Ci vuole coraggio, ma soprattutto tanta, proprio tanta faccia tosta: la Regione Lombardia pubblicizza i successi della sua sanità privata. Con 11mila morti sulla coscienza!

 

Regione Lombardia

 

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Ci vuole coraggio, ma soprattutto tanta, proprio tanta faccia tosta: la Regione Lombardia pubblicizza i successi della sua sanità privata. Con 11mila morti sulla coscienza!

Quindi la Lombardia si vanta del disastro. La regione che da sola conta più della metà dei morti in tutto il Paese, la regione in cui fioccano le testimonianze di persone che sono mancate senza avere nessun tipo di assistenza sole nelle proprie abitazioni, la regione in cui nessuno sa esattamente se ha o se ha avuto o se è guarito dal Covid-19, la regione che è arrivata in ritardo sull’incendio di vite umane che è scoppiato in Val Seriana, la regione in cui i contagi non sembrano rallentare, la regione in cui le case di riposo sono state usate come parcheggio per i malati di Covid creando un disastro, la regione in cui (lo dice Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano) c’è stato “un clamoroso fallimento della medicina territoriale e della diagnostica”, la regione che in tutto il mondo viene osservata come caso-scuola di quello che non bisogna fare insiste nel vantarsi.

Tutti i giorni l’assessore Gallera, in una conferenza stampa che ha il sapore di un comizio infarcito di qualche numeretto, ci racconta che sono stati bravissimi, che sono i migliori, che non hanno sbagliato nemmeno una mossa e nei giorni scorsi addirittura ha comprato pagine dei quotidiani per vantarsi delle vite salvate con il suo sistema pubblico-privato con una scritta a tutta pagina che recita “28.224 vite salvate in Lombardia” e con la precisazione che è tutto merito della “sanità privata insieme alla sanità pubblica” e anche un bel hashtag #unasolasanità.

Siamo all’apoteosi: ieri l’assessore Gallera ha addirittura dichiarato di essere contento che l’ospedale Covid in zona Fiera “non sia servito” (21 milioni di euro spesi per qualche manciata di pazienti in una struttura che non ha medici e infermieri a disposizione) dimenticando che il ruolo della politica dovrebbe essere quello di fortificare le realtà ospedaliere esistenti: quanti tamponi vengono fuori da 21 milioni di euro? Quanti investimenti si sarebbero potuti fare sulla telemedicina con quei soldi? Niente.

Nessuna autocritica, nessuna risposta. La sistematica privatizzazione della sanità, la riduzione dei posti letto, lo sgretolamento del ruolo dei medici di famiglia sono tra le cause che hanno reso la Lombardia così debole. È il fallimento politico e culturale di una stagione che in Lombardia dura da vent’anni, eppure nessuno si permette nemmeno di aprire una riflessione. Se chiedete a Gallera perché la Lombardia è stata straziata dalle morti vi risponderà sardonico che c’è troppa gente che si sposta, nonostante i dati dicano tutt’altro. Dimentica anche di dirci che in Lombardia ci si sposta perché molte fabbriche in deroga (circa 15mila) sono rimaste aperte. Ma non sentono, non vedono, non parlano. Eppure i numeri raccontano, ed è un’ecatombe.
E loro si vantano del disastro.
fonte: https://www.tpi.it/opinioni/lombardia-regione-pubblicita-sanita-privata-disastro-20200415585844/?fbclid=IwAR2wrTiUDMXlcG6hWYo6bNx_JbuAskvlsGThB_uhk4jCWPR7p7DYTmY222E

“La Lombardia ha pagato caro le mancanze del suo sistema sanitario – Il tasso di letalità del virus è frutto di scelte fallimentari di una classe dirigente mediocre, che andrebbe esautorata immediatamente” Ecco l’articolo di Saviano su Le Monde che ha provocato l’ira di Salvini

 

Saviano

 

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“La Lombardia ha pagato caro le mancanze del suo sistema sanitario – Il tasso di letalità del virus è frutto di scelte fallimentari di una classe dirigente mediocre, che andrebbe esautorata immediatamente” Ecco l’articolo di Saviano su Le Monde che ha provocato l’ira di Salvini

Ecco l’articolo di Roberto Saviano che ha mandato su tutte le furie Salvini

È accaduto in Italia che proprio la regione ritenuta più forte, la più efficiente, la più ricca fosse quella meno pronta a fronteggiare la pandemia portando avanti scelte di cui presto i suoi dirigenti  saranno chiamati a rispondere. Nel sistema italiano, le regioni hanno competenza esclusiva in materia sanitaria e la regione Lombardia è capofila, sia per la ricchezza del territorio, che per il connubio pubblico-privato creato dalle amministrazioni di centro-destra, che hanno occupato il potere ininterrottamente negli ultimi due decenni.

La Lombardia è il territorio di Silvio Berlusconi e la Regione era il feudo di Roberto Formigoni, definitivamente condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere per gravi episodi di corruzione, innestatisi proprio sul rapporto tra potere regionale e sanità privata. Ma fino a un mese fa si credeva che quella corruzione fosse solo un incidente di percorso. Ma le cose non stavano così.

Dal mio osservatorio di studioso delle dinamiche criminali, e in particolare del potere delle mafie, ho negli anni osservato come per un settentrionale sia più accettabile pensare che il marcio sia comunque proveniente “da fuori”. Eppure, solo dieci anni fa, per aver raccontato nel corso di una trasmissione televisiva quello che era un’ovvietà per ogni investigatore – e cioè che la camorra napoletana e la ‘ndrangheta calabrese, seguendo le orme della mafia siciliana, che lo aveva fatto, almeno dagli anni ’70, avevano infiltrato l’economia legale del nord – fui attaccato al punto di dover ospitare, coattivamente, alla puntata successiva un monologo dell’allora Ministro degli Interni, Roberto Maroni (predecessore di Matteo Salvini alla guida della Lega Nord), ora fuori dalla politica per vicissitudini giudiziarie.

Dopo poco arrivarono anche le condanne e oggi è un dato assodato che in molte parti del Nord le mafie la facciano da padrone. Qui racconto ciò che so, ciò che accade. Ma con una premessa necessaria: non c’è un sistema sanitario al mondo che si è dimostrato in grado di fronteggiare con prontezza l’emergenza Coronavirus, ad eccezione, forse, per i dati che si conoscono oggi, della Corea del Sud. Per quanto possa apparire paradossale, il punto debole della Lombardia è rappresentato dalla sua dinamicità economica e dal volume di scambi e relazioni con l’estero e, in particolare, con la Cina.

Nelle valli bergamasche falcidiate dal virus (alcuni già adesso parlano di un’intera generazione cancellata) esiste una miriade (migliaia) di piccole aziende, spesso con meno di dieci dipendenti, che però rappresentano un’eccellenza tale da fare di quei distretti industriali una vera locomotiva, non solo per la Regione Lombardia. A un certo punto, però, mentre i media parlavano delle scelte drammatiche che erano rimesse ai medici delle terapie intensive, tra chi intubare e chi lasciar morire, altre scelte venivano fatte e il tema del contendere è stato: chiudere le produzioni, con il rischio di un collasso economico, o mantenere aperto tutto il possibile, sacrificando vite umane? Va da sé che non c’è stato un dibattito pubblico sulla questione, e ci mancherebbe.

La cosa grave è che la Regione Lombardia e il governo centrale si sono passati, nel corso di molte settimane, la patata bollente della decisione di chiudere tutto. Oggi sappiamo che, nel frattempo, per non confinare in casa operai che erano utili alla catena di montaggio e che, soprattutto nel caso di piccole imprese, dovevano e devono decidere tra la vita e il lavoro, si è favorita una massiccia diffusione del contagio, che al di là della parzialità dei dati, restituisce una mortalità, in termini assoluti, spaventosa.

Oggi questa realtà è venuta fuori in tutta la sua gravità, restituendo l’immagine di un territorio nel quale le classi dirigenti hanno deciso a tavolino di “non fermarsi”, probabilmente mettendo in conto l’ecatombe, magari puntando sulla sorte.

Quanto sta emergendo sui ritardi nel disporre la zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro, nella Bergamasca, e sui ricoveri nelle residenze sanitarie in cui si prestano cure agli anziani (RSA) sono questioni sconvolgenti, che non possono non essere messe in connessione con un tasso di letalità del virus che, in quelle zone, è altissima e miete centinaia di vittime ogni giorno.  Da molte parti si sta invocando, proprio a causa della crisi lombarda, un passaggio della gestione sanitaria dalle regioni al governo centrale.

Per certi versi, è intuitivo pensare che quanto è accaduto, quindi le “indecisioni”, il “rischiare” siano stati frutto di un’eccessiva dipendenza del potere politico regionale rispetto a quello economico-produttivo. Ora che le cose sono andate malissimo, il rischio concreto è che chi ha deciso queste “strategie” criminali possa avere interesse a occultare le proprie responsabilità.

Il tasso di letalità del virus in Lombardia è frutto soprattutto delle scelte fallimentari compiute da una classe dirigente mediocre, che andrebbe esautorata immediatamente se non ci fosse un’emergenza drammatica in corso.  Ma mentre oggi le sirene delle ambulanze coprono ancora le voci dei familiari delle persone lasciate morire a causa di una sequela di errori che hanno aggravato l’effetto dirompente del contagio, tra poco sarà il tempo di processare chi è venuto meno ai suoi doveri.

Il caso lombardo assume peraltro una connotazione ancora più oscura se raffrontato a quello della regione confinante, il Veneto, che pure a fronte di una popolazione assai inferiore (circa la metà), ma caratterizzato da una simile vivacità sul piano economico, ha affrontato la crisi in maniera completamente differente e, ad oggi, più efficace.

Per quello che ora sappiamo, tra Lombardia e Veneto (entrambe governate dalla Lega) esiste una differenza di approccio all’epidemia che è quantificabile nel numero di persone che hanno perso la vita – 10mila in Lombardia vs meno di 1.000 in Veneto – a fronte di un numero di tamponi eseguiti pressappoco identico (quasi 170mila).

Il Veneto, a differenza della Lombardia, ha puntato molto sul tracciamento degli asintomatici per individuare ogni focolaio, per poi agire con prontezza sigillando i territori per impedire l’espansione del contagio. A differenza della Lombardia – dove il virus (come in molte altre parti del mondo, ma non con una tale intensità) ha visto crescere il contagio anche a causa della impreparazione al fenomeno dei piccoli ospedali sul territorio – il Veneto ha provato a ridurre l’ospedalizzazione dei malati (salve, ovviamente, le ipotesi gravi), privilegiando l’assistenza domiciliare.

La Lombardia, di fronte a una crisi senz’altro non prevedibile nella sua velocità di diffusione, ha pagato soprattutto per i deficit organizzativi che il sistema misto pubblico-privato – fino ad allora considerato, anche a ragione, dato che ogni anno migliaia di persone da altre regioni vi si recavano per cure, il meglio possibile – ha mostrato: a fronte di grandi eccellenze, un livello medio piuttosto basso sul piano organizzativo (fondamentale, a tal proposito, leggere la lettera che la FROMCeO Lombardia e cioè la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia ha inviato ai vertici della Regione stigmatizzando l’incertezza nella chiusura di alcune zone, la mancanza di mascherine e dispositivi di protezione e i pochi tamponi effettuati) e un dominio incontrastato della politica e dei gruppi di potere.

Un esempio per comprendere questa dinamica è quello di Comunione e Liberazione, un’associazione cattolica della quale, fino alla condanna definitiva, il corrotto Roberto Formigoni era uomo di punta. Comunione e Liberazione è potentissima in Lombardia e detta legge; basti pensare alla percentuale maggioritaria, nelle strutture pubbliche, di medici antiabortisti e della difficoltà che la maggior parte delle donne trova a farsi prescrivere la pillola abortiva, nonostante sia previsto dalla legge: la “tecnica” elusiva è semplice.

I medici obiettori di coscienza hanno molte più possibilità di fare carriera rispetto a quelli non obiettori. Come si potesse, anche ieri, ascrivere questa dinamica mafiosa al concetto di efficienza è stato per me sempre un mistero. E dispiace che i lombardi debbano rendersi conto oggi, sulla pelle loro e dei loro cari, dell’anomalia di certe dinamiche, che lungi dal rappresentare eccezione gettano una luce sinistra sulla regola seguita in generale.

Vedete, nascere e crescere al Sud Italia, uno dei territori viceversa più poveri d’Europa (con un pil in molte parti inferiore a quello della Grecia), ti dà gli strumenti per capire oggi cosa accadrà domani.

E quello che è accaduto in Lombardia e in Veneto, che sono state le prime zone in Europa colpite dal Covid-19, è di vitale importanza per il resto del continente perché mostra due approcci differenti e indica esattamente, nel caso della Lombardia, cosa non fare, come non agire, come non comunicare.

Ma le colpe non sono solo del centro-destra al potere, poiché viceversa le città di Bergamo e Milano sono amministrate dal centro-sinistra. Ma il virus è arrivato a scoprire l’assoluta inadeguatezza di un approccio economicista e manageriale della cosa pubblica che caratterizza un territorio ricchissimo, nel quale il lavoro è un imperativo e la dimensione individualistica è accentuata fino al parossismo.

Le biografie stesse dei sindaci di centro-sinistra di Milano e di Bergamo aiutano a comprendere le falle nella gestione delle prime fasi dell’emergenza. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è un uomo di estrazione di centro-destra assurto alle cronache per la gestione dell’evento EXPO 2015, mentre quello di Bergamo, Giorgio Gori, è stato per lunghissimo tempo un uomo di punta dell’azienda televisiva di proprietà di Silvio Berlusconi.

Entrambi hanno sottovalutato al principio l’emergenza sanitaria, preoccupandosi solo delle possibili ricadute economiche. Non solo hanno provato in tutti i modi a non “fermare le macchine”, ma hanno addirittura invitato i cittadini, nonostante l’epidemia in corso, a prendere parte alla vita di comunità, assecondando in tutto i desiderata del comparto produttivo, che non riusciva a vedere nel lockdown una alternativa di vita praticabile e che, a questo punto, dobbiamo ritenere sia l’unico riferimento nella loro azione amministrativa.

Il paradosso di questa crisi sembra quasi delineare un insegnamento filosofico. Proprio i politici a capo della regione che si è sempre vantata di aver fatto tutto da sé e che negli ultimi trent’anni ha chiesto sempre maggiore autonomia – il partito più forte del Nord, la Lega, prima di essere sovranista era, fino a pochissimi anni fa, secessionista – lamentando il peso dell’improduttivo meridione (però formidabile serbatoio di “risorse umane”, come direbbe un manager), che ha sempre deprecato ogni accentramento e ogni decisione presa dalla inconcludente e disorganizzata Roma, in questa emergenza hanno finito per dare la responsabilità delle proprie indecisioni, e delle conseguenti omissioni, al governo centrale. Che avrebbe dovuto decidere al posto loro, levandogli le castagne dal fuoco: davvero disonorevole, oltre che criminale.

L’Europa – e il resto del mondo – sta affrontando un momento estremamente delicato in cui si deciderà davvero del suo futuro. È stato detto molte volte, ma questa è quella definitiva, perché oggi in Europa non si decide solo il destino del continente e dei paesi che ne fanno parte, ma si decide soprattutto del destino di tutte le persone che ci vivono e ci vivranno, anche di chi non è ancora nato.

Perché è bene dirlo: oggi si sta decidendo di condannare le future generazioni di buona parte dell’Europa a pagare i debiti contratti dai propri genitori a causa di una forza maggiore. E anche questo è assai poco onorevole, soprattutto per quei piccoli paesi che sottraggono risorse ad altri attraverso il dumping fiscale. Un mondo che è risorto dalle macerie della seconda guerra mondiale, del nazismo e del fascismo, dei campi di sterminio, dei totalitarismi comunisti per giungere alla sublimazione del contabile al posto del politico. Che disonore: non oso immaginare quale trattamento riserverebbero i padri dell’Europa a questi mediocri che credono che gli Stati siano delle aziende e le persone dei numeri da inserire in un bilancio.

Penso a Helmut Kohl e al coraggio che ebbe a riunire la Germania per condurla in un’Europa libera e solidale e al sostegno che trovò nei partner europei. Ma Kohl è morto e con lui, probabilmente, l’ultima idea nobile di Europa.

Se penso alla Germania, non posso non pensare alla nostra Lombardia. Non posso non pensare che l’operosa Germania, in qualche modo, stia all’Europa come l’operosa Lombardia sta all’Italia. E mi torna in mente Scurati che ha descritto il milanese al tempo del Covid-19 come un animale spaventato, atterrito dalle sicurezze perse nel giro di poche, pochissime settimane: la debolezza insita nel credersi invincibili.  Che senso ha l’efficienza senza la solidarietà: forse è lì, ancora, la differenza tra l’uomo e la macchina.

I vertici della Regione Lombardia hanno sbagliato ad aver assecondato Confindustria lombarda, il cui presidente, Marco Bonometti in un’intervista ha difeso la scelta di non aver chiuso fabbriche dicendo: “Però ora non farei il processo alle intenzioni, bisogna salvare il salvabile, altrimenti saremo morti prima e saremo morti dopo”. Argomento da industriale, senz’altro; ma la Politica, quella con la P maiuscola, è altro e certo non possono farla gli industriali. Ma essere arrivati al dilemma: se morire prima, fisicamente, e morire poi, economicamente, fa capire bene la sfida posta dal virus alla politica europea, prima che italiana.

Forse, ma non ne sono certo, c’è ancora spazio per uscire dalla pandemia per seguire un’utopia: riscoprire che produttività e conti correnti valgono meno delle persone, riscoprire che allargare diritti, espanderli, significa salvarci tutti. Riscoprire ora che una politica che decide solo seguendo l’odore del denaro è una politica che genera morte e non ricchezza. E che dice a chiare lettere: “l’Europa non esiste più e oggi è un nuovo 1945”. Io spero che gli uomini di buona volontà non lo permetteranno.

 

 

Chiudiamo la pietosa polemica sui “nomi e cognomi” di Conte: è vero quello che ha detto Conte? SI – Salvini e Meloni hanno detto menzogne? SI – E allora basta con i piagnistei, la Gente ormai avrà capito chi (bene o male) lavora per il Paese e chi (ignobilmente) rema contro!

 

Conte

 

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Chiudiamo la pietosa polemica sui “nomi e cognomi” di Conte: è vero quello che ha detto Conte? SI – Salvini e Meloni hanno detto menzogne? SI – E allora basta con i piagnistei, la Gente ormai avrà capito chi (bene o male) lavora per il Paese e chi (ignobilmente) rema contro!

Questa polemica sta assumendo risvolti grotteschi.

C’è chi in un momento così difficile per il Paese rema contro, dice menzogne, dissemina fake news e poi ha la faccia tosta di attaccare chi li sbugiarda

Poverini, il mite Conte gli ha spuntato l’unica risorsa che avevano: quella della menzogna. E questi, che credevano che la bugia sistematica fosse un loro diritto acquisito, l’anno presa a male.

Dopo l’evidente totale fallimento del sistema sanitario del centrodestra la menzogna era la loro unica arma per restare a galla. Ma in momenti difficili chi lavora (ripeto, bene o meno bene) si distingue da chi sa solo distruiggere.

In definitiva: quello che ha detto Conte è vero?

Senza dubbio SI.

E allora fine del discorso.

Fine del discorso, senza scomodare il Presidente della Repubblica, i giornalisti più o meno compiacenti e piccole, innocenti bambine che, nella fantasia di qualche pirla, invece di guardare i cartoni animati e giocare con le bambole, dedica il suo tempo a seguire i dibattiti politici in Tv

Pietoso, pietoso, pietoso…

Ah dimenticavamo, Conte si è visto costretto ad asfaltare di nuovo Salvini e Meloni anche senza fare nomi e cognomi, smentendo un’altra delle loro bugie…

Con un comunicato Palazzo Chigi ha precisato, contrariamente a quanto asserito dai soliti noti cazzari, che non c’è stata alcuna conferenza stampa a reti unificate. Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate; e infatti è stata trasmessa solo da alcuni canali tv e solo per una parte e non interamente.

Ecco il comunicato:

13 aprile 2020

“Non c’è stata alcuna conferenza stampa a reti unificate. Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate; e infatti è stata trasmessa solo da alcuni canali tv e solo per una parte e non interamente”. Cosi’ l’ufficio stampa di palazzo Chigi.

Le immagini sono per tutti

“Tutti gli interventi del presidente del Consiglio si sono sempre svolti secondo le consuete modalità e, in particolare, nella forma di conferenze stampa, salvo qualche rara eccezione – si precisa -. Sin dall’inizio del primo mandato del presidente del Consiglio Conte, dal giugno 2018, Palazzo Chigi trasmette il segnale audio video in Hd mettendolo a disposizione di tutti e di tutte le reti televisive, le quali liberamente decidono se e cosa mandare in onda sui propri canali. Lo stesso è avvenuto in occasione delle dichiarazioni alla stampa di sabato 21 marzo (per le quali alcuni hanno parlato, del tutto impropriamente, di ‘diretta facebook’) e della conferenza stampa di venerdì 10 aprile (per la quale alcuni, anche qui del tutto impropriamente, hanno parlato di ‘discorso alla nazione a reti unificate’).

Smentite le fake news

“In particolare – continua la nota dell’ufficio stampa di palazzo Chigi – il 10 aprile il presidente del Consiglio ha tenuto una conferenza stampa, come tante altre volte avvenuto in queste settimane. E come ogni volta ha illustrato i provvedimenti adottati, ha spiegato e chiarito i fatti più rilevanti e ha risposto a tutte le domande dei giornalisti, tanto sull’emergenza coronavirus quanto sul Mes. Nell’occasione ha smentito vere e proprie fake news che rischiavano di alimentare divisioni nel Paese e di danneggiarlo, compromettendo il ‘senso di comunità’, fondamentale soprattutto in questa fase di emergenza. In conclusione, anche questa volta non c’è stata richiesta, da parte della Presidenza del Consiglio, di trasmettere un discorso alla nazione a reti unificate”.

Le testate decidono se trasmettere o no

“La decisione di trasmettere o meno le conferenze stampa del Presidente del Consiglio spetterà – come è sempre stato – sempre e solo ai responsabili delle singole testate giornalistiche. Questi ultimi – si sottolinea – sono anche liberi di sostenere la singolare opinione secondo cui il presidente del Consiglio non dovrebbe smentire fake news e calunnie nel corso di una conferenza stampa rivolta al Paese, né dovrebbe parlare di un tema rilevante e di interesse generale come il Mes”. “Facciamo notare, infine, che Conte non avrebbe potuto evitare di affrontare il tema del Mes e chiarire le relative fakenews veicolate dell’opposizione, visto che questo tema è poi stato oggetto delle domande poste dai giornalisti. A conferma del fatto che si tratta di argomento di interesse generale”, conclude la nota.

 

La barzelletta dell’ospedale Covid in Fiera di Milano, inaugurato in pompa magna come “il più grande centro di terapia intensiva d’Italia”… doveva avere 600 posti, poi i posti sono scesi prima a 400 poi a 205 e infine a 24… I ricoverati sono solo 3, ma la struttura non funziona….

 

ospedale

 

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La barzelletta dell’ospedale Covid in Fiera di Milano, inaugurato in pompa magna come “il più grande centro di terapia intensiva d’Italia”… doveva avere 600 posti, poi i posti sono scesi prima a 400 poi a 205 e infine a 24… I ricoverati sono solo 3, ma la struttura non funziona….

Inaugurato in pompa magna come “il più grande centro di terapia intensiva in Italia“, l’ospedale Covid in Fiera di Milano è davvero il “miracolo” che tutti stavano aspettando? Sembrerebbe proprio di no!

Ricordate l’inaugurazione in pompa magna dell’ospedale alla Fiera di Milano da parte del governatore Fontana, con tanto di maxi-assembramento?

Bene.

A distanza di 13 giorni.

L’ospedale avrebbe dovuto ospitare, all’inizio, 600 pazienti. Poi sono diventati 400. Poi 205.

Doveva essere realizzato, secondo le dichiarazioni, in 6 giorni. Ma per farlo i giorni sono stati 20…

I posti in realtà da 600, da 400, da 205 in realtà sono stati solo 24…

Ah, una volta inaugurata la struttura, solo dopo l’inaugurazione, si sono accorti che mancava il personale!!!

In tutto questo casino, in questo momento, i pazienti Covid in Fiera sono 3. Tre!

Della mirabolante cifra di 1000 assunzioni a pieno regime, tra medici, infermieri e operatori sanitari, oggi sono operativi in 50. Cinquanta!

L’ospedale è isolato da qualunque altro centro o reparto, rendendo impossibile qualunque diagnosi multipla e integrata da parte di figure professionali diverse, fondamentale anche per pazienti Covid.

L’intero centro è costato nel complesso 21 milioni di euro – circa 7 milioni di euro a malato – e, finita l’emergenza, sarà smantellato senza lasciare traccia, se non il fumo della propaganda leghista.

Mentre in Campania e in Emilia-Romagna sorgono ospedali da campo e Covid center da centinaia di posti in dieci giorni, senza annunci, né proclami, in Fiera finora sono riusciti a mettere insieme più persone in conferenza stampa che pazienti e medici (sommati insieme) in corsia.

Eccolo lo sbandierato modello sanitario lombardo.

Un giorno, quando tutto sarà finito, qualcuno ne dovrà rispondere.

Ma sarà sempre troppo tardi.

 

 

 

Salvini: “Ieri mia figlia mi ha detto ‘perché quel signore in tv ce l’ha con te e ti insulta?'” …Il web ci suggerisce tante altre cose che la figlia potrebbe chiedergli: leggete questo e non ve ne pentirete…

 

Salvini

 

 

 

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Salvini: “Ieri mia figlia mi ha detto ‘perché quel signore in tv ce l’ha con te e ti insulta?'” …Il web ci suggerisce tante altre cose che la figlia potrebbe chiedergli: leggete questo e non ve ne pentirete…

Quanto deve essere piccolo un uomo per nascondersi dietro una bambina? Forse questa è la prima cosa che la figlia di Salvini dovrebbe chiedergli…

Una figlia che, nella fantasia del cazzaro verde e di chi lo segue, a 5 anni, anzichè guardare cartoni animati e giocare con le bambole, segue dibattiti politici in Tv…

Vabbe’ che gente a cui hai fatto credere che Ruby fosse la figlia di Mubarak, puoi far credere qualunque cazzata…

Allora, dal Web, ecco qualche altra domanda che la figlia del Capitone potrebbe, più realisticamente, porre al padre…

  • Papà, non hanno riaperto le chiese a Pasqua come volevi tu. Perché quel signore vestito di bianco ce l’ha con te?
  • Papà perché quel signore in tv ti sta facendo fare la figura dell’imbecille?
  • Papà perché al Parlamento europeo ti hanno dato del fannullone?
  • Papà, perché dici che i bambini di Napoli dovrebbero essere lavati dal Vesuvio?
  • Papà perché vai a spasso liberamente con la fidanzata, nonostante il divieto, fingendo di andare a fare la spesa quando in via del Tritone non ci sono supermercati e negozi di alimentari? Mica sarai bugiardo, vero?!
  • Papà… perché baci sempre il crocifisso e poi bestemmi?
  • Papà, perché hai fatto sparire dai social il video in cui il 27 febbraio (dopo Codogno e ad emergenza già dichiarata) dicevi che bisognava riaprire tutto?
  • Papà, perché hai portato sul palco una bambola gonfiabile con le sembianze della Signora Boldrini?
  • Papà perché al Papeete facevi quelle cose con quelle signorine scosciate facendomi vergognare tanto?
  • Papà perchè hai stretto la mano ad un ultras condannato per spaccio di droga? Sei andato a a citofonare agli stranieri senza avere prove, e lui? Perchè con lui non l’hai fatto?”
  • Papà dove li hai presi i 49milioni che ho trovato nel mio armadio?
  • Papà perché baci il rosario e poi fai morire i bambini in mare
  • Papà, perché non la smetti di usarmi per fare propaganda elettorale?
  • Papà, perché ti pagano lo stipendio se non vai mai a lavorare?
  • Papà perchè sei così fallito da gettarmi in politica a soli 5 anni ed usarmi come ariete politico?
  • Papà perché hai usato una bambina della mia età su un palco dicendo che era una vittima di Bibbiano?
  • Papà mi dici esattamente di cosa ha parlato il tuo consulente e collega di partito Savoini in quell’incontro al Metropol in Russia? E perchè hai detto di non conoscerlo, visto che siete amici da 30 anni?
  • Papà, perché hai tweettato la foto di quella ragazzina e adesso tutti le danno addosso?
  • Papà, ma se dici che la famiglia è una, sacra e inviolabile perché cambi sempre fidanzata?
  • Papà, questa estate mi porti in giro con la moto d’acqua della Polizia
  • Papà perchè quando eri Ministro dell’Interno nel corso di un comizio hai fatto rimuovere dalla Digos lo striscione con la scritta “Ama il prossimo tuo? Lo disse Gesù, lo sai?
  • Papà perché mentre io mangio l’uovo di Pasqua i migranti sono lasciati morire in mezzo al mare
  • Papà perché non mi racconti più la favola di Bibbiano ?
  • Papà, ma perché invece di abbracciarli i criminali non li arresti, visto che tu sei un poliziotto?
  • Papà, quand’è che rifacciamo il gioco del citofono?
  • Papà parli bene dei meridionali dopo che li hai insultati per anni? Non sarà mica che hai qualche interesse elettorale?
  • Papà perché il vicino di casa dice che stai dicendo stronzate?
  • Papà ma anch’io andrò a prendere la laurea gratis in Albania?
  • Papá ma davvero paghi Morisi per inventarsi che io ascolto i discorsi di Conte? Non hai un cugino che te lo fa gratis?
  • Papà perché i genitori delle mie amichette vanno al lavoro e tu no?
  • Papà mi aiuti a fare i compiti di grammatica?
  • Papà, perchè alla finale degli Europei tra Italia e Francia tifavi Francia?
  • Papà, perché al Pio Albergo Trivulzio facevano sparire le cartelle cliniche?
  • Papà dài mi canti ancora quella ninna nanna che mi cantavi sempre quando ero piccola: senti che puzza, scappano anche i cani…
  • Papà, mi racconti la favola delle accise?
  • Papà, mi parli di Alzano Lombardo?
  • Papà perché insieme a quei signori cantavi che i bambini napoletani puzzano?
  • Papà, perché tieni ferme in mezzo al mare tutte quelle povere persone e non le fai scendere ?
  • Papà perchè lasci morire dei bambini in mezzo al mare?
  • Papà, perché continui a collezionare figure di merda?
  • Papà perché vai a cena con dei fascisti e ti fai i selfie con loro
  • Papà, ma adesso i terroni sono nostri amici?
  • Papà, perché i tuoi sostenitori stanno picchiando quel ragazzo che mostrava la scritta ‘AMA IL PROSSIMO TUO’?
  • Papà perché in Parlamento nessuno ti conosce?
  • Papà, ti ricordi quando dicevi che con la bandiera ti ci puliti il … Scusa papà, ma io certe parole non le dico.
  • Papà perché mi metti in bocca cose che non ho mai detto…
  • Papà perché hai fatto cadere il governo in piena sbornia al Papeete? Non saranno mica state le tette della cubista?!
  • Papà, perché ti fai vedere con il Rosario in mano? Lo Sai che il primo Credo della chiesa ti dice di aiutare gli altri senza distinzione di colore e ragione sociale?
  • Papà ma perché ti inventi cose dalla mattina alla sera? Ma che lavoro fai? Ma perché fai finta di fare le cose davanti alle telecamere? Ma perché dici sempre bugie? Ma perché mi metti sempre in mezzo e non è mai vero? Papà non mi tirare più in ballo
  • Papà papà… perché sei così pirla? Pensa se stavi al posto di Conte che casino che facevi…
  • Papà, come si chiamano quelli che sguazzano nelle paure degli analfabeti funzionali, per il proprio tornaconto?
  • Papà perché sei sempre fedele a Berlusconi che ha pagato la Mafia siciliana per 20 anni quando era Premier?
  • Papà perché non vuoi i porti aperti alle persone, donne e bambini che potrebbero morire in mare, mi insegni ad essere buona, ma con chi, solo con i tuoi amici stronzi?
  • Papà, ma non hai detto che non si usano i figli per propaganda politica? Chi è mio padre allora?
  • Papà, ma perché scrivi che stai rispondendo alle migliaia di mail quando stai vicino ‘a furnacella ad arrostire salsicce e costolette?!”
  • Papà perché questo signore ti umilia davanti a tutti il Parlamento Europeo chiamandoti fannullone?…
  • Papà, lo posso compilare anch’io il foglio per avere 500mila franchi dalla Svizzera?
  • Papà, io non capisco perché non ti piace la Signora Boldrini, se sembra una bambola?
  • Papà, se lo zio Fontana puo’ chiudere le librerie aperte da Conte perchè non ha fatto la zona rossa a Bergamo?
  • Papà, da grande posso andare a lavorare?
  • Papà, e’ vero che la tua prima moglie prima l’hai piazzata in comune a Milano, ed ora nella fiera expo dove hanno aperto l’ospedale che non funziona?
  • Papà, ma è vero che da adolescente frequentavi un centro sociale? E perchè li chiami zecche? Eri una zecca anche tu allora?
  • Papà ma perché non mi lasci fuori dalla tua guerra politica? Papà ma perché mi usi per i tuoi fini propagandistici personali e di partito? Papà io sono una bambina non una cosa, papà mi viene un dubbio, ma mi vuoi bene?
  • Papà, perchè gli altri politici non usano mai i loro figli per fare propaganda?
  • Papà perché se aprono un hastag che indica la luna, tutti i leghisti guadano al dito?
  • Papà anch’io da grande dovrò fare come quelle che ti piacevano tanto al Papeete?
  • Papà, come ha votato la lega in parlamento nel caso Ruby?
  • Papà, perché non rimani a casa a giocare con me, invece che andare in giro a sparare cazzate e sfruttare la mia innocenza per fini politici?

 

 

 

 

Solo ieri Salvini si lamentava delle accuse di Conte, ma già riparte con una nuova BUFALA: pronte fantomatiche patrimoniali e prelievi forzosi… E in tutto questo squallore, Mentana che dice?

 

BUFALA

 

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Solo ieri Salvini si lamentava delle accuse di Conte, ma già riparte con una nuova BUFALA: pronte fantomatiche patrimoniali e prelievi forzosi…  E in tutto questo squallore, Mentana che dice?

Da Fanpage:

La bufala di Salvini sul prelievo ai conti correnti degli italiani

Matteo Salvini, in un servizio del Tg2, parla di un’ipotetica proposta del governo, che in realtà non è stata mai avanzata, e cioè il prelievo forzoso sui conti correnti, come fece Giuliano Amato nel 1992: “Chiediamo al governo di smetterla di aspettare quello che non arriva dall’Europa e di chiedere agli italiani di dare una mano. Senza follie, come stiamo leggendo che arriva da sinistra, patrimoniale, tassa sulla casa, prelievo dai conti correnti”.

Il leader della Lega Matteo Salvini, insieme alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha attaccato venerdì il presidente del Consiglio Conte, perché in diretta tv, durante la conferenza stampa in cui il governo ha annunciato la proroga del lockdown fino al 3 maggio, ha accusato pubblicamente i due esponenti di centrodestra per aver diffuso “fake news” sul Mes. Salvini ieri ha anche telefonato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La chiamo anche a nome degli altri colleghi leader dei partiti di centrodestra: quel che ha fatto il premier ieri sera non è degno di un paese democratico, presidente, siamo molto risentiti e riteniamo gravissimo quanto accaduto”, ha detto durante colloquio.

Secondo i due leader di centrodestra la scelta del presidente del Consiglio di criticare così duramente le opposizioni, in diretta sulle principali reti nazionali, nell’ora dei tg serali, è stata “Una roba  da stato totalitari”. Eppure Salvini non si è astenuto dal mettere in giro una bufala, durante un servizio del Tg2 di ieri sera. A proposito della proposta dal Partito Democratico, che vorrebbe chiedere un contributo di solidarietà a chi guadagna più di 3.000 euro netti al mese, il segretario del Carroccio ha commentato: “Chiediamo al governo di smetterla di aspettare quello che non arriva dall’Europa e di chiedere agli italiani di dare una mano. Senza follie, come stiamo leggendo che arriva da sinistra, patrimoniale, tassa sulla casa, prelievo dai conti correnti… ecco: dimentichiamoci di nuove tasse”.

In pratica Salvini ha lasciato intendere che il governo starebbe valutando addirittura un prelievo dai conti correnti degli italiani, per far fronte all’emergenza coronavirus, ipotesi che non è stata mai sul tavolo fino ad ora. Ma la dichiarazione di Salvini non è stata corretta durante la messa in onda del servizio giornalistico.

Salvini ha lanciato lo stesso allarme su Twitter: “Non solo la patrimoniale del Pd: mettiamoci anche un bel prelievo forzoso sui conti correnti…A sinistra sono sempre geniali, anziché togliere tasse agli italiani in un momento così difficile pensano a come metterne di nuove”, ha scritto, allegando  una ‘card’ in cui si vede il patron di Eataly, Oscar Farinetti, l’unico in realtà ad aver suggerito il prelievo dai conti correnti: “Serve il prelievo forzoso, come Amato nel 1992”.

fonte: https://www.fanpage.it/politica/la-bufala-di-salvini-sul-prelievo-ai-conti-correnti-degli-italiani/
https://www.fanpage.it/

Mentana ha ragione a lamentarsi di Conte che ha fatto nomi e cognomi: queste cose DOVREBBERO farle i giornalisti… Cari Giornalisti, caro Mentana, fate il vostro lavoro, così Conte non dovrà essere lui a fare nomi e cognomi.

 

Mentana

 

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Mentana ha ragione a lamentarsi di Conte che ha fatto nomi e cognomi: queste cose DOVREBBERO farle i giornalisti… Cari Giornalisti, caro Mentana, fate il vostro lavoro, così Conte non dovrà essere lui a fare nomi e cognomi.

Io non riconosco l’uso personalistico della conferenza stampa che Mentana rimprovera a Conte, perché ho visto – INVECE –  una difesa, non del Governo, ma della corretta informazione ai cittadini in un periodo così delicato.

È vero, non dovrebbe essere Conte a fare nomi e cognomi. Dovrebbero essere i giornalisti.

Chi intervista questa gentaglia…

Quando Salvini dice “noi della lega abbiamo sempre chiesto al governo di chiudere tutto”, il “giornalista” di turno non deve stare a guardarlo con sguardo ebete, deve rispondere : “Salvini, non dica puttanate, non prenda per il culo la gente”

Quando quei due sparano fake tipo il virus nato in laboratorio in Cina, o degli accrediti di 500.000 euro in Svizzera firmando un foglio, o del Senato chiuso (quando invece era regolarmente aperto), o dei 550 miliardi di Euro stanziati dal governo tedesco, o del caos provocato dal mercato ortofrutticolo di Palermo aperto (quando invece era chiuso), o che le Ong che latitavano (mentre erano e sono in prima linea in tutta la Lomberdia)… I giornalisti DOVE SONO?

Quando quei due dicono che Conte ha firmato il Mes, un giornalista dovrebbe dire “Guardi, sig. Salvini, Guardi Sig.ra Meloni, il Mes lo ha trattato in Europa il VOSTRO governo tramite Belusconi e Tremonti nel 2011, ed è stato firmato nel 2012 quando al governo c’era Monti…

E se la Meloni obietta che al momento del voto non era in aula, un “giornalista” dovrebbe ribattere “E lo dice così? Non se ne vergogna?”

La verità è che questi si sentono in diritto di prendere per i fondelli il popolo Italiano. Sono spalleggiati da giornalisti di parte o senza palle che, in modo vergognoso, avallano qualunque stronzata quesi due si sentono in diritto di partorire, senza fiatare…

E poi Salvini che per oltre un anno ha monopolizzato le televisioni senza neanche essere il presidente del consiglio, non dovrebbe neanche parlare…

Cari Giornalisti, caro Mentana, fate il vostro lavoro, così Conte non dovrà essere lui a fare nomi e cognomi.

P.S. – A qualcuno vogliamo dire, parafrasando un vecchio politico: I pieni poteri logorano chi non ce li ha…

P.S. bis – A quella povera creatura che chiede al padre “perché quel signore in tv ce l’ha con te e ti insulta?”, credo che sia giunto il momento che qualcuno le dica la verità…

P.S. ter – Ma quanto deve essere disperato uno per tirare in ballo pure la figlia in questa storia? Ma un po’ di dignità no?

 

By Eles

 

Meloni e Salvini attaccano Conte sul Mes? parlano di “metodi da regime”? Si dichiarano innocenti? Mentono senza vergogna! Ecco la verità…

 

Mes

 

 

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Meloni e Salvini attaccano Conte sul Mes? parlano di “metodi da regime”? Si dichiarano innocenti? Mentono senza vergogna! Ecco la verità…

 

Dopo che, con toni accesi e di solito estranei ai suoi modi, Giuseppe Conte ha aspramente attaccato Giorgia Meloni e Matteo Salvini in diretta nazionale, accusandoli di ‘dire menzogne’ sul Mes che ‘non è stato approvato l’altro ieri, ma nel 2012’, i due leader dell’estrema destra, dopo aver fatto un piagnisteo sui “metodi da regime”

Un piagnisteo con tanto di bava alla bocca per l’invidia (non dimenticate le lodi tessute ad Orban solo qualche giorno fa, quando ha praticamente instaurato la dittatura in Ungheria, o la Russia di Putin tanto osannata da Salvini).

I due principi delle fake news hanno immediatamente messo le mani avanti facendo come le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano: loro nel 2012 o erano assenti dall’Aula (cosa di cui veramente non c’è nulla di che vantarsi) o hanno votato contro il Mes. Addirittura Salvini ha fatto un video in cui spiega che ‘tutto è controllabile su Google’. E infatti, ricostruire il perché la loro ‘innocenza’ è del tutto inventata è facilissimo.

Cominciamo dall’inizio: è vero che il Mes è stato approvato in Italia otto anni fa dall’allora Governo Monti, con il voto contrario della Lega e l’assenza della Meloni (ricordatevelo, segnatevelo, ASSENZA. Essere assenti NON può essere un merito di un parlamentare. Se era contraria DOVEVA ESSERE IN AULA e votare contro!).

Ma è anche vero, come entrambi dovrebbero sapere, che una votazione è solo la tappa finale di un percorso.

La storia del Mes inizia almeno un anno prima, nel 2011, con il via libera all’Eurogruppo e l’approvazione del disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio europeo del 25 marzo che cambiava il Trattato sul funzionamento unico dell’Ue e dava il via alla creazione del cosiddetto ‘Fondo salva-Stati’, ossia il Mes, come strumento di aiuto agli Stati membri dopo la crisi del 2008.

E A DARE QUESTO VIA LIBERA È STATO IL GOVERNO BERLUSCONI, DI CUI FACEVANO PARTE SIA GIORGIA MELONI CHE MATTEO SALVINI. 

Il 3 agosto del 2011 il Consiglio dei Ministri si riunisce a Palazzo Chigi e proprio in quel giorno viene approvato, su proposta dell’allora Ministro degli Esteri Franco Frattini, il disegno di legge per la ratifica e l’esecuzione della “decisione del Consiglio europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism, ossia proprio il Mes) nei Paesi la cui moneta è l’euro”. 

Il Mes è un’evoluzione del Fesf (Fondo europeo per la stabilità finanziaria) ed entrambi gli strumenti sono stati preparati e decisi a livello europeo tra il 2010 e il 2011. A rappresentare l’Italia c’erano Silvio Berlusconi (Consiglio Europeo) e Giulio Tremonti (Ecofin ed Eurogruppo). Il governo Berlusconi si basava su un’alleanza, quella tra Pdl e Lega. Giorgia Meloni all’epoca era parte di Pdl come Ministro della Gioventù e Matteo Salvini era europarlamentare della Lega.

Molto semplice: chi ora parla di ‘alto tradimento’ sedeva al tavolo che questo tradimento l’ha ordito, per citare il premier Conte, ‘col favore delle tenebre’. E che ora, approfittando della difficoltà della materia, della memoria corta dell’elettorato e della paura per l’emergenza Coronavirus, sta cercando di gettare fumo negli occhi agli italiani.

 

Tratto da:  https://www.globalist.it/news/2020/04/11/meloni-e-salvini-innocenti-nel-2011-erano-ministra-e-deputato-del-governo-che-decise-il-mes-2056055.html

La Germania guadagna dagli spread. Per questo non vuole gli Eurobond

 

Eurobond

 

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La Germania guadagna dagli spread. Per questo non vuole gli Eurobond

In Europa, e nell’Eurozona in particolare, si litiga sugli eurobond, le obbligazioni comuni europee che verrebbero garantite con i soldi della Banca centrale europea: la cosa buffa (apparentemente) è però che i soldi non costano nulla alla Bce.

La moneta è fatta al 95% di bit che costano zero, e al 5% di carta che costa quasi nulla. Stampare moneta è gratis ma la moneta ha un formidabile potere magico: può fare ripartire l’economia, l’occupazione e i redditi. La Bce potrebbe stampare tutta la moneta necessaria per rilanciare l’economia europea che si avvia verso una recessione a precipizio.

Invece è frenata e congelata dalla Germania che ha tutto l’interesse all’austerità monetaria. Infatti, più i Paesi mediterranei cadono in recessione, più i capitali fuggono verso Deutschland. Così lo spread – il differenziale del costo del debito con la Germania – sale per i Paesi più fragili. In questo modo l’economia tedesca può avvantaggiarsi dalla speculazione finanziaria e indebitarsi a tassi negativi o irrisori.

Prima della moneta unica, se i capitali fuggivano verso il marco questo si rivalutava, e la corrispondente svalutazione della lira faceva sì che l’Italia rimanesse a galla grazie all’aumento dell’export. Ora invece, con la moneta unica, la pressione di mercato sui titoli del debito pubblico fa sì che i Paesi periferici dell’euro – come l’Italia – rischiano di non potersi più finanziare e di fallire, o di dovere ricorrere alle “amorevoli cure” della Troika.

Questo accade nell’eurozona. Intanto il governo cinese prevede di stanziare 7500 miliardi di yuan, pari a 1000 miliardi di euro, per coprire gli investimenti pubblici necessari a rilanciare l’economia dopo la crisi coronavirus. Negli Usa la Fed, la banca centrale americana, stamperà circa 2000 miliardi di dollari per lo stesso scopo.

Rashida Tlaib, la parlamentare socialista seguace di Bernie Sanders, ha proposto che il Tesoro emetta altri 2 trilioni di monete legali di platino in modo che tutti i cittadini degli Stati Uniti abbiano immediatamente 2000 dollari caricati su carta bancomat del Tesoro, e poi altri mille ogni mese. Infatti, in base a un’antica legge americana, la Fed ha il monopolio della carta moneta ma il Tesoro può emettere (senza limiti) monete metalliche legali. La moneta del Tesoro non costituirebbe neppure debito pubblico. Mutatis mutandis, una cosa del genere si potrebbe fare in Italia con i Titoli di Sconto Fiscale. Essi funzionerebbero come “quasi-moneta” legale senza aumentare il debito pubblico nazionale.

Comunque, gli europei sono gli unici che hanno paura a monetizzare gli enormi debiti (per molte centinaia di miliardi) che gli stati dovranno fare per uscire dal baratro della crisi. È vero che la Bce ha già emesso 750 miliardi di euro per acquistare titoli di stato nazionali ma pochi sanno che questi miliardi non servono per l’economia reale, bensì (quasi) solo alle banche.

Infatti la Bce compra titoli di stato dalle banche per alimentare le loro riserve liquide: ma non è detto che poi le banche prestino soldi alle economie in difficoltà. Per esempio, se mio cugino ha un milione di euro di riserva non è detto che mi presti dei soldi quando io ho dei problemi. Anzi: il business delle banche è tipicamente pro ciclico: prestano tanto se va bene, prestano poco o nulla se va male. È per questo motivo che occorrono gli eurobond.

Gli eurobond verrebbero emessi da un ente europeo – come la Banca Europea degli Investimenti, il Meccanismo Europeo di Stabilità, o un altro ente creato apposta – e sarebbero obbligazioni sicure che gli investitori privati comprerebbero applicando bassi interessi perché sono coperti dalla Bce. Così gli stati avrebbero direttamente i miliardi da spendere per sollevare l’economia reale. Il problema è che, mentre Cina e Usa hanno già programmato di stampare trilioni, l’Eurozona stenta a trovare fondi comuni anche solo per pochi centinaia di milioni di dollari.

Ha ragione il premier Giuseppe Conte (che si sta dimostrando un vero statista). Siamo ad una svolta della storia d’Europa. O l’Unione Europea emette titoli di debito comuni – un po’ come il Tesoro americano emette i Treasury bond – oppure l’Europa (e l’euro) morirà nella crisi frantumandosi in tanti pezzi. La cosa paradossale è che la Bce potrebbe “stampare” tutta la moneta che vuole per comprare gli eurobond, senza togliere un centesimo ai contribuenti europei. Anzi, ci guadagnerebbero tutti. Ma non può.

Quando un illustre economista della Bocconi, come Roberto Perotti, declama che la Germania ha ragione a non volere gli eurobond perché non ne ha bisogno e perché pagherebbe di più il suo debito, dimostra di pensare più da ragioniere che da economista. L’Italia non deve chiedere aiuto a nessuno. Deve solamente far capire che essere uniti nella crisi serve a tutti. Se cade l’euro, anche la Germania va in crisi.

Questa volta Conte può vincere perché Francia e Germania, i due pilastri dell’Euro e della Ue, sono schierati su fronti opposti. Per la prima volta la Francia dell’ex banchiere Emmanuel Macron si è alleata con Italia e Spagna. E Macron ha in mano la carta vincente che si chiama Bce, l’unica istituzione europea che conta forse più del Bundestag perché ha il monopolio della moneta europea.

Alla Bce la presidente francese Christine Lagarde sarà costretta a finanziare sempre e comunque i debiti nazionali per non fare cadere l’euro: la Francia, l’Italia e la Spagna non sono la Grecia. Per questo la Germania alla fine potrebbe essere costretta a cedere sugli eurobond. A meno che non sia follemente miope e non voglia la rovina dell’euro.
fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-germania-guadagna-dagli-spread-per-questo-non-vuole-gli-eurobond/?fbclid=IwAR3LZ6eewz9CzJvhcSFKi_Kr66QYPR64EMGKtjehi69Jtv3RvFZ23j7cd7Q

Voroufakis: “L’Italia è stata piegata. Accettando il Mes si è condannata alla depressione permanente”

 

Voroufakis

 

 

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Voroufakis: “L’Italia è stata piegata. Accettando il Mes si è condannata alla depressione permanente”

Commentando su twitter l’accordo Caporetto per l’Italia raggiunto all’Eurogruppo pochi minuti fa, Yanis Varoufakis, ex ministro della Grecia ai tempi del primo governo Tsipras e il protagonista durante la trattativa per il rinnovo del famigerato memorandum così commenta su twitter:

“E eccoci qui: Italia e gli altri piegati. Hanno accettato i prestiti del Mes che porteranno a austerità stringente il prossimo anno, pietosi prestiti per le imprese della Bei, uno pseudo schema federale di assicurazione sulla disoccupazione, più qualche pillola di filantropia.  In cambio si sono impegnati a depressione permanente”.