Coronavirus, Salvini continua a vomitare insulti contro chi ci veramente ci aiuta: “Se Cina ha coperto l’epidemia ha commesso un crimine contro l’umanità”… Cosa non si direbbe per elemosinare un po’ di visibilità…

 

Salvini

 

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Coronavirus, Salvini continua a vomitare insulti contro chi ci veramente ci aiuta: “Se Cina ha coperto l’epidemia ha commesso un crimine contro l’umanità”… Cosa non si direbbe per elemosinare un po’ di visibilità…

…Dimenticando che i suoi amici, da Trump a Johnson a Bolsonaro rischiano di mettere in ginocchio il mondo…

Il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto nell’Aula del Senato, dopo l’informativa urgente del presidente del Consiglio Conte sull’emergenza coronavirus: “Se il governo cinese sapeva e non ha denunciato ha commesso un crimine ai danni dell’umanità e ora non lo si può far passare per salvatore”.

Proprio gli brucia che le zecche rosse hanno trionfato nella loro battaglia contro il Covid-19. E se non bastasse ora si sono messe al servizio del mondo intero esportando competenza e aiuti materiali. Gli brucia proprio…

“Dovremo chiedere conto a chi ha fatto cominciare tutto. Se il governo cinese sapeva e non ha denunciato ha commesso un crimine ai danni dell’umanità e ora non lo si può far passare per salvatore. Hanno o no fatto passare tre settimane prima di denunciare l’esistenza del virus?”.

Dopo la bufala – con annessa figura di merda – del virus costruito a tavolino dai cinesi, un nuovo attacco. Questa volta sarebbe quello che i cinesi hanno nascosto il virus al mondo.

Con quali prove? Da quali fonti?

Cosa non si farebbe per elemosinare un po’ di visibilita…

 

 

Un Salvini ormai alla frutta, nel disperato bisogno di visibilità, rilancia la bufala del virus creato in laboratorio… Ridicolizzato dagli esperti

 

Salvini

 

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Un Salvini ormai alla frutta, nel disperato bisogno di visibilità, rilancia la bufala del virus creato in laboratorio… Ridicolizzato dagli esperti

Coronavirus creato in laboratorio dai cinesi? Salvini cavalca la bufala in modo irresponsabile

Riprendendo un vecchio servizio di Leonardo, Salvini sparge falsità che servono solo a gettare panico. Questo sarebbe quello che vorrebbe essere il Capitano degli italiani?

Gira un video di un servizio del 2015 andato in onda su Leonardo in cui si parla di un supervirus polmonare creato dai pipistrelli e dai topi in Cina per motivi di studio. Il video è arrivato all’occhio di Matteo Salvini, che ha deciso di fare un po’ di sano terrorismo: “Da Tgr Leonardo (Rai Tre) del 16.11.2015 servizio su un supervirus polmonare Coronavirus creato dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l’uomo (con annesse preoccupazioni). Dalla Lega interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri”.

Nulla di tutto questo è vero, come ha spiegato David Puente: fin dall’inizio del servizio, il conduttore Daniele Cerrato spiega che questo ‘supervirus’ è stato creato dai pipistrelli e dai topi. Del nuovo Coronavirus (di cui il genoma è pubblico e consultabile ovunque) sappiamo che lo ‘spillover’, ossia il salto di specie, è avvenuto dai pipistrelli all’uomo. Non si parla da nessuna parte dei topi.

Scrive Puente: “Nessuno degli esperti che hanno studiato il genoma del Sars-cov-2 lo ha identificato con il virus del 2015 di cui parla TGR Leonardo.
Nel servizio si parla della glicoproteina spike SHC014, appartenente a un coronavirus dei pipistrelli «Rhinolophus». Il virus chimerico citato da TGR Leonardo è stato realizzato facendo esprimere a un coronavirus adattato nei ratti la spike del virus dei pipistrelli”.

Facciamo un attimo di chiarezza: Leonardo non aveva riportato una fake news. Il supervirus di cui parla esiste sul serio, ma non è il Sars-Cov-2. Salvini approfitta invece della somiglianza per generare del panico. Un comportamento simile, da parte di chi voleva candidarsi per guidare il paese, è davvero preoccupante.

Vontinua dopo il video

Coronavirus creato in laboratorio? Salvini ci crede e Burioni lapidario: “L’ultima scemenza”

Il virologo Burioni su twitter ha buttato acqua sul fuoco dei ‘complotto’, commentando il caso della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social.

Chi ha cercato di cavalcare un’ondata sinofoba sulla base di menzogne? Salvini. Con le stesse basi scientifiche dei no vax e dei terrapiattisti.
“L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo”.

Lo scrive il virologo Burioni su twitter buttando acqua sul fuoco dei ‘complotto’, commentando il caso della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social. Nel video si parla di una ricerca cinese su un virus chimera creato in laboratorio e ottenuto combinando un coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la Sars nei topi da laboratorio

Il virologo smonta l’ennesima bufala: “Il Covid-19 non è stato creato in un laboratorio cinese”

Il professore Fabrizio Pregliasco sul video della puntata di Leonardo del 2015: “Quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015”

Attenzione alle bufale e alle soluzioni facili. Bisogna avere la pazienza di aspettare la comunità scientifica.
Un virus chimera creato in laboratorio nel 2015, e ottenuto combinando un coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la Sars nei topi da laboratorio, torna ad allarmare in piena pandemia da Covid-19.

“Il video della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social, in effetti fa impressione, ma già all’epoca la ricerca pubblicata su ‘Nature Medicine’ fece divampare una polemica all’interno della comunità scientifica, su opportunità e rischi di questa ricerca. Ebbene, possiamo dire che quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015, e che questo Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale”.

Ad affermarlo è il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco.
“Ormai sono numerosi gli studi che hanno esaminato le caratteristiche genetiche del nuovo coronavirus, e tutti concordano: Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale, ed è passato all’uomo dai pipistrelli”, sottolinea il virologo. “Capisco che, visto oggi con i nostri occhi, quel servizio impressioni. Ma lo ribadisco: questo coronavirus ha avuto un’origine naturale”.

Lo avrà capito Salvini che ha subito cavalcato la bufala?

Bufala rilanciata da Salvini, l’epidemiologo smentisce: “Covid-19 non è stato creato in laboratorio”

Parla il professor Enrico Bucci docente alla Templey University: “”Il virus creato nel 2015 non aveva capacità epidemica e questo coronavirus è frutto di una selezione naturale”

Solo Salvini, alla ricerca di visibilità mentre i sondaggi lo danno in calo, poteva senza aver fatto una minima verifica rilanciare sui social una bufala da sapore anti-cinese.
Ma si tratta di una stupidaggine: il Covid-19 non è lo stesso virus creato in laboratorio dai cinesi nel 2015″.
La smentita categorica arriva dal professor Enrico Bucci docente alla Templey University, Usa, epidemiologo di fama mondiale in una intervista a RaiNews24 raccolta da Gerardo d’Amico.
Il riferimento è al servizio trasmesso da Leonardo (Tgr) nel 2015, che sta girando sulla rete e sui social generando allarme.
“Il virus creato nel 2015 – dice il professor Bucci – non aveva capacità epidemica. Inoltre è indubbio che il Covid-19 non è stato creato in laboratorio ma è frutto di una selezione naturale”.

Ora che siamo noi ad aver bisogno, fa male vedersi sbattere le porta in faccia. Vero? …Ce l’ho con te che li volevi ributtare in mare, testa di cazzo!

 

migranti

 

 

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Ora che siamo noi ad aver bisogno, fa male vedersi sbattere le porta in faccia. Vero? …Ce l’ho con te che li volevi ributtare in mare, testa di cazzo!

Solo 10 giorni fa “Il Giornale” titolava “Stop all’export di mascherine: la Germania “soffoca” l’Italia” e in sottotitolo ricordava: “Altro che solidarietà europea. Dal governo tedesco è già attivo lo stop all’esportazione. L’Italia è sempre più sola”

Per lo stesso motivo Salvini si incazzava e twittava: “quando tutto questo sarà finito, ce ne ricorderemo”…

Calma ragazzi, calma. I tedeschi non sono cattivi. È solo che ci sarà stato uno stronzo che avrà detto “Prima i tedeschi”…

In questo periodo storico così difficile, ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto che siamo noi gli appestati. E tutti ci evitano. Solidarietà dai nostri amici? Niente… è brutto quando hai bisogno e gli altri ti sbattono la porta in faccia.

Quello che (a qualcuno) fa più rabbia è che gli unici che ci porgono una mano sono le zecche rosse… Dai cinesi ai cubani…

È brutto essere gli appestati. Sia che tu sia vittima di una epidemia di dimensioni bibliche, che tu fugga da guerre, carestie, pestilenze varie…

Ma noi siamo sempre stati fieri di essere Italiani, perché essere Italiani significava soprattutto aver avuto il culo di essere nati dalla parte giusta del pianeta. Dalla parte dove non muori di fame e di sete. Dalla parte dove non ti cadono le bombe in testa mentre dormi, mentre stai a scuola, mentre stai in ospedale. Dalla parte dove la donna non viene sistematicamente stuprata o mutilata o venduta. Dalla parte dove non temi che il tuo bambino possa calpestare una mina (magari di fabbricazione italiana). Dalla parte dove hai ancora la speranza di morire di vecchiaia…

Ed è brutto quando hai bisogno di aiuto e gli altri ti sbattono la porta in faccia.

Sia che sia l’Unione Europea che si è girata dall’altra parte quando a subire il Coronavirus era solo l’Italia, sia quando il tuo barcone sta per affondare…

E per chi si incazza, ricordiamo che tra quelli che hanno bussato alla nostra porta, tra quelli che volevamo ributtare in mare, ci sono quasi 20.000 persone che non si sono incazzate. Che non si potranno più incazzare. Contro nessuno.

by Eles

 

 

Chiudere tutto? La lega ed i presidenti delle regioni leghiste lo hanno sempre chiesto? Le sporche bugie di Salvini mentre la gente muore… Leggete questo per rendervi conto con chi abbiamo a che fare…

 

Salvini

 

 

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Chiudere tutto? La lega ed i presidenti delle regioni leghiste lo hanno sempre chiesto? Le sporche bugie di Salvini mentre la gente muore… Leggete questo per rendervi conto con chi abbiamo a che fare…

Ormai la pazienza è finita. possibile che con 5000 morti ci sia ancora chi specula sul virus per qualche voto?

Possibile che ci sia gente che lo sta ancora a sentire?

Per qualcuno forse è solo una questione di memoria, e allo ra ve la vogliamo rinfrescare.

Salvini e la lega volevano chiudere tutto?

La verità che dalle prime avvisaglie del coronavirus le uniche battaglie della lega erano contro i barconi di immigrati che portavano in Italia gli “africati appestati” (???) e la quarantena prima del rientro a scuola dei bambini provenienti dalla Cina…

E questo è dire tutto su come Salvini & C. abbiano centrato dal primo momento il problema…

Ad esempio il 21 febbraio Salvini invitava ad ascoltare medici e scienziati (improvvisamente non più “professoroni”, detto con aria di scherno) che a suo dire avvertivano del pericolo imminente dell’arrivo di Covid-19 in Italia sui barconi.

Nota: All’epoca il Governo (primo al mondo) aveva già bloccato i voli da e per la Cina. Pochi giorni dopo sarebbero stati individuati in primi casi di trasmissione locale di coronavirus. Ma non nei centri di accoglienza dei migranti ma in Lombardia.

Il 24 febbraio Salvini su Twitter rincara la dose: «non è il momento delle mezze misure: servono provvedimenti radicali, serve l’ascolto dei virologi e degli scienziati, servono trasparenza, verità e un’informazione corretta, servono controlli ferrei ai confini su chi entra nel nostro Paese». Peccato che i virologi chiedessero altro: isolamento volontario e un invito ai cittadini italiani (non ai migranti) di evitare assembramenti e limitare i contatti sociali…

È durata poco la ferrea fermezza della Lega. Il 27 febbraio Salvini compie il triplo salto mortale. Che era successo? Niente, il Governo stava attuando i primi provvedimenti di blocco, e lui sentiva l’esigenza di aprire nuovamente la bocca (tanto poi quello che ne esce, esce…)… Il tutto in un celeberrimo video

Quando Salvini lo scorso 27 Febbraio , dopo la visita da Mattarella , chiede al popolo di sollevarsi e chiedere al Governo di aprire tutto…

Un concetto ribadito anche il 29 febbraio durante un’intervista mandata in onda da Porta a Porta dove Salvini disse: «il mondo deve sapere che venire in Italia è sicuro, perché siamo un Paese bello, sano e accogliente, altro che “lazzaretto d’Europa”, come qualcuno sta cercando di farci passare».

Nota: ad oggi i positivi al coronavirus in Italia sono oltre 50.000 con 5.000 decessi…

Salvini ha sempre detto di voler chiudere tutto? 29 febbraio, in un altro tweet se la prende con la proposta di rinviare Juventus-Inter a maggio. Che senso ha?? si chiede, «porte aperte o porte chiuse, per me si doveva giocare e offrire agli italiani qualche ora di serenità e al mondo un’immagine di tranquillità».

Che volete che sia, solo 40.000 persone tra piemontesi e lombardi assembrate… Una sciocchezza… E questo vorrebbe chiudere tutto?

Ma intanto il 24 febbraio Salvini aveva detto: “Superati i 100 contagi in Italia. Ma per qualche genio al governo fino a pochi giorni fa il problema erano Salvini e la Lega, odiatori e razzisti, che lanciavano allarmi senza motivo… Vergogna”.

Rincoglionimento? Schizzofrenia? Sciacallaggio? A voi l’ardua sentenza…

Oggi Salvini va dicendo che sin dal primo momento Lui e le Regioni a guida leghista lo hanno sempre detto che bisognava chiudere tutto…

Quello che diceva Salvini lo abbiamo visto, e i suoi compari?…

E Zaia? E Fontana?

Rassegna stampa per gli smemorati (e per chi ci sta ancora una volta prendendo per il culo)…

LUCA ZAIA

Luca Zaia lo vogliamo anche ricordare per le sue note posizioni ‘no vax’ che lo avevano portato a fare ricorso alla Consulta contro l’obbligo vaccinale nelle scuole del ministro Lorenzin.

1 febbraio

Coronavirus, Zaia: non è giustificata la chiusura delle scuole

3 febbraio

Coronavirus, Zaia: “Siamo pronti, ma nessun allarmismo”

24 febbraio

La Lega strilla sul coronavirus ma Zaia ha fermato il Carnevale troppo tardi

27 febbraio e la pandemia mediatica

Coronavirus, Zaia: “Penso di riaprire le scuole da lunedì 2 marzo”

Coronavirus, Zaia: «Revocare l’ordinanza, emergenza passata. Da lunedì riapro le scuole in Veneto».

Coronavirus, Zaia al governo: «Revocare l’ordinanza, emergenza passata. Da lunedì riapro le scuole in Veneto»

«Oggi in Veneto – ha aggiunto Zaia – abbiamo un incremento dei contagiati che è minimale, una decina di casi in più, di cui più della metà asintomatici e gli altri non sono gravi». Per Zaia «non c’è quindi questo picco esponenziale che giustifichi» il mantenimento delle misure previste nell’ordinanza in vigore fino all’1 marzo. «Spero che a livello nazionale si decida di revocare quel minimo di ordinanze che è stato fatto» ha proseguito Zaia. «Si tratta – ha concluso – di una pandemia mediatica che vive sui social. E ricordo che in Veneto nessuna attività commerciale è stata bloccata. Il Veneto non è bloccato»

28 febbraio

Coronavirus: Zaia,Veneto sotto controllo

29 febbraio

Coronavirus in Veneto, dal “siamo in guerra” alla “pandemia mediatica”: la marcia indietro di Zaia sotto le pressioni degli imprenditori

Dall’allerta massima per l’emergenza coronavirus alla retromarcia, nel giro di pochi giorni, sotto le pressioni del mondo produttivo del Nord-Est. Anche il presidente leghista del Veneto Luca Zaia si è affrettato a cambiare strategia per evitare l’effetto “boomerang”, preoccupato dalle accuse di decisioni depressive da un punto di vista economico e sociale. E allora ha attaccato quella che ha definito “pandemia mediatica” e “psicosi internazionale”, parlando di un’epidemia amplificata se non addirittura inventata dai mezzi di comunicazione di massa…

Coronavirus, Zaia: “Si tratta di un virus a bassa mortalità”

… del video dell’agenzia Vista, però, nessuna traccia: sparito!

1 marzo

Coronavirus, Zaia: «Chiesta la riapertura di cinema, teatri e chiese. Nei bar serviti solo i clienti seduti»

Coronavirus, Zaia al governo: “Riaprire cinema, teatri e chiese con distanze fra le persone”

8 marzo

Zaia: «Il Veneto non deve essere isolato, ecco i dati che lo dimostrano»

Coronavirus, la ribellione di Zaia: “Sbagliato isolare anche noi: lo dicono gli scienziati

Coronavirus, Zaia: “Decreto del governo è sproporzionato, fuori province venete da zone rosse”

Coronavirus, il Veneto si oppone alla creazione delle tre zone rosse a Venezia, Padova e Treviso. A dirlo a chiare lettere è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

9 marzo

Coronavirus, Zaia non ci sta e scrive al governo: “Misure sproporzionate per la regione Veneto”

 

ATTILIO FONTANA

29 gennaio

Coronavirus, Fontana: “La Lombardia è pronta, ma niente allarmismi”

31 gennaio

«Niente panico, in Lombardia nessun caso» Coronavirus, Fontana rassicura

24 febbraio

Coronavirus, Fontana: “Misure sono giuste. Massima collaborazione con governo. Credo che in pochi giorni si ridurrà diffusione virus”

25 febbraio

Coronavirus, 240 positivi in Lombardia. Fontana: “Situazione stabile”

Fontana: “Il coronavirus è poco più di una normale influenza”

 

Questo avevamo da dirvi…

E se qualche leghista ora Vi dirà che il Capitano e i Presidenti delle Regioni Leghiste lo avevano sempre detto, siete autorizzati a sputargli in faccia.

 

By Eles

Barbara Palombelli e la sua uscita sui meridionali: “Come mai il 90 per cento delle morti avviene sempre al Nord, forse sono persone ligie, che vanno tutte a lavorare?”… La puntuale risposta di un meridionale…

 

Barbara Palombelli

 

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Barbara Palombelli e la sua uscita sui meridionali: “Come mai il 90 per cento delle morti avviene sempre al Nord, forse sono persone ligie, che vanno tutte a lavorare?”… La puntuale risposta di un meridionale…

Riportiamo la risposta a Barbara Palombelli inviataci da L. S., che riportiamo integralmente

Barbara Palombelli durante “Stasera Italia” di Rete4, ieri sera ancora una volta ha aperto la bocca per dare sfogo alla merda di cui ha la testa piena…

Ha detto la Barbara, anzi si è chiesta:

“Come mai il 90 per cento delle morti avviene sempre al Nord, forse sono persone ligie, che vanno tutte a lavorare?”.

Come se, in questi giorni di paura, al Sud l’unico pensiero fosse stato quello di non andare a lavorare.

Come se il dramma fosse solo del nord. Al sud è una festa… E i morti del sud, morti di serie B, niente di importante…

Ma la Palombelli è tanto cretina che probabilmente non si è proprio resa conto di quello che ha detto.

La domanda con risposta incorporata della Palombelli, figlia di ignoranza, stupidità, idiota malvagità, di malcelata invidia non ha bisogno di risposte, ma permettetemi una considerazione…

Diciamocelo: pure in questo momento così difficile vedi in giro tante teste di cazzo che cercano solo di dividere il Paese…

E spesso, anzi sempre sono voci che vengono dal nord…

Ai meridionali ne hanno dette di tutti i colori.

Pensate che i Napoletani sono ancora i “colerosi”… Per un epidemia di 50 anni fa, venuta da fuori, dall’estero, che i napoletani (istituzione, medici e popolo) hanno affrontato con scrupolosità e coscienza portando avanti una battaglia vinta brillantemente nel giro di sole tre settimane, con un numero di vittime contenuto (una quindicina).

Di contro in oltre un mese di emergenza non ho sentito mai parlare un meridionale di “lombardi appestati”.

Non ho sentito definire i settentrionali “untori”, sebbene la loro a dir poco ridicola gestione dell’emergenza ha provocato la fuga di decine di migliaia di persone potenzialmente infette verso il sud.

Non ho sentito nessun abitante di Napoli (dove, e se la Palonbelli non ci crede venga a vedere, le regole vengono rispettate con coscienza) aizzarsi contro l’idiozia di molti milanesi che ancora affollano tram, bus e metropolitane. Gli idioti ci sono ovunque, ma non si fa di tutta l’erba un fascio.

E non ho sentito commenti divisivi contro i settentrionali su presidenti di regione che minacciano di far curare negli ospedali solo i conterranei, su aziende che per lucro vendono presidi medici essenziali all’estero mentre gli ospedali arrancano, su capi politici che non si vergognano di sciacallare neanche dopo 4.000 morti, su una classe dirigente demente che, in piena crisi, ha fatto assembrare 45.000 persone in uno stadio per una partita di calcio…

Non è il momento di dividere il paese. Ma mentre i meridionali non lo fanno…

Mentre scrivo, sento che al bando per la richiesta di 300 medici appena emanato, hanno già risposto in 7.000, buona parte del sud… È il più bel vaffanculo che si potesse dedicare alla Palombelli, per cui non ho altro da dire…

L.S.

 

“È la soluzione alla veneta per un problema cruciale in tutta Italia”, così Zaia ha presentato gli inutili straccetti che qualcuno con molta fantasia ha chiamato “mascherine” …Ma è proprio idiota o crede che lo sia la gente?

 

Zaia

 

 

 

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“È la soluzione alla veneta per un problema cruciale in tutta Italia”, così Zaia ha presentato gli inutili straccetti che qualcuno con molta fantasia ha chiamato “mascherine” …Ma è proprio idiota o crede che lo sia la gente?

«È la soluzione alla veneta per un problema cruciale in tutta Italia», così il Presidente del Veneto Luca Zaia ieri ha presentato in conferenza stampa dalla sede della Protezione Civile di Marghera le mascherine “contro” il coronavirus SARS-CoV2. Contro è tra virgolette perché le mascherine made in Veneto non sono dispositivi di protezione individuale. A scanso di equivoci è scritto proprio sulla mascherina, dove c’è stato il tempo anche di stampare il logo della Regione Veneto, giusto per ribadire chi ha avuto l’idea.

Cosa sono le “mascherine” di Luca Zaia

A stampare e donare le mascherine è la ditta Grafica Veneta di Trebaseleghe (PD) di proprietà di Fabio Franceschi. L’azienda è una società famosa per essere quella che stampa – tra gli altri – i libri della saga di Harry Potter. Franceschi invece è noto alle cronache per essere stato socio (con il 4%) della Società Editoriale il Fatto Quotidiano, per essersi candidato alle politiche 2018 con Forza Italia (non eletto) e per una spassosa polemica circa il fatto che non riusciva a trovare operai da assumere alimentando la saga

Sulla pagina Facebook di Grafica Veneta non si parla di mascherine ma di “schermi filtranti” realizzati in base all’articolo 16 comma 2 del decreto del 17 marzo che autorizza «l’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio». Zaia su Facebook spiega che la mascherina è realizzata con un “tessuto non tessuto” e che «ha tutte le caratteristiche per fornire un’ottima protezione per circa l’80% della popolazione, ad esclusione dell’uso prettamente sanitario e chirurgico».

Perché non c’è dubbio che le 800 mila mascherine già prodotte (ma si conta di arrivare ad 1,5 milioni di pezzi al giorno entro una decina di giorni) non servono per medici, infermieri, operatori sanitari. Non sono infatti del tipo FFP2 o FFP3. E non sono nemmeno mascherine chirurgiche propriamente dette. Servono, pare di capire, per andare a fare la spesa o per le attività quotidiane che richiedono di uscire di casa. Due milioni di pezzi saranno forniti gratuitamente, per tutti gli altri non è ancora stato fissato un prezzo di vendita.

Ma che differenza c’è tra gli “schermi filtranti” di Zaia, le mascherine che non piacevano a Gallera e le bandane di stoffa?

Impossibile non notare però che quella che Zaia definisce «una mascherina dall’aspetto inedito» è molto simile come concetto e realizzazione (sui materiali non è possibile dirlo perché ad oggi non sono ancora state distribuite) a quelle fatte arrivare in Lombardia dalla Protezione Civile che fecero infuriare l’assessore al Welfare Giulio Gallera che le definì  «un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito» paragonandole al noto panno cattura-polvere.

Mascherine, quelle lombarde, destinate al personale sanitario e quindi assolutamente non idonee perché oltre alle necessarie certificazioni – scriveva il Sole 24 Ore –  «mancano gli elastici intorno alla bocca, si attaccano alle orecchie non con dei lacci ma grazie a dei fori, si spostano facilmente, devono essere tenute vicino alla bocca».

Dal punto di vista del design le innovative mascherine alla veneta sono identiche: non hanno elastici o lacci ma si attaccano alle orecchie tramite dei tagli verticali. In questo modo però non aderiscono bene al volto e c’è sempre il rischio che si possano levare accidentalmente. Se si pensa di usarle per far visita alle persone in ospedale (non ai pazienti ricoverati per Covid-19) sono completamente inutili: immaginate che il paziente è steso a letto e voi state in piedi.

Non è chiaro nemmeno che differenza ci sia tra utilizzare questo genere di mascherine e una semplice bandana o un fazzoletto di tessuto ripiegato un paio di volte. Se lo scopo è quello di impedire che le famigerate droplet potenzialmente infette raggiungano la persona che vi sta vicino allora non è necessario ricorrere agli schermi filtranti di Zaia.

Tanto più che non essendo certificate per uso sanitario non sono sicuramente in grado di fare da barriera contro il coronavirus. E ci sarebbero pure delle domande da fare sul confezionamento – visto che viene utilizzata una linea di produzione non sterile e non è chiaro quali precauzioni abbiano adottato gli addetti alla stampa (Padova è pur sempre la provincia del Veneto con il maggior numero di casi positivi di Covid-19) – e sull’utilizzo degli inchiostri su un prodotto che va indossato sulla bocca.  Un vademecum diffuso dall’Associazione Asso.Forma invita ad esempio la cittadinanza ad utilizzare “quelle fatte in casa con tessuti pesanti che assorbano l’esalazione e l’umidità trattenendola e non rilasciandola”. La soluzione fatta in casa ha anche il vantaggio di non essere monouso e di essere lavabile e disinfettabile tutte le volte che si vuole.

Mentre Zaia si faceva pubblicità con le mascherine ai comuni non era stata data alcuna indicazione

La “soluzione cruciale” non sembra poi tale insomma. E allora a cosa servono? Un indizio ce lo dà il fatto che Luca Zaia si è premurato di fare la conferenza stampa e gli annunci sui social prima di aver avviato la distribuzione delle mascherine con il logo della sua regione. Come riporta il Gazzettino di oggi infatti mentre il Presidente faceva il suo annuncio in diretta Web i sindaci della regione sono stati immediatamente assediati dalle domande dei cittadini che volevano le mascherine usa e getta made in Veneto.

 

 

 

fonte: https://www.nextquotidiano.it/mascherine-venete-contro-il-coronavirus-di-luca-zaia-non-sono-quelle-giuste/?fbclid=IwAR04Uf-ANFXa-1x3Q9C370o2s5cALEF9ynsO-dmkeMJ6cljYgLnpQl_NGoA

20 marzo 1994: 26 anni fa la misteriosa morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

 

Ilaria Alpi

 

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20 marzo 1994: 26 anni fa la misteriosa morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

A distanza di tanti anni, per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, morti in circostanze misteriose il 20 marzo 1994 a Mogadiscio mentre indagavano su un misterioso traffico internazionale di armi e rifiuti tossici, la giustizia non è ancora arrivata.

Non aveva ancora 33 anni (li avrebbe compiuti di lì a breve, il 24 maggio) Ilaria Alpi, coraggiosa giornalista e fotoreporter del Tg3 uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme al suo collega cineoperatore Miran Hrovatin.

Conosceva l’arabo, il francese e l’inglese, e ciò le aveva permesso di far carriera come corrispondente dal Cairo per i due principali quotidiani comunisti del tempo, l’Unità e Paese Sera. In seguito, grazie ad una borsa di studio, era stata assunta alla RAI. Anche nel colosso televisivo pubblico gli esteri continuavano a rimanere la sua specialità.

La prima volta che giunse in Somalia fu nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del Tg3, la missione di pace Restore Hope voluta dalle Nazioni Unite per riportare pace ed ordine nel martoriato paese del Corno d’Africa, precipitato nel caos dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione partecipava anche l’Italia, e ciò aveva provocato inizialmente non poche riserve presso l’ONU e gli Stati Uniti, che al nostro paese rimproveravano gli stretti rapporti intrattenuti proprio con Siad Barre nel corso degli Anni ’80.

Le inchieste di Ilaria Alpi si concentrarono quasi fin da subito su uno strano traffico di armi e di rifiuti tossici che, a quanto pare, vedeva pure il coinvolgimento dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni del nostro paese. In sostanza, molti paesi industrializzati, europei in particolare, stoccavano i rifiuti più sgraditi in alcuni paesi africani, e fra questi la Somalia era stata individuata come meta ideale. In cambio i gruppi politici locali ricevevano tangenti e soprattutto armi, divenute indispensabili nel momento in cui, scoppiata la guerra civile in Somalia, i vari signori della guerra si contendevano ferocemente il predominio nel paese.

A novembre, un mese prima dell’arrivo di Ilaria Alpi, in Somalia era stato misteriosamente assassinato il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, e proprio da qui la giornalista italiana aveva voluto far partire la propria inchiesta. Li Causi, infatti, era proprio il principale informatore di Ilaria Alpi in merito a questo inquietante traffico di armi e di rifiuti.

Quel 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e il suo collega Miran Hrovatin stavano ritornando da Bosaso, città situata nel nord della Somalia, dove avevano intervistato il cosiddetto “Sultano di Bosaso”, Abdullahi Moussa Bogor. Questi aveva parlato di stretti contatti fra ufficiali del governo di Siad Barre e funzionari italiani sul finire degli Anni ’80. A Bosaso Ilaria Alpi era salita su alcuni pescherecci ormeggiati presso il porto, e che si credeva fossero i mezzi con cui avveniva quel misterioso traffico di armi e rifiuti. Quelle imbarcazioni facevano capo ad una società di diritto pubblico somala, che dopo la caduta di Siad Barre, erano illecitamente divenute proprietà personale di un misterioso imprenditore italo-somalo.

Ritornati a Mogadiscio, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non trovarono il loro autista personale, e al suo posto si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all’Hotel Sahafi, vicino all’aeroporto, e quindi all’Hotel Hamana. Proprio a pochi metri dall’Hotel Hamana, in prossimità dell’ambasciata italiana, nel quartiere Sahafi, i due vennero uccisi.

Poco dopo, sul luogo del delitto, gli altri unici due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Successivamente giunse una troupe guidata da un reporter freelance americano, che sorprese i due giornalisti mentre spostavano i corpi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin dall’auto in cui erano stati uccisi a quella di un imprenditore italiano, che successivamente li trasportò fino al Porto Vecchio. Una troupe della Svizzera Italiana che si trovava all’Hotel Sahafi, dall’altra parte della cosiddetta “linea verde”, filmò su richiesta di Gabriella Simoni le stanze di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin e i loro effetti personali, che vennero quindi raccolti.

Partirono immediatamente numerose inchieste. Nel 1998 il sostituto procuratore di Roma, Franco Ionta, formulò la richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio aggravato per il cittadino somalo Omar Hashi Hassan, accusato di essere stato alla guida del famigerato Land Rover su cui si trovava il commando che compì l’esecuzione dei due giornalisti. L’anno dopo Franco Frattini, all’epoca a capo del Comitato Parlamentare per i Servizi di Informazione e Sicurezza e per il Segreto di Stato, confermò che effettivamente il movente del duplice omicidio andava ricercato proprio nell’indagine che Ilaria Alpi stava conducendo, e che aveva messo in luce quel misterioso traffico di armi e di rifiuti di cui non si doveva assolutamente parlare.

Sempre nel 1999, Hassan venne assolto per non aver commesso il fatto: a quel punto emerse una nuova verità, ovvero che Hassan fosse stato offerto alla giustizia italiana dal presidente somalo Ali Mahdi come capro espiatorio con cui riallacciare i rapporti fra Italia e Somalia. Tuttavia, il processo di appello che si tenne nel 2000 ribaltò completamente la sentenza, con la condanna all’ergastolo per Hassan accusato di duplice omicidio con l’aggravante della premeditazione.

Ahmed Ali Rage detto Gelle, testimone chiave contro Hassan insieme a Ali Abdi, si era nel frattempo reso irreperibile. Quanto ad Abdi, poco dopo aver fatto ritorno in Somalia, venne ucciso.

La Cassazione confermò la condanna per Hassan, senza però la premeditazione, e quindi con una pena detentiva di 26 anni. Nel 2016, tuttavia, avvenne una nuova svolta: appurata l’inattendibilità dell’ormai scomparso Gelle, sulle cue deposizioni era stata formulata l’accusa, Hassan venne nuovamente riconosciuto come innocente e scarcerato dopo aver scontato 17 dei 26 anni totali di condanna.

Intanto, nel 2006, si era riunita una Commissione Parlamentare d’Inchiesta che dopo tre anni concluse i suoi lavori con tre relazioni contrapposte, una approvata a maggioranza e le altre due sostenute dalla minoranza. Durante i lavori della Commissione vennero ascoltati numerosi testimoni e persone considerate informate dei fatti, come l’ex ambasciatore Mario Scialoja e vari funzionari del SISMI e del SISDE. Nella tesi sostenuta dalla maggioranza, si diceva che molto probabilmente l’assalto al mezzo su cui viaggiavano Ilaria Alpi e Miran Hrovatin era finalizzato a compiere una rapina o un rapimento, e che la morte dei due fosse stata solo una conseguenza non prevista. La fonte su cui tale tesi faceva affidamento era un rapporto riservato di UNOSOM del 3 aprile 1994.

Sui lavori della Commissione e soprattutto sui suoi risultati si sollevarono molte polemiche, finché la Corte Costituzionale non dichiarò che “non spettava alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin adottare la nota del 21 settembre 2005 (prot. n. 2005/0001389/SG-CIV), con la quale è stato opposto il rifiuto alla richiesta, avanzata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma, di acconsentire allo svolgimento di accertamenti tecnici congiunti sull’autovettura corpo di reato, e annulla, per l’effetto, tale atto”.

Così, nel gennaio 2011, la Commissione Parlamentare riaprì il caso, ed il 5 settembre dell’anno dopo Carlo Taormina dichiarò: “Ilaria Alpi è morta a causa di una rapina. Era in vacanza non stava facendo nessuna inchiesta, la commissione che presiedevo lo ha accertato. Ho un documento che manterrò privato per rispetto alla sua memoria che racconta tutta un’altra storia”. Inevitabili e ben comprensibili le polemiche che scoppiarono dopo tale dichiarazioni.

Il 21 novembre 2014 Luciana Riccardi, madre di Ilaria, ha scritto una lettera ai vertici dell’Associazione e del Premio Ilaria Alpi in cui, dimettendosi da socio, ha chiesto di chiudere il premio giornalistico perché non è stata fatta giustizia sulla morte della figlia. Anzi, “questo impegno con l’andare degli anni è divenuto particolarmente oneroso, anche per l’amarezza che provo nel constatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”.

Tra omissioni e ricostruzioni tutt’altro che verosimili, il mistero della morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin anziché farsi più chiaro diventa sempre più oscuro ed impenetrabile.

 

tratto da: http://www.opinione-pubblica.com/20-marzo-1994-la-misteriosa-morte-di-ilaria-alpi-e-miran-hrovatin/

L’ultimo disegno di TvBoy con Trump e Johnson come le gemelle di Shining: «Vieni a giocare con noi col coronavirus»

 

TvBoy

 

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L’ultimo disegno di TvBoy con Trump e Johnson come le gemelle di Shining: «Vieni a giocare con noi col coronavirus»

TvBoy colpisce ancora e con un solo disegno rappresenta l’atteggiamento di Stati Uniti e Gran Bretagna sul Coronavirus. Lo street artist siciliano, Salvatore Benintende (questo il suo nome reale), ha pubblicato sul proprio seguitissimo profilo Instagram la sua ultima creazione: Trump e Johnson come le due gemelline di Shining. Il tutto accompagnato dalla scritta: «Come play with us» (la celebre battuta ‘vieni a giocare con noi’ del film di Stanley Kubrick tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King).

Un immagine che vale più di mille parole. L’atteggiamento di Trump e Johnson, fin da quando l’emergenza coronavirus era circoscritta alla sola Cina, prima di diventare una vera e propria pandemia globale, è sempre stato molto ‘all’acqua di rose’. Solo negli ultimi giorni c’è stata una leggera virata con accorgimenti e suggerimenti dati ai cittadini, senza però prendere misure drastiche come, invece, sono state prese nel resto del mondo.

Trump e Johnson nell’ultimo disegno di TvBoy

Per questo motivo la sola immagine di Trump e Johnson come le gemelle di Shining che dicono ‘vieni a giocare con noi’ è forse la più efficace per sottolineare come il Mondo si sia mosso – seppur in ritardo -, mentre Stati Uniti e Regno Unito risultano essere ancora un passo indietro con i provvedimenti. E ad accompagnare il tutto, mano nella mano, con la sola distanza posta dall’Oceano Atlantico che li divide, ci sono state dichiarazioni criticabili. Come quella del premier britannico che ha invitato i cittadini a mettere in conto la morte dei propri cari.

Un gioco a cui quasi nessuno vorrebbe partecipare.

 

fonte: https://ilfastidioso.myblog.it/wp-admin/post-new.php

Anche in momenti tanto difficili i leghisti non si vergognano a mostrare la loro spregevole viltà: il governatore LEGHISTA Fugatti: “I non trentini tornino a casa loro, noi non li curiamo” …ma veramente c’è chi è tanto miserabile da votare gente del genere?

 

Fugatti

 

 

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Anche in momenti tanto difficili i leghisti non si vergognano a mostrare la loro spregevole viltà: il governatore LEGHISTA Fugatti: “I non trentini tornino a casa loro, noi non li curiamo” …ma veramente c’è chi è tanto miserabile da votare gente del genere?

Il governatore Fugatti: “I non trentini tornino a casa loro, noi non li curiamo”

Gli ha risposto il presidente dell’Ordine dei Medici trentini, Marco Ioppi, citando il giuramento di Ippocrate.

“Se la situazione sanitaria si aggraverà, noi daremo risposte solo a chi rispetta le regole. A livello nazionale le norme sono diverse, ma il messaggio che vogliamo dare è che il Trentino sarà responsabile con chi è responsabile; il Trentino non potrà esserlo con chi è irresponsabile e si trova sul nostro territorio in modo non legale”.

Scivolone comunicativo o messaggio voluto: in questo modo il presidente leghista della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti – dopo aver invitato i turisti a venire a sciare in Trentino con messaggi su Facebook fino al 5 marzo scorso – ha invitato tutti i non trentini ad andarsene.

Il presidente ha spiegato ieri in conferenza stampa che ”Abbiamo ancora persone non trentine che soggiornano in zone turistiche e molti nelle seconde case” e che “chi è arrivato in Trentino dopo il secondo dpcm è qui in forma irregolare. Alle persone nelle seconde case e quindi in villeggiatura chiediamo loro di rientrare a casa loro perché sono qui in forma di irregolarità”.

Invito, questo, lanciato anche dal governatore dell’Alto Adige, Arno Kompatscher. Fugatti, però, ha fatto seguire una successiva considerazione sul fatto che, se l’emergenza sanitaria si aggraverà, il Trentino privilegerà i residenti: “Il Trentino sarà responsabile con chi è responsabile; il Trentino non potrà esserlo con chi è irresponsabile e si trova sul nostro territorio in modo non legale”.  Fugatti ha ammesso che “a livello nazionale le regole sono diverse” e che “questo forse è un messaggio non bello” ma, ha aggiunto “questo è un messaggio chiaro che il Trentino vuole dare”, ha concluso.

Come riporta il quotidiano online “Il Dolomiti”, a rispondergli sul punto è invervenuto il presidente dell’Ordine dei Medici trentini, Marco Ioppi, citando senza commenti il codice deonotologico della professione: “Il codice, in armonia con i principi etici di umanità e solidarietà e civili di sussidiarietà, impegna il medico nella tutela della salute individuale e collettiva vigilando sulla dignità, sul decoro, sull’indipendenza e sulla qualità della professione”. E ancora “I doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”.

In Trentino, il numero di contagi è in aumento: i dati di ieri riferiscono di 261 casi, 88 in più rispetto al giorno prima.

fonte: https://www.ildubbio.news/2020/03/15/il-governatore-fugatti-non-trentini-tornino-casa-loro-noi-non-li-curiamo/

Dobbiamo ringraziare la Partigiana Tina Anselmi se oggi abbiamo il SSN… Un Servizio Sanitario Nazionale ideato così bene che nonostante la politica criminale degli ultimi 30 anni, funziona ancora…!

 

Tina Anselmi

 

 

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Dobbiamo ringraziare la Partigiana Tina Anselmi se oggi abbiamo il SSN… Un Servizio Sanitario Nazionale ideato così bene che nonostante la politica criminale degli ultimi 30 anni, funziona ancora…!

 

In questi giorni difficili per il nostro Paese, il plauso al servizio sanitario nazionale è unanime: nonostante le difficoltà dovute ai continui tagli e alla mancanza di personale, lo sforzo di medici e infermieri per fronteggiare questa crisi è senza precedenti. Se a oggi riusciamo a rispondere a una simile emergenza sanitaria è perché qualcuno credeva che l’accesso alle cure dovesse essere libero e gratuito per tutti. E a farlo è stata una donna, Tina Anselmi.

Tina Anselmi è stata una delle figure più importanti della storia della Repubblica, nonostante venga raramente ricordata in quanto tale. Nata nel 1927 a Castelfranco Veneto, a soli 17 anni si unisce alla Resistenza dopo aver assistito assieme ai compagni di scuola, su ordine dei fascisti, a un’impiccagione in piazza in seguito a un rastrellamento. Come racconta nell’autobiografia Storia di una passione politica, sceglie il nome di battaglia Gabriella, ispirandosi all’arcangelo Gabriele. Dopo la guerra studia Lettere e diventa insegnante di italiano. Parallelamente comincia la sua attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, alla quale è iscritta dal 1944, attivandosi soprattutto per convincere le contadine a votare.

Anselmi scopre anche l’attività sindacale, impegnandosi soprattutto a favore delle donne che lavorano nel tessile e nel settore scolastico. Nel 1958 diventa delegata nazionale delle giovani della Dc e partecipa al dibattito sulla legge Merlin che abolisce la regolamentazione della prostituzione. Entra in Parlamento nel 1968, dove parteciperà alle commissioni parlamentari sul Lavoro e sugli Affari sociali per poi diventare la prima donna a capo di un Dicastero del nostro Paese, in tre governi Andreotti: nel 1976 al Lavoro e alla Previdenza sociale, e poi nel 1978 alla Sanità, carica  che manterrà anche nella legislatura successiva. Anselmi, durante la sua carriera di ministra, ha visto la realizzazione di alcune delle più importanti leggi sul lavoro e sul welfare, come la legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne del 1977, di cui è stata promotrice, e nell’anno successivo la legge Basaglia sulla riforma psichiatrica, la legge 194 sulla depenalizzazione dell’aborto e, soprattutto, la legge sull’istituzione del servizio sanitario nazionale (Ssn).

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Prima della nascita del Ssn, la sanità pubblica era molto eterogenea e frammentata. C’erano gli enti e le casse mutualistiche, come l’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) o l’Inam (Istituto nazionale per l’assicurazione contro le malattie), che funzionavano come le assicurazioni sanitarie ancora in vigore in alcuni Paesi, ad esempio negli Stati Uniti: chi aveva una mutua, pagata in parte con i contributi e in parte dal datore di lavoro, poteva usufruire di determinati servizi fino a un tetto massimo di spesa, mentre tutto quello che non rientrava doveva essere pagato di tasca propria. C’erano poi i medici condotti, la cui presenza però dipendeva dal singolo comune, e varie altre strutture di carità o a gestione pubblica, come i sanatori, che però trattavano solo certi tipi di malattie che richiedevano lunghe degenze, come ad esempio la tubercolosi polmonare.

Riconoscendo che lo Stato “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, la Costituzione all’art. 32 pose la premessa per un sistema sanitario nazionale e gratuito. Come ricostruito dalla giornalista scientifica Silvia Bencivelli, l’art 32 è la prima delle quattro tappe che portarono alla nascita del sistema sanitario per come lo conosciamo oggi. Le altre due sono l’istituzione del ministero della Salute nel 1958, coincidente con una grave epidemia di poliomielite, e la Legge Mariotti del 1968, che sancisce la nascita dell’assistenza ospedaliera pubblica. Il principio di questa norma, ispirato dalla Costituzione, è che i neonati ospedali dovessero offrire cure a chiunque ne avesse bisogno, ma ancora mancava un vero e proprio sistema sanitario, ultima tappa del percorso.

Il Ssn viene istituito con la legge 833 del 23 dicembre del 1978, dopo molti compromessi e negoziazioni, guidate appunto da Tina Anselmi. La sua costituzione si accompagna a due importanti conquiste per il diritto alla salute: la chiusura dei manicomi con la legge Basaglia (che verrà poi accorpata alla 833) e la depenalizzazione dell’aborto, che coincide con l’istituzione dei consultori pubblici, che ancora oggi sono le strutture di riferimento per l’accesso alle cure riproduttive di ogni tipo. Nonostante la sua fede cattolica, Tina Anselmi non si è mai opposta al diritto all’aborto, ma anzi ha accompagnato la nascita della legge con senso di responsabilità, mettendo al centro la salute delle donne e il rispetto del processo democratico prima di ogni altra sua convinzione personale.

È proprio guardando la congiuntura di queste tre colonne portanti del welfare italiano istituite a pochi mesi di distanza l’una dall’altra – sanità gratuita, servizi di igiene mentale e consultori pubblici – che si capisce il progetto democratico che Anselmi aveva in mente per l’Italia: lo Stato deve farsi garante del benessere fisico e psicologico dei suoi cittadini, senza fare distinzioni di alcun tipo. “Non c’è forma di carità più alta della politica, dell’impegno per il Paese, per la gente”, ha detto in un’intervista del 2006. “Quando un politico fa una legge giusta lo fa a beneficio di larghe fasce del Paese […]. La politica può cambiare in meglio la vita dei cittadini”.

L’impegno di Anselmi nella politica italiana è cominciato a fianco delle donne e questo ha sicuramente contribuito alla sua idea di welfare. L’emancipazione delle italiane è infatti andata di pari passo con la creazione dello Stato sociale moderno. Leggi come quella sulla pensione per le casalinghe (1963), sugli asili nido (1971) e sulla tutela delle lavoratrici madri (1971) sono stati passi determinanti non solo per la cosiddetta “storia delle donne”, ma anche per rafforzare l’idea che lo Stato democratico possa, anzi debba, prendersi cura di tutti i suoi cittadini.

Dopo la carriera da ministra, Anselmi ha continuato a essere deputata fino al 1992, ed è stata anche eletta presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Come parlamentare, è stata prima firmataria di una pionieristica proposta di legge sull’educazione sessuale nelle scuole nel 1979 e, sempre nello stesso anno, di una legge per l’eliminazione della distinzione tra “atti di libidine violenti” e “violenza carnale” all’art. 609 del Codice Penale, distinzione che verrà superata solo nel 1996. Anselmi inoltre si è sempre battuta per l’inserimento sociale e il diritto al lavoro delle persone con disabilità, confermando anche in questo caso la necessità di uno Stato che non lasci indietro nessuno.

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un impoverimento progressivo del sistema sanitario nazionale, con il taglio di 37 miliardi di euro nel corso di un decennio. Nonostante questo, il nostro Ssn continua a essere tra i migliori al mondo. È ancora impossibile stabilire come la sanità italiana uscirà da questa emergenza, se rafforzata o sconfitta. Certo è che tutti, d’ora in poi, non potremo negare la sua necessità, resa così evidente dalle circostanze eccezionali e l’augurio è che questo monito arrivi anche quando si compilerà il Def (Documento di Economia e Finanza) del prossimo anno.

Accanto allo sforzo della collettività, però, non deve mancare nemmeno lo sforzo individuale. “La libertà va riconquistata ogni giorno con le proprie scelte. È questa la principale tra le regole della democrazia, che si appella a tutti e che non distingue i cittadini per ricchezza, appartenenza sociale, cultura. La democrazia è un grosso investimento sulla persona, solo perché tale ogni individuo ha il diritto di decidere della vita del Paese. Guai ad abbandonarlo”, sosteneva Anselmi. Nella situazione di emergenza in cui ci troviamo oggi, queste parole suonano profetiche: è grazie a Tina Anselmi se oggi abbiamo un sistema sanitario nazionale, ma è dalla nostra responsabilità individuale, in questo particolare momento, che dipende la sua sopravvivenza.

tratto da:https://thevision.com/cultura/tina-anselmi-ssn/