Il consigliere Leghista esibendo il crocifisso: “Sono razzista e me ne vanto” …Ma cosa sfugge a questa gente del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio: “Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43

 

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Il consigliere Leghista esibendo il crocifisso: “Sono razzista e me ne vanto” …Ma cosa sfugge a questa gente del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio: “Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43

 

David Bonifazi, Lega, è consigliere comunale a Perugia.

“Sono razzista. Sì, sono razzista e me ne vanto”: queste le parole che un consigliere comunale della Lega a Perugia, David Bonifazi, ha condiviso su Facebook, scatenando le polemiche. Il lungo post appare su uno sfondo tricolore e in cima viene raffigurato un crocifisso: vengono quindi elencate tutte le ragioni per cui bisognerebbe vantarsi di essere razzisti.

Sono razzista perché amo l’Italia. Amo gli italiani dalle Alpi alla Sicilia. Li amo perché i loro nonni e i loro padri, con il loro sacrificio e con il loro sangue mi hanno consegnato una terra in cui essere libero. Sono razzista perché amo il cibo italiano. Amo i canederli, la polenta, i tortellini, le orecchiette, gli spaghetti, lo speck, il prosciutto, la parmigiana, la mozzarella, la pizza, lo strudel, il panettone, la pastiera napoletana, i cannoli siciliani. Sono razzista perché difendo con le unghie il duomo di Milano, il Colosseo, la reggia di Caserta, e non permetterò che vengano sostituiti da costruzioni di altri popoli. Sono razzista perché mi onora aver avuto per connazionali Dante, Giotto, Leonardo, Totò, Eduardo, Alberto Sordi, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Indro Montanelli, San Francesco d’Assisi. Sono razzista perché le leggi italiane valgono per me e pretendo che valgano in egual misura per tutti gli ospiti che qua si trovano. Sono razzista perché do rispetto solo a chi rispetta me, il mio Paese, le mie tradizioni, la mia cultura, la mia fede, le mie consuetudini. Ebbene dammi pure del razzista: felicemente orgoglioso di esserlo.

…Ma cosa sfugge a questa gente del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio?

Leggete questo, cari cristiani razzisti:

Voi razzisti che vi dichiarate Cristiani, ma cosa vi sfugge del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio: “Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43

Liliana Segre alla piazza: “Parliamo d’amore, l’odio lasciamolo ad anonimi da tastiera”

 

Liliana Segre

 

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Liliana Segre alla piazza: “Parliamo d’amore, l’odio lasciamolo ad anonimi da tastiera”

Liliana Segre tra gli applausi al termine della marcia dei sindaci:

“È nell’oblio della nostra storia che passa il messaggio dell’indifferenza. Stasera non c’è indifferenza, ma c’è un’atmosfera di festa”

“Cancelliamo tutti insieme le parole odio e indifferenza”, ha dichiarato ancora Segre.

“Odio si combatte tenendo viva la memoria”

“Parliamo d’amore, l’odio lasciamolo ad anonimi da tastiera”

Niente bandiere o simboli di partito solo tante fasce tricolori. In marcia a Milano ‘L’odio non ha futuro’, la manifestazione di solidarietà indetta all’indomani delle minacce contro la senatrice a vita Liliana Segre. Una marcia da piazza Mercanti a piazza del Duomo che ha ottenuto 600 adesioni e 400 presenze certe. La marcia lanciata dal primo cittadino di Milano Giuseppe Sala e Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, sposata da Anci con il presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro, Upi e Lega autonomie, vede fianco a fianco primi cittadini di diversi colori. Ad attenderli in Galleria la senatrice, l’unica a parlare dal palco allestito in piazza della Scala. La presenza dei sindaci di centrosinistra è la maggioranza, ma l’adesione è trasversale. Tra i presenti il sindaco di Firenze Dario Nardella e quello di Palermo Leoluca Orlando.

Liliana Segre ha poi stretto la mano al sindaco di Milano in rappresentanza dei primi cittadini. Segre li ha attesi circondata dalla scorta e da decine di cittadini. ‘Liliana’ è il grido che si è alzato più volte insieme a lunghi applausi. Il presidente dell’Anci ha quindi consegnato alla senatrice a vita una fascia tricolore. “In questi ultimi anni quando parlo alle scuole parlo a braccio ma stasera non volevo dimenticare niente e nessuno, ringrazio il sindaco di Milano Sala, quello di Pesaro Matteo Ricci, il presidente dell’Anci Antonio Decaro e tutti i più di seicento forse mille sindaci che hanno risposto all’appello. Sono qui con le fasce tricolori a rappresentare non un partito, ma un sentimento civico condiviso da più amministrazioni in un’alleanza trasversale”, ha commentato Segre intervenendo dal palco di piazza Scala. “Siamo qui – ha aggiunto – a parlare di amore non di odio, lasciamolo agli anonimi da tastiera”. E ancora: “L’odio si combatte anche tenendo viva una memoria condivisa delle tragedie che le generazioni passate hanno patito proprio per la predicazione dell’odio” che passa dall’indifferenza. “Stasera non c’è indifferenza, cancelliamo tutti insieme le parole odio e indifferenza e abbracciamoci in una catena umana di empatia. Grazie dal profondo del cuore”.

“Voi sindaci, con la vostra carica, avete una missione molto difficile e apprezzo molto che abbiate voluto lasciare per qualche ora i vostri compiti per questa stupenda occasione: il vostro impegno può essere decisivo per la memoria”, ha continuato Segre rivolta ai sindaci. “Nell’Italia degli 8 mila Comuni c’è un giacimento straordinario di storia che può essere tramandata alla comunità. Una storia che resta relegata a musei, istituti, vie, pietre di inciampo. Sta alla sensibilità delle amministrazioni comunali fare in modo che questo giacimento non venga abbandonato. Fare sì che quelle fredde lastre di pietra dei trasformino in occasioni antiretoriche per rinnovare un patto tra generazioni”, ha chiuso dal palco Segre.

La manifestazione si è conclusa con piazza Scala gremita che ha intonato l’Inno di Mameli e poi ”Bella Ciao”.

 

Il leghista: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” …Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

 

Bella Ciao

 

 

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Il leghista: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” …Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

Il leghista al sindaco: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” – Succede a Riccò del Golfo, in provincia di La Spezia, dove il sindaco di centro-destra (che ha difeso Bella Ciao) si è trovato contro un esponente leghista.

Le provocazioni dei leghisti ormai sono senza vergogna, a dimostrazione che non si preoccupano più di scadere addirittura nel ridicolo.

L’ennesima polemica, che riguarda ancora una volta Bella Ciao, è nata a Riccò del Golfo (La Spezia): il sindaco di centro-destra, Loris Figoli, ha – giustamente – risposto in questo modo ai genitori che non volevano che i figli cantassero ‘Bella Ciao’ alla commemorazione di un eccidio nazifascista, ritenendola una canzone ‘politica’: “È una canzone popolare, della tradizione. La nostra comunità è unita nei valori democratici. Bella Ciao non ha colore politico, l’unico colore in una commemorazione che ricorda l’uccisione di tre partigiani è quello del lutto”

Ma al primo cittadino e alla sua lezione di civiltà ha risposto l’esponente leghista Fabrizio Zanicotti, che ha detto: “anche Faccetta Nera e’ un canto popolare. Sarebbe bene fosse cantato dagli alunni insieme a Bella Ciao”.

Dalla fogna leghista è tutto. Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

Voi razzisti che vi dichiarate Cristiani, ma cosa vi sfugge del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio: “Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43

 

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Voi razzisti che vi dichiarate Cristiani, ma cosa vi sfugge del messaggio di quell’uomo inchiodato alla croce che i razzisti li schifava proprio: “Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43

Quello dell’accoglienza dei migranti è un tema cruciale della nostra epoca. E se quotidianamente si sente purtroppo parlare di razzismo, il biblista Alberto Maggi riparte dal messaggio di Gesù

“Prima noi”, è il mantra con il quale si mascherano spietati egoismi e si giustificano inaudite durezze di cuore. È la formula magica di quanti chiariscono subito “non sono razzista, però…”, un “però” eretto come un invalicabile muro a difesa del “noi”, pronome che include, a secondo degli interessi, un popolo o la famiglia, una religione o un quartiere. Mentre per “prima” s’intende l’accesso e l’esclusiva precedenza a tutto quel che permette alla vita di essere dignitosa, dalla casa al lavoro, dall’assistenza sanitaria alla scuola; beni e valori che, sono fuori discussione, devono essere riservati per primi a chi ne ha pienamente diritto per questioni di lignaggio. Ovviamente, al “noi” si contrappone il “loro”, che include per escluderli, tutti quelli che non appartengono allo stesso popolo, alla stessa cultura, società, religione, o famiglia.

“Prima noi”, poi, eventualmente, se proprio ci avanza, si possono dare le briciole a chi ne ha bisogno, ovvero all’estraneo che attenta al nostro benessere economico, ai valori civili e religiosi della nostra società e alle nostre sacrosante tradizioni. “Loro” sono gli stranieri, i barbari. In ogni cultura chi proviene da fuori, incute paura. Lo straniero è un barbaro, colui cioè che emette suoni incomprensibili, (dal sanscrito barbara = balbuziente), colui che parla una lingua incomprensibile e che nel mondo greco passò a significare quel che è selvaggio, rozzo, feroce, incivile, indigeno.

Ero straniero

Nonostante nella Scrittura si trovino indicazioni che mirano alla protezione dello straniero (“Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”, Es 22,21), Gesù si è trovato a vivere in una realtà dove il forestiero andava evitato, e persino dopo la morte veniva seppellito a parte, in un luogo considerato impuro (“Il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri” Mt 27,7). Al tempo di Gesù vige una separazione totale tra giudei e stranieri, come riconosce Pietro: “Voi sapete come non sia lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero o di entrar in casa sua” (At 10,28).

In questo ambiente stupisce il comportamento del Cristo che da una parte arriva a identificarsi con gli ultimi della società (“Ero straniero e mi avete accolto”, Mt 25,35.43), e proclama benedetti quanti avranno ospitato lo straniero  (“Venite benedetti del Padre mio”¸ Mt 25,34), dall’altra, Gesù accusa con parole tremende quelli che non lo fanno (“Via, lontano da me, maledetti… perché ero straniero e non mi avete accolto”, Mt 25,41.43), con una maledizione che richiama quella del primo assassino della Bibbia, il fratricida Caino (“Ora sii maledetto”, Gen 4,11). Se la risposta alle altrui necessità era un fattore di vita, la mancata risposta è causa di morte. Per Gesù negare l’aiuto all’altro è come ucciderlo.

Gesù non solo si identifica nello straniero, ma nei vangeli il suo elogio va proprio per i pagani, personaggi tutti positivi (eccetto Pilato in quanto incarnazione del potere) e portatori di ricchezza. Si teme sempre cosa e quanto si debba dare allo straniero e non si riconosce quel che si riceve dallo stesso. Nella sua attività Gesù si troverà di fronte ottusità e incredulità persino da parte della sua famiglia e dei suoi stessi paesani, ma resterà ammirato dalla fede di uno straniero, il Centurione, e annuncerà che mentre i pagani entreranno nel suo regno, gli israeliti ne resteranno esclusi (Mt 8,5-13; Mt 27,54).

Nella sinagoga di Nazaret, il suo paese, Gesù rischierà il linciaggio per aver avuto l’ardire di tirare fuori dal dimenticatoio due storie che gli ebrei preferivano ignorare: Dio in casi di emergenza e di bisogno non fa distinzione tra il popolo eletto e i pagani, ma dirige il suo amore a chi più lo necessita. Così nel caso di una grande carestia che colpì tutto il paese, aiutò una straniera, una pagana, “una vedova a Sarepta di Sidone”  (Lc 4,26), e con tutti i lebbrosi che c’erano al tempo del profeta Eliseo, il signore guarì uno straniero:  “Naamàn, il Siro” (Lc 4,27).

Prima noi? Gesù, manifestazione vivente dell’amore universale del Padre, vuole condividere i pani in terra pagana così come ha fatto in Israele (Mt 14,13-21). La resistenza dei discepoli di portare anche agli stranieri la buona notizia, viene dagli evangelisti raffigurata nell’incontro di Gesù con una donna straniera, cananea (fenicia) che invoca la liberazione della figlia da un demonio (Mt 15,22)La donna, succube dell’ideologia nazional religiosa che faceva ritenere i pagani inferiori ai Giudei, si accontenterebbe di poco,  anche delle briciole (“Sì, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro signori”, Mt 15,27).  Nella tradizione biblica i figli di Israele sono chiamati a dominare le nazioni pagane, mentre i pagani sono destinati ad essere dominati. Non c’è uguaglianza tra gli appartenenti al popolo eletto e gli esclusi. Gli uni sono figli, e gli altri canianimali ritenuti impuri e portatori del demonioPer questo non si può dare il pane a quanti, per la loro condizione di pagani, sono veicolo di impurità e contaminazione.

Sarà una donna, per giunta pagana, a impartire una lezione ai discepoli del Cristo. Costei ha infatti compreso che non ci sono dei figli e dei cani, quelli che meritano e gli esclusi, quelli che hanno diritto e quelli no, un prima (noi) e un dopo (gli altri), ma tutti possono cibarsi insieme, e allo stesso tempo, dell’unico pane che alimenta la vita. Essa comprende quello che i discepoli fanno fatica a capire e ad accettare, cioè, che la compassione e l’amore vanno al di là delle divisioni razziali, etniche e religiose.

La reazione di Gesù è di grande ammirazione: “Allora Gesù le replicò: Donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come vuoi”. (Mt 15,28), e ai pagani Gesù non concederà le briciole, ma anche in terra straniera ci sarà l’abbondante condivisione dei pani, segni della benedizione divina (Mt 15,32-39).

L’esperienza e il messaggio di Gesù verranno poi raccolti dagli altri autori del Nuovo Testamento, in particolare da Paolo, che in occasione di un naufragio, si stupirà per la “rara umanità” con cui lui e gli altri naufraghi sono stati ospitati dai barbari di Malta (At 28,2), e arriverà a capire una verità importante: “Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti” (Col 3,11; Gal 3,28).

La Chiesa ha compreso e annuncia che con Gesù non si possono innalzare barriere, ma solo abbattere tutti i muri che gli uomini hanno costruito (“Egli infatti è la nostra pace, colui che dei due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che ci divideva…”, Ef 2,14), non solo i muri esteriori (mattoni), forse i più facili da demolire, ma quelli interiori (pregiudizi), mentali, teologici, morali, religiosi, i più difficili da estirpare perché li crediamo buoni o di provenienza divina.

Le Sardine hanno portato fosforo a sinistra: per questo la destra le teme e cerca di screditarle

 

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Le Sardine hanno portato fosforo a sinistra: per questo la destra le teme e cerca di screditarle

Il movimento è l’unica vera novità politica degli ultimi dieci anni. Sono anti-fascisti, contro l’odio di Salvini e Meloni, contro il populismo e per la solidarietà: un vero progetto politico

In una settimana, con un post sui social e il passaparola in rete, hanno riempito Piazza Maggiore come non si vedeva da anni e oscurato Salvini, sceso quella stessa sera – il 14 novembre – al Paladozza per annunciare l’imminente liberazione dell’Emilia-Romagna dal governo dei rossi. Hanno inventato il “primo flash mob ittico della storia” con lo slogan “Bologna non si Lega”, le sardine di stoffa, carta e cartone al posto delle bandiere e 15mila persone strette nella piazza, neanche a dirlo, come sardine. Il successo dell’iniziativa è diventato virale. Nel giro di qualche settimana quell’idea, quel movimento nato a Bologna si è diffuso e replicato in decine di città, in tutta Italia, perfino in alcune città d’Europa e d’Oltreoceano. Ovunque con le piazze strapiene. Con una inedita, grande partecipazione di giovani. Sempre in concomitanza con i comizi di Salvini, che ha subito il colpo ed è stato costretto a rifugiarsi nei luoghi chiusi per sfuggire al confronto. Con un effetto gerovital sul Pd post-renziano, che sembra essersi rianimato, ha provato a ridefinire la propria identità svoltando un po’ a sinistra nella convention delle idee “tutta un’altra storia” e ha ritrovato il coraggio della piazza riempiendo a sua volta Piazza Maggiore con il lancio della campagna elettorale di Bonaccini.

Le Sardine hanno dunque messo in fuga il Capitone e dato un po’ di fosforo al Pd e alla sinistra. Questo è ciò che finora ha prodotto quel movimento. Ma che succederà ora? I critici, a cominciare dai media della destra ma non solo, sono già al lavoro per screditarlo. “Siete figli di Prodi”. “Siete fiancheggiatori occulti del Pd”. “Siete solo contro Salvini”. “Non avete un programma politico”. “Diteci cosa fareste sull’Ilva, il Mes, la giustizia, gli immigrati”. “Diteci chi vi paga”. Questo un sintetico riassunto delle accuse, il Sallusti pensiero. Mattia Santori, il leader del movimento, per ora non s’è sbilanciato e non si è fatto incasellare. Ha annunciato che dopo la manifestazione del 14 dicembre a Roma le varie Sardine si ritroveranno per definire assieme un manifesto comune e un coordinamento nazionale.

Ma qualcosa di più si può già dire. Intanto che il movimento delle Sardine è l’unica vera novità politica degli ultimi dieci anni. Più simile a quello per il clima e l’ambiente nato da Greta Thumberg che a quello dei Cinquestelle nato anch’esso a Bologna, 12 anni fa, con il famoso Vaffaday di Beppe Grillo. Poi che è un movimento prevalentemente di giovani e di società civile che, mobilitando le menti invece delle pance, va controcorrente rispetto al sovranismo dilagante e alla narrazione del popolo che sta con le destre di Salvini e della Meloni (narrazione incentivata anche dall’ultimo Rapporto Censis, che fotografa una metà del Paese favorevole all’uomo solo al comando).

Non è una caso che come canzone le Sardine abbiano scelto “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla. Che recita:

“…Frattanto i pesci/dai quali discendiamo tutti/assistettero curiosi/al dramma collettivo/di questo mondo/che a loro indubbiamente/doveva sembrar cattivo/e cominciarono a pensare….

È chiaro/che il pensiero dà fastidio/anche se chi pensa/è muto come un pesce/anzi è un pesce/e come pesce è difficile da bloccare/perché lo protegge il mare/com’è profondo il mare/

Certo/chi comanda/non è disposto a fare distinzioni poetiche/il pensiero come l’oceano/non lo puoi bloccare/non lo puoi recintare/ci stanno bruciando il mare/ci stanno uccidendo il mare…”

La potenza del messaggio è evidente. Se si aggiunge che le Sardine sono dichiaratamente contro Salvini, Meloni, la politica dell’odio, contro il razzismo, la discriminazione, il populismo e le fake news; che non sono contro la politica, ma a favore di una politica con la P maiuscola, che riparta dalle piazze rimettendo al centro la solidarietà tra le persone; che hanno una natura chiaramente antifascista e un orientamento di sinistra, la domanda che viene da fare è: non è forse già un programma politico questo?

 

fonte: https://www.globalist.it/politics/2019/12/08/le-sardine-hanno-portato-fosforo-a-sinistra-per-questo-la-destra-vuole-screditarle-2050126.html

 

 

Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

 

Natale

 

 

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Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

Cara Meloni, caro Salvini, prima di nominarlo, Gesù Cristo bisogna riconoscerlo!

Un anno fa un duro editoriale del direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Ma un anno dopo siamo allo stesso punto, con chi promuove discriminazione mentre finge di difendere la religione.

Un anno fa, Ma sembra ieri, perché non solo nulla è cambiato ma le cose sono addirittura peggiorate.

Si spacciano odio, discriminazione e nello stesso tempo si tenta di usare il cristianesimo per legittimare il razzismo e l’esclusone.

E torna in mente l’editoriale che Marco Tarquinio, direttore di Avvenire aveva scritto nel dicembre del 2018 su Salvini.

Allora il direttore del quotidiano dei vescovi disse che “chi ha votato la ‘legge della strada’ ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna conoscerlo”.

“Viene voglia di chiamarla ‘la legge della strada’. Che come si sa è dura, persino feroce, non sopporta i deboli e, darwinianamente, li elimina”, aveva scritto il giornale della Conferenza Episcopale italiana, partendo dalla storia della famiglia africana, lui ghanese e lei nigeriana, con una bambina di 5 mesi, che non possono esser accolti da un Cara calabrese perché non rifugiati.

“Eccolo, allora, davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018. Allestito in una fabbrica dell’illegalità – sottolinea il direttore del giornale dei vescovi – costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di ‘protezione umanitaria’. Ma quelle campane tristi suonano anche per noi”.

Parole che vengono in mente mentre l’estrema destra ha ricominciato con la retorica del presepe, del Natale, dalla Madonna e del Vangelo non con spirito autenticamente cristiano ma come espediente propagandistico per alimentare divisioni, paura del diverso e tentare di legittimare il fascio-sovranismo.

Rileggi l’editoriale Marco Tarquinio: Il presepe vivente. Una norma cattiva e parole al vento

 

 

 

I fascisti anche contro Sandro Pertini – Genova, il veto di Fratelli d’Italia fa saltare l’intitolazione dell’aula al nostro Presidente Pertini

 

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I fascisti anche contro Sandro Pertini – Genova, il veto di Fratelli d’Italia fa saltare l’intitolazione dell’aula al nostro Presidente Pertini

Genova – Un veto del capogruppo di Fratelli d’Italia, Augusto Sartori, ha impedito che martedì il consiglio regionale della Liguria votasse un ordine del giorno «fuori sacco» per intitolare l’aula a Sandro Pertini. Lo denunciano, in una nota, i capigruppo di Partito democratico e Linea condivisa, Giovanni Lunardon e Gianni Pastorino. «Siamo sconcertati dal comportamento di Fratelli d’Italia, soprattutto dopo che il presidente Giovanni Toti aveva risposto positivamente all’idea lanciata alcuni giorni fa dal coordinatore regionale dell’Anpi ligure, Massimo Bisca – affermano i due consiglieri di opposizione -. Purtroppo non è la prima volta che il partito di Fratelli d’Italia dimostra di non riconoscersi nei valori della resistenza, su cui sono fondate le nostre istituzioni».

L’ordine del giorno sarà comunque messo nel calendario dei lavori di una delle prossime sedute votanti. «Vorremmo capire cosa intenda fare il presidente Toti, che si dipinge come un liberale – scrivono ancora Lunardon e Pastorino -. Fu lui a citare Pertini il giorno del suo insediamento in regione. Sarebbe importante che l’intitolazione della sala del consiglio regionale a Pertini fosse votata all’unanimità da tutti i consiglieri».

La delusione dei partigiani

Sul tema è intervenuto anche l’Anpi: «Lascia sconcertati la posizione assunta in consiglio regionale dal capogruppo di Fratelli d’Italia, che ha deciso di non firmare l’ordine del giorno presentato dai gruppi consiliari di Pd e Linea Condivisa – firmato anche da Italia Viva, dal Movimento 5 Stelle, dal Gruppo Misto e da Liguria Popolare – che chiedeva di intitolare l’aula del Consiglio regionale ligure a Sandro Pertini, come sollecitato nella proposta del Coordinamento di Anpi Liguria nelle scorse settimane, in maniera da onorare la memoria dell’indiscutibile presidente di tutti gli Italiani a trent’anni dalla scomparsa e nel luogo dove si promulgano le leggi regionali». L’iniziativa di Fratelli d’Italia, continua nella sua nota l’Anpi, segue la vicenda dell’intitolazione del ponte Firpo a Fabrizio Quattrocchi. «Sembrano cercare ancora una volta di dividere le forze politiche, puntando su visioni revisioniste della Resistenza. Ma a noi sta a cuore sapere se il presidente Toti, che subito ha accolto la proposta di Anpi, facendo sue molte volte le parole di Sandro Pertini, intenda mantenere la sua posizione: gli chiediamo di far valere la sua parola all’interno della maggioranza che lo sostiene. Sandro Pertini, grande ligure, antifascista, partigiano, medaglia d’oro al valor militare, parlamentare e presidente della Repubblica, dev’essere ricordato nel luogo centrale della politica regionale con il consenso di tutti».

La reazione dei socialisti

L’intervento del Nuovo Psi: «Riteniamo inaccettabile il polverone sollevato dalle forze politiche rappresentate nel consiglio regionale della Liguria intorno alla figura di Sandro Pertini e all’opportunità di intitolargli la sala consiliare. In questo clima di continua campagna elettorale e di affermazione di valori identitari, anche i valori fondanti il patto democratico sancito nella Costituzione repubblicana sono posti in discussione o diventano momento di propaganda».

tratto da: https://www.ilsecoloxix.it/genova/2019/12/05/news/genova-il-veto-di-fratelli-d-italia-fa-saltare-l-intitolazione-dell-aula-a-sandro-pertini-1.38062133?fbclid=IwAR2aRPsE0VP7Sxla9uGfoUhMIjX_n3ztdreTU7oowq3nfIoPueR3mnpt1Qk

Le notizie che ci fanno godere – Claudio Corradino, sindaco leghista di Biella che negò la cittadinanza a Segre offrendola a Greggio: che era un cretino già si sapeva (lo ha ammesso pure lui), ora anche indagato (per peculato)

 

Claudio Corradino

 

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Le notizie che ci fanno godere – Claudio Corradino, sindaco leghista di Biella che negò la cittadinanza a Segre offrendola a Greggio: che era un cretino già si sapeva (lo ha ammesso pure lui), ora anche indagato (per peculato)

Il sindaco leghista di Biella Claudio Corradino è indagato per peculato: avrebbe utilizzato l’auto blu per scopi privati. La giunta di centrodestra è ancora nella bufera: qualche settimana fa il comune leghista aveva negato la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, per offrirla al comico Ezio Greggio.

La giunta di centrodestra di Biella è di nuovo sotto i riflettori. Dopo aver negato la cittadinanza onoraria negata alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo si sterminio di Auschwitz, e averla invece offerta all’artista Ezio Greggio – che l’ha rifiutata proprio per solidarietà alla senatrice

Lo schiaffo di Ezio Greggio: rifiuta la cittadinanza onoraria offerta dalla giunta leghista di Biella per solidarietà alla Segre a cui solo pochi giorni fa era stata negata dalla stessa giunta!

il comune piemontese ha un’altra grana da risolvere. Il sindaco di Biella Claudio Corradino è indagato per peculato: aveva utilizzato l’auto blu, fuori dagli orari di servizio previsti dal suo ruolo, per fini privati.

A far scattare l’indagine della procura di Biella, sono stati due consiglieri comunali storicamente avversari al primo cittadino leghista: Stefano Revello e Roberto Tomat, di Cossato, che già in passato avevano denunciato l’utilizzo improprio da parte dell’amministratore di mezzi comunali.

Giovedì scorso Corradino, come ha scritto ‘la Repubblica’, si è presentato al terzo piano del tribunale, accompagnato dal suo avvocato Carlo Boggio Marzet. Qui è stato ascoltato per un paio d’ore dal Procuratore capo in persona, Teresa Angela Camelio. Presente al colloquio il luogotenente dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, Tindaro Gullo.

I fatti contestati si riferiscono anche alla sua esperienza amministrativa nella città di Cossato, dove Corradino ha governato per ben dieci anni. Ma sotto i riflettori delle indagini della Procura ci sarebbero anche fatti accaduti a Biella, dove Corradino si è insediato la scorsa estate. Le segnalazioni dei due consiglieri di minoranza di Cossato non sono nuove, ma fino ad ora erano sempre cadute nel vuoto, ed erano sfociate solo in qualche polemica politica nelle aule del consiglio comunale o sui social.

In questo caso ci sarebbero anche una serie di fotografie e di documentazioni video che testimonierebbero la condotta impropria del sindaco della Lega: gli scatti mostrano una Bmw di colore blu scuro, immortalata in luoghi non istituzionali ed in orari non legati al ruolo istituzionale del sindaco.

Che dire: che era un cretino già si sapeva (lo ha ammesso pure lui), ora è anche indagato…!

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Maurizio Crozza massacra Matteo Salvini: “Liliana Segre verrà ricordata perché è sopravvissuta ad Auschwitz, tu perché non sei sopravvissuto al Papeete” – “La Segre è sotto scorta, ma lei scappava dalle SS mentre tu le corteggi”

Dramma in casa Salvini: si è accorto che la Nutella “Contiene nocciole turche” e non la può più mangiare!

 

Nutella

 

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Dramma in casa Salvini: si è accorto che la Nutella “Contiene nocciole turche” e non la può più mangiare!

Ora Salvini se la prende anche con la Nutella: “Contiene nocciole turche, meglio il cibo italiano”

Il segretario della Lega Matteo Salvini durante un comizio in Emilia-Romagna ha dichiarato che d’ora in poi boicotterà la Nutella: “Ho scoperto che per la Nutella usa nocciole turche, e io preferisco aiutare le aziende che usano prodotti italiani, preferisco mangiare italiano, aiutare gli agricoltori italiani”.

Come al solito Salvini spara cazzate senza sapere cosa dice. L’Italia produce il 14% delle nocciole nel mondo, Per la Nutella la Ferrero consuma più del 20% del raccolto globale. Credo sia normale che acquisti prodotti dall’estere. Peraltro la Ferrero ha lanciato un progetto filiera destinato ad aumentare del 30% la produzione di nocciole in Italia. Ma questo Salvini non lo sa. E quel che peggio che i coglioni che lo seguono credono a quello che dice…

Ma, amici leghisti, non avete capito che Salvini si inventa delle cazzate per attirare le critiche, in modo che voi lo difendiate a prescindere e non pensiate al fatto che vi stia pigliando per il culo a livelli agonistici?

Ah no, niente. Dimenticavo che non capite un cazzo…

Ah, giusto per concludere con un tema tanto caro a Salvini: La coerenza… Correva l’anno 2015 ed il nostro buon Matteo Salvini si incazzò di brutto invocando la ruspa contro Ségolène che voleva boicottare la Nutella per tutelare l’ambiente…

Cari amici, questo è Salvini. Votatelo.

Signore e Signori questo è Salvini: sul MES vuole denunciare Conte per alto tradimento, ma non sa neanche di cosa sta parlando… Il video che lo consacra il politico più ridicolo della storia Italiana…!

 

Salvini

 

 

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Signore e Signori questo è Salvini: sul MES vuole denunciare Conte per alto tradimento, ma non sa neanche di cosa sta parlando… Il video che lo consacra il politico più ridicolo della storia Italiana…!

“Chi non sa fare insegna” dice il detto, ma nel caso di Matteo Salvini potrebbe essere declinato come “chi non sa, spiega e distrugge”.

Il leader del Carroccio, impegnatissimo in una grande battaglia contro il fondo salva stati, da giorni ne dice di ogni sul MES. Tanto che nella mente di molti italiani è sorta la domanda: “Cos’è il Mes?”.

Salvini, prontissimo a cogliere la palla al balzo, allora organizza una serie di eventi in cui verrà spiegato agli italiani in cosa consiste il fondo salva stati europei e perché sia una carognata contro gli italiani.

Ma deve aver perso gli appunti per strada perché, interrogato da Fanpage, non passa l’esame….

Ecco il video di Fanpage che (se ce ne fosse ancora bisogno) consacra Salvini come il politico più ridicolo della storia Italiana…!

Quella contro la riforma del Meccanismo Europeo di stabilità è ormai la battaglia principale del leader della Lega Matteo Salvini, che è arrivato ad accusare il premier Conte di alto tradimento perché avrebbe avvallato “di nascosto” le modifiche al trattato che regola il cosiddetto “fondo monetario europeo”.

Oltre a dare battaglia in parlamento, la Lega ha organizzato una serie di banchetti in tutta Italia con l’obbiettivo di illustrare i contenuti della riforma e raccogliere le firme per bloccarla.

Salvini quindi, si prepara a spiegare il MES nelle piazze, ma quanto ne conosce il funzionamento?

Fanpage ha provato a chiedere al senatore leghista cosa sono le Cacs. Si tratta di uno dei punti chiave del dibattito. Proprio le modifiche riguardanti le Clausole di Azione Collettiva, infatti, secondo i critici della riforma, sarebbero uno degli elementi che renderebbe più facile arrivare alla ristrutturazione del debito pubblico in caso di richiesta di aiuto finanziario al MES da parte dell’Italia o di un altro Paese dell’eurozona.

Salvini lo sa? I risultati dell’intervista sono esilaranti…!