“Meno sbarchi ma più morti”: il monito del cardinal Bassetti fa infuriare Salvini

 

 

Salvini

 

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“Meno sbarchi ma più morti”: il monito del cardinal Bassetti fa infuriare Salvini

Il presidente della Cei: “ogni morto in mare è un’offesa al genere umano”; ma Salvini risponde: “meno sbarchi, meno morti. I porti rimangono chiusi”.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla presentazione del Rapporto annuale del Centro Astalli ha dichiarato: “sono diminuiti gli sbarchi in Italia ma aumentano i morti in mare in modo esponenziale. Chi se ne prende la responsabilità? Un morto in mare offende il genere umano”.
“È un fenomeno che non troverà soluzione nella costruzione di barriere e diffusione della paura dell’altro” ha continuato Bassetti, perché il “consolidamento della pace passa attraverso la giustizia sociale e coloro che costruiscono muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito”.
A commento poi delle parole del Papa sulla necessità di erigere ‘ponti per i porti’, Bassetti ha parlato di ‘numeri’ su cui l’Italia dovrebbe concentrarsi: “”Nel 2017 ogni 1000 sbarchi 26 morti. Nel 2018 ogni 100 sbarchi 35 morti; nel 2019, 100 morti ogni 1000 sbarchi”. Dati allarmanti e significativi in cui “il mare della Bibbia e del Vangelo diventa la tomba dei nostri fratelli e sorelle”; in cui un ritorno ai lidi da cui si è partiti “può essere una condanna a morte”. “Questo mi turba. E dico che questi problemi devono essere risolti”. Perchè “creare una mentalità che ti porta a vedere nell’altro un nemico, significa uccidere la tua anima ed anche quella dell’altro”.
Ma Salvini, che evidentemente si sente chiamato in causa, ha replicato: “Sono diminuiti gli sbarchi, sono diminuiti i morti. Spero che nessuno abbia nostalgia dei 600.000 sbarchi degli ultimi anni, dei miliardi sprecati, dei troppi reati, delle migliaia di morti del passato. Oggi in Italia si arriva col permesso, i porti sono chiusi per scafisti e delinquenti”.

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/04/04/meno-sbarchi-ma-piu-morti-il-monito-del-cardinal-bassetti-fa-infuriare-salvini-2039687.html

Bolivia, femminicidio nel codice penale: 30 anni di carcereuna una legge “per garantire alle donne una vita libera da violenze” fortemente voluta da Evo Morales …Per la cronaca, da noi oggi anche il terzo stupratore di Portici è tornato in libertà (non accertato il dissenso della ragazza)…!

 

femminicidio

 

 

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Bolivia, femminicidio nel codice penale: 30 anni di carcereuna una legge “per garantire alle donne una vita libera da violenze” fortemente voluta da Evo Morales …Per la cronaca, da noi oggi anche il terzo stupratore di Portici è tornato in libertà (non accertato il dissenso della ragazza)…!

 

Il presidente della Bolivia Evo Morales ha firmato oggi una legge che punisce il femminicidio a 30 anni di carcere, una norma di 100 articoli che cerca di porre fine alla violenza contro le donne e dare loro una protezione completa. Il presidente ha firmato la “Legge per garantire alle donne una vita libera da violenze” nel Palazzo del Governo a La Paz, in una cerimonia alla presenza di organizzazioni di donne indigene e attiviste femministe e per i diritti umani.

Lo riporta il giornale online boliviano Opinion. Secondo il Centro per l’Informazione e lo Sviluppo delle Donne (Cidem), dal 2009 ad oggi sono stati riportati nel femminicidio Bolivia 403, 21 dei quali nei primi due mesi del 2013, e 218 omicidi di donne e altri insicurezza cause.

La nuova legge integra nel codice penale il reato di femminicidio, definito come l’omicidio di una donna a causa della sua condizione di femminilità: la pena è di 30 anni senza il diritto di grazia, la sanzione più elevata che ha il diritto boliviano. Morales ha promulgato la regola di ieri sera dopo il ritorno dal Venezuela, dove ha trascorso tre giorni partecipano al funerale del presidente venezuelano Hugo Chavez, morto lo scorso martedì.

fonte: https://frontierenews.it/2013/03/bolivia-femminicidio-nel-codice-penale-30-anni-di-carcere/?fbclid=IwAR3vcnVxeabApSrnjHx7nk2LEuDrJ6aSYb3A1IgUzc0OzC2DQGb9Qvm0VH0

Bertolesso – Un grande editoriale di Marco Travaglio

 

Bertolesso

 

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Bertolesso – Un grande editoriale di Marco Travaglio

 

Bertolesso

Da un po’ di tempo non si avevano notizie di Guido Bertolaso, indimenticato capo della Protezione civile e commissario straordinario multiuso per terremoti, inondazioni, giubilei, frane, slavine, valanghe, visite papali, smottamenti, incendi boschivi, mondiali di ciclismo, emergenze rifiuti, eruzioni vulcaniche, aree marittime, relitti navali, grandi eventi, rischi bionucleari, aree archeologiche, G8, epidemie di Sars e tutte le calamità naturali possibili e immaginabili, tranne la più perniciosa: lui. Le ultime cronache, dopo la sfortunata autocandidatura a sindaco di Roma (respinta persino dai compari forzisti), lo davano impegnato in Africa, con gran sollievo per il popolo italiano, meno per quelli africani. Ieri l’ha intervistato Radio Capital, gruppo Espresso, al TgZero (così chiamato per il suo livello di credibilità) in veste di aspirante salvatore della Capitale. È lo stesso gruppo che ai bei tempi pubblicava inchieste sui disastri di Bertolaso: tipo quella di Fabrizio Gatti sui 400 milioni buttati nelle grandi opere alla Maddalena, in vista di un G8 che non si tenne mai perché proprio 10 anni fa venne dirottato fra le macerie dell’Aquila appena terremotata.

TgZero chiede a Bertolaso cosa ne pensi di due frasi che io non ho mai né pensato né pronunciato: “C’è un complotto dietro a tutti i disservizi, come sostiene Travaglio?”. “Travaglio dice che per le scale mobili della metro guaste c’è un sistema criminale spaventoso che sta reagendo perché non è più padrone come in passato”. Io non ho mai parlato di “complotti dietro i disservizi” né di poteri criminali dietro le scale guaste. Ho risposto su La7 a una domanda di Giletti che un conto sono gli errori della giunta Raggi e gli scandali nella Capitale, un altro sono gli strani incendi agli impianti di smaltimento rifiuti (i due maggiori dati alle fiamme in tre mesi), i falò di cassonetti (oltre 600 in due anni), gli autobus anche nuovi in fiamme (60 in un anno e mezzo), i guasti concomitanti alle scale mobili in svariate stazioni della metro (20 in pochi mesi). Ma soprattutto i tre bandi di gara per la raccolta rifiuti andati deserti (due nel 2018, da 105 e 188 milioni, uno nel 2019 da 225 milioni): mentre gli imprenditori chiedono investimenti per lavorare, com’è che nessuna impresa concorre a quelle lucrose commesse? Non il presunto complottista Travaglio, ma l’Antitrust ipotizza “un accordo tra le parti volto ad astenersi dalle gare, con la conseguenza che i medesimi servizi sono stati acquisiti da Ama a trattativa privata e a condizioni economiche più onerose” per la municipalizzata e più vantaggiose per i privati.

Non il complottista Travaglio, ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa definisce “avvertimenti che conosco bene dalla Terra dei Fuochi” gli incendi agli impianti dei rifiuti. E non il complottista Travaglio, ma la Procura di Roma ipotizza un unico disegno criminale dietro i roghi ai Tmb del Salario e di Rocca Cencia. L’ha scritto proprio Repubblica (stesso gruppo di Radio Capital) il 28 marzo: “Ama, pochi dubbi dei pm: unica regia dietro i due roghi”, “Emergenza rifiuti, verso l’unificazione dell’inchiesta su Tmb Salario e Rocca Cencia”, “C’è una regia unica per gli incendi Ama. I tecnici: sono dolosi”. Ma evidentemente a Radio Capital, oltre all’Espresso, non leggono neppure Repubblica. E preferiscono attribuirmi cose mai dette per regalare un assist a Bertolaso. Questo impunito, nel senso etimologico del termine, mette tutto insieme – errori, colpe, inefficienze, disservizi e sabotaggi criminali – per darmi del “buffone” (lui a me!) e alla Raggi della “totale incapace”. Il che è possibile, forse probabile. Ma non spiega l’impressionante catena di eventi dolosi, difficili da ascrivere alla sindaca. E poi: da qual pulpito. Se c’è un amministratore indubitabilmente più disastroso della Raggi, è proprio Bertolaso: tutti ricordano Napoli sommersa da cumuli di rifiuti ad altezza uomo, ma forse dimenticano – almeno a Radio Capital – chi era il commissario straordinario: Bertolaso, nominato da Prodi, fuggito per flop e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti.

Dall’alto di quella e di molte altre catastrofi, questo bel tomo sfodera l’intero repertorio dei luoghi comuni: perfino i topi, che lui pensa siano arrivati a Roma con i 5Stelle, invece fanno parte del paesaggio da secoli (“non c’è trippa per gatti” è una frase di Ernesto Nathan, mitico sindaco tra il 1907 e il 1913, che tagliò i fondi comunali del cibo per gatti, nella speranza che andassero a caccia dei topi, i quali spadroneggiavano pure in Campidoglio rosicchiando i documenti in uffici e archivi). Poi annuncia la sua panacea per tutti i mali: “Appena questi si toglieranno di torno, vedrete che Roma tornerà ad essere la bellezza che era un tempo”. Magari col bollito Bertolaso sindaco, che ce la restituirà più bella e più superba che pria. Tipo la Maddalena con le grandi opere inutili di Bertolaso e della nota Cricca di Balducci, Anemone&C. che cadono a pezzi fra le sterpaglie. Tipo Napoli con la monnezza più alta del Maschio Angioino. Tipo L’Aquila, in macerie a 10 anni dal sisma. Ora voi capirete che prendersi del “buffone” da un simile soggetto, quello che andava con la scorta a farsi “massaggiare” gratis al Salaria Village dell’appaltatore personale Anemone mentre il Tevere esondava, è un po’ troppo. Dunque Bertolaso verrà denunciato, come lui provò a fare con me e il Fatto tentando di spillarci 100 mila euro, invano. In quella causa, oltre a stabilire che avevo “riportato fedelmente alcuni fatti” e “notizie vere”, il giudice ritenne “temeraria” la sua lite e lo condannò a risarcire me, Padellaro e il Fatto con 6 mila euro, più 5 mila di spese. Visto che ha nostalgia del tribunale, ci rivediamo lì.

“Bertolesso” di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 4 Aprile 2019

 

 

 

Un’altra lezione di Papa Francesco all’Italia neofascista: “Non dire ‘migranti’, ma ‘persone migranti’. E’ più rispettoso”

 

 

Papa Francesco

 

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Un’altra lezione di Papa Francesco all’Italia neofascista: “Non dire ‘migranti’, ma ‘persone migranti’. E’ più rispettoso”

Papa Francesco: “Non dire ‘migranti’, ma ‘persone migranti’. E’ più rispettoso”

Bergoglio: “Migranti è un aggettivo, le persone sono sostantivi. Noi siamo caduti nella cultura dell’aggettivo, usiamo tanti aggettivi e dimentichiamo tante volte i sostantivi, cioè la sostanza”.

E’ ancora il tema delle migrazioni e delle sofferenze delle persone che fuggono da guerre, violenze, persecuzioni o carestie a tenere banco nell’agenda di Papa Francesco. A tre giorni dal suo rientro in Vaticano Bergoglio ha parlato del suo ultimo viaggio apostolico in Marocco, paese islamico con il quale ha stretto un’impostante amicizia anche per il ruolo che gioca nei confronti dei migranti. “Alcuni di loro hanno testimoniato che la vita di chi emigra cambia e ritorna a essere umana quando trova una comunità che lo accoglie come persona. Questo è fondamentale”, ha sottolineato il Santo Padre spiegando che proprio a Marrakech, nel dicembre scorso, è stato ratificato il ‘Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare’, “passo importante verso l’assunzione di responsabilità della comunità internazionale”.

“Come Santa Sede – ha continuato Papa Francesco – abbiamo offerto il nostro contributo che si riassume in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana”. “La Chiesa in Marocco – ha aggiunto Francesco – è molto impegnata nella vicinanza ai migranti; perciò ho voluto ringraziare e incoraggiare quanti con generosità si spendono al loro servizio realizzando la parola di Cristo: ‘Ero straniero e mi avete accolto'”.

Poi, parlando a braccio durante l’udienza dedicata al suo viaggio in Marocco, Bergoglio ha dichiarato: “A me non piace dire ‘migranti’, a me piace più dire ‘persone migranti‘”. E ancora: “Migranti è un aggettivo, le persone sono sostantivi. Noi siamo caduti nella cultura dell’aggettivo, usiamo tanti aggettivi e dimentichiamo tante volte i sostantivi, cioè la sostanza. L’aggettivo va attaccato alla persona”, ha detto il Papa, esortando a dire: “Una persona migrante”. Poi il Pontefice argentino ha spiegato: “Così c’è rispetto per non cadere in questa cultura dell’aggettivo che è troppo liquida, troppo gassosa”.

fonte: https://www.fanpage.it/papa-francesco-non-dire-migranti-ma-persone-migranti-e-piu-rispettoso/
http://www.fanpage.it/

VERGOGNOSO! La casta ancora una volta fa quadrato intorno ai loro più miserabili esponenti: con i voti di Lega, Forza Italia e PD bocciata la mozione M5S per chiedere risarcimento danni a Formigoni. Dalla vecchia politica un altro schiaffo alla gente!

 

Formigoni

 

 

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VERGOGNOSO! La casta ancora una volta fa quadrato intorno ai loro più miserabili esponenti: con i voti di Lega, Forza Italia e PD bocciata la mozione M5S per chiedere risarcimento danni a Formigoni. Dalla vecchia politica un altro schiaffo alla gente!

VERGOGNA! Risarcimento danni a Formigoni, l’aula boccia la mozione M5S. Schiaffo ai lombardi da Lega, Forza Italia e PD

Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato una mozione del M5S Lombardia che avrebbe impegnato la regione a chiedere i danni in sede civile all’ex Presidente Roberto Formigoni.

Questo voto è uno schiaffo agli italiani e ai lombardi onesti. In Consiglio regionale la casta ha mostrato il suo vero volto e ha difeso un ex presidente condannato in via definitiva rifiutandosi di chiedere i danni in sede civile.

Chi ha difeso e continua a difendere Formigoni è complice di un sistema che per vent’anni ha danneggiato i lombardi.
Non c’è nessuna dignità nel corrompere e nel togliere risorse pubbliche ai cittadini e alla sanità. Un amministratore che si macchia di gravissimi reati contro la pubblica amministrazione non merita elogi, difese d’ufficio o manifestazioni di rimpianto.

Ci attendevamo che la nostra richiesta di danni fosse approvata all’unanimità, al contrario i partiti hanno espresso nostalgia per Formigoni piagnucolando sui bei tempi andati dell’eccellenza lombarda. Non esiste eccellenza dove c’è corruzione. Non c’è politica dove si intascano i soldi pubblici. Non c’è onestà nell’incapacità di prendere le distanze dall’amministrazione Formigoni che ha trascinato nel fango la nostra regione.

La Lombardia ha funzionato nonostante i Formigoni e i partiti che l’hanno amministrata che hanno perso l’ennesima occasione per fare gli interessi dei lombardi e cioè quello per cui sono stati votati.

fonte: https://www.facebook.com/Ni.DiMarco/photos/a.740120522843754/1047290928793377/?type=3&theater

Oliviero Diliberto, forse l’unico tra i politici che si è reso conto di quello che hanno combinato: “L’unico dovere della mia generazione è sparire. Abbiamo fallito miseramente”

 

Diliberto

 

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Oliviero Diliberto, forse l’unico tra i politici che si è reso conto di quello che hanno combinato: “L’unico dovere della mia generazione è sparire. Abbiamo fallito miseramente”

 

“L’unico dovere della mia generazione è sparire. Abbiamo fallito miseramente”

Oliviero Diliberto ha concesso la sua ultima intervista nel 2013. Oggi è tornato a parlare nella pagina “Confessioni” del Corriere della Sera

Non dà interviste da 5 anni, ma oggi Oliviero Diliberto, 61 anni, è tornato a parlare al Corriere della Sera. L’ex segretario dei Comunisti Italiani ha scelto il silenzio “da quando la mia parte politica fu sconfitta disastrosamente” nel 2013, e nell’intervista non dà scuse alla sua generazione: “Ha fallito. Il suo unico dovere morale è scomparire”, si legge nelle prime righe. Oggi non si occupa più di politica ma insegna diritto romano in Cina, nell’ateneo di Wuhan,10 milioni di abitanti a oltre mille km da Pechino e spiega che sta aiutando il governo di Xi Jinping ad adottarlo nel proprio codice civile.

Xi, secondo Diliberto “ha avviato una campagna di riforme mai vista prima. Lotta alla povertà, Stato fondato sul diritto, contrasto alla corruzione. Che significa anche morigeratezza”. Nessun problema per il mandato a vita, anche perché “Roosevelt fu presidente degli Stati Uniti per quattro mandati e ne avrebbe fatto un quinto se non fosse morto”. C’è la pena di morte e il record mondiale di esecuzioni capitali, ma “c’è anche negli Usa e nessuno si indigna. Con la differenza che gli americani avrebbero dovuto abolirla, perché in fatto di diritti umani hanno una tradizione che in Asia non esiste. Invece non riconoscono neppure la Corte penale internazionale dell’Aja”.

Diliberto nell’intervista ricorda come è diventato comunista nel 1969: “Entravo in quarta ginnasio a Cagliari. C’era l’autunno caldo. Alcuni militanti distribuivano volantini per strada. Non li avevo mai visti. I volantini, dico. Rimasi folgorato dall’idea che si potesse cambiare il mondo”. “Come spiegò Enrico Berlinguer a Enrico Mentana, sono felice d’essere rimasto fedele agli ideali della mia gioventù. Non so quanti possano dire lo stesso”.

Una delle azioni più criticate da ministro della Giustizia, fu la liberazione del guerrigliero curdo Abdullah Ocalan: “È il tempo di raccontare la verità. L’avevamo arrestato per omicidio sul mandato di cattura emesso dai tedeschi. Poi mi telefonò il vicecancelliere Joschka Fischer dicendo che l’ordine era stato revocato in quanto non volevano che l’Italia lo estradasse in Germania. E sa perché? Per non avere rogne con la Turchia”.

Oliviero Diliberto non risparmia stoccate alla politica italiana:  non risponde alla domanda perché i poveri non votano Pd, ma dice: “Il proletariato è più numeroso dei ceti abbienti, ma nelle elezioni, ahimè, entrano in gioco fattori ideologici, propagandistici, religiosi, antropologici. Pensi ai consensi raccolti dalla Dc. Un partito interclassista che, a questo punto, tutti rimpiangiamo”.

Nel Pd “non c’è più niente”, mentre Matteo Renzi “dovrebbe scomparire. Ma non lo farà”. E sull’ipotesi di governo Lega e M5S dice: è “Il peggio che ci possa capitare. Ma gli elettori hanno deciso così. Nel 2007 assistetti per caso dalla finestra di un hotel di Bologna al primo V-Day con Beppe Grillo. Un fanatismo e uno schiumare di rabbia terribili. L’idea che chiunque ha fatto politica sia un delinquente, a prescindere, contraddice tutti i valori della democrazia rappresentativa dai tempi di Pericle a oggi”. E su quale esecutivo pronostica ammette: “Le mie categorie della politica non esistono più. Sarebbe come chiedere a Romolo Augustolo che tipo di governo formeranno i barbari”.

tratto da: https://www.agi.it/politica/diliberto_intervista_corriere_della_sera-3719541/news/2018-03-31/