tv è stato ordinato il silenzio assoluto!

 

governo

 

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Tutti i regalini che il governo Renzi-Gentiloni ci ha lasciato in eredità per questo 2018 e su cui in Tv è stato ordinato il silenzio assoluto!

M5S: ‘Ecco la stangata del governo Gentiloni sulle famiglie’

Riportiamo di seguito il post pubblicato sul Blog Delle Stelle:

“Il 2018 ha debuttato nel segno dell’educatissimo e moderatissimo Gentiloni al governo del Pd. Ma mentre la grande stampa strombazza i dati di una crescita che nessuno ha percepito, ecco che invece qualcuno si preoccupa di ricordare agli italiani quale mazzata, tutt’altro che moderata, arriverà sui bilanci delle famiglie.

L’Adusbef, un’affidabile associazione dei consumatori, ha stimato una stangata da 952 euro a nucleo. Ecco, poi, perché avanzano povertà ed esclusione sociale.

Saliranno Rc Auto, tanto per cambiare, e spese per trasporti. Ma anche Tari ed esborsi per la scuola o i servizi professionali e bancari. Nel dettaglio, si parla, in media, di +40 euro sui pedaggi autostradali, +97 per il trasporto, +49 per la Tari, +45 per l’acqua, +55 per i ticket sanitari, +25 per le assicurazioni auto, +18 per le tariffe postali, +156 per la tariffe professionali e più 38 euro per i costi dei conti correnti bancari.

Questi dati ci spiegano bene perché poi 18 milioni di italiani siano a rischio povertà. Con una percentuale, secondo Istat, passata dal 28,7 al 30% solo dal 2015 al 2017, negli anni dei governi di Renzi e del moderato Gentiloni.

Loro sono quelli bravi e capaci? Sì, bravissimi a farsi i fatti loro a scapito degli italiani.”

Nella giornata di ieri il candidato premier dei 5 Stelle Luigi Di Maio ha proposto di dare una “pensione di cittadinanza” a chi vive sotto la soglia minima di povertà. Una proposta che però non è piaciuta ai parlamentari del Pd, i quali l’hanno derisa,

adinanza_mai_piu_sotto_la_soglia_di_poverta.html” rel=”noopener” target=”_blank”>ha commentato Di Maio,

nonostante siano “rappresentanti di quel partito che in teoria dovrebbe dimostrare una certa sensibilità verso temi come la povertà e l’emarginazione sociale”. Evidentemente, ha aggiunto l’esponente pentastellato, “l’unico tema a cui sono rimasti sensibili sono i loro privilegi”.

Di Maio ha anche spiegato che “se queste persone si tagliassero lo stipendio o rinunciassero al vitalizio, come abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle, trovare le coperture per dare una pensione decente ai tanti anziani che non arrivano a fine mese non sarebbe un problema”.

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/01/21/m5s-la-stangata-del-governo-gentiloni-sulle-famiglie/