Salvini deride il tunisino morto a Empoli durante un “controllo” della polizia: “gli dovevano offire cappuccio e brioche?” …Dopo l’epilessia di Stefano Cucchi, ecco un’altra geniale presa di posizione dei nostri politici

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Salvini deride il tunisino morto a Empoli durante un “controllo” della polizia: “gli dovevano offire cappuccio e brioche?” …Dopo l’epilessia di Stefano Cucchi, ecco un’altra geniale presa di posizione dei nostri politici

Salvini deride il tunisino morto a Empoli: gli dovevano offrire cappuccio e brioche?

Il ministro ha preventivamente assolto i poliziotti dicendo che la vittima era un pregiudicato tunisino, il Siulp mostra vicinanza agli agenti ma l’ex senatore Manconi chiede indagini accurate.

A togliere i dubbi ci ha pensato il solito Salvini che non ha mancato occasione per deridere le sofferenze altrui e ironizzare su una persona morta in circostanze ancora da chiarire.

Ma la deriva autoritaria del paese ormai semi-forcaiolo avvenuta per mano della Lega e con la complicità degli ex francescani grillini è evidente: se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, che cosa devono fare? “Rispondere con cappuccio e brioche?”

Purtroppo non lo ha detto un fesso qualsiasi, ma il nostro(?) ministro dell’Interno, Matteo Salvini, maglia della Polizia indosso, nel corso di una diretta Facebook durante la quale è tornato sulla morte del 32enne Arafette Arfaoui, italiano di origini tunisine, morto a Empoli mentre era ammanettato e legato ai piedi durante una perquisizione della Polizia.

“Buon sabato ai poliziotti che, a Empoli, facendo il loro lavoro, hanno ammanettato un violento che purtroppo è stato colto da arresto cardiaco”.
Il Siulp solidale con i poliziotti

“Esprimo solidarietà, vicinanza e fiducia ai colleghi che hanno operato nel rispetto dei protocolli, tant’è che è stato fatto avvicinare anche un medico poiché l’uomo, di origine tunisina ma cittadino italiano, si trovava in uno stato estremamente confusionale, ed era aggressivo. Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Aspettiamo che l’autorità giudiziaria faccia il suo iter a dimostrazione della legittimità e della correttezza dell’operato dei nostri colleghi”.

Così Felice Romano, segretario generale del Siulp

Manconi chiede indagini accurate
Luigi Manconi, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, appreso della morte a Empoli del giovane tunisino Arafet Arfaoui, si è rivolto alla Procura di quella città per chiedere che siano svolte indagini tempestive e accurate su una tragedia che presenta ancora molti lati oscuri.
“La vittima – afferma Manconi – aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere, dunque, che in quello stato abbia perso la vita e che non sia trovato modo di prestargli soccorso? Sappiamo che le forze di polizia dispongono di strumenti per limitare i movimenti della persona fermata, ma mi chiedo se la corda usata per bloccargli le gambe sia regolamentare oppure occasionale, se fosse in quel momento strettamente indispensabile o se non vi fossero altri strumenti per contenere l’uomo. In altre parole, non si può consentire che vi siano dubbi sulla legittimità di un fermo o sulle modalità della sua applicazione. Tanto più qualora riguardi chi si trovasse, secondo testimoni, in uno stato di agitazione dovuto all’abuso di alcol, e tanto più che, negli ultimi dieci anni, sono state numerose le circostanze che hanno visto perdere la vita persone fermate in condizioni simili e con metodi analoghi. Peraltro, vi è qualche testimone che parla di una condizione di relativa calma del giovane tunisino e anche quest’ultimo fatto impone una indagine, la più rapida e incisiva”, conclude Manconi.

«Tutto quello che sappiamo sulla vicenda di Arafet Arfaoui, l’uomo di 32anni, italiano di origini tunisine, è che è morto nelle mani dello Stato. Legato mani e piedi. In una stanza, l’unica senza telecamere, di un negozio. Alla presenza di soli poliziotti. Siamo in uno stato di diritto e le sentenze le fanno i tribunali, questo vorremmo ricordarlo al ministro dell’Interno Salvini: i suoi tweet non sostituiscono indagini, referti medici, e decisioni dei giudici. Soprattutto su una questione così delicata, soprattutto nel paese di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva e altri morti per mano dello Stato». Lo dichiarano Silvja Manzi e Antonella Soldo, rispettivamente segretaria e tesoriera di Radicali Italiani.

Inevitabilmente, l’episodio richiama l’attenzione dei familiari di altre vittime, come Stefano Cucchi, Riccardo Magherini, Federico Aldrovandi, che ravvisano analogie con le loro vicende. Dura Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto dopo essere stato portato in caserma a Varese nel 2008: «Questo è il metodo delle forze dell’ordine. Con l’appoggio di Salvini, ora, hanno la licenza di uccidere». Per gli altri c’è una specie di copione che si ripete. «Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La quarta sezione della Cassazione dirà che non c’è nessun colpevole», dice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto in seguito alle percosse dopo essere stato arrestato.
fonti:

https://www.globalist.it/news/2019/01/19/salvini-deride-il-tunisino-morto-a-empoli-gli-dovevano-offire-cappuccio-e-brioche-2036264.html

https://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/morto_controllo_polizia_empoli_salvini-4242144.html

Salvini deride il tunisino morto a Empoli durante un “controllo” della polizia: “gli dovevano offire cappuccio e brioche?” …Dopo l’epilessia di Stefano Cucchi, ecco un’altra geniale presa di posizione dei nostri politiciultima modifica: 2019-01-20T17:50:35+01:00da eles-1966
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