In ricordo di Antonio Gramsci, morto il 27 aprile del 1937: “Ecco cos’è il fascismo” – Il suo grande discorso che spiegava presente e futuro…

 

Antonio Gramsci

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

In ricordo di Antonio Gramsci, morto il 27 aprile del 1937: “Ecco cos’è il fascismo” – Il suo grande discorso che spiegava presente e futuro…

La grande eredità politica di Antonio Gramsci: il suo discorso alla Camera sulla “rivoluzione” fascista, vista come sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale.

di Antonio Gramsci (16 maggio 1925)

Il problema è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fenomeno fascista? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico-massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo?
Le debolezze massime della vita nazionale italiana erano in primo luogo la mancanza di materie prime, cioè la impossibilità per la borghesia di creare in Italia una sua radice profonda nel paese e che potesse progressivamente svilupparsi, assorbendo la mano d’opera esuberante. In secondo luogo la mancanza di colonie legate alla madre patria, quindi la impossibilità per la borghesia di creare una aristocrazia operaia che permanentemente potesse essere alleata della borghesia stessa. Terzo, la questione meridionale, cioè la questione dei contadini, legata strettamente al problema della emigrazione, che è la prova della incapacità della borghesia italiana di mantenere…[Interruzioni].
Il significato dell’emigrazione in massa dei lavoratori è questo: il sistema capitalistico, che è il sistema predominante, non è in grado di dare il vitto, l’alloggio e i vestiti alla popolazione, e una parte non piccola di questa popolazione è costretta ad emigrare… Noi abbiamo una nostra concezione dell’imperialismo e del fenomeno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale finanziario. Finora l’imperialismo italiano è consistito solo in questo: che l’operaio italiano emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora l’Italia è solo stata un mezzo dell’espansione del capitale finanziario non italiano.
Voi vi sciacquate sempre la bocca con le affermazioni puerili di una pretesa superiorità demografica dell’Italia sugli altri paesi; voi dite sempre, per esempio, che l’Italia demograficamente è superiore alla Francia. È una questione questa che solo le statistiche possono risolvere perentoriamente ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una statistica pubblicata nel dopoguerra, mai smentita, e che non può essere smentita, afferma che l’Italia di prima della guerra, dal punto di vista demografico, si trovava già nella stessa situazione della Francia dopo la guerra; ciò è determinato dal fatto che l’emigrazione allontana dal territorio nazionale una tal massa di popolazione maschile produttivamente attiva, che i rapporti demografici diventano catastrofici.
Nel territorio nazionale rimangono vecchi, donne, bambini, invalidi, cioè la parte di popolazione passiva che grava sulla popolazione lavoratrice in una misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia. È questa la debolezza fondamentale del sistema capitalistico italiano, per cui il capitalismo italiano è destinato a scomparire tanto più rapidamente quanto più il sistema capitalistico mondiale non funziona più per assorbire l’emigrazione italiana, per sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrale è impotente a inquadrare.
I partiti borghesi, la massoneria, come hanno cercato di risolvere questi problemi? Conosciamo nella storia italiana degli ultimi tempi due piani politici della borghesia per risolvere la questione del governo del popolo italiano. Abbiamo avuto la pratica giolittiana, il collaborazionismo del socialismo italiano con il giolittismo, cioè il tentativo di stabilire una alleanza della borghesia industriale con una certa aristocrazia operaia settentrionale per opprimere, per soggiogare a questa formazione borghese-proletaria la massa dei contadini italiani specialmente nel Mezzogiorno. Il programma non ha avuto successo.
Nell’Italia settentrionale si costituisce difatti una coalizione borghese-proletaria attraverso la collaborazione parlamentare e la politica dei lavori pubblici alle cooperative: nell’Italia meridionale si corrompe il ceto dirigente e si domina la massa coi mazzieri… [Interruzione del deputato Greco]
Voi fascisti siete stati i maggiori artefici del fallimento di questo piano politico, poiché avete livellato nella stessa miseria l’aristocrazia operaia e i contadini poveri di tutta l’Italia. Abbiamo avuto il programma che possiamo dire del Corriere della Sera, giornale che rappresenta una forza non indifferente nella politica nazionale: ottocentomila lettori sono anch’essi un partito. [Voci “Meno…”. Mussolini “La metà! E poi i lettori dei giornali non contano. Non hanno mai fatto una rivoluzione. I lettori dei giornali hanno regolarmente torto!]
Il Corriere della Sera non vuole fare la rivoluzione.
[Farinacci: Neanche l’Unità!]. Il Corriere della Sera ha sostenuto sistematicamente tutti gli uomini politici del Mezzogiorno, da Salandra ad Orlando, a Nitti, ad Amendola; di fronte alla soluzione giolittiana, oppressiva non solo di classi, ma addirittura di interi territori, come il Mezzogiorno e le isole, e perciò altrettanto pericolosa che l’attuale fascismo per la stessa unità materiale dello Stato italiano, il Corriere della Sera ha sostenuto sempre un’alleanza tra gli industriali del Nord e una certa vaga democrazia rurale prevalentemente meridionale sul terreno del libero scambio. L’una e l’altra soluzione tendevano essenzialmente a dare allo Stato italiano una più larga base di quella originaria, tendevano a sviluppare le “conquiste” del Risorgimento.
Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosiddetta contro la massoneria; essi dicono di volere così conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia capitalistica avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La “rivoluzione” fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale”.

Leo Gullotta: “Vogliono imporci un nemico a tutti i costi. Prima era il terrone, poi l’emigrato o l’omosessuale”

 

Leo Gullotta

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Leo Gullotta: “Vogliono imporci un nemico a tutti i costi. Prima era il terrone, poi l’emigrato o l’omosessuale”

L’attore su Radio2 critica Matteo Salvini: “Imbarazzante vedere in alcuni tg un politico che si fa i selfie a casa propria o nel proprio ministero”

“Vogliono imporci un nemico a tutti i costi. Prima era il terrone, poi l’emigrato, o l’omosessuale”. Leo Gullotta rompe il silenzio e torna a parlare ai microfoni di Rai Radio 2, ospite della trasmissione I Lunatici. Il comico analizza la società italiana odierna, a partire dai giovani, in cui “c’è stato un abbandono per alcuni temi, a cominciare dalla scuola. I ragazzi, i giovani, sono stati schiaffeggiati. Qui ogni Governo che arriva da trent’anni a questa parte taglia su scuola, università e cultura. Ai giovani dico sempre che bisogna saper amare e conquistare la vita”.

L’attore prosegue parlando della criminalità organizzata:

“Le parole mafia, camorra, criminalità organizzata, bisogna dirle. I temi sociali sono entrati nella testa di molti giovani, non c’è più una presenza omertosa, anzi in tanti si battono, si impegnano per far vedere cosa c’è che non va. Speriamo che si possa sempre di più proseguire”.

Non solo parole per i giovani e la mafia, Gullotta dice la sua anche sull’immagine della politica nella televisione odierna in cui

“c’è questo assalto della politica alle televisioni. È imbarazzante vedere alcuni telegiornali dove un politico si fa i selfie a casa propria o nel proprio ministero”.

Dalla politica alla televisione, Gullotta esclude un ritorno in televisione del Bagaglino:

“Oggi il Bagaglino non avrebbe più senso, è stato fatto per 20 anni, quella politica che si rappresentava in televisione poi si è trasformata in ciò che abbiamo oggi nella realtà”

Gullotta torna a parlare anche di omosessualità, secondo il comico

“non c’è niente di cui doversi vergognare, non c’è niente di malato. Quando leggo di genitori che disconoscono i figli, penso che questa sia pura ignoranza. Magari si hanno come vicini di casa dei mafiosi, dei delinquenti, dei truffatori, di loro non ci si vergogna” e sulla situazione politica aggiunge “hanno voluto creare da qualche anno il nemico a tutti i costi. Prima era il terrone, poi l’emigrato, poi l’omosessuale. C’è questo racconto politico che fa scoppiare nell’ignoranza la violenza e l’omofobia”.

 

 

fonte:

Huffington Post

https://www.huffingtonpost.it/2019/02/21/leo-gullotta-e-imbarazzante-vedere-in-alcuni-telegiornali-un-politico-che-si-fa-i-selfie-a-casa-propria-o-nel-proprio-ministero_a_23674725/?ncid=fcbklnkithpmg00000001&ref=fbph&fbclid=IwAR0VAcAtHAZNhJL3Qy3aeNGfn0AISDghwqq5nJZyUC4nSNelz7pvWplc7vM

Non dimentichiamo quello che diceva Camilleri sul 25 aprile: Salvini è un ignorante con mentalità fascista – Il fascismo, che in Italia si è manifestato come dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità…

 

Camilleri

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Non dimentichiamo quello che diceva Camilleri sul 25 aprile: Salvini è un ignorante con mentalità fascista – Il fascismo, che in Italia si è manifestato come dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità…

 

Camilleri: “Il 25 aprile una rissa? Salvini è un ignorante con mentalità fascista. Montalbano si dimetterebbe”

Sono trascorsi 74 anni dal 25 aprile 1945. Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore e regista, noto nel mondo per la saga letteraria del commissario Montalbano che è considerata una pietra miliare della letteratura italiana e mondiale, ricorda quel giorno in una lunga intervista di Giuseppe Rolli per Servizio Pubblico, da cui pubblichiamo questa anticipazione:

“Il 25 aprile del 1945 mi trovavo nella mia terra, in Sicilia. Conoscevo la libertà già dal 1943, quando gli americani sbarcarono in Sicilia nella notte fra il 9 e il 10 luglio. Ma in quei giorni stavo incollato alla radio nella mia stanza a sentire le notizie su ciò che avveniva in Italia e nel mondo, perché capivo che nel giorno della liberazione anche il resto dei miei compatrioti avrebbero goduto di quel momento irraccontabile, in cui senti cadere dei lacci e dei bavagli che fino a quel momento ti hanno imprigionato. Ho condiviso quel giorno attraverso l’udito, ascoltando tutte le notizie possibili sulla liberazione”.

Camilleri racconta poi il clima che segnò il periodo successivo alla liberazione dell’Italia dalle truppe nazifasciste e la transizione verso la democrazia:

 “C’era una voglia di rifare l’Italia che faceva sognare. Anche le prime divisioni politiche, che erano forti, non potevano prescindere dal comune ideale di sgombrare le macerie e rifare un Paese nuovo”.

Oggi, mentre in tutta Europa l’emergere di nuovi sovranismi che riportano a galla i fantasmi del nazionalismo e del nazismo, paradossalmente sono sempre più coloro che invitano a non cedere all’allarmismo ogni qualvolta si riporta al centro del dibattito pubblico il pericolo di una deriva fascista:

“Io ho conosciuto il fascismo fino a 18 anni e oggi sono preoccupato” spiega Camilleri “perché sento spesso in televisione eminenti giornalisti o pseudostorici che dicono: ‘state abusando della parola fascismo perché oggi non c’è una dittatura’. Ma il fascismo, che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità. Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Matteo Salvini. Quella è mentalità fascista., una delle forme di fascismo che può anche essere eletta democraticamente. Oggi Molti italiani rimpiangono il fascismo e si sono dimenticati in virtù della loro scarsa memoria che già prima del 1938 (data in cui vennero promulgate le leggi razziali, ndr) c’erano stati il bavaglio alla stampa, la censura sui libri da leggere, l’impossibilità di esprimere un parare personale, l’identificazione totale col capo, l’assassinio Matteotti, la morte di Gramsci, gli esili a Ventotene, gli arresti. L’italiano, e lo dico per i miei fratelli, ha memoria solo per due cose: Sanremo e la formazione di calcio della Juventus del 1930. Per il resto ha una labilità di memoria che fa spavento”.

Poi l’affondo sulle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha definito il 25 aprile “un derby fra fascisti e comunisti”:

“La nostra Costituzione è ispirata a ciò che venne a significare il 25 aprile: non fu una ‘rissa’ tra comunisti e fascisti come dice Salvini.C’erano le brigate Garibaldi comuniste, ma anche i partigiani monarchici e quelli democristiani. Dio mio, lì c’era l’Italia e tu la riduci a una rissa?  Io a 93 anni mi sento fremere di rabbia perché dicendo una frase così questo ignorante di Salvini offende i caduti di tutte e due le parti, perché i fascisti che andavano a morire giovani credevano in un ideale sbagliato, orrendo, ma ci credevano, così come i comunisti, i monarchici e i democristiani. Salvini non sa neanche il senso della parola ideale”.

Lo scrittore affronta anche il tema del linguaggio della politica, sempre più spesso degradato a insulto nei confronti dell’avversario:

“Il problema è il linguaggio. Oggi, così come è decaduta buona parte della nostra coscienza di uomini è decaduto anche il linguaggio. Bisogna cercare di ascoltare le ragioni degli altri e dopo reagire, in un senso o nell’altro. Ma se tu hai paura non discuti nemmeno con gli altri: spari, reagisci. Perché pensi che l’altro sia venuto per farti del male e allora pensi: ‘prima che me lo faccia lui lo faccio io’, ma è un modo di pensare da homo homini lupus. Come si fa a dire che uno difende le coste italiane da 77 individui, 12 bambini, 14 donne e uomini più morti che vivi per quello che hanno patito? Non si ha il senso del ridicolo?”

La chiusura è dedicata al personaggio più noto uscito dalla sua penna, il commissario Montalbano:

“Quando ci fu il G8 a Genova Montalbano meditò, nel romanzo ‘Giro di boa’, di dimettersi dalla polizia. Oggi come oggi, a limiti di età raggiunti, si dimetterebbe con molto dolore ma credo che non potrebbe convivere. Non ha fatto il partigiano, ma credo che una tessera dell’ANPI, che io mi onoro di avere, gliela si potrebbe dare”.

Fonte:

www.michelesantoro.it

https://www.michelesantoro.it/2019/04/camilleri-25-aprile-salvini-fascismo/

 

 

Le 10 fake news oggi tanto diffuse sul fascismo a cui solo chi è idiota, ignorante o in mala fede può credere…

 

fascismo

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Le 10 fake news oggi tanto diffuse sul fascismo a cui solo chi è idiota, ignorante o in mala fede può credere…

 

10 fake news oggi diffuse sul fascismo. Viva il 25 aprile

Per colpa di Salvini, ma anche di altri che non si dichiarano salviniani, in Italia si sta sdoganando il fascismo. Uno dei mezzi di questa operazione è propalare fakenews, di cui la più scontata e banale è: “Mussolini ha anche fatto cose buone”.

Altre però sono più insidiose, anche perché spesso non vengono solo usate dai fascisti, ma anche da chi si dichiara antifascista, ma poi usa l’antifascismo solo per sostenere gli interessi delle élites del potere. Così tanti contribuiscono a diffondere la prima fakenews sul fascismo: che esso sia contro il potere ed il sistema.

Vediamo alcune di queste falsità.

1) Mussolini ed il fascismo sono andati al potere con il consenso elettorale della maggioranza degli italiani.

FALSO. Nelle elezioni del 1921 i fascisti ottennero 37 deputati su 535, presentandosi assieme ai liberali conservatori in una lista guidata da Giolitti, che complessivamente ottenne il 19% dei voti. Questa era la forza elettorale e parlamentare di Mussolini, quando il re Vittorio Emanuele III il 28 ottobre 1922 lo incaricò di formare il governo.

I fascisti dopo inaudite violenze e assassini contro il movimento operaio e i democratici, organizzarono la Marcia su Roma con la copertura di gran parte dell’apparato dello stato. L’esercito poteva disperderli, ma il GOLPE del re diede avvio alla dittatura. Va ricordato che anche Hitler non ottenne mai la maggioranza da libere elezioni , quando nel gennaio del 1933 il presidente tedesco Hindemburg lo nominò capo del governo aveva il 32%.

È vero che i fascisti han conquistato il potere con il consenso, ma quello delle classi dominanti, degli apparati dello stato, dei ricchi e dei poteri costituiti, che li hanno sostenuti e usati; e hanno permesso loro di instaurare la dittatura. Infatti il 25 luglio del 1943 quando il re, causa la guerra persa, destituì e fece arrestare Mussolini, il fascismo si sciolse come neve al sole..e ritornò solo come servo dell’occupazione militare tedesca.

2) Mussolini era contro il liberismo economico e per una sorta di socialismo nazionale.

FALSO. Queste le parole dello stesso Mussolini nel suo primo intervento alla Camera nel 1921:
Lo Stato ci dia una polizia, che salvi i galantuomini dai furfanti, una giustizia bene organizzata, un esercito pronto per tutte le eventualità, una politica estera intonata alle necessità nazionali. Tutto il resto, e non escludo nemmeno la scuola secondaria, deve rientrare nell’attività privata dell’individuo. Se voi volete salvare lo Stato, dovete abolire lo Stato collettivista, così come c’è stato trasmesso per necessità di cose dalla guerra, e ritornare allo Stato manchesteriano.

Questo ultraliberismo, che oggi è il programma del fascista brasiliano Bolsonaro, non furono solo parole, ma la politica economica reale del fascismo fino alla grande crisi del 29. Solo dopo quella crisi devastante Mussolini fu costretto, come quasi tutti gli stati del mondo, all’intervento pubblico per impedire il collasso dell’economia. Ma il fascismo si affermò come violenta dittatura liberista, per il privato ed il mercato.

3) Il fascismo oggi sarebbe contro l’Euro e la moneta unica ed i sacrifici che essa comporta.

FALSO. Mussolini volle per pure ragioni di potenza la parità fissa della lira con la sterlina, la cosiddetta “quota 90”, cioè un cambio fisso di novanta lire per una sterlina, Questa rinuncia ad ogni manovra sulla moneta, anzi sopravvalutando quella italiana, produsse danni enormi al sistema industriale e una terribile politica di austerità , culminata nella riduzione dei salari.

“Quota 90” era insomma una sorta di anticipazione dell’Euro. Le motivazioni del fascismo erano quella di stare monetariamente alla pari con la superpotenza di allora, la Gran Bretagna. Le motivazioni dell’Euro sono apparentemente diverse, ma hanno sempre alla base una scelta di potenza, stare alla pari della Germania e dall’Europa che più conta. In ogni caso al di là di ogni motivazione, gli effetti di Quota 90 sulla economia italiana furono disastrosi.

4) Il fascismo stava dalla parte degli operai.

FALSO. Il fascismo andò al potere organizzando il crumiraggio contro gli scioperi, bastonando ed uccidendo lavoratori e sindacalisti, bruciando le Camere del Lavoro. Dopo il 1925 sciolse i sindacati indipendenti e obbligò i lavoratori ad iscriversi ad un solo sindacato, quello corporativo fascista del quale facevano parte anche i padroni. Il fascismo imponeva la collaborazione di classe nel nome dell’impresa e dello stato e con il codice penale Rocco comminava anni di carcere per lo sciopero e per ogni forma di protesta del lavoro. La lotta di classe era il male da estirpare per il fascismo, come lo è ancora oggi per la Confindustria e qualsiasi multinazionale.

Alla fine degli anni venti il fascismo impose la RIDUZIONE DEI SALARI dal 10 al al 20%. Sotto il fascismo nelle fabbriche fu introdotto il cottimo Bedaux, il capostipite dei sistemi di sfruttamento taylorista, con la galera per chi protestava.

È vero che il fascismo organizzò dopolavoro, colonie estive, servizi per gli operai, ma come compensazione per il feroce sfruttamento a cui essi erano sottoposti, che produceva enormi profitti per i padroni, a partire da Gianni Agnelli, senatore del regno, che accolse in camicia nera Mussolini nel 1939. Lo accolse a Torino per inaugurare la fabbrica Mirafiori, e Mussolini parlò davanti a 50000 operai che lo accolsero in silenzio, senza applausi, senza grida di viva il Duce.

Per questo il dittatore fascista abbandonò furioso il palco. Non aveva sufficientemente tenuto conto di un rapporto dei servizi segreti del 1937 che diceva: “Nella massa lavoratrice si riscontra sempre un ambiente decisamente avverso alle istituzioni del regime”…

5) Il fascismo era una dittatura all’acqua di rose.

FALSO. Il fascismo colpiva ogni piccolo dissenso e reprimeva ogni opposizione e resistenza. Era un regime poliziesco di massa che cominciava con la delazione anche per una sola battuta sul regime. Si veniva allora convocati dalla locale Casa del Fascio e sottoposti a intimidazioni, olio di ricino, bastonature. Chi lavorava poteva essere licenziato per inosservanza delle disposizioni del regime, come indossare la camicia nera il 28 ottobre.

Poi c’era il sistema poliziesco di stato che culminava nell’OVRA, la polizia politica che se necessario si trasformava in organizzazione terrorista per uccidere gli oppositori, e nel Tribunale Speciale. Questo organismo istituito nel 1927, instaurò migliaia di processi contro gli antifascisti, condannandone più di 4500 a enormi pene detentive, tra essi Antonio Gramsci e Sandro Pertini, e diverse decine alla pena di morte che il fascismo aveva reintrodotto. Il primo ucciso dal Tribunale fascista fu un muratore comunista.

6) Il fascismo non era razzista ed antisemita, lo divenne solo dopo l’alleanza con Hitler.

FALSO. il fascismo è sempre stato dichiaratamente razzista, verso gli slavi, contro i quali iniziò in Venezia Giulia e Istria una feroce pulizia etnica, e naturalmente verso gli africani. La canzone fascista Faccetta Nera, che celebrava la guerra di aggressione all’Etiopia, fu proibita dal regime perché accusata di favorire la commistione delle razze. Per il fascismo PRIMA GLI ITALIANI era la base fondante di ogni discriminazione razziale.

Le leggi razziali contro gli ebrei varate nel 1938 furono rivendicate dal fascismo come realizzazione dello spirito originario del partito. Mussolini dichiarò che il fascismo era antisemita fin dalla sua fondazione nel 1919.

7) Il fascismo era patriottico.

FALSO. Il fascismo era un regime aggressivo che usava il patriottismo per coprire i propri interessi e il proprio potere. Dalla metà degli anni 30 il fascismo iniziò una politica di guerra e aggressioni militari, Etiopia, Spagna, Albania, che culminò nella partecipazione al fianco di Hitler alla seconda guerra mondiale.

Il patriottismo copriva la guerra e la guerra serviva per affari, potere e consenso. E la guerra subordinava il fascismo alla potenza straniera.

Che la guerra e le servitù della guerra per il fascismo venissero prima della Patria lo dimostra la cosiddetta Repubblica Sociale, lo stato fantoccio che i nazisti imposero con l’occupazione militare dell’Italia centro settentrionale, dal 1943 al 1945. I fascisti, scomparsi, dopo il 25 luglio, ricomparvero come collaborazionisti con l’invasore.

Non erano patrioti, ma scherani della Germania, a cui Mussolini aveva venduto il paese, compresa la cessione di Trento e Trieste. Quando fu catturato dai partigiani Mussolini era travestito da soldato tedesco e stava fuggendo in Svizzera per consegnarsi agli Americani. Il fascismo è sempre stato servo di potenze estere. Matteotti fu ucciso perché stava per svelare i finanziamenti esteri del fascismo.

8) Il fascismo era duro, ma onesto.

FALSO. Il fascismo era un regime ad altissimo tasso di corruzione. I gerarchi fascisti erano i titolari, in ogni territorio o area di influenza, di affari, mazzette, tangenti. Un gigantesco flusso di danaro arricchiva la gerarchia fascista. Tutti i capi fascisti, nessuno escluso, si arricchirono enormemente durante il ventennio.

I capi fascisti erano quasi tutti poveri spiantati nel 1920 e tutti straricchi nel 1940. Si può anzi dire che il fascismo fu il primo regime in Italia ad organizzare scientificamente la corruzione politica. Ci si iscriveva al partito anche con la speranza di diventare ricchi. Questa corruzione alimentava le ruberie ai danni dello stato dei fornitori privati, che giunsero anche a colpire le truppe italiane in guerra.

Ad esempio i soldati mandati a combattere contro l’Unione Sovietica con scarpe di cartone per le ruberie dei fornitori e le mazzette ai fascisti. Lo stesso Prefetto Mori, il feroce prefetto di ferro mandato nel 1920 in Sicilia per combattere la mafia, fu destituito dal fascismo quando cominciò ad indagare sui legami tra cosche mafiose e gerarchi fascisti locali.

Il fascismo fu un regime di ladrocinio organizzato, perché sulla corruzione si fondavano il potere e il consenso. E Mussolini era il vertice ed il garante di questo regime. Se allora ci fosse stata una magistratura indipendente, il fascismo sarebbe stato travolto dalla TANGENTOPOLI NERA. Tutto questo oggi è ampiamente documentato.

9) I partigiani ed i fascisti in fondo avevano, pur da parti opposte, lo stesso amor di Patria.

FALSO. Questa è la mistificazione della memoria storica condivisa, della pacificazione ideale inventata da esponenti del PD più di venti anni fa e che oggi viene usata da ogni revisionismo storico. Fino a quello cialtrone di Salvini che parla di derby tra fascisti ed antifascisti.

Prima del 1943 chi resisteva al fascismo doveva operare in clandestinità a prezzi altissimi.
Dopo l’8 settembre 1943, quando i tedeschi occuparono l’Italia centro settentrionale, essere antifascisti significava combattere l’ occupazione militare nazista e il collaborazionismo fascista.

Le due parti non erano eguali. Chi sceglieva la Resistenza rischiava tutto, per sé e per i familiari, doveva vivere sui monti o nelle cantine delle città. Chi stava coi nazisti era al caldo, protetto e al sicuro. Tanti pur non essendo fascisti decisero di aspettare, di non rischiare, i partigiani scelsero di opporsi. I partigiani facevano la guerra agli occupanti ed ai loro servi, i fascisti collaboravano alle stragi per rappresaglia verso la popolazione civile.

Certo potevano esserci un partigiano manigoldo ed un fascista onesto, ma comunque il primo lottava contro i criminali di Auschvitz, il secondo stava con loro. Antifascismo e fascismo non sono solo una contrapposizione politica, ma un insanabile contrasto morale. Il fascismo non è una semplice idea politica sbagliata, è un crimine materiale e morale.

La Resistenza e stata la sola vera rivoluzione popolare italiana, il momento nel quale il popolo italiano è insorto in massa contro il potere, il momento nel quale il popolo ha fatto giustizia della tirannia e ha conquistato la democrazia con le proprie mani.

10) Non ha più senso oggi di parlare di fascismo e antifascismo.

FALSO. Anche se una certa retorica antifascista è servita a coprire le malefatte del potere, i valori autentici dell’antifascismo ed il rifiuto delle basi di fondo del fascismo sono sempre attuali.
Dal 1945 ad oggi in Italia il neofascismo si è periodicamente affacciato sulla scena politica. Come strumento di ricatto verso la DC se avesse voluto spostarsi troppo verso il PCI. Come terreno di coltura della strategia della tensione e delle bombe contro le lotte degli anni 70. Come ideologia dell’ordine, dell’autoritarismo e della sopraffazione.

Siccome il fascismo in quanto tale è ancora screditato, il neofascismo oggi si veste diversamente, non indossa la camicia nera. Anche il potere lo aiuta attribuendo a questo neofascismo altri nomi, più neutri ed accattivanti, come sovranismo e populismo. In questo modo il potere ottiene due risultati: non chiama i fascisti con il loro nome nobilitandoli nella eventualità di servirsene, attribuisce ad ogni opposizione alle ingiustizie sociali un carattere reazionario ed eversivo.

Per questo è giusto squarciare il mascheramento fascista ed usare questo termine per chiunque oggi innalzi il vessillo reazionario intitolato a DIO PATRIA FAMIGLIA. I fascisti si offendono se dai loro dei fascisti, ma poi in ogni loro parola riaffermano l’ideologia fascista. Non sono razzista ma.. non sono fascista ma.. Ecco, ciò che viene dopo quei ma è moderno fascismo e non bisogna avere paura di chiamarlo come tale, se lo si vuole ancora una volta sconfiggere.

ORA E SEMPRE RESISTENZA VIVA IL 25 APRILE

 

tratto da:

Contropiano

http://contropiano.org/news/politica-news/2019/04/25/10-fake-news-oggi-diffuse-sul-fascismo-viva-il-25-aprile-0114823?fbclid=IwAR0aGhEVbrxQp2dO87KHMmX6RdmS9hY46vBRXNRy2h8QqaVExKf-pA-ks9Y

20 aprile 1945 – Veviva assassinato dai nazifascisti, dopo essere stato deportato e torturato, un Eroe della Resistenza che pochi ricordano: Eugenio Pertini, il fratello di Sandro…

 

Eugenio Pertini

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Tratto dalla da: Memory

20 aprile 1945 – Veviva assassinato dai nazifascisti, dopo essere stato deportato e torturato, un Eroe della Resistenza che pochi ricordano: Eugenio Pertini, il fratello di Sandro…

20 aprile 1945: Il partigiano Eugenio Pertini, fratello di Sandro Pertini, dopo essere stato deportato nel lager di Flossenbürg, viene torturato e assassinato dai nazisti

Nato a Stella (Savona) il 19 ottobre 1894, ucciso nel lager di Flossenbürg il 20 aprile 1945.

Fratello del futuro Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini.  Eugenio fu colto a Genova (dove, vedovo, abitava con la figlia Diomira di 10 anni), dagli eventi del settembre 1943.

Già di forti sentimenti antifascisti, fino ad allora non si era attivamente impegnato politicamente.

Lo fece quando, nell’inverno, si diffuse la voce che il fratello Sandro era stato fucilato a Regina Coeli dai tedeschi. L’impegno di Eugenio nella Resistenza non durò molto. Nell’aprile del 1944, mentre si trovava con la figlia in un ristorante genovese, fu arrestato dai fascisti e portato alla “Casa dello Studente”. Resistette agli interrogatori sotto tortura e, dopo qualche giorno, fu trasferito nel campo di Fossoli (MO).

Seguì la deportazione nel campo di Bolzano e, il 5 settembre 1944, la partenza per il lager di Flossenbürg. Qui Eugenio morì poco prima che i deportati fossero liberati dagli Alleati.Secondo il racconto dei superstiti – riferito nell’Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza – “le SS si accingevano ad evacuare il campo per sfuggire alla morsa incombente delle avanguardie alleate.

Eugenio Pertini fu incolonnato con altri prigionieri. Claudicante, stremato dalle fatiche e dalle privazioni, non resse alla marcia. Più di una volta cadde e i compagni lo aiutarono a rialzarsi. Notato dalle SS, fu finito a colpi di fucile”.

Portano il nome di Eugenio Pertini una via a Zimella (VR), Istituti scolastici e Circoli culturali a Verona, Varazze (SV), Trapani, Roma.

Fonte: QUI

Ha ragione Giorgia Meloni, il 25 aprile è una festa divisiva: divide NOI da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere ogni libertà di stampa e di pensiero…

 

 

25 aprile

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ha ragione Giorgia Meloni, il 25 aprile è una festa divisiva: divide NOI da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere ogni libertà di stampa e di pensiero…

25 aprile, festa “divisiva”. Giorgia Meloni si esprime così a proposito della Liberazione, quando a ridosso del 4 novembre, ricorrenza della vittoria nella Prima guerra mondiale, propone questa data per sostituire la prima.

A Verona, il consigliere Bacciga ha presentato una mozione sul 25 aprile, considerata festa “unilaterale e divisiva”. Benché il contributo del Comune sia modesto (5mila euro), il consigliere ha chiesto che venisse destinato a convegni storici per analizzare in modo “imparziale” la “guerra civile” di quel periodo, e gli “eccidi avvenuti”.

E poi abbiamo un governo con un Presidente del consiglio che parteciperà senza grossi proclami alle celebrazioni e due vicepremier impegnati in una specie di remake della serie “La strana coppia”. Per il 25 aprile Salvini, così come i ministri leghisti, non parteciperà alle celebrazioni, non intende partecipare a “derby tra fascisti e comunisti”, mentre Di Maio se ne esce con un: “Le feste si celebrano” come se dovessimo festeggiare carnevale o fare una gita a pasquetta.

In tutto questo noi stiamo con Giorgia Meloni – Ha ragione, il 25 aprile è una festa divisiva: divide noi da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere libertà di stampa e di pensiero e magari far crepare i nostri figli in un’assurda guerra…

By Eles

Ora ripetiamo tutti insieme: Il debito di Roma non è stato fatto dalla Raggi, ma dai suoi predecessori. Il governo vuole solo rinegoziare il tasso di interessi sul debito a favore dei cittadini, senza alcun costo per lo Stato. Il vero Salva-Roma lo fece Berlusconi, anche con i voti di Lega e Pd…

 

Salva-Roma

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Ora ripetiamo tutti insieme: Il debito di Roma non è stato fatto dalla Raggi, ma dai suoi predecessori. Il governo vuole solo rinegoziare il tasso di interessi sul debito a favore dei cittadini, senza alcun costo per lo Stato. Il vero Salva-Roma lo fece Berlusconi, anche con i voti di Lega e Pd…

 

Leggo Salvini dichiarare: “I debiti di Raggi non li pagano gli italiani” e rimango sbigottito. Non tanto per le menzogne che questo è capace di dire (3 in una sola frase), ma per l’idiozia di chi crede a quanto questo qui va dicendo…

Allora, ripetiamo tutti insieme:

  • Il debito di Roma non è stato fatto dalla Raggi, ma dai suoi predecessori.
  • Il governo vuole solo rinegoziare il tasso di interessi sul debito a favore dei cittadini, senza alcun costo per lo Stato.
  • Il vero Salva-Roma lo fece Berlusconi, anche con i voti di Lega e Pd…

Ma è proprio il caso di doverlo ricordare? Siamo davvero diventato così coglioni? Il debito di Roma non l’ha fatto la Raggi, c’era. C’era già. C’era da molto prima… Lo hanno creato i sindaci di centrodestra e centrosinistra che ora attaccano la Raggi…

E non esiste nessun Salva-Roma. Nessuno ha chiesto un centesimo allo Stato (checché ne dica Salvini…) la manovra caldeggiata dal Governo (Lega esclusa) è solo una manovra per rinegoziare il tasso di interessi sul debito della Capitale, il tutto a favore dei cittadini e senza alcun costo per lo Stato.

E, a proposito di Salva-Roma, ricordiamo che l’unico vero Salva-Roma lo ha fatto Berlusconi, quando a Roma vi era il sindaco fascista Alemanno (che sappiamo che fine ha fatto). Un regalo dello Stato Italiano a Roma, a spese dei contribuenti e votato anche dal centrosinistra, dalla Lega e dallo stesso Salvini (Leggi QUI)

Ovviamente questi concetti semplici semplici i Tg non li spiegano…

By Eles

 

 

 

 

25 aprile, Liliana Segre contro Matteo Salvini: “Chi fa politica non può ignorare la storia – Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più”.

 

25 aprile

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

25 aprile, Liliana Segre contro Matteo Salvini: “Chi fa politica non può ignorare la storia – Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più”.

E’ il 25 aprile, la festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. La ricorrenza sta animando da settimane una dura polemica soprattutto nella maggioranza di governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha annunciato da tempo che domani non parteciperà a nessun evento di commemorazione, ma sarà a Corleone, in Sicilia, per “combattere la mafia”. La senatrice a vita Liliana Segre è intervenuta sulla questione in un’intervista pubblicata dal Corriere e a proposito delle dichiarazioni di Salvini sul 25 aprile, si è espressa duramente: “Chi fa politica non può ignorare la storia. Deve averla studiata. Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più. Non penso solo ai partigiani – ha continuato la senatrice – ma anche ai militari italiani, morti di stenti, malattie, in un campo di concentramento, pur di non aderire alla Repubblica Sociale”.

Liliana Segre ha commentato anche l’incendio doloso, appiccato nella notte di domenica, alla statua dedicata a Giulia Lombardi, partigiana uccisa dai fascisti nel 1944: “Non possiamo sempre ridurre tutto all’ignoranza. È il bisogno di odiare che muove certa gente. Appena messo piede in Senato – ha continuato – mi sono battuta per una legge contro l’hate speech. L’odio torna a galla in contesti molto diversi. Per strada, su Internet soprattutto”. La senatrice ha raccontato di sentirsi “stanca”, e per questo trascorrerà questo 25 aprile a casa: “Mi hanno invitato in tv, ma ho davvero bisogno di staccare. Forse non ho più l’età per andare in corteo. Devo cominciare a delegare”.

In un intervento su Repubblica, Liliana Segre aveva ribadito l’importanza di conoscere la storia per “comprendere cosa è stato il depauperamento mentale di masse di italiani e tedeschi indottrinate dai totalitarismi fascista e nazista. Chi ignora il passato è più facilmente plasmabile. E non oppone resistenza – ha continuato la senatrice – Leggo con preoccupazione che alla festa della Liberazione si preferisca una cerimonia di altro genere. Rimango esterrefatta, ma non importa se qualche ministro resterà a casa. Sono sicura che domani saremo in tanti a provare la stessa emozione civile”.

continua su: https://www.fanpage.it/25-aprile-liliana-segre-contro-matteo-salvini-non-puoi-ignorare-la-storia-la-devi-studiare/
http://www.fanpage.it/

“10 domande a Salvini” – lo spietato editoriale di Marco Travaglio

 

Marco Travaglio

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

“10 domande a Salvini” – lo spietato editoriale di Marco Travaglio

Abbiamo chiesto un’intervista al Matteo Salvini. Nessuna risposta. Casomai ci ripensasse, queste sono le domande che avremmo voluto porgli, per il dovere di trasparenza che è richiesto a un uomo di governo della sua importanza dinanzi ai cittadini.

1. Ministro Salvini, lei parla e twitta su tutto, dal menu delle sue colazioni al festival di Sanremo, da quel che dovrebbero fare gli altri ministri a come si governa Roma: possibile che non trovi il tempo per dire una parola sulla famiglia Arata? Chi e quando le ha presentato Paolo Franco Arata, genovese, 69 anni, ex parlamentare di Forza Italia che in un’intercettazione si definisce “socio al 50 per cento” almeno dal 2015 del pregiudicato (per corruzione e truffa) Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano ora ai domiciliari, destinatario di un sequestro preventivo di 1,3 miliardi dalla Direzione Antimafia di Palermo perché ritenuto il finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro?

2. Ha conosciuto prima Arata padre oppure il figlio Federico, 34 anni, che del 2016 risulta seguire i rapporti internazionali della Lega e nel 2017 ha organizzato il fugace incontro Salvini-Trump a New York, grazie ai suoi rapporti con Steve Bannon, aspirante federatore dell’internazionale “sovranista”? Ha mai pensato di prendere informazioni su quella strana famiglia, prima di inocularla come un virus letale nella Lega? Ora che gli inquirenti hanno scoperto quei terribili legami fra Arata sr., Nicastri e Messina Denaro, perché non rassicura i suoi elettori e tutti i cittadini sul fatto che terrà Arata e la sua famiglia alla larga della Lega e del governo?

3. Da anni Paolo Arata possiede varie società nel settore energia e questo, diversamente dai suoi rapporti con Nicastri, lo sapevano tutti: bastava una ricerca su Google o una visura camerale. Perché lei, malgrado il suo plateale conflitto d’interessi, lo incaricò di scrivere il programma della Lega proprio sull’energia, lo invitò a parlare al convegno programmatico di Piacenza nel luglio 2017?

4. Lei ha compiuto sforzi immani per riverginare l’immagine della Lega, screditata dagli scandali di Belsito, della Family Bossi, dei 49 milioni scomparsi ecc. Perché diede proprio ad Arata, legato a tutta la vecchia politica siciliana e non (da Mannino a Miccichè ad Alberto Dell’Utri), un ruolo così centrale nel suo “nuovo” partito, al punto che – come risulta dalle carte dell’inchiesta delle Procure di Palermo e Roma – fu addirittura Arata a sponsorizzare la nomina dell’amico e corregionale Armando Siri a sottosegretario ai Trasporti?

5. In dieci mesi di governo, Arata e famiglia hanno beneficiato di una serie impressionante di favori targati Lega. Lei, ad agosto, tentò di farlo nominare presidente dell’Authority dell’energia, cioè controllore di se stesso, visto il suo palese conflitto d’interessi di imprenditore dell’eolico (nomina stoppata da Di Maio). Siri, fra luglio e dicembre, provò in ogni modo a far approvare una norma chiesta da Arata per favorire la sua azienda eolica (quella a mezzadria col finanziatore di Messina Denaro). Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha appena assunto il figlio Federico Arata a Palazzo Chigi come “esperto” del Dipartimento programmazione economica, dopo che quello l’aveva aiutato nella discussa trasferta di marzo negli Usa. La Lega deve qualcosa a quella famiglia? Salvini può garantire che mai gli Arata hanno finanziato la Lega?

6. Ora Arata sr. è accusato di aver corrotto il sottosegretario Siri con una tangente di 30mila euro in cambio dell’emendamento su misura per la sua società eolica, che avrebbe moltiplicato i guadagni suoi e del socio occulto siciliano. La presunta tangente dovranno accertarla o smentirla i giudici, e non risulta che lei ne sapesse alcunché. Ma l’emendamento ad Aratam è già arcisicuro: “le tariffe incentivanti e i premi di cui al decreto ministeriale 6 luglio 2012 e ai suoi allegati, del ministero dello Sviluppo Economico, si applicano agli impianti aventi accesso diretto agli incentivi ai sensi del… medesimo decreto, alla condizione che siano entrati in esercizio fino al 30.9.2017 e documentino di aver inviato la comunicazione di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30.6.2017”, quindi senza rispettare il termine di legge. E guardacaso proprio in quella situazione si trovava la società di Arata (e Nicastri). Cosa pensa Salvini di quella legge ad aziendam e dei suoi che l’hanno spinta?

7. I massimi funzionari dello Sviluppo economico hanno raccontato ai pm che a luglio Siri tentò di far passare l’emendamento ad Aratam nel dossier sulle Rinnovabili, e fu da loro respinto; il capogruppo leghista Romeo ci riprovò in dicembre, nella legge di bilancio, e fu bloccato dal ministro dell’Ambiente Costa; Siri ritentò e ricevette l’alt del ministro dei Rapporti col Parlamento Fraccaro; ma non si arrese e azzardò il colpaccio nel Milleproroghe, scontrandosi con i sottosegretari pentastellati Castelli e Crippa. Intanto Arata rassicurava Nicastri (ai domiciliari) tramite il figlio Manlio: “Ci pensa il mio uomo”. Salvini ha mai saputo niente di quel pressing? Se sì, perchè non l’ha bloccato, visto che non riguardava interessi generali, ma affari personali di Arata? Se no, come giudica il comportamento del sottosegretario Siri, asservito a quegli interessi privati?

8. Giovedì, appena appreso di essere indagato, Siri ha dichiarato: “Non so assolutamente chi sia questo imprenditore coinvolto (Arata, ndr), non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole, credo che si tratti di un errore di persona”. Venerdì, smentito persino dal suo capogruppo Romeo, ha cambiato versione: “Ho presentato un emendamento che mi ha chiesto una filiera di piccoli produttori”. Ieri ha raccontato un’altra storia ancora: “Arata mi ha detto che rappresentava un’associazione dei piccoli imprenditori dell’eolico… mi ha fatto una testa così e io gli ho detto: va bene, mandamelo”. A prescindere dalle accuse di corruzione (da dimostrare) e dall’asservimento della sua funzione pubblica a interessi privati (dimostrata), Siri è un bugiardo seriale: non basta questo per dimissionarlo dal “governo del cambiamento”?

9. Ministro Salvini, lei ha difeso Siri perché è “soltanto” indagato per corruzione e ha ricordato ai 5Stelle il precedente di Virginia Raggi, più volte indagata. Ora, la Raggi non c’entra nulla: non è mai stata indagata per corruzione, è stata assolta e prosciolta e archiviata da tutto, e non si comprende perché lei ne abbia chiesto le dimissioni, se non per coprire lo scandalo Siri. Ma, sulla presunta corruzione di Siri, lei ha ragione: finché non si proverà che Arata se l’è comprato con 30mila euro, il fatto resta controverso e nulla autorizza nessuno a cacciarlo dal governo in quanto corrotto (semmai per le sue bugie e i suoi traffici per una norma ad aziendam, e che aziendam!). Però il suo “garantismo” su Siri “solo” indagato cozza col fatto che la sua fedina penale riporta già una sentenza definitiva di colpevolezza: un patteggiamento del 2014 a 1 anno e 8 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Cioè: è stato lui stesso a concordare la pena per avere svuotato le casse di una società, lasciando 1 milione di buco e occultando parte del bottino nel paradiso fiscale del Delaware. Quindi Siri non deve uscire dal governo perché indagato: non avrebbe dovuto entrarvi perché ha patteggiato. Che le è saltato in mente di nominare sottosegretario e ideologo della politica fiscale leghista un bancarottiere e frodatore del fisco?

10. Se lei, ministro Salvini, avesse tenuto a distanza, se non dalla Lega, almeno dal settore energia, un faccendiere in conflitto d’interessi come Arata e, se non dalla Lega, almeno dal governo un sicuro bancarottiere e frodatore come Siri, oggi il governo non sarebbe scosso dal suo primo scandalo e la Lega non sarebbe in imbarazzo per il suo ennesimo scandalo. Non è il momento di fare un po’ d’autocritica e di pulizia, di cestinare le mele marce, di presidiare meglio le porte del partito e di chiedere scusa al premier Conte, agli alleati, ai leghisti e soprattutto agli italiani?

“10 domande a Salvini” di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 21 Aprile 2019

Salvini sul ‘Salva-Roma’: “Noi regali non ne facciamo” …Per rinfrescargli la memoria: 2008, sindaco Alemanno, il governo Berlusconi vara l’unico vero ‘Salva-Roma’ e la lega vota compatta a favore, compreso Salvini…

 

Salva-Roma

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Salvini sul ‘Salva-Roma’: “Noi regali non ne facciamo” …Per rinfrescargli la memoria: 2008, sindaco Alemanno, il governo Berlusconi vara l’unico vero ‘Salva-Roma’ e la lega vota compatta a favore, compreso Salvini…

Da Fanpage:

Salvini protesta, ma nel 2010 la Lega votò per risanare il debito di Roma con i soldi dello Stato

Nel 2010 la Lega Nord ha avallato la scelta dell’allora governo Berlusconi di concedere aiuti economici statali per risanare il debito di Roma. Dal 2011 il Ministero dell’Economia e delle Finanze versa 300 milioni i euro l’anno per ripianare i debiti giganteschi della Capitale. Il Campidoglio, grazie a parte dei soldi dell’addizionale Irpef pagata dai contribuenti romani, versa 200 milioni l’anno per risanare il debito.

In queste ore Matteo Salvini sta protestando duramente contro il cosiddetto ‘Salva Roma’, la norma inserita nel ‘dl crescita’ che trasferirebbe allo Stato una parte del gigantesco debito della Capitale. L’obiettivo, come ha spiegato la sindaca Raggi con le note ‘molliche di pane’, è consentire di rinegoziare i tassi di interesse dei mutui e permettere così un risparmio di denaro per le casse pubbliche e per i cittadini. Oggi i 5 Stelle, ma anche il deputato del Partito democratico, Luigi Marattin, hanno attaccato il ministro degli Interni su un punto: nel 2010 è stato lui, o meglio il suo partito, la Lega, a votare affinché il debito della ‘Città Eterna’ venisse pagato anche con i soldi dello Stato. “Nel 2008, il governo Berlusconi ha varato il cosiddetto ‘Salva-Roma’. Cioè ha avviato una gestione commissariale che prevede, ogni anno, la spesa di 500 milioni di euro l’anno di soldi pubblici. Per intenderci: ogni anno gli italiani pagano un pezzo del debito di Roma grazie alla legge fatta dal governo di centrodestra. L’unico vero ‘Salva-Roma’ lo ha fatto nel 2008 il governo Lega-Berlusconi, con Alemanno sindaco. L’allora giovane deputato Matteo Salvini votò a favore”, si legge sul blog delle Stelle. D’accordo il deputato dem Luigi Marattin: “Dice che non vuole che i debiti di Roma finiscano sulle spalle dello Stato? Forse non si e’ accorto che questo fu fatto nel 2010, con la Lega al governo e il suo collega sovranista Alemanno in Campidoglio. Noi rifiutiamo la logica del travisare i fatti per mera convenienza politica. Non lo meritano i cittadini romani e non lo meritano tutti gli italiani”.

La storia del debito di Roma
La storia del debito di Roma comincia il 28 aprile del 2008: Gianni Alemanno batte Francesco Rutelli al ballottaggio e diventa il nuovo sindaco di Roma. Si accorge che le casse del Comune sono vuote e anzi a pesare sui bilanci della Capitale è un debito gigantesco di diversi miliardi di euro. Nei mesi successivi ottiene dal governo ‘amico’ guidato da Silvio Berlusconi un decreto legge, il 112 del 2018, che la nomina di Alemanno a Commissario Straordinario “per la ricognizione della situazione economico-finanziaria dello stesso Comune e delle società da esso partecipate e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall’indebitamento pregresso”. La gestione commissariale, con tutti i debiti accumulati prima del 28 aprile 2008, avrà un bilancio separato rispetto alla gestione ordinaria del Comune di Roma. Una ‘bad company’ dove scaricare il debito di Roma. E ad amministrarla, per due anni, è lo stesso sindaco Alemanno.

I soldi dello Stato arrivano solo nel 2010, con il decreto numero 78 del 31 maggio su “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività
economica”. Viene costituito un fondo con apposito capitolo di bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze con una dotazione di 300 milioni di euro l’anno a decorrere dal 2011. In più ci sono 200 milioni che vengono presi dai tributi di Roma Capitale, in pratica grazie a un amento dello 0,4 per cento (massimo. L’addizionale è dello 0,9 per mille, con lo 0,4 che serve a ripagare il debito) sull’addizionale Irpef e 1 euro a passeggero per chi parte con l’aereo dagli scali della Capitale.

A quanto ammonta il debito di Roma
Il debito di Roma Capitale certificato nel luglio del 2010 ammontava a 22,4 miliardi di euro. Nel 2014, per stessa ammissione del nuovo commissario al debito, Massimo Varazzani, era sceso a 14,9 miliardi di euro interessi compresi. Per smaltirlo al ritmo attuale si arriverà al 2039. Pochi mesi dopo l’allora commissario del governo ed ex assessore al Bilancio della giunta Marino, Silvia Scozzese, quantificò il debito in una cifra pari a 13,6 miliardi di euro. Consisteva e consiste tuttora in mutui stipulati prima del 2008 e in penali sulle espropriazioni. Secondo la sindaca Raggi il debito attualmente ammonta a 12,8 miliardi di euro.

In un’intervista rilasciata al Messaggero, l’ex commissario al debito Varazzani spiegava le difficoltà nel rinegoziare i tassi dei mutui:

“Di fondo c’è un’idea comune, quella di poter rinegoziare i vecchi mutui del Comune di Roma. Questo piano, poi, ha diverse declinazioni: c’è chi dice che si potrebbero sostituire i vecchi mutui con un nuovo maxi mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti a tassi più bassi, e chi dice, addirittura, che il Tesoro potrebbe anticipare circa 9 miliardi di euro senza interessi per 30 anni. Estinguendo anticipatamente i vecchi mutui e quindi pagando meno interessi, è la tesi, si potrebbe ridurre il contributo di 200 milioni a carico dei romani in modo da abbassare, meritoriamente, l’aliquota Irpef. 1.686 contratti relativi ai vecchi mutui, 1.491 sono stipulati con la Cassa Depositi e Prestiti, e la loro estinzione anticipata prevede pesanti penali. Il mancato incasso delle penali da parte Cdp potrebbe configurare un danno erariale. La Cassa Depositi e Prestiti non può, per legge, rinegoziare i mutui senza un provvedimento di carattere generale, essendo tenuta a praticare tempo per tempo condizioni uniformi per tutti i prenditori della specie”.

continua su: https://roma.fanpage.it/salvini-protesta-ma-nel-2010-la-lega-volle-risanare-il-debito-di-roma-con-i-soldi-dello-stato/
http://roma.fanpage.it/