Salvini travestito da lavoratore (sì, da lavoratore!) e la sua ignobile passerella propagandistica sui cadaveri delle 43 vittime del ponte Morandi, con tanto di figuraccia bestiale…

 

 

ponte Morandi

 

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Salvini travestito da lavoratore (sì, da lavoratore!) e la sua ignobile passerella propagandistica sui cadaveri delle 43 vittime del ponte Morandi, con tanto di figuraccia bestiale…

Dai parenti delle vittime del Morandi filtrano sbigottimento e rabbia, nella speranza che l’inaugurazione ufficiale sia all’insegna della sobrietà. Per ora l’unica certezza è che, 680 giorni dopo il crollo, il viadotto resta chiuso.

È stata la struttura commissariale guidata dal sindaco di Genova Marco Bucci a permettere a Matteo Salvini la passerella con figuraccia sui pannelli “di metano” sul ponte di Genova.  (Salvini e i pannelli “di metano” sul ponte di Genova che “si autoalimenterà” – L’ingegner Salvini è andato al Ponte di Genova passando per Bolzaneto – visto che era di strada – e ha tenuto a spiegarci che si tratta di un progetto a “sviluppo e sostenibilità ambientale visto che questo ponte, coi pannelli di metano sostanzialmente si autoalimenterà. Quindi ci vediamo da agosto in macchina…” E già che c’era, Salvini ha anche dato qualche bacio rigorosamente senza mascherina per far sentire tutto il suo affetto agli anziani, cosa che ai tempi del Coronavirus è buona e giusta e consigliata dall’OMS. La sceneggiata serviva ad attribuirsi il merito del Ponte di Genova cercando di oscurare – e far dimenticare – che all’epoca era al governo con il MoVimento 5 Stelle. I liguri ci cascheranno?)

Repubblica oggi spiega com’è andata la visita del Capitano e come è arrivato alla passeggiata:

Atteso in mattinata all’ingresso del cantiere del ponte a cui verrà dato un doppio nome (“Per Genova” e “San Giorgio”), Salvini non resiste alla tentazione di dare un’occhiata da lassù, dove ancora nessuno è arrivato, a eccezione di chi ha realizzato l’opera, dei rappresentanti delle istituzioni e di Pietro Salini, ad di WeBuild che ha costruito il ponte in consorzio con Fincantieri Infrastructure e ha appena terminato il primo transito in auto. Il leader della Lega arriva subito dopo, anche se non ha alcun ruolo istituzionale che possa prevedere una simile autorizzazione, fin qui negata ai “non addetti ai lavori” per una comprensibile esigenza di tutela della sicurezza.

La richiesta, prontamente esaudita dai responsabili della struttura commissariale, arriva appena sceso davanti alla sbarra del cantiere. «Si può?» chiede. «Certo» rispondono. Giusto il tempo di concludere la conferenza stampa («Mi piacerebbe un gemellaggio fra Genova e Reggio Calabria, qui il ponte l’hanno fatto, là lo devono fare») che si parte per il fuori programma. La macchina si dirige verso l’autostrada e imbocca la galleria che conduce al viadotto, ovviamente sbarrata a chi non è autorizzato.

L’auto con Salvini a bordo la percorre fino ad arrivare sul viadotto, con la soletta armata appena asciugata e in attesa delle gettata d’asfalto.

Il leader della Lega scende e fa qualche passo, prima di riprendersi per un commento di poco meno di un minuto. Non appena il video è su Facebook scattano le reazioni. «Ma come si può fare una cosa simile? A che titolo è salito su quel ponte? Davvero incomprensibile — commenta Roberta Pinotti — Salvini dovrebbe sapere che il ponte non è una passerella, lui che ama spesso usare questa parola. Sono doppiamente sorpresa e amareggiata da questo episodio, perché chi è stato ministro dell’Interno avrebbe dovuto acquisire cultura delle istituzioni. Due sole cose chiede il ponte, rispetto e sobrietà, per la tragedia che si è consumata qui» aggiunge.

L’ex ministro della Difesa, genovese di Sampierdarena, dove ancora vive, a poca distanza dal luogo in cui è avvenuta la tragedia, stigmatizza il blitz subito amplificato sui social. «Anche questa è una cosa che si poteva risparmiare».

Dai parenti delle vittime del Morandi filtrano sbigottimento e rabbia, nella speranza che l’inaugurazione ufficiale sia all’insegna della sobrietà. Per ora l’unica certezza è che, 680 giorni dopo il crollo, il viadotto resta chiuso.  Tranne che per le passerelle dei politici.

 

Il consigliere di Forza Italia: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…” – Nella foto: qualche esempio di “civiltà” cosi come la intendono i fascisti…!

 

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Il consigliere di Forza Italia: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…” – Nella foto: qualche esempio di “civiltà” cosi come la intendono i fascisti…!

Il consigliere della Calabria: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…”.

Le imbarazzanti e ignoranti affermazioni di Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria e considerato impresentabile dall’Antimafia. Falsi storici intrisi di razzismo e di nostalgie fasciste

Un ignorante. Dispensatore di ignoranza e che, dalle parole, si comprende bene quanto sia un nostalgico del fascismo e sia rimasto profondamente razzista, sul modello di quelli che dicevano che il colonialismo portava la civiltà tra i selvaggi.

A parlare non è un passante ma Domenico Tallini: il presidente del Consiglio regionale della Calabria, esponente di Forza Italia e considerato impresentabile dalla commissione Antimafia per essere stato rinviato a giudizio per corruzione.

In un video diventato virale Tallini inanella una serie di falsi storici conditi dal razzismo del ‘bianco’ che considera gli africani esseri inferiori che dovrebbero ringraziare di essere stati invasi e sottomessi dalle potenze imperialiste e coloniali.

Il tutto nella triste esibizione del nuovo razzismo contro i migranti che dovremmo aiutare a casa loro come fece il fascismo.

E che ha detto Tallini in un italiano un po’ traballante?

Il fascismo non era razzista, il fascismo è stato accusato in maniera volgare di essere andato in Africa e di aver civilizzato i paesi africani, più o meno la teoria che vorrebbero tanti oggi invece di consentire questa immigrazione e utilizzare questa carne da macello che arriva dai paesi del Nordafrica, andare a dare loro una mano nei loro paesi, questo avveniva in un momento in cui gli italiani andarono in Africa, portarono la civiltà in Africa, tant’è che forse voi dimenticate… lo so che… insomma… sono cose che non mi meraviglia se io ti dico che il nostro concetto di civiltà è questo… l’ultimo Negus d’Abissinia nell’ultima visita fatta a Roma e passando tra le strade di Roma salutava la gente con il saluto romano… ringraziando il popolo italiano per come si era posto nei confronti di quelle popolazioni“.

Domenico Tallini dimentica le stragi fasciste in Etiopia, l’uso dei gas sulla popolazione civile e i crimini del generale Graziani.

fonte: https://www.globalist.it/news/2020/06/21/il-consigliere-della-calabria-il-fascismo-non-era-razzista-ma-porto-la-civilta-in-africa-2060520.html

L’epidemia raccontata e quella reale – Ieri il peggior giorno dell’epidemia: oltre 180.000 contagiati, cui quasi un terzo in Brasile. E se ora il Covid a noi sembra così lontano, dobbiamo ringraziare il Cielo di non aver avuto al governo gente come Bolsonaro (o Salvini)…

 

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L’epidemia raccontata e quella reale – Ieri il peggior giorno dell’epidemia: oltre 180.000 contagiati, cui quasi un terzo in Brasile. E se ora il Covid a noi sembra così lontano, dobbiamo ringraziare il Cielo di non aver avuto al governo gente come Bolsonaro (o Salvini)…

L’epidemia raccontata e quella reale

Lo so, che dopo sei mesi non se ne può più.

Ieri comunque è stato il giorno peggiore da sempre dell’epidemia, con oltre 180.000 contagiati. Di cui quasi un terzo (55.000) in Brasile. Contagiati “ufficiali”, diagnosticati con test. Non so dire quanti siano quelli reali.

Quando ci ripetiamo il giusto mantra “oramai il virus ha perso potenza”, raccontiamocela giusta:

L’epidemia in Italia si è estremamente ridotta. I nuovi contagiati hanno spesso carica virale molto bassa, sono comunque poche centinaia, mentre nei giorni peggiori erano parecchie migliaia. I morti sono poche decine al giorno, mentre a fine marzo erano 800. Tra l’altro, buona parte di questa retroguardia è in una sola regione”.

Poi magari, con spirito internazionalista, uno potrebbe aggiungere:

Questo non vuol dire che il virus in sé si sia indebolito, come provano il picco di contagi nel mondo ieri, e le parecchie migliaia di morti ogni giorno. Preoccupa anche la crescita dei contagi in molte nazioni di Sud America, Africa e Asia che sembravano quasi indenni, e dove le possibilità di cura sono scarse.

Poi, guardando il passato recente, onestamente si potrebbe dire:

L’Italia l’ha pagata molto cara (quasi 35.000 morti registrati, probabilmente 45/50mila reali vedendo i dati ISTAT di marzo/aprile) ma grazie al lockdown, ai miracoli della nostra Sanità, e al comportamento responsabile della grande maggioranza dei cittadini, l’abbiamo sfangata nonostante alcuni politici regionali e una frangia di imbecilli ed irresponsabili di vario tipo abbiano fatto del loro peggio per far andar male le cose”.

Poi, per quanto mi riguarda, il distanziamento sociale è stata una bella novità, tanto è vero che in forma magari meno accentuata continuo e continuerò a praticarlo.

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/06/21/epidemia-raccontata-quella-reale-0129317?fbclid=IwAR0lHrwSvabq-lMYBdX-EzTx_2LBgwsPpN6F0xLtocRYtzdV6FRwl0Rx0Rs

L’omicidio di Marielle Franco, il “caso Matteotti” Brasiliano che leva il sonno al fascista Bolsonaro

Marielle Franco

 

 

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L’omicidio di Marielle Franco, il “caso Matteotti” Brasiliano che leva il sonno al fascista Bolsonaro

L’arresto di Fabrício Queiroz a Rio de Janiero è un brutto colpo per Jair Bolsonaro. Perché è un nuovo tassello del complesso puzzle che punta a ricostruire l’assassinio di Marielle Franco, la parlamentare dell’Assemblea legislativa e attivista sociale, raggiunta da decine di colpi di mitraglietta assieme al suo autista Anderson Gomes la sera del 14 marzo 2018 nel centro della capitale carioca. Ex agente della Polizia Militare, Queiroz ha lavorato a lungo con il figlio maggiore del presidente, Flávio Bolsonaro quando era deputato anche lui al Parlamento dello Stato di Rio, come Marielle, tra il 2007 e il 2018. Era il suo braccio destro e guidava l’ufficio che coordinava l’attività politica di quello che sarebbe stato eletto senatore al Congresso con il più alto numero di voti nella storia della Repubblica brasiliana.

Il nome di Queiroz spunta in una delle quattro indagini avviate dalla magistratura a carico dei tre figli più grandi del presidente. Una storia legata alla distrazione di fondi pubblici, pratica nota come rachadinha molto diffusa nel mondo parlamentare: ci si appropria di metà dello stipendio dei propri collaboratori facendolo figurare come intero. Era un’abitudine anche nell’ufficio di Flávio e la cosa non è sfuggita al Coaf, l’ente statale addetto al Controllo delle Attività Finanziarie. Alla fine del 2018 l’ufficio di Queiroz mostrava strani movimenti nei suoi conti: 1,2 milioni di reais, circa 225mila dollari transitati nel corso di un anno, una cifra che le autorità consideravano incompatibili con il suo salario e la sua attività. Si scava più a fondo e si scopre che sono stati investiti in una serie di negozi, intestati a nomi di comodo ma riconducibili al neoeletto senatore.

La cosa fa scalpore anche perché l’intera la campagna di Jair Bolsonaro e dei suoi figli, tutti eletti tra Parlamento federale e dello Stato di Rio, era stata incentrata nella lotta alla corruzione. Uno dei versamenti sospetti era un bonifico per la first lady, Michelle, e ammontava a 24mila reais, 4.500 dollari. Jair Bolsonaro si affrettò a precisare che si trattava di un prestito dato alla moglie che aveva poi restituito.

La scusa regge alle verifiche ma era chiaro che del denaro pubblico era stato usato a fini personali e che la gran parte di questo era finito in altri rivoli che si perdevano in investimenti rimasti nell’ombra. Le reazioni del clan Bolsonaro sono decise e dirette. Tutti parlano di attacchi pretestuosi e di manovre che puntano a colpire il presidente eletto a furor di popolo. Le indagini proseguono tra molti contrasti. Più volte ostacolate ma poi riprese su sollecitazione del potere giudiziario che rivendica la sua autonomia decisionale considerata un’interferenza da Bolsonaro.

Le dimissioni dell’ex giudice Sergio Moro da ministro della Giustizia nascono proprio da questo contrasto. Il presidente voleva essere informato in tempo reale sullo sviluppo dell’inchiesta. La pista del denaro apre scatole che ne nascondono altre e raggiunge quella di un ex capitano della polizia pluridecorato diventato un incallito criminale. Si chiamava Adriano Magalhãnes da Nóbrega, 43 anni, finito in carcere nel 2006, di nuovo uscito e poi interrogato, nel 2018, proprio in merito all’assassinio di Marielle Franco. L’uomo era noto per far parte dell’Ufficio del crimine, una vera agenzia di Rio a cui vengono appaltati gli omicidi su commissione.

Magalhãnes nega qualsiasi coinvolgimento ma vista l’aria pesante prende il largo e sparisce. Verrà rintracciato nel febbraio scorso grazie a una soffiata che indica dove si nasconde: una casa di un amico di Flavio Bolsonaro, in quel momento disabitata. Circondato dalla polizia non fa in tempo ad arrendersi ed è falciato da una raffica di proiettili. Molti pensarono all’eliminazione di un testimone che sapeva troppe cose. Il suo corpo non fu nemmeno sottoposto ad autopsia. Spariti i suoi cellulari come altri documenti compromettenti. Pulizia totale.

Restavano quelle tracce sui soldi che Queiroz dirottava verso altri investimenti e che la polizia riteneva finissero nelle mani dell’ex poliziotto diventato tra i più pericolosi criminali della città. Si scopre che Adriano Magalhãnes guidava una milizia paramilitare, tra le tante attive nei sobborghi, che aveva investito i suoi cospicui incassi fatti di tangenti, pizzi ed estorsioni, nell’edilizia. In particolare realizzando speculazioni immobiliari a Pedras Negras, una favela sorta alle spalle di Barra da Tijuca, quartiere benestante a ovest di Rio dove sorge la casa di Jair Bolsonaro. Uno di questi edifici del tutto nuovo era crollato due anni fa, seppellendo sotto le macerie 24 persone. Magalhãnes era amico di Flávio che lo aveva premiato, dopo essere uscito dalla polizia, con un raro encomio pubblico che il senatore rivendicò anche dopo il suo assassinio.

Non sapeva, in quel momento, che il criminale era stato collegato ad altri due ex militari, della Polizia e dell’Esercito, arrestati perché ritenuti il killer di Marielle Franco e l’autista del commando. Facevano tutti e tre parte dell’“Ufficio del crimine”. Uno abitava nello stesso comprensorio della famiglia Bolsonaro. Nell’aprile scorso The Intercept Brasil, il sito investigativo del premio Pulitzer Glenn Greenwald, dimostrò documenti alla mano quello che la Polizia Federale non riusciva a provare: Flávio Bolsonaro pagava i suoi impiegati (due erano la madre e la moglie del sicario di Marielle in carcere) con i fondi del suo ufficio al Parlamento di Rio, il 40 per cento veniva sottratto da Fabrício Queiroz che ne passava una parte a Adriano Magalhãnes da Nóbrega. Se l’ex braccio destro e poi autista del figlio maggiore del presidente deciderà di rispondere alle accuse di riciclaggio, il filo nero che porta all’omicidio di Mirelle potrebbe unire mandanti e esecutori.

Daniele Mastrogiacomo per Repubblica

tratto da: https://raiawadunia.com/brasile-lomicidio-di-marielle-franco-leva-il-sonno-alla-famiglia-bolsonaro/

Briatore: “Il governo ha distrutto il Paese, cacciamoli via” – E voi ingenui che pensavate che a distruggere il paese fossero gli evasori fiscali condannati per truffa allo Stato, che vivono a Montecarlo e con residenza fiscale a Londra…

 

Briatore

 

 

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Briatore: “Il governo ha distrutto il Paese, cacciamoli via” – E voi ingenui che pensavate che a distruggere il paese fossero gli evasori fiscali condannati per truffa allo Stato, che vivono a Montecarlo e con residenza fiscale a Londra…

Briatore: “Il governo ha distrutto il Paese, cacciamoli via”

Ve la ricordate la pubblicità Parassita della Società, lo spot dello Stato del 2011 contro l’evasione fiscale?

Bene, Flavio Briatore è uno di questi parassiti

Purtroppo, però, uno dei problemi che affligge questo nostro Paese è che i parassiti, invece di vergognarsi, andarsi a nascondere, non far vedere la loro vile faccia in giro, sentono il bisogno di alzare la testa e svuotare un po’ di quella melma di cui sono pieni su chi lavora…

Briatore: “Il governo ha distrutto il Paese, cacciamoli via”

Flavio Briatore ha proposto una petizione per far cadere il governo, perché “ha distrutto questo Paese” (in cui lui, ricordiamolo sempre, non vive, dato che risiede a Montecarlo).

Ma bisogna ricordare anche che questo individuo è stato condannato per gioco d’azzardo e bische clandestine (e per questo è scappato dall’Italia ed è stato un latitante internazionale per ben 5 anni, salvato poi solo da un’amnistia), cacciato dalla FIA per brogli, condannato in secondo grado per reati fiscali (nel 2018, a un anno e sei mesi per reati fiscali legati al noleggio dello yacht Force Blue. Secondo l’accusa, Briatore e altri quattro imputati avrebbero usato il megayacht per uso diportistico in acque territoriali italiane dal luglio 2006 al maggio 2010 senza versare la dovuta Iva all’importazione per 3,6 milioni di euro. Inoltre avrebbero indicato l’uso di carburante come esente dalle accise, mentre doveva essere soggetto a imposte, e avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti).

Flavio Briatore si è scagliato di nuovo contro il governo e, in un’intervista a La Verità, ha affermato: “Proporrò una petizione popolare: bisognerà chiedere i danni a chi ci governa per aver distrutto il Paese”. Il motivo? “Siamo governati da persone tutta teoria e niente pratica, senza nessuna capacità. I peggiori ministri che abbiamo mai avuto”, aggiunge.

Secondo Briatore, chi governa non si rende conto del costo umano di certi provvedimenti: “Non si rendono conto del disastro. In autunno la gente avrà fame, ci saranno due milioni di disoccupati. È chiaro che ci hanno raccontato palle per settimane: è appurato ormai che soldi non ne arriveranno. Hanno lavato la testa agli italiani, ma per il resto solo elemosine”. E scherza: “Offrirò un bonus vacanza a tutto il governo: preferisco pagarli per non fare nulla, perché questi come si muovono fanno danni. Adesso dicono: ‘Ripartiamo dal green’ In effetti, grazie a loro, gli italiani sono al verde”.

E sugli Stati Generali fortemente voluti da Conte a Villa Pamphilj ironizza: “Con tutti i problemi che abbiamo, hanno messo su il Grande fratello a Villa Pamphilj. Una specie di festival di Sanremo, con Conte nei panni di Amadeus, mentre la parte comica è stata affidata ai ministri. A cosa è servito?”.

Ora, cari amici, questo governo sarà pure scarso. Ma ricordatevi che l’alternativa è Briatore, Salvini, Meloni, Berlusconi… con la partecipazione speciale di Orietta Berti!

 

 

Caso Floyd, il Parlamento Europeo approva una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio. Ma i soliti fascisti Italiani si fanno riconoscere: ovviamente Lega di Salvini e Fdi di Meloni VOTANO CONTRO…!

 

 

Floyd
Floyd

 

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Caso Floyd, il Parlamento Europeo approva una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio. Ma i soliti fascisti Italiani si fanno riconoscere: ovviamente Lega di Salvini e Fdi di Meloni VOTANO CONTRO…!

Dicono di non essere razzisti, che è solo un’impressione.
Salvo, ogni qualvolta se ne presenti l’occasione, gettare ipocritamente la maschera.

Ieri il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che condanna “l’atroce morte” di George Floyd e ogni forma di razzismo, odio e violenza.

In 493 hanno votato a favore di questa risoluzione che alla fine dei conti è solo un’affermazione dei principi umani su cui si fonda l’Europa.

In 104 hanno votato contro. E indovinate quali sono gli unici eurodeputati italiani ad aver votato contro? Già, quelli della Lega e di Fratelli d’Italia.

Loro non ce la fanno proprio a non strizzare l’occhio all’anima più razzista e violenta dell’elettorato.
Non ci riescono. E’ più forte di loro.

Però se glielo ricordi indossano nuovamente la maschera.
Non quella contro il Covid, quella la tengono sempre giù per i selfie.

La maschera dell’ipocrisia.

Floyd, Parlamento Ue approva risoluzione che condanna omicidio e razzismo: Lega e Fdi votano contro

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo, nonché l’uccisione di George Floyd. Gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia, però, hanno votato contro la risoluzione. Favorevole il voto dei gruppi di Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Italia Viva.

I parlamentari europei della Lega e di Fratelli d’Italia hanno votato contro la risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio, ma anche “l’atroce morte di George Floyd negli Stati Uniti, nonché le uccisioni analoghe dovunque nel mondo”. A favore della risoluzione hanno invece votato gli eurodeputati dei gruppi di Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Italia Viva. La risoluzione è stata approvata dal Parlamento europeo e prevede anche una esplicita richiesta, indirizzata alla Commissione europea e al Consiglio europeo, per “adottare una posizione forte e decisa contro il razzismo, la violenza e l’ingiustizia in Europa”. Ancora, secondo quanto si legge nel testo della risoluzione, si intende sostenere “le recenti proteste di massa nelle capitali e nelle città europee contro il razzismo e la discriminazione in seguito alla morte di George Floyd”.

La risoluzione approvata dal Parlamento europeo
La risoluzione afferma anche un altro principio, più volte sentito durante queste proteste negli Usa e diventato lo slogan delle manifestazioni: “Black Lives Matter”. I voti favorevoli sono stati 493, quelli contrari 104, gli astenuti sono stati 67. Dura anche la condanna alla repressione da parte della polizia statunitense dei manifestanti pacifici, così come delle minacce di Trump di impiegare l’esercito, condannando anche il presidente Usa per la sua “retorica incendiaria”.

Fonti della Lega: perplessità su risoluzione
Fonti della Lega spiegano le motivazioni per cui hanno deciso di votare contrariamente alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo: “Emergono numerose perplessità sulla proposta di risoluzione, che presenta molti obiettivi utopici e che rappresenta una realtà distorta”. Le stesse fonti spiegano: “Nello specifico, non si condivide l’impostazione del documento: si ritiene inopportuno paragonare la situazione Usa con quella Ue, spesso sovrapponendole in maniera errata, e non si condividono le prese di posizione e le strumentalizzazioni per attaccare indiscriminatamente i rappresentanti delle forze dell’ordine, il presidente Usa e forze politiche che esprimono pareri critici rispetto alla gestione dei fenomeni migratori”. Ancora, gli eurodeputati leghisti ritengono “che sia un tema di diritti civili trasversali, stravolto da una campagna mediatica che ha fomentato fenomeni di violenza e vandalismo ingiustificato, che dobbiamo condannare, contro simboli e rappresentazioni della storia europea e mondiale”.

fonti:

https://www.facebook.com/128744460563282/photos/pb.128744460563282.-2207520000../2693423167428719/?type=3&theater

https://www.fanpage.it/politica/floyd-parlamento-ue-approva-risoluzione-che-condanna-omicidio-e-razzismo-lega-e-fdi-votano-contro/
https://www.fanpage.it/

In Brasile, ogni minuto 25 malati in più di Covid, la catastrofe firmata Bolsonaro. Ed a noi non resta che ringraziare il cielo di non aver avuto, in questi momenti, gente come Salvini al governo!

 

Brasile

 

 

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In Brasile, ogni minuto 25 malati in più di Covid, la catastrofe firmata Bolsonaro. Ed a noi non resta che ringraziare il cielo di non aver avuto, in questi momenti, gente come Salvini al governo!

Ogni minuto di ieri, ci sono stati venticinque malati di Covid in più, per un totale di 37.278. Il record assoluto da quando è cominciata la pandemia in Brasile, il 25 febbraio. Nelle ultime 24 ore, inoltre, le vittime sono state 1.388, per un totale di oltre 45mila. Sono questi gli ultimi dati del consorzio di ricerca indipendente creato dai principali media nazionali. Cifre un po’ superiori rispetto al bollettino del ministero della Salute che parla di 34.918 casi e 1.282 decessi. In ogni caso, di questo passo, entro la fine della settimana il Paese supererà il milione di contagi. E il ritmo non accenna a rallentare. Anzi, al contrario, sembra condannato ad incrementarsi ulteriormente secondo gli esperti poiché al picco sembrano mancare ancora diverse settimane. Il Gigante del sud è in ginocchio a causa del coronavirus. Eppure, su impulso del presidente Jair Bolsonaro, uno dopo l’altro, gli Stati cominciano a uscire dal lockdown, incluso Rio de Janeiro, quello con il tasso di letalità più elevato: il 10 per cento, quasi il doppio rispetto alla media nazionale, con quasi 8mila morti confermati e altri 1.163 sospetti. Da due giorni, anche nella regione carioca hanno riaperto i battenti i centri commerciali, ristoranti, bar e centri sportivi. Con buona pace dei medici che denunciano il collasso del sistema sanitario. Altro punto critico sono l’Amazzonia che sfiora ormai i 200mila casi, con più di 8.300 vittime, in base ai dati della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam). Di questi, 249 sono indigeni: ben 75 dei 305 popoli nativi sono stati colpiti dall’infezione. E i numeri sono ovviamente sottostimati data la scarsità di test. Il Consiglio indigenista missionario – organismo della Conferenza episcopale brasiliana – ha denunciato con preoccupazione l’incremento del contagio nei villaggi indios del sud-est del Pará, dove i malati sono centinaia e centinaia. A preoccupare, in particolare, i popoli Suruí Aikewara, Assurini e Xikrin, non lontane dalla ferrovia del Carajás dell’azienda Vale, nel cui stabilimento, nel municipio di Parauapebas, c’è stata un’esplosione del virus. I Suruí devono, al contempo, affrontare un’emergenza alimentare, poiché l’epidemia ha impedito loro di svolgere i normali lavori, soprattutto la preparazione della farina di manioca, da cui traggono il sostentamento. «Ora dipendono dai rifornimenti di cibo, ma questi arrivano con il contagocce», ha affermato suor Zélia Maria Batista, delle religiose catechiste francescane. Il Covid, inoltre, ha raggiunto anche la remota frontiera del Pará con il Suriname, dove vivono due popoli in isolamento volontario. Secondo fonti locali, il focolaio sarebbe stata la base militare aerea del villaggio di Missão Tiriyó.

Lucia Capuzzi per AVVENIRE 

Il razzismo scorre nelle mie vene – Il vergognoso discorso di Giorgio Almirante che invitava gli italiani a odiare meticci ed ebrei, su cui chi vota Meloni e Salvini si dovrebbe fare qualche domanda…

 

Giorgio Almirante

 

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Il razzismo scorre nelle mie vene – Il vergognoso discorso di Giorgio Almirante che invitava gli italiani a odiare meticci ed ebrei, su cui chi vota Meloni e Salvini si dovrebbe fare qualche domanda…

«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.»

Con queste parole il 5 maggio 1942 Giorgio Almirante descriveva sulla rivista “La difesa della Razza”, di cui era segretario redattore, la necessità di implementare il razzismo nel popolo italiano e polemizzava con coloro che al posto del razzismo di stampo biologico, da lui sostenuto, parlavano di razzismo spirituale.

Insomma, una disputa tra razzisti.

Insomma, una disputa tra la feccia.

 

Per la serie: “bisogna essere proprio idioti per votarli” – Salvini e Meloni no agli Stati Generali a Villa Pamphilj, il luogo del confronto è uno ed uno solo, il Parlamento! Il giorno dopo alla Camera si parlava di Recovery Plan. Ma i deputati Lega e FdI non c’erano…!

 

Parlamento

 

 

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Per la serie: “bisogna essere proprio idioti per votarli” – Salvini e Meloni no agli Stati Generali a Villa Pamphilj, il luogo del confronto è uno ed uno solo, il Parlamento! Il giorno dopo alla Camera si parlava di Recovery Plan. Ma i deputati Lega e FdI non c’erano…!

Oggi che Conte è in Parlamento Lega e FdI trovano una scusa per non essere presenti

Salvini e Meloni avevano fatto sapere che non avrebbero presenziato agli Stati Generali convocati dal governo a Villa Pamphilj perché il luogo del confronto tra maggioranza e opposizione è uno ed uno solo: il Parlamento. Oggi alla Camera si parlava di Recovery Plan. E i deputati di Lega e FdI se ne sono andati

La scorsa settimana Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno fatto sapere che non avrebbero presenziato agli Stati Generali convocati dal governo a Villa Pamphilj perché il luogo del confronto tra maggioranza e opposizione è uno ed uno solo: il Parlamento. Salvini ha spiegato che Villa Pamphilj non è una sede istituzionale e subito dopo si è confrontato con Orietta Berti da Barbara D’Urso. La Meloni, vera artefice del no a cui il resto del centrodestra si è accodato,  ha spiegato: “Siamo pronti a confrontarci con il governo in qualsiasi momento, ma soltanto nelle sedi istituzionali. A Palazzo Chigi siamo sempre andati, ma a una kermesse mediatica no, non faremo questo regalo a Conte”.

Oggi che Conte è in Parlamento Lega e FdI trovano una scusa per non essere presenti

Ma, a sorpresa, oggi l’Aula della Camera era semi vuota nonostante l’attesa informativa del premier Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio Ue sul Recovery Fund. E semivuote, di conseguenze, erano le nuove postazioni dei deputati nel Transatlantico allestite per compensare gli scranni lasciati liberi in aula per assicurare il distanziamento anti coronavirus. I posti vacanti erano proprio quelli dei deputati di Fratelli d’Italia e Lega. I primi hanno scelto di non essere presenti per l’informativa di Conte lasciando la sola Wanda Ferro a spiegarne le motivazioni e criticare le scelte del governo. I leghisti hanno lasciato la Camera dopo l’intervento del capogruppo Riccardo Molinari, anche lui molto critico con Conte, probabilmente copiando quello che ha fatto FdI visto che da tempo ormai vanno a rimorchio. A presidiare aula e Transatlantico sono quindi rimasti i deputati di maggioranza.

“La scelta di evitare il voto d’aula con una forzatura assunta dalla Presidenza della Camera, su pressioni della maggioranza, che ha trasformato in informativa le doverose comunicazioni di Conte in previsione dell’importante Consiglio europeo, impone una risposta chiara e decisa. Sono mesi che Conte rappresenta in Europa posizioni a nome dell’Italia senza alcun indirizzo parlamentare previsto esplicitamente dalla Carta costituzionale. PD, 5stelle e renziani non vanno d’accordo su nulla e preferiscono un’Italia senza una linea politica internazionale al rischio di affrontare le scelte parlamentari. A questa grave situazione e all’imbarazzante saga delle ipocrisie che si consumerà nelle aule di Camera e Senato rispondiamo lasciando solo Conte con le sue chiacchiere”, ha spiegato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Ma su cosa si doveva votare, visto che il Recovery Plan è ancora oggetto di trattativa sui tavoli di Bruxelles e Strasburgo? E se non il governo, chi dovrebbe rappresentare le posizioni dell’Italia in Europa?

Anche i deputati della Lega, dopo l’intervento del capogruppo Riccardo Molinari, hanno lasciato l’Aula della Camera mentre è in corso il dibattito sull’informativa di Conte sul Consiglio UE di venerdì. Sia FdI che Lega avevano già pronte le rispettive risoluzioni, in cui si chiedeva di non utilizzare il Mes. Infine Forza Italia: i deputati azzurri sono rimasti in Aula, sia durante l’informativa di Conte che nel successivo dibattito. Forza Italia è a favore dell’utilizzo del Mes. Quindi è il centrodestra ad essersi spaccato. E nonostante questo sia lampante Giorgia Meloni ha il coraggio di scrivere su facebook che “la maggioranza scappa dal voto in Parlamento per non dare a Conte un mandato chiaro durante il Consiglio europeo. Vogliono fare il gioco delle tre carte per non assumersi la responsabilità delle loro scelte”. Ecco perché la situazione è disperata, ma non seria.

Da Next – 17 giugno 2020

Anno Domini 2020, il rabbino ultra-ortodosso Baruch Gazahay: “le donne che espongono il proprio seno si reincarnano come mucche. Ma non solo. Questo è uno delle cause del cancro al seno. Perché gli occhi di tutti sono su di loro, e questo dà loro il malocchio”

 

rabbino ultra-ortodosso

 

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Anno Domini 2020, il rabbino ultra-ortodosso Baruch Gazahay: “le donne che espongono il proprio seno si reincarnano come mucche. Ma non solo. Questo è uno delle cause del cancro al seno. Perché gli occhi di tutti sono su di loro, e questo dà loro il malocchio”

Dichiarazioni choc del rabbino Baruch Gazahay deputato il partito ultra-ortodosso Shas “le donne che espongono il proprio seno   si reincarnano come mucche , perché la loro mammella è esposta… Ma non solo. Questo è uno dei motivi per cui le donne hanno il cancro al seno. Perché gli occhi di tutti sono su di loro, e questo dà loro il malocchio”

Gazahay, 38 anni, nato in Etiopia e venuto in Israele da bambino, dirige l’Od Yosef Chai yeshiva a Beersheba. È sposato e ha cinque figli. Divenne religioso da adulto e poco dopo iniziò a tenere lezioni pubbliche sulla moralità e la legge ebraica.

In una di queste lezioni ha detto:”Una donna deve essere modesta nei suoi vestiti. Sfortunatamente, in questa ultme generazioni c’è molta confusione. Le donne pensano di essere uomini. Come hanno fatto le donne a indossare i pantaloni? Muoio dalla voglia di sapere perchà. Sei una donna! Perchè indossi i pantaloni? Sei con i pantaloni e tuo marito è con i pantaloni, il povero bambino si confonde, chi è il padre e chi è la madre?”

“E la ragione per cui le donne in gravidanza hanno aborti spontanei? Rimangono incintae e subito pubblicano una foto della sua pancia su Facebook. Evidentemente sono pazze…  ”

Questo, insomma, ce lo vedrei bene nella lega di Salvini….

fonte: https://www.italiaisraeletoday.it/le-donne-che-mostrano-il-petto-si-reincarnano-come-mucche-e-prendono-anche-il-tumore-al-seno/?fbclid=IwAR3Mrd-U3n1mYfk1vsXywpxt9SitBDMGLVk0hYRQiEHbIsxTFXrSpAwNG_E